Buona sera. Nel lontano 2014, ho iniziato un percorso di emdr , la mia terapeuta era fantastica, accogliente , gentile,

16 risposte
Buona sera. Nel lontano 2014, ho iniziato un percorso di emdr , la mia terapeuta era fantastica, accogliente , gentile, , vivevo il mio qui ed ora pendendo dalle sue labbra e dai suoi consigli . Il qui ed ora era fantastico e quando mi succedeva qualcosa , il sol fatto che sarei andato in seduta da lei a parlarne , mi aiutava a superare la difficolta , ed era cosi . ( Premetto ,vedevo la psicoterapia e vedo come un pensiero magico ovvero , non avrei vissuto piu le mie esperienze traumatiche ) qualche seduta prima di inziare l emdr mi disse che non mi avrebbe fatto del male . Altro che , dopo la prima seduta , mi senti morto dentro una serie di traumi riaperti ,mi fecero provare dolore che tutt ora oggi non accetto . Cmq ando avanti con l emdr x due anni , fin quando dovetti partire x lavoro . Lei mi disse che ormai avevo gli strumenti x andare avanti , mentre io mi sentii abbandonato , cacciato , xk in realta ,non volevo perdere la persona che mi vedeva , dava importanza alle mie emozioni . Tornato dalla stagione lavortativa la ricontattai , ma lei mi disse che nn aveva piu posto. Almomento , xk aveva delle persone che avevano piu bisogno di me . Sentite qst parole mi sono sentito svalorizzato e abbandonato. Cercai un altra dottoressa convenzionata ma qst volta di tipo analitico ( yunghiano ) inzialmente ando bene , l idea di riparlare delle mie sofferenze , riavere consigli , era bellissimo . Alle volte non mi sentivo capito , ( ma io non mi sento capito quando qualcuno non la pensa come me ) poi verso gennaio , mi disse che un lunedi stava male e non poteva andare in studio. Era un giorno piovoso . La sera esco da lavoro e la vedo , si era raffreddata , ma la vedo per starda .... Mi sono sentito come nn voluto , come se mi avesse mentito !! A fatica ne parlai in seduta , e lei mi disse che era una mia sensazione e cosi dubitai di me . Premetto lei mi ha sempre detto che sono un tipo molto introspettivo, portato per la psicologia , che ho delle qualità molto belle , ma io non le accetto ,uno xk non le vedo , due non voglio finire la terapia , ma non la voglio finire xk perdere l unica persona che mi ascolta , che mi vede , che mi sentw quando parlo !! Ora l altra volta mi ha proposto di smettere la psicoterapia individuale , x farne una di gruppo e relazionale , xk potrebbe aiutarmi , e potrei esser di aiuto , ad altre xsone che rispetto a me sono indietro con la psicoterapia. Io mi sono sentito abbandonato , xk nn ho chiaro come funziona il gruppo , dunque temo di non poter parlare solo di me e delle mie cose .

MI RIVOLGO AGLI Psicologi: vi è mai capitato di avere pazienti, che vi ripetono sempre le stesse cose ? Xk io sono cosi , sapete dirmi se e un comportamento ossessivo , o semplicemente nn ascolto la terapista , xk nn voglio perderla? Grazie infinite
Salve i temi che narra nella sua nota sono sicuramente importati e quindi è utile che li riporti nell'ambito della sua terapia. In ogni caso sicuramente la la persona con cui sta lavorando ha molti più elementi per rispondere in modo esaustivo alla questioni che le pone, diversamente da quello che si può soli ipotizzare sulla base del sua breve descrizione. In ogni caso in merito alla sua domanda relativa al "ripetere le stesse cose" le rappresento che questo è presente in tutti pazienti e non e che il percorso di cambiamento a volte è lungo e comunque varia da persona a persona. Se le può essere utile in psicologia una definizione abbastanza condivida è quella secondo la quale "La personalità è un'organizzazione complessa di modi di essere, di conoscere e di agire che assicura unità, coerenza e continuità, stabilità e progettualità alle relazioni dell'individuo con il mondo (Caprara, Gennaro, 1994)." quindi non si deve stupire se taluni suoi vissuti si modificano lentamente. In conclusione è sicuramente una buona opportunità per lei riportare questi temi nell'ambito del suo lavoro psicoterapeutico. Un cordiale saluto

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Gentile Utente, mi sembra che ci sia molto contributo della realtà in quello che racconta. Ovvero, è certo che lei viva un intenso bisogno di presenza, ascolto e vicinanza e che tema e risenta della possibilità di incontrare rifiuto e abbandono, e questo è un pezzo del suo mondo interno sul quale potrà lavorare. Ma è pur vero che sentirsi dire che c'è chi ha più bisogno di lei, o che i sentimenti di abbandono sono solo un suo rimuginio, farebbe male a chiunque. Ciascun paziente è libero di portare qualsiasi domanda nella stanza di terapia, e se la domanda persiste ed è sempre la stessa, è perché la risposta non viene data o non è ascoltata. Nel senso che interviene qualcosa che impedisce di accoglierla. E su quello si lavora, senza giudizio o accuse. La terapia di gruppo sarà una buona soluzione nella misura in cui non le verrà prospettata come un'alternativa all'abbandono, ed è un tema che lei e la sua terapeuta dovrete riprendere ed affrontare. Ne ha diritto. Un caro augurio di buona fortuna
Nel leggere il suo messaggio mi sembra di leggere che più che raggiungere il suo obiettivo in terapia per stare bene e proseguire nella sua vita personale, il suo obiettivo è non lasciare più la o il terapeuta che la segue. La relazione terapeutica è una relazione di cura ma se la preoccupazione è quella di non volersene allontanare mai più si iniziano a creare delle fantasie che creano una intensa dipendenza. Credo che sia necessario affrontare delle relazioni di scambio al di fuori della relazione terapeutica stretta, dove l'attenzione al mondo emotivo sia un dare ed un ricevere, in modo da costruire pian piano un suo mondo personale di relazioni sociali ed affettive. Credo che sia funzionale per lei la scelta di un passaggio ad un gruppo di pari.
Salve e grazie di essersi rivolto a noi.
Senz'altro la sua lettera ha molti temi che necessitano di un approfondimento e, al momento, non mi sento di dire più di questo. Sono disponibile anche online
Un caro Saluto
dott.ssa Tiziana Vecchiarini
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo importante e fare chiarezza con queste tematiche poichè si denota una certa confusione nella relazione terapeutica che si è creata e ciò non le consente di esplicitare in maniera libera i suoi bisogni.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Caro utente, quello che emerge molto forte, dal mio punto di vista, è il suo grande bisogno di essere visto, ascoltato, sentito, accolto. Tutto ciò avviene in terapia. Tuttavia diventa disfunzionale se il paziente non riesce a pensare la sua vita senza la terapeuta.
Come mai pensa spesso che le persone la abbandonino? Da dove arriva questa paura? E' se anche fosse così, cosa c'è di così terribile per lei se qualcuno la lascia?
Inoltre la terapia di gruppo potrebbe essere un ottimo modo per confrontarsi con altre persone che hanno storie simili e diverse dalla sua, ma che la faranno sentire meno sola nella sofferenza.
Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Le tematiche della dipendenza e della paura dell'abbandono sono centrali nella sua descrizione. C'è un particolare che mi ha colpita: "ma io non mi sento capito quando qualcuno non la pensa come me". Se desidera risolvere la sua situazione iniziata nel "lontano 2014", sarebbe utile imparare a tollerare punti di vista diversi dai propri, ivi inclusi quelli dei suoi terapeuti (descritti spesso in modo persecutorio). Questa è la conditio sine qua non per mettersi completamente in discussione e uscire dalla sua condizione di sofferenza.
Buongiorno, certo che capita che pazienti parlino spesso di argomenti per loro importanti. Questo è normale, è il loro spazio e serve proprio a questo, parlare di ciò che sentono importante e cercare insieme di dargli un senso diverso o semplicemente un senso. Probabilmente il fatto che sia consapevole che ha bisogno di essere ascoltato e che viva nella paura di essere abbandonato è un suo tema che probabilmente ancora non ha elaborato completamente ma che è ancora vivo. Pertanto credo che abbia bisogno di continuare a elaborarlo. Sono molto favorevole si gruppi magari affiancati a una psicoterapia che può essere anche non settimanale ma quindicinale o mensile. Da valutare con la sua psicoterapeuta.
Un caro abbraccio
Dott. Viola Barucci
Buongiorno,
grazie per La sua lettera, ha portato degli elementi che sicuramente sarebbe opportuno affrontare con la sua Psicoterapeuta.
Per il resto sarebbe opportuno approfondire alcune dinamiche da lei descritte,
se vuole sono disponibile anche on line.
Un saluto
Dott.ssa Meloni Federica Maura
Le domande online hanno uno svantaggio implicito e strutturale che spinge ad essere giustamente cauti nella risposta: chi legge non l'ha mai vista né può chiederle ulteriori dettagli. Per quanto la precisazione possa sembrare scontata, la prego di tenerla presente leggendo le risposte perchè non possono che essere spunti di riflessione. Per cominciare, come scritto da altri colleghi, espliciti questi dubbi alla sua terapeuta. Nessuno di noi può avere da poche righe una visione delle sue problematiche e del processo terapeutico come la sua terapeuta. In fondo, per quanto non ci sia assolutamente nulla di male a chiedere un parere ad altri professionisti, trovo che dovrebbe chiedersi cosa non le consenta di occuparsi di questo nel "luogo" deputato: la sua terapia. Da quello che scrive, pare emergere una sorta di confusione sul senso della terapia. Come se lei cercasse più un appagamento dei suoi bisogni profondamente insoddisfatti che la loro cura. Ma proprio l'elaborazione delle inconsce resistenze al cambiamento fanno parte del lavoro terapeutico. Il gruppo è uno strumento terapeutico molto valido che consente, in modo anche per certi versi più ampio della terapia duale, di osservarsi nelle relazioni con gli altri. Se la sua terapeuta gliela propone adesso, ritiene evidentemente che lei ne beneficerebbe e che potrebbe consentirle di elaborare forse in modo più efficace le sue angosce abbandoniche, l'idealizzazione che lei fa del terapeuta e la tendenza a pensarlo tutto per sè. Dunque proprio ciò che la spaventa testimonia quanto potrebbe giovarle questa terapia nella progressiva acquisizione di un sentimento di gruppo e della capacità di vedere l'altro non soltanto come una minaccia, ma come un fondamentale arricchimento relazionale. Le auguro di non arrendersi proprio adesso e di dare a se stesso questa ulteriore possibilità di crescita, Dott,ssa Giovanna Bulfamante

Buongiorno, è normale parlare sempre delle stesse cose, anche nella terapia. Succede più spesso quando si stanno cercando delle risposte, dei sensi, e il terapeuta l'aiuta a trovare queste risposte. I temi centrali che descrive sono l'abbandono e la dipendenza, ne parli esplicitamente con la sua terapeuta e chieda aiuto proprio su questi temi che la affliggono. Un caro saluto, Dott. Valerio Mura
Buonasera, la comprendo ,ma ne parli con la sua terapeuta Le dica ed espliciti il suo senso di abbandono,tutti ripetiamo gli stessi temi che ci appartengono....Lei ha necessità di un accompagnamento psicologico che deve essere accolto .Un caro augurio Dottssa Luciana Harari
Salve,

mi pare che il denominatore comune dei due specialisti con cui ha fatto psicoterapia ad oggi sia quello di pensare che il grosso delle sue difficoltà risultino superate e forse per questo la spingono verso il mondo e/ o possibili nuove esperienze. La psicoterapia ha lo scopo di rendere gli individui liberi, tenere un paziente in terapia dopo che ha raggiunto gli obiettivi che si era prefissato potrebbe esser controproducente oltre che dannoso per il paziente stesso. Credo che si debba dare del tempo, per poter elaborare la fine della relazione terapeutica. In fondo anche la relazione terapeutica può esser considerata al pari di una relazione di amore e/o di attaccamento di qualunque altro tipo; i sentimenti e la fiducia riposti nello specialista sono proprio quelli grazie ai quali si trova la forza di poter affrontare dei cambiamenti. Nella speranza con queste poche righe di aver orientato la sua domanda.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Sembra che nonostante il percorso fatto debba ancora lavorare su temi quali l'abbandono e tratti dipendenti. Detto questo non posso giudicare l'operato di colleghi che a quanto mi sembra di leggere l'hanno aiutata a fare dei passi in avanti. Può essere che lei abbia un blocco nel superare questi aspetti e che quindi ad un certo punto la terapia arrivi ad una fase di stallo, con gli esiti che ha descritto. Continui con il suo percorso e vedrà che man mano risolverà anche questo
Buon pomeriggio, la sua paura di essere abbandonato emerge chiaramente, così come la sua difficoltà a sentirsi compreso. Io credo che il suggerimento di una terapia di gruppo sia proprio la strada giusta. Mi sembra che lei abbia bisogno di essere visto e si sente così solo in alcuni casi. Sperimentare se stesso in gruppo è la strada migliore per iniziare ad avere più autonomia, più consapevolezza di sé, uscendo dal rapporto a due.
La inizi con fiducia
Un saluto
Claudia m
Salve, lei cerca una psicologa che la aiuti a risolvere il suo problema oppure una persona che l'ascolti in via del tutto amichevole ? Sono cose diverse e deve porsi questa domanda così eviterà aspettative sbagliate e conseguente sofferenza. Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio

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