Ciao una domanda un po' strana se permettete, io da sempre sono stato affascinato da quelle persone

20 risposte
Ciao una domanda un po' strana se permettete, io da sempre sono stato affascinato da quelle persone strane che si fidanzano con un oggetto inanimato ma io tempo fa' sentii dire da uno specialista che sono persone appartenenti a categorie psichiatriche gravi ma io mi chiedo no!!! Uno non è libero di fare quello che vuole nella vita senza venire etichettato come "categoria psichiatrica grave"?? e la mia domanda quindi era ma queste persone (strane) che si fidanzano con oggetti inanimati sono malati mentalmente oppure sono persone perfettamente normali ed è semplicemente una scelta fidanzarsi con un oggetto inanimato?

Grazie Attendo risposte, saluti
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Ciao! La tua domanda non è affatto strana, anzi è molto interessante e tocca un tema che spesso genera curiosità o pregiudizi.

Fidanzarsi o provare attrazione romantica o sessuale per oggetti inanimati è una condizione che in psicologia viene talvolta definita oggettofilia o oggettosessualità. Non è riconosciuta come diagnosi specifica nei principali manuali diagnostici (DSM-5 o ICD-11), quindi non possiamo dire che sia automaticamente una “malattia mentale” nel senso stretto del termine.

Detto questo, va precisato che:

Non significa automaticamente essere “malati psichiatrici gravi.” Esistono persone che sperimentano questo tipo di attrazione e conducono comunque una vita funzionale, senza altre problematiche.

Tuttavia, in alcuni casi, un legame esclusivo con oggetti inanimati può essere espressione o conseguenza di altre difficoltà psicologiche o relazionali (come l’isolamento sociale, difficoltà nell’instaurare rapporti umani, disturbi dello spettro autistico, vissuti traumatici o altre vulnerabilità). In questi casi, più che la scelta in sé, è importante capire il motivo alla base del comportamento e quanto impatta sul benessere globale della persona.

Sul piano della libertà personale, sì, ognuno è libero di vivere la propria sessualità o affettività come preferisce, purché non faccia del male a sé o agli altri. Ma la libertà non esclude il fatto che, talvolta, dietro a certe scelte possano esserci motivazioni psicologiche profonde che sarebbe utile esplorare.

In conclusione: non è corretto dire che chi si fidanza con oggetti inanimati sia sempre un “malato psichiatrico grave”. Può trattarsi di una preferenza o di una condizione parafilica rara, ma può anche essere collegata a fattori psicologici più complessi.

Sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi ad uno specialista.

DOTTORESSA SILVIA PARISI
PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA SESSUOLOGA

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Dott. Salvatore Augello
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Palermo
Salve, questo tipo di scelta ha dietro una personalità patologica.
Questo tipo di relazione non è considerata sana in psicologia e dalla società.
Cordiali saluti.
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott. Valerio Ancis
Psicoterapeuta, Psicologo
Assemini
Gentile Utente,

La libertà prima di tutto!
Dovremo prima di tutto intenderci su cosa voglia dire per Lei "normalità" e "patologia".
Io per esempio non uso questi due termini ma preferisco fare riferimento al termine "funzionalità". Facendo questo mi astraggo dal giudizio e mi concentro sulla funzionalità.
Ricordando sempre che ognuno fa quello che puo' con quello che ha.
Quindi per rispondere alla Sua domanda deve chiarire se vuole stare all'interno di categorie di giusto o sbagliato o avere la possibilità di fare una scelta guidata dalla responsabilità, quindi da un volere.
Saluti
Dott.ssa Claudia Mancini
Psicologo, Psicoterapeuta
Frascati
Salve, quesito interessante! Io personalmente faccio fatica a pensare ad un fidanzamento con un oggetto inanimato, non lo.chiamerei "fidanzamemto" in quanto non.credo possa esserci uno.scambio reale, in quanto è comunque a senso unico.
Al di là delle etichette in categorie psichiatriche o meno, forse c'è una difficoltà nel relazionarsi con l'"altro", dotato di.vita, pensieri, emozioni, sensazioni.
Questo il mio pensiero
Un.saluto
Claudi m
Dott.ssa Adele Stucchi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Albino
Buonasera. Mi colpisce questa sua domanda pertanto le dico cosa penso, senza pretesa alcuna di risponderle in modo esaustivo. Siamo essere relazionali, abbiamo bisogno di reciprocità, di condivisione, di validazione, di riconoscimenti, di essere amati e di amare. Come può un oggetto rispondere a tanto? Non ho la necessità di mettere etichette diagnostiche, francamente penso che a monte ci sia una grande sofferenza e che forse un aiuto potrebbe essere di sollievo
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buonasera, le etichette non dicono nulla di un funzionamento e gli esseri umani, pure avendo manifestazioni uguali, hanno vissuti diversi che li spiegano. Partirei da cosa intende per "fidanzamento" . Se si tratta di una relazione si presuppone che anche l'altro partecipi in qualche modo dando e ricevendo qualcosa. Un oggetto non può fare questo, ma può essere animato di ciò che si vorrebbe e che per qualche ragione è più facile trovare in un oggetto che in una relazione umana che può fare paura o altro.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Dott.ssa Emanuela Solli
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
Frosinone
Ciao, la tua domanda è tutt’altro che strana, anzi, è molto interessante. Tocca un tema che spesso viene banalizzato: quello della libertà personale, del giudizio sociale e del confine tra ciò che è considerato normale e ciò che viene visto come “disturbo” solo perché non rientra nelle aspettative comuni.
Ci sono davvero persone che provano sentimenti affettivi o romantici verso oggetti inanimati. È un fenomeno reale, si chiama oggettofilia, e chi lo vive spesso racconta emozioni vere, coinvolgenti, profonde. Non si tratta sempre di finzione, di gioco o di provocazione. Per alcune persone quella relazione rappresenta qualcosa di autentico.
Ora, chiedersi se chi vive una relazione con un oggetto sia “malato” o “normale” è in realtà una domanda più complessa di quello che sembra. La psicologia non funziona per etichette rigide, ma guarda alla persona nel suo insieme. Se quella persona riesce a vivere una vita equilibrata, non è isolata dal mondo, non soffre a causa della sua relazione con l’oggetto e anzi trae conforto o gioia da quel legame, allora non si può parlare automaticamente di patologia. È una forma relazionale atipica, certo, ma non per forza segnale di malattia.
D’altra parte (la maggior parte), ci sono casi in cui questi comportamenti possono essere una risposta a un vissuto di solitudine profonda, a una difficoltà relazionale, a traumi non elaborati o a caratteristiche psicologiche particolari, come nei casi di tratti autistici o disturbi della personalità. In questi casi, più che giudicare, bisognerebbe fermarsi e chiedersi: questa persona sta bene? Soffre? Sta usando quel legame per proteggersi da qualcosa che le fa paura o male?
La verità è che non esiste una linea netta tra “normale” e “malato”. Ognuno ha il diritto di vivere la propria vita, anche in modi fuori dal comune, purché non faccia del male a sé o agli altri. E la psicologia non dovrebbe mai essere uno strumento per giudicare, ma solo per comprendere.
Quindi no, chi si fidanza con un oggetto non è automaticamente una persona con un disturbo psichiatrico grave. Può essere una persona con una storia particolare, una sensibilità fuori dal comune, o semplicemente qualcuno che ha scelto un modo diverso di esprimere i propri affetti.
Buona giornta
Dott. Francesco Paolo Coppola
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Napoli
A volte ci domandiamo se certi comportamenti insoliti — come fidanzarsi con un oggetto inanimato — siano da considerare malattia mentale.
La verità è che non tutto ciò che è insolito è patologico.

Ciò che rende qualcosa una “malattia” non è quanto appare strano agli altri, ma quanto limita la libertà e il benessere della persona.
Se uno ama collezionare libri e ci trova piacere, forza, significato… non è ossessione: è passione. Se invece ne è schiavo, se ne soffre, se la sua vita si restringe attorno a quell’oggetto… allora forse sì, c’è qualcosa da ascoltare.

Ma più ancora: perché ci interessa tanto giudicare queste scelte?
Forse la vera domanda è: perché proprio quell’oggetto?
Cosa rappresenta? Cosa compensa? Cosa tiene a bada?
Io, da psicoterapeuta, non partirei da una diagnosi, ma da un ascolto vero, senza etichette.

In alcune culture, come nella medicina tibetana, la malattia mentale non era vista come qualcosa da escludere.
Nei monasteri c’era spesso un pazzo “sacro”, accolto tra i monaci non per essere curato, ma per essere visto, compreso, e — in qualche caso — per diventare lui stesso un maestro.

La salute non è un’etichetta: è la libertà di vivere, amare, sbagliare… senza perdere il contatto con la propria verità.

Sono Francesco Coppola psicologonapoli.org
Per ulteriori informazioni su di me ed i miei scritti le troverai sul mio PROFILO.

Dott.ssa Valentina Annesi
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buonasera, al di là del fare diagnosi, una persona che instaura un rapporto con un oggetto inanimato ci pone la domanda: perché lo ha fatto? Come mai non ha un rapporto con un altro essere umano? Ecco, io credo che per quella persona una relazione con un altro essere umano possa essere impaurente, poiché significherebbe avere un confronto, dover mediare tra i propri bisogni e quelli dell’ altro e ‘rischiare ‘ di vivere la perdita.

Buona serata, Valentina Annesi
Dott.ssa Elda Valente
Psicologo, Psicologo clinico
Torremaggiore
Salve, mi sento di essere d’accordo sulla sua contrarietà nel categorizzare le persone, senza lavorare sul perché si prenda una scelta piuttosto che un’altra. Resto a disposizione per eventuali chiarimenti, cordialmente.
Dott.ssa Elda Valente
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Salve, grazie per la domanda. Il legame affettivo con oggetti inanimati (objectophilia) è un fenomeno raro ma reale. In alcuni casi è una scelta consapevole e non problematica; in altri può riflettere vissuti più complessi o, talvolta, una condizione psicopatologica. Tuttavia, non è corretto generalizzare né definire automaticamente queste persone come affette da “gravi disturbi psichiatrici”.In psicologia, un comportamento non viene valutato in base alla sua stranezza, ma all’impatto che ha sulla vita della persona e sul suo benessere. Se non c’è sofferenza o compromissione, non c’è motivo di parlare di malattia. La libertà personale va rispettata, e come professionisti, il nostro compito è comprendere, non giudicare.Per questo motivo, per effettuare una valutazione oggettiva é necessario usare strumenti oggettivi come il colloquio clinico e i test psicologici.
Solo così si potrà valutare l’effettivaa presenza o meno di una sofferenza e quindi scegliere se intervenire con una psicoterapia di recupero.
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Dott. Marco De Fonte
Psicologo, Psicoterapeuta
Bari
Buonasera,
quella che pone è una domanda molto interessante e merita una risposta rispettosa e non affrettata.

Alcune persone sviluppano legami affettivi o simbolici profondi con oggetti inanimati. In certi casi, questo può essere espressione di una particolare sensibilità, di un vissuto affettivo complesso o di un orientamento relazionale non convenzionale. Si parla ad esempio di "oggettofilia" (objectum sexuality), una condizione rara ma reale, in cui l’attrazione verso oggetti è consapevole e sentita come autentica.

In altri casi, invece, questo tipo di legame può rientrare in contesti clinici più articolati, come alcuni disturbi dello spettro autistico, disturbi psicotici o situazioni di isolamento emotivo importante. Ma è fondamentale ricordare che non si può parlare automaticamente di "malattia mentale" solo perché un comportamento è raro o poco comprensibile a prima vista.

La psicologia non serve a giudicare ciò che è "strano", ma a comprendere. L’aspetto più importante è valutare il grado di consapevolezza, la libertà di scelta e il benessere della persona: se non c’è sofferenza né disfunzione, non c’è alcuna ragione per patologizzare.

In definitiva, ogni situazione va compresa nel suo contesto, con rispetto e attenzione.
Dott.ssa Paola Marinelli
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Tivoli
Buonasera, la questione non è se si possa essere liberi o meno di fare ciò che is voglia, questo è assodato, ma in situazione come questa viene a mancare l'esame di relatà che è una delle caratteristiche delle patologie psichiatriche. spero di aver risposto alla sua curiosità .Buona serata
dott.ssa paola marinelli
Dott.ssa Antea Viganò
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pessano con Bornago
Gentile utente, grazie per la condivisione innanzitutto. Capisco la natura della sua domanda, e comprendo il suo quesito. Una categorizzazione assolutistica in questo caso è complessa e anche direi pericolosa da dare; quello che mi sento di dirle è che sì, alcune patologie psichiatriche possono manifestarsi con interesse verso oggetti inanimati; allo stesso tempo, anche persone "definibili sane" potrebbero fare altrettanto.
cordiali saluti
AV
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Gentile utente di mio dottore,

la riflessione qui riportata parla di un problema sempre più diffuso soprattutto nei ragazzi, che è quello della difficoltà a relazionarsi. Spesso dietro alla possibilità di costruire una relazione con oggetti fantasiosi o ad esempio personaggi anime c'è il desiderio di approcciare ad un mondo meno complesso e molto spesso maggiormente controllabile, cosa che i rapporti tra persone non sono, questo perché in presenza di una difficoltà nella gestione delle relazioni. Ad ogni modo, il tema qui riportato meriterebbe un approfondimento che vada oltre la semplice risposta ad un messaggio; nel caso resto disponibile ad accogliere ed orientare i suoi dubbi, ricevo anche on-line.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Dr. Cristian Sardelli
Psicologo, Psicoterapeuta
Firenze
Buongiorno gentile utente,
il fatto che certi soggetti si possano innamorare di oggetti virtuali, anziché persone o animali, rimanda ad un mancato principio di realtà vissuto e o percepito dagli stessi, dopo di che certo che sono liberi di farlo, non è vietato da nessuna legge che io sappia, resta il fatto di essere legati ad un qualcosa di inanimato ,che simula ed emula un rapporto con un essere umano se non un animale, senza esserli, e se questa cosa può dare piacere, va ancora bene, resta il fatto che nel concreto, sia una sorta di gioco di ruolo, piuttosto che un completo e vero rapporto. La normalità è pur vero che sia un concetto prettamente statistico, ma dobbiamo assumerla come norma di riferimento in relazione ad un equilibrio psicofisico, e in tali rapporti, mi appare deficitario se non compromesso, e questo al di la di ogni etichetta.
Cordiali saluti,
Dr. Cristian Sardelli
Dott.ssa Eugenia Cardilli
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Roma
Salve non capisco molto questa domanda, forse vuole dire che lei fa delle fantasie su un oggetto, tipo potrebbe essere un pupazzo, un peluche mi sembra un sentimento infantile. Lo fanno i bimbi quando hanno una copertina un animaletto di stoffa x addormentarsi si chiama "oggetto transizionali" e come creare un legame con la propria mamma. Quindi le consiglio di fare delle sedute di psicoterapia, x poter elaborare il xchè ancora ha bisogno di questo oggetto inanimato, le auguro un buon proseguimento, dott. Eugenia Cardilli.
Dott. Antonio Di Mauro
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Milano
Gentilissimo, ogni domanda, anche apparentemente “strana”, come lei definisce la sua, ha facoltà di essere posta. Dichiara di essere affascinato da coloro i quali si fidanzano con oggetti inanimati, e rivendica il diritto di queste persone a non essere etichettate con categorie psichiatriche. Da un lato, lei rivendica la libertà di ciascuno di vivere a modo suo la sua vita sentimentale, anche legandosi a oggetti senza vita; dall’altro, tuttavia, presumo che qualche dubbio sulla legittimità di questa scelta, lei ce l’abbia. Infatti, inizia, come suol dirsi, mettendo le mani avanti, quasi chiedendo il permesso di porre una domanda (parole sue) “un po’ strana”, e successivamente qualificando lei stesso come “persone strane”, coloro i quali “si fidanzano con oggetti inanimati”. Forse è il caso che lei concentri la sua attenzione sul suo dissidio interiore, per cui da una parte rivendica la libertà di quelle persone contro ogni pregiudizio convenzionale, mentre dall’altra parte nutre dubbi circa la “stranezza” del comportamento in questione, quasi che una scelta sentimentale così inusuale anche a lei in fondo appaia malinconica e sterile. Si domandi, allora, meglio se con l’aiuto di uno psicologo o psicoterapeuta: perché quelle persone (forse lei stesso?) si dichiarano innamorate di un oggetto inanimato, preferendo quest’ultimo a una donna o a un uomo in carne e ossa? Cosa può aver indotto quelle persone a una scelta così radicale, in fondo solitaria? Un oggetto inanimato, infatti, non ci parla con voce propria, ma tutt’al più riecheggia la nostra stessa voce, rimandandoci indietro le nostre stesse parole. E laddove crediamo di essere in relazione con lui, in realtà siamo rinchiusi dentro noi stessi, cullandoci nell’illusione di vivere un rapporto a due. Perché, in una relazione che sia d’amore, l’altro parla con voce propria, vive di vita propria, e ci sorprende di continuo con quel che fa e dice, senza mai ridursi a un’eco pallida e scontata delle nostre personali aspettative e pretese. Distinti saluti, Antonio Di Mauro, psicologo e psicoterapeuta a Milano e online.
Caro paziente anonimo nessuno ha diritto di decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato nella vita di un altro
Ma nel continuum del percorso nel momento che uno chiede un parere il medico o chi per lui ha il dovere di seguire" le tabelle " per definire se un comportamento è normale o no
È la norma in questo caso vuole che i rapporti veri siano tra esseri umani
Detto tutto ciò.. Fidanzarsi con oggetti inanimati non rientra nella categoria suddetta
Dott.ssaLorenzini Maria santa psicoterapeuta

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