Salve, sono un ragazzo di 18 anni e vorrei raccontare una cosa che ultimamente mi tormenta. Sono sem
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Salve, sono un ragazzo di 18 anni e vorrei raccontare una cosa che ultimamente mi tormenta. Sono sempre stato una persona timida e riservata, soprattutto dal punto di vista amoroso. Non ho mai avuto il coraggio o la prontezza di dichiarare ciò che provavo, nemmeno verso le persone che mi piacevano. Fino ai 13/14 anni (fine seconda media) ho sempre provato attrazione sessuale e sentimentale solo per il sesso opposto: ho avuto cotte, desideri, ma nessuna esperienza affettiva o sessuale concreta, anche se alcune sensazioni erano chiare.
Durante un lungo periodo di isolamento sociale pandemico, dovuto a contesti esterni, ho avuto pochissimi contatti con coetanei, finendo le medie in dad. Tornato in presenza alle superiori, frequentavo una scuola composta maschile, con rapporti esclusivamente scolastici e senza amicizie reali. Fuori da scuola, non ho avuto una vera vita sociale, né relazioni affettive o sociali con ragazze e ragazzi. In quegli anni la figura dell’altro sesso è praticamente sparita dalla mia mente come oggetto di desiderio, affettivo e sessuale, e ho iniziato a consumare pornografia in modo crescente, soprattutto di tipo omoerotico e feticistico (nonostante mi fosse capitato di consumarla anche verso gli 11/12 anni e l'oggetto del piacere è sempre stato la donna). Con quella omoerotica, in particolare, mi sono concentrato su corpi glabri: gambe, braccia, piedi, petto, etc. e la mia eccitazione è rimasta legata all’immagine, senza un vero desiderio relazionale o affettivo verso persone del mio stesso sesso.
Questo feticcio si è radicato nel tempo, tanto da diventare difficile staccarsene. Non ho mai provato infatuazioni o innamoramenti spontanei verso persone del mio stesso sesso, in una scuola che avrebbe offerto tante occasioni. Ho avuto amicizie, anche un migliore amico in passato, ma non è mai nato niente che andasse oltre l’amicizia.
4/5 mesi, fa dopo questo lungo periodo di eccitazione con contenuti omoerotici e sessualizzazione del corpo maschile, però, sono cominciati i dubbi. Ho iniziato a chiedermi se fossi attratto dal mio stesso sesso, se mi fossi condizionato a causa dell’isolamento e del consumo di quel tipo di pornografia. Ho cominciato a ossessionarmi con pensieri continui, controllando le mie reazioni fisiche, osservando ogni stimolo, cercando risposte online e confrontandomi con esperienze di altri. La paura più grande è stata quella di non sapere più chi sono realmente o cosa mi piaccia davvero. Ho sviluppato un comportamento compulsivo di auto-monitoraggio: controllo delle reazioni del mio corpo, analizzo i dettagli di persone intorno a me, modo di parlare, di vestire, tutto sotto una lente d’ingrandimento, come se dovessi costantemente testare la mia identità.
L’idea di essere attratto dal mio stesso sesso mi spaventa molto e mi logora, ed è proprio questo pensiero che ha dato inizio all’ossessione. Negli ultimi mesi, come dicevo, ho iniziato a interrogarmi seriamente sul mio orientamento. Mi sono trovato a scavare dentro di me, a cercare conferme o smentite attraverso forum, video, esperienze altrui, o mie stesse esperienze passate che potessero farmi capire se avessi atteggiamenti "gay". Ogni volta che ricevevo rassicurazioni che escludevano questa possibilità, mi sentivo temporaneamente tranquillo, ma poco dopo tornavo a dubitare di tutto, creando un loop infinito di pensieri intrusivi.
Anche oggi, quando vedo una persona particolarmente attraente o una figura che trovo esteticamente bella, non riesco più a distinguere se si tratta di un semplice apprezzamento visivo, come può averlo chiunque, o se invece è qualcosa di più profondo e ossessivo. Passo molto tempo a guardare i dettagli, a chiedermi se quella persona mi piaccia davvero, ma razionalmente so che mi sento più attratto, a livello affettivo e amoroso, da una relazione con una persona del sesso opposto. Questo desiderio di una relazione con una persona del sesso opposto è tornato a emergere in modo genuino e non solo come parte dell’ossessione. Mi fa stare bene immaginare una vita con una ragazza, ma allo stesso tempo ho la sensazione che questo pensiero possa essere anch’esso un modo per convincermi a nascondere una parte di me che non voglio mostrare, convincendomi che i contenuti consumati che sono stati motivo di eccitazione fossero una sentenza. Sto imparando a riconoscere che questo è un pensiero intrusivo.
Durante gli anni in cui ho consumato pornografia omoerotica, la mia vita sociale con persone dell’altro sesso si è praticamente azzerata: non c’erano amicizie, né rapporti affettivi o sessuali con loro, e l’isolamento ha contribuito a scombinare questa situazione. Credo che questo isolamento e il consumo di certi contenuti abbiano alterato la percezione del mio orientamento sessuale, bloccandone un’evoluzione naturale che invece stava avvenendo: prima dell’isolamento provavo attrazione per persone dell’altro sesso, ma tutto si è fermato e io ora ho paura che quella attrazione fosse solo un’illusione o che in realtà io non sia eterosessuale come pensavo.
Questo timore di aver perso la mia natura o di essere stato condizionato da fattori esterni è al centro del mio disagio e dei miei dubbi. Sto cercando di comprendere chi sono davvero, ma la confusione e l’ansia sono forti. Credo che, per la complessità della situazione, mi serva un aiuto professionale per uscire da questo circolo vizioso e ritrovare chiarezza emotiva, affettiva e sessuale, senza filtri o condizionamenti. So che questo potrebbe rientrare in quello che clinicamente si chiama "DOC a sfondo - orientamento sessuale" o "HOCD". Vorrei avere il parere di un professionista per avere un attimo di pace.
Durante un lungo periodo di isolamento sociale pandemico, dovuto a contesti esterni, ho avuto pochissimi contatti con coetanei, finendo le medie in dad. Tornato in presenza alle superiori, frequentavo una scuola composta maschile, con rapporti esclusivamente scolastici e senza amicizie reali. Fuori da scuola, non ho avuto una vera vita sociale, né relazioni affettive o sociali con ragazze e ragazzi. In quegli anni la figura dell’altro sesso è praticamente sparita dalla mia mente come oggetto di desiderio, affettivo e sessuale, e ho iniziato a consumare pornografia in modo crescente, soprattutto di tipo omoerotico e feticistico (nonostante mi fosse capitato di consumarla anche verso gli 11/12 anni e l'oggetto del piacere è sempre stato la donna). Con quella omoerotica, in particolare, mi sono concentrato su corpi glabri: gambe, braccia, piedi, petto, etc. e la mia eccitazione è rimasta legata all’immagine, senza un vero desiderio relazionale o affettivo verso persone del mio stesso sesso.
Questo feticcio si è radicato nel tempo, tanto da diventare difficile staccarsene. Non ho mai provato infatuazioni o innamoramenti spontanei verso persone del mio stesso sesso, in una scuola che avrebbe offerto tante occasioni. Ho avuto amicizie, anche un migliore amico in passato, ma non è mai nato niente che andasse oltre l’amicizia.
4/5 mesi, fa dopo questo lungo periodo di eccitazione con contenuti omoerotici e sessualizzazione del corpo maschile, però, sono cominciati i dubbi. Ho iniziato a chiedermi se fossi attratto dal mio stesso sesso, se mi fossi condizionato a causa dell’isolamento e del consumo di quel tipo di pornografia. Ho cominciato a ossessionarmi con pensieri continui, controllando le mie reazioni fisiche, osservando ogni stimolo, cercando risposte online e confrontandomi con esperienze di altri. La paura più grande è stata quella di non sapere più chi sono realmente o cosa mi piaccia davvero. Ho sviluppato un comportamento compulsivo di auto-monitoraggio: controllo delle reazioni del mio corpo, analizzo i dettagli di persone intorno a me, modo di parlare, di vestire, tutto sotto una lente d’ingrandimento, come se dovessi costantemente testare la mia identità.
L’idea di essere attratto dal mio stesso sesso mi spaventa molto e mi logora, ed è proprio questo pensiero che ha dato inizio all’ossessione. Negli ultimi mesi, come dicevo, ho iniziato a interrogarmi seriamente sul mio orientamento. Mi sono trovato a scavare dentro di me, a cercare conferme o smentite attraverso forum, video, esperienze altrui, o mie stesse esperienze passate che potessero farmi capire se avessi atteggiamenti "gay". Ogni volta che ricevevo rassicurazioni che escludevano questa possibilità, mi sentivo temporaneamente tranquillo, ma poco dopo tornavo a dubitare di tutto, creando un loop infinito di pensieri intrusivi.
Anche oggi, quando vedo una persona particolarmente attraente o una figura che trovo esteticamente bella, non riesco più a distinguere se si tratta di un semplice apprezzamento visivo, come può averlo chiunque, o se invece è qualcosa di più profondo e ossessivo. Passo molto tempo a guardare i dettagli, a chiedermi se quella persona mi piaccia davvero, ma razionalmente so che mi sento più attratto, a livello affettivo e amoroso, da una relazione con una persona del sesso opposto. Questo desiderio di una relazione con una persona del sesso opposto è tornato a emergere in modo genuino e non solo come parte dell’ossessione. Mi fa stare bene immaginare una vita con una ragazza, ma allo stesso tempo ho la sensazione che questo pensiero possa essere anch’esso un modo per convincermi a nascondere una parte di me che non voglio mostrare, convincendomi che i contenuti consumati che sono stati motivo di eccitazione fossero una sentenza. Sto imparando a riconoscere che questo è un pensiero intrusivo.
Durante gli anni in cui ho consumato pornografia omoerotica, la mia vita sociale con persone dell’altro sesso si è praticamente azzerata: non c’erano amicizie, né rapporti affettivi o sessuali con loro, e l’isolamento ha contribuito a scombinare questa situazione. Credo che questo isolamento e il consumo di certi contenuti abbiano alterato la percezione del mio orientamento sessuale, bloccandone un’evoluzione naturale che invece stava avvenendo: prima dell’isolamento provavo attrazione per persone dell’altro sesso, ma tutto si è fermato e io ora ho paura che quella attrazione fosse solo un’illusione o che in realtà io non sia eterosessuale come pensavo.
Questo timore di aver perso la mia natura o di essere stato condizionato da fattori esterni è al centro del mio disagio e dei miei dubbi. Sto cercando di comprendere chi sono davvero, ma la confusione e l’ansia sono forti. Credo che, per la complessità della situazione, mi serva un aiuto professionale per uscire da questo circolo vizioso e ritrovare chiarezza emotiva, affettiva e sessuale, senza filtri o condizionamenti. So che questo potrebbe rientrare in quello che clinicamente si chiama "DOC a sfondo - orientamento sessuale" o "HOCD". Vorrei avere il parere di un professionista per avere un attimo di pace.
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
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Buongiorno, è comprensibile la sua difficoltà e la fatica che sente attraverso i pensieri continui e invadenti che non la portano verso un auto chiarimento. Il periodo pandemico è come se avesse congelato la sua crescita sessuale, bloccando la comprensione di ciò che per lei rappresenta l'attrazione e il desiderio. Lei dice: "Questo timore di aver perso la mia natura o di essere stato condizionato da fattori esterni è al centro del mio disagio e dei miei dubbi". Credo che questa sia una riflessione profonda che va a toccare il nucleo del problema. Ritengo perciò sia necessario l'aiuto di un professionista che, attraverso un confronto e un lavoro psicoterapeutico, possa aiutarla a ricercare ciò che dentro di lei si è bloccato.
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti, cordialmente dott.ssa Gabriella Pringigallo
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti, cordialmente dott.ssa Gabriella Pringigallo
Salve, mi spiace per la sofferenza che sta attraversando.
Lo sviluppo della propria sessualità è un percorso complesso e non sempre lineare. Le domande che lei si pone sono comprensibili ed in un contesto di psicoterapia potrà esplorarle senza giudizio, in un contesto adeguatamente preparato e sicuro. La consapevolezza è spesso utile ad alleviare i sintomi come l'ansia ed i pensieri ossessivi e può produrre un significativo miglioramento nel benessere psicologico e generale.
Cordiali Saluti
Francesco Di Giuseppe
Lo sviluppo della propria sessualità è un percorso complesso e non sempre lineare. Le domande che lei si pone sono comprensibili ed in un contesto di psicoterapia potrà esplorarle senza giudizio, in un contesto adeguatamente preparato e sicuro. La consapevolezza è spesso utile ad alleviare i sintomi come l'ansia ed i pensieri ossessivi e può produrre un significativo miglioramento nel benessere psicologico e generale.
Cordiali Saluti
Francesco Di Giuseppe
Ciao, innanzitutto se hai deciso di chiedere un supporto professionale e un aiuto specifico sei sulla buona strada nell'esplorazione di te e nella ricerca del benessere psicologico ed emotivo. Da quanto racconti, effettivamente sembra essere presente per prima cosa la necessità di esplorare davvero ciò che vuoi, cosa ti piace e cosa ti eccita. Ognuno di noi è caratterizzato da tante sfere e quella sessuale è essa stessa stratificata, dove spesso quello che ci eccita o che immaginiamo può non corrispondere a quello che desideriamo nell'atto sessuale fisico. Quindi, sarebbe importante per te esplorare queste aree con un professionista, senza giudicare ciò che è parte di te, escludendo eventuali influenze esterne o semplicemente richieste sociali, ma ascoltando davvero te. Secondariamente, è importante lavorare sullo stato d'ansia che ne scaturisce e sui pensieri che possono essere intrusivi nella tua vita, riuscendo a riconoscerli e lavorarci. Ripeto, chiedendo aiuto già sei sulla buona strada e se hai necessità c'è la sottoscritta o uno degli altri professionisti che ti risponderà, disponibili ad essere parte del tuo percorso, sia in presenza che online. Ti auguro buona fortuna!
Gentile utente di mio dottore,
il tema qui riportato è molto importante e potrebbe meglio essere esplorato in uno spazio di ascolto più ampio che solo una psicoterapia potrebbe fornirle. Valuti la possibilità di affidarsi ad uno specialista, la aiuterà a trovare le risposte che cerca.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
il tema qui riportato è molto importante e potrebbe meglio essere esplorato in uno spazio di ascolto più ampio che solo una psicoterapia potrebbe fornirle. Valuti la possibilità di affidarsi ad uno specialista, la aiuterà a trovare le risposte che cerca.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Gentile Amico,
dalla sua descrizione, precisa e dettagliata, si capisce bene la sofferenza che sta provando: sente di non sapere più "chi è davvero" e questo la tormenta, come se il suo orientamento sessuale la definisse completamente e in modo definitivo, senza spazio per tutti gli altri aspetti della sua personalità.
In questa risposta non ho ovviamente modo di rispondere ai suoi dubbi, ma vorrei rassicurarla su di loro: sono comuni a molti, che li vivono esplorando i loro sentimenti e sensazioni nei rapporti che hanno. Lei può essere eterosessuale, omosessuale o bisessuale, o "momentaneamente confuso", e vivere la vita come un'opportunità per apprendere chi è insieme agli altri. La domanda che mi verrebbe da porle è: come mai è diventata una questione capitale per lei? in altre parole la invito a guardare questi dubbi (che, ha ragione, sono ossessivi) dall'esterno e indagare come mai sono diventati centrali e intrusivi.
Per farlo, le servirà l'aiuto di un professionista, perché solo nel dialogo e nell'incontro possiamo prendere coscienza di noi stessi più ampiamente: come se l'altro ci facesse parzialmente da specchio, mostrandoci parti che no possiamo osservare.
abbia fiducia: da questo impasse si può uscire.
con i migliori auguri,
dr. Ventura
dalla sua descrizione, precisa e dettagliata, si capisce bene la sofferenza che sta provando: sente di non sapere più "chi è davvero" e questo la tormenta, come se il suo orientamento sessuale la definisse completamente e in modo definitivo, senza spazio per tutti gli altri aspetti della sua personalità.
In questa risposta non ho ovviamente modo di rispondere ai suoi dubbi, ma vorrei rassicurarla su di loro: sono comuni a molti, che li vivono esplorando i loro sentimenti e sensazioni nei rapporti che hanno. Lei può essere eterosessuale, omosessuale o bisessuale, o "momentaneamente confuso", e vivere la vita come un'opportunità per apprendere chi è insieme agli altri. La domanda che mi verrebbe da porle è: come mai è diventata una questione capitale per lei? in altre parole la invito a guardare questi dubbi (che, ha ragione, sono ossessivi) dall'esterno e indagare come mai sono diventati centrali e intrusivi.
Per farlo, le servirà l'aiuto di un professionista, perché solo nel dialogo e nell'incontro possiamo prendere coscienza di noi stessi più ampiamente: come se l'altro ci facesse parzialmente da specchio, mostrandoci parti che no possiamo osservare.
abbia fiducia: da questo impasse si può uscire.
con i migliori auguri,
dr. Ventura
Buongiorno, ti ringrazio per la tua condivisione, mi permetto di darti del tu per la tua giovane età. Sono d'accordo con te: credo che possa essere importante cominciare un percorso affiancato da qualcuno a cui ti possa affidare, per fare chiarezza su di te e sulla tua identità. Mi colpisce molto l'angoscia che sembra trasparire dalle tue parole rispetto alla possibilità di essere omosessuale: sei molto giovane, e attraversare un periodo di sperimentazione ed esplorazione è più che normale, e in questo momento storico fortunatamente anche più sdoganato. Mi colpisce molto la paura di essere omosessuale, e mi chiedo a cosa possa essere connessa. Qualunque sia la nostra identità sessuale, l'unica cosa che conta davvero è poterla abbracciare ed esprimere per quello che è, contando che molto spesso si tratta di qualcosa che sta su un gradiente, non associabile ad una dicotomia binaria etero/omo. Se avessi bisogno di un supporto mi trovi a disposizione, anche online. Un caro saluto, dott.ssa Elena Gianotti
Buongiorno. Quanto lei descrive è molto importante. Le suggerisco di valutare un colloquio con uno psicoterapeuta per definire eventualmente un percorso.
Innanzitutto accantoniamo la questione DIAGNOSI che alla stessa stregua del campo medico è un atto serio che richiede presenza fisica, colloqui e strumenti psicodiagnostici. Da quello che racconta sembrerebbe che sia il suo ritiro sociale a crearle tutti questi dubbi che si alimentano in un circolo vizioso senza fine. Il mio consiglio è quello di iniziare una psicoterapia cn lo scopo di contenere sicuramente questo suo vissuto doloroso ed angosciante e che al tempo stesso le consenta pian piano di riprendere una adeguata vita sociale e da qui le permetta di interrogarsi anche sul suo orientamento sessuale. Ma questa non è una cosa che può fare da solo. Si scelga un terapeuta ed inizi un percorso con determinazione e vedrà che si riprenderà in mano la sua vita. Le faccio un enorme in bocca al lupo.
Dott. Francesco Paolo Coppola, (Napoli on line o in presenza), psicologonapoli org – Info e contatti sul profilo MioDottore
Quello che descrivi sembra una combinazione di due fattori centrali:
Un’esperienza prolungata di isolamento sociale (pandemia, assenza di relazioni significative in adolescenza) in una fase delicatissima di sviluppo identitario.
Un’ansia ossessiva focalizzata sull’orientamento sessuale, alimentata da comportamenti compulsivi di controllo e da un consumo ripetuto di pornografia specifica.
L’ansia di questo tipo — soprattutto se presenta il meccanismo di monitoraggio costante delle reazioni — può rientrare in quello che, in letteratura, è noto come DOC a tema orientamento sessuale (SO-OCD o HOCD). In questo disturbo, il problema non è l’orientamento in sé, ma l’ossessione e l’incertezza cronica che portano a continui test mentali, ricerche, confronti e ricordi analizzati all’eccesso.
Il consumo prolungato di pornografia, specie in età evolutiva e in contesti di privazione relazionale, può “modellare” temporaneamente la risposta sessuale verso stimoli specifici, senza che ciò corrisponda necessariamente a un cambiamento strutturale dell’orientamento. In pratica, l’abitudine può diventare un condizionamento.
Oggi il nodo centrale non sembra essere “capire se sei X o Y”, ma interrompere il circolo vizioso ansia–controllo–dubbio–ansia, perché più ti osservi e ti testi, più rinforzi la confusione. La vera sfida è tornare a vivere esperienze reali, relazioni autentiche e spazi non sessualizzati, dove l’attrazione possa emergere spontaneamente, senza la pressione di dover dare risposte immediate.
Ti suggerirei tre linee di lavoro:
Gestione dell’ansia e delle compulsioni — tecniche cognitive e mindfulness per riconoscere il pensiero intrusivo e lasciarlo passare senza entrarci.
Riduzione/stop graduale della pornografia — non per moralismo, ma per permettere al cervello di resettare le associazioni condizionate.
Esposizione alla vita reale — coltivare interazioni, interessi e attività che non abbiano come fulcro la sessualità, così da ribilanciare la percezione di sé.
Questi passi richiedono costanza e, nella mia esperienza, un lavoro terapeutico mirato dà risultati molto più solidi rispetto a tentativi solitari basati solo su rassicurazioni.
Queste parole, da sole, restano teoria — lo so. Senza un lavoro costante su di te, una spiegazione non basta. I cambiamenti non avvengono in un giorno, ma passo dopo passo. E io ci sono, se vuoi farli insieme.
Quello che descrivi sembra una combinazione di due fattori centrali:
Un’esperienza prolungata di isolamento sociale (pandemia, assenza di relazioni significative in adolescenza) in una fase delicatissima di sviluppo identitario.
Un’ansia ossessiva focalizzata sull’orientamento sessuale, alimentata da comportamenti compulsivi di controllo e da un consumo ripetuto di pornografia specifica.
L’ansia di questo tipo — soprattutto se presenta il meccanismo di monitoraggio costante delle reazioni — può rientrare in quello che, in letteratura, è noto come DOC a tema orientamento sessuale (SO-OCD o HOCD). In questo disturbo, il problema non è l’orientamento in sé, ma l’ossessione e l’incertezza cronica che portano a continui test mentali, ricerche, confronti e ricordi analizzati all’eccesso.
Il consumo prolungato di pornografia, specie in età evolutiva e in contesti di privazione relazionale, può “modellare” temporaneamente la risposta sessuale verso stimoli specifici, senza che ciò corrisponda necessariamente a un cambiamento strutturale dell’orientamento. In pratica, l’abitudine può diventare un condizionamento.
Oggi il nodo centrale non sembra essere “capire se sei X o Y”, ma interrompere il circolo vizioso ansia–controllo–dubbio–ansia, perché più ti osservi e ti testi, più rinforzi la confusione. La vera sfida è tornare a vivere esperienze reali, relazioni autentiche e spazi non sessualizzati, dove l’attrazione possa emergere spontaneamente, senza la pressione di dover dare risposte immediate.
Ti suggerirei tre linee di lavoro:
Gestione dell’ansia e delle compulsioni — tecniche cognitive e mindfulness per riconoscere il pensiero intrusivo e lasciarlo passare senza entrarci.
Riduzione/stop graduale della pornografia — non per moralismo, ma per permettere al cervello di resettare le associazioni condizionate.
Esposizione alla vita reale — coltivare interazioni, interessi e attività che non abbiano come fulcro la sessualità, così da ribilanciare la percezione di sé.
Questi passi richiedono costanza e, nella mia esperienza, un lavoro terapeutico mirato dà risultati molto più solidi rispetto a tentativi solitari basati solo su rassicurazioni.
Queste parole, da sole, restano teoria — lo so. Senza un lavoro costante su di te, una spiegazione non basta. I cambiamenti non avvengono in un giorno, ma passo dopo passo. E io ci sono, se vuoi farli insieme.
Buongiorno! Considerato i limiti del contesto e dello strumento, proverò ad offrire un piccolo contributo di pensiero. I giovani come lei hanno pagato a caro prezzo l’esperienza della pandemia, che è stata vissuta in un momento estremamente delicato ed importante dello sviluppo, l’esordio dell’adolescenza. È proprio allora che cominciano ad affiorare i primi cambiamenti nel corpo e la sessualità si ripropone con tutto il suo vigore (dopo un periodo di relativa quiete), impegnando l’adolescente in un faticoso lavoro d’integrazione dell’immagine di sé, del nuovo corpo, delle spinte sessuali, ma anche di ristrutturazione delle relazioni con sé stesso e con gli altri. L’adolescenza, occasione tanto preziosa quanto delicata, nel suo caso come nel caso dei suoi coetanei sembra essere stata costretta ad un vero e proprio lockdown, una sorta di congelamento di poderosi movimenti che, preso il via, si sono dovuti mettere in pausa. Immagino si sia sentito solo, senza un gruppo di pari con cui confrontarsi e identificarsi, confuso, disorientato. Probabilmente il ricorso ai contenuti pornografici è stato l’unico modo possibile per trovare sollievo, per dare una risposta alle spinte biologiche e psicologiche, per uscire dalla confusione, dalla solitudine, dall’incertezza. Terminata la pandemia, quelle spinte evolutive sono riemerse con rinnovata forza. Un riproporsi prezioso, che può anche spaventare, mettere confusione, alimentare l’incertezza su sé stessi, sul corpo, sulla sessualità, sull’orientamento sessuale. Considerato il carattere intimo di quanto ha esposto, la prego di perdonarmi se non mi sento di andare oltre. Apprezzo molto che lei colga il bisogno di avere al suo fianco una seconda mente con cui ri-pensare le esperienze più significative, i pensieri più dolorosi, le emozioni più forti. Un adulto sufficientemente buono che le offra la possibilità di ri-significare l’esperienza adolescenziale e integrarla nell’adulto che vorrà essere. In bocca al lupo per tutto
Buonasera, mi dispiace per la situazione che sta vivendo e chiaramente è difficile dare una risposta esaustiva in così poche righe e senza conoscerla. Credo che sicuramente sia consigliabile la valutazione di uno psicoterapeuta ma la mia impressione è che di fondo possa esserci una problematica relazionale. I feticci e i pensieri intrusivi potrebbero esserne il risultato.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
caro utente, cerca un parere di un professionista, tuttavia la verità di cui ha bisogno nessuno può dargliela. Lei chiede al professionista di dirle chi è: il professionista vero, però, non darà mai al paziente questa risposta. Viceversa, sarà lì accanto a lui nel momento in cui il paziente, interrogato sul senso della sua vita, della sua identità sessuale, dei suoi più intimi istinti, prova a rispondere con il massimo coraggio che ha. E se non ne ha, il professionista prova a farlo uscire dai circoli viziosi della sua mente, dalle etichette (DOC, HOCD, targhe di orientamenti sessuali e così via) per andare al nocciolo della questione. Lei ha il coraggio di rivelarsi a se stesso?
Poi dice anche: perdere la sua natura, o essere condizionato. E se invece tutto questo fosse uno scoprire la sua vera natura? Sarebbe disposto a guardarla? Naturalmente questo percorso prevede impegno e lavoro, una psicoterapia non è una pillola medica, è un impegno verso di sé del paziente, e verso l'altro del professionista.
Le auguro ogni bene
Poi dice anche: perdere la sua natura, o essere condizionato. E se invece tutto questo fosse uno scoprire la sua vera natura? Sarebbe disposto a guardarla? Naturalmente questo percorso prevede impegno e lavoro, una psicoterapia non è una pillola medica, è un impegno verso di sé del paziente, e verso l'altro del professionista.
Le auguro ogni bene
Quello che racconti somiglia molto a un circolo di dubbi e controlli che rischia di alimentarsi da solo: più cerchi risposte definitive, più la mente trova nuove domande. È un po’ come cercare di calmare l’acqua di un lago agitando le mani: invece di diventare limpida, si increspa sempre di più. Non si tratta di “decidere chi sei” con la testa, ma di imparare a lasciare spazio ai pensieri senza seguirli compulsivamente. Ti chiedo: quando immagini una relazione affettiva con una persona, quali parti di quella immagine ti fanno sentire sereno e “intero”? Questo può essere un punto di partenza più fertile dei test continui sulle reazioni fisiche. Un percorso psicoterapeutico può aiutarti a interrompere i rituali di controllo e a ritrovare chiarezza.
Gentile utente, grazie per la condivisione di questo suo disagio. Le consiglio di iniziare un percorso terapeutico dove poter approfondire le dinamiche di cui ha parlato. Ho un orientamento analitico transazione e il mio approccio consiste in una prima videocall della durata di 10-15 minuti gratuita a cui far seguire un percorso psicologico in presenza oppure online. Per ulteriori delucidazioni non esiti a contattarmi. Cordialità dott. Gaetano Marino
Buongiorno. capisco le sue sensazioni e i suoi stati d'animo, non deve essere semplice avere dei dubbi che riguardano qualcosa che diamo solitamente per certo nella nostra vita. Le posso suggerire, innanzitutto, di non soffermarsi sulle categoria nosografiche che ha scritto alla fine del suo racconto.
Sicuramente un aiuto professionale e un'eventuale psicoterapia sarebbero consigliabili. Saluti.
Sicuramente un aiuto professionale e un'eventuale psicoterapia sarebbero consigliabili. Saluti.
Grazie per aver condiviso la tua esperienza in modo così aperto e dettagliato. Da quello che racconti emerge una forte sofferenza legata ai pensieri intrusivi e al bisogno costante di “controllare” le tue reazioni, più che a un orientamento sessuale in sé. È comprensibile sentirsi confusi dopo un periodo di isolamento, poca vita sociale e un uso intenso della pornografia: in queste condizioni la mente tende a fissarsi su dubbi e paure, creando veri e propri circoli viziosi di ansia e auto-monitoraggio.
Quello che descrivi ha molti tratti in comune con un disturbo ossessivo, dove il contenuto dei pensieri (in questo caso l’orientamento sessuale) diventa l’oggetto dell’ossessione. Il punto non è tanto “chi ti piace davvero”, quanto il fatto che la tua mente non riesce a lasciar andare il dubbio.
Rivolgerti a un professionista può davvero aiutarti a uscire da questo loop e a ritrovare uno spazio di ascolto sereno, senza giudizio, dove distinguere tra ciò che senti davvero e ciò che l’ansia ti porta a temere. Non sei solo in questa difficoltà e meriti di darti l’opportunità di affrontarla con il giusto supporto.
Rimango a disposizione se volessi approfondire.
Quello che descrivi ha molti tratti in comune con un disturbo ossessivo, dove il contenuto dei pensieri (in questo caso l’orientamento sessuale) diventa l’oggetto dell’ossessione. Il punto non è tanto “chi ti piace davvero”, quanto il fatto che la tua mente non riesce a lasciar andare il dubbio.
Rivolgerti a un professionista può davvero aiutarti a uscire da questo loop e a ritrovare uno spazio di ascolto sereno, senza giudizio, dove distinguere tra ciò che senti davvero e ciò che l’ansia ti porta a temere. Non sei solo in questa difficoltà e meriti di darti l’opportunità di affrontarla con il giusto supporto.
Rimango a disposizione se volessi approfondire.
Buongiorno giovane ricercatore d'identità,
direi che per potere approfondire la tematica, capirsi, comprendersi e conoscersi si rende necessario un incontro, altrimenti si rischia di riprodurre le medesime soluzioni adottate sinora e dunque non si dipana la matassa del dubbio.
Un cordiale saluto
Dott.ssa Marzia Sellini
direi che per potere approfondire la tematica, capirsi, comprendersi e conoscersi si rende necessario un incontro, altrimenti si rischia di riprodurre le medesime soluzioni adottate sinora e dunque non si dipana la matassa del dubbio.
Un cordiale saluto
Dott.ssa Marzia Sellini
Ciao e grazie per aver condiviso con tanta precisione e sincerità quello che stai vivendo: si sente la fatica e anche il bisogno autentico di capire meglio te stesso.
Quello che descrivi (il continuo monitoraggio delle reazioni del corpo, i dubbi ossessivi che tornano nonostante le rassicurazioni, la paura di “non sapere più chi sei”) ha molto in comune con il disturbo ossessivo-compulsivo con tema sull’orientamento sessuale. Non significa che il tuo orientamento sia cambiato o che tu non sappia chi sei, ma che i pensieri intrusivi e l’ansia ti portano in un loop di controllo, verifica e dubbio infinito.
È importante distinguere tra ciò che provi spontaneamente e ciò che nasce dalla paura e dall’ossessione. Quando racconti che l’idea di una relazione con una ragazza ti fa stare bene e ti dà un senso di autenticità, quello è un segnale che non viene dall’ansia, ma da un tuo desiderio genuino. I contenuti pornografici che ti hanno attirato in passato non definiscono la tua identità: spesso sono solo un’abitudine o uno stimolo momentaneo, che non corrisponde a ciò che una persona desidera davvero nella vita reale.
Il fatto che tu riesca a riconoscere la natura intrusiva di questi pensieri è già un primo passo molto importante. Non sei “condannato” da ciò che hai guardato, né il tuo orientamento si decide da un contenuto su internet. Quello che ti tormenta è più il dubbio che la realtà.
Questa fatica però non va affrontata da solo. Un percorso di psicoterapia potrebbe aiutarti a interrompere il circolo vizioso delle verifiche e dei dubbi e a ritrovare maggiore serenità.
Nel frattempo ti consiglio di iniziare con piccoli passi. Primo fra tutti il ricordarti che i pensieri ossessivi non sono la tua verità, ma solo rumore. E, secondo ma non meno importante, darti il permesso di non avere subito tutte le risposte: la tua identità non si riduce a un test o a una verifica immediata.
Un caro saluto
CC
Quello che descrivi (il continuo monitoraggio delle reazioni del corpo, i dubbi ossessivi che tornano nonostante le rassicurazioni, la paura di “non sapere più chi sei”) ha molto in comune con il disturbo ossessivo-compulsivo con tema sull’orientamento sessuale. Non significa che il tuo orientamento sia cambiato o che tu non sappia chi sei, ma che i pensieri intrusivi e l’ansia ti portano in un loop di controllo, verifica e dubbio infinito.
È importante distinguere tra ciò che provi spontaneamente e ciò che nasce dalla paura e dall’ossessione. Quando racconti che l’idea di una relazione con una ragazza ti fa stare bene e ti dà un senso di autenticità, quello è un segnale che non viene dall’ansia, ma da un tuo desiderio genuino. I contenuti pornografici che ti hanno attirato in passato non definiscono la tua identità: spesso sono solo un’abitudine o uno stimolo momentaneo, che non corrisponde a ciò che una persona desidera davvero nella vita reale.
Il fatto che tu riesca a riconoscere la natura intrusiva di questi pensieri è già un primo passo molto importante. Non sei “condannato” da ciò che hai guardato, né il tuo orientamento si decide da un contenuto su internet. Quello che ti tormenta è più il dubbio che la realtà.
Questa fatica però non va affrontata da solo. Un percorso di psicoterapia potrebbe aiutarti a interrompere il circolo vizioso delle verifiche e dei dubbi e a ritrovare maggiore serenità.
Nel frattempo ti consiglio di iniziare con piccoli passi. Primo fra tutti il ricordarti che i pensieri ossessivi non sono la tua verità, ma solo rumore. E, secondo ma non meno importante, darti il permesso di non avere subito tutte le risposte: la tua identità non si riduce a un test o a una verifica immediata.
Un caro saluto
CC
Gentile utente
la tua condivisione è profonda, lucida e molto coraggiosa. Hai descritto con grande precisione e consapevolezza un'esperienza di disagio interiore che merita ascolto e rispetto.
Dalle tue parole emerge un vissuto segnato da isolamento sociale, forte introspezione e una costante ricerca di conferme rispetto alla tua identità sessuale. Il bisogno di "capire chi sei davvero" è accompagnato da un'attività mentale molto intensa e controllante, che rischia però di alimentare ansia e confusione, invece che portare chiarezza.
il circolo che descrivi – fatto di dubbi, rassicurazioni temporanee, nuovi dubbi, auto-monitoraggio – è molto simile a quello che in ambito clinico può rientrare nel Disturbo Ossessivo-Compulsivo a tema orientamento sessuale (talvolta chiamato anche HOCD). Si tratta di una condizione in cui non è l'orientamento in sé a essere patologico, ma il dubbio costante e tormentoso, vissuto con angoscia, che porta la persona a mettere continuamente in discussione la propria identità, fino a perdere ogni riferimento interno stabile.
Allo stesso tempo, è importante ricordare che l’identità sessuale è un processo evolutivo, non un’etichetta da definire una volta per tutte. La sessualità, così come l'affettività, può attraversare fasi, esplorazioni, cambiamenti – senza che questo debba spaventare o diventare motivo di colpa o diagnosi. Ogni persona ha un proprio percorso, e non esiste una “normalità” da raggiungere, ma una verità personale da scoprire e accogliere.
Il consumo di pornografia, specie in fasi di isolamento, può effettivamente influenzare temporaneamente l’immaginario erotico, ma non è di per sé indicativo dell’orientamento sessuale. L’orientamento si costruisce anche (e soprattutto) nell’incontro con l’altro, nell’esperienza concreta di relazioni affettive e non solo nell’immaginazione o nella risposta corporea a determinati stimoli.
Hai già fatto un passo importante: riconoscere che questi pensieri sono diventati intrusivi e fonte di malessere. Questo è un ottimo punto di partenza per un lavoro terapeutico. In un percorso psicoterapeutico sistemico-relazionale, potresti esplorare con più serenità la tua storia, i significati che hai attribuito alle tue esperienze, il contesto relazionale e familiare in cui sei cresciuto, e soprattutto imparare a distinguere ciò che viene da te da ciò che viene dall’ansia, dal giudizio, o da pressioni esterne.
Ti incoraggio quindi a cercare un supporto professionale: non per “definire chi sei” in modo rigido, ma per accompagnarti nel viaggio più importante che è quello verso una maggiore comprensione e accettazione di te stesso.
Un caro saluto,
Dott.ssa DI MAGGIO FEDERICA
Psicoterapeuta sistemico-relazionale
la tua condivisione è profonda, lucida e molto coraggiosa. Hai descritto con grande precisione e consapevolezza un'esperienza di disagio interiore che merita ascolto e rispetto.
Dalle tue parole emerge un vissuto segnato da isolamento sociale, forte introspezione e una costante ricerca di conferme rispetto alla tua identità sessuale. Il bisogno di "capire chi sei davvero" è accompagnato da un'attività mentale molto intensa e controllante, che rischia però di alimentare ansia e confusione, invece che portare chiarezza.
il circolo che descrivi – fatto di dubbi, rassicurazioni temporanee, nuovi dubbi, auto-monitoraggio – è molto simile a quello che in ambito clinico può rientrare nel Disturbo Ossessivo-Compulsivo a tema orientamento sessuale (talvolta chiamato anche HOCD). Si tratta di una condizione in cui non è l'orientamento in sé a essere patologico, ma il dubbio costante e tormentoso, vissuto con angoscia, che porta la persona a mettere continuamente in discussione la propria identità, fino a perdere ogni riferimento interno stabile.
Allo stesso tempo, è importante ricordare che l’identità sessuale è un processo evolutivo, non un’etichetta da definire una volta per tutte. La sessualità, così come l'affettività, può attraversare fasi, esplorazioni, cambiamenti – senza che questo debba spaventare o diventare motivo di colpa o diagnosi. Ogni persona ha un proprio percorso, e non esiste una “normalità” da raggiungere, ma una verità personale da scoprire e accogliere.
Il consumo di pornografia, specie in fasi di isolamento, può effettivamente influenzare temporaneamente l’immaginario erotico, ma non è di per sé indicativo dell’orientamento sessuale. L’orientamento si costruisce anche (e soprattutto) nell’incontro con l’altro, nell’esperienza concreta di relazioni affettive e non solo nell’immaginazione o nella risposta corporea a determinati stimoli.
Hai già fatto un passo importante: riconoscere che questi pensieri sono diventati intrusivi e fonte di malessere. Questo è un ottimo punto di partenza per un lavoro terapeutico. In un percorso psicoterapeutico sistemico-relazionale, potresti esplorare con più serenità la tua storia, i significati che hai attribuito alle tue esperienze, il contesto relazionale e familiare in cui sei cresciuto, e soprattutto imparare a distinguere ciò che viene da te da ciò che viene dall’ansia, dal giudizio, o da pressioni esterne.
Ti incoraggio quindi a cercare un supporto professionale: non per “definire chi sei” in modo rigido, ma per accompagnarti nel viaggio più importante che è quello verso una maggiore comprensione e accettazione di te stesso.
Un caro saluto,
Dott.ssa DI MAGGIO FEDERICA
Psicoterapeuta sistemico-relazionale
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