Buongiorno, come si comunica con una persona filofobica che ha paura di legarsi emotivamente e per q

24 risposte
Buongiorno, come si comunica con una persona filofobica che ha paura di legarsi emotivamente e per questo a volte evita la comunicazione lasciando in sospeso messaggi? È stata moltissimi anni in psicanalisi, trasformando il dolore e la sofferenza in coscienza (cosa significa?) è molto riservato anche con amici stretti e parenti, e vive periodi in cui si isola da tutto e da tutti. Nonostante questo so di essere speciale per questa persona, mi vuole bene e mi stima molto, ma la distanza, vive in Svizzera attualmente e non ci siamo più rivisti da oltre un anno, non favorisce la relazione e neanche la comunicazione: desidera essere poco raggiungibile, non in continuazione con messaggi, come persona e sto rispettando questo suo volere. Penso che dentro di sé pensa che non mi può dare quello che vorrei, una relazione, ma a me va bene anche solo una amicizia ma alle volte la comunicazione per messaggi si interrompe proprio per questa sua paura di legarsi emotivamente. A volte si chiude in periodi di silenzio ma la comunicazione non si è mai interrotta del tutto tra noi e questo mi fa pensare comunque ci tenga a non perdersi del tutto. Mi ha detto contaci al risentirsi in una chiamata a voce quando fosse più libero dal lavoro, questo due mesi fa ma vedo fatica a renderla effettiva. Cosa contribuirebbe al rapporto di renderlo più rilassato? Come si superano questi blocchi emotivi anche se teniamo ad una persona ma non desideriamo entrare in un vortice che possa portare ad una escalation? Quale è la frequenza di contatto( un mese, due o di piu’) per mostrarsi interessati ad una amicizia ma non invadenti? Ho difficoltà a gestire la relazione rispettando la sua modalità di comunicazione e ho bisogno di capire la giusta frequenza di contatto, quando il piacere non è più tale ma un problema da risolvere, per non perdere questa persona.
Dott. Sasha Mattia Criscuolo
Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buonasera, potrebbe beneficiare di alcuni incontri di Skill Training. Riguardo al significato che cerca le consiglio di chiedere al diretto interessato, i significati sono molto personali anche su cose apparentemente ovvie. Per quanto riguarda invece tutte le domande sul rapporto in sé non ci sono risposte corrette, ma solo risposte personali e potrebbe aiutarla molto conoscere le sue attraverso il supporto di un professionista.
La saluto restando disponibile

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Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè capisco quanto questa situazione possa impattare sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale innanzitutto che lei faccia chiarezza circa ciò che sente e ciò che prova verso questa persona, ritagliandosi uno spazio d'ascolto per elaborare pensieri e vissuti emotivi legati alla situazione descritta pertanto la invito a richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Tiziana Di Fazio
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Albano Laziale
Buongiorno, mi spiace per la situazione che vive poiché si percepisce il fatto che ci tenga molto a questa persona e al vostro rapporto.
Comprendo non sia facile entrare in relazione con una persona con un approccio evitante e con dei blocchi emotivi.
Purtroppo su com'è l'altro non può fare molto ma sicuramente può esplorare attraverso il supporto di un terapeuta i suoi vissuti più profondi, le emozioni che si attivano in relazione alla problematica di questa persona che in questa fase di vita appare non essere in grado di darle di più.
Rimango a disposizione per un consulto.
Un caro saluto.
Dott.ssa Tiziana Di Fazio
Dr. Roberto Prattichizzo
Psicologo, Psicoterapeuta
Napoli
Buonasera, capisco che sia complicato comunicare con una persona che ha paura di legarsi emotivamente e che talvolta evita la comunicazione lasciando i messaggi in sospeso. È importante rispettare la sua esigenza di essere poco raggiungibile e di mantenere una certa distanza, come stai facendo. Parla apertamente con questa persona dei tuoi sentimenti e della tua comprensione nei confronti delle sue paure e dei suoi blocchi emotivi. Mostrati disponibile a ascoltare le sue preoccupazioni e ad adattarti alle sue esigenze di comunicazione. Riconosci che il suo bisogno di isolamento e di distanza non è una reazione personale nei tuoi confronti, ma una modalità di gestire le proprie emozioni. Rispetta i suoi tempi e lo spazio che si concede, evitando di forzare la comunicazione o di invadere la sua privacy. Quando riesci a comunicare con questa persona, cerca di rendere quei momenti significativi e di qualità. Concentrati sulle conversazioni profonde e sincere, piuttosto che sulla frequenza dei contatti. Puoi mostrare il tuo interesse e supporto senza essere invadente. Se desideri mantenere un'amicizia con questa persona, puoi avere una conversazione franca su ciò che desideri dal rapporto e rispettare i confini che entrambi stabilite insieme. Chiedi anche quali sono le aspettative e i desideri di questa persona e cercate un compromesso che soddisfi entrambi. È importante prenderti cura di te stesso e delle tue emozioni durante questo processo. Cerca di non mettere tutte le tue aspettative sulla relazione con questa persona e concentrati anche sulle altre relazioni e attività che ti portano gioia e soddisfazione.
La frequenza di contatto può variare a seconda delle preferenze di entrambi. Potresti valutare di lasciare che questa persona prenda l'iniziativa nella comunicazione e di rispondere in maniera equilibrata, rispettando i suoi tempi. Attenzione a non cadere nell'eccesso di contattarla troppo frequentemente, ma assicurati di non trascurare il rapporto in maniera prolungata.
Dr. Roberto Prattichizzo
Dott. Matteo Mossini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Parma
Buonasera, questa persona le fa una domanda paradossale (e patologica): "se vuoi avere una relazione con me (anche amicale) non dobbiamo avere una relazione". Non c'è una risposta alle domande che fa perchè dipenderà dal momento e dallo stato di questa persona. Rivolgerei la domanda su di sè, "perchè è disponibile ad instaurare una non-relazione per giunta a distanza?"
Dott.ssa Minerva Medina-Diaz
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Salve, sicuramente il suo ragazzo ha delle difficoltà importanti, quindi mi chiedo chi si occupa perciò di lei, dei suoi bisogni di relazione. Lei sembra improntata ad cercare un modo di raggiungere un uomo impossibile. Per ché? Per ché insiste in una relazione con una persona con cui non riesce nemmeno ad avere un contato telefonico? Dove sono i suoi bisogni? Chi si prendere cura di lei? Chi la cerca? Cosa fa con le sue emozioni?
L'amore è una cosa che si fa e che si vede, non basta pensarlo o supponerlo.
Penso che lei gioverebbe di un aiuto psicologico.
Dott.ssa Lorena Ferrero
Psicologo, Sessuologo, Psicoterapeuta
Torino
Buonasera, è indubbiamente una situazione complessa di rapporto con una persona con difficoltà relazionali. Immagino che le provochi malessere non essere spontanea e doversi adattare alle sue supposte esigenze. Parrtendo dalla domanda che ci pone sulla gestione della comunicazione e dei tempi le consiglio un supporto psicoterapeutico che l"aiuti a trovare una sintesi tra i suoi bisogni e quelli dell'altro. Cordialità. Dr.ssa Lorena Ferrero
Dott. Daniele D'Amico
Psicologo, Psicologo clinico
Torre del Greco
Gentile utente, la ringrazio per aver condiviso i suoi dubbi con noi. Comprendo le sue difficoltà e le sue preoccupazioni, e mi dispiace per i vissuti negativi che queste le provocano. Qualora dovesse ritenerlo opportuno o necessario, mi rendo disponibile a cominciare con lei un percorso , che potrebbe tornarle utile per esplorare ed approfondire le sue emozioni, esperienze e valori al fine di trovare una strada percorribile e ritrovare la serenità.
Tenga a mente che il benessere mentale è una priorità, e trovare il professionista giusto può fare la differenza.
Qualora dovesse avere dubbi, domande, o perplessità riguardo al mio lavoro non esiti a contattarmi.
Un caro saluto, dott. Daniele D’Amico.
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Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Buongiorno,
non può fare molto rispetto allo stile espressivo di questa persona; quello che potrebbe fare sarebbe esplorare attraverso il supporto di un terapeuta i suoi vissuti e le emozioni che si attivano in relazione alla problematica di questa persona.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Comunicare con una persona filofobica richiede sensibilità e comprensione. Rispetta il suo bisogno di spazio e di non essere costantemente raggiungibile. Tuttavia, cerca di mantenere una comunicazione regolare, anche se non frequente. Comunica apertamente i tuoi sentimenti e le tue aspettative, ma sii paziente e rispettosa dei suoi tempi. Mostra comprensione per la sua paura di legarsi emotivamente e sostieni il suo processo di crescita personale. Mantieni un equilibrio tra mostrare interesse e non essere invadente. È importante anche prenderti cura di te stessa e valutare se la relazione sta soddisfacendo le tue esigenze emotive. Rimango a disposizione, Dott.ssa Francesca Gottofredi.
Dott.ssa Ilaria De Pretto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Capisco che la situazione che stai vivendo con questa persona filofobica possa essere complessa e frustrante. È importante rispettare i suoi confini e le sue esigenze emotive mentre cerchi di mantenere un rapporto con lei. Ecco alcuni suggerimenti che potrebbero aiutarti a gestire meglio questa situazione:

Comunicazione chiara e rispettosa: Esprimi le tue preoccupazioni e bisogni in modo chiaro e rispettoso. Fai sapere a questa persona che apprezzi il suo desiderio di essere poco raggiungibile, ma che vuoi comunque mantenere un legame con lei. Assicurale che rispetterai i suoi limiti e che non la presserai a comunicare più di quanto sia comodo per lei.
Essere comprensivi: Cerca di comprendere le paure e le preoccupazioni di questa persona riguardo all'instaurare legami emotivi. Mostra empatia nei confronti delle sue esperienze passate e dei suoi blocchi emotivi. L'empatia può aiutare a creare un ambiente di fiducia e sostegno reciproco.
Flessibilità: Sii flessibile riguardo alla frequenza e al tipo di comunicazione. Rispetta i suoi momenti di silenzio e isolamento, ma mantieni comunque una presenza costante nella sua vita, anche se attraverso contatti sporadici.
Patienza: La persona filofobica potrebbe richiedere più tempo del normale per sviluppare fiducia e aprirsi emotivamente. Sii paziente e non metterla sotto pressione affinché si apra prima di quanto sia pronta.
Valorizzare la qualità sul quantitativo: Piuttosto che concentrarti sulla frequenza dei contatti, cerca di fare in modo che ogni interazione sia significativa e gratificante per entrambi. Concentrati sulla qualità della comunicazione piuttosto che sulla quantità.
Essere assertivi: Se ritieni che la comunicazione si stia interrompendo troppo spesso e che stia diventando un problema, esprimi apertamente le tue preoccupazioni. Parla della tua necessità di mantenere un legame con lei e cerca di trovare un compromesso che funzioni per entrambi.
Infine, è importante anche prenderti cura di te stessa durante questo processo. Mantieni un equilibrio tra le tue esigenze emotive e quelle della persona filofobica e non esitare a cercare supporto da parte di amici, familiari o professionisti della salute mentale se ne senti il bisogno.

Dott.ssa Daniela Chieppa
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Salve, forse sarebbe utile per lei lavorare in terapia per indagare cosa dice di lei il fatto di stare dentro una relazione che non la fa stare bene. Lavorare sulle sue emozioni e sul suo vissuto.

Resto a disposizione per un approfondimento
Cordiali saluti
Dott.ssa Daniela Chieppa

Dott.ssa Martina Orzi
Psicologo, Psicologo clinico
Collegno
Buonasera.
Alla base di una relazione funzionale c'è il rispetto e l'accoglienza dei bisogni e degli spazi dell'altro.
Starei sulla sua difficoltà nello stare in un rapporto con queste caratteristiche e sulle emozioni che ciò le evoca.
Se lei si concentra solo su come mantenere il rapporto con questa persona, non avrà mai un contatto autentico con i suoi bisogni e con ciò che lei veramente vorrebbe da una relazione. Ciò significa entrare in contatto probabilmente con emozione scomode, legate al rifiuto oppure alla delusione delle aspettative, all'accettare che l'altro non investe tanto quanto noi nel rapporto etc. Importante quindi esplorare come questo influenza l'immagine di sè per sviluppare consapevolezza di sè, cioè capire quali sono le emozioni con cui si fa fatica a stare in contatto, come ci si relaziona agli altri e quali sono proprie aspettative rispetto a quelli che sono dei propri bisogni, come legge i comportamenti di questa persona etc.
Pertanto, non esiste una frequenza "giusta" di contatto, ma rispettare i confini che gli altri mettono al rapporto o agli scambi comunicativi e leggere come questo la fa sentire. Significa mettersi in ascolto dell'altro e dei suoi comportamenti, ma anche dei propri vissuti. Si può condividere il proprio vissuto all'altro in modo chiaro e confrontarsi se c'è un reciproco desiderio di mantenere il legame tale per cui è possibile negoziare (trovare un modo di relazionarsi in cui i vostri bisogni possano essere soddisfatti nel reciproco rispetto e accoglienza dei bisogni /esigenze dell'altro). Ciò che rende un rapporto funzionale, è il riconoscimento dell'altro come diverso da sè. Se alcune parti dell'altro ci fanno soffrire, si ha il potere di scegliere cosa è meglio per sè.
Rimango a sua disposizione, anche online.
Un caro saluto, Dott.ssa Martina Orzi
Dott.ssa Carla Puliga
Psicologo, Psicologo clinico
Torino
Ciao, sembra difficile lasciar andare questa persona. Purtroppo un manuale di istruzioni per le relazioni non esiste, quello che puoi fare è smettere di vivere questa sofferenza da sola e condividerla con un* professionista che ti aiuti a darle un senso. Resto disponibile anche online, un abbraccio.
Dott. Andrea Moro
Psicologo, Psicologo clinico
Alghero
Gentile utente, mi dispiace molto per la situazione che stai attraversando. Ti consiglio di considerare l'aiuto di uno psicologo o uno psicoterapeuta cognitivo comportamentale (CBT), esperti nell'individuare strategie pratiche ed efficaci per affrontare le difficoltà attuali. La CBT si concentra sul comprendere e modificare i pensieri e i comportamenti che influenzano le emozioni, offrendo strumenti concreti per migliorare il tuo benessere psicologico. Resto a tua disposizione per qualsiasi chiarimento o supporto aggiuntivo.
Un caro saluto,
Dott. Moro
Dott. Ruggiero Riolo
Psicologo, Psicologo clinico
Palermo
Buonasera gentile utente, dalle sue parole mi sembra di capire che lei tenga veramente tanto a questa persona e che le farebbe piacere che ci fosse una comunicazione più costante e più intima tra voi. Allo stesso tempo, lei ha sottolineato il fatto che questa persona "desideri" essere poco raggiungibile e che tenda a evitare la relazione, con lei ma non solo. Non sapendo che tipo di comunicazione e di scambi, quando in contatto telefonico, ci siano tra voi, anche o soprattutto su un piano emotivo, non mi sento di poterle consigliare cosa fare o cosa non fare. Più in generale, direi, come le hanno risposto i colleghi prima di me, che non credo ci sia, aggiungerei per fortuna, un modo o dei tempi "giusti" per entrare in contatto con qualcuno, poiché questi sono maggiormente legati alle specifiche caratteristiche personologiche di ognuno di noi e dei nostri specifici modi, appresi nel corso della vita, ad entrare in relazione con gli altri, in base, anche, a come questi si sono relazionati e continuano a farlo con noi. Mi chiederei, per questi motivi, e cercherei di approfondire, non conoscendo la motivazione sottostante il "bisogno" di questa persona di evitare, quantomeno, una continuità e una vicinanza emotiva con lei, quale sia "il suo" personale bisogno di cercare una vicinanza con questa persona, che sembrerebbe essere sfuggente, e di aiutarla ad aprirsi e comunicare di più con lei. Sento che questa cosa, in qualche modo, generi in lei una forma di sofferenza e, al di là di quello che può fare o non può fare per questa persona, se non magari di provare a parlarle più apertamente del vostro rapporto, mi sento di consigliarle di approfondire queste dinamiche e questo suo disagio, con un professionista, psicologo o psicoterapeuta, che potrebbe aiutarla a comprendere meglio i suoi personali bisogni e come comportarsi in questi casi, acquisendo maggiori informazioni in merito. Ci sono tanti bravi professionisti che sono certo saranno disposti ad ascoltarla e ad aiutarla. Anch'io, tra questi, resto a sua disposizione
Dott.ssa Elena Gentile
Psicologo, Psicologo clinico
Monza
Mi dispiace molto per la situazione che sta vivendo perchè sembra che questa persona sia molto importante per lei. Sarebbe importante che lei si chiedesse come si sente in questo rapporto, che cosa voglia lei da questo legame e se sia compatibile con le modalità di relazionarsi di questa persona. Sarebbe inoltre importante chiedere al diretto interessato in modo esplicito come intenda gestire questo vostro rapporto. Non conoscendo altri dettagli della sitauzione, le consiglierei di rivolgersi ad un professionista per poter affrontare insieme questo dolorosa situazione. Un caro saluto
Dott.ssa Marta Enrica Giordano
Psicologo, Psicologo clinico
Napoli
Cara utente, mi sento di dirle che non esiste una modalità giusta di comunicazione, parlerei più di funzionalità o disfunzionalità delle modalità comunicative. Ciò significa che un rapporto come lei lo descrive potrebbe essere coerente con le aspettative e i desideri di entrambi gli 'attori' oppure no, quindi il quel caso funzionerebbe perchè avrebbe un equilibrio condiviso. Nel suo caso, è evidente che ci sia un netto contrasto. Mi arriva, inoltre, una forte spinta verso la ricerca della soluzione ottimale per la persona con cui si relaziona affinchè possa restare, in ogni caso, nel suo 'radar'. Tutto questo, però, sembra avere un prezzo molto alto. Forse c'è qualcosa, qualche bisogno, qualche aspettativa personale, che sta mettendo da parte. Sarebbe utile capire cosa significa, per lei, accogliere tutto questo. Se desidera, resto a disposizione, ricevo a Napoli e online. Saluti, dott.ssa Marta Enrica Giordano
Dott.ssa Jennifer Saias
Psicologo, Psicologo clinico
Bergamo
Buongiorno, l'approccio migliore sarebbe sicuramente quello di chiedere alla persona interessata quali significati ha dato a tutte queste questioni che fanno parte della sua vita privata. Per quanto riguarda lei invece le consiglio un percorso per potersi conoscere e comprendere da dove le nascono queste domande e perchè questo rapporto la mette così in difficoltà sugli aspetti quantitativi. Resto a disposizione, Dott.ssa Jennifer Saias
Dott.ssa Debora Versari
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
Forlì
Buongiorno capisco quanto sia importante per lei mantenere la relazione con questa persona, ma non si dimentichi che cosa più importante per lei rimane lei stessa e la sua soddisfazione. I rapporti richiedono reciprocità e se le due modalità di comunicazione e sopratutto di empatia non si incontrano difficilmente lo faranno.
Dr.saa Versari Debora.
Dott. Giacomo Cresta
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Buongiorno, la situazione che descrive è sicuramente delicata e complessa. La persona di cui parla sembra affrontare una difficoltà emotiva legata alla filofobia, che si manifesta nella paura di legarsi emotivamente. Questo comporta spesso l’evitamento della comunicazione o del contatto più frequente, per proteggersi da una possibile intimità che teme possa portare a sofferenza o ad un impegno emotivo che non si sente pronta ad affrontare. Quando si ha a che fare con una persona che manifesta questi comportamenti, è importante rispettare i suoi bisogni di spazio e di solitudine, senza forzarla a confrontarsi con le proprie paure. Tuttavia, il fatto che la comunicazione non si interrompa del tutto, e che continui ad esserci un legame di affetto, è un segnale positivo che la persona ci tiene ancora a mantenere il contatto.
Il termine “trasformare il dolore e la sofferenza in coscienza” implica che, attraverso il lavoro terapeutico, questa persona abbia acquisito consapevolezza delle proprie emozioni e del suo vissuto doloroso, rendendo il dolore una parte della sua consapevolezza senza essere sopraffatta da esso. Questo processo di consapevolezza è fondamentale per la crescita emotiva, ma non elimina il fatto che la persona possa sentirsi ancora molto vulnerabile quando si tratta di relazioni intime. Per quanto riguarda la gestione della comunicazione, potrebbe essere utile stabilire una frequenza che rispetti i suoi bisogni di spazio, ma che allo stesso tempo dimostri il suo interesse per la relazione. Potrebbe provare a stabilire una cadenza di contatto che non sia troppo invadente, ma che dimostri comunque la sua disponibilità, come ad esempio un messaggio ogni due settimane o anche ogni mese, con il tono di un “pensiero gentile” senza aspettarsi una risposta immediata. Il messaggio dovrebbe essere breve e affettuoso, senza metterla sotto pressione. Ad esempio, si potrebbe dire: "Mi farebbe piacere risentirti quando hai tempo, spero tu stia bene".
È importante riconoscere che, a causa della sua filofobia, la persona potrebbe sentirsi sopraffatta dal timore di un impegno eccessivo, anche se il legame è forte. Non esistono risposte rapide per superare questi blocchi emotivi, ma la chiave è procedere con pazienza, creando uno spazio sicuro e rilassato dove entrambe le persone possano sentirsi libere di essere se stesse, senza pressioni.
Inoltre, un’altra strategia potrebbe essere quella di rendere la comunicazione più leggera e meno vincolante, magari proponendo attività o argomenti che non siano legati direttamente alla relazione, ma che possano stimolare il dialogo in modo naturale.

Per quanto riguarda la sua difficoltà a gestire la relazione rispettando la sua modalità di comunicazione, le consiglio di concentrarsi sul suo benessere emotivo. Non bisogna sentirsi obbligati a “risolvere” la situazione. È fondamentale che non si senta mai di troppo, ma piuttosto che rimanga una presenza rassicurante, senza forzare le cose.
La chiave per non perdere questa persona, quindi, potrebbe essere quella di mantenere un contatto affettuoso ma non invadente, rispettando il suo bisogno di spazio, e continuando a mostrarle che la relazione è importante, ma senza metterla sotto pressione.
Dott.ssa Jessica Furlan
Psicologo, Psicologo clinico
Fiumicino aeroporto
Buongiorno, lei ha delle aspettative da questo rapporto con questa persona, che purtroppo nei fatti, le sta dimostrando di non poter essere come lei vorrebbe.
Non esiste un "protocollo"giusto per quello che lei chiede: "la giusta frequenza di contatto". Le consiglio di parlare apertamente, magari per telefono e non per chat, di quello che la turba e dei suoi desideri, mostrando interesse e chiarezza, potrà capire e ascoltare cosa l'altro può darle e verificare nei fatti se lei è soddisfatta da questo rapporto.
Ogni relazione è basata su una reciprocità altrimenti qualcosa non va.
Spero di esserle stata di aiuto
Saluti
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
La situazione che descrive mostra quanta delicatezza, attenzione e rispetto lei stia cercando di mettere in questa relazione, pur avvertendo dentro di sé un grande bisogno di chiarezza e un forte timore di perdere questo legame così importante. È evidente che questa persona occupa un posto speciale nella sua vita e che lei sta cercando di comprenderne i limiti emotivi, ma allo stesso tempo di non rinunciare del tutto a una connessione che sente preziosa. Quando si è in relazione con una persona che ha paura di legarsi emotivamente, come nel caso di chi ha tratti filofobici, il primo passo è riconoscere che questa paura non è legata alla mancanza di affetto o di stima verso di lei, ma piuttosto a un timore profondo di sentirsi intrappolato, soffocato o di perdere la propria libertà interiore. Questo timore spinge la persona ad alternare momenti di vicinanza ad altri di chiusura, creando quello che per chi sta dall’altra parte può essere vissuto come un rifiuto, un silenzio inspiegabile o una distanza difficile da accettare. Lei mi chiede cosa significhi quando questa persona le ha detto di avere trasformato il dolore e la sofferenza in coscienza. Probabilmente intende dire che grazie alla lunga esperienza in psicanalisi ha acquisito una maggiore consapevolezza dei propri meccanismi interiori: sa riconoscere i propri limiti, le proprie paure e i propri bisogni, ma questo non significa che abbia superato del tutto la difficoltà di lasciarsi andare in una relazione più intima. In altre parole, ha imparato a conoscere le proprie ferite emotive, ma non è detto che le abbia sanate completamente. In questi casi, ciò che contribuisce a mantenere il rapporto sereno è rispettare profondamente i suoi tempi, i suoi silenzi e la sua riservatezza, senza viverli come un segnale di disinteresse. Lei già sta facendo molto in questo senso, ma comprendo quanto possa essere difficile, soprattutto quando il silenzio si prolunga e la mente inizia a riempire i vuoti con domande, paure, interpretazioni. È un terreno molto delicato perché ogni tentativo di “forzare” una comunicazione più frequente o più intensa rischia di confermare alla persona filofobica la paura di essere risucchiata in una rete emotiva troppo stretta. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, potrebbe esserle utile concentrarsi su ciò che può controllare: il suo comportamento. Invece di chiedersi continuamente cosa prova lui o cosa pensa, si concentri su come può modulare il suo modo di comunicare per farlo sentire libero ma anche accolto. Potrebbe ad esempio stabilire dentro di sé un “patto” di non scrivere per qualche settimana quando percepisce il bisogno di silenzio, salvo un messaggio gentile dopo un mese, per far sentire la sua presenza senza pressione. Se da parte sua c’è un messaggio di risposta, bene. Se non arriva, non aggiunga altri messaggi per chiedere spiegazioni: rischierebbe di alimentare il circolo dell’ansia che tanto teme. Se lui le ha detto di sentirsi poco raggiungibile, accolga questa sua modalità come parte del pacchetto. È una persona che può donare affetto a modo suo, nei suoi tempi. Sta a lei chiedersi, con molta onestà, se questa forma di rapporto, fatto di lunghi silenzi e di distanze emotive, possa comunque nutrirla o se, a lungo andare, rischia di svuotarla e farla sentire sola. È importante non cadere nell’illusione che basti fare ancora di più, scrivere meglio o trovare la “giusta formula” per sbloccarlo: ciò che la aiuterà sarà allenare la sua capacità di accettare che questa persona potrebbe non essere mai completamente disponibile come lei desidera. Riguardo la frequenza di contatto, non esiste una regola valida per tutti. Può essere una volta al mese o anche meno, l’importante è che non diventi un controllo ansioso. Piuttosto, se desidera fargli sentire la sua presenza, scelga parole semplici, leggere, senza porre domande dirette sul rapporto o richieste di spiegazioni. Un saluto, un pensiero su qualcosa che sa possa fargli piacere, senza aspettative di risposta immediata. Questo comunica interesse e rispetto, lasciandogli però lo spazio di cui ha bisogno. Quando la comunicazione da piacere diventa peso, di solito è il segnale che stiamo investendo più energia di quanta ne riceviamo. Si ascolti, rifletta su cosa davvero desidera: vuole una relazione di vicinanza emotiva? O riesce a stare bene anche in un’amicizia a distanza con contatti rari? Non si colpevolizzi se sente di avere bisogno di qualcosa di più. Non significa amare meno o non essere paziente, ma prendersi cura dei propri limiti affettivi. Coltivi questo rapporto senza aspettare di cambiarlo. Lo viva per quello che può darle oggi, non per ciò che spera possa diventare. E intanto continui a prendersi cura di sé, riempiendo gli spazi vuoti di questa distanza con relazioni che possano nutrirla in modo più costante e rassicurante. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Dott.ssa Giovannina Marasco
Psicologo, Psicologo clinico
Perugia
Buona sera,
quello che descrivi è una situazione relazionale complessa, in cui stai cercando di comprendere e rispettare i tempi emotivi di una persona che sembra avere una forte difficoltà ad avvicinarsi sul piano affettivo. È comprensibile che questa dinamica ti generi incertezza: da un lato percepisci il suo affetto e la sua stima, dall’altro i silenzi, le distanze e la difficoltà nel mantenere un contatto costante ti fanno dubitare di come poterti muovere senza risultare invadente.
La filofobia, o più in generale la paura del coinvolgimento, può portare proprio ai comportamenti che descrivi:
– alternanza tra vicinanza e distanza
– periodi di isolamento
– bisogno di controllare il ritmo della comunicazione
– difficoltà a rendere concreti gli impegni presi, anche quando c’è affetto
Chi teme il legame spesso vive un conflitto interno: desidera la relazione, ma ne teme le implicazioni emotive. E questo può creare quell’andamento “a elastico” che stai osservando.
Per quanto riguarda ciò che lui ha sperimentato in analisi, “trasformare il dolore in coscienza” potrebbe significare che attraverso il percorso ha acquisito consapevolezza delle proprie dinamiche interne, pur senza essere ancora riuscito a trasformarle completamente in nuovi comportamenti. La consapevolezza è un primo passo importante, ma non sempre coincide con un cambiamento immediato.
Per rendere il rapporto più rilassato può essere utile:

• mantenere una comunicazione chiara e leggibile
Puoi esprimere con calma cosa provi, cosa ti crea difficoltà e quali sono i tuoi bisogni relazionali, senza chiedere cambiamenti immediati da parte sua. Questo offre contenimento senza pressione.

• offrire contatti che non richiedano risposte immediate
Messaggi brevi, gentili e non richiestivi possono ridurre la sensazione di “richiesta” che per lui può essere faticosa.

• rispettare i suoi tempi senza annullare i tuoi
La distanza emotiva può essere accolta fino a un certo punto, ma è importante che anche tu possa riconoscere cosa ti fa stare bene e cosa invece inizia a diventare doloroso o fonte di ambiguità.

• non prendere sul personale i periodi di silenzio
Spesso non riflettono un cambiamento nei confronti della persona, ma un tentativo di autoregolazione emotiva.
Riguardo alla frequenza del contatto, non esiste una “scadenza giusta per tutti”. Tuttavia, quando l’altro ha bisogno di molta distanza, può essere utile un ritmo prevedibile e leggero: ad esempio un messaggio ogni qualche settimana, o un contatto mensile, che tenga viva la relazione senza creare pressione. L’importante è che questa modalità sia sostenibile anche per te e non diventi un’attesa carica di ansia o speranza.
Infine, può esserti utile fermarti un momento e chiederti:
qual è il mio limite? Fin dove posso accogliere i suoi tempi senza far venire meno il mio benessere?
Le relazioni, anche le amicizie affettivamente significative, richiedono reciprocità: non perfetta, ma sufficiente a far sentire entrambi riconosciuti.
Sono pensieri che si possono esplorare insieme, se vuoi: capire come tutelare il tuo equilibrio emotivo, come comunicare con delicatezza ma anche con chiarezza e come riconoscere quando la distanza dell’altro inizia a pesare più di quanto ti nutra.

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