Salve a tutti, sono un ragazzo di 25 anni, ho sempre sottovalutato (per vergogna, ansia) l’importanz

24 risposte
Salve a tutti, sono un ragazzo di 25 anni, ho sempre sottovalutato (per vergogna, ansia) l’importanza di una terapia. In realtà è come se fossi scettico a credere che se mi raccontassi ad un psicologo, possa sentirmi meglio.
Ho passato tante disavventure in questo breve mio viaggio di vita. Sicuramente avrò avuto anche dei successi (laureato, macchina, ho fatto qualche viaggio). Mi sento vuoto, solo e non amato perché ho avuto tanti no. Ma mi spaventa perché ultimamente mi succedono cose strane. Ad esempio come se mi sconnettessi dalla realtà e dimentico dove sono. Mi dimentico anche le cose più semplici, cosa io abbia mangiato a pranzo… un altro aspetto strano è quello che io non ricordo nulla della mia infanzia. Faccio continuamente pensieri strani, penso più a come sarebbe la mia vita se io morissi e non poter pensare più a nulla. Vorrei mettere silenzio nella mia testa. Non so nemmeno se mai avrò il coraggio di intraprendere un percorso terapeutico perché mi spaventerebbe raccontarmi, sono sempre stato un libro chiuso.
Grazie se qualcuno mi darà un consiglio oppure se ha avuto tra le mani qualche esperienza simile alla mia e se quest’ultimo abbia riscontrato dei miglioramenti.
Dott.ssa Elena Gianotti
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
Grazie per la tua condivisione, mi permetto di darti del tu per la tua giovane età. Capisco come ti possa sentire: la solitudine è difficile da affrontare, e più ci si sente soli più sembra impossibile abbattere questo muro. Credo però che tu abbia fatto un primo passo importante, che è stato quello di scrivere qui e chiedere aiuto: è un primo passo che dice che forse qualcosa dentro di te si sta preparando a cambiare. Sconnettersi dalla realtà e dimenticare le cose è un modo per proteggersi e non affrontare il dolore, la sofferenza e la paura. Sono convinta che con l'aiuto di qualcuno a cui possa affidarti, e di cui possa fidarti, questa condizione di vuoto e solitudine possa cambiare: se hai scritto qui è perchè forse da qualche parte c'è il desiderio di provare ad aprire il "libro chiuso" della tua vita. Ho avuto diversi pazienti giovani con un'autostima bassa e con grandi difficoltà nell'aprirsi, e la relazione terapeutica ha portato loro a cambiare, trasformarsi e stare meglio con se stessi e con la propria vita. Sono sicuro che questa possibilità c'è anche per te. Se volessi approfondire la questione mi trovi a disposizione, anche online. Un caro saluto, dott.ssa Elena Gianotti

Risolvi i tuoi dubbi grazie alla consulenza online

Se hai bisogno del consiglio di uno specialista, prenota una consulenza online. Otterrai risposte senza muoverti da casa.

Mostra risultati Come funziona?
Dott. Luca Rochdi
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente, la ringrazio sinceramente per aver condiviso con coraggio aspetti così delicati e fragili di sé. Le consiglio vivamente di intraprendere un percorso di supporto psicologico: ogni situazione è unica e merita di essere compresa a fondo, affinché possa trovare strumenti efficaci per affrontarla e migliorare il proprio benessere.
Sarei felice di accompagnarla in questo percorso.
Se dovesse avere dei dubbi, può contattarmi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
Dott.ssa Susanna Scainelli
Psicologo, Psicologo clinico, Neuropsicologo
Albino
Buongiorno, prima di tutto comprendo i suoi dubbi, non è semplice aprirsi ma vedrà che se trova un professionista con cui instaura una buona relazione terapeutica potrebbe essere più semplice e più proficuo di quanto si immagina. A mio parere le potrebbe essere davvero di aiuto iniziare un percorso psicologico che le permetterebbe di raggiungere consapevolezza del suo funzionamento. Se avesse bisogno sono a sua disposizione in presenza o online, per una terapia di tipo relazionale integrata, con il supporto di varie tecniche personalizzate in base al paziente, ai suoi bisogni ed obiettivi con evidenza scientifica. Dott.ssa Susanna Scainelli
Dott.ssa Silvia Stevelli
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno,
La ringrazio davvero per aver condiviso la sua esperienza, non è facile aprirsi su temi così delicati. Il sentirsi vuoto, solo, con pensieri che fanno paura e momenti di disconnessione, sono pensieri che meritano ascolto e non dovrebbe viverli in solitudine. Capisco bene lo scetticismo verso la terapia, raccontarsi può spaventare, soprattutto se ci si è sempre sentiti come un libro chiuso, ma proprio questo spazio, sicuro e senza giudizio, può diventare un luogo dove finalmente non deve nascondere nulla e può sentirsi accolto per ciò che è. Molte persone, pur partendo con dubbi simili ai suoi, hanno scoperto che un percorso di supporto psicologico o la terapia possono aiutare a dare senso a ciò che oggi sembra confuso e a ritrovare un po’ di respiro interiore. Anche per lei potrebbe essere un passo importante da fare, con i giusti tempi, infatti, potrebbe iniziare con un semplice colloquio conoscitivo e vedere come si sente dopo.
Dott.ssa Costanza Risiglione
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Torino
Salve, innanzitutto desidero ringraziarla per essersi aperto, nonostante la sensazione di essere un “libro chiuso”. È comprensibile che l’idea di raccontarsi a un professionista possa suscitare qualche timore, ma spesso l’unico modo per capire cosa potrebbe accadere è proprio provare a intraprendere un percorso di sostegno.

Si tratta di un cammino e come ogni cammino può presentare ostacoli o imprevisti, ma affrontarli può aiutare a conoscerli e superarli. Le caratteristiche che descrive rispetto al suo sentire meritano attenzione e potrebbero essere comprese più a fondo attraverso il dialogo con un professionista. Le auguro di trovare le risposte alle sue domande
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologo, Psicologo clinico, Professional counselor
Forlì
Buongiorno, prima di tutto apprezzo il tuo coraggio nel condividere queste riflessioni perchè so bene quanto possa essere difficile mettere in parole sensazioni così intime.

Quello che descrivi ( la sensazione di vuoto, la solitudine, i momenti di disconnessione dalla realtà, le difficoltà di memoria) sono segnali che il tuo mondo interno sta chiedendo attenzione, non sono debolezze, ma piuttosto il modo in cui la tua psiche ti sta comunicando che ha bisogno di supporto.

Imomenti di dissociazione che descrivi, quando ti sembra di "sconnetterti" dalla realtà, spesso accadono quando la mente ha bisogno di proteggersi da un sovraccarico emotivo. È come se il tuo sistema nervoso stesse dicendo "abbiamo bisogno di una pausa" , e anche le difficoltà di memoria possono essere collegate a questo stato di sovraccarico emotivo.Mentre la mancanza di ricordi dell'infanzia è più comune di quanto pensi, in alcuni casi è un meccanismo di difesa legato al fatto che la mente"mette da parte" alcuni ricordi quando sono stati troppo intensi o difficili da elaborare in quel momento. Anche i pensieri sulla morte che descrivi sono spesso il modo in cui la mente esprime il desiderio di trovare pace dal dolore emotivo. Ma tutto ciò può essere affrontato e alleviato con l'aiuto giusto.

Capisco la tua paura di aprirti con un terapeuta, è del tutto normale all'idea di condividere parti così private di sé, ma quello che posso dirti, basandomi sulla mia esperienza, è che molte persone inizialmente sono scettiche come te, ma poi scoprono che il dialogo terapeutico può davvero portare sollievo e chiarezza.

Ricorda che un bravo terapeuta non ti giudicherà mai, e andrà sempre con i tuoi tempi. Non dovrai raccontare tutto subito, l'importante è INIZIARE anche solo per avere uno spazio sicuro dove dare voce a questi pensieri che ora ti sembrano così ingombranti.

Ti invito quindi a considerare di fare questo passo che può aiutarti a ritrovare connessione con te stesso e pace.

Un caro saluto
Dott.ssa Marzia Mazzavillani
Psicologa clinica - Voice Dialogue - Mindfulness - Dreamwork
Dott. Mario Edoardo Camanini
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Buonasera, capisco la sua esitazione: non è facile pensare di raccontarsi a qualcuno, soprattutto quando ci si è sempre sentiti un ‘libro chiuso’. In realtà, proprio questo primo passo — condividere pensieri e vissuti in uno spazio protetto — può diventare un grande sollievo e un’occasione per conoscersi meglio. In terapia non si tratta solo di raccontare, ma di costruire insieme un percorso autentico in cui i ricordi e le emozioni trovano un ordine nuovo. Non è un cammino immediato, ma molte persone scoprono che iniziare a parlarsi, con la guida di un professionista, porta gradualmente maggiore chiarezza e serenità interiore.
Dott.ssa Cristina Sinno
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Napoli
Buonasera gentile utente, grazie per aver trovato il coraggio di scrivere e condividere tutto questo. Le parole che usa raccontano una grande sofferenza, ma anche una sensibilità profonda e una consapevolezza che spesso è il primo passo verso un cambiamento.
Il senso di vuoto, la fatica a ricordare, i pensieri ricorrenti e il desiderio di “mettere silenzio nella testa” meritano ascolto e cura. Anche il timore di aprirsi in terapia è comprensibile, soprattutto per chi è sempre stato un “libro chiuso”. Ma proprio per questo, un percorso psicoterapeutico può essere uno spazio prezioso dove iniziare a conoscersi davvero, con i propri tempi, senza pressioni né giudizi.
Non servono grandi gesti, a volte basta iniziare. Se sente che potrebbe essere il momento, io ci sono. Per qualsiasi informazione non esiti a contattarmi, sono disponibile anche per terapie online. Ho aderito anche al programma del bonus psicologo. Un caro saluto, d.ssa Cristina Sinno
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, la ringrazio per aver scritto con tanta sincerità: già il fatto di mettere a parole quello che prova è un gesto coraggioso e utile. Dalla sua descrizione emergono diversi elementi che capisco possano spaventarla e farla sentire confusa: la sensazione di vuoto e solitudine, i pensieri ricorrenti sulla morte, gli episodi di “sconnessione” dalla realtà e le amnesie sull’infanzia sono esperienze che pesano molto e che rendono difficile vivere con leggerezza. È naturale sentirsi scettici rispetto alla terapia quando si è sempre stati riservati, ma la terapia non è soltanto raccontare: è imparare strumenti pratici per ridurre la sofferenza, recuperare il controllo su alcuni sintomi e costruire un piano passo dopo passo per sentirsi meglio. Dal punto di vista pratico e concreto, ci sono alcune cose che può iniziare a fare da subito, mentre valuta di intraprendere un percorso professionale. Quando sente la sua attenzione che “si perde” o prova sensazioni di distacco, può provare brevi esercizi di grounding per riportare il corpo al presente: ad esempio osservare e nominare cinque cose che vede, quattro che può toccare, tre che sente, due che può annusare e una che può gustare. Questo semplice schema aiuta a interrompere la spirale di disconnessione e a stabilire un contatto sensoriale con l’ambiente. Anche la respirazione lenta e consapevole, inspirando per quattro secondi, trattenendo per quattro e espirando per quattro, può ridurre l’attivazione corporea quando il panico o la confusione salgono. Un altro passo molto utile è iniziare a tenere un piccolo diario in cui annotare, in poche righe e subito dopo l’episodio, cosa è successo: dove si trovava, cosa stava facendo, come si è sentito fisicamente e quali pensieri erano presenti. Questi dati concreti servono a capire frequenza e contesti degli episodi e sono materiali preziosi per il primo colloquio con uno specialista. Spesso le amnesie o il non ricordare l’infanzia sono collegate a vari fattori: stress prolungato, meccanismi di difesa, episodi difficili vissuti in età precoce o, più raramente, condizioni neurologiche. Per questo motivo è sensato, come primo passo, confrontarsi con il proprio medico di base per una valutazione generale e, se necessario, per indirizzamenti diagnostici o esami che possano escludere cause organiche. Capisco la paura di “raccontarsi” a uno psicologo. Può essere utile pensare al primo incontro come a un colloquio esplorativo: lo scopo è valutare insieme i sintomi, mettere in sicurezza immediata la situazione quando ce n’è bisogno e costruire un piano graduale. Non deve chiedere di raccontare tutto subito; può scegliere quanto condividere e cominciare da ciò che la turba di più. Molte persone che erano scettiche hanno scoperto che avere uno spazio non giudicante, con esercizi concreti e obiettivi misurabili, ha ridotto i livelli di ansia e ha migliorato il sonno e la quotidianità. Un altro elemento importante riguarda i pensieri ricorrenti sulla morte: se questi diventano frequenti, intrusivi o accompagnati da l’idea di farsi del male, è fondamentale prendersi cura della sicurezza. In quei momenti è importante non restare soli: parlare con una persona di fiducia, contattare il medico, uno specialista o i servizi di emergenza locali se si teme di poter mettere in atto un gesto verso se stesso. Preparare un piccolo piano di sicurezza, con numeri di contatto e passi concreti da fare quando le idee diventano intense, è una misura di protezione che può dare sollievo immediato. Per quanto riguarda la scelta del professionista, uno psicologo clinico esperto in terapia cognitivo comportamentale può offrire strumenti strutturati per lavorare sui pensieri intrusivi, sulle dissociazioni e sul rimuginio. Se c’è difficoltà ad avvicinarsi a uno studio, molte strutture offrono una prima consulenza telefonica o online che può rendere il primo passo meno difficile. Talvolta è utile anche una valutazione psichiatrica se i sintomi sono molto intensi o se potrebbe essere utile un supporto farmacologico temporaneo per stabilizzare il sonno o l’ansia, sempre in combinazione con la psicoterapia. Infine, le ricordo che chiedere aiuto è un atto di responsabilità verso se stesso, non un segno di debolezza. Molte persone che all’inizio erano scettiche hanno visto progressi reali grazie a un lavoro costante, fatto di piccoli passi e strumenti pratici. Se vuole, può cominciare oggi con una piccola azione: scrivere tre cose che fa ogni giorno e che funzionano, provare l’esercizio di grounding la prossima volta che si sente “sconnesso” e fissare un appuntamento informativo con il medico di base o con uno psicologo per un primo colloquio. La sua esperienza è seria e merita attenzione: non è solo, e ci sono strade concrete e comprovate per ridurre il tormento mentale e recuperare un maggior senso di controllo sulla vita. Se dovesse in qualche momento sentirsi in pericolo o avere pensieri di farsi del male, cerchi aiuto immediato contattando i servizi di emergenza o una linea di supporto nella sua area. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Elisa Rizzotti
Psicologo, Psicologo clinico, Neuropsicologo
Pordenone
Capisco quanto possa essere difficile per lei aprirsi e condividere pensieri così profondi e dolorosi, e il fatto che abbia trovato il coraggio di scriverli è già un primo passo importante verso una maggiore consapevolezza di sé. Le sensazioni di vuoto, solitudine e i momenti di disconnessione che descrive meritano attenzione e possono essere accolti in uno spazio sicuro, senza giudizio, come quello che la terapia offre. A volte la paura di raccontarsi nasce proprio dal timore di non essere compresi, ma può accadere l’opposto: poter dare voce a ciò che porta dentro può diventare un sollievo. Si è mai chiesto che differenza potrebbe fare per lei sentirsi ascoltato senza la preoccupazione di dover nascondere parti di sé? Crede che il silenzio che desidera nella sua mente potrebbe, paradossalmente, arrivare proprio iniziando a darle voce in un contesto protetto? Rimango a disposizione, dott.ssa Rizzotti
Dott.ssa Alessandra Barcella
Psicologo, Psicologo clinico
Gorlago
Buongiorno,
la ringrazio per aver condiviso con sincerità ciò che sta vivendo. Capisco bene le sue paure, ma vorrei rassicurarla che il percorso terapeutico può davvero aiutare a trovare sollievo ed equilibrio.
Quando si sentirà pronto, passo dopo passo, rispettando i suoi tempi e le sue esigenze, potremo insieme trovare la strada migliore per lei.

Resto a disposizione
Dott.ssa Barcella
Gent.mo utente,
le sue paure e il suo scetticismo verso il supporto psicologico sono comuni e senz'altro giustificabili. In realtà, credo che questi ragionamenti e sentimenti avversi siano amplificati dal non sapere cosa effettivamente accade durante un intervento psicologico da parte di un professionista. L'ignoto, l'uscire fuori da ciò che si conosce e si controlla, riserva sempre insidie e tentativi di protezione da parte della mente.
Lei suppone che una psicoterapia o un un intervento di consulenza psicologica consistano necessariamente nel raccontare tutto ciò che pensa, che sente o che ha vissuto. Ma nessun collega le chiederà mai di parlare di ciò che non vuole. Il colloquio psicologico è un contesto di conoscenza e apprendimento su sé stessi, un percorso che il paziente stesso traccia e decide, un insieme di step di crescita in cui lo psicologo è uno specchio utile a guardare il vissuto interiore da diverse prospettive, ed è una guida che fornisce strumenti e strategie per muoversi in modo flessibile tra queste prospettive.
Ma l'aspetto più importante resta la sua motivazione al cambiamento. Dal suo racconto si evince questa spinta interiore a migliorare la qualità della sua vita, il suo benessere psicologico, la capacità di gestire emozioni difficili e pensieri intrusivi. Il supporto psicologico è una delle opzioni che ha a disposizione per rispondere a questo bisogno che avverte e che l'ha spinta a scrivere ( e ad aprirsi) su questo forum. Ci sono anche altri modi, sicuramente, come l'auto-aiuto, il supporto sociale, la ricerca di emozioni positive, ma l'aiuto di un professionista include tutto ciò e lo integra in un metodo scientifico riconosciuto e validato.
Gli psicologi non danno consigli. E non ci sono due persone uguali a questo mondo per cui sarebbe utile paragonare percorsi psicologici o problematiche simili.
Senza dubbio, più tenterà di zittire la sua mente, di mettere a tacere la sua testa, più i suoi pensieri e la frustrazione aumenteranno. Lottare non è una strategia efficace, così come non lo è l'evitamento di certe emozioni o il fuggire dai problemi. La sua mente non è sua nemica, la sta solo mettendo in guardia, vuole proteggerla dalla sofferenza, dalla paura, dalla vergogna. Ecco perché le suggerisce di non cercare un supporto adeguato, di rimanere un libro chiuso, perché così non dovrà prendere per mano il suo dolore e guardarlo a viso aperto. Ma il prezzo che sta pagando è altissimo in termini di soddisfazione di vita e, alla sua età, la vita è un dono troppo prezioso per sprecarne anche solo un minuto.
Alla luce di queste considerazioni, valuti ancora la possibilità di confrontarsi con un professionista, anche per una semplice consulenza.
Resto a disposizione e le auguro il meglio.
Dott. Antonio Cortese
Dott.ssa Jane Bonanni
Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Buongiorno ragazzo spaventato. La risposta alle sue domande è già contenuta nelle poche righe che hai scritto. Ti sei tenuto lontano da una terapia principalmente per vergogna e ansia. La paura di essere giudicato, la paura di aprirsi, di esporsi, di essere vulnerabile può bloccare, così come è successo a lei. Ma la terapia è proprio questo, uno spazio tutto per sé dove non ci sia giudizio o valutazione ma ascolto e accettazione da parte non solo del terapeuta ma anche del paziente. Di certo non è semplice perché ci costringe a metterci in gioco e a prendere contatto con le parti di noi stessi che rifiutiamo o che fanno male, ma è altrettanto certo che alla fine sia un percorso che non può che portare grandi miglioramenti. Lei dice di non ricordare niente della sua infanzia... si sta evidentemente proteggendo da qualcosa che dentro di lei si è annidato e le da dolore. Non sarà arrivato il momento di prendersi cura di questa parte sofferente? Si faccia coraggio e affronti il viaggio. Vedrà che non resterà deluso.
Dott.ssa Laura Lanocita
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno, la sua narrazione mette in evidenza un bisogno profondo di ascolto e di riconoscimento che si manifesta in molteplici modi, tra cui la sensazione di sconnettimento e le amnesie che le appaiono come pericolose e inquietanti. È naturale, di fronte a un senso di vuoto e di solitudine, cercare di agire attraverso comportamenti di stanchezza o di distacco, come tentativi di proteggerci da un dolore che si avverte troppo forte. La difficoltà a raccontarsi, a mettere in parole il proprio passato e le proprie paure, può essere interpretata come il tentativo inconscio di preservare un nucleo di sé che si ritiene ancora inaccessibile o troppo fragile per essere condiviso. Questi sintomi, come il perdere memoria su aspetti della propria infanzia e la sensazione di essere “altrove”, rappresentano spesso una comunicazione silenziosa di parte di sé che non si sente ancora pronta all’incontro. L’apertura alla parola, anche se spaventa, permette di entrare in contatto con queste parti di sé che non trovano ancora il modo di esprimersi e di essere accolte. Nel mio approccio si tratta di accompagnare il soggetto in questo viaggio di ascolto, per riscoprire un senso di sé che si è perso attraverso la paura, la vergogna e il silenzio. Se desidera, posso offrirle uno spazio di profondo ascolto, senza giudizio e nel rispetto di ciò che ancora non riesce a dire, ma che desidera riconoscere e ascoltare. Non esiti a contattarmi, sarà un percorso in cui si può iniziare a tessere un rapporto con sé stesso più autentico e sereno. Cordialmente, dottoressa Laura Lanocita.
Buonasera,
già aver scritto qui è un passo importante, significa che dentro di lei c’è la voglia di uscire da questa situazione.
I sintomi che descrive meriterebbero un approfondimento perché ogni storia personale è unica e va valutata nel dettaglio. Capisco la vergogna e la paura di “raccontarsi”. Mi preme sottolineare rispetto a questo che la terapia non è un’imposizione, ma uno spazio che si costruisce gradualmente e soprattutto rispettando i tempi di ognuno, per andare poi piano piano a lavorare sui vissuti che stanno dietro al malessere.
Dott.ssa Lucrezia Navarra
Psicologo, Psicologo clinico
Bassano del Grappa
Ciao — grazie per aver condiviso la tua storia con tanta sincerità. Quello che descrivi (senso di vuoto, isolamento, momenti in cui ti senti “sconnesso” dalla realtà) è più comune di quanto si pensi in chi porta dentro ansia, stress o esperienze difficili. Non significa che tu sia “rotto”: significa invece che hai sopportato molto, spesso da solo, ed è già un atto di coraggio averlo riconosciuto.
So che raccontarsi non è semplice — la vergogna e la paura sono naturali — però spesso è proprio togliendo quel velo di silenzio che si comincia a sentire un po’ di sollievo e a disinnescare ferite del passato che continuano a pesare.
Ti chiedo però di fare attenzione ai pensieri suicidari: se senti spesso pensieri di morte o ritieni di essere in pericolo, parlane subito con qualcuno di cui ti fidi o contatta il pronto soccorso/il 112. Puoi anche iniziare chiedendo un parere al medico di base, se ti è più comodo.
Non devi affrontare tutto da solo. Se ti va, puoi scrivermi in privato — non serve dire tutto subito, basta un messaggio quando ti sentirai pronto.
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Ciao, grazie per aver condiviso apertamente ciò che stai vivendo. Quello che descrivi — sensazioni di vuoto, isolamento, difficoltà di memoria, “sconnessione” dalla realtà e pensieri legati alla morte — può essere davvero difficile da affrontare da soli, e non significa che tu sia “debole” o sbagliato. A volte il nostro cervello cerca di proteggerci dal dolore accumulato, ma questo può manifestarsi in modo che ti fa sentire confuso o spaventato.

Il fatto che tu stia riflettendo su questi aspetti è già un passo importante. Parlare con uno psicologo o psicoterapeuta non significa dover raccontare tutto subito o sentirsi giudicato: si tratta di trovare uno spazio sicuro dove poter esplorare i tuoi pensieri e le tue emozioni, capire i tuoi schemi di vita, e imparare strategie per sentirti più stabile e connesso con te stesso.

Molte persone che si avvicinano alla terapia con scetticismo scoprono poi che, passo dopo passo, cominciano a sentirsi più leggeri, meno soli e più capaci di gestire l’ansia e i pensieri intrusivi. I miglioramenti spesso arrivano gradualmente, ma il primo passo è aprire quella porta.

Per questi motivi, sarebbe utile e consigliato per approfondire la situazione e ricevere un supporto mirato rivolgersi a uno specialista.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Giulia Ciaudano
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Torino
Caro utente, grazie per aver condiviso la tua esperienza. Emerge tanta sofferenza dalle tue parole, immagino quanto possa essere terrorizzante questo senso di vuoto e solitudine, tanto spaventoso da pensare che l'unica strada possa essere quella di non voler sentire più nulla. Il fatto che tu abbia scritto qui penso possa essere considerato un primo passo verso una richiesta di aiuto e una connessione più profonda con altri, che in questo caso sono professionisti ma comunque persone che possono empatizzare con te e accogliere in modo umano la tua grande difficoltà di questo momento. Spesso si arriva ad un momento di vita in cui i meccanismi di difesa dal dolore che si sono utilizzati fino a quel momento perdono di utilità e quindi la sofferenza comincia ad uscire in modalità sempre più evidenti, come a farsi sentire, vedere e prestare attenzione. Forse tu sei giunto ad uno di quei momenti, e proprio perchè potrebbe essere un momento di svolta per la tua salute mentale sarebbe importante se tu riuscissi anche solo a fare un primo colloquio terapeutico, in modo da sentire con mano che è spaventoso sì (come tutte le relazioni) ma anche tanto prezioso e arricchente. Non sei solo, tante persone. in modalità e gradi diversi. attraversano ciò che stai attraversando tu, ma è possibile prendersene cura.
Resto a disposizione e ti mando un caro saluto.
Giulia
Gentile, è normale sentirsi spaventato nel racconto del proprio mondo interiore. La psicologia e la psicoterapia possono però aiutarla a ri-raccontare e immaginare di nuovo il suo percorso che abbraccia passato presente e futuro in modo da riscrivere la sua storia e osservarla in un'ottica diversa, tutto ciò ha un grande potere trasformativo. Brevemente, posso dirle che i suoi sintomi possono derivare da un deficit di attenzione ma non si fanno diagnosi online, da un grande stress o pesantezza che derivano in questo momento da qualcosa di esterno che soffoca o da una caratteristica della sua intelligenza che lo porta a risparmiare energia per ciò che per lei vale la pena. Ritengo però che un percorso possa essere utile per fare luce sulla dinamica profonda di ciò che sta succedendo e sugli scopi e la finalità dei suoi sintomi, in un' ottica contestuale alla sua storia e alla sua unicità di individuo. Cosa le vogliono comunicare?
Rimango a disposizione per un percorso online.
Saluti
Dott. Paolo Valentini
Dott.ssa Roberta Merlo
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno, grazie per la condivisione.
La difficoltà della solitudine è di certo un peso emotivamente denso da portare e si accompagna alla complessità di rompere l’isolamento, tuttavia scrivere qui e chiedere consiglio è già una prima apertura significativa. Spesso poi l’allontanamento dalla realtà è una strategia per proteggersi da dolore e paura; tuttavia, con il supporto adeguato e un percorso terapeutico strutturato, è possibile modificare questa condizione e andare verso un ripristino del proprio benessere psicologico.
Se c'è interesse ad approfondire resto a disposizione, anche online.
Cordiali saluti, Roberta Merlo
Dott.ssa Lucrezia Farese
Psicologo, Psicologo clinico
Fragneto Monforte
Salve, è molto coraggioso da parte sua riconoscere queste difficoltà e condividerle, anche solo qui. Il senso di vuoto, la disconnessione dalla realtà e la difficoltà a ricordare eventi importanti possono essere segnali di uno stress profondo o di vissuti emotivi non elaborati.
Capisco che l’idea di aprirsi in terapia possa spaventare, soprattutto se si è sempre stati “un libro chiuso”. Tuttavia, un percorso terapeutico, soprattutto se costruito gradualmente e con un professionista empatico, può offrire uno spazio sicuro per esplorare questi vissuti senza giudizio. Molte persone che inizialmente erano scettiche o diffidenti hanno trovato beneficio, migliorando il proprio benessere emotivo e la qualità della vita.

Fare il primo passo è spesso la parte più difficile, ma può essere il primo passo verso un cambiamento positivo. Resto a disposizione se volesse cominciare, dott.ssa Farese Lucrezia
Dott.ssa Giada Casumaro
Psicologo, Terapeuta, Professional counselor
Rovereto sulla Secchia
Buongiorno, avere timore penso sia normale e dipende anche da come il terapeuta la farà sentire agli incontri. Le consiglierei una figura femminile, accogliente e disponibile ma d'altra parte se sente più nelle sue corde una figura maschile va benissimo. Quello che conta è chi la fa sentire più a suo agio. Il percorso non implica che lei debba subito esporsi e raccontare tutto ma è importante rispettare i suoi tempi e modi di esposizione accogliendo anche i silenzi. La fiducia si crea insieme e non è scontato avvenga da subito. Senza impegno può semplicemente fare un primo incontro e poi valutare come si è sentito.
Rimango a disposizione, Dott.ssa Casumaro Giada
Dott.ssa Arianna Amatruda
Psicologo, Psicologo clinico
Nocera Inferiore
Capisco la tua paura: sentirsi “sconnessi” dalla realtà e avere vuoti di memoria può essere molto destabilizzante: spesso questi vissuti sono legati a stress, ansia o a esperienze emotive non elaborate. Parlare con uno psicoterapeuta non è raccontarsi per forza tutto subito, ma iniziare a costruire uno spazio sicuro in cui non sentirti giudicato. Potrebbe aiutarti a ridurre il peso dei pensieri e ritrovare più stabilità dentro di te.

Dott.ssa Sara Petroni
Psicologo clinico, Psicologo
Tarquinia
Gentile utente,

le sue parole esprimono con molta sincerità un dolore profondo e un senso di smarrimento che sta cercando, con coraggio, di mettere in parole — ed è già un primo passo importante. Quando scrive di sentirsi “vuoto, solo e non amato” e di desiderare “silenzio nella testa”, descrive quello che spesso accade quando la mente è sovraccarica di pensieri dolorosi e al tempo stesso non si sente più in contatto con se stessi o con il mondo.

Le esperienze che riporta — la difficoltà di ricordare, la sensazione di “sconnettersi dalla realtà”, la paura di raccontarsi — sono segnali che il suo sistema emotivo sta cercando di difendersi da qualcosa di troppo intenso, forse da vissuti di delusione, solitudine o sofferenza rimasti a lungo senza spazio d’ascolto.

La terapia, in questi casi, non è un esercizio di racconto fine a sé stesso, ma un luogo sicuro in cui poter finalmente smettere di difendersi, poco alla volta, con i propri tempi. Non serve sapere “da dove partire” o riuscire a dire tutto subito: il lavoro terapeutico comincia proprio dal potersi presentare così com’è — anche con i dubbi, la paura, lo scetticismo.

Può essere utile iniziare semplicemente con un primo colloquio, senza pensarlo come un impegno definitivo, ma come un esperimento per capire se, con la persona giusta, può sentirsi accolto e capito. Molti pazienti che partivano dalle sue stesse resistenze raccontano che, col tempo, la terapia è diventata uno spazio di respiro e chiarezza che non immaginavano possibile.

Non deve affrontare tutto da solo. Ciò che sta provando non è “troppo” da gestire, ma richiede uno sguardo professionale che lo aiuti a ritrovare un senso di presenza e continuità dentro di sé, passo dopo passo.

Dott.ssa Sara Petroni

Stai ancora cercando una risposta? Poni un'altra domanda

  • La tua domanda sarà pubblicata in modo anonimo.
  • Poni una domanda chiara, di argomento sanitario e sii conciso/a.
  • La domanda sarà rivolta a tutti gli specialisti presenti su questo sito, non a un dottore in particolare.
  • Questo servizio non sostituisce le cure mediche professionali fornite durante una visita specialistica. Se hai un problema o un'urgenza, recati dal tuo medico curante o in un Pronto Soccorso.
  • Non sono ammesse domande relative a casi dettagliati, richieste di una seconda opinione o suggerimenti in merito all'assunzione di farmaci e al loro dosaggio
  • Per ragioni mediche, non verranno pubblicate informazioni su quantità o dosi consigliate di medicinali.

Il testo è troppo corto. Deve contenere almeno __LIMIT__ caratteri.


Scegli il tipo di specialista a cui rivolgerti
Lo utilizzeremo per avvertirti della risposta. Non sarà pubblicato online.
Tutti i contenuti pubblicati su MioDottore.it, specialmente domande e risposte, sono di carattere informativo e in nessun caso devono essere considerati un sostituto di una visita specialistica.