Buongiorno, sono una ragazza di 24 anni e da qualche tempo ho un rapporto strano con il cibo. Into

18 risposte
Buongiorno,
sono una ragazza di 24 anni e da qualche tempo ho un rapporto strano con il cibo. Intorno ai 20 anni mi è nata una vera e propria repulsione per la carne: ne mangiavo già poca perché non mi è mai piaciuta più di tanto, ma ad un certo punto ha cominciato a salirmi la nausea anche solo nel sentirne l'odore. Da quel momento in poi è diminuita anche la mia tolleranza per altri cibi, come quelli confezionati (patatine, merendine ecc.) e quelli eccessivamente stucchevoli/saporiti. Di conseguenza, ho smesso del tutto di consumare questi alimenti e sono diventata molto più selettiva, perché solo le verdure e cibi come hamburger di soia, tofu o verdure riescono a darmi soddisfazione senza nausearmi. Negli ultimi tempi poi ho notato un considerevole aumento nell'ansia al momento dei pasti. Andare in mensa all'università è un incubo se sono da sola, perché mi sembra che tutti mi fissino, nonostante razionalmente io sappia che non è così, e mi vergogno così tanto che lo stomaco mi si chiude. Quando mangio con il mio ragazzo è ancora peggio, perché lui mangia in modo "violento", ingurgitando velocemente, masticando poco e in più facendo un sacco di rumori che mi fanno schizzare il nervosismo alle stelle (suoni di masticazione, forchetta che sbatte sui denti, risucchio dell'acqua ecc.). Gli ho chiesto mille volte di controllarsi un minimo quando è con me, ma non mi ascolta e continua imperterrito. Ci sono momenti in cui mi viene da piangere per l'ansia e l'agitazione che questo modo di fare mi provoca, e succede non solo con lui ma anche con altre persone che hanno lo stesso modo di mangiare. Non riesco a pensare ad altro, mi sale la nausea e finire quel che ho nel piatto diventa un'impresa titanica. In generale non ho mai molta fame, e a volte anche se ne ho evito di mangiare perché mi assale la paura che mi si possa bloccare la digestione o che possa venirmi la nausea, cose che spesso accadono quando mangio. Ci tengo a precisare che queste difficoltà che ho non sono dovute ad una volontà cosciente di perdere peso o cose simili, non c'è un motivo preciso dietro questo rifiuto e infatti è proprio quello che mi manda in confusione. Vorrei davvero avere un rapporto più sereno con il cibo, ma per quanto mi sforzi non riesco ad allontanare i pensieri negativi e non so da che parte cominciare per risolvere la situazione. Aggiungo, perché credo sia importante, che ho problemi di ansia anche in altri campi della vita e soffro di periodi depressivi piuttosto forti, in cui ogni paura si intensifica, anche quella legato al cibo. Vorrei davvero capire cosa posso fare... Grazie per l'attenzione e le Vostre gentili risposte.
Salve, mi spiace molto per la situazione ed il disagio espresso e comprendo quanto possa essere difficile per lei convivere con questa situazione riportata.
Ritengo importante che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta possa aiutarla ad identificare pensieri rigidi e disfunzionali che impediscono il cambiamento desiderato e mantengono la sofferenza in atto.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale traumatico connesso alla genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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Gentilissima, la ringrazio per averci contattato. Quello che le potrei suggerire è di iniziare un percorso individuale di psicoterapia e indagare maggiormente sulle possibili origini del suo disagio; da quel che si evince, infatti, ci sono altri segnali di sofferenza non soltanto legati al rapporto con il cibo. Resto disponibile per un consulto, mi contatti pure. Un caro saluto.
Salve, la ringrazio per aver utilizzato questo portale per porre la sua questione.
Il disagio che sta vivendo merita di approfondimento. Non è possibile dare risposte generiche, le difficoltà relazionali o i sintomi sono sempre collegati e nascono all’interno di una storia di vita del tutto personale e unica. Quello che le posso suggerire è di fare una scelta su di sé, cioè prendersi cura di ciò che le accade. La direzione l'ha già intravista, ovvero quello di farsi accompagnare in questo momento difficile da uno psicologo/a.
Un buon percorso di psicoterapia in genere migliora la condizione di disagio che ci ha descritto e permette di valutare come proseguire per rimettere in moto la propria esistenza in una direzione più soddisfacente.
Se ha necessità di approfondimento non esiti a contattarmi o scrivermi.
Qualora decidesse di fare un percorso psicologico le sedute possono avvenire anche online.
Un saluto
Dott.ssa Camilla Ballerini
Per comprendere meglio il tuo rapporto con il cibo e l’ansia che provi anche nelle altre situazioni.
Potresti provare con le porzioni di cibo più piccole per vedere se questo ti scatena un’ansia minore oppure ad utilizzare dei sostituti di pasto in forma liquida o solida ma per consigliarti al meglio dovremmo parlarne.
Rimango a disposizione per dei colloqui online.
Dott. Michele Arnaboldi.
Buon pomeriggio,

Mi spiace per il disagio che questa situazione ti provoca, sicuramente la questione merita di essere approfondita con un percorso psicologico Per comprendere meglio il tuo rapporto con il cibo e l’ansia che provi anche nell’altro situazioni.
Buongiorno signorina, grazie per aver scritto. Lei vorrebbe avere un rapporto più sereno con il cibo. Ma le chiedo: pensa che questo rapporto attuale e non funzionale che ha con il cibo, sia legato ai suoi stati ansiosi? Pensa che eliminando l'ansia ed il fastidio che le possono dare alcuni suoni (masticazione, forchetta che sbatte sui denti, risucchio dell'acqua...), il suo rapporto con il cibo potrebbe diventare più sereno? Inizi a pensarci e se vuole intraprendere un percorso per migliorare la sua situazione, non esiti a contattarmi
Buongiorno, mi dispiace per quello che le sta succedendo. Per gli psicologi ad orientamento psicosomatico o Bioenergetico il tubo digestivo è anche il tubo emotivo. Non stupisce che ansia, inappetenza o abbuffate abbiamo un collegamento con le nostre emozioni. L'intestino dopo il cervello è la zona con più cellule nervose. È a mio avviso utile comprendere l'enigma, il conflitto, inconscio alla base della sua problematica. Può consultare uno psicologo del servizio pubblico o privato, potrebbe risolvere completamente il suo problema d'ansia e psicosomatico.
Omar Vitali
Buonasera ,dalla descrizione del suo difficile rapporto con il cibo , sicuramente è necessario che intraprenda un percorso psicologico di approfondimento del suo disturbo alimentare.Il disturbo prescinde da una volontà di dimagrire ma sottolinea la presenza di un disagio psicologico che si manifesta attraverso queste difficoltà da lei descritte .Un caro saluto dottssa Luciana Harari
Buonasera, mi spiace tanto per ciò che ho appena letto, ma sono certa che con un percorso di psicoterapia riuscirà a superare questo momento di forte difficoltà. La digestione è un sintomo è se vorrà potremo scoprire insieme cosa le sta dicendo il suo disturbo. Sono a disposizione effettuo anche terapie in remoto. L'aspetto. Saluti dott.ssa Maria Lombardo
Salve è opportuno per lei soffermarsi su quanto questa situazione che descrive nella sua nota le crea sofferenza. Ora visto il disagio che riferisce in riferimento al cibo ed in altri contesti che accenna solo brevemente alla fine della sua nota, forse potrebbe valutare con una maggiore attenzione l'utilità di un primo consulto con un esperto in psicoterapia per approfondire questi temi e successivamente stabilire con lui quelle che potrebbero essere le ulteriori attività. Ora sta a lei scegliere se rimanere in questa condizione dove le crea un disagio condividere un pasto con una persona a cui è legata sentimentalmente o lavorare per capire le ragioni di questi suoi vissuti e trovare delle possibili alternative meno dolorose o impegnative sul piano delle risorse emotive. Un cordiale saluto
Buongiorno,

potrebbe esser arrivato il momento di prendersi cura di queste fragilità, iniziando un percorso di psicoterapia, con l'obiettivo di riprendere un rapporto più sereno con il cibo, allontanando i pensieri negativi e riacquisire la serenità che merita per la sua vita. Resto disponibile nel caso avesse necessità di approfondire quanto qui riportato tramite un consulto.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Buongiorno, ciò di cui parla è qualcosa a cui è difficle dare una risposta esaustiva in questo contesto. Ci sarebbe bisogno di un'analisi più approfondita, certamente molti elementi fanno pensare che sia necessario un lavoro su di sè, non solo sul sintomo ma anche sulle parti profonde. Intravedo anche la possibilità di un trattamento EMDR che le può portare un beneficio piuttosto rapidamente. Può trovare informazioni su questa particolare tecnica consultando il sito ufficiale italiano "EMDR Italia", inserirei il link ma in questa sezione non è possibile
Buonasera, mi dispiace per il disagio che sta vivendo. In realtà dietro determinati comportamenti ci sono motivazioni delle quali spesso non siamo coscienti esserne la causa. Sarebbe importante per lei iniziare un percorso psicologico per lavorare su di sé, sui suoi vissuti, in modo da scavare su quale possa essere la dinamica scatenante la sua attenzione così selettiva verso il cibo e tutte le sensazioni ed emozioni collegate.
Resto a disposizione per qualunque chiarimento, anche on line. Un caro saluto dottoressa Paola De Martino
Buonasera gentile utente,
quello che può fare é iniziare un percorso di psicoterapia nel quale affrontare l'ansia e la paura e quindi le problematiche con il cibo. Non ci sono risposte generalizzate che vadano bene per tutti. Ognuno di noi è unico ed è per questo che credo lei possa trovare le sue risposte nel suo personale percorso di consapevolezza. Quel che è certo è che lei soffre e le sue paure limitano la sua vita, vale la pena di provare a modificare qualcosa...
Dott.ssa Franca Vocaturi
Gentile utente, il momenti di fatica che sta attraversando è senza dubbio degno di essere approfondito ed indagato.
Ciò che mi sento di dirle è che spesso non siamo capaci di dare un nome a ciò che sentiamo e di conseguenza il nostro corpo e la nostra mente trovano altre vie per dirci che stiamo male. Il cibo, la repulsione che lei prova verso alcuni alimenti, la paura di vomitare o di stare male sono solo sintomi di qualcosa che si nasconde al di sotto di loro.
C'è qualcosa nella sua vita che le reca ansia, sofferenza e preoccupazione, questa cosa andrebbe indagata e approfondita in terapia con uno psicologo/psicoterapeuta.
Per tanto potrebbe prendere in considerazione la possibilità di iniziare un percorso.
Cordiali saluti Dott.ssa Alessia D'Angelo
Buongiorno, concordo con lei nell’ individuare un collegamento tra l’ansia che la accompagna in tutte le situazioni quotidiane e ciò che si verifica al momento dei pasti. Alla sua domanda sul cosa fare, la risposta che le suggerisco è di rivolgersi ad un professionista che l’aiuti a capire cosa la disturba nel profondo e cosa sta cercando di comunicarle il suo corpo attraverso le reazioni così estreme nei confronti del cibo che ha descritto nella sua mail. Un caro saluto. MCBoria
Salve, io credo che, per il suo caso, potrebbe essere utile intraprendere un percorso psicoterapeutico al fine di individuare le cause più profonde delle sue problematiche. Cordiali saluti
Gentile utente, come lei stessa ha raccontato il rifiuto della carne si è estratto gradualmente anche ad altri cibi. In più descrive ansia e condizioni di disagio che probabilmente potrebbero essere correlate. Per una corretta valutazione e, soprattutto per evitare che il suo disagio assuma forme sempre più varie, è importante rivolgersi ad uno psicoterapeuta il prima possibile. Il fine sarà quello di mettere in luce fantasie e sentimenti che la portano a reagire in questi modi.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Buongiorno,
il rapporto con il cibo è strettamente correlato alle nostre emozioni ed al nostro mondo interno. Non necessariamente le difficoltà inerenti alla nutrizione derivano dalla volontà di controllare il peso. Mi sembra che gli stati ansiosi e depressivi che lei intuisce su di sé trovino sfogo nel corpo, tanto da sentirsi ingombrata anche dal corpo dell’altro (il suo ragazzo che mangia con foga e “rumorosamente” ecc).
Le suggerisco un consulto psicologico per far luce sul momento che sta attraversando. Deciderà col professionista se intraprendere un percorso di psicoterapia che possa aiutarla nelle comprensione delle cause del disagio ed alla loro rielaborazione.
Cordiali saluti

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