Salve ho 25 anni c'è una cosa strana che mi succede da molto, come mai quando leggo per più di 5 min

23 risposte
Salve ho 25 anni c'è una cosa strana che mi succede da molto, come mai quando leggo per più di 5 minuti un libro o sul cellulare o guardo un video mi si chiudono gli occhi e mi addormento anche quando mi sono appena svegliata o non ho per niente sonno, soprattutto quando devo studiare. Questa cosa mi ha condizionato per tutta la mia adolescenza , non sono mai riuscita a studiare ne ad andare all'università. Questa cosa mi ha rubato gli anni migliori in qui potevo andare all'università e specializzarmi senza problemi. O magari potrei ancora. Mi sento molto demoralizzata. Dovrei rivolgermi ad uno psicologo, o fare una visita neurologica? Se qualcuno potesse darmi una risposta in merito alle mie problematiche ve ne sarei molto grata.
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione ed il disagio espresso.
Ritengo inizialmente utile poter esporre la questione al medico curante per escludere eventuali cause organiche ed eventualmente procedere con qualche tipo di approfondimento diagnostico.
Per quanto concerne, invece, i vissuti di tristezza da lei espressi, ritengo fondamentale che lei intraprenda un percorso psicologico per indagare cause origini e fattori di mantenimento dei suoi sintomi e trovare strategie utili per fronteggiare le situazioni particolarmente problematiche onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Cordialmente, dott FDL

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Dott.ssa Georgia Silvi
Psicoterapeuta, Psicologo
Roma
Gentile utente, riguardo al problema del sonno durante la lettura, può esserle utile consultare il suo medico per escludere una possibile origine fisica. Esclusa l'origine fisica, dal punto di vista psicologico, potrebbero essere presenti processi inconsci che interferiscono con con la lettura e l'apprendimento più in generale. Questo potrà comprenderlo iniziando un percorso psicoterapeutico. Un cordiale saluto. Dott.ssa Georgia Silvi
Dott. Valeriano Fiori
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Roma
Salve, per sicurezza rivolgerei prima di tutto questa domanda al suo medico di fiducia per poi valutare l’ipotesi di intraprendere un percorso psicologico.
Buona giornata.
Dott. Fiori
Dott.ssa Alessia Battista
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Catanzaro
Gentile utente come sottolineato anche dai miei colleghi sarebbe importante effettuare una valutazione medica, quindi potrebbe parlarne con il suo medico di base per valutare insieme su quali tipi di accertamenti procedere e approfondire il funzionamento neuropsicologico!
Cordiali Saluti Dott..ssa Alessia Battista
Dott.ssa Anna Paolantonio
Psicologo, Psicoterapeuta, Posturologo
Roma
Salve. Concordo con i colleghi. Valuti col medico se è il caso di fare delle indagini cliniche.
Se volesse elaborare i vissuti emotivi causati da questa situazione, un percorso psicoterapeutico può aiutarla. Distinti saluti
Dott.ssa Arianna Sala
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Cernusco sul Naviglio
Buongiorno, come già suggerito dai colleghi viene da pensare che le cause potrebbero essere o di origine fisica, quindi una problematica che rende estremamente faticoso per lei leggere e studiare e che la porta quindi al sonno oppure psicologica, come se ci fosse un approccio ambivalente alla cosa: "vorrei tanto leggere, studiare,....ma la mia mente mette un freno, un impedimento così da non farmi accedere a quanto desidero". Nel caso in cui gli approfondimenti medico/clinici non dessero alcun riscontro le consiglio di intraprendere un percorso psicoterapico così da approfondire l'origine emotiva del suo disturbo.
Cordialmente a disposizione.
Dott.ssa Arianna Sala - Cernusco sul Naviglio (Mi)
Dott.ssa Annarita Troisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pescara
Buongiorno, come già detto dai miei colleghi un primo passo è parlare con il suo medico di base. Se vuole può anche prendere in considerazione la possibilità di un percorso psicoterapeutico. Saluti dott.ssa Troisi Annarita
Dott. Giorgio Antoniazzi
Psicologo, Psicoterapeuta
Bologna
Credo sia importante approfondire l'aspetto organico della questione, ad esempio con qualche approfondimento oftalmico piuttosto che neurologico, in base alle indicazioni di un medico. Allo stesso tempo reputo d'aiuto un percorso, seppur breve, per indagare eventuali risvolti psicosomatici della cosa o, a prescindere da ciò, per affiancarla in questo momento fisiologicamente di stress e preoccupazione.
Dott.ssa Iris Mattera
Psicologo, Psicoterapeuta
Roma
Cara scrittrice, mi dispiace del disagio che ha provato per così tanto tempo. Le suggerirei una visita specialistica neurologica. Il tipo di disfunzione che descrive potrebbe essere legata a processi di tipo neurologico. Nel caso non riscontrasse alcun problema le suggerirei di approfondire il discorso emotivo legato a tale disagio con uno psicoterapeuta ad orientamento dinamico. I miei migliori auguri. Iris Mattera- Psicoterapeuta
Dr. Ugo Ungaro
Psicologo, Psicoterapeuta
L'Aquila
Salve in situazioni come quella che descrive è una buona prassi escludere una componente organica che possa essere la causa dei comportamenti che descrive. Pertanto consulti il suo medico di fiducia ed eventualmente chieda una visita specialistica. Chieda se esiste nella sua zona una struttura specializzata. Contestualmente può esserle utile contattare uno psicoterapeuta per valutare gli aspetti psicologici legati a questa sua condizione che da quello che descrive le sta creando una situazione non semplice da diverso tempo. Un cordiale saluto
Dott.ssa Viola Barucci
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Firenze
Buongiorno, mi dispiace molto per il suo problema. Non deve essere semplice convivere con tale problematica. Io le consiglio di fare una visita neurologica ed escludere una causa organica. Può comunque rivolgersi ad uno psicoterapeuta per poter affrontare al meglio questa situazione.
Saluti
Dott.ssa Vittoriana Loporcaro
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Altamura
Sicuramente potrebbe essere utile fare un colloquio psicologico clinico per comprendere se è una problematica di natura psicologica oppure ha un'origine neurologica. Sarebbe sicuramente molto interessante da approfondire con terapia. Se avesse bisogno di un consulto o di approfondire la questione mi può contattare.

Dott.ssa Vittoriana Loporcaro
Dott.ssa Marianna Zanardi
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Bergamo
Salve, innanzitutto potrebbe rivolgersi al medico curante per una visita neurologica e escluso un disturbo del sonno, potrebbe consultare uno psicoterapeuta per affrontare un eventuale disagio psicologico. Noti che se fosse anche validato un disturbo del sonno un sostegno psicologico potrebbe comunque aiutarla a gestire meglio questa eventuale caratteristica per affrontare meglio lo studio. Cordiali saluti.
Dott.ssa Maria Teresa Miletta
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Salve. Come suggerito da altri colleghi le consiglio di rivolgersi al medico di base per valutare una visita neurologica ed escludere eventuali cause organiche.
Comprendo la frustrazione e il disagio e me me dispiaccio.
Escluse delle spiegazioni organiche, valuterei un percorso psicologico per comprendere l'origine emotiva del suo disturbo.
Dott. Gianluigi Teta
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Qualiano
Salve, sicuramente il primo passo da fare dovrebbe essere quello di escludere un qualsiasi tipo di patologia organica in modo da direzionare gli sforzi fisici e psichici nella giusta direzione, una volta fugati questi dubbi potrà pensare a se rivolgersi ad un professionista della salute psicologica o meno.
Buona giornata.
Dott.ssa Fabrizia Semeraro
Psicologo, Psicoterapeuta
Bologna
Buonasera, potrebbe esserle utile contattare il medico di base e iniziare ad escludere eventuali cause organiche con la prescrizione di esami specifici. In seguito poi potrebbe iniziare un percorso di terapia. Cordiali saluti
Dott. Andrea Brumana
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, ritengo che dietro ad ogni sintomo psicologo ci sia un significato che merita di essere ascoltato e compreso. Chiaramente escludere una qualsiasi patologia organica può essere utile, anche se ritengo che esplorare il senso di tale sintomo a livello psicologico possa aiutare a vedere il futuro in ottica diversa, con la prospettiva di diventare sempre più padroni della propria vita e delle proprie scelte. Non si può agire sul passato e su come le difficoltà possano averci limitato. Tuttavia possiamo comprenderne l'insegnamento così da avere la possibilità di vivere pienamente il presente e con più fiducia il futuro.
Cordiali saluti,

Andrea Brumana
Dott. Diego Emmanuel Cordoba
Psicologo, Psicologo clinico
Bergamo
In ambito psicologico sistemico relazionale, potresti esplorare questa situazione alla luce della tua storia personale e delle dinamiche relazionali che potrebbero influenzare il tuo problema. Potresti aver sviluppato questa tendenza al sonno come meccanismo di difesa o come modo per evitare situazioni stressanti legate al dover studiare o affrontare determinati compiti. Rivolgersi ad uno psicologo potrebbe aiutarti a comprendere meglio le radici di questa difficoltà e a trovare strategie per affrontarla in modo più efficace.
Una visita neurologica potrebbe essere utile per escludere eventuali cause fisiologiche del tuo problema, ma è importante considerare anche il lato psicologico e relazionale della questione. Integrare entrambe le prospettive potrebbe fornirti una visione più completa e aiutarti a individuare le migliori strategie per affrontare il tuo problema. Se ti senti demoralizzata e hai la sensazione che questa situazione ti abbia condizionato negativamente, potrebbe essere utile cercare supporto da parte di uno specialista per affrontare queste difficoltà e trovare soluzioni più adatte alle tue esigenze. Rimango a tua disposizione per un eventuale colloquio di consultazione.
Dott. Cordoba
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Dott.ssa Debora Versari
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
Forlì
Buongiorno provi a contattare il suo medico di famiglia. Dr.ssa Versari Debora.
Buongiorno, esclusa la possibilità di una qualche patologia fisiologica per la quale suggerisco di fare riferimento al medico di base, il consiglio potrebbe essere quello di indagare da un punto di vista psicologico la questione. Con un percorso analitico potrebbe approfondire e comprendere quello che per lei è il problema, trovare un nuovo senso e soluzione a ciò che la fa soffrire.
Dott.ssa Ilenia Colasuonno
Psicologo, Psicologo clinico
Cerveteri
Ciao, capisco quanto possa essere frustrante e demoralizzante affrontare questa situazione. Quello che descrivi sembra un problema che influisce notevolmente sulla tua vita quotidiana e sulle tue opportunità, quindi è assolutamente comprensibile che ti stia creando disagio.

Ci sono diverse ragioni per cui potresti sperimentare questo tipo di stanchezza improvvisa mentre leggi o guardi contenuti. Potrebbe esserci un aspetto fisico, psicologico o entrambi coinvolti.

Una causa fisica potrebbe essere legata alla vista. La visione prolungata, soprattutto su dispositivi elettronici, può causare affaticamento o sonnolenza, soprattutto se hai bisogno di occhiali ma non li indossi o se hai difficoltà con la messa a fuoco. Altre possibili cause fisiche potrebbero essere legate a disturbi del sonno: se non dormi a sufficienza, anche se non sembri stanco, il corpo potrebbe rispondere con sonnolenza improvvisa durante attività come leggere o guardare video. Anche carenze nutrizionali come quelle di ferro o vitamina D potrebbero essere alla base di questa stanchezza. Infine, in casi più rari, potrebbero esserci cause neurologiche che influenzano il modo in cui il cervello gestisce l'attenzione o la concentrazione.

Dal punto di vista psicologico, l'ansia o lo stress possono anche essere un fattore. Se ti senti sotto pressione per lo studio o altri impegni, il corpo potrebbe reagire con affaticamento. Questo potrebbe anche essere legato alla procrastinazione: quando non siamo motivati a fare qualcosa, il corpo può "evitare" il compito con una reazione fisica, come la sonnolenza improvvisa. In alcuni casi, la depressione potrebbe anche causare una continua sensazione di stanchezza e difficoltà a concentrarsi.

Per capire meglio la causa del tuo problema, ti consiglierei di consultare un medico per una visita fisica. Potrebbe essere utile fare degli esami del sangue per verificare se ci sono carenze nutrizionali o problemi fisici sottostanti. Se tutto risulta normale dal punto di vista fisico, un incontro con uno psicologo potrebbe essere utile per esplorare aspetti legati allo stress, all'ansia o alla procrastinazione, che potrebbero contribuire a questa stanchezza improvvisa.

Inoltre, parlare con un neurologo può essere una buona idea se il medico ritiene che ci sia la possibilità che il problema sia legato a qualche condizione neurologica.

Non sei sola in questo e il fatto che stai cercando una soluzione è già un passo importante. Se ti senti demoralizzata, sappi che anche se non sei riuscita a studiare o ad andare all'università in passato, non è mai troppo tardi per intraprendere quel percorso. Ogni passo che fai verso la comprensione del problema è un passo verso il miglioramento.
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
La ringrazio per aver condiviso con così tanta sincerità una difficoltà che, da come scrive, l’ha accompagnata per molti anni e ha avuto un impatto significativo sulla sua vita. È evidente quanto questa situazione la faccia sentire demoralizzata e delusa, e quanto senta il peso di un tempo che sembra essere andato perso. Voglio però partire da un punto molto importante: il fatto che lei stia cercando una risposta, che stia ancora ponendosi domande su di sé e sulle sue possibilità, è un segnale forte. Significa che non si è arresa. E questo, in sé, è un punto di forza da riconoscere. Il sintomo che descrive, cioè la sonnolenza che si manifesta rapidamente quando inizia a leggere o guardare contenuti, in particolare legati allo studio, è qualcosa che merita attenzione, ma anche una lettura attenta e multidimensionale. Da un punto di vista cognitivo-comportamentale, è possibile ipotizzare che negli anni si sia creata un’associazione tra lo studio o l’impegno mentale e una risposta di tipo evitante. Il suo cervello, in modo del tutto inconsapevole, potrebbe aver imparato a leggere l’attività di concentrazione come un’esperienza faticosa, frustrante, o legata a emozioni difficili, come l’ansia da prestazione o la paura di fallire. Di fronte a questo, il corpo risponde con quella che può sembrare semplice sonnolenza, ma che in realtà può essere una modalità con cui cerca di sottrarsi da una situazione percepita come “troppo”. Non è raro, infatti, che persone molto sensibili e autocritiche si trovino, anche da giovanissime, intrappolate in un circolo in cui più tentano di concentrarsi, più il corpo risponde con un “blocco”. Questo meccanismo può diventare talmente automatico da presentarsi anche in situazioni in cui, in teoria, non c’è stanchezza reale. Nel tempo, però, può essere vissuto come una vera e propria condanna, accompagnata da pensieri dolorosi come “non sono capace”, “sono diversa dagli altri”, “mi sono rovinata la vita”, alimentando un senso di impotenza che rende tutto più difficile. È molto comprensibile che, dopo anni vissuti in questo modo, lei senta di aver perso delle opportunità. Ma la sua età è ancora piena di possibilità. Spesso, proprio chi ha dovuto affrontare ostacoli significativi, quando riesce a comprendere meglio i propri meccanismi e ad affrontarli con gli strumenti giusti, sviluppa una forza interiore e una motivazione molto più solide rispetto a chi non ha mai incontrato difficoltà. Dal punto di vista pratico, credo sia assolutamente utile valutare entrambi i percorsi che lei cita. Una visita neurologica può aiutare ad escludere eventuali cause organiche, come disturbi del sonno o alterazioni dell’attenzione, che è sempre bene considerare. In parallelo, però, intraprendere un percorso psicoterapeutico cognitivo-comportamentale può offrirle uno spazio in cui esplorare a fondo questo sintomo, comprendere i pensieri e le emozioni che lo accompagnano, e lavorare gradualmente su nuove modalità di approccio allo studio e all’impegno personale. In terapia, si possono utilizzare strategie concrete per migliorare la gestione dell’attenzione, aumentare la tolleranza alla frustrazione, e spezzare i legami disfunzionali che si sono creati con certe attività. Inoltre, si può lavorare sul senso di fallimento, sull’autostima, e sulla possibilità di costruire un progetto personale che tenga conto dei suoi tempi, delle sue caratteristiche, ma anche delle sue aspirazioni. Le è stato chiesto molto in passato, e forse troppo in fretta. Ma può essere lei, ora, a decidere con quali strumenti affrontare ciò che viene. Non per recuperare un passato, ma per iniziare a costruire un presente e un futuro più autentico, sostenibile, e più gentile con sé stessa. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Ciao, capisco bene la frustrazione: sentirsi sopraffatti dalla stanchezza o dal sonno mentre si cerca di leggere o studiare può diventare un ostacolo importante, soprattutto se questa difficoltà si ripete da anni e ha limitato il tuo percorso formativo. Oltre a possibili cause neurologiche o psicologiche, nel tuo caso sarebbe utile considerare anche l'eventualità di un Disturbo Specifico dell'Apprendimento ( DSA), poterebbe trattarsi di una dislessia non diagnosticata in età scolare. Quando leggere richiede un grande sforzo cognitivo, il cervello si affatica molto rapidamente e questo può tradursi in sintomi di sonnolenza , calo di attenzione e demotivazione . Non si tratta quindi di pigrizia o mancanza di volontà , ma di una modalità di funzionamento cognitivo diversa che richiede strategie specifiche. Ti consiglio di rivolgerti ad un professionista specializzato in DSA e consultare il medico di base o un neurologo per escludere cause organiche. Cordialmente Filippa Brusca, Psicologo, Pedagogista specializzato in DSA.

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