Avverto a volte una improvvisa, inspiegabile paura nel percepire alcuni stimoli sensoriali esterni,

22 risposte
Avverto a volte una improvvisa, inspiegabile paura nel percepire alcuni stimoli sensoriali esterni, sia di tipo visivo (l'espressione di alcuni volti, o il disegno delle mattonelle sul pavimento, tanto per fare degli esempi...), sia uditivo (il rumore di un'auto dalla strada), sia tattile (il contatto con il mio corpo, di cui mi sembra di diventare consapevole in maniera abnorme, eccessiva...) ; si tratta di deformazioni in senso delirante delle mie percezioni? La parte razionale di me, quella che io sostengo e in cui mi riconosco, mi esorta a rafforzare l'idea che non esiste alcun pericolo che si nasconda in quelle percezioni, e dhe dunque non ho motivo di sentirmene minacciato; eppure c'è un'altra parte di me che dubita della mia razionalità, che mette in discussione la visione del mondo approvata dal senso comune, che sembra ostinarsi a insinuarmi che sbaglio a tranquillizzarmi: di fronte ad essa, sento l'obbligo a uno sforzo logorante per persuadermi che le cose che mi spaventano sono solo fantasmi, e che il mio stato di allarme è infondato. Ma tale opera di autoconvincimento non è mai del tutto efficace, e io sono qui a temere che sia l'inizio di una psicosi...
Dott. Valeriano Fiori
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Roma
Salve, le consiglio di effettuare un primo consulto psicologico per avere più informazioni possibili. Stia attento con le diagnosi, si confronti prima con un professionista.
Buona giornata.
Dott. Fiori

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Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi dispiace molto per la situazione che descrive poichè immagino quanto debba essere per lei fonte di disagio. Al fine di poter rispondere in maniera esauriente al suo quesito sono necessari ulteriori informazioni quali, ad esempio, la sua età e tutta la catena di pensieri e stati emotivi che si attivano in queste circostanze. Quando sono iniziati questi sintomi? In che fase di vita? Cosa stava accadendo nella sua vita nel periodo inerente l'insorgenza di tali sintomatologia?
Credo che un consulto psicologico possa essere utile al fine di chiarire tali aspetti e per trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Matilde Ciaccia
Psicologo, Psicologo clinico
Padova
Buonasera, comprendo la preoccupazione per la situazione che sta vivendo. Mi sembrerebbe opportuno che lei si rivolgesse ad uno specialista per valutare di che tipo di problema si tratti. Sarebbero necessari ulteriori elementi per eventualmente definire una diagnosi di questo tipo.
Resto a disposizione.
Un caro saluto, Dott.ssa Matilde Ciaccia.
Dott. Gianmarco Simeoni
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Varese
Buonasera Gentile Utente, mi dispiace per la situazione che sta vivendo. Il mio consiglio è quello di contattare il medico di base: lui saprà se indirizzarla ad una visita di tipo neurologico, psichiatrico, oppure se consigliarle un percorso di psicoterapia. A mio parere, una visita specialistica per escludere componenti organiche andrebbe fatta; nel caso poi sarà lei a valutare il bisogno di intraprendere una terapia personale. Cordialmente, dott. Simeoni
Dott. Felice Schettini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Buonasera. Mi spiace per la situazione e per le preoccupazioni che sta vivendo. Il mio suggerimento è di contattare uno specialista psicoterapeuta o psichiatra per permettersi in primo luogo un ampio spazio di ascolto e di esplorazione dei suoi vissuti, e attraverso il quale, in secondo luogo, poter approfondire sia il tipo di difficoltà che sta vivendo, sia quali siano gli interventi specifici che possano esserle d'aiuto nell'obiettivo di ritrovare il suo equilibrio psicologico. Un saluto, Dott. Felice Schettini
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Gentile utente di mio dottore,

sarebbero necessari ulteriori elementi per eventualmente definire una diagnosi. Potrebbe esser opportuno sottoporsi ad una consulenza psichiatrica con lo scopo di aver un quadro più chiaro della situazione ed eventualmente definire un piano terapeutico che chiaramente includa anche una psicoterapia.
Contatti quanto prima uno specialista della sua zona.

Cordiali Saluti
Dottor Diego Ferrara
Dott.ssa Milvia Verginelli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Fiumicino
Salve credo che serva un inquadramento diagnostico fatto da un professionista. Si può rivolgere ad uno psicoterapeuta o ad uno psichiatra. Senza una giusta valutazione non ci può essere una cura adeguata.
Dott.ssa milvia verginelli
Dott.ssa Luciana Harari
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Ho un esperienza trentennale di situazioni come le sue avendo lavorato in psichiatria ,non si tratta di psicosi ma questi sintomi vanno curati sia dal punto di vista psicologico che da quello farmacologico ,deve quindi trovare 2 validi professionisti,che lavorino in parallelo per affrontare le sue angosce,che comprendo perfettamente Un caro augurio Dottssa Luciana Harari
Dott. Massimiliano Trossello
Psicologo, Terapeuta, Psicologo clinico
Leinì
Buongiorno, l'inquadramento psicodiagnostico va fatto da professionista competente e specializzato. Meglio avere cura per questo aspetto.

Saluti

MT
Dott.ssa Ilaria Rasi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Buongiorno, non si autodiagnostichi e non legga da internet informazioni fuorvianti che esulano dalla persona nella sua unicità. Quello che descrive deve essere contestualizzato considerando molte altre informazioni che al momento mancano. Un saluto
Dott.ssa Valentina Maccioni
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Cagliari
Buongiorno, capisco il disagio che sta vivendo. Sarebbe opportuna una valutazione da parte di uno psicologo, che tenga in considerazione molti altri elementi che dalla lettura delle sue parole sfuggono. Cordialmente, dott.ssa Valentina Maccioni
Dott.ssa Daniela Vargiolu
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Cagliari
Buonasera,
comprendo la difficoltà che sta sperimentando nel sentirsi così! La invito a prendersi cura di questo prenotando una consulenza con un collega psicoterapeuta per approfondire e comprendere meglio cosa le sta succedendo.
I miei cari auguri,
Dott.ssa Daniela Vargiolu
Dott.ssa Domitilla L'Abbate
Psicologo, Psicologo clinico
Fiano Romano
Buonasera, da ciò che scrive si percepisce il disagio che sta affrontando, sicuramente un'autodiagnosi non è di aiuto e può causare solamente continue preoccupazioni su ciò che sta vivendo, le consiglio di rivolgersi ad uno specialista , che con delle informazioni aggiuntive possa avere un quadro generale e aiutarla nella maniera più opportuna. La saluto , augurandole il meglio per lei. Dottoressa Domitilla L'Abbate
Dott.ssa Greta Tovaglieri
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Milano
Buongiorno.
Comprendo il suo disagio e sento anche la conflittualità che l'attraversa.
Allo stesso tempo, mi pare di capire che la sua questione dica di un interrogativo più grande, quello relativo al sentire e al "dubbio". Il che è positivo, è un primo passo in direzione di un'assunzione della propria domanda.
Secondo me non si tratta poi nemmeno di capire se sia nevrosi o psicosi (la diagnosi è davvero tutto ciò che le interessa?), quanto di sbrogliare la matassa del suo desiderio.

Cordialmente.

Greta Tovaglieri
Dr. Stefano Golasmici
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Milano
Gent.mo, dalle sue parole sembra essersi infilato in una sorta di circuito che autoalimenta i suoi pensieri, i timori e la sua angoscia. Sarebbe meglio non continuasse a rimuginare in solitudine queste preoccupazioni e che potesse parlarne con uno specialista per capire meglio in cosa consiste questo suo disagio e valutare poi quale aiuto poterle dare. SG
Dott.ssa Ilaria Misici
Psicoterapeuta
Monte Porzio Catone
Salve, mi dispiace molto per la situazione che sta vivendo, immagino quanta ansietà essa possa causare; mi sembra, tuttavia, che i suoi pensieri possano alimentare queste percezioni di cui parla non facendo altro che aumentare la paura ad esse legata.
In ogni caso, sarebbe bene non sottovalutare la condizione e rivolgersi prontamente ad un professionista.
Resto a disposizione, eventualmente anche online.
Dott.ssa Misici Ilaria
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Gentile utente, le suggerisco di contattare, prima possibile, uno psichiatra per valutare i suoi presunti disagi.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Dott.ssa Angela Maria Zanfanti
Psicologo, Psicologo clinico
Santarcangelo di Romagna
Buonasera,
mi dispiace per la situazione da lei descritta.
Non sottovaluti il fatto che, da quanto riferisce, sembra stia iniziando a perdere il senso comune delle cose. Tuttavia, il fatto che lei si renda conto che tali percezioni si discostano dalla realtà è un elemento prezioso, che può motivarla a chiedere aiuto e ad avviare un percorso psicologico.
Le consiglio di contattare uno psichiatra e, successivamente, uno psicoterapeuta.
Resto a sua disposizione.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Zanfanti
Dott.ssa Laura Lanocita
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
La Sua esperienza di paura improvvisa e inspiegabile in risposta a stimoli sensoriali esterni è certamente complessa e merita una considerazione attenta. È comprensibile sentirsi confuso di fronte a percezioni che suscitano reazioni emotive forti e contrastanti. È interessante notare come esista in Lei una parte razionale che cerca di calmare le proprie ansie, pur riconoscendo al contempo che un’altra parte sembra mettere in discussione questa rassicurazione. Questo conflitto tra razionalità e sensazioni viscerali può essere fonte di notevole stress e ansia, e potrebbe derivare da esperienze interiori che necessitano di essere esplorate più profondamente. La fatica che prova nel tentare di persuadersi che ciò che percepisce sia infondato, e l’impegno a rimanere all'interno di un confine razionale, possono essere segni di un’interazione complessa tra i diversi livelli del Suo io. È possibile che queste sensazioni conflittuali riflettano una ricerca di significato e sicurezza in un mondo che, in certi momenti, sembra minaccioso o instabile. Una reazione intensa a stimoli quotidiani può anche nascere dalla necessità di dare senso a esperienze di vita che non sono state completamente elaborate o comprese. Le consiglierei di considerare l'idea di parlare ulteriormente di questi temi con un professionista, per esplorare le radici di queste sensazioni e affrontarle in un contesto sicuro. Se desidera approfondire questa conversazione o ha bisogno di supporto, non esiti a contattarmi. Cordialmente, Dottoressa Laura Lanocita
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Dott.ssa Tatiana Pasino
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Gentile utente, la sua esperienza è complessa e merita attenzione. Le consiglio innanzitutto di intraprendere un percorso di esplorazione interiore attraverso la meditazione o la mindfulness, pratiche che possono aiutarla a osservare i suoi pensieri e sensazioni senza giudizio, permettendole di prendere distanza da essi.

In parallelo, sarebbe utile consultare un professionista della salute mentale, come uno psicologo o uno psichiatra, per approfondire le sue esperienze. La terapia cognitivo-comportamentale, ad esempio, potrebbe fornire strumenti per gestire le sue paure e sviluppare una maggiore resilienza.

Infine, prendersi del tempo per riflettere su eventuali eventi passati o stress recenti che potrebbero aver scatenato queste reazioni potrebbe rivelarsi illuminante. La chiave è non affrontare tutto da solo, ma cercare un supporto qualificato che la guidi in questo viaggio di comprensione e guarigione. Resto a disposizione qualora lo desiderasse, un caro saluto
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
La ringrazio per aver condiviso in modo così profondo e lucido ciò che sta vivendo. È evidente che lei possiede un'importante capacità introspettiva e un forte desiderio di comprendere ciò che le accade, e questo rappresenta un passo fondamentale in qualunque percorso di consapevolezza e di cambiamento. Il modo in cui descrive le sue esperienze è estremamente accurato e trasmette il peso emotivo che esse possono avere nella sua quotidianità. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, le reazioni che descrive possono essere comprese come il risultato di un’interazione complessa tra percezioni sensoriali, pensieri automatici e risposte emotive. È interessante notare come lei distingua già due “parti” dentro di sé: una razionale, che riconosce la natura innocua degli stimoli, e un’altra, più emotiva e diffidente, che tende a metterla in discussione, insinuando dubbi, paure e sensazioni minacciose anche in assenza di pericoli reali. Questa ambivalenza interna è qualcosa che molti sperimentano, soprattutto in situazioni di vulnerabilità o di forte attivazione ansiosa. L’ansia, infatti, può alterare la nostra percezione degli stimoli, rendendoli più intensi, più strani, più difficili da integrare. È come se l’attenzione si focalizzasse eccessivamente su certi dettagli, amplificandone l’effetto e distorcendo leggermente la nostra esperienza del mondo. Questo fenomeno si chiama iperattenzione selettiva e può contribuire a farci sentire disorientati o come se la realtà stesse perdendo i suoi contorni familiari. Quando il cervello non riesce immediatamente a dare un significato coerente a ciò che percepisce, può attivare un segnale d’allarme che si traduce in sensazioni di paura o inquietudine. Se questa condizione si ripete nel tempo, può generare pensieri intrusivi e ossessivi, con il timore di perdere il controllo, impazzire o sviluppare una malattia mentale. È comprensibile, dunque, che lei si interroghi sulla possibilità che si tratti dell’esordio di una psicosi. Ma è importante sapere che avere questi timori, e riuscire a rifletterci sopra in modo critico e consapevole, come lei fa, è in realtà un segnale positivo: la capacità di mettersi in discussione, di riconoscere la natura irrazionale delle proprie paure, indica che il contatto con la realtà non è compromesso. Il modello cognitivo-comportamentale lavora proprio su questi processi, aiutando a riconoscere i pensieri disfunzionali, a esplorare il loro impatto sulle emozioni e sul corpo, e a sperimentare strategie alternative per affrontarli. Uno degli obiettivi principali sarebbe, nel suo caso, ridurre l’evitamento e il tentativo costante di “controllare” o “convincersi” con la razionalità, perché proprio questo sforzo, come lei ha ben detto, può diventare logorante e controproducente. Esistono tecniche mirate, come l’esposizione graduale, la defusione cognitiva e la mindfulness, che aiutano a osservare i propri pensieri e percezioni senza necessariamente reagire con paura o tentativi di rassicurazione. Vorrei anche sottolineare che, seppur comprensibile, il timore della psicosi non va alimentato attraverso autodiagnosi o continue ricerche di conferme. Sarebbe molto utile che lei potesse intraprendere un percorso con uno psicoterapeuta ad orientamento cognitivo-comportamentale che possa aiutarla a esplorare queste esperienze, a comprenderne meglio l’origine e a strutturare insieme strategie efficaci per affrontarle. È un investimento importante su di sé e sulla sua qualità di vita. Le voglio lasciare un messaggio rassicurante: non è solo, e quello che sta provando è affrontabile. La sua consapevolezza e il suo desiderio di comprendere sono risorse preziose, e con il giusto supporto può imparare a convivere in modo sempre più sereno con queste percezioni, senza sentirle come una minaccia. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Sara Petroni
Psicologo clinico, Psicologo
Tarquinia
Gentile utente,
quello che descrive è un vissuto di grande intensità, e la lucidità con cui lo racconta è già un elemento molto significativo. La paura improvvisa di fronte a stimoli neutri e il bisogno continuo di “verificare” la realtà o di rassicurarsi sul fatto che non ci sia nulla di pericoloso non sono di per sé un segno di psicosi, ma possono essere l’effetto di un funzionamento ansioso molto elevato, in cui la mente — per eccesso di allerta — interpreta sensazioni normali come potenzialmente minacciose.

È un meccanismo di iperconsapevolezza e ipercontrollo: l’attenzione si fissa su stimoli che normalmente passerebbero inosservati (una forma, un suono, una sensazione corporea), e la parte razionale cerca di “convincere” quella più emotiva che non c’è pericolo. Ma più si cerca di controllare e spiegare, più il sistema di allarme resta attivo, perché il cervello interpreta quel controllo stesso come un segnale di pericolo.

Il fatto che lei si domandi se stia “delirando” o meno dimostra che il contatto con la realtà è intatto: non crede davvero che gli stimoli abbiano un significato minaccioso, ma teme che la sua paura possa essere la prova di qualcosa di più grave. È proprio questo circolo — paura della paura, dubbio su sé stesso, tentativi di razionalizzazione — a mantenere il malessere.

È importante che non affronti da solo questo logorante processo di verifica, ma ne parli apertamente con il terapeuta che la segue (soprattutto se sta già lavorando con un professionista TCC o con uno psichiatra). Interventi mirati come la psicoeducazione sull’ansia, le tecniche di grounding o la desensibilizzazione graduale agli stimoli possono ridurre in modo significativo queste reazioni.

In altre parole: ciò che vive non è “l’inizio di una psicosi”, ma il segnale che la sua ansia ha bisogno di essere modulata con strumenti terapeutici più specifici. Il fatto che se ne renda conto, che lo analizzi e che cerchi aiuto, è già il passo più importante per ritrovare stabilità.

Dott.ssa Sara Petroni

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