Salve, sono una donna di 38 anni e scrivo per i ciclici conflitti con la mia famiglia d'origine. Son

16 risposte
Salve, sono una donna di 38 anni e scrivo per i ciclici conflitti con la mia famiglia d'origine. Sono un'insegnante da quest'anno entrata in ruolo dopo tanti anni di gavetta, di sacrifici, di studio e formazione non senza ostacoli, ansie e paure affrontate e superate durante il percorso, infatti sei anni fa mi sono trasferita al nord per lavorare e non è stato semplice realizzarmi e raggiungere la mia indipendenza economica. Ho una relazione da cinque anni con un compagno con cui convivo da due e abbiamo affrontato prima la distanza e poi la mancanza di lavoro sua che ci ha messo a dura prova ma da quest'anno lavora e stiamo progettando di sposarci e avere presto un figlio, data la mia età e comprare casa insieme. In tutto questo pensano gli atteggiamenti a mio parere non sani della mia famiglia d'origine, fagocitata dalla sofferenza e dal comportamento di mia sorella gemella che ancora vive in casa e che da anni assume il ruolo di vittima che non trova un lavoro, incontra solo gente che le fa del male, che non ha mai avuto un uomo perché si allontanano da lei senza motivo e non esce, vivendo una vita di bambina servita e riverita da un padre che si sostituisce a lei pure nella guida dell'auto e da una madre con cui ha un rapporto a dir poco simbiotico, iperprotettiva. Da anni accusano me periodicamente del fatto di non avere posto nelle mia vita per mia sorella, di criticarla e non aiutarla, addirittura la mia convivenza con il mio compagno non è stata accettata subito ed è stata vissuta come ostacolo alla sua dipendenza da me, per il fatto che avrei dovuto ospitarla in casa mia per farla uscire di casa dalla situazione di sabbie mobili in cui versa. Questo per me è patologico in quanto lei subisce il paragone con me da sempre che vivo una vita che lei non è stata mai capace di vivere e intendo amicizia, lavoro, relazioni e la colpa è soprattutto dei miei genitori che hanno sempre assecondato questi suoi atteggiamenti infantili e da vittima, invece che spronarla ad affrancarsi da loro e da me e vivere la sua vita. Ha conseguito un diploma e una laure triennale con molta fatica con mia madre sempre al suo fianco e ha scelto mete non realistiche poiché non è un indirizzo che le dà sbocchi né ha proseguito gli studi chiudendosi in casa e rifiutandosi di seguire i miei consigli che vertevano su lavori anche più umili. Ogni volta che l'ho inclusa nelle mie uscite con amici ha sempre lamentato il fatto che tutti la trattassero male o la rifiutassero e che io non la credessi, quando invece il problema stava in lei e nella sua insicurezza e incapacità di vivere e affrontare il mondo. Ho anche cercato di candidarla personalmente a offerte di lavoro e sono stata accusata di furto d'identità, ha passato solo 6 mesi qui al nord per fare l'assistente educatrice ma ha voluto i miei con lei che la accompagnassero in auto e stessero in casa con lei, l'esperienza è finita male e non è stata riconfermata né ha cercato più lavoro.Mio padre ha speso un patrimonio per lei e io l ho aiutata economicamente e adesso che sono in procinto di sposarmi i miei mi negano telefonate perché mi dicono di distruggere emotivamente la loro figlia e mia madre alla notizia del matrimonio mi disse che avrei dovuto accontentarmi di convivere e che allevare figli costa, come se la notizia le dispiacesse perché temono le reazioni di mia sorella che subisce il paragone e a quasi 40 anni non ha nulla. Mi hanno pure negato l'aiuto economico che mi spetterebbe, avendo noi due appartamenti che mio padre ha costruito per noi, dicendo che il matrimonio serve per campare la loro figlia. Mi trovo a dover portare sin da piccola il peso della sofferenza di mia sorella che a mio parere non ha dei comportamenti sani, che ho spinto da uno psicologo ma da cui è scappata, scappando soprattutto da se stessa. Non mi telefonano per mesi dipendendo dagli umori suoi e dai suoi sbalzi e accusandomi di non comprendere la situazione della "poveretta" con cui la vita è stata ostile. Non so più che fare, la situazione sta pesando anche nella mia vita di coppia perché non ho una famiglia normale e devo organizzare un matrimonio e loro di negano e non mi danno l'aiuto economico che mi spetterebbe, diseredandomi. Sono pronta a rinunciare, contando solo su di me e la famiglia del mio compagno ma sono molto preoccupata per il futuro di questa sorella che quando i miei non ci saranno più verrà a bussare alla mia porta per sopravvivere e i miei inconsciamente hanno sempre avuto questo progetto in mente, ostacolando la mia storia e la mia indipendenza da loro. Credo ci siamo dei comportamenti disfunzionali non riconosciuti e negati (ho insegnato psicologia applicata e adesso sono docente di sostegno) che porta ad essere una setta chiusa e murata viva in casa e io sono la nemica che sono uscita fuori. Ciò credo risalga a una caduta da piccola e al coma poi risolto per fortuna di mia sorella che ha portato i miei a un'iperprotezione verso questa figlia più debole che non hanno mai lasciato andare. Sto molto male e mi sento questo peso addosso, ho paura pure di andare a trovarli durante le ferie perché lei a volte ha avuto comportamenti molto aggressivi nei miei confronti arrivando a strapparmi documenti di lavoro e cercando liti o pretendendo che io non parlassi della mia vita per non ferire lei che non ne aveva una. Sono stanca e non so come uscire da questa situazione se non decidendo ogni contatto come periodicamente già accade...vorrei solo una famiglia normale che godesse dei miei traguardi senza farmi sentire in colpa per l'infelicità e i problemi dell'altra figlia mai affrontati e che non posso risolvere io.
Dalle sue parole sembra attraversare un momento davvero particolare che meriterebbe di essere condiviso. I suoi vissuti, anch'essi così importanti e delicati, necessiterebbero di essere ascoltati e approfonditi in un contesto terapeutico, certamente un percorso psicologico la aiuterebbe a fare chiarezza e ad affrontare questo momento. La psicoterapia è prima di tutto un viaggio, un'esplorazione di noi stessi con la compagnia di qualcuno a cui affidarsi e su cui poter contare che può aiutarci a conoscerci meglio, a sondare parti di noi emozioni, pensieri, prospettive ancora sconosciuti che è arrivato il momento di incontrare. Le suggerisco di valutare l'inizio di un percorso di terapia con la compagnia di qualcuno che si sintonizzi al meglio con le sue necessità e aspettative, in caso mi trova disponibile ad riceverla (attraverso la video-consulenza online) e, se mi permette, la invito con piacere a ritagliarsi qualche minuto per leggere la mia descrizione presente su questa piattaforma e farsi una prima idea di me del mio approccio; se la lettura le piacerà e se la motiverà a mettersi in gioco (scegliere di affrontare il nostro dolore è una scelta molto coraggiosa e una scommessa su noi stessi!), mi troverà felice di accoglierla. Resto a sua disposizione e, se vuole, la aspetto. Un gentile saluto

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Salve purtroppo non emerge nessuna richiesta da parte delle persone che descrive nelle sua nota e pertanto non si può imporre un aiuto a chi non la chiede, se non in precise condizioni codificate con apposite norme. Diversamente potrebbe essere una buona possibilità per lei consultare uno specialista per valutare quanto il disagio che emerge nella sua nota meriti una maggiore attenzione. Un cordiale saluto
Salve, sono dispiaciuto per la situazione che sta attraversando. Sono pienamente d’accordo con i colleghi, credo che un percorso psicologico possa aiutarla a gestire meglio il malessere che descrive. Ha gli obiettivi chiari, forse sarebbe il momento giusto di metterli anche in pratica.
Buona giornata.
Dott. Fiori
Salve. Il vissuto che descrive e che le crea sofferenza, può aiutarla a sentire che non può fare affidamento sulla sua famiglia perché vorrebbero che lei si faccia carico di loro. Continui nella sua realizzazione autonoma e se volesse elaborare la sofferenza vissuta in relazione alla solitudine che prova con la sua famiglia, un percorso psicoterapeutico dove possa sentire la fiducia in sé stessa al di là delle dinamiche familiari, può esserle molto di aiuto. Distinti saluti
E' una bellissima lettera la sua, mi sono sentita completamente immersa nelle dinamiche relazionali che ha dovuto combattere e che ancora le corrono dietro. Brava!! Ha saputo agire e ha saputo scegliere, mostrando forza e autonomia anche nelle scelte difficili, nei trasferimenti, nei periodi bui. Condivide ora con il suo compagno un progetto per il futuro ed è su questo che deve puntare continuando a scegliere comunicazioni e frequentazioni con la sua famiglia d'origine "a piccole dosi". Ciononostante è mio dovere dirle che quelle dinamiche in qualche modo, pur avendole combattute, possono aver lasciato un'impronta in alcuni suoi aspetti caratteriali e comportamentali, nonostante l'epigenetica che ci permette di rimodellare il corredo cromosomi grazie alle nuove esperienze. Quell'impronta potrebbe però venir fuori in alcuni momenti della vita di coppia e generare problemi nella relazione con il suo partner. Le suggerisco di effettuare un percorso psicoterapeutico per elaborare i blocchi determinati da tutti questi ricordi delle cose dette e non dette e che ancora, come è visibile dal suo scritto, le provocano disturbo.
Cordiali Saluti
Dott.ssa Tiziana Vecchiarini
Cara utente, in tutte queste difficoltà mi sento di dirle un "brava!" che forse lei non concede a sè stessa. Nonostante la famiglia d'origine ha messo in atto delle risorse che sono solo sue e le ha attivate al meglio. Vorrei inoltre spostare il focus sulla Sua famiglia che sta per nascere. Lei dice che vorrebbe una famiglia diversa dalla sua, bene lo faccia! Faccia della sua famiglia con il suo compagno, quel luogo che lei avrebbe voluto per sè stessa. Purtroppo la questione con sua sorella sembrerebbe avere un ostacolo fondamentale, la mancanza di consapevolezza. Sua sorella non vede la reale necessità di svincolarsi e questo compito andrebbe fatto dai genitori. Lei invece dovrebbe avere un rapporto più paritario con sua sorella, dovreste essere sullo stesso piano. Se questo non accade, non se ne faccia una colpa e lasci la porta aperta. Ma non per accogliere incondizionatamente, ma per dare SOLO quello che riesce.
Dott.ssa Abate Antonella
Cara xxx , ci vuole molto coraggio ad allontanarsi da figure di riferimento importanti quando si scopre che sono tossiche e lei l'ha avuto! Al "murarsi viva" ha scelto la vita .. la vita che sentiva di voler avere e di meritare. Per sua sorella, purtroppo, non è stato così ma non per colpa sua .. non sono i suoi meriti o traguardi a rallentarla ma una mancata consapevolezza, un'infantilizzazione portata avanti dai suoi genitori ed accettata, incondizionatamente, da sua sorella che la spinge ad essere sempre la piccola di casa, bisognosa di cure e di supporto ... a sua sorella non è stato concesso lo svincolo o, forse, lei non lo ha voluto. Dalla sue parole emerge una profonda sofferenza e un grande desiderio (che la sua famiglia si normalizzi) ma questo, purtroppo, non può dipendere da lei .. nessun percorso psicoterapico può essere imposto e i suoi familiari, da quanto scrive, non sembrano desiderarlo. Purtroppo, quello che spesso succede in famiglie disfunzionali come la sua, è che il membro sano venga visto come quello malato: "sei tu la cattiva che, con la bella vita che fai e i successi che ottieni, fai soffrire tua sorella non rendendoti conto del suo dolore" ... conceda a sua sorella e alla sua famiglia lo spazio e la distanza che sente di poter concedere senza intossicarsi .. a piccole dosi .. trattenga dentro di lei tutta la forza che ha e la investa nei bei porgetti che ha per la sua vita. Non ha avuto dalla vita la famiglia che avrebbe voluto avere ma, adesso, ha la possibilità di costruirsi la famiglia che avrebbe voluto avere!! In bocca al lupo per i suoi progetti. Cordialmente. Dott.ssa Olimpia Miraglia
Buongiorno, condivido quanto detto dai colleghi. Le faccio i miei complimenti per quanto ha costruito e per i progetti futuri, non molli e costruisca la sua vita al meglio! Nel farlo purtroppo dovrà confrontarsi con la zavorra della sofferenza della sua famiglia e la sua. Una psicoterapia potrebbe aiutarla a chiarire e tollerare la difficile eredità emotiva della sua famiglia. Un caro saluto. Giovanna Pinto
Gent.le Utente,
ciò che mi colpisce di più della sua narrazione è che ha dedicato ampio spazio alla descrizione delle sua famiglia d'origine e poco a quella che sta per creare con il suo compagno. Quindi, lo spazio mentale ed emotivo che la sua famiglia occupa, sembrerebbe essere davvero invalidante e ingombrante, tanto da farle avvertire tutto il peso delle responsabilità che porta sin da quando era piccola. Più che di eredità economica credo si stia parlando di un'eredità emotiva e di una sorta di "mandato familiare" che le è stato trasmesso. Vista l'importanza della fase del ciclo vitale di svincolo che sta vivendo, (convivenza, matrimonio, figli) sarebbe opportuno per lei darsi la possibilità di poter elaborare tutto questo in uno spazio terapeutico dove dar voce alle sue emozioni e a cercare di mettere dei confini sani con la sua famiglia d'origine, che possano consentirle di vivere in maniera funzionale la vita che sta cercando di creare attraverso la costruzione di un nuovo nucleo familiare, costituito da lei e dal suo futuro marito.
Per qualsiasi chiarimento o ulteriori domande, resto a sua disposizione.
Un cordiale saluto
Svincolarsi dalla dinamica famigliare che descrive passa attraverso la sua capacità di non aspettarsi un riconoscimento. Se i suoi genitori approvassero il suo comportamento, cadrebbe il castello di sabbia che hanno costruito intorno a sua sorella. È una prova dura che le sta sottoponendo la vita: prendere le distanze , provvisoriamente si spera, dalla sua famiglia d'origine per avere più energia da investire nel suo personale progetto. In bocca al lupo.
Buon giorno,
sembra molto consapevole delle dinamiche disfunzionali della famiglia di origini e dei rischi che queste portano alla salute di tutti. Poiché lei scrive che sia la sorella che la famiglia stessa non è disposta a fare percorsi di psicoterapia famigliare e individuale con una certa costanza sembra che non le rimanga altro che continuare il suo lavoro forte e impegnativo di consapevolezza personale che già sta intraprendendo da anni facendosi aiutare anche da una psicoterapia e/o supporto psicologico che può aiutarla a non sentirsi così male( scrive"Sto molto male e mi sento questo peso addosso,") proprio rinforzando la consapevolezza delle dinamiche famigliari, dell'effetto che hanno in lei, del reale potenziale di cambiamento( suo ma non della famiglia) che lei ha già attivato, diminuire ancora di più sensi di colpa e invischiamento, identificazione con le dinamiche famigliari e rafforzare maggiormente la sua identità e progetto di vita suo individuale e famigliare . Buona giornata
Signora, mi chiedevo se ci fosse la possibilità di portare in terapia famigliare la sua famiglia con l'obiettivo esplicito di imparare tutti meglio a sostenersi reciprocamente? D'altronde lei recrimina una gestione poco tutelante nei suoi confronti, ma anche della sua gemella, la quale si mostra debole ed incompetente e i cui genitori non hanno sostenuto l'autonomia e la differenziazione, non aiutandola a percepirsi capace di stare sulle proprie gambe; differenziazione che invece lei si sente recriminare. Interessante sarebbe esplorare che tipo di figli e fratelli possono essere stati i suoi genitori, i suoi nonni, e che figlie e sorelle siete state voi per capire come si siano costruite certe interpretazioni dei valori e significati della famiglia. Una chiusura emotiva nei confronti del suo nucleo famigliare rischierebbe di portarsi via ancora più energie di quelle che sta mettendo in campo adesso per andare avanti. Forse la comprensione delle dinamiche che hanno portato la sua famiglia ai risultati di oggi potrebbe aiutarla?
Ehhh, no, la famiglia normale che vorresti non ce l'hai e non c'è speranza che diventi tale. Ma la tua posizione di Sibling è certamente triste e problematica. Purtroppo è un ruolo venuto all'attenzione scientifica da tempo recente e studiato sopratutto nelle età infantili, ma puoi trovare occasione di condivisione delle tue sofferenze in molte associazioni per fratelli di disabili e, se poi vedi che la situazione sta compromettendo tutte le sfere della tua vita, allora, chiedi davvero un aiuto tecnico
Salve, nel suo messaggio descrive precisamente quello che sente essere come il suo posto nella famiglia di origine e come questo le causi ancora malessere e soprattutto un vissuto di ingiustizia. Credo che la possibilità migliore sia quella di chiedere aiuto per se stessa su come gestire questa situazione senza averne difficili ripercussioni e cercando di comprenderne a fondo le dinamiche. In questo modo potrebbe effettivamente conquistare la sua autonomia e procedere seramente nel suo percorso. Per eventuali approfondimenti mi contatti pure. Cordiali saluti, dott.ssa Marina Montuori
Gentile utente, da ciò che scrive emerge una profonda comprensione e consapevolezza di tutte le dinamiche relazionali. Sua sorella sembra che con il suo sintomo, in maniera inconsapevole, "obblighi" i suoi genitori ad avere ancora un ruolo genitoriale e non di coppia. Chissà perché sente il bisogno di far fare i genitori h24, la coppia non c'è? Queste sono tutte supposizioni tratte da ciò che scrive. Il mio approccio sistemico-relazionale, considera il sintomo come funzionale e risolutivo di una determinata situazione. Detto questo, ha avuto una grande forza ad andare via e distaccarsi da dinamiche familiari che sembrano volerla farla tornare sempre dentro. Sarebbe utile per sua sorella e i suoi una terapia familiare, proprio per scardinare tutto ciò.
Rimango a disposizione,
AB
Gentile Figlia, sorella, e donna giovane che deve costruire il suo futuro, organizzare i suoi sogni e farli diventare progetti come la costruzione di una relazione stabile e sicura, la maternità e la vita professionale e sociale.
Individuarsi, separarsi e costruire la propria identità diventa cosi fatica , dolore , confusione. La vita talvolta è un appello, ci chiama e dobbiamo rispondere.
Descrive una famiglia di origine con dinamiche emotive e relazionali "complesse" inconciliabili e non supportive ,purtroppo, al suo processo di evoluzione, esplorazione emancipazione.
immagino che lo schema amico ( nel caso in cui soccombe e rispetta le regole della sua famiglia e nemico nel caso in cui criticamente si distacca) sia una condizione penosa e problematica che elicita in lei emozioni complesse. Purtroppo la sua famigli chiede solo di aderire ad un patto, dopo che questo è stato scritto e letto piu volte in modo identico e acritico
Cosi sta a lei.... capire , aderire o invece costruire il suo mondo. essere supportata in questo processo penso possa essere davvero per lei una risorsa importante. La sua famiglia mi sembra dal suo racconto non disposta a possibili riflessioni o riorganizzazioni. la sua vita esiste e deve essere costruita. un abbraccio

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