Come gestire gli effetti collaterali dopo una seduta di psicoterapia? Salve, in breve faccio psic

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Come gestire gli effetti collaterali dopo una seduta di psicoterapia?

Salve, in breve faccio psicoterapia da più di un anno e credetemi se vi dico che non ho mai provato un dolore così grande in tutta la mia vita, fare questo percorso mi ha messa in serie difficoltà.
Comunque in terapia parlo ovviamente dei miei problemi, di come mi sento, ma appena torno a casa è come se quella seduta non l'avessi fatta, cioè sento il bisogno di sfogarmi di nuovo, nella mia mente riaffiorano tutte le cose tristi che mi sono capitate, le mie difficoltà, e finisco la sera a letto, che dopo aver pianto per ore mi addormento comunque con tutti questi pensieri e problemi.
Cosa posso fare per evitare tutto questo?
È normale quello che mi succede?
Salve, so che è complicato ma la terapia è proprio questo, mi rendo conto come non tutti siano disposti talvolta a provare emozioni così intense. E' un buon segno, vuol dire che evidentemente qualcosa si è smosso. Non eviti che ciò accada ma osservi quel che accada e si senta libero/a di esprimere ciò che sente senza giudizio.
Cordialmente, dott FDL

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Il percorso della psicoterapia è un'esperienza complessa che per ogni persona può assumere caratteristiche diverse.
Può accadere che una fase sia particolarmente intensa soprattutto se si ripercorrono traumi, assenze, dolori importanti per una persona, ma lo scopo è quello di far rimarginare le ferite permettendo al paziente di potersi concentrare nel presente, sulle sue possibilità di sviluppo e di evoluzione e non restare prigioniero di un passato difficile e traumatico.
Dott Maria Grazia Antinori, Roma
Cara utente, come hanno ben esposto i miei colleghi, la Psicoterapia è un percorso in cui i dolori riaffiorano per essere elaborati, affinchè diventino cicatrici che ci ricordano della ferita, ma non sono più una ferita aperta e così dolorante. Questo vuol dire lasciare quell'equilibrio che pian piano abbiamo messo sù, costruito sui nostri meccanismi di difesa. Magari era un equilibrio disfunzionale, ma pur sempre un equilibrio. Ma per poter andare avanti, dobbiamo farlo saltare per costruirne uno migliore, più orientato al benessere e non al dolore.
Questo vuol dire tollerare questo periodo di passaggio.
Ma si ricordi che il Terapeuta è anche quello che "perturba e protegge allo stesso tempo"...Un caro saluto.
Salve, quello che lei avanza è un quesito davvero complesso e articolato: se da una parte è proprio vero, come illustrato dai colleghi, che quello che lei descrive sia un effetto inevitabile della terapia e, se vogliamo, anche propedeutico per giungere ad un maggior benessere psicofisico, è vero anche che non esiste una soluzione valida per tutti per farvi fronte. Pertanto le consiglierei di parlare di queste emozioni con il professionista che la segue all'interno delle vostre sedute al fine di trovare, insieme, delle strategie per farvi fronte e risignificarle riportandole alla relazione che avete instaurato e a quanto fino ad oggi affrontato durante il percorso. Buona continuazione per il suo lavoro, saluti, ADM
Gentile utente, quello che spesso non si dice è che la terapia all'inizio è più dolorosa di quanto non si pensi. Tuttavia è spesso un pezzo fondamentale del percorso. Si sta male per poi tornare e stare meglio. Parlarne in terapia con il suo terapista potrebbe essere un pezzo importante su cui riflettere insieme.
Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Buongiorno, capisco bene come si sente. In effetti, in genere si intraprende un percorso di psicoterapia pensando di stare bene (e a lungo termine ovviamente l'obiettivo è quello) ma, molto spesso, in realtà la terapia è l'unico luogo in cui ci si può permettere di star male, di soffrire.
Solo mettendo mano al proprio dolore si possono mettere le basi per un percorso che apra alla possibilità del nuovo, e non è per niente facile.
Le consiglio di approfondire questi suoi vissuti con il suo terapeuta, in quanto sarà sicuramente utile per il percorso ma, soprattutto per lei.
Un caro saluto,
Luca Belotti
Salve, non posso esprimerle un parere fondato non conoscendo a fondo la sua storia e ancor meno il lavoro del suo terapeuta. Tuttavia in linea del tutto generale è probabile che la terapia stia toccando zone e ricordi sedimentati che le stanno creando una forte reazione emotiva. Si confronti col suo psicologo che le chiarirà cosa sta accadendo. Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio
Il percorso terapeutico può essere molto faticoso, e rielaborare quanto detto nel tempo della seduta, una volta a casa, non è semplice. Quindi sento di dire che è nella giusta direzione, seppur faticosa da percorrere. Tuttavia le consiglio di parlarne con il/la suo/a terapeuta, potrebbe essere che si stia procedendo troppo velocemente o su punti troppo dolorosi da affrontare. Anche in terapia, come nella vita, abbiamo i nostri tempi, e vanno rispettati.
In bocca al lupo.

Lucia Cesaro
Buongiorno,
consiglio di parlare di queste emozioni spiacevoli al suo terapeuta al fine di poter far uscire tutto il suo mondo interiore non solo a parole ma anche attraverso le sensazioni corporee.
Piano piano tutto si risolve
Cordiali saluti
Salve, la terapia è un lavoro su se stessi difficile perché "smuove" emozioni, sensazioni, pensieri che per diverso tempo sono stati chiusi in un cassetto. Capisco che alcune sedute siano più difficili di altre. Penso da terapeuta, che i pazienti possono sentirsi sicuri di verbalizzare al proprio terapeuta ogni cosa, anche le difficoltà incontrate. Siamo qui per sostenervi e aiutarvi. Condivida le sue emozioni con il suo terapeuta e sono sicura che insieme affronterete le sfide e difficoltà.
Buona serata
Gentilissima comprendo l'acuto dolore che deve provare ogni volta che si avvicina a vissuti penosi, è come se la terapia rendesse possibile una riedizione di quanto accaduto e sentito. Se ciò da una parte è inevitabile e anzi auspicabile, in quanto non c'è reale efficacia terapeutica senza tensione emotiva, dall'altra parte mi chiedo se proprio questo dolore possa diventare un perno per giungere ad alleviare il suo dolore.
Da quanto scrive ho come la percezione che dopo la terapia lei rimanga "da sola“, come se non riuscisse a portare con sè le parole del terapeuta.
E' importante che in questi momenti lei possa fare qualcosa per prendersi cura di lei, la psicoterapia, tra l'altro, consente anche di sviluppare una tale attitudine, ovvero un apparato psichico con cui si possa pensare al dolore, contenerlo, comprenderlo, incoraggiandoci a diventare i nostri migliori genitori, specie nei momenti piu' difficili.
Mi sento di dirle di perseverare nello sforzo, esso è il migliore investimento per se', ne parli con il suo terapeuta e provi a trovare una strategia.
Per liberarsi dal peso del passato occorre poter fare qualcosa di diverso, oggi.
Le faccio i miei migliori auguri.
Gent.ma, non è possibile offrirle una risposta poiché non è possibile valutare la sua personale situazione. Tuttavia, una psicoterapia non provoca “effetti collaterali”, benché possa qualche volta movimentare qualche aspetto personale avvertito come difficoltoso. Probabilmente, sta sperimentando una condizione emotiva spiacevole che, per qualche ragione, ora collega (in toto o in parte) al lavoro clinico e al rapporto col terapeuta: sarebbe da capire se e come questo accada, e quale senso tutto ciò abbia per lei. Una psicoterapia appropriata consente l’indagine di questi aspetti (sebbene talora complicati), promuovendo una rinnovata comprensione di sé e una graduale trasformazione dell’esperienza. SG
Salve,
Mi spiace per questa situazione, pur concordando con i miei colleghi( che suggeriscono di parlarne con il terapeuta, e di come il dolore possa fare parte del processo , ecc ,ecc) mi chiedo se aggiungere la mindfulness ( che aiuta a centrarsi e a rimanere il contatto con il qui ed ora ecc) possa aiutarla e se ne avete eventualmente parlato con il terapeuta (di questo o altre risorse da sviluppare/trovare/riconoscere in se... anche per non affogare nel dolore ) Cordiali Saluti, Silvia Bianchi
La terapia può scatenare effetti dolorosi come accade a lei, ma occorre parlarne durante le sedute in modo che il dolore si allevi gradualmente e le sedute diventino liberatorie. Se le capita quello che ha descritto sarebbe anche il caso di aumentare la frequenza degli incontri in modo che lei non si senta sola nell'affrontare la sua sofferenza. Se vuole approfondire, sono a disposizione per chiarimenti.
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Salve,
Probabilmente continua a “ruminare” sulla seduta e ciò L appesantisce. Ne parli in terapia perché certamente il suo terapeuta potrà aiutarla a gestire diversamente il carico emotivo dell’incontro . A volte può essere utile ad esempio non fare le sedute nel tardo pomeriggio ma nella prima parte della giornata.
Dr.ssa Damiano Maria

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