Circa un anno e mezzo fa mi è stato diagnosticato il disturbo bipolare di tipo 2 e il disturbo borde
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Circa un anno e mezzo fa mi è stato diagnosticato il disturbo bipolare di tipo 2 e il disturbo borderline di personalità. Possono questi due disturbi coesistere? É probabile che in determinati periodi, uno sia più "presente" e domini, rispetto all'altro?
Buonasera Gentile Utente, si è possibile che i due disturbi possano coesistere. Si tratta di due diagnosi separate, seppure con dei tratti in comune. Nessuno dei due disturbi è sempre presente, soprattutto il bipolare, che alterna periodi di normotimia a periodi depressivi e ipomaniacali. Il disturbo borderline, essendo invece un disturbo di personalità, tende ad essere più pervasivo. Cordialmente, dott. Simeoni
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Buonasera, potrebbero coesistere ma al di là dell'etichetta diagnostica può esserle utile focalizzarsi sui suoi vissuti emotivi e intraprendere un percorso di cura in tal senso.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Salve, mi spiace molto per la situazione ed immagino quanto la notizia della diagnosi o possa essere stata difficile per Lei. Hanno sicuramente molto in comune, quali ad esempio l’instabilità emotiva, pertanto alcuni aspetti saranno più evidenti in determinate situazioni.
Cerchi di intraprendere al più presto una terapia farmacologica associata ad una terapia psicologica al fine di gestire la sintomatologia in atto, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e per trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Cerchi di intraprendere al più presto una terapia farmacologica associata ad una terapia psicologica al fine di gestire la sintomatologia in atto, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e per trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Possono coesistere,ma le diagnosi non dicono tutto della persona.Ogni persona indipendentemente dalla diagnosi ha una una personalità ,una sua storia e delle modalità comportamentali e di pensiero che sono uniche Vanno conosciute a fondo per valutare il più adeguato programma terapeutico,sia farmacologico che psicologico.Un caro saluto dottssa Luciana Harari
Salve,
Sì è possibile che lei abbia avuto una doppia diagnosi di questo tipo.
A livello sintomatologico e di disagio emotivo percepito ci sono diversi aspetti in comune nei due disturbi, tra i principali le difficoltà di regolazione emotiva e affettiva che si evidenziano sia nel disturbo dell’umore, che a livello di personalità.
Tuttavia la sua domanda mi fa riflettere sul buon uso che si può fare dello strumento “diagnosi”.
Discriminare cosa è tipico di ogni disturbo e soffermarsi su quale dei due disturbi prevale in lei non credo possa esserle molto utile, poiché in realtà questi due “disturbi” dicono molto poco di lei, ma sono solo un codice - ultile per lo più ai professionisti - per descrivere le forme, i tempi e i modi dei dei suoi sintomi e dei suoi comportamenti osservabili.
Dal mio punto di vista la diagnosi dovrebbe avere un intento valutativo al fine di promuovere un trattamento di tipo terapeutico, psicoterapico e/o farmacologico.
La sua utilità non è quella di “etichettare” o lasciarsi definire da questa né diventare “specialisti” del proprio disturbo. Per fare un esempio, la classificazione del disturbo borderline di personalità da manuale statistico e diagnostico dei disturbi mentali può fornire oltre 250 profili differenti in base alle varie combinazioni dei tratti implicati che definiscono dei “sottotipi”.
Si può bene immaginare come questo tipo di etichetta possa non accomunare affatto molte persone che hanno una sofferenza - sulla carta - “uguale”. Conoscersi in profondità e imparare a gestire il proprio disagio implica un lavoro in una relazione con un professionista che consideri la diagnosi come primo step di un iter in cui si lavora insieme anche alla gestione emotiva e al significato più personalizzato della propria condizione, evitando il rischio di farlo coincidere con la propria definizione di sé.
Pertanto dato il disagio che si troverà ciclicamente ad affrontare, soprattutto nella sfera emotiva e relazionale, un buon utilizzo della valutazione diagnostica al di là delle statistiche serve più che altro al professionista ad individuare e dare una prima e parziale forma alla sofferenza che le reca, con l’intento di poterla prendere in considerazione, in cura.
Le faccio i miei auguri
Dr.ssa Sara Larice
Sì è possibile che lei abbia avuto una doppia diagnosi di questo tipo.
A livello sintomatologico e di disagio emotivo percepito ci sono diversi aspetti in comune nei due disturbi, tra i principali le difficoltà di regolazione emotiva e affettiva che si evidenziano sia nel disturbo dell’umore, che a livello di personalità.
Tuttavia la sua domanda mi fa riflettere sul buon uso che si può fare dello strumento “diagnosi”.
Discriminare cosa è tipico di ogni disturbo e soffermarsi su quale dei due disturbi prevale in lei non credo possa esserle molto utile, poiché in realtà questi due “disturbi” dicono molto poco di lei, ma sono solo un codice - ultile per lo più ai professionisti - per descrivere le forme, i tempi e i modi dei dei suoi sintomi e dei suoi comportamenti osservabili.
Dal mio punto di vista la diagnosi dovrebbe avere un intento valutativo al fine di promuovere un trattamento di tipo terapeutico, psicoterapico e/o farmacologico.
La sua utilità non è quella di “etichettare” o lasciarsi definire da questa né diventare “specialisti” del proprio disturbo. Per fare un esempio, la classificazione del disturbo borderline di personalità da manuale statistico e diagnostico dei disturbi mentali può fornire oltre 250 profili differenti in base alle varie combinazioni dei tratti implicati che definiscono dei “sottotipi”.
Si può bene immaginare come questo tipo di etichetta possa non accomunare affatto molte persone che hanno una sofferenza - sulla carta - “uguale”. Conoscersi in profondità e imparare a gestire il proprio disagio implica un lavoro in una relazione con un professionista che consideri la diagnosi come primo step di un iter in cui si lavora insieme anche alla gestione emotiva e al significato più personalizzato della propria condizione, evitando il rischio di farlo coincidere con la propria definizione di sé.
Pertanto dato il disagio che si troverà ciclicamente ad affrontare, soprattutto nella sfera emotiva e relazionale, un buon utilizzo della valutazione diagnostica al di là delle statistiche serve più che altro al professionista ad individuare e dare una prima e parziale forma alla sofferenza che le reca, con l’intento di poterla prendere in considerazione, in cura.
Le faccio i miei auguri
Dr.ssa Sara Larice
Gentile utente, i due disturbi possono coesistere e seppur differenti, hanno dei tratti in comune, soprattutto l'instabilità affettiva. Le diagnosi spesso aiutano a dare un nome al malessere percepito, credo, però, che al di là "dell'etichetta" sia fondamentale prendersi cura dei vissuti legati a tali condizioni e su questo un percorso di psicoterapia potrebbe aiutarla molto. Rimango disponibile, un cordiale saluto, Dott.ssa Paola Trombini
Gentile utente di mio dottore,
le confermo che le due patologie diagnosticate possono coesistere. Generalmente però un paziente va conosciuto poi più approfonditamente per valutare un calibrato programma terapeutico,sia farmacologico che psicoterapico. Dovesse avere ulteriori dubbi sarebbe importante aprisse un confronto con lo specialista che un anno e mezzo fa ha formalizzato la sua diagnosi.
Cordiali Saluti
Dottor Diego Ferrara
le confermo che le due patologie diagnosticate possono coesistere. Generalmente però un paziente va conosciuto poi più approfonditamente per valutare un calibrato programma terapeutico,sia farmacologico che psicoterapico. Dovesse avere ulteriori dubbi sarebbe importante aprisse un confronto con lo specialista che un anno e mezzo fa ha formalizzato la sua diagnosi.
Cordiali Saluti
Dottor Diego Ferrara
Gentile utente, si, possono coesistere. Mi permetto di proporle alcuni spunti di riflessione che potrebbero aprire un dialogo dentro di sé e accompagnarla nella eventuale scelta di iniziare un percorso di psicoterapia. Come mai non ha pensato di risolvere questi dubbi con lo specialista che ha fatto la diagnosi? Quando dice che uno prevale sull'altro intende forse che in alcuni momenti sente prevalere dentro di sé degli aspetti emotivi rispetto ad altri? Come ha vissuto questa diagnosi: è stato per lei rassicurante potersi riconoscere in una problematica che ha un nome e una descrizione oppure l'ha vissuta in maniera riduttiva?
Cordiali saluti, Dott.ssa Pamela Cornacchia
Cordiali saluti, Dott.ssa Pamela Cornacchia
Salve, si possono coesistere. Da chi le è stato diagnosticato il disturbo che descrive?
Buona giornata.
Dott. Fiori
Buona giornata.
Dott. Fiori
Gentile utente, le due diagnosi possono coesistere. Potrebbe essere importante per lei effettuare un lavoro anche di psicoeducazione che l'aiuti a comprendere il motivo della diagnosi, le caratteristiche del disturbo anche per evitare ricadute. Ma cosa più importante, lavorare più che sull'etichetta diagnostica, su un percorso che l'aiuti a riconoscersi( come quel tipo di diagnosi è presente su un dato paziente), capire la sua storia, le sue esperienze, l'influenza sulla sua vita, sui rapporti sociali.
Cordiali Saluti Dott.ssa Alessia Battista
Cordiali Saluti Dott.ssa Alessia Battista
Buongiorno. Si, i due differenti tipo di disturbo, che hanno alcuni aspetti in comune, possono coesistere, ed è possibile che in un certo momento prevalgano degli aspetti di uno sull'altro. L'aspetto diagnostico, però, è solamente uno strumento utile (per lo più ai professionisti) a creare una "mappa" del suo "funzionamento" psicologico per orientarsi rispetto al/i tipo/i di intervento più indicato/i, in termini di efficacia ed efficienza, alla sua specifica situazione. Il punto maggiormente significativo da tenere in considerazione, invece, è che lei è una persona non riducibile ad un'ipotesi diagnostica, dunque un'organismo vivo con molte risorse a disposizione di autoconsapevolezza ed autoregolazione. Non so se sta già seguendo una/delle terapia/e (psicoterapia e/o farmacoterapia), ma, per quanto riguarda l'aspetto psicoterapeutico, sento di volerle indicare in questo spazio che, rivolgendosi ad uno specialista, potrebbe lavorare sulle risorse che già possiede per centrarsi maggiormente su se stessa come persona più che sugli aspetti diagnostici, con l'obiettivo di riappropriarsi gradualmente del proprio potere e valore personale e di individuare le strategie per fronteggiare nel modo migliore possibile le difficoltà che sperimenta. Un saluto, Dott. Felice Schettini
Caro utente, grazie per aver scritto. Le due diagnosi possono coesistere ma secondo me dovrebbe andare oltre "all'etichetta diagnostica" che fondamentalmente serve solo a noi specialisti. Mi concentrerei su quello che si può fare per stare meglio, su di sé, sui suoi vissuti emotivi, su come si sente e come vive la sua quotidianità, sulle difficoltà che percepisce. Tutto questo dovrebbe essere analizzato con uno psicoterapeuta che possa aiutarla a raggiungere un benessere di cui ha diritto. Se ha bisogno rimango a disposizione.
Saluti,
Dott.ssa Federica Leonardi
Saluti,
Dott.ssa Federica Leonardi
Buonasera, oltre le etichette diagnostiche, si chieda se sente la necessità di un percorso di chiarimento rispetto a questa "rivelazione".
Saluti
MT
Saluti
MT
Buongiorno, sì possono coesistere perchè riguardano due aspetti diversi del funzionamento della mente. Per entrambi però è importante anche intraprendere a una terapia farmacologica associata ad una buona terapia psicoterapeutica. Al fine di gestire i sintomi di cui lei soffre, le consiglio quindi di rivolgersi ad uno psichiatra ed iniziare parallelamente un percorso di supporto psicologico al più presto. Sono disponibile per un percorso di supporto, anche online, buona giornata. Dott.ssa Alvisi
Gentile utente, è possibile che due distrubi coesistano sia che sente l'alternarsi tra essi. Essendo, però, parte del suo funzionamento, le consiglio di andare oltre la diagnosi e farsi seguire sia dal punto di vista farmacologico che psicologico per elaborare i suoi vissuti in merito e vivere al meglio la sua vita. Un caro saluto
Ricordi che lei non è la diagnosi, lei non è un disturbo o una combinazione di disturbi. Lei è una storia. Distolga la sua attenzione dalla diagnosi e la volga a se stesso.
Gentile utente, si certo possono coesistere e sicuramente possono prevalere talvolta alcuni aspetti dell’uno o dell’altro. Mi domando come si sente lei rispetto alla diagnosi che le é stato fatta…
Credo valga la pena intraprendere un percorso psicoterapico per affrontare i vissuti correlati alla diagnosi e per imparare a riconoscere e gestire i sintomi correlati.
Cordialmente
Dott.ssa Z. Ballico
Credo valga la pena intraprendere un percorso psicoterapico per affrontare i vissuti correlati alla diagnosi e per imparare a riconoscere e gestire i sintomi correlati.
Cordialmente
Dott.ssa Z. Ballico
Buonasera,
penso che oltre alla diagnosi, o doppia diagnosi, potrebbe essere utile conoscere cosa implichino e come funziona lei come persona al netto della sua storia di vita. Questo potrebbe esserle di aiuto nel comprendere quali risorse mettere in atto e cosa significhino davvero e in profondità i disturbi che le sono stati citati. Un percorso psicologico può servire anche a questo.
Un cordiale saluto,
Dott.ssa Francesca Caloiaro.
penso che oltre alla diagnosi, o doppia diagnosi, potrebbe essere utile conoscere cosa implichino e come funziona lei come persona al netto della sua storia di vita. Questo potrebbe esserle di aiuto nel comprendere quali risorse mettere in atto e cosa significhino davvero e in profondità i disturbi che le sono stati citati. Un percorso psicologico può servire anche a questo.
Un cordiale saluto,
Dott.ssa Francesca Caloiaro.
Gentile utente, da recenti studi è stato evidenziato che in una percentuale di pazienti questi due disturbi possono coesistere. Il disturbo borderline è identificato come un disturbo di personalità, pertanto può essere considerato come una "costante", mentre il disturbo bipolare di tipo 2 è caratterizzato da una ciclicità. E' fondamentale in questi casi seguire una terapia farmacologica strutturata ad hoc per lei. Spero di aver risposto ai suoi dubbi, rimango a disposizione. Dott.ssa Syria Ciccone
È molto comune che il disturbo bipolare di tipo 2 e il disturbo borderline di personalità coesistano. Entrambi i disturbi coinvolgono significative fluttuazioni dell'umore e difficoltà nella regolazione emotiva, rendendo la diagnosi differenziale a volte complessa.
Perché possono coesistere?
-Sintomi sovrapposti: Entrambi i disturbi presentano sintomi come instabilità dell'umore, impulsività, relazioni interpersonali difficili e paura dell'abbandono.
-Vulnerabilità comuni: È possibile che esistano fattori genetici o neurobiologici condivisi che predispongono allo sviluppo di entrambi i disturbi.
-Influenze ambientali: Esperienze di vita traumatiche o stressanti possono innescare o aggravare i sintomi di entrambi i disturbi.
Perché uno può essere più "presente" dell'altro in determinati periodi?
-Fluttuazioni dell'umore: Nel disturbo bipolare di tipo 2, le fluttuazioni dell'umore tra depressione e ipomania possono essere più pronunciate in alcuni periodi, influenzando l'intensità dei sintomi borderline.
-Stress e fattori scatenanti: Eventi di vita stressanti o l'interazione con determinati individui possono attivare in modo più marcato uno o l'altro disturbo.
-Trattamento: Il tipo e l'efficacia del trattamento possono influenzare la prevalenza dei sintomi di ciascun disturbo.
Cosa significa questo per te?
-Diagnosi accurata: È fondamentale che tu abbia ricevuto una diagnosi accurata da parte di un professionista della salute mentale.
-Trattamento personalizzato: Un piano di trattamento che tenga conto di entrambi i disturbi è essenziale per gestire al meglio i sintomi e migliorare la tua qualità di vita.
-Collaborazione con il terapeuta: Una stretta collaborazione con il tuo terapeuta ti permetterà di monitorare l'evoluzione dei sintomi e adattare il trattamento in base alle tue esigenze.
-Gestione dello stress: Imparare a gestire lo stress e a sviluppare strategie di coping efficaci può aiutarti a prevenire le ricadute e a stabilizzare il tuo umore.
Qualora desiderasse approfondire l'argomento, non esiti a contattarmi!
Perché possono coesistere?
-Sintomi sovrapposti: Entrambi i disturbi presentano sintomi come instabilità dell'umore, impulsività, relazioni interpersonali difficili e paura dell'abbandono.
-Vulnerabilità comuni: È possibile che esistano fattori genetici o neurobiologici condivisi che predispongono allo sviluppo di entrambi i disturbi.
-Influenze ambientali: Esperienze di vita traumatiche o stressanti possono innescare o aggravare i sintomi di entrambi i disturbi.
Perché uno può essere più "presente" dell'altro in determinati periodi?
-Fluttuazioni dell'umore: Nel disturbo bipolare di tipo 2, le fluttuazioni dell'umore tra depressione e ipomania possono essere più pronunciate in alcuni periodi, influenzando l'intensità dei sintomi borderline.
-Stress e fattori scatenanti: Eventi di vita stressanti o l'interazione con determinati individui possono attivare in modo più marcato uno o l'altro disturbo.
-Trattamento: Il tipo e l'efficacia del trattamento possono influenzare la prevalenza dei sintomi di ciascun disturbo.
Cosa significa questo per te?
-Diagnosi accurata: È fondamentale che tu abbia ricevuto una diagnosi accurata da parte di un professionista della salute mentale.
-Trattamento personalizzato: Un piano di trattamento che tenga conto di entrambi i disturbi è essenziale per gestire al meglio i sintomi e migliorare la tua qualità di vita.
-Collaborazione con il terapeuta: Una stretta collaborazione con il tuo terapeuta ti permetterà di monitorare l'evoluzione dei sintomi e adattare il trattamento in base alle tue esigenze.
-Gestione dello stress: Imparare a gestire lo stress e a sviluppare strategie di coping efficaci può aiutarti a prevenire le ricadute e a stabilizzare il tuo umore.
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Capisco che ricevere due diagnosi di questo tipo possa generare dubbi e incertezze, soprattutto rispetto a come queste possano interagire tra loro e a come influenzino la sua esperienza quotidiana. È assolutamente possibile che il disturbo bipolare di tipo 2 e il disturbo borderline di personalità coesistano, e in effetti non è raro che vengano diagnosticati insieme. Tuttavia, è importante comprendere in che modo questi due quadri clinici si intrecciano e si influenzano reciprocamente, affinché possa orientarsi meglio nella gestione dei sintomi. Il disturbo bipolare di tipo 2 è caratterizzato dall’alternanza tra episodi depressivi e episodi ipomaniacali. A differenza del disturbo bipolare di tipo 1, le fasi di ipomania non raggiungono l’intensità della mania vera e propria, ma possono comunque portare a un aumento dell’energia, dell’impulsività e dell’instabilità emotiva. Il disturbo borderline di personalità, invece, è un disturbo che riguarda il modo in cui si vive e si regola l’emotività, le relazioni interpersonali e l’immagine di sé. Le oscillazioni emotive nel borderline sono spesso più rapide e legate a eventi esterni o a pensieri interni, mentre nel disturbo bipolare i cambiamenti d’umore sono generalmente più prolungati e ciclici. Per rispondere alla sua domanda, sì, è possibile che in determinati momenti uno dei due disturbi sia più “presente” e dominante rispetto all’altro. Ad esempio, in una fase depressiva del disturbo bipolare, i sintomi della depressione potrebbero essere predominanti rispetto agli aspetti borderline. In una fase di maggiore instabilità emotiva, invece, potrebbero emergere più chiaramente le difficoltà tipiche del disturbo borderline, come la paura dell’abbandono, l’impulsività o la difficoltà a mantenere relazioni stabili. Talvolta, la distinzione tra i due può essere complessa, perché entrambi i disturbi comportano una certa instabilità emotiva e possono condividere sintomi simili, come l’impulsività o i cambiamenti d’umore. Un aspetto importante è che il trattamento per queste due condizioni può richiedere un approccio integrato. Mentre nel disturbo bipolare il focus principale è spesso la stabilizzazione dell’umore attraverso la farmacoterapia (stabilizzatori dell’umore, antidepressivi, antipsicotici atipici, a seconda dei casi), nel disturbo borderline il trattamento più efficace è la psicoterapia, con approcci come la Terapia Dialettico-Comportamentale (DBT) o la Terapia Cognitivo-Comportamentale (TCC) focalizzata sulla regolazione emotiva. Se non lo ha già fatto, potrebbe essere utile esplorare con il suo terapeuta come questi due aspetti possano essere affrontati in modo sinergico, trovando strategie mirate per ciascuna difficoltà che si presenta. Voglio sottolineare che, per quanto la convivenza con queste due diagnosi possa sembrare complessa, molte persone riescono a trovare un equilibrio, imparando a riconoscere i segnali dei diversi stati emotivi e sviluppando strategie per gestirli in modo più efficace. Il fatto che lei si stia ponendo queste domande e stia cercando di comprendere meglio il suo funzionamento è un segnale di grande consapevolezza e rappresenta già un passo fondamentale nel suo percorso di crescita e benessere. Le auguro il meglio, Dott. Andrea Boggero
Buongiorno. Sì, possono coesistere se rispettano i criteri di entrambi i disturbi. I due disturbi sono contemporaneamente presenti; sicuramente ci sono momenti in cui, per esempio, il disturbo bipolare si manifesta con particolari episodi (depressivi o maniacali), e di conseguenza facilita il manifestarsi di particolari sintomi del disturbo borderline.
Gentile utente,
sì, i due disturbi possono coesistere. La comorbilità tra disturbo bipolare di tipo II e disturbo borderline di personalità non è rara, anche se può rendere più complessa la diagnosi e la gestione clinica, poiché alcuni aspetti — come l’instabilità emotiva o l’impulsività — possono apparire simili ma avere origini differenti.
In termini molto generali:
nel disturbo bipolare II, le oscillazioni dell’umore tendono a essere più episodiche e biologicamente determinate, con periodi di depressione alternati a fasi ipomaniacali più brevi;
nel disturbo borderline, invece, la variabilità emotiva è più reattiva alle relazioni e agli eventi, e si accompagna spesso a un senso di vuoto, paura dell’abbandono e difficoltà a mantenere un’immagine stabile di sé.
È quindi possibile che, in determinati periodi, uno dei due quadri risulti più evidente o dominante: ad esempio, nelle fasi depressive o ipomaniacali può prevalere la componente bipolare, mentre in momenti di maggiore vulnerabilità relazionale può emergere con più forza la parte borderline.
Un lavoro psicoterapeutico mirato, integrato al trattamento farmacologico, può aiutare a distinguere e gestire i due livelli: da un lato stabilizzare l’umore, dall’altro sviluppare strategie più funzionali di regolazione emotiva e di relazione con sé e con gli altri.
Dott.ssa Sara Petroni
sì, i due disturbi possono coesistere. La comorbilità tra disturbo bipolare di tipo II e disturbo borderline di personalità non è rara, anche se può rendere più complessa la diagnosi e la gestione clinica, poiché alcuni aspetti — come l’instabilità emotiva o l’impulsività — possono apparire simili ma avere origini differenti.
In termini molto generali:
nel disturbo bipolare II, le oscillazioni dell’umore tendono a essere più episodiche e biologicamente determinate, con periodi di depressione alternati a fasi ipomaniacali più brevi;
nel disturbo borderline, invece, la variabilità emotiva è più reattiva alle relazioni e agli eventi, e si accompagna spesso a un senso di vuoto, paura dell’abbandono e difficoltà a mantenere un’immagine stabile di sé.
È quindi possibile che, in determinati periodi, uno dei due quadri risulti più evidente o dominante: ad esempio, nelle fasi depressive o ipomaniacali può prevalere la componente bipolare, mentre in momenti di maggiore vulnerabilità relazionale può emergere con più forza la parte borderline.
Un lavoro psicoterapeutico mirato, integrato al trattamento farmacologico, può aiutare a distinguere e gestire i due livelli: da un lato stabilizzare l’umore, dall’altro sviluppare strategie più funzionali di regolazione emotiva e di relazione con sé e con gli altri.
Dott.ssa Sara Petroni
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