Salve dottori, da circa 3 mesi sono in un percorso di psicoterapia assieme ad una psichiatra (come s

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Salve dottori, da circa 3 mesi sono in un percorso di psicoterapia assieme ad una psichiatra (come sapete in italia è concesso che uno psichiatra operi anche come psicoterapeuta) che mi sta aiutando in un percorso di guarigione da molte cose. Ho passato mesi e mesi chiuso in casa depresso e ansioso, ma non mi curavo così da qualche mese sono in terapia sia farmacologica (con litio e setralina) ma anche appunto con questa specialista. Il motivo per la quale vi scrivo dottori è che nutro un po’ di dubbi a riguardo il mio percorso di terapia. Da ormai 7 anni soffro di un doc abbastanza raro , chiamato “hypeawarness-sensomonitor” , praticamente mi concerto sulla zona della fronte anche per diversi minuti al giorno. Ed è proprio questo il motivo anche principale che mi ha spinto ad iniziare la terapia. Dopo varie sedute ho riportato fuori l’argomento del doc , e lei mi ha risposto di spiegarglielo meglio in modo da potermi consigliare un tipo di cognitivo comportamentale da seguire per il mio doc. Quando le ho spiegato cosa sento e percepisco, mi ha risposto che non sapeva cosa consigliarmi, e che la cognitivo comportamentale la stavo già in qualche modo facendo andando in palestra e facendo delle cose perché lo volevo io, e non perché me lo chiedeva il doc. Sono però arrivato ad un punto in cui se da una parte mi sento compreso, dall’altra mi sento come se però non capisse quello che provo e l’altrettanta sofferenza. Alla prima sedute mi disse che il mio è un percorso lungo perché ho dei traumi dal bullismo subito ben incastrati e che hanno dato vita a conseguenti disturbi mentali. Una parte di me molto forte sta valutando di cambiare terapeuta ma non riesco a trovare nessuno che pratichi emdr o che sia esperto in doc , perché il mio tipo di doc non è comunissimo e spesso noto che alcuni Specialisti non lo conoscono. Vorrei solo superare i miei traumi, il litio (che prendo per il mio disturbo di depressione maggiore) fa sicuramente il suo lavoro ma come ben sapete, i farmaci tappano, non curano alla radice. Io mi fido della mia terapeuta ma so anche che come nella vita ci dev’essere un incastro. Io sento che mi capisce sicuramente su alcuni aspetti, però sento di non essere capito su altri. Sto meditando inoltre molto e sto lavorando tanto per stare bene però mi sembra di essere in un sentiero non giusto per me. Vorrei trovare qualcuno veramente specializzato nel mio tipo di doc e su come guarire. Io da parte mia sto facendo tanto lavoro e sono molto motivato a guarire.
Salve! Leggendo il suo racconto si sente le sofferenze e le limitazioni che questo disagio gli provoca.
Sul suo percorso ci sono diverse domande che mi porrei: mi fido della mia terapeuta per aprirmi e raccontare tutto? mi sento libero di essere me stesso quando sono in seduta?, perché a volte se non abbiamo fiducia nel altro non riusciamo ad condividere a pieno la nostra sofferenza, la passiamo raccontare distaccati senza mettere in campo le emozioni che ci sono dentro. La fiducia è un elemento importante per aprirsi e lasciarsi andare, non si conquista facilmente e tre mesi forse sono pochi, ma si sente che questa manca, l'idea di cambiare terapeuta sarebbe una buona decisione, e vero anche però, che guarire può essere un'illusione, forse non si guarisce ma si può convivere, essere consapevole e non essere sempre in lotta con queste parti.
Potrebbe prendere in considerazione fare un percorso psico-corporeo, è un po' diverso alle proposte che l'hanno fatto ma forse la aiuterebbe ad avere una nuova consapevolezza.
Un abbraccio.
Dott.ssa M Eugenia Michel


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Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buonasera, è una situazione piuttosto complessa a cui non è possibile secondo me rispondere tramite una chat. Le suggerisco di provare a chiedere un consulto per approfondire la problematica da lei descritta. Rimango a disposizione. Un caro saluto
Gentile utente, mi permetto di dirle che non è necessario essere esperti nel sintomo specifico che il paziente sviluppa per lavorare bene su quel disturbo, in senso più ampio. Quindi la sua preoccupazione di cercare uno specialista che sia esperto nella sua particolare espressione di disagio è forse l’ennesima preoccupazione di non controllare abbastanza bene la situazione.
Cerchi di parlare con la sua terapeuta del suo bisogno di essere compreso, Infatti, è molto importante che lei possa esprimere, all’interno della relazione, questa necessità, per analizzare se è un bisogno di empatia, di fusione o il timore che sfugga qualcosa all’altro, quindi ancora il bisogno di controllo.
Perché una psicoterapia funzioni lo psicoterapeuta non deve essere perfetto, ma “sufficientemente bravo”. Parli con la sua terapeuta dei suoi sentimenti e decidete insieme cosa fare.
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti.
Cordiali saluti
Dottoressa Lorena Menoncello
Buonasera, non è necessario avere una specializzazione o una tecnica particolare per ogni disturbo esistente. Non confonda i sintomi con le radici delle difficoltà, queste ultime vanno indagate, trattate e "riparate" soprattutto all'interno della relazione con il terapeuta. Non conosco la sua storia personale, ma non escluderei che dietro al timore di non essere del tutto compreso possa esserci qualche paura di origine più profonda. In ogni caso, anche se avesse deciso di cambiare professionista è giusto parlarne con chi la segue per valutare quanto scritto precedentemente e poi prendere una decisione in merito. Può essere lo psichiatra stesso a fornirle un invio idoneo in base alla conoscenza che ha di lei.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Buongiorno,

alla base della guarigione vi è l' alleanza terapeutica che viene a crearsi tra paziente e specialista. Gli approcci alla terapia hanno un ruolo marginale. La invito a condividere i suoi dubbi col suo terapista, potrebbero essere un valido spunto di riflessione da cui ripartire.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Gentile Amico,
ha ragione: per il DOC esistono protocolli cognitivo-comportamentali specifici con una efficacia evidence based: non si tratta soltanto di "andare in palestra".
Esistono centri e terapeuti in grado di aiutarla in questo. Potrà trovarli facilmente :)

con i migliori auguri,
dr. Ventura
Buongiorno gentile utente, mi sembra di aver già letto la sua domanda in un altro portale e questo mi porta a pensare a quanto si senta oggi in difficoltà ad affrontare il suo dolore e la sofferenza che anche la sintomatologia Doc porta. Tre mesi di terapia non sono molti e sembra che il percorso che sta facendo con la sua attuale terapeuta abbia portato dei benefici; le difficoltà che sente e che ha condiviso qui possono essere condivise anche con lei (...) eventualmente per un invio che lei stessa potrebbe proporle e/o ad una co-terapia con un altro collega psicoterapeuta. L'aspetto motivazionale è importante così come la fiducia nella relazione terapeutica. Un caro saluto. Maria dr. Zaupa
Gentilissimo utente,
grazie per essersi aperto qui ed averci spiegato ciò che la fa soffire. La sua preoccupazione è tangibile, tuttavia il suo scritto mi ha lasciato qualche dubbio. In particolare mi ha incuriosita come ha dato un nome molto specifico al suo DOC, di cui è stato lei stesso a far presente alla sua terapeuta, quindi azzardo nel dire che non è una diagnosi stabilita dalla professionista. Ha anche detto di non aver trovato nessuno fino ad ora esperto in questo tipo di diagnosi, quindi mi permetto di chiederle....chi glielo ha diagnosticato? Perchè immagino che colui che è stato in gradi di fare una diagnosi così mirata possa anche avere la giusta predisposizione ad occuparsi di tale problema. Se invece dovesse aver trovato delle info a riguardo su internet, le dico che è probabile che per conoscere bene il suo problema e quindi fare una diagnosi accurata per poi stabilie un percorso ci sia bisogno di più tempo, di competenze legate a professionisti che abbiano la possibilità di vederla e seguirla passo passo e che con lei abbiano l'opportunità di approfondire certe dinamiche ed esplorare ogni suo vissuto. E' solo questo che porta ad una diagnosi accurata, di cui poi alla fine non importa nemmeno tanto il nome, quanto l'impegno messo da ambe due le parti nella ricerca del suo benessere. Le dico questo non per screditare la sua conoscenza del problema, tutt'altro....ma per incentivarla a dare più fiducia alla sua psichiatra, ed a se stesso, nella costruzione in primis di una relazione terapetica funzionale, che porti benefici e ad un percorso strutturato AD HOC SU DI LEI, e non su una mera diagnosi.
Intanto, le auguro un buon cammino e spero in una risoluzione della sua sofferenza.
Dr.ssa Noemi carrieri - Firenze
Buongiorno, sta già facendo quello che ritiene opportuno fare, e quello che i medici che frequenta le indicano.
Se non ha i risultati sperati, provi a cambiare approccio, magari interiore?
Se crede, mi contatti pure per ulteriori spiegazioni.
Cordiali saluti.
Dr Elena Santomartino
Buonasera, constato che è in uno stato di sofferenza e che si sente incompreso. Le sue preoccupazioni potrebbero essere delle resistenze rispetto ai possibili cambiamenti a cui sta per affacciarsi come potrebbero esserci dei suoi tentativi di controllo. A prescindere dalle dinamiche in corso, non valutabili in chat ma solo dal vivo, considero tre mesi come un tempo esiguo per considerare una terapia come efficace o meno. Di sicuro è fondamentale che ci sia fiducia nello psicoterapeuta, nella terapia ed una buona alleanza terapeutica. La invito dunque a parlarne con lo specialista che la segue, fermo restando che è liberissimo di rivolgersi altrove se non soddisfatto. Resto a disposizione se lo ritiene. Cordiali saluti. Dott.ssa Claudia De Giuli
Leggendo il suo post posso dirle quanto sia importante e necessaria una buona relazione terapeutica per la costruzione di un percorso. Creare una relazione di fiducia e alleanza richiede tempo, motivazione e desiderio. Il transfert e il contrtransfert sono strumenti essenziale per la riuscita di un percorso. Si dia il tempo per costruire, si affidi al suo terapeuta e valuti con il tempo i suoi progressi. Spesso la sensazione di non essere capiti richiama delle ferite personali della propria storia che non sono state sufficientemente analizzate. Parli con il terapeuta dei suoi timori. La terapia EMDR è uno strumento ulteriore da poter utilizzare nel proprio percorso ma, a mio parere, deve essere necessaria una buona relazione con il terapeuta per praticarla. Il mio orientamento è la psicoanalisi e pratico TERAPIA EMDR. Resto a disposizione se lo ritiene.
Lascio i miei saluti. Dott.ssa Maria Laura Giampaglia
Buongiorno! Sembra sia impegnato su più fronti per trovare sollievo ad una condizione molto dolorosa. Le Sue poche righe mi hanno colpito, davvero. È come se, per un verso, cercasse competenza, tecnica, professionalità. Per l'altro, invece, è come se mancasse una "vera e genuina" esperienza di riconoscimento (la relazione con la terapeuta). Certo, se lo desidera, potrà cambiare, ma non perda questa occasione e condivida con la collega ciò che prova. "Il disturbo non comunissimo", forse, chiede un'esperienza di unicità, di riconoscimento/rispecchiamento che in passato ha trovato qualche ostacolo. I vissuti (anche quelli più dolorosi), le emozioni (positive e negative), le turbolenze chiedono diritto di cittadinanza, hanno bisogno di essere FINALMENTE ascoltate e comprese. Mi pare che è ciò che Lei stia chiedendo disperatamente. Buon lavoro
Gentile utente, anche se si tratta di una forma rara, il funzionamento mentale alla base del DOC non cambia, quindi la terapia con evidenza scientifica più indicata è quella cognitivo comportamentale, che è riduttivo spiegare come fare attività tipo palestra e simili. Si possono apprendere tecniche come lo stop del pensiero, la prevenzione della risposta e la defusione estremamente utili e talvolta risolutive. Resto a disposizione per chiarimenti e la saluto cordialmente. Dr.ssa Sara Mammano Rosaria
Salve, se non si sente pienamente compreso dalla sua terapeuta, occorre che sia sincero. Non sempre si instaura un'alleanza terapeutica che ci permette di progredire e , in ambito psicologico, un'intesa profonda è essenziale per affrontare le difficoltà del trattamento. Parli con la sua dottoressa ed, eventualmente, cambi approccio terapeutico perché nessuno ha la chiave per sapere ciò che è più giusto per lei.
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