Salve, vorrei raccontarle la mia situazione per capire quale tipo di percorso terapeutico potrebbe

20 risposte
Salve,
vorrei raccontarle la mia situazione per capire quale tipo di percorso terapeutico potrebbe essere più adatto a me (ad esempio terapia cognitivo-comportamentale o altro).

Il mio problema nasce soprattutto quando provo a entrare in una relazione. In questi momenti tendo a pensare in modo eccessivo e ossessivo, in particolare riguardo alle mie insicurezze, che finiscono per rovinare i rapporti.

La mia insicurezza principale riguarda le dimensioni del mio pene: so razionalmente che sono nella media, ma non riesco a percepirlo così. Questo mi genera ansia e spesso mi spinge a parlarne con il partner, nella speranza di essere rassicurato. Tuttavia, non sempre ottengo la risposta che cerco e questo peggiora il mio stato d’animo.

I pensieri legati a queste insicurezze entrano in testa e mi divorano per ore, senza che riesca a trovare soluzioni (perché razionalmente so che non ce ne sono). Questo influenza il mio umore e mi porta spesso a litigare, al punto che vengo percepito come “pesante nella relazione”, cosa che mi fa soffrire molto perché non è ciò che vorrei, ma è più forte di me.

Tendenzialmente ho il bisogno di sentirmi “il migliore” per la persona con cui sto, e ho paura che possa provare attrazione più forte per altri. Razionalmente so che l’attrazione è normale, che può succedere anche a me, ma quando capita al partner non riesco ad accettarlo, come se fosse una continua competizione.

Collegata a questa difficoltà c’è anche la mia insicurezza di vecchia data legata alle dimensioni: mi rassicura sapere e sentirmi dire che per il partner non conta, perché altrimenti non riuscirei ad accettare l’idea che preferisca una dimensione più grande. Razionalmente so che sono gusti personali e che l’eccitazione sessuale non si controlla, e riconosco anche che a me stesso a volte può attrarre visivamente un pene di grandi dimensioni, probabilmente per l’idea di virilità che la società ha imposto. Ma questa contraddizione non fa che alimentare i miei pensieri e la mia sofferenza.

In sintesi vorrei capire quale tipo di percorso terapeutico affrontare, poiché sono stanco, avevo già iniziato un percorso, tendenzialmente non era andato malissimo avevo anche superato qualche aspetto ossessivo, ma poi non mi ha più convinto.
Dott.ssa Laura Remaschi
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Firenze
Buonasera provo a darle una risposta che si può attuare sia al problema specifico di cui parla, che ad altri. Nel senso che la sua insicurezza legata alle dimensioni del suo pene potrebbe essere un simbolo che catalizza insicurezze più profonde legate a traumi relazionali che non è riuscito a superare pienamente. Dal modo in cui si e prime si intuisce che lei ha la capacità psicologica per poter affrontare tali traumi con il supporto di una adeguata terapia. non si abbatta se la precedente terapia non è stata soddisfacente come si aspettava, tenti di nuovo, e al terapeuta che incontra parli anche dei suoi dubbi. La difficoltà della psicoterapia (ma anche la sua bellezza) è che essendo tutti noi unici, non esistono soluzioni preconfezionate. Ma se la si affronta con dedizione, pazienza e sincerità, sono sicura che si possa trovare la soluzione adeguata per ogni problema. Perciò, il consiglio che mi sneto di darle è di provare con terapie incetrate sul trauma, L'EMDR è qualla che conosco e pratico, ma ce ne sono altre tutte efficaci.

Risolvi i tuoi dubbi grazie alla consulenza online

Se hai bisogno del consiglio di uno specialista, prenota una consulenza online. Otterrai risposte senza muoverti da casa.

Mostra risultati Come funziona?
Dott.ssa MARIELLA BELLOTTO
Psicoterapeuta, Neuropsicologo, Psicologo
Vicenza
Ciao, grazie per aver condiviso la tua esperienza. Quello che descrivi è legato a pensieri intrusivi e insicurezze che diventano difficili da gestire, soprattutto nelle relazioni. Un percorso di psicoterapia cognitivo-neuropsicologica può aiutarti a riconoscere e modulare questi pensieri, lavorando sia sugli aspetti emotivi sia sui processi mentali che li mantengono. È un approccio utile per ridurre l’ansia, rafforzare l’autostima e vivere con maggiore serenità i rapporti affettivi. Sono disponibile per un colloquio conoscitivo gratuito, così da valutare insieme il percorso più adatto a te.
Mariella Bellotto
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Salve, difficoltà che descrive toccano aspetti profondi dell’identità maschile, dell’autostima e della relazione con l’altro, e sono più comuni di quanto si pensi, anche se spesso vissute in solitudine o con vergogna.Il disagio che prova sembra legato a tematiche di insicurezza corporea, pensieri intrusivi e bisogno di rassicurazione, tutti elementi che possono rientrare in una struttura ansiosa con aspetti ossessivi, in particolare sul versante relazionale. In questo senso, la terapia cognitivo-comportamentale potrebbe aiutarla ad allenare un maggiore distacco dai pensieri disfunzionali, a riconoscere le distorsioni cognitive e a sviluppare strategie per ridurre il bisogno di controllo e rassicurazione. Tuttavia, da ciò che racconta, emerge anche un bisogno di esplorare a fondo il valore personale, il rapporto con l’immagine corporea e la propria mascolinità, elementi che possono trovare maggior spazio in un approccio più profondo e integrato. Percorsi come la psicoterapia umanistica o l’EMDR potrebbero offrirle un lavoro emotivo più radicato. La prima pone attenzione all’accettazione incondizionata di sé, al lavoro sul sé autentico e alla liberazione dal giudizio introiettato. L’EMDR, invece, potrebbe essere indicato se sente che alcune sue insicurezze attuali si collegano a esperienze del passato non elaborate, come vissuti adolescenziali, umiliazioni o esperienze sessuali precoci segnate da imbarazzo o confronto. Inoltre, potrebbe trarre beneficio da tecniche di Mindfulness, per imparare a restare nel presente, osservare i pensieri senza identificarsi con essi e recuperare uno spazio interiore di calma e non giudizio. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Gentile utente di mio dottore,
spesso non è importante l approccio terapeutico dello specialista quanto piuttosto l alleanza terapeutica che viene a crearsi tra paziente e terapista. Quest' ultima risulterebbe spesso determinante nel buon esito di un percorso terapeutico.
Si affidi ad uno specialista, la aiuterà con il tempo ad affrontare le problematiche qui descritte.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Dott.ssa Lorena Menoncello
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente, lei razionalmente sa già tutto, ma quello che la turba non è razionale. La preoccupazione per le dimensioni del suo pene simboleggia nel suo profondo la preoccupazione per il suo valore. Teme di essere abbandonato per non essere abbastanza per l’altro. Il valore del suo pene rappresenta il suo valore, la sua identità. L’altro sembra detenere per lei il potere di giudicarla e darle sicurezza, ma così non è, visto che nessuno riesce a rassicurarla! Le consiglio una psicoterapia dinamica, per lavorare sul profondo, sul suo senso di sé, sul timore di essere abbandonato e svalutato, su quanto il potere di accettazione e rassicurazione è solo nelle sue mani.
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti.
Cordiali saluti
Dott.ssa Lorena Menoncello
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Salve,
dalla sua descrizione emerge una forte sofferenza legata a pensieri ricorrenti e intrusive preoccupazioni riguardo all’immagine di sé, in particolare in ambito sessuale e relazionale. Questi pensieri diventano pervasivi e difficili da gestire, al punto da influenzare il tono dell’umore e la qualità delle relazioni.

Il fatto che lei riconosca la componente irrazionale di queste convinzioni ma non riesca comunque a liberarsene, suggerisce la presenza di un funzionamento di tipo ossessivo, dove il bisogno di rassicurazione e la difficoltà a tollerare l’incertezza alimentano il circolo vizioso dell’ansia. Questo meccanismo è tipico di situazioni in cui l’aspetto razionale “sa” come stanno le cose, ma quello emotivo rimane bloccato in paure e insicurezze.

Un percorso di terapia cognitivo-comportamentale (CBT) potrebbe essere molto utile:

Aiuta a riconoscere e modificare i pensieri distorti e i comportamenti di rassicurazione che mantengono il problema.

Fornisce strategie pratiche per ridurre l’impatto dei pensieri ossessivi e migliorare la gestione emotiva.

Permette di lavorare sulle convinzioni di base riguardo al valore personale, alla sessualità e all’autostima.

Accanto a questo, in alcuni casi può risultare molto efficace integrare approcci come l’EMDR (per affrontare eventuali vissuti di vergogna o esperienze passate che hanno rafforzato queste insicurezze) o la Mindfulness, che aiuta a sviluppare la capacità di osservare i pensieri senza farsi travolgere.

In sintesi, quello che lei descrive è un tema che merita attenzione e un supporto personalizzato. Sarebbe utile e consigliato approfondire la sua situazione rivolgendosi a uno specialista, così da valutare insieme quale percorso terapeutico sia più adatto a lei.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Daniela Voza
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Carissimo, rispetto alle problematiche da lei lamentate e alla sua richiesta, le sarebbe utile intraprendere un percorso di psicoterapia Metacognitiva, un approccio che si colloca nell'ambito della terza generazione delle terapie Cognitivo-Comportamentali e che vanta crescenti evidenze empiriche di efficacia. Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti. Cordiali saluti. Dott.ssa Daniela Voza
Dott.ssa Lorella Bruni
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno pesonalmente non ritengo ci sia un percorso più adatto in assoluto, molto dipende da come si instaura la relazione col terapeuta, dalla fiducia che ci si sente di riporre, da come si riesce a riflettere orientati dal terapeuta. Riamango a disposizione
Dott. Nicolò Paluzzi Monti
Psicologo, Sessuologo, Psicoterapeuta
Firenze
Posso consigliarle un modello che metta la centro le relazioni interpersonali ma che non si limiti a darle dei suggerimenti pratici o interpretazioni. Il mio modello è costruttivista intersoggettivo e potrebbe esserle utile. Non trovando terapeuti di questo modello potrebbe avere più chance con terapeuti sistemico relazionale.
Dott.ssa Chiara Ronchi
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
Grazie per aver condiviso con tanta lucidità e apertura una parte così intima e profonda di te. La chiarezza con cui descrivi i tuoi pensieri, le emozioni, i loop mentali e i tentativi di razionalizzazione dimostra che hai già fatto un lavoro importante su di te — anche se ora ti sembra di essere ancora “dentro il problema”, in realtà sei già molto consapevole di cosa ti accade. Ed è da qui che si può ripartire.

Da quello che racconti, emergono alcune aree chiave:

Insicurezza legata all’autostima corporea e all’immagine sessuale, che ha un impatto diretto sulla sfera relazionale;

Pensieri intrusivi, ossessivi, con meccanismi di rassicurazione che, invece di placare l’ansia, la mantengono attiva (come chiedere conferme al partner);

Conflitto tra ciò che razionalmente sai e ciò che emotivamente non riesci a “sentire vero”;

Timore del confronto, bisogno di essere il “migliore”, e difficoltà a tollerare l’idea che il partner possa provare attrazione per altri;

Tendenza alla ruminazione e senso di colpa, che alimentano frustrazione e crisi nelle relazioni.

Tutti questi aspetti fanno pensare che un percorso cognitivo-comportamentale di terza generazione, in particolare con integrazioni metacognitive, ACT (Acceptance and Commitment Therapy) e competenze legate alla regolazione emotiva e all’attaccamento, potrebbe essere molto utile per te.

La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) classica lavora molto bene sui pensieri distorti e sui comportamenti di mantenimento del disagio, come le richieste di rassicurazione, i confronti mentali, i loop di controllo.

L’ACT ti aiuterebbe ad uscire dalla trappola della razionalizzazione continua (“so che è così, ma non riesco a sentire che lo è”), lavorando sulla disidentificazione dai pensieri, sull’accettazione della vulnerabilità e sul coltivare una vita orientata ai tuoi valori, anziché al controllo della paura.

La componente metacognitiva può aiutarti a osservare i tuoi pensieri da un piano più ampio, smettendo di combatterli e iniziando a “vederli passare”, come se fossero onde mentali da non rincorrere.

Infine, un focus sull’attaccamento adulto e la sicurezza relazionale può aiutarti a sciogliere quel nodo interno legato al bisogno di essere “il migliore” per non essere sostituito, e a costruire un senso di valore che non dipenda dallo sguardo (o dal desiderio) altrui.

Una domanda su cui iniziare a riflettere

Cosa cambierebbe nella tua vita se riuscissi a sentire che il tuo valore non è negoziabile, neanche di fronte a uno sguardo esterno o a un confronto immaginario?

A volte iniziare a rispondere a questa domanda può smuovere più cose che trovare la “risposta giusta” ai pensieri ossessivi.
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buongiorno, l'aspetto più importante è la relazione con lo psicoterapeuta, a prescindere dalla specializzazione che possiede. Focalizzarsi sui sintomi, a mio parere, è fuorviante. Io opterei per un percorso che agisca sulle cause emotive che generano le ossessioni. Le suggerisco di provare un percorso Emdr, potrebbe esserle utile.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Dott. Marco De Fonte
Psicologo, Psicoterapeuta
Bari
Buongiorno,
la ringrazio per aver condiviso con tanta chiarezza e profondità la sua situazione. Dalle sue parole emerge un conflitto interiore molto comune ma spesso poco nominato: da un lato la consapevolezza razionale che le sue insicurezze non hanno un fondamento reale, dall’altro la difficoltà a liberarsi da pensieri ossessivi che finiscono per condizionare il suo benessere e le sue relazioni.

Il nucleo del problema che descrive sembra intrecciare:

insicurezze corporee (legate alle dimensioni, pur sapendo che sono nella norma),

bisogno di rassicurazioni continue, che però non bastano mai e alimentano il circolo vizioso,

pensieri ossessivi e competitivi (“devo essere il migliore”, “il partner potrebbe desiderare di più”),

paura del confronto e tendenza a ricercare conferme costanti nella relazione.

In casi come questo, i percorsi più indicati possono essere:

Terapia cognitivo-comportamentale (TCC): è molto efficace nel lavorare sui pensieri ossessivi, sui meccanismi di confronto e sulle richieste di rassicurazione, aiutando a spezzare il circolo vizioso che alimenta l’ansia.

Approcci focalizzati sull’autostima e sul corpo (come la schema therapy o la terapia focalizzata sulla compassione): utili per lavorare più in profondità sull’immagine di sé, sul bisogno di sentirsi sempre “il migliore” e sull’autocritica che la accompagna.

In alcuni casi, percorsi di sessuologia clinica possono affiancare il lavoro psicoterapeutico, aiutando a ristrutturare le credenze legate alla sessualità e alla virilità.

Non è quindi una questione di “terapia giusta o sbagliata”, ma di trovare un approccio che unisca la gestione pratica dei pensieri (per ridurre l’ansia e l’ossessività) a un lavoro più profondo sull’autostima e sull’immagine corporea.

È importante sottolineare che non è “sbagliato” avere queste insicurezze: viviamo in una società che lega molto l’idea di virilità alle dimensioni e alla performance, ed è naturale che queste credenze abbiano attecchito. La buona notizia è che, con un percorso terapeutico mirato, può imparare a riconoscerle per quello che sono (condizionamenti esterni) e smettere di farle guidare il suo valore personale e relazionale.

Un incoraggiamento sincero: il fatto che abbia già affrontato una parte di percorso e che oggi desideri riprenderlo con maggiore consapevolezza è un segnale molto positivo.
Dott. Francesco Paolo Coppola
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Napoli
Capisco bene la situazione che descrivi. Razionalmente sai che le dimensioni del tuo pene sono nella norma, ma emotivamente vivi questa insicurezza come un pensiero ossessivo che si ripete e logora la relazione. Più cerchi rassicurazioni dal partner, più il dubbio ritorna: è il circolo tipico delle ossessioni. Così rischi di essere percepito come “pesante”, quando in realtà il tuo desiderio profondo è solo quello di sentirti amato e accettato.
È importante comprendere che spesso soffriamo non per la realtà dei fatti, ma per opinioni comuni che diventano convinzioni immutabili. Una di queste è l’idea che la lunghezza determini la soddisfazione sessuale. In realtà, gli studi di sessuologia hanno mostrato che la qualità del rapporto dipende da altri fattori: il contatto autentico col partner, l’intensità del sentimento, la resistenza fisica, la delicatezza dell’approccio, la capacità di comunicare e di esserci davvero. Non esiste alcuna “equazione scientifica” che leghi grandezza e piacere.
Per questo motivo l’ossessione non nasce dal corpo, ma da altro: insicurezze profonde, attaccamento fragile, bisogno costante di conferma. È lì che occorre lavorare. La terapia non è una “pillola psicologica” che funziona subito come un farmaco: è un percorso che unisce colloquio, osservazione dei pensieri, lavoro sul corpo e sulla respirazione, presenza consapevole, meditazione e tanti altri metodi integrati. L’obiettivo non è cancellare i pensieri, ma imparare a osservarli senza lasciarsene travolgere, smantellando il vortice ossessivo.
Ed è qui che conta meno la “scuola” a cui appartiene il terapeuta, e molto di più la sua qualità, la sua esperienza viva e la sua capacità di accompagnarti. A Roma si può arrivare per molte strade diverse: l’importante è che siano in buone condizioni e che tu scelga la compagnia giusta per percorrerle.
In sintesi: la tua ossessione non è segno che “non sei abbastanza”, ma un invito a lavorare sulle tue radici interiori. Non sei solo: la consapevolezza che porti è già il primo passo per costruire relazioni più libere, reali e serene.
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Buongiorno,
dalle sue parole sembra che il problema non sia tanto “ciò che pensa”, quanto il modo in cui quei pensieri diventano una gabbia che si autoalimenta. Mi colpisce che lei dica: “so razionalmente che…” e subito dopo aggiunga che questo non basta a fermare l’ansia. Allora la domanda diventa: è davvero utile continuare a cercare conferme razionali, o il punto è imparare a interrompere il circolo che le fa tornare sempre allo stesso punto?
E ancora: vuole davvero sentirsi rassicurato solo nell’immediato, o desidera piuttosto trovare un modo per non dover più dipendere da rassicurazioni esterne?
Forse la questione non è scegliere tra un tipo di terapia o un altro, ma capire quale percorso possa aiutarla a spostare lo sguardo dal “quanto valgo agli occhi dell’altro” al “come posso liberarmi dai pensieri che mi imprigionano”.
Rimango a disposizione per ulteriori dubbi o chiarimenti.
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Dr. Antonio Rivetti
Psicologo, Psicoterapeuta
Caserta
Gentile Utente, Lei è molto lucido nel riconoscere le sue difficoltà. Noto, dal suo post, particolare attenzione al "risultato" del piacere (devo soddisfare il mio partner); questo crea, inevitabilmente, una insicurezza legata alla prestazione (chieda alla sua compagna se è soddisfatta della vostra relazione o cerca altro). L'idea di essere sempre il migliore amplifica il pensiero di doversi adoperare a tutti i costi per avere un risultato che non arriverà mai (non esiste un migliore o un peggiore in una relazione). La invito a cercare di non dare troppa importanza a questi pensieri ma a porre maggiore attenzione al suo sentire e non al suo pensare (la meditazione è un ottimo esercizio per provare a "svuotare" la mente). Grazie.
Dott.ssa Anna De Luca
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Pomezia
Ciao, molto probabilmente potresti far riferimento ad un terapeuta cognitivo comportamentale (che è il trattamento maggiormente consigliato nei casi di disturbi e sintomi ossessivi) e che ti faccia stare a tuo agio, però, nel parlare anche di aspetti sessuali. Dunque, più che il tipo di approccio, è importante che sia un professionista che ti faccia sentire ascoltato e sicuro nell'esprimere tutto di te.
Se nella terapia precedente, nonostante tu abbia osservato dei miglioramenti, c'era qualcosa che non ti convinceva, è necessario che tu esplori anche la componente legata al sentirti a tuo agio nel mostrarti al 100% in terapia per lavorare al meglio su di te. Sicuramente, dunque, quando inizierai un nuovo percorso, comunica tutto quello che senti al professionista che ti segue, anche imbarazzo, dubbi o perplessità, poiché anche questo ti aiuterà a raggiungere il tuo benessere personale e relazionale. Buona fortuna per il tuo futuro percorso.
Dott. Simone Ciuffi
Psicoterapeuta, Psicologo, Terapeuta
Sambuceto
Salve. Le consiglio di iniziare una psicoterapia di qualunque approccio sia in quanto alla base di ogni terapia funzionale c'è la buona relazione terapeutica tra terapeuta e paziente.
Saluti.
Buonasera, non c'è un approccio terapeutico "giusto o sbagliato" perchè ciò che cura è la relazione terapeutica e imparare a prendersi cura di sè stessi. La situazione che riporta sembra legata al confronto sociale e alla necessità di soddisfare l'altro.
Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti
Dott.ssa Arianna Moroni
Psicoterapeuta, Psicologo
Trieste
Buongiorno, grazie per aver scritto. Da quanto scrive, sembra esserci una fatica costante nel regolare l’insicurezza in ambito relazionale e al bisogno di conferme e al confronto continuo con un’idea ideale (o temuta) di sé e dell’altro. La ricerca di rassicurazioni, il timore che il partner possa provare attrazione per altri, il bisogno di sentirsi “il migliore” sembrano rispondere a un’ansia più profonda, forse legata al sentirsi degno d’amore solo a certe condizioni.
Cosa rappresentano quelle rassicurazioni? Cosa significa per lei sapere di “essere abbastanza”? È possibile che in quei momenti non stia cercando una conferma oggettiva, ma qualcosa che riguarda il sentirsi al sicuro nella relazione o forse anche con se stesso?
Colpisce anche la lucidità con cui riconosce la dissonanza tra ciò che razionalmente sa (sulle dimensioni, sull’attrazione, sulla normalità di certe dinamiche) e ciò che continua a provare. In questi casi, più che “correggere” il pensiero, diventa fondamentale andare a vedere da dove nasce quella parte che sente così forte il bisogno di controllo e conferma. Perché ha così paura di non essere scelto, o di non essere sufficiente?
Infine, rispetto alla sua domanda sul percorso terapeutico: più che una tecnica specifica, sembra utile un lavoro che la aiuti a mettere a fuoco i meccanismi ricorrenti nei suoi legami, a capire il significato personale che certi vissuti assumono per lei e a sviluppare strumenti per tollerare l’incertezza e l’esposizione emotiva che ogni relazione comporta.
Se in passato una parte del lavoro terapeutico ha funzionato e un’altra meno, potrebbe essere interessante chiedersi: che cosa ha funzionato davvero? E che cosa invece non ha incontrato i suoi bisogni in quel momento?
Riconoscere di essere stanco è importante. Ma è altrettanto importante il fatto che stia cercando, di nuovo, un modo per affrontare la questione. Cordialmente, AM

Stai ancora cercando una risposta? Poni un'altra domanda

  • La tua domanda sarà pubblicata in modo anonimo.
  • Poni una domanda chiara, di argomento sanitario e sii conciso/a.
  • La domanda sarà rivolta a tutti gli specialisti presenti su questo sito, non a un dottore in particolare.
  • Questo servizio non sostituisce le cure mediche professionali fornite durante una visita specialistica. Se hai un problema o un'urgenza, recati dal tuo medico curante o in un Pronto Soccorso.
  • Non sono ammesse domande relative a casi dettagliati, richieste di una seconda opinione o suggerimenti in merito all'assunzione di farmaci e al loro dosaggio
  • Per ragioni mediche, non verranno pubblicate informazioni su quantità o dosi consigliate di medicinali.

Il testo è troppo corto. Deve contenere almeno __LIMIT__ caratteri.


Scegli il tipo di specialista a cui rivolgerti
Lo utilizzeremo per avvertirti della risposta. Non sarà pubblicato online.
Tutti i contenuti pubblicati su MioDottore.it, specialmente domande e risposte, sono di carattere informativo e in nessun caso devono essere considerati un sostituto di una visita specialistica.