Buongiorno. Vivo a contatto con mia mamma che serba rancore al mondo intero. Per ogni cosa,specialm

20 risposte
Buongiorno.
Vivo a contatto con mia mamma che serba rancore al mondo intero. Per ogni cosa,specialmente situazioni famigliari pregresse, la tira in avanti per ore e ore e ore. Per quanto riguarda me ho 27 anni e lavoro attualmente come supplente saltuaria e ciò mi ha portato a studiare per entrare nei concorsi pubblici,percorso che mi sta non solo appassionando ma anche mi dà la possibilità di essere economicamente stabile e indipendente, cosa che tutt'ora non è possibile. Ho lavorato per anni e ora che ho messo da parte ho deciso di tentare per l'appunto questi concorsi pubblici. Allora. Il fine di questo messaggio è la richiesta da parte mia di strategie per riuscire a mettere una protezione per me dal rancore di mia mamma. Pultroppo non ne sono immune, anzi! Proprio ora ho acidità di stomaco da stress. (non autodiagnosticata. Ho parlato con il medico di base). Le voglio bene però così non va. Le ho parlato ma niente. Anche mio papà e niente. Capisco che non ha avuto una vita facile ma così non va. Qualche esercizio/ stratagemma che possa fare per proteggere il mio benessere? Sento che tutto ciò di cui ho bisogno è lontanaza fisica. Cosa non possibile per adesso. E devo dire che dopo tanto mettere da parte per poter permettermi i concorsi pubblici(e parlo di circa 4 anni) proprio non mi va di tornare a lavorare a tempo pieno e ricominciare da capo dato i contratti privatistici. E devo dire che mi sento in colpa per questo messaggio, forse dovrei sopportare, è sempre stata una mamma presente e lo è ancora. TUTTAVIA ... il mal di stomaco parla chiaro. Non è che sarò egoista?
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buongiorno,
innanzitutto grazie per aver condiviso con tanta lucidità e sensibilità la sua esperienza, che denota un forte desiderio di equilibrio personale e affetto verso sua madre, pur nella consapevolezza del disagio che questa convivenza le provoca.

La situazione che descrive è molto più comune di quanto si pensi: vivere accanto a una persona che manifesta costantemente rabbia, rancore e vissuti negativi può diventare molto logorante, soprattutto se non ci sono spazi di distacco o possibilità di ricaricare le energie altrove. È importante che lei riconosca come questi comportamenti stiano avendo un impatto sul suo corpo e sulla sua serenità: l’acidità di stomaco, la fatica mentale, la sensazione di colpa... sono tutti segnali che il suo sistema mente-corpo sta cercando di darle per dirle che ha bisogno di protezione.

Le offro alcune strategie che possono aiutarla a mettere dei confini emotivi – una forma di "distanza psicologica" anche quando quella fisica non è possibile:

1. Imparare a non farsi carico emotivamente
Quando sua madre comincia a lamentarsi o a riversare il suo rancore, provi a ricordarsi che le emozioni degli altri non sono responsabilità sua. Una frase da ripetersi mentalmente può essere:

“Queste emozioni appartengono a lei, io posso osservarle ma non assorbirle.”

2. Respirazione consapevole e radicamento
Quando sente salire lo stress, può praticare per qualche minuto la respirazione diaframmatica, magari mentre è nella stessa stanza ma cerca di non farsi coinvolgere. Un esercizio semplice è:

Inspirare per 4 secondi

Trattenere per 2

Espirare per 6
Ripetuto per 3-4 minuti può ridurre l’attivazione del sistema nervoso simpatico e calmarle lo stomaco.

3. Scrivere per liberare
Tenga un quaderno in cui possa scrivere quotidianamente tutto ciò che “trattiene” dentro. Scrivere è una forma di liberazione. Le può essere utile anche per vedere con maggiore chiarezza dove finisce la sua responsabilità e dove comincia quella dell’altro.

4. Visualizzazioni protettive
Un piccolo stratagemma mentale: immagini di avere una “bolla protettiva” attorno a sé, magari trasparente o colorata, che la separa dall’energia pesante di sua madre. Può sembrare semplice o simbolico, ma per la nostra mente queste immagini hanno un grande potere.

5. Darsi il permesso di non sentirsi in colpa
Amare una persona non significa annullarsi per lei. È legittimo volersi proteggere, ed è sano. Il senso di colpa spesso nasce da schemi appresi che vanno messi in discussione: non è egoismo voler vivere in pace, è responsabilità verso sé stessi.

6. Routine di benessere quotidiano
Anche solo 20 minuti al giorno dedicati a qualcosa che le fa bene (camminare, ascoltare musica, meditare, leggere) possono essere un balsamo. Se possibile, protegga questo tempo come se fosse un impegno improrogabile.

Infine, vorrei sottolineare che le dinamiche familiari di questo tipo possono essere molto complesse da gestire da sole. Sarebbe utile e consigliato per approfondire questi vissuti rivolgersi a uno specialista, per avere uno spazio tutto suo dove essere ascoltata e sostenuta nel percorso verso una maggiore autonomia emotiva e serenità.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa








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Dott.ssa Valentina De Chiara
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Brescia
Gentile utente, comprendo appieno la sua situazione, la difficoltà di vivere a contatto con il rancore di sua madre e il desiderio legittimo di proteggere il suo benessere, soprattutto in un momento così importante per lei come la preparazione ai concorsi pubblici. Non è assolutamente egoista nel cercare strategie per preservare la sua serenità; anzi, è un atto di cura verso se stesso. Il suo malessere fisico è un segnale importante che non va trascurato. È fondamentale che lei sappia che voler stabilire dei confini non significa affatto non voler bene a sua madre. Sono due aspetti distinti e lei ha il diritto di tutelare la sua salute emotiva e fisica.
Le suggerisco di intraprendere un percorso psicologico per esplorare le dinamiche familiari, rafforzare la sua autostima e a sviluppare strategie efficaci per raggiungere la sua indipendenza e vivere una vita più piena e soddisfacente.
Resto a disposizione per consulenze online.
Un caro saluto,
Dott.ssa Valentina De Chiara
Dott.ssa Elena Gianotti
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
Buongiorno, grazie per la sua condivisione. Lei chiede degli esercizi e degli stratagemmi, ma io credo che potrebbe essere più utile approfondire con qualcuno il tema dei confini, in generale e rispetto alla relazione con sua mamma nello specifico: di fatto stiamo parlando di questo, se capisco bene, cioè del fatto che ha bisogno di mettere dei confini con sua mamma, e questo non è possibile solo attraverso degli esercizi, ma in primis attraverso la costruzione di un atteggiamento e un posizionamento interno che le permetterebbero di prendere distanza, di proteggersi e di farsi scivolare le cose addosso. Se volesse approfondire la questione mi trova a disposizione, in presenza e online. Un caro saluto, dott.ssa Elena Gianotti
Dott.ssa Cristina Sinno
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Napoli
Buongiorno, grazie per aver condiviso tutto questo con tanta sincerità. Non è egoismo voler proteggere il proprio benessere, soprattutto se il corpo inizia a lanciare segnali come lo stress o il mal di stomaco. È comprensibile voler bene a una persona e, allo stesso tempo, sentire il bisogno di mettere dei confini per non farsi travolgere dal suo malessere. Ci sono strategie che possiamo usare per “proteggere” la mente anche quando la distanza fisica non è possibile. Se vuole, possiamo parlarne insieme in un colloquio: sarebbe un buon punto di partenza per trovare strumenti pratici e rispettosi, sia per lei che per sua mamma. Per qualsiasi informazione o dubbio può contattarmi, sono disponibile anche per terapie online. Un caro saluto, d.ssa Cristina Sinno
Dott.ssa Giulia Virginia La Monica
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Trento
Gentile Utente,
Publio Siro diceva "ama i tuoi genitori si sono giusti e retti: altrimenti sopportali".
Che nel concreto è interpretabile come: non deve "sopportare" queste dinamiche e lamentazioni, ma trovare una giusta distanza.
Può lavorare contingentando i tempi in comune (a valutato l'uscita di casa?) in cui si presentano queste condizioni; scrivere la rabbia che sente e lasciare defluire le emozioni (evitando di rileggere o far leggere); valutare prospettive altre per smorzare la prima reazione disagevole. Il tutto fintanto che si arrivi a contemplare l'altro per le sue luci e ombre (tengo a specificare che comprendere non vuol dire giustificare).
Può anche valutare un sostegno specialistico per strategie ulteriormente calzate, qualora lo desideri.
Un saluto
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Francesca Coretti
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente, cercare di proteggere il suo benessere non è un atto egoistico, ma una necessità. Il manifestarsi dell'acidità di stomaco è un segnale importante che il corpo le sta mandando e che merita attenzione. È importante riuscire a creare dei confini, sia verbali tramite una comunicazione assertiva, sia introducendo nell'arco della giornata momenti di decompressione emotiva.
Qualora lo ritenesse opportuno, iniziare un percorso di supporto psicologico potrebbe rivelarsi utile al fine per analizzare in maniera più approfondita le dinamiche familiari e acquisire ulteriori strumenti per la gestione della situazione attuale.
Cordialmente
Dott.ssa Francesca Coretti
Dott.ssa Simona Santoni
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Buongiorno,
la sua domanda tocca un aspetto molto comune ma spesso poco riconosciuto: come tutelare il proprio benessere emotivo quando si vive a stretto contatto con un familiare che esprime costantemente rabbia, rancore o negatività. Il fatto che lei si stia ponendo questa domanda e stia cercando delle strategie per proteggere se stessa senza colpevolizzare l’altro, è già un importante passo.
Come ben sottolinea anche lei: "il mal di stomaco parla chiaro", il suo corpo sta chiedendo di essere ascoltato. Non parliamo di egoismo.
Alcune strategie che potrebbero aiutarla in questa situazione potrebbero essere: creare confini, anche se non può mettere distanza fisica, può ad esempio, decidere per sé quanto tempo ascoltare certi discorsi, quando “sganciarsi” mentalmente o con una scusa, e permettersi pause anche solo di qualche minuto per ritrovare la propria tranquillità. Rispetto a questo, potrebbero aiutarla alcuni esercizi respirazione consapevole, anche di pochi minuti al giorno, magari dopo una conversazione difficile.
E' importante, poi, rinforzare e preservare le proprie scelte: ricordarsi ogni giorno il motivo per cui sta facendo questo percorso (i concorsi, la stabilità, la sua autonomia); questo può darle forza e motivazione nei momenti di dubbio o stanchezza.
Un caro saluto,
Dott.ssa Santoni Simona
Dott.ssa Serena Acerra
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Milano
Buongiorno,
dal tuo messaggio emerge con chiarezza quanta consapevolezza e fatica tu stia portando dentro questa situazione: da un lato l’affetto per tua madre e la riconoscenza per la sua presenza, dall’altro il bisogno urgente di proteggere te stessa e il tuo percorso, che stai costruendo con impegno e determinazione.
Il corpo, con quel mal di stomaco che nomini, sembra proprio avertelo detto: così non va. E non perché tu sia egoista, anzi. A volte, proprio chi è molto ricettivo ed empatico rischia di assorbire troppo e perdere i propri confini.
Ti sei mai chiesta cosa accade dentro di te quando tua madre comincia a raccontare e ripetere quei rancori? Cosa cerchi di fare o trattenere per mantenere un equilibrio?
E ancora: come sarebbe, anche solo per un attimo, se potessi sentire che non devi scegliere tra volerle bene e prenderti cura di te?
Quando la distanza fisica non è possibile, può essere utile cominciare da una distanza emotiva interna: piccoli gesti di separazione mentale, come immaginare una sorta di “muro trasparente” tra te e ciò che non ti riguarda, o darti un tempo definito in cui ascoltare e poi spostare l’attenzione altrove. Anche scrivere ogni sera ciò che è tuo – obiettivi, desideri, stati d’animo – può aiutarti a restare centrata su te stessa.
Hai già fatto molto: non solo nel cercare una strada lavorativa più stabile, ma anche nel riconoscere che voler bene a qualcuno non significa doverlo contenere a ogni costo.
Se vuoi, possiamo approfondire insieme in un colloquio: costruire dei confini sani non significa escludere l’altro, ma includere finalmente anche te.
Dott.ssa Luisa Bruno
Psicoterapeuta
Montalto Dora
Comprendo la sua situazione e la difficoltà di vivere a stretto contatto con una persona che manifesta costante rancore.
E' importante ricordare che lei non è responsabile delle emozioni di sua madre. Comprenderla e volerle bene non significa dover assorbire il suo malessere.

Quindi, se al momento non è possibile vivere separatamente, può provare ad adottare alcune strategie protettive:
- la tecnica del "sasso grigio": consiste nel rendere le proprie reazioni il più possibile neutre e poco stimolanti per chi cerca di coinvolgerci emotivamente. Riduca le interazioni al necessario, offra risposte brevi e prive di coinvolgimento emotivo, ed eviti di mostrare interesse o reazione ai "drammi" familiari presentati;
- stabilire confini emotivi: quando sua madre inizia con i discorsi di rancore, può gentilmente dire "Capisco che questo ti faccia soffrire, ma oggi non sono nella condizione di poterne parlare" e allontanarsi fisicamente dalla stanza;
- pratichi la tecnica del "disimpegno emotivo": provi a immaginare di avere uno scudo invisibile che lascia passare solo ciò che lei stessa ritiene giusto. Quando sua madre parla, ascolti senza sentirsi responsabile di risolvere o assorbire le sue emozioni.

E' anche importante creare spazi propri all'interno della casa: individui un luogo che sia "suo" dove poter stare quando ha bisogno di tranquillità.
Implementi routine di auto-cura: meditazione, esercizio fisico, passeggiate all'aperto o qualsiasi attività che le permetta di scaricare la tensione.
Provi tecniche di respirazione: nei momenti di forte stress, pratichi la respirazione profonda (inspira contando fino a 4, trattiene per 2, espira contando fino a 6).

È importante ricordare che, purtroppo, non possiamo cambiare gli altri. Per quanto il dialogo sia fondamentale, come ha già sperimentato, non sempre ottiene l'effetto desiderato. Ciò su cui abbiamo reale controllo è la nostra reazione agli eventi: evitare confronti intensi le permetterà di preservare il suo equilibrio psicofisico.

Mi colpisce la sua domanda sul sentirsi egoista: prendersi cura di sé non è egoismo, ma una necessità. Il senso di colpa che emerge merita un'esplorazione approfondita, poiché rappresenta probabilmente un nodo significativo nel suo percorso. Lavorare su questo aspetto potrebbe anche contribuire a ridurre i sintomi somatici come il mal di stomaco.

Le consiglio di valutare un percorso terapeutico individuale per elaborare strategie personalizzate e affrontare le dinamiche familiari in modo più strutturato. Questo le permetterebbe di sviluppare strumenti specifici per la sua situazione e per il suo benessere.

Sono disponibile anche per percorsi online se desidera approfondire.

Si prenda cura di sé, è il primo passo per qualsiasi cambiamento positivo.
Dott.ssa Sara Rubert
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno, dal suo messaggio traspaiono sia l'affetto che la preoccupazione per la situazione che sua madre sta attraversando. Alla sua età ed in un momento in cui sta definendo la sua vita professionale per cercare di diventare completamente indipendente, può essere necessario rivedere i confini delle relazioni familiari per fare in modo che queste si mantengano nel tempo garantendo il benessere di tutti i coinvolti. Le consiglio di esplorare questi temi in un percorso di terapia per ritrovare il giusto equilibrio ed evitare che lo stress che già vive si acutizzi.
Dott.ssa Elisabetta Cristofaro
Psicoterapeuta, Psicologo
Orta di Atella
Salve, oltre alla distanza fisica è necessaria anche una distanza psicologica. Una madre anche in quanto tale può compromettere il nostro equilibrio. Il mio consiglio è intraprendere un percorso di terapia così da individuare tutti i nodi legati alle questione riportata. Saluti
Dr. Maria Tiziana Maricchiolo
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
San Giovanni la Punta
Buongiorno, potrebbe essere utile un lavoro psico-corporeo e l'approccio psicoterapeutico fornito dall'analisi bioenergetica al fine di restituirle ritrovata vitalità per il suo di percorso, e minore invischiamento alla situazione da lei portata. Resto a disposizione per eventuali specifiche anche online. Dr. Maria Tiziana Maricchiolo
Dott.ssa Giulia Pelini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Gentile utente,
non è egoista nel pensare di volersi allontanare perché sente che la mamma le prosciuga le energie e la mette di cattivo umore. non è colpa di nessuno, è pur vero che in queste situazioni non è affatto facile convivere con una persona con cui è difficile avere dialoghi costruttivi. Quello che potrei suggerirle, dati i limiti di trasferimento e le circostanze, è di parlare con la mamma di questo suo disagio se non lo ha già fatto o magari suggerirle di farsi aiutare professionalmente se pensa che questa ruminazione e rancore le stiano facendo male. D'altro canto, non è necessario dare corda a tutte le ruminazioni che la mamma riporta, motivo per cui può decidere strategicamente di prendere le distanze dalla conversazione, esplicitando alla mamma il motivo per cui lo fa.
Le auguro di trovare il modo giusto per prendersi cura di sé e del suo mal di stomaco. Un caro saluto, dott.ssa Giulia Pelini
Dott.ssa Roberta Ravolo
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Napoli
Grazie per aver scritto con tanta lucidità e sincerità. Le sue parole restituiscono con grande chiarezza il peso emotivo di una situazione familiare complessa, in cui affetto e fatica si intrecciano profondamente. Non è per nulla egoismo quello che sente, ma un bisogno autentico di protezione e rispetto del proprio spazio interiore, oggi messo a dura prova.

È già molto importante che lei abbia riconosciuto questo bisogno, senza negare l’affetto che prova per sua madre. A volte, infatti, voler bene a qualcuno significa anche sapersi mettere al riparo da ciò che ci ferisce, trovando modalità nuove di relazione.

Per questo motivo, più che semplici “strategie” da applicare da sola, credo possa esserle davvero utile un incontro in studio, dove potremo lavorare insieme per:
• trovare strumenti concreti di autoprotezione emotiva e contenimento dello stress,
• esplorare percorsi di differenziazione psicologica, fondamentali per diventare adulti liberi pur restando in relazione,
• e ridurre quel senso di colpa che spesso nasce quando si prova a tutelare se stessi, anche se con amore.

Comprendo anche il peso delle sue scelte di vita attuali, fatte con determinazione e visione a lungo termine. Il suo corpo, con quel mal di stomaco, sembra dirle chiaramente che ha bisogno di un sostegno in più, e riconoscerlo è un atto di cura profonda verso di sé, non debolezza.

Se lo desidera, possiamo fissare un primo incontro: sarà uno spazio sicuro in cui potrà raccontarsi liberamente e iniziare a costruire, passo dopo passo, un modo nuovo di stare dentro a questa complessa realtà familiare.

Resto a disposizione con piacere
Dott. Salvatore Augello
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Palermo
Salve, mi dispiace per questo momento difficile che sta attraversando. Se sua madre serba questo grande rancore verso tutti, nonostante lei la comprenda, comprenda le sue sofferenze, se si fa carico di questo rancore come è già successo come vede il suo corpo reagisce in questo modo che le porta altrettanto disagio. Disagio che appartiene a sua madre e in un certo senso viene veicolato a lei. Quando subiamo dei vissuti emotivi non potendo altrettanto rimandare all'altra persona quello che è il nostro vissuto non ci proteggiamo, l'altro invade il nostro limite e lo supera, cosi si giunge a desiderare l'allontanamento come lei ha riferito, proprio perché si sviluppa un sovraccarico. Le consiglio quindi di riflettere sulle mie parole, limitare le emozioni negative che le vengono scaricate addosso ed esprimere le proprie.
Cordiali saluti.
Dott.Salvatore Augello
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Buongiorno,

il tema che qui porta parla di una difficoltà a svincolarsi dalle problematiche emotive di sua madre. Può meglio esplorare il rapporto coi suoi genitori all'interno di uno spazio di ascolto più ampio che solo una psicoterapia può fornirle.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Dott.ssa Benedetta Venturini
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Firenze
Sta già facendo molto per costruire la propria autonomia, e desiderarla alla sua età è non solo comprensibile, ma anche legittimo.
Comprendo quanto possa essere difficile vivere in un ambiente emotivamente pesante.
Allo stesso modo, è assolutamente sensato cercare strumenti per trovare un equilibrio nella relazione con sua madre in questo momento.
In terapia, dopo un’analisi della sua storia di vita, può essere utile iniziare a riconoscere le emozioni e i comportamenti che si attivano in situazioni specifiche, analizzando episodi significativi ed esplorando i pensieri e le interpretazioni che li accompagnano. Si lavora per comprendere dove sono stati appresi alcuni pensieri e modalità di risposta emotiva, valutando le aspettative implicite e il significato personale attribuito a determinati eventi relazionali.
È importante riflettere anche sui costi a lungo termine di alcune risposte abituali e su come emozioni intense, come la rabbia, possano essere espresse in modo più funzionale. Il cambiamento prevede spesso una graduale disponibilità a sperimentare comportamenti alternativi, più in linea con obiettivi di benessere.
Nel percorso terapeutico è possibile gradualmente introdurre anche strategie pratiche, come tecniche di regolazione emotiva, esercizi di detached mindfulness, interventi di ristrutturazione cognitiva e lavoro sull’assertività, per rafforzare confini relazionali e proteggere il proprio equilibrio interno. Un cordiale saluto.
Dott.ssa Giuliana Azzaro
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Torino
Gentilissima utente, grazie per averci aperto al suo vissuto. Mi spiace che lei stia vivendo questo momento di malessere. La sua richiesta di acquisire strategie per affrontare meglio questa situazione è una richiesta valida che può mettere in pratica ricercando un professionista con cui costruirle. Non deve essere affatto semplice convivere con questo continuo rancore attorno a lei, e no, non deve sopportare se ciò la logora dentro, come percepito da lei con l'acidità di stomaco da stress. Si sta impegnando molto per raggiungere la sua indipendenza e ciò probabilmente le permetterà anche di allontanarsi fisicamente da questa condizione, ma non le permetterà di cambiare il modo di essere sua madre, persona che rimarrà comunque nella sua vita. Capisco il suo senso di colpa nell'ammettere, che una mamma che ci è sempre stata vicina e a cui vogliamo bene, allo stesso tempo è percepita come causa del suo stress. Questo suo sentire affettivo può sembrare discordante solo apparentemente, poichè è assolutamente valido che anche una persona a cui vogliamo bene abbia degli aspetti molto faticosi da tollerare. Il suo, se vuole intenderlo come egoismo, è un "sano egoismo" che va nella direzione del prendersi cura di sè, e in qualche modo anche della relazione con sua madre. Saluti
Dott.ssa Lisa Saccardo
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Sarcedo
Buongiorno, mettere in primo piano sè stessi non significa essere egoisti, ma semplicemente darsi la priorità di voler stare bene. Stare vicino ad una persona a cui si vuol bene, non vuol dire mettere da parte sè stessi completamente, anche lei ha i suoi bisogni/desideri che vanno coltivati . Le consiglio un percorso di Psicoterapia per approfondire queste tematiche e ritrovare il suo benessere senza sensi di colpa. In bocca al lupo
Cordilamente

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