Sono Maradafne ho paura del disturbo borderline e non voglio prendere psicofarmaci e non c'è la facc

20 risposte
Sono Maradafne ho paura del disturbo borderline e non voglio prendere psicofarmaci e non c'è la faccio più mi sento vuota arrabbiata,distruggo sempre tutto da lavoro ecc
Dott.ssa Cinzia Pirrotta
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Bruino
Buongiorno Maradafne,
quello che descrivi – il senso di vuoto, la rabbia, la fatica nel mantenere legami o situazioni stabili – può essere davvero molto doloroso, e spesso si accompagna a un forte senso di solitudine e smarrimento.
Il fatto che tu abbia scritto è già un segno importante: significa che una parte di te sta chiedendo aiuto, e merita di essere ascoltata con rispetto e senza giudizio.
Lavorare su questi vissuti è possibile, anche senza partire da una diagnosi rigida o da una terapia farmacologica, se non lo desideri.
Con un percorso di psicoterapia puoi iniziare a esplorare in profondità ciò che stai vivendo: dare un nome alle emozioni, riconoscere i tuoi bisogni, comprendere i meccanismi che ti fanno soffrire e costruire, passo dopo passo, un modo diverso di stare con te stessa e con gli altri.
Per qualsiasi chiarimento sono disponibile.
Un caro saluto!
Dott.ssa Cinzia Pirrotta

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Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Cara Maradafne,

capisco quanto possa essere spaventoso vivere emozioni così intense e sentirsi in balìa di stati d’animo che cambiano rapidamente, accompagnati da vuoto, rabbia e difficoltà a mantenere la stabilità nelle diverse aree della vita, come il lavoro e le relazioni. La tua preoccupazione per un possibile disturbo borderline di personalità è legittima, ma è importante ricordare che solo una valutazione psicodiagnostica approfondita da parte di uno specialista può chiarire se si tratta davvero di questo disturbo o di altre condizioni che possono dare sintomi simili.

Riguardo agli psicofarmaci, sappi che non sono obbligatori: il trattamento del disturbo borderline (così come di altri disturbi emotivi) può basarsi anche su percorsi psicoterapeutici specifici, come la terapia cognitivo-comportamentale o la DBT (Dialectical Behavior Therapy), che aiutano a gestire emozioni intense, migliorare il senso di vuoto e ridurre comportamenti impulsivi e autodistruttivi. Tuttavia, in alcuni casi, i farmaci possono essere un supporto utile, ma questa decisione va sempre presa insieme a uno psichiatra, valutando rischi e benefici in modo personalizzato.

Sarebbe davvero utile e consigliato, per approfondire la tua situazione e ricevere un aiuto mirato, rivolgerti ad uno specialista.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Livia Sterza
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Buongiorno Maradafne, grazie per la sua condivisione.
Credo sia comprensibile essere spaventati quando ci si confronta con emozioni così intense e con l’idea di una possibile diagnosi. Ma la diagnosi, se arriva, non è una condanna né un’etichetta che definisce: è un modo per iniziare a capire cosa sta succedendo e, soprattutto, come si può stare meglio. Così come è comprensibile l'essere spaventati dai farmaci che però possono essere dei validi alleati in situazioni di grande sofferenza, ancor di più se accompagnati da un percorso di psicoterapia.
Un saluto
Dottoressa Livia Sterza
Dott.ssa Giulia Bassi
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Sacrofano
Buongiorno Maradafne, il suo vissuto è comprensibile, allo stesso tempo i farmaci potrebbero migliorare la sua condizione e aiutarla nel ridurre il malessere legato ai vissuti di rabbia e vuoto che descrive e che caratterizzano il disturbo borderline di personalità. La invito ad esprimere i suoi dubbi e le sue preoccupazioni rispetto all'uso dei farmaci allo psichiatra così da valutare insieme come procedere.
Dott. Francesco Paolo Coppola
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Napoli
Ciao cara, capisco il senso di vuoto e la confusione che stai vivendo. Ti invito a non giudicarti troppo duramente: sei in un momento fragile, ma non sei sola, né senza risorse.

Ti suggerisco di iniziare con un gesto semplice ma profondo: appena sveglia, prima che i pensieri ti travolgano, porta attenzione al tuo respiro.
Senti l’aria che entra, che esce. Senti che sei viva. Non devi "capire" tutto ora — ma puoi stare, anche solo per pochi secondi, nel tuo corpo, nel tuo silenzio.

I tuoi pensieri non sono te. Sono visitatori. Tu sei molto di più.

Se riesci, cerca uno spazio terapeutico dove essere accolta senza giudizio. Con il tempo, puoi imparare a osservare i tuoi sbalzi emotivi da una posizione più stabile, senza esserne travolta.

Se vuoi, io sono disponibile anche online. Trovi tutte le info sul mio profilo o su o on line su psicologonapoli (punto) org

Un caro saluto,
Dott. Francesco Coppola

Dott. Giuseppe Cinquegrana
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Afragola
Buongiorno, quello che stai vivendo è davvero doloroso e non sei sola: molte persone con difficoltà simili sentono le stesse paure...rabbia e senso di vuoto. Questi vissuti possono essere legati a un forte disagio emotivo e, in alcuni casi, a condizioni come il disturbo borderline di personalità — ma dirlo con certezza richiede una valutazione da parte di uno psicologo o psichiatra. Capisco la tua resistenza agli psicofarmaci. È un timore molto comune. Ma ci sono percorsi di cura efficaci che non prevedono farmaci come prima scelta, soprattutto nelle fasi iniziali, come la Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) — pensate proprio per chi vive forti sbalzi emotivi, rabbia, impulsività, relazioni instabili e senso di vuoto. Ti invito a non affrontare tutto da sola. Parlarne con uno psicoterapeuta, anche solo per un primo colloquio, può aiutarti a capire meglio cosa ti sta succedendo e cosa puoi fare, senza alcun obbligo di prendere farmaci. A volte, solo avere uno spazio sicuro dove essere ascoltati fa la differenza.
Dott.ssa Vita Garrammone
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Potenza
Da quanto scritto non si rileva se la diagnosi di disturbo borderline sia stata fatta da qualche professionista o è una paura insita alla tua esperienza. Ritengo sia importante approfondire e nell'eventualità aprirsi ad un percorso psicoterapeutico che non prevede necessariamente l'uso di farmaci, che comunque non va demonizzato
Dott.ssa Giulia Lo Muto
Psicologo, Psicoterapeuta
Roma
Buongiorno, inizi una psicoterapia con un/a professionista che si occupi di disturbo borderline. C'è una ex paziente che divulga molto questa tematica sui social, si chiama Federica Carbone ha scritto anche un libro interessante. Un saluto
Dott. Febbraro Jacopo
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Parma
Ciao, anzitutto sarebbe importante comprendere come mai tu abbia paura di una tale diagnosi, e perchè proprio di questa in particolare. Altresì sarebbe fondamentale capire come mai e da dove nasce, quale sia la fonte di questa rabbia, che sembra così tanto investire i vari ambiti della tua vita.
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott. Valerio Ancis
Psicoterapeuta, Psicologo
Assemini
Gentile Maradafne,

Chi le ha detto di avere un disturbo borderline ?
E' una diagnosi che si è fatta lei o Le è stata fatta da uno specialista?
Ha la possibilità di chiedere aiuto? La somministrazione dello psicofarmaco deve essere seguita da un percorso psicoterapeutico. Per come si sente, forse potrebbe essere utile esternare le Sue sensazioni e il Suo sentire ad un professionista e con lui cercare di comprendere le ragioni di questo vuoto che a mio dire è un pieno quantomeno di rabbia, cosi' come da lei esplicitato.

Sono certo che Lei troverà dentro di se la forza per affrontare questo momento con un percorso terapeutico in grado d trovare le resilienze per vivere serenamente.

Saluti,
Dott. Feliciano Lizzadro
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Potenza
Buongiorno, qualora lei soffrisse del disturbo borderline di personalità le ricerche attuali evidenziano cure efficaci combinate da psicofarmaci e psicoterapia. Intanto si faccia coraggio e contatti uno specialista per inquadrare e comprendere la sua paura. Cordialità, Dott. Feliciano Lizzadro
Dott.ssa Caterina Puglisi
Psicologo, Psicoterapeuta
Villastellone
Buongiorno Maradafne, ogni disturbo è una categoria nosologica che serve nella clinica per orientare, ma le persone non sono il disturbo diagnosticato ma molto di più. I disturbi narrano delle persone, dei loro bisogni, dei loro sogni se si ha la pazienza di "leggere questo libro" in un percorso di psicoterapia. A volte in fase acuta gli psicofarmaci garantiscono una stabilizzazione dell'umore che permette di leggere quel libro che altrimenti resta indecifrabile, ma non sono un destino ne una punizione ma uno strumento in taluni casi transitoriamente necessario. non ho capito se ha una diagnosi o se ha solo paura di rientrare in quel disturbo, ma ciò che importa è lavorare su ciò che il sintomo porta; cosa c'è dietro il vuoto? cosa dentro la rabbia? e come questi disagi possono essere trasformati in opportunità per la sua vita. Saluti
Dott.ssa Valeria Filippi
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
San Donato Milanese
Gentile Maradafne, cosa vuol dire che ha paura del disturbo borderline? Ha ricevuto una diagnosi?
Se viene seguita con costanza vedrà che la paura lascerà il posto alla possibilità di stare meglio e di sentirsi sempre più piena.
Le auguro il meglio
Dott.ssa Filippi
Dott.ssa Maria Betteghella
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Salerno
Salve. Ha paura del disturbo borderline nel senso che ne è affetta? Ha avuto una diagnosi psichiatrica?
Dott. Marco De Fonte
Psicologo, Psicoterapeuta
Bari
Cara Maradafne,
grazie per il tuo messaggio, che già da solo è un atto di grande coraggio.

Quello che descrivi – il sentirsi vuota, arrabbiata, il mandare tutto all’aria, la paura di avere un disturbo come quello borderline – non è qualcosa da affrontare da sola, e nemmeno qualcosa di cui vergognarsi.

Il disturbo borderline di personalità (DBP), al di là del nome che può spaventare, non è una condanna. È una condizione che si può affrontare e gestire con un buon percorso terapeutico, soprattutto se, come nel tuo caso, c’è una profonda consapevolezza e il desiderio di cambiare.

Alcuni punti importanti per te:
Non sei sbagliata. Sei una persona che prova emozioni molto forti e ha imparato (forse per sopravvivere a qualcosa) a difendersi in modi che ora ti fanno soffrire.

La psicoterapia funziona. Esistono approcci molto efficaci per questo tipo di sofferenza, come la DBT (Terapia Dialettico-Comportamentale), l’EFT (Terapia Focalizzata sulle Emozioni), e altri ancora. Anche senza farmaci.

I farmaci non sono obbligatori. Se non te la senti, si può lavorare prima in terapia, in modo rispettoso, umano, graduale. La tua volontà è importante.

Non sei sola. Esistono tante persone che si sentono come te e che, proprio a partire da questo dolore, hanno iniziato un percorso di trasformazione.

Cosa puoi fare adesso:
Cerca uno psicoterapeuta con esperienza nella gestione di emozioni intense, che ti faccia sentire al sicuro e non giudicata.

Porta in seduta questa tua paura del disturbo borderline: parlarne ti aiuterà a darle un significato, non un’etichetta.

Ricorda: non devi stare meglio subito. Devi solo iniziare.

Ti meriti un amore profondo verso te stessa.
E questo può iniziare anche da qui.

Un abbraccio grande,
Dott.ssa Antonella Rocchi
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Mestre
Ciao Maradafne,
sono la dott.ssa Rocchi Antonella. Ti rispondo con la sensibilità e l’attenzione che una psicologa con approccio integrato può offrire, tenendo conto della tua esperienza personale, delle tue emozioni e dei tuoi bisogni psicologici, relazionali e corporei.

Prima di tutto, voglio dirti questo: il dolore che stai vivendo è reale, e merita ascolto e rispetto.
Sentirti vuota, arrabbiata, e avere la percezione di "distruggere tutto", incluso il lavoro, non è qualcosa di banale. Sono segnali importanti di una sofferenza profonda che ha bisogno di spazio, comprensione e contenimento. E stai già facendo un passo fondamentale: chiedi aiuto.

Sul timore del disturbo borderline:
La paura di avere un disturbo come il borderline può essere angosciante. Il Disturbo Borderline di Personalità (DBP) è spesso frainteso: non è una condanna, né una definizione rigida di chi sei. È un modo in cui il tuo mondo interno reagisce a ferite, abbandoni, vuoti affettivi, traumi o esperienze relazionali disorganizzanti.

Nel mio approccio, non si etichetta la persona, ma si esplorano i significati delle sue emozioni, relazioni, pensieri, comportamenti. L'obiettivo non è “curare un disturbo”, ma comprendere cosa sta cercando di dire la tua sofferenza, e trovare con te delle vie per stare meglio, in modo autentico e sostenibile.

Sulla paura degli psicofarmaci:
Non volere assumere psicofarmaci è una posizione legittima, e merita rispetto. A volte le persone temono di perdere il controllo, o di cambiare “chi sono”. In un percorso integrato, non si parte dai farmaci: si parte da te, da ciò che senti, da ciò che hai vissuto, e da come stai nel tuo corpo oggi.

L’approccio integrato lavora su più livelli:

Emotivo: per dare voce a ciò che senti e capire da dove nasce quel vuoto.

Relazionale: perché spesso la sofferenza si esprime nei rapporti, e lì possiamo anche iniziare a guarire.

Cognitivo: per riconoscere e trasformare i pensieri che alimentano la tua rabbia e la tua autocritica.

Corporeo: perché il corpo è spesso il primo a parlare, e non mente mai.

“Non ce la faccio più”
Questa frase va presa con profonda serietà. Quando senti di non farcela più, non significa che sei debole, ma che sei stanca di lottare da sola. Forse per troppo tempo hai tenuto tutto dentro, hai cercato di gestire da sola il dolore, la rabbia, il caos. Ma il peso, così, diventa insostenibile.

La buona notizia è che non devi farcela da sola. C’è un modo diverso di affrontare tutto questo, e anche se ora non lo vedi, è possibile cominciare a costruirlo insieme.

Se vuoi fare un passo
Ti invito a cercare uno/a psicologo/a che lavori con approccio integrato o psicoterapia ad orientamento psicodinamico ma anche cognitivo-comportamentale, e che abbia familiarità con la regolazione emotiva e il lavoro sul trauma.
Il percorso non è immediato, ma è possibile. E il cambiamento non è solo teorico: si può sentire nel corpo, nei pensieri, nei rapporti, nel quotidiano.

Sono qui se vuoi continuare a parlarne. Anche solo scrivere ciò che stai vivendo può essere il primo atto di cura verso te stessa.

Un abbraccio professionale e pieno di rispetto,
una psicologa con approccio integrato
Dott.ssa Rocchi Antonella
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Salve,capire che qualcosa non va e trovare il coraggio di scriverlo è già un primo passo importante verso il cambiamento. Le emozioni che descrive, il vuoto, la rabbia, la sensazione di “distruggere tutto”, possono essere molto dolorose, ma non sono una condanna né definiscono chi è Lei come persona. La psicoterapia umanistica può aiutarla a riscoprire il senso del sé, ad accogliere le sue emozioni senza giudizio, e a costruire relazioni più stabili e autentiche, partendo proprio dal rapporto terapeutico. È un percorso centrato sulla persona, non sul “disturbo”, e ha come obiettivo quello di farla sentire vista, compresa e sostenuta. Capisco le sue paure rispetto alla terapia farmacologica: non è un obbligo, né una sconfitta. In alcuni momenti può essere un valido supporto per regolare il tono emotivo e permettere alla psicoterapia di agire più in profondità, con maggiore efficacia. Anche questo, naturalmente, si valuta insieme e con rispetto per le sue scelte.
Affidarsi alla psicoterapia può davvero fare la differenza. Le consiglio di iniziare un percorso: è un investimento su di sé, sul suo benessere e sulle sue relazioni.
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Dott. Salvatore Augello
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Palermo
Salve, le consiglio vivamente di rivolgersi ad un terapeuta, mi dispiace per il suo disagio. Se il suo stato non è troppo grave potrebbe non aver bisogno di prendere farmaci.
Cordiali saluti
Dott. Luca Ballerin
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Varese
Buongiorno Maradafne le consiglio di prendere contatto con un terapeuta per un primo colloquio conoscitivo e valutare insieme un eventuale percorso di aiuto.

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