Salve, da quando sono nata il rapporto con mia madre non è mai stato dei migliori, con gli anni è an

23 risposte
Salve, da quando sono nata il rapporto con mia madre non è mai stato dei migliori, con gli anni è andato sempre peggiorando.
Dopo un periodo difficile affrontato da mia sorella e dopo tante sedute dallo psicologo, si evince in mia madre il disturbo narcisistico maligno.
Per quanto una diagnosi di un disturbo, in un certo senso, mi dà pace poiché comprendo che tutto quel non amore è giustificato in qualche modo, le ferite in me nate da quel comportamento sono tante e non so se riuscirò mai ad affrontarle. Ho paura di diventare come lei, di essere cattiva con le persone che dovrei amare e proteggere.
Mi sono sentita un'estranea, non una figlia. Un'estranea che, quando ne aveva occasione, pugnalava alle spalle. Una madre che sparla dei propri figli, priva loro della libertà, della felicità, li mette in un angolo perché ora non più utili, è una madre?
Ho paura di non riuscire più a comprendere quale sia il vero amore, quello puro e sano perché, da quando ne ho ricordo, ciò che ho ricevuto è sempre stato un amore malato, malsano.
Mia madre disprezza il mio aver continuato gli studi, voleva io lavorassi così da poter mantenere lei e mio padre che, tutto è stato, tranne che un padre.
Non sono una figlia, sono una schiava utile al mantenimento e alle pulizie in casa.
Ma ogni giorno mi sento sprofondare nel baratro più profondo perché non ho la felicità, la spensieratezza che dovrei avere a 20 anni in me non c'è e non so se ci sarà mai. Perché non sono mai stata una farfalla libera di volare spensierata, ma sempre un macigno difficile da spostare.
Non so se serva effettivamente a qualcosa scrivere queste parole, forse cerco solo una consolazione, un qualcuno che mi dica che non diventerò come lei o come mio padre. Incapace di dare amore, ma solo insulti ed offese.
Sembra sempre si tenda a sminuire questa problematica, ma il narcisismo fa male soprattutto se lo vivi tramite una persona che dovrebbe amarti incondizionatamente. Potreste darmi un vostro parere su come potrei affrontare la mia situazione?
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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Dott. Gianpaolo Bocci
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Latina
Buongiorno,
"non sono mai stata una farfalla libera di volare spensierata, ma sempre un macigno difficile da spostare".
Mi ha colpito molto questa metafora che ha usato per descriversi.
Le posso assicurare che non c'è una trasmissione ereditaria del disturbo narcisistico. Se sua madre ha questa diagnosi, non per forza lei sarà così. Le ferite che ci portiamo dall'infanzia possono rimarginarsi e delle timide ali possono spuntare anche su un macigno. Le consiglio di iniziare un percorso psicologico che possa iniziare a farle intravvedere questa possibile nuova metafora della sua vita.

Gianpaolo Bocci
Dott.ssa Camilla Ballerini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, la ringrazio per aver utilizzato questo portale per porre la sua questione.
Il disagio che sta vivendo merita di approfondimento. Non è possibile dare risposte generiche, ma la tranquillizzo, nulla è determinato una volta per tutte. Una volta consapevoli di ciò che non ci piace tenderemo a correggerci se mai dovessimo riconoscere di agire con le modalità che ci hanno ferito. Quello che le posso suggerire è di fare una scelta su di sé, cioè prendersi cura di ciò che le accade. La direzione l'ha già intravista, ovvero quello di farsi accompagnare in questo momento difficile da uno psicologo/a.
Un buon percorso di psicoterapia in genere migliora la condizione di disagio che ci ha descritto e permette di valutare come proseguire per rimettere in moto la propria esistenza in una direzione più soddisfacente.
Se ha necessità di approfondimento non esiti a contattarmi o scrivermi.
Qualora decidesse di fare un percorso psicologico le sedute possono avvenire anche online.
Un saluto
Dott.ssa Camilla Ballerini
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Dott.ssa Federica Carbone
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Buonasera, è importante che si prenda uno spazio tutto suo dove poter elaborare i sentimenti contrastanti che prova verso i suoi genitori, sua madre in particolare, la rabbia ma anche la paura. Solo così potrà finalmente essere libera e concentrarsi su di sé e sulla sua vita.
Dott.ssa Federica Curci
Psicologo clinico, Psicologo
Torino
Buon pomeriggio. Mi dispiace molto per quello che sta passando e per come si sente. Penso sia fondamentale ritagliarsi uno spazio tutto suo in cui portare questo malessere e affrontare questa tematica in sicurezza.
Un percorso potrebbe darle la sicurezza e la libertà che sta cercando. Resto a disposizione, Federica Curci
Dott.ssa Sonia Cannavò
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Torino
Salve, quello che le posso dire è che è possibile scrivere un finale diverso alla sua storia, nulla è definitivo e scolpito nella pietra. Non tutti hanno la fortuna di ricevere la giusta dose di riconoscimento e amore nei rapporti di cura primari, nonostante ciò, è comunque possibile imparare a instaurare relazioni maggiormente funzionali, partendo però da noi stessi, imparando a volerci bene. Le consiglierei di intraprendere un percorso psicoterapeutico in modo che possa con il tempo raggiungere un maggior livello di benessere, serenità personale e poter così spiccare il volo. Resto a disposizione, un caro saluto.
Dott.ssa Alessia D'Angelo
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Milano
Salve, le parole che lei usa per descrivere la sua situazione mi hanno molto colpito. La sua consapevolezza rispetto al modello genitoriale che ha ricevuto sono un ottimo punto di partenza per capire che tipo di adulto vorrebbe essere lei. Mi sento di rimandarle il fatto che non esiste una trasmissione ereditaria del Narcisismo; e che per quanto crescere in un ambiente come quello in cui è cresciuta lei non definisce per forza che si metteranno in atto gli stessi schemi. Poichè non vive in un vuoti cosmico ma al di fuori della sua famiglia c'è un mondo di relazioni che possono essere coltivate e da cui si può apprendere un nuovo modo di stare in relazione con l'altro.
rimango a sua disposizione
Dott.ssa Alessia D'Angelo
Dr. Davide Barone
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Gentile utente Lei scrive: "Non so se serva effettivamente a qualcosa scrivere queste parole, forse cerco solo una consolazione, un qualcuno che mi dica che non diventerò come lei o come mio padre", esprimendo da un lato frustrazione e senso di impotenza dall'altro il bisogno di essere consolata e rassicurata. Il suo mi appare come una sorta di messaggio nella bottiglia lanciato nel mare di internet indirizzato noi psicologi, e dentro forse c'è la richiesta compensativa dell'amore genitoriale che le è mancato, il desiderio di fidarsi e di potersi affidare. Certo il lavoro sul transfert può essere importante, ma il compito di uno psicologo o psicoterapeuta non è di consolarla ne di fornirle risposte rassicuranti, piuttosto è quello di aiutarla a dare un senso alla sua esperienza, facilitare l'esplorazione di punti di vista alternativi per ampliare la possibilità di scelta e di decisione. Aiutarla a entrare in contatto ed esprimere in uno spazio protetto il dolore, la rabbia, la paura, i conflitti emotivi, per consentirle di alleggerire il macigno spesso rappresentato da processi difensivi troppo rigidi e limitanti; recuperare la possibilità di un sentire ed agire vitale; trasformare le ferite in punti di forza, le cicatrici in consapevolezza.
Cordiali saluti
Dott.ssa Francesca Colomo
Psicologo, Psicologo clinico
Cagliari
Gentilissima, mi spiace per il dolore che riferisce.
Concordo su quanto scritto da@ collegh@, le rimando inoltre, che le consapevolezze circa ciò che vorrebbe evitare possono rappresentare la base da cui partire in un percorso verso la serenità che cerca.
Ci tenga aggiornati se le fa piacere.
Cordiali saluti
Dott.ssa Franca Vocaturi
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Torino
Buongiorno,
potrebbe provare a prendersi uno spazio tutto per sè, in una stanza di terapia. Lì potrebbe trovare una persona con cui sperimentare una relazione diversa. Non sarebbe affatto facile, perchè anche se la fa soffrire molto quello è il suo modello di relazione. Ha ragione, un genitore con quella problematica può infliggere grandi sofferenze e senza vederlo tradisce il suo mandato di cura a causa delle sue ferite nascoste. Credo però che lei abbia la possibilità di scrivere una storia altra, a partire dalla consapevolezza.
Le auguro il meglio e resto a sua disposizione
Dott.ssa Franca Vocaturi
Dott.ssa Anna Paolantonio
Psicologo, Psicoterapeuta, Posturologo
Roma
Salve. Il suo vissuto, condizionato da relazioni con figure genitoriali narcisistiche e anaffettive, non le ha impedito di scrivere e chiedere aiuto. Già questo, le fa comprendere che non è come loro, che in lei è presente un pó di amore per se stessa. Continui su questa strada, si conceda la possibilità di intraprendere un percorso psicoterapeutico per affrontare le ferite causate da questi rapporti, comprendere, esprimere ed elaborare le emozioni collegate ad esse, per potersi aprire all'amore verso se stessa e gli altri. Nella mia esperienza, affrontando le proprie fragilità, provando tenerezza per esse, si va a stimolare la fiducia in sé che permette di svincolarsi dai condizionamenti subiti e che può dare spazio alle emozioni e ai sentimenti. Distinti saluti
Dott.ssa Alessandra Matta
Psicologo, Psicologo clinico
Cagliari
Cara, quanta sofferenza in queste righe... Voglio iniziare con il rassicurarti che non ci sono evidenze di una trasmissione genetica del disturbo da genitore a figlio. Quello che i genitori ci trasmettono, nel momento in cui con l'esempio ce lo insegnano, è lo stile relazionale! Ma la buona notizia è che non è un tratto inciso sulla pietra o sul tuo DNA, ma un qualcosa su cui puoi lavorare, accompagnata da qualcuno che ti guiderà lungo il percorso e ti permetterà di sperimentare nuovi modi di stare in relazione con l'altro e di imparare, se dovesse servirti!
Inoltre vorrei chiederti... se pensi alla tua mamma, lei si metterebbe il problema che ti stai mettendo tu? Penserebbe con paura di poter essere come è lei, di essere capace di non amare? Ecco, già il fatto che tu ti ponga questi interrogativi, che te ne preoccupi ci mostra che non sei come lei, sei diversa ;)
Mi ha colpito tanto l'immagine di questa farfalla piccola e operosa come una formichina che non può volare, ma sai ora che stai diventando grande puoi lasciare metaforicamente il nido e decidere di volare ed esplorare! Partendo proprio da te, da quello che c'è dentro di te di bello e di speciale, così come la fatica, il dolore, le paure che ti porti dietro da tanto tempo.
Dott. Tiziano Salciccia
Psicoterapeuta, Psicologo
Roma
Buongiorno, lo scenario che descrive è molto vivido e ben delineato, questo sottintende che ci siano stati da parte sua un approfondimento e un interesse rispetto alle dinamiche ed ai comportamenti visti e vissuti all'interno della sua famiglia di origine. Da quel che scrive, la sua preoccupazione sembra essere quella di non riuscire a creare dei rapporti interpersonali intimi e duraturi, così come ha visto negli anni sua madre fallire in questo campo, a causa dei suoi modi freddi e "maligni".
Anche se non posso darle la certezza che tutto si risolverà per il meglio nei prossimi mesi o anni, posso dirle che sono proprio la sua preoccupazione e il suo accoramento per l'argomento che possono fare la differenza per discostarsi completamente dal modello relazionale proposto dai suoi genitori: ponendosi le giuste domande, come già sta facendo, e con il sostegno professionale adeguato è possibile scegliere una modalità diversa da quella proposta dalla sua famiglia, costruendo così un modello per interagire e rapportarsi agli altri che sia personale ed adeguato alle sue necessità attuali. Un saluto, Tiziano Salciccia
Dott.ssa Valentina Di Fonzo
Psicologo, Psicologo clinico
L'Aquila
Io credo che sia utile avvicinarsi a ciò che LEI è a prescindere dai suoi genitori. Ciò che è fuori di noi non è in nostro potere e molto spesso possiamo solo accettarlo e lasciarlo andare. Però, la bella notizia è che possiamo agire su noi e su ciò che ancora deve avvenire nella nostra vita. Possiamo decidere come "portarci in giro per il mondo" con che valori e sentimenti.
Rimango a disposizione anche online.
La saluto
Dtt.ssa Valentina Di Fonzo
Dott.ssa Giovanna Volpe
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Comprendo la sua sofferenza e la sua sensazione di non avere vie di uscita, di essere destinata a non comprendere l'amore, non avendolo mai ricevuto.
Non possiamo cambiare i nostri genitori, ma possiamo fare un lavoro su di noi per riappacificarci con quello che abbiamo vissuto.
Questo sarebbe un primo passo.
Lei ha paura di assomigliare a loro, ma non potrà mai essere così, perché nel suo percorso di vita ha avuto esperienze diverse, ha una consapevolezza diversa. E questo potrà aiutarla.
Le consiglio di rivolgersi ad un professionista per non affrontare questo percorso da sola
Resto a disposizione, dott.ssa Giovanna Volpe
Dott.ssa Laura Castellino
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Torino
Salve, dal suo racconto emergono delle consapevolezze rispetto al suo vissuto che già di per sé aprono alla possibilità che le cose possano andare diversamente per Lei. Le auguro di continuare a coltivare ciò che la fa stare bene e a porsi dubbi sui suoi automatismi in maniera costruttiva, consapevole che la sua vita appartiene in primo luogo a Lei. Non è un percorso semplice e le consiglio di affrontarlo con un professionista che le possa permettere di guardarsi in uno spazio privo di giudizio. Questo le darebbe l'opportunità di dare espressione alle parti più scomode di sè, potersi accettare e trovare la sua personalissima strada. Un saluto, dott.ssa Laura Castellino
Dott.ssa Ludovica Autelitano
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Reggio Calabria
Grazie per la condivisione, è vero: condividere fa la differenza. Immagino che condividere un timore non sia così facile in un contesto nel quale non ci si sente accolti e contenuti. Sicuramente non sarà stato facile cercare di affrancarsi dalle domande fisiologiche che in questa situazione sembrerebbero essersi presentate insistemente a bussare alla sua porta. Ebbene, è vero che la nostra storia ci accompagna per la vita ma un buon lavoro con l'aiuto di un professionista ci permette di rileggerla e ridefinirla. Nessun destino è ineluttabile per quanto alcuni percorsi siano ardui e tortuosi possono portare ad una consapevolezza diversa e quindi a fare scelte diverse. Rimango disponibile per una consulenza anche online. Dott.ssa Ludovica Autelitano
Dott. Marco Squarcini
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Buongiorno, percepisco il suo dolore e la sofferenza, sono colpito dalla profondità delle sue parole. Sento che per lei il rapporto con sua madre e in generale con la sua famiglia in questo momento non potrà mai essere quel luogo caldo e sicuro dove poter sentirsi accolta. Tuttavia mi sembra di capire che lei stia facendosi le domande giuste e sviluppando determinate consapevolezze che rappresentano sicuramente un'ottima risorsa per riuscire a separarsi e differenziarsi da ciò che teme. Lei parla di fato, di qualcosa di determinato al quale sente di non poter resistere, ma questo piccolo messaggio che ha inviato è già un modo per resistergli, per cercare nuove traiettorie. Le consiglio di rivolgersi a un professionista e se le va intraprendere un percorso psicologico.
Le lascio una frase che mi è venuta in mente ascoltandola: "Le scelte si lasciano alle spalle dei residui, che possono fare da schermo alle scelte passate. In ogni dato momento la volontà è libera, ma libera nel mezzo del cumulo disordinato dei derivati delle scelte passate”.
Un caro saluto, Dott. Marco Squarcini
Dott.ssa Lavinia Sestito
Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Ciao,
il tuo dolore si sente tanto forte, mi dispiace.
Posso dirti che già il fatto che ti ponga delle domande sul come diventerai e sul come non vorresti mai diventare, è molto sano e valido e mi sembra un buon punto di partenza.
Passare da macigno a farfalle è possibile, ti serve un rapporto valido, in terapia, che ti aiuti a capire cosa sia accaduto e perché ora tu stia cosi.
Un caro saluto
Lavinia
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Dott.ssa Roberta Crestini
Psicologo, Psicologo clinico
Fossò
Buonasera, la ringrazio per aver condiviso una parte così intima e dolorosa della sua storia. È un gesto importante, che dimostra la sua volontà di comprendere e affrontare ciò che sente. Il suo desiderio di non diventare come sua madre o suo padre è già un segnale della consapevolezza che ha di sé e del bisogno di costruire relazioni diverse. Questo è il primo passo fondamentale per rompere questo ciclo. La paura di non sapere cosa sia l’amore puro e sano è del tutto comprensibile, soprattutto per chi è cresciuto in un contesto in cui l’amore è stato distorto o negato. Tuttavia, è importante ricordare che questo tipo di amore può essere imparato e vissuto, anche partendo da zero. Essere in grado di distinguere ciò che è sano da ciò che non lo è rappresenta già una risorsa preziosa.
Per affrontare questa situazione, potrebbe essere utile considerare un percorso psicoterapeutico. Un professionista potrebbe aiutarla a elaborare le ferite del passato e a costruire una visione più chiara di sé stessa e del suo futuro. Resto a disposizione. Saluti, Dott.ssa Roberta Crestini
Dott.ssa Angelica Dalmasso
Psicologo, Psicologo clinico
Alba
Capisco quanto dolore ci sia nelle tue parole e quanto tu abbia sofferto per una madre che, anziché offrirti amore, ti ha messo al centro di un legame disfunzionale. È comprensibile che tu abbia paura di diventare come lei, ma il fatto che tu riconosca questa dinamica è già un passo importante. Non sei destinata a ripetere quel modello. Il cammino verso la guarigione può essere lungo, ma il lavoro su te stessa, attraverso la consapevolezza e il supporto terapeutico, ti permetterà di scoprire un amore sano, sia verso te stessa che verso gli altri. Non sei sola in questo. La tua sofferenza è reale, ma la possibilità di fare esperienze di relazione buone e di persone che ti vogliano realmente bene esiste.

Dott.ssa Angelica Dalmasso
Buongiorno! Si evince dalle sue parole un malessere che si protrae da qualche tempo e che immagino non sia facile da portare. Quello che mi sento di dirle è di ricordare che ogni persona è libera di fare le scelte della propria vita e di vivere secondo i principi a cui aspira. Certamente i genitori sono i primi a provare ad indirizzarci verso una strada, ma siamo poi noi a costruire liberamente il nostro cammino. Provi a capire quali sono i valori e i principi a cui aspira sia professionalmente sia umanamente e provi a seguirli, anche se si discostano da ciò che ha visto e imparato nella sua vita finora. Solo lei può sapere quello che ritiene più giusto per il suo percorso di vita e, anche se è difficile, provi a seguirlo.
Dott.ssa Sara Petroni
Psicologo clinico, Psicologo
Tarquinia
Gentile utente,

le sue parole esprimono un dolore profondo e molto lucido. Crescere in un contesto in cui l’amore è stato condizionato, manipolatorio o umiliante lascia segni che non si cancellano facilmente, ma ciò che traspare dal suo messaggio è anche una grande capacità di consapevolezza e distinzione: lei vede le dinamiche, le riconosce come malsane e desidera interromperle. È proprio questa consapevolezza che la protegge dal rischio di ripeterle.

Quando si cresce in una famiglia dove i ruoli sono distorti, la ferita principale riguarda il senso di valore personale. Si impara che per essere amati bisogna “servire”, “meritare”, “compiacere”. Il primo passo per guarire è riconoscere che quel modello non definisce chi lei è, ma solo ciò che le è stato insegnato a credere su se stessa.

Può iniziare da piccoli gesti di libertà interiore:
– circondarsi di persone che la rispettano e la fanno sentire vista;
– concedersi il diritto di scegliere per sé, anche se questo genera senso di colpa;
– dare spazio alle proprie passioni e alla formazione, che sono un modo per costruire un’identità autonoma;
– lavorare, se possibile, con uno psicologo di fiducia per trasformare le ferite in confini solidi e in autostima.

Non diventerà come sua madre o suo padre, perché lei desidera l’opposto: essere capace di amare in modo autentico e non distruttivo. Il dolore che prova oggi non è la prova che le somiglia, ma la conferma che sta cercando di liberarsene.

Scrivere queste parole non è inutile: è già un atto di coraggio e di affermazione di sé. Il cammino sarà graduale, ma può portarla verso un modo nuovo di vivere i legami — più libero, più gentile e finalmente suo.

Un caro saluto,
Dott.ssa Sara Petroni

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