Buongiorno, mi rivolgo a voi non riuscendo più a gestire la situazione, magari un gentile parere est

24 risposte
Buongiorno, mi rivolgo a voi non riuscendo più a gestire la situazione, magari un gentile parere esterno mi può aiutare a sbrogliare la matassa.
Mi ritrovo in un ambiente lavorativo dove una persona (importuna ma molto seguita e creduta dagli altri grazie alla maschera di persona buona che indossa nel pubblico) mi sta facendo rompere i rapporti con i colleghi con cui vado d'accordo solo per dimostrarmi che i miei valori di altruismo, inclusione, "amicizia", benevolenza e aiuto reciproco, sono illusori e fuori luogo.
Il gruppo di cui parlo è composto da altre tre colleghi, due donne e un ragazzo, con cui andiamo molto d'accordo e mettiamo in campo il meglio di noi stessi per poter i vivere al meglio sia sul lavoro che con la ricerca reciproca e deliziosa anche dopo lavoro, c'è una frequentazione desiderata dalla quale non abbiamo mai escluso nessuno, men che meno colei che desidera rompere i rapporti.
Purtroppo mi ha messo gli occhi addosso prima per provare a rapire la mia attenzione, non ottenendo ciò che desidera (abbiamo entrambi famiglia) rifiuta la mia amicizia al punto da farmi dispetti di ogni tipo sul lavoro, se la considero va sventolando ai quattro venti che ci provo, se non la considero va denigrandomi al punto da allontanarmi i colleghi amici, se la considero per metà ovvero trattandola come una collega qualsiasi mi chiama per rimproverarmi del ridimensionamento, inoltre maldicenze sul rapporto creatosi con la collega amica, insomma di tutto di più.
Il problema, bensì sia chiaramente lei, agli altri sta facendo credere che sia io quello che genera malumori al lavoro.. infatti noto che le persone mi stanno improvvisamente lontano anche se non abbiamo mai avuto discussioni o quant'altro. Non ho MAI avuto rapporti disfunzionali con nessuno prima d'ora (lei, anche a detta sua e di altri colleghi, già è alla terza occasione in pochi anni), vi scrivo per capire come tutelare i rapporti con i colleghi "buoni", ovvero quelli con cui i rapporti vanno a gonfie vele fintantoché non arriva lei a mettere zizzania. Direte voi che io non posso farci granché visto che le azioni altrui non dipendono da me, ma considerato che costoro dicono e agiscono come fossimo amici (so ancora riconoscere i rapporti dove ci sono anche sentimenti da quelli privi), ovvero non c'è solo un semplice rapporto lavorativo ma qualcosina di più, MA nei miei confronti quando c'è da tutelare il loro sederino nei confronti della tipa in questione, di comportano come fossero condizionati e a me da fastidio e non riesco mandar giù. Tipo, se usciamo si dicono tra loro di evitare si dire alla tipa di essere usciti con me (e mi sento come avessi la lebbra), se la tipa si comporta male (eufemismo) nei miei confronti fanno orecchie da mercante e al più mi danno la pacca sulla spalla e nulla più, se organizzano serate dell'ufficio mi escludono per la paura che la tipa non approvi, se la mia compagna subisce un intervento non dicono nulla alla tipa, se il marito della tipa subisce un intervento vengono da me a informarmi dicendomi forse è il caso di chiamarla, al tempo stesso quando da soli con me mi riempiono di attenzioni e complimenti, ancor più privatamente mi dicono di essere stato il miglior collega mai avuto, tutti mi hanno fatto nel tempo tantissimi complimenti manifestandomi tanta vicinanza anche nei momenti difficili personali (fuorché con la tipa). Insomma, se non c'è l'ombra della tipa si lasciano andare, se qualcosa può turbare la tipa allora stanno attenti a cosa fanno. Ho provato a parlare con la tipa ma mi ha risposto che non ha nulla da dirmi. Ho provato a parlare con i miei "amici", una mia ha dato ascolto asserendo che la tipa ha qualche problema (ma avendo nelle apparenze sempre un comportamento corretto con loro, non possono al tempo stesso lamentarsi di nulla), gli altri due hanno risposto sono problemi suoi non ci voglio entrare. Io mi trovo in questa situazione che non mando giù, il rapporto tra noi è piacevole e può continuare SOLO SE io rispetto la loro volontà di pararsi il sederino. Quindi devo continuare a prendere mazzate dalla tipa (dispetti emotivo e lavorativi oltre maldicenze etc) e al tempo stesso continuare a vivere il rapporto con loro in quel modo, se qualche volta li ho messi con le spalle al muro nel senso facendo capire che non è giusto nei miei confronti, alcuni di loro hanno fatto bye con la manina. Quello che vi chiedo, è giusto secondo voi? C'è qualcosa che io possa fare affinché la matassa si sbrogli? O l'unico passo da fare è dire anche io bye e cambiare nettamente percorso, passando io per il "cattivo" della situazione, avallando peraltro la maldicenza della tipa? PS. un avvocato mi ha consigliato di denunciare gli atti persecutori raccogliendo testimonianze, che inevitabilmente romperebbero ulteriormente i rapporti con i colleghi "amici".
Grazie, Federico.
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.

Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.

Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.

Resto a disposizione, anche online.

Cordialmente, dott FDL

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Gentile utente. Capisco la tua situazione e la frustrazione che provi nel dover affrontare una collega che sta creando tensioni sul posto di lavoro. Ti trovi in un ambiente tossico, dove una collega sembra avere un'influenza negativa sugli altri e sulle relazioni tra colleghi.

Parlare apertamente con i tuoi colleghi e cercare il loro supporto è importante, ma capisco che potrebbe non essere sufficiente per risolvere la situazione. Se la situazione non migliora nonostante i tuoi sforzi, potrebbe essere necessario rivolgersi alla leadership aziendale per cercare una soluzione.

Valutare le tue opzioni è cruciale. Se la tua salute mentale e il tuo benessere sono compromessi a causa di questa situazione, potrebbe essere necessario considerare un cambiamento di lavoro o altre misure per proteggerti.

Quanto al consiglio dell'avvocato, è importante prendere decisioni informate e valutare attentamente le conseguenze delle azioni legali. Questo potrebbe influenzare i tuoi rapporti con i colleghi e l'ambiente lavorativo nel complesso.

In conclusione, spero che tu possa trovare una soluzione che ti permetta di proteggere te stesso e i tuoi rapporti con i colleghi. La tua salute mentale e il tuo benessere sono importanti, e dovresti fare tutto il possibile per proteggerli in questa situazione difficile.
Dott.ssa Ilaria Ungheri
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno, mi dispiace sentire che stai attraversando un periodo così difficile. Le dinamiche che descrivi sono complesse e richiedono un'analisi approfondita che va oltre una semplice risposta via chat. Come psicoterapeuta, posso offrirti un ambiente sicuro e confidenziale in cui esplorare questi problemi e lavorare insieme per trovare strategie efficaci per affrontarli. Ti invito a prenotare un appuntamento online con me per discutere più dettagliatamente della tua situazione. Ricorda, non sei solo in questo. Sono qui per aiutarti. Dott.ssa Ilaria Ungheri
Dott.ssa Ilaria De Pretto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Caro Federico,

La situazione che stai vivendo sul luogo di lavoro è sicuramente difficile e stressante, e mi dispiace che tu stia attraversando un momento così complicato. È evidente che tu abbia a cuore i tuoi rapporti con i colleghi con cui hai instaurato una relazione positiva e apprezzata, e che ti senta frustrato dalla situazione causata dalla persona che sta creando conflitto.

È importante affrontare questa situazione in modo strategico e calcolato, tenendo presente sia i tuoi obiettivi personali e professionali che il tuo benessere emotivo. Ecco alcune possibili opzioni da considerare:

1. **Comunicazione diretta e riservata**: Potresti provare a parlare con i tuoi colleghi "amici" in modo riservato, spiegando loro come ti senti riguardo alla situazione e chiedendo il loro supporto. Esprimi apertamente le tue preoccupazioni e il desiderio di risolvere la situazione in modo collaborativo.

2. **Documentazione degli eventi**: Continua a raccogliere prove degli atti persecutori e delle maldicenze che subisci. Potrebbe essere utile tenere un diario dettagliato degli incidenti e cercare testimonianze da parte dei colleghi che possono confermare i tuoi racconti. Questa documentazione potrebbe essere importante se decidi di intraprendere azioni legali.

3. **Richiesta di intervento**: Se la situazione diventa insostenibile, potresti valutare la possibilità di coinvolgere risorse aziendali, come il personale delle risorse umane o un superiore, per risolvere il conflitto in modo professionale e neutrale. Presenta loro le tue preoccupazioni in modo chiaro e documentato.

4. **Valutazione delle opzioni legali**: Se ritieni che gli atti persecutori siano gravi e continuativi, potresti prendere in considerazione l'opzione di denunciare la situazione alle autorità competenti. Tuttavia, tieni presente che questa decisione potrebbe avere implicazioni significative sui tuoi rapporti di lavoro e sull'ambiente aziendale nel complesso.

5. **Valutazione delle alternative**: Se non riesci a risolvere la situazione sul posto di lavoro e la tua salute mentale e il tuo benessere ne risentono, potresti iniziare a esplorare altre opportunità lavorative. Anche se può essere difficile lasciare un ambiente di lavoro che ti piace e con cui ti senti a tuo agio, il tuo benessere personale deve sempre essere la tua priorità.

Infine, ricorda che hai il diritto di lavorare in un ambiente sicuro, rispettoso e collaborativo. Non dovresti mai sentirsi costretto a tollerare il comportamento inappropriato o dannoso da parte di colleghi o superiori. Scegli l'opzione che ti sembra più adatta alla tua situazione e ai tuoi obiettivi a lungo termine.

Ti auguro sinceramente di trovare una soluzione positiva a questa situazione difficile e di poter continuare a godere dei rapporti positivi che hai instaurato con i tuoi colleghi "buoni".

Con cordialità,

Dott.ssa De Pretto
Dott.ssa Sara Pollio
Psicologo, Neuropsicologo, Psicoterapeuta
Roma
Gentile Federico,

Comprendo la complessità della situazione che stai affrontando sul lavoro e l'effetto che ha sulla tua salute mentale e sulle relazioni con i tuoi colleghi. È difficile trovarsi in una situazione in cui una persona, nonostante i tuoi sforzi per mantenere rapporti sani e costruttivi, continua a creare tensioni e conflitti.

Prima di tutto, vorrei sottolineare che è comprensibile sentirsi frustrati e scoraggiati in una situazione del genere. È positivo che tu stia cercando aiuto esterno per cercare di risolvere la situazione in modo costruttivo.

Rispondendo alla tua domanda, non c'è una risposta univoca su quale sia il passo migliore da compiere. Tuttavia, ci sono alcune opzioni che potresti considerare:

Continuare a gestire la situazione come hai fatto finora, cercando di mantenere rapporti positivi con i tuoi colleghi "buoni" e affrontando le sfide poste dalla persona che crea tensioni. Questo potrebbe richiedere una grande tolleranza e resilienza da parte tua, ma potrebbe anche essere difficile da mantenere nel lungo periodo.

Parlare con un supervisore o un membro della direzione dell'azienda per cercare un intervento più formale sulla situazione. Potrebbe essere utile portare alla loro attenzione le dinamiche di gruppo e chiedere il loro supporto nel risolvere i conflitti.

Esplorare opzioni legali, come suggerito dall'avvocato, se ritieni che ci siano atti persecutori che meritano di essere portati all'attenzione delle autorità competenti. Tuttavia, è importante considerare le possibili conseguenze di questo passo e valutarne attentamente i pro e i contro.

Riflettere sulla tua situazione lavorativa e valutare se potrebbe essere utile cercare opportunità di lavoro alternative dove potresti trovare un ambiente più sano e supportivo.

Indipendentemente dall'opzione che scegli, è importante prendersi cura di te stesso e della tua salute mentale durante questo periodo difficile. Potresti considerare di parlare con uno psicologo o un consulente per ricevere supporto e orientamento nel gestire lo stress e le emozioni legate alla situazione sul lavoro.

Ti auguro il meglio nel trovare una soluzione che sia migliore per te e che ti permetta di lavorare in un ambiente che favorisca il tuo benessere e la tua realizzazione professionale.

Cordiali saluti,
Dott.ssa Sara Pollio
Dott. Andrea Moro
Psicologo, Psicologo clinico
Alghero
Buonasera Federico, mi dispiace sapere che stai affrontando una situazione così difficile. In questa situazione, la psicoterapia cognitivo-comportamentale (TCC) potrebbe essere molto utile per aiutarti a gestire lo stress, a rafforzare le tue abilità di comunicazione e a sviluppare strategie per affrontare la situazione in modo più efficace.
La TCC può aiutarti a identificare e a cambiare i pensieri e i comportamenti che contribuiscono al tuo stress e alla tua frustrazione sul lavoro. Può anche fornirti strumenti pratici per gestire le interazioni con la collega problematica e per mantenere relazioni positive con i colleghi che ti sostengono.
Ti auguro il meglio e sono qui per rispondere a ulteriori domande o per fornire ulteriore supporto. Un caro saluto,
Dott. Moro
Dott.ssa Imma Monaco
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Villaricca
Gentile Federico mi dispiace molto per la situazione, immagino il grado di stress che tu debba affrontare ogni giorno. Non sempre è possibile lascia un posto di lavoro, pertanto ti consiglio di lavorare su un training comunicativo e sulla possibilità di far sentire la propria voce in modo assertivo. Non demordere! un caro saluto

Dott.ssa Monaco Immacolata
Dott.ssa Giovanna Mauro
Psicologo, Psicologo clinico
Ragusa
Gentile Federico,

La parola può risultare miracolosa in certi casi, e può "sbrogliare matasse" meglio di qualunque altra cosa se fatta circolare in tutto il gruppo nello stesso momento (intendo dire, alla presenza della persona in questione, oltre che dei vostri colleghi).
Se a proposito dei Suoi colleghi Lei però dice che "il rapporto tra noi è piacevole e può continuare SOLO SE io rispetto la loro volontà di pararsi il sederino", sembra emergere che questa persona abbia un potere in più nel vostro contesto lavorativo, cioè che sia in qualche modo gerarchicamente più in alto e possa risultare dannosa ai colleghi se contraddetta. In questo caso, diffondere le "maldicenze" sul Suo conto, sapendo in questo modo di allontanarLa dagli altri che devono necessariamente difendersi per non avere svantaggi lavorativi, è una forma di abuso di potere che sfocia nel mobbing. Il fatto che Lei si sia rivolto ad un avvocato mi aiuta a capire che anche Lei ha questa ipotesi.
Dato che comunque Lei è preoccupato di perdere degli amici una volta trovatosi nella necessità di tutelare Se stesso, Le domanderei: quanti di questi "amici", che Lei mette tra virgolette nell'ultima frase, hanno la forza uscire dalle virgolette per aiutarLa a tutelare la Sua serenità lavorativa?

Le auguro di risolvere questa situazione difficile e di trovare tra i suoi colleghi degli amici senza virgolette.
Dott.ssa Simona Vanetti
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Gentile Federico, grazie della tua condivisione. Da ciò che scrivi, è già prezioso il fatto che stai mantenendo salda la percezione di te stesso e la tua autostima. E questa è una forza che hai e che nessuno ti può togliere. Quando si incontrano sulla propria strada persone che agiscono comportamenti simili, spesso possono insorgere dubbi su se stessi, sulla propria validità come persona, sulle proprie capacità comunicative e di relazione. Ciononostante, credo che la situazione presenti un problema sistemico, che coinvolge più persone, compresi gli altri colleghi. Non ho tutti gli elementi per comprendere le responsabilità di ognuno, però anche chi tace porta un contributo. E la sofferenza spesso è nel gruppo lavorativo. Poterne parlare in un contesto protetto può aiutare molto e quelle che erano difficoltà possono divenire risorse. Ti auguro il meglio! Dott.ssa Simona Vanetti
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Ciao Federico,

La tua situazione lavorativa sembra molto complicata e frustrante. È comprensibile che tu sia confuso riguardo a come gestirla al meglio. È importante ricordare che non hai il controllo sul comportamento degli altri, ma puoi concentrarti su come reagire a questa situazione.

Prima di tutto, potresti considerare di parlare con un consulente o un professionista che possa offrirti un supporto psicologico durante questo periodo difficile. Un esperto potrebbe aiutarti a sviluppare strategie per affrontare il problema in modo più efficace.

Inoltre, potresti valutare l'idea di documentare gli atti persecutori, come suggerito dall'avvocato. Raccogliere testimonianze potrebbe essere utile in caso di necessità di prese di posizione legali o aziendali.

Ricorda che mantenere una buona comunicazione con i tuoi colleghi "amici" è importante. Cerca di spiegare loro i tuoi sentimenti e la tua prospettiva sulla situazione, in modo che possano capire meglio i tuoi sentimenti e le difficoltà che stai affrontando. Tuttavia, non è possibile forzare nessuno a prendere una posizione specifica, quindi è importante rispettare le loro decisioni.

Infine, tieni presente che potrebbe essere necessario considerare altre opzioni lavorative se la situazione dovesse peggiorare e non riesci a trovare una soluzione soddisfacente.

Spero che queste brevi indicazioni possano esserti utili. Se hai bisogno di ulteriori informazioni o supporto, sono qui per aiutarti.

Rimango a disposizione per ulteriori informazioni.
Dott.ssa Francesca Gottofredi.
Dott.ssa Francesca Cilento
Psicologo, Psicologo clinico
Buccinasco
Gentile Federico,
la situazione che descrive è spiacevole; lei parla di sbrogliare la matassa per arrivare a placare la situazione, ma la esorterei ad interrogarsi sul suo obiettivo. tornare indietro non si può e ciò che lei suggerisce è un suo agire per ristabilire la situazione, ma date anche le risposte che ha avuto dai suoi colleghi non le sembra che sia solo lei preoccupato di questo andamento? Va bene che siete colleghi e qualcosina di più, ma queste persone hanno fatto una loro scelta, forse lei è stato più aperto di quanto non abbiano fatto loro. Vale la pena addossarsi tutta la responsabilità di un cambiamento per delle persone che " non vogliono entrarci"?
Dal punto di vista legale non saprei cosa dirle, ma da un punto di vista relazionale si domandi quanto impegno è disposto a mettere.
Buona Giornata
Francesca Cilento
Dott.ssa Ginevra Corsani
Psicologo, Psicologo clinico, Neuropsicologo
Arezzo
Buongiorno, sono molto dispiaciuta dal sentire che stai attraversando un periodo veramente difficile e pesante in ambito lavorativo che poi si riversa in tutte le sfere della tua vita e nelle tue relazioni. Ciò che racconti chiama in causa dinamiche sottostanti che sono complesse e richiedono un'analisi che vada oltre, che prenda in esame tutto il contesto e la tua modalità di approcciarti al mondo e all’altro. Se sei interessato ad intraprendere un lavoro su te stesso che ti permetta di “sbrogliare la matassa” e riuscire a capirti meglio e ad agire secondo la tua modalità di emozionarti e strutturarti nel rapporto con l’altro, sono a disposizione! Ricevo su appuntamento, anche online.
Dott.ssa Ginevra Corsani
Dott.ssa Aurora Furma
Psicologo, Psicologo clinico
Palermo
Salve Federico, considerando che l’ambiente lavorativo è il luogo dove si trascorre gran parte della giornata, è naturale che lei provi a proteggerlo. Questa situazione che descrive è senz’altro angosciante, dato che eravate riusciti, come gruppo, ad instaurare un ottimo clima lavorativo, sia dal punto di vista dei compiti prefissati, che dal punto di vista affettivo, considerato che avevate il piacere di prolungare la vostra permanenza in gruppo anche al di fuori dell’orario lavorativo. Questa “tipa” di cui parla, si trova in una posizione lavorativa di grado superiore rispetto alla sua? Il comportamento dei suoi colleghi non è relazionalmente molto funzionale, non si può trattare una persona nell’ombra e quando è presente “la tipa” escluderla come se non esistesse. Forse dovrebbe cominciare a rivedere questi rapporti all’interno del gruppo.
Per ulteriori chiarimenti, resto a disposizione.
Dott.Ssa Aurora Furma
Dott.ssa Monica D'Ettorre
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buonasera Federico, sento la sua difficoltà nel proteggere le sue relazioni e proteggersi da attacchi e svalutazioni. Descrive dinamiche complesse che sono per lei causa di sofferenza. A sua disposizione se volesse iniziare un percorso psicologico. Dott.ssa Monica D'Ettorre
Buonasera. A volte persone complicate rendono le dinamiche relazionali complicate a " sbrogliarsi".
Piuttosto che tenere tutto lo stress dentro, penso valga la pena di aprire il dialogo e condividere( con discrezione) il malessere con un / una collega più amichevole e confidenziale con lei, al fine di percepire anche ottiche diverse dalle sue. Salutoni. Doriana Perazzoli
Dott. Omar Angelini
Psicologo, Psicologo clinico
Foligno
Buongiorno Federico, leggendola ho sentito molta frustrazione dalle sue parole. Ho provato ad immedesimarmi in quello che sta provando, rabbia e fastidio che la spingono ad agire per sopperire ad un timore o ad una paura che mi chiedo rispetto a quale dolore possa metterla in guardia, forse dell'esclusione, dell'ostracismo o del senso di essere considerato sbagliato, sensazione di diversità dal gruppo ? L'essere messo al bando con i suoi buoni principi che non riescono a fare breccia in questo posto...dove tutti intorno sembrano assoggettati ad una persona temuta, dove tutto ciò che prova fare sembra non sortire effetto e quindi renderla impotente e stanco. Mi chiedo con questi vissuti che tipo di dialogo possa aver avuto con questa persona e in che modo e se ha avuto modo di rivelare i suoi bisogni di essere rispettato e considerato dalla stessa. Se c'è una sua parte implicata in questo è su quella che si dovrebbe lavorare e a tal proposito io mi rendo disponibile. Le auguro una buona giornata. Dr Angelini
Dott.ssa Chiara Codecà
Psicologo, Psicologo clinico
Busto Arsizio
Buona sera Federico, la situazione che lei descrive sembra davvero una "matassa" complicata e stressante. Tuttavia mi chiedo se ha già provato a spiegare in maniera sincera ai colleghi cosa le sta succedendo e chiarendo la sua posizione. Se non fossero disposti ad ascoltare e comprendere temo non siano le persone che pensava di conoscere pertanto mi allontanerei e rimarrei riparato il più possibile. Si protegga, mi raccomando
Dr. Marco Casella
Psicologo, Psicologo clinico
Catania
Buongiorno. Sembra un caso di mobbing verticale. Si capisce che la situazione è pressante per lei e che possa apparire come senza via d'uscita. Anche per i suoi colleghi la situazione non deve essere facile, si trovano tra l'incudine e il martello della serenità sul luogo di lavoro e una bella conoscenza come la sua. Suggerirei di trovare un punto di incontro con i suoi colleghi che consenta loro di rimanere in acque tranquille a lavoro e a lei di non sentirsi solo in questa situazione. Consiglio comunque di ricevere il consulto di uno psicologo per avere una quadro più chiaro della sua condizione psicologica e capire quale potrebbe essere il percorso più adatto alla sua vita. Saluti, Marco Casella.
Dott.ssa Angela Donadio
Psicologo, Psicologo clinico
Parma
Gentile utente, posso immaginare la situazione che sta vivendo e comprendo quanto possa essere difficile soprattutto in un ambiente di lavoro dove la cooperazione ed un clima ottimale sono la base per poter stare bene. Purtroppo non si possono gestire le azioni degli altri, ma ciò che le consiglio è di intraprendere un percorso con uno psicologo per comprendere e gestire tutte le emozioni che ne derivano in modo da poter vivere l'ambiente di lavoro in modo sereno. Con le altre persone che frequenta anche fuori se lei si sente a suo agio può parlare loro di cosa sta provando.
Resto a disposizione anche online.
Dott.saa Angela Donadio
Dott.ssa Aurora Quaranta
Psicologo, Psicologo clinico
Vimodrone
Ciao Federico,
mi dispiace davvero per la situazione complicata che stai vivendo. È evidente che ci sono dinamiche tossiche sul lavoro che ti stanno logorando, sia professionalmente che emotivamente. Voglio aiutarti a fare chiarezza e a identificare i passi più efficaci per affrontare la situazione senza compromettere la tua integrità e il tuo benessere.

1. Comprendere la dinamica con la "tipa"
Questa persona sembra avere un comportamento manipolativo e narcisistico, cercando di destabilizzarti attraverso maldicenze, dispetti e insinuazioni. Probabilmente trae vantaggio dall'avere il controllo sulle dinamiche relazionali del gruppo. Il suo atteggiamento può essere descritto come una forma di mobbing orizzontale (tra colleghi di pari livello) e, a quanto pare, sta riuscendo a condizionare anche i tuoi colleghi "amici".

Non è raro che persone di questo tipo indossino una "maschera" che le rende difficili da smascherare pubblicamente. Questo crea confusione in chi è intorno, soprattutto in persone che non vogliono "prendere posizione", per paura di diventare loro il prossimo bersaglio. I tuoi colleghi, per quanto ti apprezzino privatamente, sembrano più preoccupati di evitare conflitti con lei che di sostenerti apertamente.

2. È giusto tollerare questo comportamento?
La risposta è no. Non è giusto che tu debba subire maldicenze, esclusione o dispetti lavorativi. Non è sano accettare relazioni che funzionano solo "a condizione" che tu subisca in silenzio le angherie di questa persona. È naturale sentire amarezza o delusione nei confronti dei colleghi che non prendono una posizione, ma anche loro probabilmente sono vittime di questo clima tossico.

La questione centrale non è se sia giusto o meno (perché non lo è), ma se vale la pena restare in questo ambiente e lottare per tutelare te stesso e i tuoi rapporti o se sia meglio scegliere un percorso diverso. Prima di decidere, è importante considerare alcune azioni.

3. Cosa puoi fare?
Ecco alcune opzioni che potresti valutare, partendo da quelle meno drastiche fino a quelle più definitive:

A. Proteggiti da un punto di vista legale e professionale
Documenta tutto: Inizia a raccogliere prove di eventuali dispetti, maldicenze o comportamenti scorretti. Questo include e-mail, messaggi, note di lavoro e qualsiasi interazione che possa dimostrare le sue azioni.
Anche se non vuoi procedere con una denuncia, avere una base solida ti permette di affrontare il problema in modo più strutturato se dovesse peggiorare.

Coinvolgi un superiore o le risorse umane (se possibile): Se l'ambiente lo consente, segnala i comportamenti della persona con calma e chiarezza, puntando sull'impatto lavorativo (non personale).
Ad esempio: "Sto notando dinamiche che ostacolano il lavoro di squadra e influenzano il mio benessere. Mi chiedo se possiamo trovare soluzioni per migliorare l'ambiente lavorativo."

Valuta la denuncia solo come ultima risorsa: Se i comportamenti persecutori persistono e diventano insostenibili, la denuncia potrebbe essere un passo inevitabile. Tuttavia, è comprensibile che tu voglia evitare ulteriori rotture con i colleghi, quindi valuta con attenzione quando (e se) procedere.

B. Proteggi e chiarisci i rapporti con i tuoi colleghi "buoni"
Confronto individuale: Prova a parlare uno a uno con i colleghi con cui hai più confidenza. Chiarisci che non hai intenzione di trascinarli in conflitti, ma che la loro ambiguità (es. comportamenti diversi in presenza della tipa) ti fa sentire isolato e poco rispettato.
Usa un tono empatico, ad esempio:
"So che anche voi cercate di evitare conflitti, ma mi sento davvero solo quando accadono certe cose. Non sto chiedendo di schierarvi, ma solo di farmi sentire che ci siete, anche nelle situazioni difficili."

Non entrare nel suo gioco: Evita di rispondere alle sue provocazioni o di parlare di lei con i colleghi. Concentrati sul mantenere un atteggiamento professionale e positivo, dimostrando la tua integrità.

Fai capire i tuoi limiti: Se noti comportamenti ambigui o che ti mettono a disagio, sii diretto ma rispettoso.
Esempio:
"Apprezzo molto il nostro rapporto, ma a volte mi sento lasciato solo quando succedono certe cose. Spero che possiamo continuare a supportarci a vicenda anche nelle difficoltà."

C. Valuta se questo ambiente fa ancora per te
Fai una lista dei pro e contro del rimanere: Ti trovi bene con il lavoro, l'ambiente o altri aspetti? Se sì, allora potrebbe valere la pena lavorare per migliorare le dinamiche. Se, invece, ti rendi conto che questo ambiente è troppo tossico, potrebbe essere il momento di iniziare a valutare altre opportunità.

Non temere di passare per "cattivo": Se decidi di prendere una posizione ferma (ad esempio denunciando o cambiando lavoro), ricordati che non hai alcun controllo su ciò che gli altri penseranno. Chi ti conosce davvero saprà capire il tuo punto di vista, e chi preferisce credere alle maldicenze probabilmente non avrebbe mai cambiato opinione.

Proteggi il tuo benessere psicologico: Non sacrificare la tua salute mentale per un ambiente che non ti valorizza. Se senti che questa situazione ti sta logorando, valuta seriamente l'opzione di guardare altrove, anche se temporaneamente potrebbe sembrare una sconfitta.

4. Un pensiero finale
Non sei tu il "cattivo" della situazione. Stai cercando di mantenere relazioni autentiche e di lavorare in un ambiente rispettoso, ma ti trovi in un contesto complicato. Ricorda: meriti rispetto e serenità, sia sul lavoro che nei rapporti personali. Non sei obbligato a tollerare comportamenti tossici o a sacrificare la tua felicità per mantenere relazioni che non sono pienamente reciprocate.

Se hai bisogno di ulteriori consigli su come gestire una situazione specifica o vuoi approfondire uno dei punti, fammi sapere. Ti auguro tanta forza e chiarezza!
Dott. Giacomo Cresta
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Grazie per aver condiviso la sua esperienza. La situazione che descrive è sicuramente complessa e dolorosa, soprattutto considerando che il suo impegno nell’essere altruista e inclusivo viene sfruttato in modo manipolatorio dalla collega, creando un ambiente di lavoro tossico. Da quanto scrive, sembra che i colleghi "amici" siano molto influenzati dalla collega e preferiscano non esporsi troppo per non turbarla, nonostante apprezzino sinceramente il suo comportamento. L’unica strada veramente percorribile, secondo me, potrebbe essere quella di stabilire dei confini chiari e salutari con tutti i soggetti coinvolti. Potrebbe essere utile cercare di chiarire, in modo assertivo, la sua posizione con i colleghi, spiegando che si aspetta un rispetto reciproco e che non è disposto a sacrificare la propria dignità o serenità per mantenere un equilibrio fittizio. A volte, agire in modo diretto ma calmo e fermo con le persone che temono il conflitto può spingerle a riflettere sul proprio comportamento. Se questa conversazione non porta a un cambiamento, potrebbe essere necessario fare una valutazione più profonda sul futuro del rapporto lavorativo con questi colleghi, considerando che, come ha notato, la situazione non sembra equilibrata. Quanto alla collega, se le sue azioni risultano essere effettivamente persecutorie, potrebbe essere utile considerare la possibilità di agire legalmente, ma questo ovviamente comporta rischi e potrebbe isolarsi ulteriormente. La cosa più importante, a mio avviso, è tutelare il proprio benessere psicologico e relazionale, e questo potrebbe implicare una riflessione profonda su cosa valga la pena continuare a investire. Sono a disposizione per ulteriori chiarimenti se necessario.
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno Federico, capisco quanto questa situazione lavorativa possa essere per lei fonte di stress, frustrazione e senso di ingiustizia. Essere coinvolto in una dinamica relazionale così complessa, in cui si sente isolato e non supportato dai colleghi che considera amici, può generare una profonda sofferenza e una continua ruminazione sul perché le cose stiano andando in questo modo. La sua esigenza di "sbrogliare la matassa" è assolutamente comprensibile, ma è importante considerare alcuni aspetti che possono aiutarla a gestire meglio la situazione, proteggendo il suo benessere emotivo. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, il primo passo utile è riconoscere quali sono le variabili sotto il suo controllo e quali no. Il comportamento della collega che le sta creando difficoltà, così come la reazione dei suoi colleghi "amici", non dipendono da lei. Può cercare di influenzarli in modo costruttivo, ma non può cambiarli o costringerli ad assumere un atteggiamento diverso. Tuttavia, ciò che può fare è gestire la sua risposta emotiva e comportamentale alla situazione, evitando di alimentare una lotta interna che la porta a sentirsi in trappola e impotente. È chiaro che questa persona ha un’influenza molto forte sul gruppo e che, per paura di conseguenze negative, i suoi colleghi preferiscono mantenere un atteggiamento prudente o neutrale nei suoi confronti. Questo non significa necessariamente che non le vogliano bene o che non apprezzino il rapporto con lei, ma piuttosto che, per loro, il costo di esporsi apertamente contro questa collega è troppo alto. Seppure sia difficile da accettare, il loro comportamento è motivato più dal desiderio di evitare problemi che da un giudizio negativo nei suoi confronti. Tuttavia, il risultato è che lei si sente escluso e messo da parte, e questa è una sensazione estremamente dolorosa. Uno dei punti cruciali su cui lavorare potrebbe essere proprio il modo in cui interpreta il comportamento dei suoi colleghi. Più si concentra sull’ingiustizia e sulla necessità di ricevere da loro un riconoscimento chiaro e pubblico della sua posizione, più il suo malessere cresce. Provi a chiedersi: "Sto dando troppo potere alla loro opinione e ai loro comportamenti?" "Sto permettendo che questa situazione influenzi la mia autostima e la mia tranquillità più di quanto dovrebbe?" "Come posso smettere di cercare una validazione che forse non arriverà mai come vorrei?" Per quanto riguarda la sua domanda su come agire concretamente, le possibilità sono diverse. Una strada potrebbe essere cercare di ridurre l’importanza che attribuisce a questa situazione, continuando ad avere un rapporto con i suoi colleghi senza aspettarsi che prendano una posizione netta a suo favore. Potrebbe anche provare a mettere dei confini chiari con questa collega, evitando interazioni che potrebbero alimentare ulteriori conflitti e concentrandosi solo sugli aspetti strettamente professionali. Se la situazione dovesse diventare insostenibile, potrebbe valutare se vale la pena intraprendere azioni più formali, come suggerito dall’avvocato. Tuttavia, come lei stesso ha notato, questo potrebbe peggiorare ulteriormente i rapporti con i colleghi e avere conseguenze sull’ambiente lavorativo. La domanda che deve porsi è: "Voglio davvero investire energia in una battaglia che potrebbe portare più danni che benefici, o posso trovare un modo per prendere le distanze e proteggere il mio equilibrio emotivo?" Infine, se si rende conto che questa situazione sta avendo un impatto significativo sulla sua serenità e sulla sua motivazione lavorativa, potrebbe valutare l’idea di prendere le distanze da questo ambiente, senza vederlo come una sconfitta, ma piuttosto come un atto di rispetto verso se stesso. A volte, insistere nel voler cambiare una dinamica disfunzionale ci porta solo ad aumentare il nostro livello di stress. Spostare il focus su ciò che davvero possiamo controllare (il nostro atteggiamento, le nostre reazioni e le nostre scelte) è la chiave per uscire da questo circolo vizioso. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Buonasera Federico,mi dispiace per la situazione scomoda che sta vivendo, non dev'essere semplice.
Come lei già sa, non possiamo controllare i comportamenti degli altri ma abbiamo sicuramente il potere di parlare e dire ciò che ci fa stare male, a maggior ragione se lei crede che il rapporto con questi colleghi abbia una marcia in più, provi ad esprimere le sue perplessità in modo sincero con loro.
Ad ogni modo le relazioni che ha con gli altri non dipenderanno da altro se non dal rapporto creato insieme a lei, se così non dovesse essere potrà lei fare le sue considerazioni.
Dott.ssa Sara Petroni
Psicologo clinico, Psicologo
Tarquinia
Gentile utente,
quello che descrive non riguarda solo un rapporto difficile con una collega, ma una dinamica di gruppo che si è strutturata nel tempo e che La mette in una posizione di forte vulnerabilità. La collega in questione sembra utilizzare modalità manipolative ed evitanti (dispetti, maldicenze, inversione delle responsabilità), ma ciò che La ferisce maggiormente è il comportamento dei colleghi “amici”, che oscillano tra vicinanza privata e distanza pubblica per evitare conflitti con lei.

Questa doppiezza crea in Lei un senso di ingiustizia comprensibile: in privato riceve stima e apprezzamento, mentre in pubblico sente di essere sacrificato per mantenere l’equilibrio del gruppo. Non è una valutazione su di Lei come persona o collega, ma una modalità tipica dei contesti lavorativi in cui c’è una figura percepita come “rischiosa” da contrariarsi.

Il punto cruciale è che questa situazione non dipende dalla sua disponibilità o dal suo comportamento: i colleghi stanno proteggendo se stessi, non prendendo posizione. E questo, seppur umano, La fa sentire isolato. Continuare a “reggere” questa dinamica sperando che cambi, purtroppo, difficilmente porterà a risultati differenti.

Da un punto di vista psicologico, ciò che può fare è:

ridefinire i confini: scegliere quanto investire emotivamente in questi rapporti, considerando che la loro coerenza dipende dalla presenza o assenza della collega;

tutelarsi sul lavoro in modo formale, documentando eventuali comportamenti lesivi, senza entrare in una lotta personale;

valutare se mantenere una frequentazione privata con chi dimostra davvero continuità, senza aspettarsi da tutti la stessa lealtà;

considerare una distanza emotiva dal gruppo, se il prezzo per restare è sentirsi svalutato o messo da parte.

Non è Lei il “cattivo” della situazione: è una persona che sta sperimentando i limiti di un gruppo che, per paura di esporsi, preferisce non vedere ciò che accade. La decisione finale non è tra “sopportare” o “andarsene”, ma tra restare dentro una dinamica che non La tutela oppure costruire contesti — anche nuovi — in cui possa esistere un rapporto più coerente tra ciò che gli altri dicono e ciò che fanno.

Resto a disposizione per approfondire ulteriormente la situazione.

Dott.ssa Sara Petroni

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