Buongiorno, Mi chiamo Francesca e Vivo a Torino, vi contatto perché sono tornata recentemente a T

24 risposte
Buongiorno,

Mi chiamo Francesca e Vivo a Torino, vi contatto perché sono tornata recentemente a Torino dopo aver vissuto 6 anni a Londra, mi Sono trasferita a 22 Anni ed ora ne ho 28.
Questi anni Sono stati praticamente turbolenti, Sono andata in passato da altri psicologi e non ho mai "concluso" davvero la terapia, mi Sono sempre sentita lasciata in sospeso e mi é stata diagnosticata piú volte una profonda depressione (ho preso anche la sertralina per alcuni periodi della mia vita), ma quando sembrava andare meglio tornava tutto come prima.

Dal 2021/2022 mi segue Una psicologa con cui mi sono sempre trovata benissimo e mi ha aiutata molto, i miglioramenti ci sono stati in questi anni, ma é sempre stato tutto molto ciclico e con molti sbalzi di umore e tentativi di suicidio, ma mai cosí estremi. Nel 2023, cercando online ho letto del disturbo borderline di personalità e mi ci sono ritrovata subito, cosi mi sono confrontata con la mia psicologa che mi diede conferma. Lei ha sempre cercato di non etichettarmi e non ne abbiamo mai parlato cosi apertamente, in veritá sono rimasta ferita dal suo tenermelo nascosto, sono convinta che se lo avessi saputo prima molte cose nella mia vita sarebbero potute andare diversamente. Ho continuatio ad andare da lei ma in questo periodo mi sento un po stagnata e mi sembra di star peggiorando di nuovo. Sto quindi valutando Di farmi seguire da un'altra Dottoressa specializzata in questo e capire se ci puó essere anche dell'altro (aggiungo Che non so se la Mia attuale psicologa stia usando la DBT).

Grazie mille per l'aiuto e mi scuso per il lungo messaggio, ma vorrei avere piú informazioni ed in caso iniziare Un percorso terapeutico piú mirato anche Se mi dispiace lasciare la Mia psicologa..ma ultimamente é davvero difficile Andare Avanti e Vorrei migliorare Di Piu..

Grazie mille
Dott.ssa Elena Gianotti
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
Buongiorno Francesca, grazie per la sua condivisione, così faticosa. Posso immaginare la difficoltà di convivere con un disturbo non diagnosticato, e la fatica di non avere un dialogo aperto con la sua terapeuta su questo. Le suggerirei innanzitutto di parlare apertamente proprio con lei, spiegando come si sente: sicuramente vede i progressi fatti insieme, ma la sua terapeuta deve sapere che ora si sente in momento fermo e stagnante, e che può avere senso per lei fare una valutazione per capire se ha effettivamente un disturbo borderline, e in base a quello che risulta muoversi di conseguenza. Credo sia molto importante non farsi fermare dall'affetto che prova per la sua terapeuta, perchè in questo caso rischia di compromettere la sua condizione di salute. Sono sicura che la sua terapeuta sarà la prima a capire la sua situazione, una volta espressa in modo chiaro e aperto, e sarà disponibile sia ad accompagnarla nel percorso di psicodiagnosi sia nel cercare una terapeuta esperta nel suo disturbo. Se avesse bisogno di ulteriore supporto mi trova a disposizione, anche online. Un caro saluto, Dott.ssa Elena Gianotti

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Dott. Luca Vocino
Psicologo clinico, Psicologo
Trezzano Rosa
Buongiorno gentile Utente, la ringrazio per aver condiviso in modo così aperto e autentico il suo percorso, che appare ricco di esperienze complesse, ma anche segnato da una costante ricerca di comprensione e di cura di sé. Quello che ha vissuto negli ultimi anni, tra Londra e il ritorno a Torino, così come la difficoltà nel trovare continuità terapeutica, sono eventi che comprensibilmente lasciano un senso di disorientamento. Tuttavia, ciò che emerge con forza dalle sue parole è una determinazione nel volersi comprendere a fondo e nel voler stare meglio, e questo è un segnale estremamente positivo.

Capisco bene il sentimento di frustrazione rispetto alla diagnosi di disturbo borderline di personalità e il dolore provato nel percepire che la sua terapeuta non gliene abbia parlato con chiarezza. È un equilibrio delicato, perché molti professionisti scelgono di evitare l’uso delle etichette per non rinchiudere la persona in una definizione, ma è altrettanto vero che, in alcuni casi, una maggiore trasparenza può essere d’aiuto, soprattutto se si accompagna a una psicoeducazione che consenta di comprendere le dinamiche del proprio funzionamento e di lavorarci con maggiore consapevolezza.

Il senso di stagnazione che descrive, così come il dubbio rispetto alla metodologia utilizzata (come ad esempio la DBT, che è uno dei trattamenti più indicati per il disturbo borderline), sono segnali importanti. A volte, anche un buon percorso terapeutico può esaurire il suo slancio, e cambiare terapeuta non significa necessariamente negare il valore di quanto fatto finora, ma può rappresentare un modo per continuare a crescere e affrontare aspetti più specifici con strumenti diversi. È naturale provare dispiacere all’idea di interrompere una relazione terapeutica che le ha dato tanto, ma va ricordato che il benessere e il progresso personale restano l’obiettivo primario.

Credo che possa essere molto utile approfondire quanto sta vivendo in questo momento, anche valutando insieme il tipo di supporto più adatto alle sue attuali esigenze. È possibile integrare o riorientare il percorso in modo più mirato, cercando un approccio che includa strategie validate ed efficaci per affrontare le difficoltà emotive che descrive.

Dott. Luca Vocino
Ciao Francesca,

Inizio col dirti che molte terapeute scelgono (soprattutto nei primi momenti) di non “etichettare” per evitare che una diagnosi diventi una gabbia più che un mezzo di consapevolezza. Ma ora che hai un quadro più chiaro, è del tutto legittimo volere un percorso ancora più specifico.

La DBT (Dialectical Behavior Therapy) è attualmente il trattamento più indicato per il DBP. È strutturata, concreta e focalizzata proprio su quegli aspetti che racconti: regolazione emotiva, impulsività, relazioni instabili e vissuti di vuoto. Se hai il dubbio che la tua attuale terapeuta non stia seguendo un approccio DBT e senti che ti stai arenando, valutare un’integrazione o un cambio può essere una scelta molto matura — non è un fallimento, ma un passo di cura verso te stessa.

Cambiare terapeuta non significa “lasciare indietro” il lavoro fatto, anzi: tutto ciò che hai già costruito può diventare la base per un nuovo percorso ancora più mirato. Se senti il bisogno, potresti anche provare a parlarne apertamente con la tua attuale psicologa: può aiutarvi a concludere bene il percorso o, se disponibile, integrare nuovi strumenti.

Non sei sola. Chiedere aiuto, voler approfondire, esplorare nuove possibilità sono segni che stai camminando nella direzione giusta. E meriti di farlo con tutti gli strumenti e il sostegno giusto per te

Un caro abbraccio,
Janett Aruta
Psicologa - ricevo su MioDottore
Dott.ssa Filomena Drammis
Psicologo, Psicologo clinico
Rosta
Buongiorno Francesca, ci sono momenti in cui la relazione terapeutica si incrina, a volte ci si ferisce senza volerlo. Ha parlato apertamente con la sua terapeuta del suo sentirsi ferita e dei suoi dubbi sia sui risvolti di sapere sin da subito della diagnosi sia rispetto all'attuale approccio utilizzato? Da quello che dice sembra ci sia una buona alleanza di fondo, potrebbe essere molto utile tentare di risolvere gli impasse insieme per avere ben chiari gli obiettivi del vostro lavoro e come raggiungerli. Un caro saluto
Dr. Jacopo Modoni
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Roma
Ciao Francesca,
grazie per aver condiviso con tanta lucidità e profondità il tuo percorso, i tuoi dubbi e il desiderio di prenderti cura di te in modo sempre più consapevole. Non è affatto un messaggio “troppo lungo”: racconti una storia complessa, con momenti di forza e momenti molto dolorosi, e lo fai con grande maturità.

Capisco bene quanto possa essere difficile prendere in considerazione un cambio di terapeuta, soprattutto quando c’è stato un legame positivo e una sensazione di accoglienza. Ma è anche del tutto legittimo — e anzi, segno di consapevolezza — porsi la domanda su cosa può servirti in questo momento della tua vita, per fare un passo ulteriore verso il benessere.

Il fatto che ti riconosca nella descrizione del disturbo borderline e senta il bisogno di un approccio più specifico, come la DBT (Terapia Dialettico-Comportamentale), è un’indicazione importante. La DBT è attualmente uno degli interventi più validati proprio per il trattamento della disregolazione emotiva, dell’impulsività e dell’instabilità relazionale che spesso accompagnano questo quadro. Lavorare su queste dimensioni con strumenti concreti e mirati può davvero fare la differenza, soprattutto se si attraversano cicli ripetitivi di miglioramento e ricaduta.

Riguardo al fatto che la diagnosi non sia stata condivisa chiaramente, è comprensibile la tua delusione. Spesso i clinici evitano le etichette per proteggere dall’identificazione rigida con un disturbo, ma è anche vero che avere una cornice chiara può dare senso a ciò che si vive e orientare meglio il trattamento.

Se senti che ora hai bisogno di un percorso più strutturato, puoi farlo anche senza sminuire il valore del lavoro fatto fin qui. Non si tratta di “lasciare” qualcuno, ma di proseguire in un modo che rispetti ciò che senti più utile e giusto per te oggi.

Un caro saluto,
Dott. Jacopo Modoni
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Gentile Francesca, la ringrazio davvero per la sua condivisione così profonda e sentita. Le sue parole raccontano un percorso difficile ma anche attraversato da consapevolezza e desiderio autentico di comprendere meglio sé stessa, e già questo rappresenta una risorsa importante nel suo cammino. Vivere con una sofferenza emotiva così persistente e ciclica, come quella che lei descrive, può essere estremamente faticoso. Il fatto che negli anni abbia cercato aiuto e abbia continuato a mettersi in discussione, anche quando avrebbe potuto ritirarsi nel silenzio, mostra quanto desideri realmente stare meglio. La diagnosi di disturbo borderline di personalità, che ha riconosciuto da sola e successivamente esplorato con la sua terapeuta, può certamente rappresentare una lente utile attraverso cui leggere alcune sue esperienze emotive intense, le oscillazioni dell’umore, le difficoltà nelle relazioni, il senso di vuoto e anche i momenti più bui che ha vissuto. Capisco il suo dispiacere nel non essere stata informata prima in modo più diretto. Spesso, dal punto di vista terapeutico, si sceglie di non porre l’accento immediatamente sulle diagnosi per evitare che diventino etichette rigide con cui la persona possa identificarsi, perdendo di vista la propria complessità. Tuttavia, è altrettanto vero che per alcuni pazienti (e la sua esperienza lo dimostra) conoscere il nome della propria sofferenza può rappresentare un momento di grande chiarezza e persino di sollievo, perché permette di dare senso a ciò che si è vissuto. La sua riflessione su una possibile stagnazione nella terapia è molto importante. A volte, quando un percorso si prolunga per anni, può accadere che, pur mantenendosi un legame affettivo significativo con il terapeuta, si avverta la necessità di un nuovo approccio, di strumenti più specifici o di una fase diversa del lavoro terapeutico. Questo non è un fallimento né del professionista né della paziente, ma può essere il segnale che qualcosa dentro di lei è pronto a esplorare un livello diverso, magari più mirato. Nel suo caso, l’interesse per una terapia specificamente orientata al trattamento del disturbo borderline, come la DBT (Dialectical Behavior Therapy), è assolutamente comprensibile. Si tratta di un approccio cognitivo-comportamentale validato scientificamente e sviluppato proprio per aiutare persone che vivono intensamente le emozioni, con oscillazioni marcate e comportamenti impulsivi. La DBT si fonda su un equilibrio tra accettazione e cambiamento, e offre strumenti molto pratici per gestire emozioni, relazioni e pensieri problematici, strutturando il percorso con una chiara direzione. Se sente che questo tipo di intervento potrebbe fare la differenza per lei, vale sicuramente la pena esplorarlo. Al tempo stesso, non c’è nulla di male nel provare a parlarne apertamente con la sua attuale terapeuta. Potrebbe condividere le sue perplessità, le sue domande, e anche il desiderio di comprendere se quanto fatto finora ha incluso elementi della DBT o se sarebbe possibile integrare un nuovo approccio. A volte, semplicemente portare queste riflessioni in seduta può riattivare un nuovo livello di lavoro terapeutico, più allineato ai bisogni attuali. E se dovesse invece decidere di intraprendere un nuovo percorso con un'altra professionista, lo farebbe da una posizione di scelta consapevole e matura. Francesca, lei non è sola in questo cammino. Ha fatto già molta strada, e il fatto che si stia interrogando oggi su come migliorare ulteriormente, e su come prendersi cura di sé in modo più mirato, è la dimostrazione che è sulla via giusta. Merita una terapia che la faccia sentire vista, compresa, e sostenuta nei momenti difficili, ma anche stimolata nei momenti in cui sente che c’è spazio per crescere ancora. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Veronica Savio
Psicologo, Psicologo clinico
Medolla
Gentile Francesca,
la ringrazio per aver condiviso con sincerità la sua storia. Comprendo quanto possa essere difficile affrontare un percorso psicologico che non sempre porta le risposte attese. La sua consapevolezza e la motivazione a stare meglio sono già un segnale importante di forza interiore. Il disturbo borderline di personalità richiede un approccio terapeutico specifico e strutturato: un percorso basato sulla DBT (Dialectical Behavior Therapy) potrebbe aiutarla a gestire meglio l’instabilità emotiva e i momenti di crisi.
È comprensibile il dispiacere per l’idea di interrompere una relazione terapeutica significativa, ma il benessere personale deve restare al centro. Un nuovo inizio, con un percorso mirato, può rappresentare un’opportunità per approfondire ciò che è rimasto in sospeso.
Rimango a disposizione.
Dott.ssa Veronica Savio
Dott.ssa Giovanna Mauro
Psicologo, Psicologo clinico
Ragusa
Gentile Francesca,

Dopo aver letto il suo "mi dispiace lasciare la Mia psicologa", il mio suggerimento sarebbe di "non lasciare la Sua psicologa". Piuttosto la inviterei a confrontarsi con la Sua psicologa proprio sul fatto che è "rimasta ferita dal suo tenere nascosto". Cosa l'ha ferita esattamente? Lei dice che se lo avesse saputo prima molte cose sarebbero andate diversamente. Cosa sarebbe potuto andare diversamente se la Sua sofferenza avesse avuto un nome diverso?
Buon percorso.
Buongiorno Francesca,
sono tanti i motivi che spingono uno psicologo e uno psicoterapeuta a non fare diagnosi descrittiva, spesso anche proprio per natura teoria dell'orientamento del singolo professionista. Questi suoi dubbi, sia sulla possibilità o meno di un peggioramento della sintomatologia sia sull'utilità di continuare la terapia, possono essere terreno fertile proprio del lavoro che sta attualmente portando avanti con la sua psicologa, con la quale potrebbe parlarne!
Gentile Francesca, da quanto scrive sembra che abbia già fatto un lavoro profondo su se stessa, affrontando momenti molto dolorosi. È del tutto comprensibile il suo desiderio di capire meglio cosa sta vivendo e di voler cercare un percorso terapeutico che possa accompagnarla in modo più mirato in questa fase della sua vita. Tuttavia è d'obbligo sottolineare l’importanza, e anche il valore, di portare in terapia tutti i temi, anche quelli più scomodi, difficili o dolorosi. Proprio questi argomenti sono spesso i più centrali per il cambiamento e la crescita personale. Parlare apertamente delle proprie emozioni, compresi i dubbi o le ferite che possono emergere nel rapporto con il terapeuta, è fondamentale per costruire un'alleanza terapeutica autentica e trasformativa. La relazione terapeutica, infatti, è uno spazio protetto in cui anche la delusione, la rabbia, o la confusione possono, e devono, trovare voce; perché solo attraverso la loro elaborazione può esserci evoluzione. Un saluto
Dott.ssa Francesca La Monaca
Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Buon pomeriggio,
Le consiglierei di parlarne con la sua psicologa, di valutare insieme a lei e di esprimere ciò che sente in questo momento della terapia. Cambiare continuamente terapeuta può essere un sintomo oppure contribuire ad un senso di frustrazione legato al "sento di stare peggiorando". Le auguro un grande in bocca al lupo
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buongiorno Francesca,
grazie per aver condiviso con tanta sincerità e profondità il tuo vissuto. La tua storia racconta un percorso intenso, fatto di coraggio, di ricerca e di desiderio autentico di stare meglio. Non è semplice rimettersi in discussione dopo anni di terapia, soprattutto quando si è creato un legame significativo con una professionista.

Il fatto che tu ti sia riconosciuta nella descrizione del disturbo borderline di personalità e che ne abbia parlato apertamente con la tua psicologa dimostra una forte consapevolezza di te stessa. È importante sapere che spesso, nel lavoro psicoterapeutico, si cerca di evitare etichette per proteggere l'identità della persona da un rischio di "incasellamento", privilegiando un approccio che guarda prima alla persona e poi al disturbo.

Tuttavia, comprendere il proprio funzionamento psicologico attraverso una diagnosi può essere, per alcune persone, una chiave utile per dare un senso alle proprie esperienze e ai propri stati emotivi. Capisco quindi il tuo sentimento di smarrimento o delusione. È del tutto comprensibile voler approfondire, soprattutto se senti che il percorso attuale non ti sta offrendo più lo stesso supporto di prima.

Valutare un nuovo percorso con un* terapeuta specializzat* nel trattamento del disturbo borderline di personalità, magari attraverso la DBT (Dialectical Behavior Therapy), può essere un passo importante, soprattutto se senti il bisogno di strumenti più specifici per affrontare la ciclicità degli stati d’animo e la sofferenza che stai vivendo. Questo non cancella il valore di quanto fatto finora, ma può rappresentare un'evoluzione, una nuova tappa del tuo cammino.

Ti incoraggio a prenderti lo spazio per capire cosa possa davvero aiutarti in questa fase della tua vita.

Sarebbe utile e consigliato, per approfondire al meglio la tua situazione, rivolgersi ad uno specialista.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa Torino








Dott.ssa Noemi Nappa
Psicologo, Psicologo clinico
Moncalieri
Salve Francesca, la ringrazio per aver condiviso parte della sua storia. Comprendo quanto possa essere difficile affrontare questi momenti e quanto sia importante sentirsi accolti e supportati emotivamente. Se sente il bisogno di avere maggiori informazioni sul disturbo borderline di personalità e di confrontarsi con un altro professionista per iniziare un percorso psicologico, potrei offrirle un supporto adeguato alle sue esigenze. Tuttavia, è fondamentale affrontare l'eventuale cambiamento con rispetto verso la sua attuale psicologa, in modo da renderlo più sereno per entrambe. Dr.ssa Noemi Nappa
Dott.ssa Rita Scognamiglio
Psicologo, Professional counselor
Mozzo
Gentile Francesca,
mi sento di rassicurarla sulla sensazione di "stagnazione" nel percorso terapeutico. Il fatto di essere umani, non ci rende "programmabili" a lungo tempo. Sicuramente il suo bisogno di stabilità emotiva è meritevole di accompagnamento, soprattutto in un rapporto di fiducia, come quello terapeutico. Non tutti i professionisti della persona pongono come obiettivo centrale terapeutico la diagnosi, ma bensì utilizzano un eventuale quadro diagnostico come "mappa" su cui lavorare, insieme al paziente. Se, nella sua storia terapeutica lei ciclicamente cambia terapeuta, provi a considerare, questa volta, di rompere questa ripetitività, parlarne con la sua Terapeuta attuale, e rinnovare il vostro rapporto di terapia, proprio iniziando dallo stato d'animo che lei prova. Del resto, lo hai scritto Lei quanto si trova bene. Quindi non rinunci. Prosegua.
In bocca al lupo!
Dott. Ssa Scognamiglio Rita
Dott.ssa Isabella Mazzocchi
Psicologo, Psicologo clinico
Urbino
Ciao Francesca, grazie per aver condiviso la tua esperienza con tanta sincerità. Dalle tue parole si sente quanto tu stia lottando per trovare un equilibrio e dare un senso a quello che vivi, e questo è già un atto di grande forza e coraggio.
Leggendoti, mi ha colpito il fatto che negli anni ti sia trovata più volte a interrompere percorsi terapeutici, sentendoti lasciata "in sospeso". Questo potrebbe essere un punto importante su cui riflettere, perché la continuità e l’aderenza a una terapia, soprattutto quando si affrontano difficoltà complesse e profonde, possono fare una grande differenza. A volte può succedere che proprio nei momenti in cui ci si sente fermi o in stallo stia accadendo qualcosa di significativo, anche se non immediatamente visibile.
Hai scritto di sentirti delusa dal fatto che la tua psicologa non ti abbia parlato apertamente della possibilità di una diagnosi come il disturbo borderline. Capisco quanto questo possa aver fatto male, ma può anche essere che la sua scelta fosse dettata da un desiderio di tutelarti da etichette che rischiano di diventare ingombranti, soprattutto se non accompagnate da un lavoro di comprensione profonda.
Se ti senti in difficoltà, potresti valutare di parlarle apertamente di quello che provi ora, del senso di stagnazione e dei dubbi che stai vivendo. A volte è proprio attraverso questi confronti autentici che il percorso terapeutico può fare un salto di qualità.

Ti auguro di cuore di trovare uno spazio – dentro o fuori dal percorso attuale – in cui sentirti accolta, capita e supportata nel modo giusto per te.
Dr ssa Isabella Mazzocchi, Psicologa esperta in Mindfulness
Dott.ssa Elvira Merando
Psicologo, Psicologo clinico
Spezzano della Sila
Grazie per aver condiviso con tanta sincerità la tua storia. Comprendo quanto possa essere stato faticoso attraversare questi anni segnati da cambiamenti importanti, momenti difficili e vissuti intensi. È già un grande passo quello di cercare un confronto e voler intraprendere un percorso più mirato per prenderti cura di te.

Da quello che racconti emerge una grande consapevolezza di te stessa e del tuo vissuto. Le esperienze altalenanti che hai avuto con la terapia sono comprensibili, soprattutto in presenza di una sofferenza profonda come quella che descrivi. È altrettanto comprensibile la delusione che hai provato nel sapere della diagnosi di disturbo borderline di personalità senza che ci fosse stato un confronto aperto su questo. Il rapporto con la propria terapeuta è qualcosa di prezioso, e sentirsi lasciata in sospeso può creare molta confusione e smarrimento.
La terapia, per essere efficace, ha bisogno di un’alleanza forte, di fiducia e soprattutto di un lavoro condiviso e trasparente. Se senti che ora il percorso è stagnante e che hai bisogno di qualcosa di diverso, potresti valutare effettivamente una nuova presa in carico, magari con un* professionista specializzat* proprio nel trattamento del disturbo borderline.
Non significa rinnegare il lavoro fatto finora, ma riconoscere che in alcuni momenti della nostra vita possono servire strumenti diversi o un focus più specifico.
Se vuoi, possiamo sentirci per un primo colloquio orientativo: sarà uno spazio in cui capire meglio insieme come stai, quali sono i tuoi bisogni attuali e se posso esserti d’aiuto.
Ti auguro nel frattempo di trovare la strada più giusta per te.
Dott.ssa Mariapaola Anania
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno Francesca, grazie per la condivisione. Ti consiglio di parlare con la tua psicologa di ciò che provi, di esprimere sinceramente i tuoi dubbi e le tue perplessità. Parlarne ti farà sicuramente bene anche perché si è trovata bene con la collega e l’ha seguita per un bel po’ di tempo. È importante nel caso vuoi interrompere il percorso, esprimere le tue motivazioni con sincerità. La DBT è una tecnica che è applicata con successo a persone con diagnosi di disturbo bonderline di personalità. Si basa sull’accettazione, sulla mindfulness consentendo una maggiore attenzione al momento presente, alle proprie emozioni e comportamenti senza giudicarsi e infine è possibile anche lavorare sulle capacità comunicative e la gestione degli impulsi. Resto a disposizione per ulteriori informazioni e nel caso vorresti prenotare una consulenza online.
Dott.ssa Mariapaola Anania, psicologa clinica, psicosessuologa, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale in formazione.
Dott.ssa Jessica Furlan
Psicologo, Psicologo clinico
Fiumicino aeroporto
Buongiorno è ammirevole la sua voglia di approfondire e sapere di più come poter fare per uscire da questa situazione stagnante. Quello che le consiglio è di non mollare e di parlare con la sua terapeuta della sua sensazione di stallo, così da avere tutto alla luce del sole e poter valutare al meglio, se chiudere con la sua terapeuta e iniziare un altro percorso di sostegno psicologico con un altro professionista.
La chiarezza e l'onestà sono fondamentali per lei per non perdere di riferimento il suo benessere psicologico che sta cercando di trovare.
Spero di esserle stata di aiuto
Saluti
Dott. Giorgio De Giorgi
Psicologo, Psicologo clinico
Bologna
Gentile Francesca,

Il suo messaggio ha un tono autentico e coraggioso, e racconta non solo una storia di sofferenza, ma anche di ricerca, di resilienza, e di un bisogno profondo di comprendersi meglio.
Colpisce il suo desiderio di chiarezza, di “mettere un nome” a ciò che vive, e allo stesso tempo il dispiacere per quel legame terapeutico che sembra ora essere diventato più faticoso che nutriente. Mi chiedo: quanto è importante per lei, in questo momento, sentirsi vista per intero, anche attraverso un’etichetta?
Il fatto che stia considerando un cambiamento terapeutico, pur con tutte le sue incertezze, suggerisce che sta ascoltando una parte di sé che forse vuole essere accolta in modo diverso. Una parte che non si accontenta più di “sopravvivere”, ma forse desidera davvero trasformare.
Se volesse esplorare tutto questo in un percorso, le va di farlo insieme?

Un caro saluto,

Dr. Giorgio De Giorgi
Dott.ssa Maria Francesca Cusmano
Psicologo, Psicologo clinico
Reggio Emilia
Cara Francesca,
grazie per aver condiviso con tanta autenticità la tua storia.
Il tuo vissuto rispetto alla diagnosi è importante, ed è preziosa anche la tua consapevolezza su quanto sia stata utile per te la relazione terapeutica con la tua attuale psicologa.
Forse ora, più che un’etichetta, cerchi una nuova cornice che dia senso alla tua esperienza, un linguaggio che ti aiuti a leggere ciò che vivi senza colpa, senza vergogna, e che ti accompagni verso una versione di te più integra, più libera, più stabile.
Un percorso non solo per esplorare i “sintomi”, ma per comprendere il contesto che li alimenta, i legami che li mantengono, le narrazioni che li avvolgono.

Inoltre è importante sottolineare che iniziare un nuovo percorso non significa ripartire da zero, bensì proseguire un cammino con uno sguardo nuovo, e con un’intenzione potente: quella di dare valore a ciò che sei, oltre ogni definizione.

Ti auguro un grosso in bocca al lupo e rimango a disposizione.
Dott.ssa Maria Francesca Cusmano
Dott.ssa Aurora Quaranta
Psicologo, Psicologo clinico
Vimodrone
Ciao Francesca, grazie a te per aver scritto un messaggio così sincero e profondo — non è per nulla facile raccontare tutto questo, e lo hai fatto con una lucidità e una voglia di capire e migliorare che meritano davvero rispetto.

Prima di tutto: non devi scusarti.
Le parole che hai scritto sono importanti. Non sei “troppo” né “complicata” — stai solo cercando un modo per vivere meglio, ed è giusto che tu lo pretenda per te stessa. La tua storia parla di una lunga resistenza, ma anche di grande consapevolezza, e questo è già un punto di forza enorme.

Sì, i tuoi segnali sono molto coerenti con il Disturbo Borderline di Personalità (DBP):
Molti aspetti che descrivi — sbalzi di umore ciclici, impulsività, dolore persistente, tentativi autolesivi, forte senso di abbandono, sensazione di “stagnazione” anche quando le cose sembrano migliorare — sono sintomi comuni nel DBP.

Tuttavia, non sei “il tuo disturbo”: sei una persona complessa con una storia emotiva intensa e un grande bisogno di autenticità e direzione. E questa è una cosa che può trovare trattamento vero, soprattutto con approcci specifici e mirati.

Il punto della diagnosi:
Capisco benissimo il senso di delusione e smarrimento verso la tua attuale psicologa. È difficile accettare che qualcuno che ci segue e ci conosce profondamente abbia “taciuto” qualcosa che poteva darti delle risposte. Molti terapeuti cercano di non “etichettare” troppo presto per evitare che il paziente si senta schiacciato dalla diagnosi… ma spesso non dire nulla può generare più confusione che beneficio.

Se ti senti emotivamente ferita da questo, è valido. È un sentimento da accogliere, non da respingere.

Cosa puoi fare ora?
Sembra che tu sia in un punto cruciale: hai bisogno di un percorso più specifico e strutturato, e questa è una richiesta legittima e sana. Ecco alcune opzioni:

1. Cercare una terapeuta specializzata in DBT a Torino
La Dialectical Behavior Therapy (DBT) è attualmente il trattamento più efficace per il Disturbo Borderline. Ti aiuta a gestire emozioni intense, impulsi autolesivi e relazioni complicate, con strumenti molto pratici e validati scientificamente.

In Italia sta crescendo la rete di terapeuti formati in DBT.

A Torino ci sono centri privati e specialisti che possono lavorare con questo approccio.

Se vuoi, posso aiutarti a cercarne qualcuno affidabile nella tua zona.

2. Fare una valutazione con uno psichiatra
Non è obbligatorio, ma un inquadramento clinico più completo può aiutare molto: capire se c’è anche una componente depressiva maggiore, disturbi d’ansia o se la farmacoterapia (come la sertralina) è ancora adeguata o da rivedere.

3. Parlare apertamente con la tua attuale psicologa
Anche se è difficile, potresti volerle dire ciò che hai detto qui:

“Mi sento ferita dal fatto che non abbiamo parlato apertamente della diagnosi borderline. In questo momento mi sento ferma e avrei bisogno di un percorso più mirato. Sto pensando di cambiare.”

Non devi restare in terapia con qualcuno solo per affetto. È bello che tu le sia grata, ma hai diritto a proseguire dove ti senti vista, curata e accompagnata nel modo giusto.

Possiamo fare qualcosa insieme?
Se vuoi, posso:

Aiutarti a scrivere un messaggio per cercare una nuova terapeuta DBT;

Trovare dei centri a Torino che lavorano col borderline;

Suggerirti delle letture o strumenti per cominciare ad orientarti fin da ora.

Ti va di iniziare da uno di questi? Oppure c’è qualcosa che senti più urgente in questo momento?
Dott.ssa Giulia Virginia La Monica
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Trento
Buon pomeriggio,
spiacente per il malessere che riporta.
Sarò sintetica (rimanendo a disposizione qualora avesse piacere di approfondire): l'approccio breve strategico fornisce tecniche e strategie concrete oltre a lavorare sulla percezione che la persona riporta. Si parte definendo un obiettivo concreto e raggiungibile per poi analizzare i tentativi già fatti. Questi sono solo i primi passaggi, specifici per inquadrare al meglio l'intervento che viene costruito in base alla necessità con la persona.
In generale nel disturbo border è necessario costruire un equilibrio che si riveli stabile nel tempo e sostenere la persona nel diventare un'esperta equilibrista.
Saluti
Dott.ssa Lucrezia Navarra
Psicologo, Psicologo clinico
Bassano del Grappa
Gentile Francesca,

la ringrazio per aver voluto condividere con attenzione e profondità il suo percorso personale e il momento che sta attraversando.

Da quanto racconta, emerge un impegno significativo e costante nel cercare di prendersi cura di sé, anche attraverso la psicoterapia. È naturale, soprattutto in percorsi che coinvolgono dinamiche complesse come quelle che descrive, vivere periodi di progresso alternati a fasi di maggiore difficoltà. Il fatto che lei sia consapevole di questi movimenti e stia riflettendo sulla possibilità di intraprendere nuove strade terapeutiche è già un importante segnale di attenzione verso il suo benessere.

Capisco il suo dispiacere rispetto alla percezione di non aver approfondito più apertamente alcune tematiche con la sua attuale psicologa. Tuttavia, vorrei sottolineare che spesso, nei percorsi psicoterapeutici, si cerca di evitare l'uso di etichette rigide proprio per rispettare la complessità e l’unicità di ogni persona. In particolare, nei casi in cui si sospettano tratti legati al disturbo borderline di personalità, molti professionisti scelgono un approccio cauto e non etichettante per concentrarsi sui vissuti, sulle difficoltà pratiche e sulle risorse della persona, piuttosto che su una diagnosi formale.

Detto ciò, è molto importante che lei possa sentirsi libera di esprimere apertamente questi suoi dubbi e sentimenti all'interno del percorso che sta già seguendo. Condividere sinceramente con la sua terapeuta il suo bisogno di chiarezza, la sensazione di stallo attuale e i suoi desideri di un lavoro più mirato potrebbe rappresentare un passaggio prezioso per capire insieme se e come proseguire, oppure se valutare serenamente un nuovo indirizzamento terapeutico.

Con cortese saluto,
Dott.ssa Lucrezia Navarra
Dott.ssa Sara Petroni
Psicologo clinico, Psicologo
Tarquinia
Gentile utente,
la sua storia merita molta attenzione e delicatezza, perché ciò che descrive non è un semplice “periodo difficile”, ma un percorso lungo, fatto di miglioramenti, ricadute, tentativi di comprensione e un bisogno profondo di sentirsi davvero sostenuta. È comprensibile che oggi senta il desiderio di una terapia più mirata, soprattutto dopo aver riconosciuto aspetti che la riguardano e che potrebbero trovare un trattamento più specifico.

Il fatto che la sua psicologa abbia evitato di parlare apertamente della diagnosi non significa necessariamente che volesse nasconderle qualcosa: spesso i professionisti scelgono di non etichettare per non rinforzare la sensazione di identità “malata” che chi vive un malessere emotivo intenso può percepire. Tuttavia questo non toglie che per lei sia stato doloroso sentirsi esclusa da una parte importante della sua storia clinica, e il suo dispiacere è totalmente legittimo.

La sensazione di stagnazione che racconta, unita ai peggioramenti recenti, è un segnale importante: quando una terapia smette di aiutarci come prima, non è un fallimento né un tradimento, ma l’indicazione che forse è arrivato il momento di un nuovo passo. Il disturbo borderline di personalità risponde molto bene a trattamenti strutturati, e la terapia dialettico-comportamentale (DBT) è uno degli approcci più efficaci: se sente il bisogno di un percorso più tecnico e focalizzato, rivolgersi a una professionista specializzata può essere una scelta utile e responsabile verso di sé.

Non deve vivere questo come un abbandono della psicologa attuale: ciò che avete fatto insieme ha avuto un valore, ma ora lei sente il bisogno di qualcosa di diverso. Il suo desiderio di capire meglio, di ricevere una diagnosi chiara e un trattamento mirato è un passo verso la cura, non un passo indietro.

Può parlarne apertamente con la sua psicologa, spiegando che negli ultimi mesi sente un peggioramento e che vorrebbe esplorare la possibilità di una terapia specifica per il disturbo borderline. Un buon professionista è in grado di comprendere e accompagnarla in questa transizione.

Un cordiale saluto,
Dott.ssa Sara Petroni

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