Buongiorno e buone feste, prima di arrivare al punto provo a contestualizzare un attimo. sto segue

20 risposte
Buongiorno e buone feste,
prima di arrivare al punto provo a contestualizzare un attimo.
sto seguendo un percorso di psicoterapia presso il CSM della mia zona, questo è il secondo tentativo in meno di un anno che faccio con la psicoterapia, se la prima volta non riuscivo a creare una sintonia con il professionista assegnatomi, adesso il problema nemmeno si pone perchè le visite sono molto distanziate nel tempo e veramente di durata ridicola.
Quindi ho deciso di lasciar perdere un percorso di psicoterapia. Evidentemente non fa per me.
Ciò mi ha fatto prendere in seria considerazione di prendere in prima persona in mano la situazione e provare almeno un minimo a gestirmi le cose da solo. Ho provato ad analizzare le varie problematiche e suddividerle per vedere dove posso individuare eventuali bug da correggere penso di essere arrivato a buon punto in questo percorso di introspezione, so cosa far e come comportarmi. Tuttavia sento come se qualcosa si fosse letteralmente spento dentro, non ho la forza di fare le cose. Cosa mi consigliate di fare per ovviare a questo problema?
Dott.ssa Liliana Todini
Psichiatra, Psicoterapeuta
Roma
Salve,
Non è molto chiara la problematica di cui soffre, quindi è difficile darle una risposta. L'unica indicazione che le hanno dato è fate una psicoterapia? Le hanno consigliato anche farmaci? Le psicoterapie di solito hanno come minimo cadenza settimanale, ed una durata dai 45 ai 50 minuti a seduta, probabilmente stava effettuando dei colloqui di supporto, che magari non sono stati sufficienti a gestire il suo caso.

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Dr. Giacomo Ginestrone
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Torino
Buonasera, innanzitutto la ringrazio per la sua condivisione.
Non aver trovato uno psicoterapeuta in sintonia con lei non significa che lei sia inadatto alla psicoterapia.
Dallo scritto emerge una forte volontà a prendersi cura di se', e questa sua predisposizione sarebbe sicuramente fruttuosa all'interno di un percorso psicoterapeutico.
Per rispondere alla sua domanda, alcune cause della sofferenza psicologica sono riconducibili a eventi critici passati o a modalità di rappresentare se stessi all'interno della realtà, che vengono apprese e consolidate nel tempo.
In questo senso, strategie volte a evitare il vissuto di "spegnimento" potrebbero non essere efficaci per superarlo, rispetto a un intervento di psicoterapia.
Spero che la mia risposta le sia stata d'aiuto e resto a disposizione per ulteriori dubbi e chiarimenti.
Un cordiale augurio di buone feste
Dott. Giacomo Ginestrone
Dott.ssa Alessia D'Angelo
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Milano
Gentile utente, posso immaginare la frustrazione che sente. Forse però il supporto che ha ricevuto non era una psicoterapia in senso stretto, ma forse più un supporto psicologico dati gli incontri diradati che descrive. Credo lei sia stato comunque molto bravo a trovare una sua soluzione per ritrovare la serenità e capire cosa le accade. Permane però dal suo racconto un malessere per lei difficile da comprendere, provi a rivolgersi ancora una volta ad un professionista, posso immaginare le sue resistenze ma forse occorre un piccolo sguardo professionale che l'accompagni del percorso di mettere a posto anche questo pezzettino della sua vita. Rimango a sua disposizione Dott.ssa Alessia D'Angelo
Dott.ssa Cristina Sinno
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Napoli
Buonasera e buone feste anche a Lei, grazie per la condivisione. Mi dispiace se non si è trovato a suo agio presso il CSM della sua zona ma questo non deve essere un limite per non continuare la psicoterapia. Si dia la possibilità di intraprendere un percorso con uno specialista che possa seguirla con la costanza che ritiene necessaria. Sono a disposizione per qualsiasi informazione e anche per colloqui online. Un caro saluto, D.ssa Cristina Sinno
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Aida Faraone
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Palermo
Gentilissimo,
il fatto che i tentativi non siano andati a buon non deve pensare di non poter trovare aiuto negli altri. Nessuno nasce e vive da solo e nei momenti più sconfortanti un supporto specifico è senza dubbio di grande aiuto.
Le auguro di trovare lo stimolo a cercare professionisti che saranno in sintonia con lei
Dott.ssa Arianna Corotti
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Firenze
Salve, se per motivi diversi , indipendenti da lei, non ha trovato aiuto al CSM , non vuol dire che le psicoterapie non siano efficaci . Perché una psicoterapia sia efficace occorre continuità nel tempo e soprattutto occorre che si instauri tra paziente e terapeuta un'alleanza terapeutica che aiuti ad affrontare davvero i problemi del paziente e i momenti di difficoltà del trattamento in cui il paziente deve avere fiducia per poter stare meglio.
Dott.ssa Viviana Onorato
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Napoli
Salve, è ottimo il fatto che lei abbia iniziato un lavoro introspettivo in maniera autonoma, dal momento che da quanto scrive probabilmente al CSM della sua zona non hanno avuto la possibilità di seguirla in maniera più intensa. Provo a darle alcuni spunti per cambiare almeno in parte la rotta di questa autoriflessione che mi sembra, in questo momento, essersi arenata.

Scrive che ha provato ad “individuare eventuali bug da correggere”. Se questo può essere un primo passo utile, è importante che a lungo andare non predomini esclusivamente una visione di sé in cui si autorappresenta come una sorta di macchinario cognitivo il cui software ha un errore da correggere.
Cosa significa questo? Che se lei racconta a se stesso di sé come ‹‹un macchinario, qui c’è un bug, questi sono i pro e questi i contro›› (sto estremizzando, ma è per farle cogliere il punto), è normale che poi lei si senta, come scrive, “letteralmente spento dentro”.
Provi ad aggiungere alla sua autoriflessione alti elementi interni che vadano al di là della rappresentazione di macchina-con-bug. Provi a chiedersi: che significato ha per lei questo senso di essere spento e di non aver forze, quale bisogno nella sua vita è attualmente inespresso?

Il secondo punto è che, da quanto scrive, lei in qualche modo sente che per fare un percorso su di sé è necessaria la presenza affettiva dell’Altro (es. la sintonia con il primo professionista, la durata e cadenza degli incontri nel secondo tentativo) e questa è una consapevolezza da cui partire per il futuro: non è che la psicoterapia non fa per lei, mi sembra invece che al momento per contingenze esterne non ha potuto usufruire di una psicoterapia che possa darle il supporto e gli stimoli necessari.

Quali sono le relazioni attuali che vive? Quali sono le modalità relazionali che la contraddistinguono? Ad esempio, le è capitato anche in altre circostanze della sua vita di cercare aiuto e sentire di non trovarlo? Le capita spesso di pensare che, se l’Altro non la aiuta, tanto vale rimboccarsi le maniche da solo? I miei sono solo esempi ovviamente, ma sono anche un invito ad ampliare un po' il raggio delle domande che pone a se stesso.

Cordialmente,
dott.ssa Onorato
Dott. Maurizio Talamoni
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
Buongiorno, purtroppo non appare molto chiaro quale sia la sua problematica e quindi esprimere un qualsiasi giudizio è impossibile. Per quanto riguarda il rapporto con la psicoterapia è indubbio che ai nostri tempi parlare di percorso psicoterapeutico in un servizio pubblico risulta problematico, per il numero strabordante di richieste e l'esiguità dei professionisti che vi lavorano, tale da lasciare solo brevi spazi di ascolto come consulto. Ben venga il suo tentativo di riflessione su di sé, anche se rimane fondamentale chiedere aiuto a un esperto nel momento di maggior bisogno. Quindi, se ne avesse la possibilità, le consiglierei di affrontare un percorso in privato, dove può osservare i requisiti minimi di una psicoterapia: sedute almeno una volta alla settimana; per un periodo che andrà concordato nel proseguo del percorso con il professionista. Auguri
Dott.ssa Maria Zaupa
Psicologo clinico, Psicoterapeuta, Psicologo
Vicenza
Buongiorno, purtroppo un percorso terapeutico, soprattutto all'inizio, ha bisogno di continuità e di incontri periodici non troppo distanziati. La costruzione di un'alleanza terapeutica aiuta in un percorso di riflessione, anche introspettivo, con la differenza che la relazione terapeutica 'porta fuori' ciò che altrimenti potrebbe incagliarsi in un loop senza soluzioni. Il 'sentirsi qualcosa spento dentro' potrebbe essere legato al fatto che non si è riconosciuti nell'importante lavoro di riflessione che si sta facendo. Un caro saluto e a disposizione anche on line. Maria dr. Zaupa
Dott.ssa Greta Tovaglieri
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Milano
Salve. Forse quello che sta dicendo è che invece avrebbe bisogno di appuntamenti più a stretto giro. Le consiglio di rivolgersi a un altro collega nel privato, che le possa garantire almeno una seduta settimanale. Una maggiore cadenza degli appuntamenti consentirebbe di precipitare alcune questioni, come ad esempio quella che nominava dello sentirsi spento. Resto a disposizione. Cordialmente. Greta Tovaglieri
Dott.ssa Francesca Carfora
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Venezia
Buongiorno e buone Feste anche a lei, i dati che fornisce dicono poco del motivo della sua richiesta di essere seguito dal CSM, e sicuramente gli incontri così diradati nel tempo non corrispondono alla frequenza richiesta per una psicoterapia che di norma prevede almeno un incontro a settimana, presumo quindi che quelli che faceva fossero dei colloqui di supporto. Al di là di questo emerge dal suo scritto che lei ha una forte volontà di trovare non solo le cose che al momento risultano essere poco funzionali nel suo modo di affrontare la vita, ma anche la necessità di giungere a capire come portare avanti questo processo di trasformazione in meglio della sua vita. Per questo la invito a non demordere dal cercare un dispositivo di ascolto adatto a lei, un terapeuta o una terapeuta con la quale cominciare ad affrontare tutte le questioni che ha già identificato e anche quelle che ancora non ha riconosciuto ma che, con l'aiuto di un professionista potrà sicuramente chiarire e risolvere. Se volesse approfondire la questione mi contatti pure. Cordiali saluti. Dott.ssa Francesca Carfora
Dott.ssa Laura Di Gennaro
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Orta di Atella
Buongiorno e buone feste. Mi dispiace che non abbia trovato benefici presso il CSM a cui ha fatto riferimento. Da ciò che ha scritto non è molto chiaro il motivo per cui ha fatto richiesta se fosse un supporto o psicoterapia. La psicoterapia, affinché sia efficace di solito ha una cadenza settimanale. Nonostante i suoi tentativi non siano andati a buon fine non è detto che sia incompatibile con la psicoterapia. Emerge dalle sue parole una forza di cambiamento, di volersi prendere cura di sé. Se ne avesse la possibilità, le consiglierei di darsi un occasione per approfondire il suo disagio. Resto a disposizione, anche online. Saluti
Dott.ssa Di Gennaro Laura
Dott. Giovanni Spina
Psicoterapeuta
Napoli
Salve, le consiglio di abbinare ad un trattamento psicoterapeutico un trattamento farmacologico, cominciando con qualche farmaco leggero.
Dott.ssa Eliana Nola
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Gentilissimo, grazie per aver qui condiviso...
E mi permetta anche una considerazione: se è qui a scriverci, forse non riesce a fare tutto da solo...
I bug credo li abbiano i pc, telefoni ecc...Le persone, non hanno un tasto reset che cancelli magicamente ogni cosa, e nemmeno un codice binario!
Apprezzo lo sforzo di aver scritto su un portale di specialisti: forse la sua esperienza in un contesto pubblico non è stata delle migliori, ma ciò non vuol dire che lei non sia portato per un percorso di psicoterapia, anzi.
La invito a valutare la possibilità di un percorso strutturato e adatto a lei.
Spero di esserle stata un po' d'aiuto.
Un caro saluto e in bocca al lupo!
Dr. E. Nola
Dott.ssa Valentina Biddau
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Roma
Gentile utente mi dispiace che non si è trovata bene presso il CSM a cui si rivolta. Condivido come indicato dai miei colleghi che il non aver trovato sintonia con il percorso intrapreso non voglia dire che non sia adatta ad un percorso di psicoterapia costante (il genere un percorso di psicoterapia ha una frequenza di una volta a settimana e una durata di 50minuti). Non si arrenda e cerchi un professionista adatto a lei che la possa sostenere ad affrontare la sofferenza che descrive.
Dott.ssa Silvia Ragni
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Gentile utente, se è andato male il percorso al CSM non vuol dire che la psicoterapia non fa per lei, non era giusto il contesto, la persona. Fa bene a fare un lavoro introspettivo, così le manca però lo sguardo dell'altro, che è la modalità con cui acquisiamo la identità. provi in altri contesti e inizi un vero e proprio percorso di psicoterapia. Cordiali saluti SR
Dr. Michele Scala
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Padova

Capisco che si senta disorientato dopo aver interrotto la psicoterapia, ma è importante non giudicarsi. Cerchi di affrontare i problemi con piccoli passi, concentrandosi su obiettivi quotidiani che possano darle un senso di realizzazione. Potrebbe esplorare altre forme di supporto, come gruppi di supporto, tecniche di autogestione o anche attività fisica per riattivare la sua energia. Non abbia paura di cercare aiuto in modi diversi, come un altro terapeuta o parlare con qualcuno di fiducia. Riconosca anche i progressi, anche se piccoli, e cerchi di riflettere su ciò che la motiva o le manca.
Dott.ssa Martina Simeone
Psicologo, Psicoterapeuta
Roma
Salve, mi dispiace sapere che il percorso di psicoterapia non abbia soddisfatto le sue aspettative, ma è positivo che stia cercando attivamente modi per affrontare la situazione e migliorare il suo benessere. La sensazione di "qualcosa spento dentro" è molto comune in momenti di difficoltà emotiva e può essere collegata a diverse cause, come stress, depressione, o una generale mancanza di motivazione. Sentirsi "spenti" non è una condizione permanente, ma una fase che può essere superata. Provi a riconoscerla senza giudizio e senza colpevolizzarsi.
Dott.ssa Roberta Maglie
Psicoterapeuta, Psicologo
Roma
Ciao, grazie per aver condiviso con tanta apertura la tua esperienza. È comprensibile sentirsi scoraggiati quando il percorso di psicoterapia non risponde alle proprie aspettative: a volte non è tanto la terapia in sé a “non funzionare”, quanto il contesto, la frequenza degli incontri o la mancanza di sintonia con il professionista. Tutti elementi che possono rendere difficile trarne beneficio, anche se la motivazione c’è.
Il fatto che tu abbia provato ad analizzare te stesso e a riflettere sulle tue difficoltà è molto prezioso, indica una buona capacità di introspezione. Tuttavia, quando dici di sentire che “qualcosa si è spento dentro”, sembra emergere una forma di esaurimento emotivo o demotivazione che spesso accompagna periodi di stress o di delusione. In questi momenti è importante non cercare di “gestirsi da soli” a tutti i costi: può essere utile, invece, cercare un tipo di aiuto diverso, magari più regolare o con un approccio che senta più vicino a te (per esempio, un terapeuta privato o online).
Anche piccoli passi pratici possono aiutare a riaccendere gradualmente l’energia: stabilire routine semplici, darsi obiettivi realistici, dedicarsi ad attività che nutrono un senso di benessere (come camminare, scrivere, o riprendere contatti sociali). Ma se la sensazione di “vuoto” persiste, non è un segno di debolezza chiedere nuovamente aiuto, anzi, è un atto di cura verso te stesso. Ripartire da una relazione terapeutica che funzioni davvero può fare una grande differenza, anche dopo esperienze deludenti.

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