Ho quasi 50 anni, ho un padre in lungodegenza che almeno sta più tranquillo fino a che non finirà in

19 risposte
Ho quasi 50 anni, ho un padre in lungodegenza che almeno sta più tranquillo fino a che non finirà incubo covid. Ho per anni accudito la mia famiglia, fino a 2 anni mamma con demenza. Sono 15 anni che tra vari accadimenti io vivo malattie paure precarietà e non ho tempo per rigenerarmi. Non ho lavoro da anni, post mamma ho riprovato a mandare cv ma in lavori che detesto tipo call center. Perché forse non so fare nulla bene (?). Ciò che penso di saper fare non posso perché sono artistici e non paga l arte. Potrei lavorare in radio, ma non è facile, avrei potuto fare doppiaggio ma sono cose che devono darti modo di fare e sono mondi difficili in cui entrare. Ora sti giorni che sto in casa sola ed isolata, ho bisogno di definizione. Miei amici laureati acculturati, mi stimano e mi dicono che ho una intelligenza superiore alla media...io non voglio dirmi fallita perché non me lo merito, ho accudito i miei laddove chi non lo fa, minimo avrà un lavoro che permette loro badanti o strutture. Sono empatica, ho fatto percorsi psicologici per migliorare me, ma ancora non ho finito i nodi da risolvere. Mi ritrovo a piangere da 3 gg, come non ho mai fatto prima perché con mio padre in casa, che non sa gestire le lacrime, mi rimproverava e seppur legittimavo il mio piangere, dicendoglielo, poi mi si frenava l emozione. Ora cosa sta accadendo? Sarà che ho passato 11 giorni con febbre e faringite che poi con cura antibiotica è passata ma ho avuto il panico, sola e febbricitante. Da martedì che ho finito la cura, e tante riflessioni nei giorni di malessere, piango come mai fatto, il dolore, tristezza, paure passate e future. Vivo con la pensione di mio padre e non mi sento una bambocciona ma io chi sono? Voi che leggete siete psicoterapeuti, chi fa il parrucchiere, chi fa il benzinaio ecc ecc.. Io chi sono? Non trovo giusto definirsi con un lavoro, magari fai il meccanico e guadagni ma sei un essere umano pessimo. Io provo ed ho provato a costruirmi come individuo ma perché se poi come oggi parlavo e sto conoscendo un tipo che è ingegnere di 42 anni, e lavora come ricercatore, ha 2 lauree, ha un cervello bello sveglio, mi riviene la crisi su me stessa? Io dopo anni di stanchezza fatico a concentrarmi su un libro, ad imparare a memoria una parte teatrale neppure mi ci metto e amavo far teatro, perché non ci riesco. Sono una ragioniera che ha il buio del perché tentó di fare università ma non frequentó, del perché fece un corso di estetista ma poi non continuó. Ho dato tanto nel teatro, ma nonostante abbia lavorato qualche volta anche come attrice professionisticamente, se stavo con delle colleghe, e chiedevano loro che lavoro facessero, rispondevano le attrici. Io beh mi vergognavo, cioè mi pareva di non aver diritto, di tirarmela... Diamine eppure quello facevo con dedizione, impegno. E questo isolamento, solitudine, mi ha aperto un vuoto enorme, una crisi che ogni tanto emergeva ma ora è totale. Sono stanca di dire disoccupata che si è occupata dei suoi. Ragioniera che ha recitato. E poi? Il tipo dice ingegnere, voi terapeuti, il commesso ciò che fa... Ed io?
Se mi vedo come essere umano mi do buone parole o cmq mi do buone valutazioni della mia sensibilità, empatia. Non mi cambierei con un superlaureato o pezzo grosso magari egoista o anaffettivo. Ma allora poi parlo con un ricercatore che mi sta conoscendo e mi da feedback di persona piacevole ed interessante ed io nonostante ciò, mi sento un..nonloso. Vorrei che il mondo si accorgesse di me, avere un posto, una mia dignità e definizione. Mi sto smarrendo in un momento storico in cui non dovrei... Ora è tutto più duro. Dove sta l'errore? Forse nei miei che non mi hanno dato un posto o vista quando dovevo e mi sento sempre di dover trovarne a fatica uno mio? Io feci anni fa un laboratorio teatrale con bambini, scrissi io il copione, un bambino il più disagiato che non partecipava mai, alla fine venne da me e mi disse, all assegnazione delle parti, se poteva fare anche lui lo spettacolo. E poi alla fine quando fu dato un diplomino e chiesero loro le maestre di dire che emozione avessero provato, lui disse che per la prima volta si era sentito orgoglioso di sé. Per me soddisfazione ma ma, chi sono? Il laboratorio lo feci con una Psicologa ma credetemi era molto meno empatica di me, ripeto non è una laurea che fa la persona. Allora io come mi devo definire con me e con il mondo esterno. Perché questa crisi? Grazie S.
Buongiorno, nelle sue parole leggo tanta solitudine che il momento attuale sta sicuramente esacerbando. Concordo con la sua considerazione: una persona non è ciò che fa, ma fa ciò che è. Le sue attenzioni per i genitori, la dedizione con la quale ha assistito e anche insegnato testimoniano di una disposizione all'aiuto delle persone: riparta da qui.
Quando questo periodo di chiusura forzata terminerà, ci sarà tanto da fare, tanto da ricostruire, tanto da migliorare.

Un caro saluto,

mg

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Gentile Signora,
dal suo racconto arriva tanto dolore e senso di solitudine, forse dovuti alla grande dedizione che ha avuto per gli altri, che le ha lasciato poco spazio per se stessa. Credo che la sua crisi sia di tipo esistenziale, probabilmente ha veramente bisogno di trovare se stessa, e soprattutto di definirsi all'interno di un ruolo. E' una persone con molte risorse e potenzialità, ma a alterna momenti in cui riesce a vederle a momenti in cui non le vede. Le consiglio di contattare un psicoterapeuta, credo che un percorso di questi tipo sia utile per aiutarla nella definizione di sé.
In bocca al lupo.
Un caro saluto
Dott.ssa Alessandra Contiero
Buon giorno s.ra. Concordo con le colleghe quando scrivono che dalle sue parole emerge sofferenza, confusione, solitudine e altre emozioni che lei stessa descrive, ma anche molta consapevolezza, forza e ricchezza. Siamo in un contesto sociale e culturale in cui il lavoro ha un ruolo importante nel definire le nostre identità ma soprattutto e sfortunatamente nel definire il proprio valore personale. Forse con quello che stiamo passando, il rallentare, il non andare al lavoro, lo stare a casa metterà ognuno di noi di fronte alle domande che lei si sta facendo...Concordo che forse potrebbe essere il momento di contattare uno psicoterapeuta e iniziare un percorso in via telematica per poi continuarlo, quando si potrà, vis a vis, con lo scopo di fare un lavoro di integrazione delle diverse parti di sè che lei riconosce ma che ancora sono un po' disgregate tra loro.
Spero che i nostri consigli le possano essere utile. Le auguro una buona salute, Dott.ssa Giulia Mattalia
Salve,
ha scritto tante cose nella sua mail, intrise di molteplici sensazioni, che in un momento di isolamento è normale provare perché, non avendo distrazioni e non potendo uscire di casa, siamo soli con noi stessi ed iniziamo a riflettere sulla nostra vita, su quello che siamo o che non siamo o su quello che avremmo voluto essere, iniziamo a fare il punto della situazione; è in tali condizioni che le emozioni sono maggiormente amplificate ed è bene viverle appieno, senza remore e senza giudizio (non è da stupidi piangere). Immagino che, oltre alla situazione di emergenza in cui ci troviamo ora dove è tutto fermo, bloccato, viene anche difficile collocarsi da un punto di vista lavorativo, oltre alla condizione di precarietà lavorativa che finora ha vissuto e con cui adesso più che mai sta facendo i conti.
Provi a contattare uno psicoterapeuta In questo momento che possa aiutarla a lasciare fluire tale flusso di pensieri ed emozioni per poter acquisire maggiore consapevolezza di se stessa.
Saluti.
Buonasera, mi chiedo se possa essere un aiuto utilizzare come riferimento la letteratura sulle parti della personalità (Fisher J.) piuttosto che giudicare se stessi come totalmente riusciti o totalmente falliti. Possibile che lavorando sulle diverse parti della sua vita riesca a comprenderle e forse anche ad esserne grata, piuttosto che cadere nello sconforto e nella rinuncia. Un saluto
Buonasera
Questa condizione di isolamento che tutti stiamo vivendo può suscitare grande angoscia e timore per il futuro. Da quello che ha scritto capisco che questo si è sommato ad un periodo stressante e di sacrificio personale per assistere la sua famiglia. Confrontarsi con questo uomo che sta frequentando, la fa sentire ancora più in difetto. Sarebbe utile analizzare questa relazione non sul piano della cultura o delle lauree ottenute ma dal punto di vista umano e lei ha detto che è una persona empatica, quindi da questo punto di vista forse ha più lei da dare in questo rapporto. Mi occupo di sostegno psicologico per caregiver di anziani perciò comprendo bene il senso di svuotamento ed esaurimento emotivo di cui parla. Le sarebbe utile un percorso psicologico, anche breve, per ritrovare la stima in se stessa, acquisire consapevolezza delle sue risorse e trovare un modo produttivo di canalizzarle per renderla più soddisfatta della sua vita.
Un caro saluto
Dott.ssa Elena Richiusa
Buongiorno, la sua lunga lettera esprime un grande disorientamento e dolore per la condizione in cui sente di vivere. La sua domanda centrale su " chi sono io?" è molto importante per lei. Senza indirizzarla a uno psicoterapeuta e provare a definirla meglio, ogni esperienza e nuovo incontro le sembrerà impossibile. La difficoltà lavorativa che ha incontrato, e che dipende anche dalla necessità di accudire i suoi genitori, può essere superata solo se riuscirà a trovare quello che le piace e ad accettare quello che può fare, almeno per cominciare e rendersi indipendente. Quindi le consiglierei di rivolgersi con fiducia e il prima possibile a uno psicoterapeuta che possa sostenerla con dei colloqui on line durante questo periodo di isolamento. Potrebbe sentire anche il suo medico curante e farsi aiutare con dei farmaci che possano alleviare il suo stato di ansia, depressione, isolamento. Cordiali saluti PG
Buongiorno S.,
sicuramente questo tempo del COVID 19 non è facile per nessuno, comprendo che, per chi vive in uno stato di solitudine o di incomprensione verso se stessi o gli altri, questo è un tempo ancora più duro da affrontare. Ritengo che sia consapevole della poca conoscenza di se stessa e del sapere comunque di avere dei talenti. I talenti vanno utilizzati con la volontà e perseveranza, anche studiando e lavorando. Si può essere bravi in tante cose, ma ciò che è importante è di saper mettere a disposizione ciò che si è e ciò che si ha. Dopo aver preso consapevolezza della sua persona le suggerisco di lavorare sulla sua "volontà " e capacità di concentrazione per fare qualcosa che la può realizzare nella sua vita. Non importa l'età, ma l' importante è iniziare ed evitare di pensare troppo negativamente o sempre concentrarsi su ciò che gli altri fanno o non fanno in maniera critica.
Cordiali saluti
Dr.ssa Iolanda Lo Bue
Cara, mentre leggevo il suo racconto ho colto una sofferenza e una solitudine tangibili. Mi colpisce molto la divisione netta tra i laureati e non come categorizzazione capace di attribuire un'identità e mi chiedo dove abbia imparato a farlo. Una persona è anche ciò che fa, intendendo con il verbo FARE non solo una professione bensì in termini più generali di azione. L'argomento che lei porta avrebbe necessità di uno spazio maggiore e di un approfondimento adeguato, la invito a riflettere su quali sono i criteri che utilizza per non definirsi oggi e quali quelli che utilizza per definire gli altri.
Saluti, d.ssa Pamela Arrais
Buongiorno, sicuramente in questi giorni in cui siamo costretti a rimanere in casa con i nostri pensieri e molto tempo libero è più facile che affiorino dubbi, incertezze e nodi non ancora sciolti. Capita a tutti... me compresa. Vedo in lei soprattutto un urgenza nell'etichettare o dare un nome o un ruolo alla sua identità. Per questo è importante anzitutto non fare confronti con gli altri e rendersi conto al contempo che non siamo mai un unica entità definibile attraverso un solo ruolo, bensì la sommatoria di tante sfaccettature di noi stessi.
Come lei stessa ha detto è stata per molto tempo ed è tuttora una figlia amorevole, un'attrice, magari una buona amica o comunque una persona solida su cui affidarsi. Ora conoscendo solo alcuni aspetti della sua storia è difficile arrivare a conclusioni, ma quello che voglio fare è invitarla a riflettere sulla necessità di dare un nome specifico alla sua identità ma pensarla piuttosto come un complesso d sfaccettature. E poi partendo da qui capire cosa realmente vuole fare.Le consiglierei un percorso terapeutico basato sull'ACT (Acceptance and committent therapy) e un testo "Smetti di soffrire e inizia a vivere" di Hayes. Nella speranza che queste mie poche righe possano esserle d'aiuto...la saluto e le auguro di trovare la sua strada.
Buonasera, leggo la sua storia dolorosa e intravedo una difficoltà accennata a portare a termine gli impegni presi in precedenza, senza raggiungere gli obiettivi che si era proposta. Il vuoto che sente in questi giorni è amplificato dal periodo storico che stiamo vivendo tutti, tale periodo, di forzata solitudine, ci mette in contatto con una parte di noi stessi che necessariamente dobbiamo ascoltare, in più per lei, che si porta dietro questo fardello ancor prima del "coronavirus" tutto diventa più difficile da gestire. Le mancate occasioni che si è lasciata alle spalle irrompono con fragore e lei è portata continuamente a voler vestire una persona sul piano dei ruoli lavorativi. Non certo queste poche righe descrivono il suo percorso di vita, quindi anche le mie vanno intese come impressioni più che spiegazioni. Leggo anche che ha intrapreso percorsi psicoterapici in passato. Sono certa che non le sarà difficile ripercorrere in questi giorni quanto ha imparato di se stessa e usare questa resilienza per programmare cosa e come FARE quando si potrà tornare alla vita normale. Dalla relazione che ha intrapreso tragga stimoli positivi e non si soffermi solo su valutazioni negative che inevitabilmente nascono da un confronto sbilanciato. Le auguro di riuscire a concentrarsi più su ciò che di positivo è (e sono certa che è tanto) piuttosto su ciò che pensa di non essere.
Buongiorno, vedo nel suo racconto tutta la disperazione di chi non trova risposte, solo perché dovrebbe cambiare ottica.
Mi rendo conto che quando si è costretti a restare in casa, lontani dallo spirito del nostro tempo, allora ci troviamo a fare i conti con il ragioniere che è in noi, che deve quadrare il bilancio dell' anima. Ma non possiamo limitare la nostra vita ad un bilancio, è molto di più. La sua richiesta di aiuto è comune a tanti in un periodo in cui la competitività è altissima, ma non si può esaurire con una risposta via mail, legata alla cultura della mente, alle conoscenze fatte suo libri o ai luoghi comuni. Lei merita di più. Mi ha colpito quando ha detto che le sue colleghe dicevano di essere attrici e lei se ne vergognava. Perché si preoccupa del giudizio e dell'approvazione degli altri? La vita è sua ed è ricca di potenzialità che vengono dal suo profondo. Solo da lì può attingere, ma questo lo può fare solo intraprendendo un percorso di individuazione.
Buongiorno
La fatidica domanda : ma io chi sono?
Molti filosofi, prima ancora degli psicologi, hanno tentato di dare una risposta.
La verità è che il più grande sconosciuto siamo noi stessi. Noi sotto mille maschere che si sono create in virtù dell'ambiente familiare, della cultura , della personalità, chi siamo davvero?
La nostra vera essenza, il nostro vero sé dov'è?
In questo momento storico ancora di più chi siamo nel nostro profondo.
E forse, proprio in questo momento, che possono nascere risposte dentro di noi.
La solitudine può essere un ottimo maestro per ritrovarci.
Accogliere la paura, accogliere la solitudine e accettare che noi siamo esseri unici ed irripetibili, tutti meravigliosamente belli ed umani, è già un primo passo.
Avere il coraggio di affrontare tutti i demoni del passato, lasciare emergere le emozioni dandone legittimità il secondo.
Quello che le suggerisco è di prendere per mano se stesso, la bimba piccola che è stata, darle calore, ascolto, sostegno affinché possa crescere, possa sbocciare, possa diventare la donna meravigliosa che è già in essere.
Forza! Coraggio! Apra il suo cuore a se stessa! Inizi ad amarsi e a credere in se stessa!
Gent.ssima, nella sua lettera colpisce tanta solitudine, sofferenza, dolore e disorientamento. Questo momento di costrizione e di isolamento molte persone vivono un certo grado di sofferenza, paura, ansia e frustrazione. Ma sembra che la sua condizione è aggravata dal suo stato di salute fisica e dalla sua condizione di ruolo di caregiver che dura ormai da 15 anni senza avere tempo di rigenerarsi. Dobbiamo considerare che a volte basta quest'ultima condizione a generare uno stato di malessere e burnout. Immagino che tutti questi aspetti della sua vita sommati in questo momento storico particolare che viviamo, possano aggravare il suo stato psicologico e amplificare le sue sofferenze che sfociano in qualcosa che assomiglia ad una crisi esistenziale. Colgo una ricchezza di risorse, di capacità e esperienze da un lato, contrapposti a considerazione di se stessa focalizzata sull'immaginario degli altri e a non riuscire a definire la propria identità. Sembra che nella ricerca di tale definizione lei si concentri soprattutto sull'aspetto lavorativo e professionale, mentre la nostra identità è costituita da diverse sfaccettature e ruoli. Un percorso psicoterapeutico potrebbe aiutarla nella ricerca e nella definizione di se stessa.
Cordialmente. Dott.ssa Jarmila Chylova
Carissima signora innanzitutto mi dispiace molto che lei stia attraversando questo brutto momento e che si senta così tanto male, sono contenta di esserci per lei e spero di poterle dare un minimo aiuto.
In questo momento di isolamento è facile trovarsi in forte stato di angoscia come quello che lei descrive.
E' possibile che tutte le preoccupazioni per l'emergenza Coronavirus si siano incanalate nella direzione di riflessione su se stessa e sulla vita passata e presente, c'è la rabbia per le rinunce e per le delusioni, c’è l’impotenza del non poter cambiare il passato, c’è la devastazione provocata dalla condizione presente senza un lavoro, senza un titolo e senza la formula "io sono" per presentarsi alle persone... sono le stesse emozioni coinvolte nelle attuali condizione di isolamento per pandemia.
Ha descritto di se tante cose belle ed alcuni impedimenti a potersi godere alcuni step raggiunti, e ha anche descritto una bellissima presentazione di se stessa che forse le appare non riconosciuta dagli altri.
E' su questo che dovrebbe lavorare, non rimandi e intraprenda un percorso di psicoterapia online.
Un abbraccio dott.ssa Tiziana Vecchiarini
Buongiorno Signora S., dalle sue parole emerge un forte senso di scoramento e solitudine. Il tempo, così dilatato, sta inasprendo, in maniera violenta il suo disagio. La situazione era già abbastanza chiara in precedenza per lei. Adesso, però, si sono accumulate tante questioni aperte che meritano di essere prese in considerazione con una certa urgenza. Questa forte crisi legata alla sua identità non va certo trascurata. Le consiglierei vivamente di rivolgersi ad un professionista psicoterapeuta per dei colloqui online. Un caro saluto, Dr.ssa Giulia Ferrari
La sua è una "bellissima crisi"! Capisco che lei la viva con sofferenza ma le assicuro che questa sofferenza è molto positiva. Si tratta di una sofferenza esistenziale, coerente a questo suo momento e con la sua età, di chi sta cercando "un posto nel mondo" e di chi sta cercando il proprio modo di "lasciare un segno" del suo passaggio in questa vita. Quindi quello che le posso dire è: non tratti questa sofferenza come qualcosa da eliminare ma semplicemente come un segnale da ascoltare. Ciò di cui ha bisogno è una "Via", una strada che le possa mostrare la direzione e il percorso verso se stessa, verso la sua felicità.
Gentile utente! Mi pare che il tema che lei descrive con la domanda "chi sono?" apra tante prospettive. Non sa come definirsi a livello sociale perché non ha un lavoro che la soddisfi. Il percorso di studi è stato interrotto e cerca conferme sul valore della sua persona. Credo che di sottofondo ci sia il bisogno di essere riconosciuta innanzitutto da sé stessa. La fragilità del periodo che sta vivendo non fa che amplificare queste tematiche. Penso che lei abbia già sostenuto molto della sua famiglia, mostrando una grande forza. Sarebbe utile cercare uno psicoterapeuta che la sostenga e con il quale procedere ad una rilettura della sua storia per affrontare al meglio il suo futuro.
In bocca al lupo
Dott.ssa Valeria Randisi
Gentile utente,
La sua lunga riflessione ci sta dicendo che si sente ancora alla ricerca di un'"identità" che le permetta di "avere un posto nel mondo", che la faccia sentire "orgogliosa di sé" come il bambino dello spettacolo teatrale di cui ci racconta. Ci sta dicendo che per vari motivi ha fatto tante rinunce, ha tentato di seguire il suo istinto ma si è tirata indietro... E ora,chiusa in casa e sola, reduce da una malattia che l'ha spaventata e angosciata, è come se stesse tirando le somme e questo la mette in crisi. La crisi però è ciò che permette il cambiamento e forse potrebbe essere questa l'occasione per ritentare un percorso su di sé, di conoscenza, accettazione ma anche ricerca di quella "definizione" che compare ripetutamente nelle sue parole, ricerca da fare con un pizzico di fiducia e flessibilità, trasformando magari la frustrazione che traspare dalle sue parole in energia da investire su di sé e su un progetto,anche piccolo,con cui cominciare. Non è mai tardi per scommettere su di sé.
Resto a disposizione
Cordialità

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