ho avuto una vita costellata di problemi che ho affrontato sempre da sola. A coronamento di una vita

20 risposte
ho avuto una vita costellata di problemi che ho affrontato sempre da sola. A coronamento di una vita difficile, succede che 10 anni fa mia madre vedova, causa incidente, diventa invalida e resta in carrozzina e io, figlia unica, mi occupo di lei e nel frattempo porto avanti anche il mio lavoro full time. Sono stati anni molto duri, ho messo da parte la mia vita, ho rinunciato a tutto, non mi sono mai concessa una vacanza, neanche un fine settimana. I medici mi consigliavano di metterla in RSA , aveva sviluppato anche moltissime patologie, e che da sola non ce l'avrei fatta e mi sarei ammalata, ma non li ho ascoltati , nonostante non fosse stata certo la migliore delle madri, la mia coscienza me lo impediva, l'ho accudita e trattata come una regina, le compravo i cibi migliori gli ausili piu costosi, curavo tutti i dettagli in modo maniacale, vivevo per lei praticamente. Due anni fa e' morta ma...9 mesi prima di morire ha gettato la maschera e ha iniziato a volermi distruggere in modo palese. Era sopraggiunta un po' di demenza
senile ma anche i medici riconoscevano che, i suoi comportamenti distruttivi verso di me, erano creati ad hoc, ben pensati e organizzati e che quindi non potevano riferirsi alla sua -poca- demenza senile, ma era il suo carattere e infatti non ero nemmeno tanto sorpresa, solo amareggiata. Ad esempio mentre io ero in cucina a prepare il pranzo, lei chiamava i cc dicendo che la stavo 'massacrando di botte', aveva convinto il fisioterapista che la trascuravo e che non le davo da mangiare. Faceva i bisogni grossi nel pannolone e poi li spargeva nel letto - tanto ero io che pulivo- . Tutto il giorno urlava che la stavo massacrando di botte, affinche i vicini sentissero. Si strappava, a morsi, lembi di carne dalle braccia per dire che ero stata io a picchiarla Ovviamente tutti i suoi tentativi di rovinarmi non andavano a buon fine perche' erano tutte enormi ed evidenti falsita' , ma ogni volta dovevo giustificarmi con i carabinieri, con la cooperativa del fisioterapista e con tutt quelli che coinvolgeva telefonicamente. Gli assistenti sociali per fortuna erano dalla mia parte e intervenivano in mia difesa. Ed ero sempre piu stanca ed esasperata, sia fisicamente che mentalmente. Poi si mise a cercare qualcuno a cui intestare la sua casa per non doverla lasciare a me , altra mazzata per me. Mi odiava talmente tanto che e' arrivata al punto di chiedermi insistmente di ucciderla, per garantirsi che alla sua dipartita io sarei finita in galera o, nella migliore delle ipotesi, tormentata dai sensi di colpa. Due giorni prima di morire mi ha detto- non vali niente come donna-. Quando e' morta non ho versato una lacrima e ancora niente dopo due anni. Provavo solo una stanchezza infinita, incolmabile. Sono rimasta come sotto shock per lunghi mesi, forse lo sono ancora , sto facendo opera di rimozione, come se lei non fosse mai esistita. Arrivo ora al punto : sono sempre stata una persona molto, moltissimo empatica, orientata verso l'ascolto e il sostegno degli altri. Ho sempre avuto argomenti di incorggiamento per chi si confidava. Mi sono sempre preoccupata per tutti, una crocerossina in poche parole. Beh adesso - ho 58 anni- dopo aver passato tutto questo mi sento un'altra persona. Non sono piu empatica, se le persone si confidano mi annoio e non sono piu ispirata nell'argomentare. Praticamente non me ne frega piu' di niente di nessuno, a dire il vero nemmeno tanto di me stessa
Dott. Giacomo Caiani
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Nova Milanese
Buongiorno,
è plausibile che l'essersi impegnata duramente e a lungo per una persona da cui sente di aver ricevuto solo odio sia stato per lei molto difficile e che ora si senta emotivamente svuotata sia nei confronti di sé stessa che delle altre persone, questo non significa che ciò che le è successo non si possa superare e lei non riesca a tornare ad avere un rapporto emotivo più profondo con chi le sta intorno.
Le suggerirei di approfondire questa e le sue altre esperienze di vita con un professionista

Coridalmente,
Dott. Giacomo Caiani

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Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
La storia che racconta è profondamente toccante e porta con sé un vissuto di grande sacrificio, dolore e resistenza. È naturale che, dopo anni di lotta e privazioni, oggi si sente svuotata, distante dalle emozioni che prima la caratterizzavano. Quello che descrive – la perdita di empatia, il senso di distacco da sé stesso e dagli altri – potrebbe essere una reazione al trauma e all'esaurimento emotivo vissuto per troppo tempo. Quando si è costantemente sotto stress e si porta un peso così grande, il sistema emotivo può arrivare a una sorta di "spegnimento" per autodifesa.

Non è colpa sua e non significa che sia una persona diversa o "peggiore" rispetto a prima. È il risultato di anni di sofferenza e di un dolore che probabilmente non ha mai avuto il tempo e lo spazio di essere elaborato. Quello che ha vissuto è stato estenuante sia fisicamente che mentalmente, e ora il suo sistema emotivo potrebbe avere bisogno di tempo e di un aiuto per ritrovare un equilibrio.

Sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi ad uno specialista, che possa accompagnarla in questo percorso di elaborazione, aiutarla ad accogliere e accogliere le sue emozioni, e supportarla nel recupero di una nuova connessione con sé stessa e con il mondo che la circonda.

Cordiali saluti,
DOTTORESSA SILVIA PARISI
PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA SESSUOLOGA
Dott.ssa Chiara Quinto
Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Questa sensazione di distacco emotivo, di apatia verso gli altri e persino verso se stessa, non è strana né sbagliata: è una reazione comprensibile a un’esposizione prolungata allo stress emotivo e a un esaurimento psicologico che l’hanno portata a una sorta di spegnimento interno.
Quando una persona spende tutte le proprie energie per qualcun altro per così tanto tempo, senza ricevere amore, gratitudine o conforto, può arrivare a un punto in cui semplicemente non ha più risorse da dare. È come se il suo serbatoio emotivo fosse stato prosciugato.
Forse non ha mai avuto davvero il tempo di elaborare quello che è successo, perché la sua vita è sempre stata incentrata sugli altri, e ora che tutto è finito, si ritrova con un vuoto dentro. Il non piangere la sua morte, il sentire come se lei non fosse mai esistita, potrebbe essere un meccanismo di protezione che la sua mente ha attivato per non sentire troppo dolore tutto insieme.
La domanda ora non è “come torno a essere quella di prima?”, ma piuttosto: “Chi voglio essere adesso, per me stessa?”.
Dopo una vita passata a dare, forse è il momento di pensare a cosa può fare per ricostruire se stessa, senza il peso del dovere e del sacrificio.
Il suo stato attuale non è definitivo, ma è un segnale che il suo corpo e la sua mente hanno bisogno di tempo e di spazio per guarire. Forse un percorso di supporto psicologico potrebbe aiutarla a dare un senso a tutto questo, a far emergere il dolore che ha congelato dentro di sé e, piano piano, a ritrovare un nuovo equilibrio.
Si conceda il diritto di esistere per se stessa, non solo per gli altri.
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott. Fabio Romano
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Ferrara
Buonasera! Prima di ogni altra cosa, mi permetta di porgerle le mie più sentite condoglianze. Quanta tristezza, quanta rabbia, quanta solitudine nelle sue parole. Posso solo provare ad immaginare come si sente. Nel leggerla, ho avuto l’impressione che il capitolo “finale” della relazione con la mamma condensi e rappresenti la trama implicita (profonda, inconscia) del suo mondo interno, con tutto quanto ne è conseguito nella vita reale e nelle relazioni. Come se ancora una volta e per l’ultima volta, fossero falliti tutti i dolorosi tentativi di essere vista, riconosciuta, amata come figlia e come donna. Sembra che lei abbia fatto ciò che poteva per sopravvivere, mettendo da parte i suoi desideri per adattarsi ai desideri dell’altro. Sente che non resta altro che congelarsi, anestetizzarsi, annoiarsi, fregarsene, ma merita ben altro. Se ha perso la speranza, mi lasci sperare per lei. Spero che si apra alla possibilità di affidarsi a qualcuno con cui ri-leggere la sua storia, i paragrafi mancanti (mi chiedo del suo papà), i capitoli più dolorosi e incomprensibili, affinché possa finalmente contribuire in modo genuino e creativo a tutto quanto ancora c’è da vivere. In bocca al lupo
Dott. Attilio Rossi
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Sarzana
Hai bisogno di parlare, di uno spazio tuo, dove qualcuno possa ascoltarti, dove sentirti capita. Ora è il tuo turno di stare al centro ed è un bisogno talmente grande (e legittimo) che va ad oscurare gli altri bisogni.
Concediti di trovare qualcuno che si prenda cura di te.
Dott.ssa Laura Fortunato
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Buongiorno, posso comprendere quanto sia stato terribile e doloroso per lei affrontare tutto quello che racconta nella sua lettera, a maggior ragione perché si trattava di sua madre, una persona che è sempre molto affettivamente significativa per chiunque. Immagino che, oltre allo shock, quello che ha vissuto l'abbia lasciata emotivamente svuotata e possa anche renderle più complicato elaborare il lutto. Mi dispiace che senta che non le importa più di se stessa, perché dopo tanti sacrifici potrebbe finalmente pensare a se stessa e vivere la sua vita in modo appagante e sereno. A tal proposito, credo che un supporto psicologico potrebbe esserle d'aiuto per mettersi alle spalle tutto quello che ha passato e guardare alla sua vita e a se stessa con occhi nuovi, ritrovare le energie emozionali da dedicare a sé, prendersi cura di sé con l'accompagnamento di una/un terapeuta che l'aiuti a sciogliere i blocchi e percorrere nuove strade. Le auguro il meglio, saluti.
Dr. Maria Tiziana Maricchiolo
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
San Giovanni la Punta
Buongiorno, potrebbe essere utile un lavoro psico-corporeo ed l'approccio psicoterapeutico dell'analisi bioenergetica, che la aiuti a rilasciare le memorie corporee collegate al trauma cumulativo rappresentato dal travagliato accudimento della mamma. Resto a disposizione per eventuali altre specifiche.
Dott.ssa Emanuela Solli
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
Frosinone
Leggendo il racconto della tua storia si capisce perfettamente che hai attraversato un inferno personale che avrebbe lasciato un segno profondo in chiunque. Hai dato tutto, sacrificato ogni parte di te, e in cambio hai ricevuto dolore, ingratitudine e tentativi deliberati di distruzione. È normale che ora tu ti senta svuotata, disillusa, distante. Non è che non sei più empatica, è che sei esausta. Quando si è sottoposti a un carico emotivo e fisico così devastante per anni, la mente si difende spegnendo/annullando certe risposte/emozioni.
Questa specie di "anestesia emotiva" non è un segno di mancanza di umanità, ma di una ferita che purtroppo ancora oggi è aperta e sanguinante.
La buona notizia è che questo stato non è irreversibile. Non è detto che tornerai esattamente come prima, ma puoi ritrovare una versione di te che non sia schiacciata dal passato. Non forzarti a sentire qualcosa che in questo momento non puoi sentire. Invece, cerca di riappropriarti di te stessa, un passo alla volta.
Rispondi a queste semplici domande:
1. cosa vuoi per te, adesso?
2.Cosa potrebbe farti stare bene, anche solo un po’?
Magari potresti non avere subito la risposta, ma lasciati il permesso di scoprirla...anche lentamente.
Dott.ssa Vanessa Ferri
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Navacchio
Gentile Signora, la sua storia mi ha sinceramente toccato. Il trauma che può essere itercorso in seguito ad una tale esperienza è inenarrabile e difficilmente comprensibile da chi non l'ha vissuto in prima persona.
Sicuramente intraprendere una psicoterapia è indispensabile, ma capisco che in questo momento non c'è la forza per prendere una tale iniziativa che inevitabilmente è e sarà molto faticosa.
Quando riuscirà a trovare un po' di motivazione per prendersi cura di sè non esiti a contattare un professionista, io sarei lieta di poterla aiutare ad esplorare questo trauma e le sue risorse per affrontarlo.

Un caro saluto

Dr.ssa Vanessa Ferri
Dott.ssa Giulia Virginia La Monica
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Trento
Gentile Utente,
spiacente per il vissuto che riporta. Le dinamiche familiari posso essere o diventare complicate per molti motivi e a volte si può faticare a comprendere (differente da giustificare o condividere) gli atteggiamenti dell'altro e si possono percepire come diretti a noi stessi.
Occorrerebbe uno spazio dedicato in cui approfondire il tutto e capire come intervenire su questa ultima sensazione a cui accenna. Forse però è da considerare un lavoro di elaborazione (da sostituirsi al tentativo di "rimozione" a cui accenna) perchè questi accadimenti diventino una parte delle pagine passate del libro della Sua vita (diversamente potrebbero ricadere nel quotidiano inquinandolo); fare pace con il passato per se stessa.
Mi auguro possa intraprendere quanto prima un supporto per questo accadimento e ritrovare la propria "empatia" e benessere
Dott.ssa Valeria Colangelo
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Salve Signora, premesso che quanto accaduto nell’ultima parte della sua vita, rispetto al rapporto con sua mamma, mi sembra davvero impegnativo e doloroso, mi domando cosa ne é stato della fase precedente che lei descrive come una vita costellata di problemi affrontati da sola. Mi domando se si é mai concessa di dedicarsi uno spazio in cui lavorare questa solitudine e questa distanza profonda che ora sente verso gli altri e verso se stessa. Ho la sensazione che in quello che racconta, per poter esplorare "l’altra persona" che si sente di esser diventata, sarebbe prezioso integrare e conoscere la persona da cui é partita.
Buona giornata.
Dott.ssa Cristina Sinno
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Napoli
Buongiorno cara utente, la sua esperienza descrive un percorso di vita estremamente complesso e doloroso, caratterizzato da senso dell' abbandono, sacrificio e, infine, un distacco emotivo che sembra essere una risposta protettiva alle ferite subite. Dopo un così lungo periodo di resistenza e sofferenza penso che sia arrivato il momento di prendersi cura di se stessa intraprendendo un percorso di psicoterapia per elaborare le emozioni represse e ritrovare la strada giusta per la serenità, l'equilibrio e l'autostima. Se ha ulteriori domande non esiti a contattarmi, sono disponibile anche per terapie online. Cordiali Saluti, d.ssa Cristina Sinno
Dott.ssa Fosca Rossi
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Fabriano
Ciao! Prima di tutto, voglio dirti che quello che hai vissuto è incredibilmente difficile e richiede una grande forza. È comprensibile sentirsi sopraffatti e cambiati dopo un'esperienza così intensa e dolorosa. È chiaro che hai dedicato la tua vita a prenderti cura di tua madre, e questo ha avuto un impatto profondo su di te.
Ti consiglio vivamente di considerare un percorso psicoterapeutico. Parlare con un professionista può offrirti uno spazio sicuro per esplorare le tue emozioni, il tuo dolore e le tue esperienze. La terapia può aiutarti a elaborare ciò che hai vissuto, a riconnetterti con te stessa e a ritrovare la tua empatia e il tuo interesse per gli altri. È un passo importante per prenderti cura di te e per iniziare a ricostruire la tua vita.
Non sei sola in questo percorso, e ci sono persone pronte ad aiutarti. Se hai bisogno di supporto per trovare un terapeuta o per capire come iniziare, sono qui per aiutarti. Ricorda, meriti di ricevere la stessa cura e attenzione che hai dato agli altri.
Dott. Daniela Recchia
Psicologo, Psicoterapeuta
Valmontone
mmo
Dott.ssa Veronica Bertoncelli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Verona
Ha attraversato una vita fatta di carichi enormi, affrontati quasi sempre da sola, e lo ha fatto con una forza che molti non avrebbero retto. Ma ogni forza, se non sostenuta e curata, a un certo punto si consuma. E oggi, quello che descrive 'il sentirsi svuotata, senza empatia, quasi indifferente a tutto' non è un difetto di carattere, ma una conseguenza comprensibile e prevedibile di tutto ciò che ha vissuto.

Ha dato tutto. E quando si dà tutto per anni, anche ciò che non si ha, arriva un momento in cui non si riesce più a provare nulla. Questo stato non è definitivo, ma va affrontato con strategie precise, per evitare che il congelamento emotivo si trasformi in una forma cronica di disconnessione da sé e dagli altri.
Forse per una volta ha bisogno che qualcuno si occupi di lei e la guidi a farlo al meglio con indicazioni specifiche e mirate a lasciar andare tutto quello che ha vissuto per potersi riprendere la sua vita.

Resto a disposizone,
Dott.ssa Veronica Bertoncelli
Dott. Maria Celestino
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Mazara del Vallo
Capisco profondamente il dolore e il disorientamento che provi. La tua esperienza è stata incredibilmente difficile, e il percorso che hai attraversato ti ha sicuramente messo a dura prova, sia fisicamente che emotivamente. Quello che racconti è la storia di un sacrificio totale e di un'esperienza che ti ha portato a perdere, quasi completamente, il contatto con te stessa. Il peso delle tue responsabilità verso tua madre, l'abuso emotivo e psicologico che hai subito da lei negli ultimi anni della sua vita, hanno determinato una reazione di protezione psicologica che oggi ti fa sentire distante, stanca e indifferente.

Quello che stai vivendo, il distacco emotivo, la perdita di empatia, il non provare interesse per te stessa e per gli altri, sono segnali di un profondo esaurimento emotivo, un burnout psicologico. Dopo anni di cura e sacrificio, senza spazio per il riposo o per la cura di te stessa, è comprensibile che tu senta di esserti disconnessa dalle tue emozioni. Il tuo corpo e la tua mente, di fronte a tanto dolore e privazione, hanno sviluppato meccanismi di difesa che ti permettono di "sopravvivere" emotivamente, ma che nel lungo termine portano a questo senso di vuoto e indifferenza.

Il fatto che tu non abbia pianto alla morte di tua madre potrebbe sembrare insolito, ma non lo è affatto. Quando siamo sottoposti a stress cronico, come è stato il tuo caso, il nostro sistema emotivo può disconnettersi per proteggersi. Non è un segno di "non cura" o di "indifferenza", ma una risposta protettiva a un'esperienza troppo traumatica. È come se la tua mente avesse bisogno di congelare l'emozione per poter sopportare il peso che hai portato per così tanto tempo.

Quello che descrivi riguardo alla tua mancanza di empatia e interesse per gli altri potrebbe essere il risultato di un’esaurimento profondo, che va affrontato con tempo e supporto. Hai dedicato la tua vita agli altri, ma ora è il momento di dedicarti a te stessa, di riconnetterti con la tua identità e le tue emozioni, di permetterti di vivere una vita che non sia solo dedicata a soddisfare i bisogni degli altri.

Questo è un momento di grande difficoltà, ma anche di grande opportunità per la tua crescita. Un percorso terapeutico potrebbe essere molto utile per te. Ti permetterebbe di esplorare questi sentimenti di distacco, di stanchezza e di perdita, e di lavorare su come ristabilire un equilibrio emotivo. La psicoterapia non mira a "cancellare" il passato, ma ad aiutarti a elaborarlo, ad accettare il dolore che hai vissuto e a trovare nuovi modi per prenderti cura di te stessa. Potresti imparare a fare spazio per le tue emozioni, a riconnetterti con quella parte empatica di te che oggi senti lontana, ma che è ancora lì, anche se temporaneamente in silenzio.

Non è facile, e il percorso richiede tempo e impegno, ma inizia con il riconoscere che hai bisogno di aiuto e di spazio per te stessa. È un passo fondamentale. Quello che stai vivendo non è un segno di debolezza, ma una reazione normale a una vita incredibilmente difficile. Con il giusto sostegno, potresti riscoprire te stessa, imparando a vivere la tua vita non più attraverso il sacrificio e l'assunzione di responsabilità per gli altri, ma con una rinnovata attenzione e cura per te.
Dott.ssa Silvia Pisanu
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Cagliari
Mi dispiace immensamente. Sembra che nella fase finale della sua vita sua madre più che "gettare la maschera" abbia avuto dei seri problemi psicologici, deliri, paranoie, e che in tutto questo lei non abbia ricevuto il supporto necessario, subendone in prima persona glie effetti. Probabilmente la relazione con sua madre aveva già delle dinamiche complesse alla base. Nonostante questo ha deciso di sacrificarsi e dedicarsi completamente a lei. Non ottenendo il risultato sperato: essere amata e riconosciuta. Sembra che ora lei non tragga più beneficio dall'essere di supporto al prossimo (ad esempio ascoltando qualcuno). Forse non è un male. È l'occasione per imparare ad avere rapporti in cui l'amore non si deve meritare con accudimento e sacrificio. Ma sulla base di presupposti più sani ed equi. Una psicoterapia sull'elaborazione del lutto e del più ampio rapporto con sua madre, potrà aiutarla a vivere in maniera più leggera le relazioni con gli altri e anche con se stessa. Un caro saluto
Dott.ssa Daniela Calabrese
Psicoterapeuta, Psicologo
Roma
Ho letto con attenzione la tua lunga dissertazione, ma alla fine mi aspettavo una richiesta di aiuto che non ho trovato. Gridi aiuto in ogni tua parola, ma hai difficoltà perfino a chiederlo per te stessa. Le conseguenze della storia che hai vissuto sembrerebbero rientrare nella tipologia da disturbo post traumatico da stress, per il quale ti sarebbe utile affrontare un percorso di psicoterapia. Cara, la vita può ancora essere vissuta come meriti. A presto.
Dott. Dario Martelli
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
Torino
Buongiorno, il suo racconto trasmette veramente una fatica e un dolore infinito. L'impressione è che abbia bisogno di un po' di tempo per elaborare questo periodo della sua vita. Una relazione psicoterapeutica potrebbe aiutarla a ritrovarsi. E' ancora giovane e puo' ancora vivere esperienze gratificanti. Se desidera sono a disposizione, anche online.

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