Buonasera, sono una ragazza di 29 anni e mi trovo in una situazione di conflitto interiore, ansia e
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Buonasera,
sono una ragazza di 29 anni e mi trovo in una situazione di conflitto interiore, ansia e confusione.
Premetto che i miei genitori hanno sempre avuto un rapporto conflittuale, a causa di mio padre la situazione in famiglia era molto pesante e non ho avuto buoni esempi relazionali o grande appoggio emotivo fin da bambina. Mi trovavo sempre molto meglio fuori casa o, in ogni caso, al di fuori dell'ambiente famigliare. Mio padre non ha mai avuto rispetto di mia madre ed era molto assente fisicamente e dal punto di vista affettivo.
La mia prima relazione non è andata molto diversamente purtroppo, ero molto giovane (12 anni) e mi sono ritrovata ad entrare subito a contatto con la famiglia di lui, nonostante purtroppo lui ne combinasse di tutti i colori (tradimenti, comportamenti provocatori con altre ragazze anche sotto ai miei occhi, ripensamenti repentini, ecc.). La storia si è trascinata per 4 anni tra vari tira e molla, finché finalmente sono riuscita ad uscirne.
A 25 anni ho conosciuto il mio ex fidanzato, ha 8 anni più di me. Con lui le premesse erano ottime, si è sempre dimostrato disponibile nei miei confronti, mi ha fatta sentire come una sua priorità fin da subito, mi ha sempre capita nonostante a volte le mie reazioni fossero "condizionate" da eventi passati e non mi ha mai fatto pesare nulla. Credevo di non essere in grado di condividere spazi e tempo prolungato con un'altra persona, ma con lui è stato facilissimo. Causa Covid ho trascorso fin dall'inizio molto tempo da lui, ero arrivata a stare da lui 5 giorni su 7 e mi sono per la prima volta sentita a casa. L'unica cosa che mi metteva in difficoltà, era il fatto che spesso esagerava con il bere quando usciva, e gli ho sempre fatto presente che questo aspetto innescava in me una sorta di sfiducia causata dal fatto che anche mio padre ha sempre bevuto molto, troppo, inconsciamente si riaccendeva in me una brutta sensazione. Dopo due anni di relazione ho iniziato piano piano a perdere l'entusiasmo, è subentrata di nuovo l'apatia, e la mia attenzione ha iniziato a spostarsi su un collega che ha iniziato a darmi qualche attenzione in più ed ha 5 anni meno di me.
Morale della favola: non accettavo il fatto di essermi innamorata di questo collega a sua volta fidanzato, mi sentivo in colpa da morire nei confronti del mio ex che non si sarebbe mai meritato una cosa del genere da parte mia e sono finita in una specie di vortice. Esattamente un anno fa ho deciso di interrompere la relazione con il mio ex (che per mesi mi è comunque rimasto vicino nonostante il mio comportamento) e ho iniziato una frequentazione con questo mio collega, con il quale attualmente ho una relazione piuttosto complessa. Per come sono andate le cose, non percepisco questa relazione come stabile, sono piuttosto sfiduciata ed insicura, vivo in uno stato di ansia che non mi permette di percepire bene i suoi gesti. Sono capitate 3 occasioni in cui non è stato sincero con me per questioni di poco conto, e questo mi ha resa ancora più restia pur avendone discusso ed essere riusciti a chiarire la questione. Ho paura che possa ricapitare, ho paura che il rapporto sia superficiale, che alla prima occasione potrebbe rivolgere la sua attenzione verso un'altra persona come ha fatto in passato con me mentre era fidanzato (cosa che so benissimo di aver fatto anche io).
Lui cerca di rassicurarmi, dice di voler stare con me e costruire un futuro, ha espresso anche la volontà di convivere con me il prossimo anno o non appena sarà sistemato con la casa, ma più si comporta così più io mi chiudo. Le nostre discussioni sono spesso pesanti, entrambi gestiamo male l'insicurezza e lui dice di sentirsi sempre messo alla prova da me e vede un continuo peggioramento da parte mia. Provo un sentimento forte per lui ma mi sento bloccata, sto cercando un modo per gestire la cosa sapendo che le problematiche di base sono mie, so molto bene che in un rapporto di coppia può capitare di ferirsi a vicenda in maniera non intenzionale a causa di ciò che ci portiamo dietro dal passato, ma sono giunta alla conclusione di non riuscire ad accettare la possibilità di stare male per lui o per noi, quasi come se come coppia non ci meritassimo una mia eventuale sofferenza emotiva.
Non riesco a vivermi bene la relazione, o riesco a farlo per periodi di tempo molto limitati. Alla minima cosa storta, fosse anche solo una parola, tendo a chiudermi.
Chiedo scusa per il messaggio lungo, che sembra quasi uno sfogo o una richiesta di aiuto un po' disperata, ma non riesco a capire come posso fare per sanare queste ferite che mi porto dietro da sempre e che non riesco a guarire in alcun modo. La mia mente cerca il pelo nell'uovo per potersi convincere che nessun rapporto farà mai al caso mio nella quotidianità, riesco a vivermela bene solo quando penso di poter "scappare" o quando ho una via di fuga, ma in un certo senso pretendo che l'altra persona sia sempre lì per me. Così facendo non riuscirò mai a costruire un rapporto vero.
sono una ragazza di 29 anni e mi trovo in una situazione di conflitto interiore, ansia e confusione.
Premetto che i miei genitori hanno sempre avuto un rapporto conflittuale, a causa di mio padre la situazione in famiglia era molto pesante e non ho avuto buoni esempi relazionali o grande appoggio emotivo fin da bambina. Mi trovavo sempre molto meglio fuori casa o, in ogni caso, al di fuori dell'ambiente famigliare. Mio padre non ha mai avuto rispetto di mia madre ed era molto assente fisicamente e dal punto di vista affettivo.
La mia prima relazione non è andata molto diversamente purtroppo, ero molto giovane (12 anni) e mi sono ritrovata ad entrare subito a contatto con la famiglia di lui, nonostante purtroppo lui ne combinasse di tutti i colori (tradimenti, comportamenti provocatori con altre ragazze anche sotto ai miei occhi, ripensamenti repentini, ecc.). La storia si è trascinata per 4 anni tra vari tira e molla, finché finalmente sono riuscita ad uscirne.
A 25 anni ho conosciuto il mio ex fidanzato, ha 8 anni più di me. Con lui le premesse erano ottime, si è sempre dimostrato disponibile nei miei confronti, mi ha fatta sentire come una sua priorità fin da subito, mi ha sempre capita nonostante a volte le mie reazioni fossero "condizionate" da eventi passati e non mi ha mai fatto pesare nulla. Credevo di non essere in grado di condividere spazi e tempo prolungato con un'altra persona, ma con lui è stato facilissimo. Causa Covid ho trascorso fin dall'inizio molto tempo da lui, ero arrivata a stare da lui 5 giorni su 7 e mi sono per la prima volta sentita a casa. L'unica cosa che mi metteva in difficoltà, era il fatto che spesso esagerava con il bere quando usciva, e gli ho sempre fatto presente che questo aspetto innescava in me una sorta di sfiducia causata dal fatto che anche mio padre ha sempre bevuto molto, troppo, inconsciamente si riaccendeva in me una brutta sensazione. Dopo due anni di relazione ho iniziato piano piano a perdere l'entusiasmo, è subentrata di nuovo l'apatia, e la mia attenzione ha iniziato a spostarsi su un collega che ha iniziato a darmi qualche attenzione in più ed ha 5 anni meno di me.
Morale della favola: non accettavo il fatto di essermi innamorata di questo collega a sua volta fidanzato, mi sentivo in colpa da morire nei confronti del mio ex che non si sarebbe mai meritato una cosa del genere da parte mia e sono finita in una specie di vortice. Esattamente un anno fa ho deciso di interrompere la relazione con il mio ex (che per mesi mi è comunque rimasto vicino nonostante il mio comportamento) e ho iniziato una frequentazione con questo mio collega, con il quale attualmente ho una relazione piuttosto complessa. Per come sono andate le cose, non percepisco questa relazione come stabile, sono piuttosto sfiduciata ed insicura, vivo in uno stato di ansia che non mi permette di percepire bene i suoi gesti. Sono capitate 3 occasioni in cui non è stato sincero con me per questioni di poco conto, e questo mi ha resa ancora più restia pur avendone discusso ed essere riusciti a chiarire la questione. Ho paura che possa ricapitare, ho paura che il rapporto sia superficiale, che alla prima occasione potrebbe rivolgere la sua attenzione verso un'altra persona come ha fatto in passato con me mentre era fidanzato (cosa che so benissimo di aver fatto anche io).
Lui cerca di rassicurarmi, dice di voler stare con me e costruire un futuro, ha espresso anche la volontà di convivere con me il prossimo anno o non appena sarà sistemato con la casa, ma più si comporta così più io mi chiudo. Le nostre discussioni sono spesso pesanti, entrambi gestiamo male l'insicurezza e lui dice di sentirsi sempre messo alla prova da me e vede un continuo peggioramento da parte mia. Provo un sentimento forte per lui ma mi sento bloccata, sto cercando un modo per gestire la cosa sapendo che le problematiche di base sono mie, so molto bene che in un rapporto di coppia può capitare di ferirsi a vicenda in maniera non intenzionale a causa di ciò che ci portiamo dietro dal passato, ma sono giunta alla conclusione di non riuscire ad accettare la possibilità di stare male per lui o per noi, quasi come se come coppia non ci meritassimo una mia eventuale sofferenza emotiva.
Non riesco a vivermi bene la relazione, o riesco a farlo per periodi di tempo molto limitati. Alla minima cosa storta, fosse anche solo una parola, tendo a chiudermi.
Chiedo scusa per il messaggio lungo, che sembra quasi uno sfogo o una richiesta di aiuto un po' disperata, ma non riesco a capire come posso fare per sanare queste ferite che mi porto dietro da sempre e che non riesco a guarire in alcun modo. La mia mente cerca il pelo nell'uovo per potersi convincere che nessun rapporto farà mai al caso mio nella quotidianità, riesco a vivermela bene solo quando penso di poter "scappare" o quando ho una via di fuga, ma in un certo senso pretendo che l'altra persona sia sempre lì per me. Così facendo non riuscirò mai a costruire un rapporto vero.
Cara utente, la sua richiesta di aiuto è una richiesta d'aiuto per comprendersi meglio, cosa la porta a definirla "disperata"? Ha già intrapreso in passato percorsi con altri professionisti? Descrive uno stato d'ansia e di confusione e immagino quanto possa essere complicato gestire da sola tutte queste domande e riflessioni che si pone.
Nel messaggio ha descritto molteplici aspetti che meriterebbero di essere approfonditi in uno spazio sicuro ed accogliente insieme ad un professionista. In questo modo, potrebbe elaborare dinamiche precedenti relative alla sua famiglia d'origine, esplorare questa sua strategia di vivere bene una relazione solo quando sente di avere una via di fuga ed attenzionare la tematica della fiducia. Ancora, che cosa rappresenta per lei un "rapporto vero"? Resto a disposizione, anche online, e le auguro di poter mettere metaforicamente cerotti su queste ferite, che se disinfettate e curate, potranno guarire al meglio! Dott.ssa Giorgia Signorini
Nel messaggio ha descritto molteplici aspetti che meriterebbero di essere approfonditi in uno spazio sicuro ed accogliente insieme ad un professionista. In questo modo, potrebbe elaborare dinamiche precedenti relative alla sua famiglia d'origine, esplorare questa sua strategia di vivere bene una relazione solo quando sente di avere una via di fuga ed attenzionare la tematica della fiducia. Ancora, che cosa rappresenta per lei un "rapporto vero"? Resto a disposizione, anche online, e le auguro di poter mettere metaforicamente cerotti su queste ferite, che se disinfettate e curate, potranno guarire al meglio! Dott.ssa Giorgia Signorini
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Buonasera, non deve assolutamente chiedere scusa per aver espresso il proprio vissuto, anzi, la ringraziamo per averlo condiviso con noi. Riesco a percepire dal suo messaggio degli importanti stati d'ansia e insicurezza, ma al tempo stesso grandi capacità di auto-riflessione e un'alta consapevolezza di sé. Come ha fatto intendere a fine messaggio, è molto difficile portare avanti una relazione quando si è convinti in partenza che le cose andranno male. Questo fenomeno ha un nome specifico in psicologia, prende il nome di "profezia che si auto-avvera" (o "autoadempie"). Sostanzialmente, per il solo motivo di avere delle aspettative negative su un certo evento (o, in questo caso, su una relazione), si tende a cogliere solo i segnali di allarme che confermano la propria tesi iniziale e si altera il proprio comportamento (inconsapevolmente) in modo da ottenere il finale che ci si aspettava, nonostante si tratti di un esito non desiderabile. Nonostante sia molto difficile, soprattutto alla luce dei suoi vissuti pregressi, penso che il lavoro principale che è necessario fare in questo caso è tentare di comprendere quali siano i pensieri disfunzionali e le aspettative che la portano ad essere così insicura e a non fidarsi degli altri, comprendere da dove originano e cercare di sostituirli con altri pensieri più adattivi che possano aiutarla stabilire delle relazioni più sicure. Questo cambiamento, come potrà immaginare, non può avvenire in poco tempo, e richiede impegno, costanza, ma soprattutto l'essere gentili con se stessi e saper accettare le proprie fragilità, con la consapevolezza che il percorso sarà graduale e potranno esserci delle ricadute. L'appoggio di un professionista in questi casi è sicuramente di grande aiuto, ma anche avere una rete di supporto di amici e famigliari facilita il processo. Spero di esserle stata almeno in parte di aiuto con questa risposta, mi auguro che riesca a trovare un suo modo di gestire questa situazione spiacevole, rimango a disposizione nel caso dovesse avere bisogno e nel frattempo le auguro una buona giornata.
Buongiorno, può darsi che nelle vicende che racconta ci siano influenze del rapporto conflittuale dei suoi genitori ed in particolare del comportamento e personalità paterni. In tal caso si gioverebbe di superare quelle esperienze continuative presumibilmente ascrivibili a traumi o microtraumi ripetuti tanto più significativi per una figlia. La terapia della Gestalt può essere molto efficace e veloce in questo compito, come anche per capire meglio personalità, sentimenti dei due uomini significativi di cui parla e le modalità del rapporto che la lega o la legava ad essi, in modo da poter agire con maggiore consapevolezza e libertà.
Cordiali saluti
Cordiali saluti
Buongiorno, è comprensibile il suo disagio di fronte agli stati di ansia e confusione che sta vivendo da molti anni. Le relazioni famigliari ed in seguito le sue esperienze sentimentali sono state molto difficili. Credo che un percorso di psicoterapia potrebbe aiutarla a trovare il modo per andare verso un cambiamento interiore; riuscendo a elaborare le esperienze negative esse potranno essere integrate nella storia di vita senza condizionare le scelte del presente.
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti, cordialmente dott.ssa Gabriella Pringigallo
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti, cordialmente dott.ssa Gabriella Pringigallo
Cara utente, da quello che racconta e da come presenta la situazione lei sembra una donna molto consapevole di sue dinamiche interne che intervengono e si riattivano quando vive determinate situazioni, esempio il bere del fidanzato che riattiva il ricordo del babbo. Non è per niente scontato questo processo di consapevolezza che lei porta e questo è l'inizio se si vuole di quella che potrebbe essere una sua terapia personale per cercare di fare pace con quelle parti di lei antiche che non vengono ancora accettate per fare spazio alla fiducia di potersi creare una vita nuova. Il bisogno di fuga è una forma per lei di difesa e questo è faticoso a lungo andare ecco perché i suoi sintomi di ansia. Le consiglio di iniziare un percorso di terapia in modo tale da poter snocciolare ancora di più queste dinamiche . Per qualsiasi altra info mi trova disponibile anche per una prima consulenza online o in presenza
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Gentile utente, la ringrazio per aver condiviso i suoi dubbi con noi. Comprendo le sue difficoltà e le sue preoccupazioni, e mi dispiace per i vissuti negativi che queste le provocano. Qualora dovesse ritenerlo opportuno o necessario, mi rendo disponibile a cominciare con lei un percorso , che potrebbe tornarle utile per esplorare ed approfondire le sue emozioni, esperienze e valori al fine di trovare una strada percorribile e ritrovare la serenità.
Tenga a mente che il benessere mentale è una priorità, e trovare il professionista giusto può fare la differenza.
Qualora dovesse avere dubbi, domande, o perplessità riguardo al mio lavoro non esiti a contattarmi.
Un caro saluto, dott. Daniele D’Amico
Tenga a mente che il benessere mentale è una priorità, e trovare il professionista giusto può fare la differenza.
Qualora dovesse avere dubbi, domande, o perplessità riguardo al mio lavoro non esiti a contattarmi.
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Buongiorno,
Da come scrive emerge una sua buona capacità di riflessione ed introspezione, ha mai intrapreso un percorso di psicoterapia?
Potrebbe esserle molto utile.
Cordiali saluti,
Giada Bruni
Da come scrive emerge una sua buona capacità di riflessione ed introspezione, ha mai intrapreso un percorso di psicoterapia?
Potrebbe esserle molto utile.
Cordiali saluti,
Giada Bruni
Buongiorno. Farsi domande, affrontare crisi è un percorso quasi inevitabile soprattutto per persone che hanno sofferto e non accettano ciò che accade passivamente. L’unica cosa che mi sento di suggerire è un buon percorso di psicoterapia che sicuramente potrà aiutarla. Buon proseguimento.
Sembra che tu stia vivendo una serie di conflitti interiori e che le tue esperienze passate abbiano influenzato le tue relazioni attuali. È importante riconoscere che le ferite emotive del passato possono influenzare la tua fiducia e sicurezza nelle relazioni presenti. Potrebbe essere utile lavorare su te stessa, cercando il sostegno di uno psicologo/a. Lavorare sulle ferite del passato e sviluppare una maggiore consapevolezza di te stessa potrebbe aiutarti a costruire relazioni più sane e soddisfacenti. Rimango a disposizione per ulteriori dubbi o chiarimenti.
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Cara, l’ansia arriva quando non stiamo vivendo una vita in linea con i nostri bisogni e la nostra natura. È un prezioso campanello di allarme che ci “costringe” a guardarci dentro e a cambiare rotta. Credo che tu sia stata costretta a confrontarti con un mondo emotivo troppo distante dalla reale fase evolutiva in cui ti trovavi, parli della tua relazione di quando avevi 12 anni come un rapporto che si gestisce a 18. Sai quando saltiamo a piè pari una fase e non acquisiamo gli strumenti che ci servono per gestire la fase successiva ci troviamo in dissonanza emotiva ecco perché l’ansia, perché cuore e mente non comunicano. Un viaggio di scoperta e riscoperta di te stessa ti aiuterebbe a visualizzare meglio chi sei e cosa vuoi. Se hai bisogno sono qui! Ti abbraccio , dott.ssa Schina
Buonasera, hai descritto con cura e attenzione quello che stai vivendo e le domande che ti stai facendo, così come la tua situazione familiare. Spesso impariamo a rapportarci all'altro in base ai modelli che abbiamo avuto, così come impariamo a difenderci dai dolori che questi significativi ci hanno provocato. L'ansia è un importante campanello di allarme che ci avvisa di stare vivendo in dissonanza, è un'emozione importante che, però, può diventare invalidante quando domina la nostra quotidianità. Dal tuo racconto sembra che tu abbia comunque una buona consapevolezza dei tuoi vissuti, quello su cui potresti lavorare è la causa delle tue paure e delle tue ansie. Impariamo a mettere in atto dei meccanismi di difesa che in determinati periodi di vita ci salvano da ciò che stiamo sperimentando, spesso però si cronicizzano, attivandosi in automatico anche quando non sono più adatti. Cominciare a prendere consapevolezza di cosa "c'è sotto", su quali dinamiche potresti lavorare potrebbe essere un primo passo.
Buon cammino!
Dott.sa Sara Scaramelli
Buon cammino!
Dott.sa Sara Scaramelli
Buonasera. Esperienze passate e conflitti interiori non ti stanno aiutando e fai fatica ad essere "gentile" con te stessa e con gli altri. Ti capisco e ti auguro che riuscirai a migliorare questa situazione. Se servisse, mi trovi disponibile.
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Gentilissima,
La sua descrizione chiarisce bene la confusione e le difficoltà che il momento esistenziale che sta vivendo le portano a esperire.
In tutto il testo mi hanno colpito le ultime righe "La mia mente cerca il pelo nell'uovo per potersi convincere che nessun rapporto farà mai al caso mio nella quotidianità, riesco a vivermela bene solo quando penso di poter "scappare" o quando ho una via di fuga, ma in un certo senso pretendo che l'altra persona sia sempre lì per me. Così facendo non riuscirò mai a costruire un rapporto vero."
Credo che una buona autoriflessione l'abbia portata ad un buon punto di consapevolezza sui suoi processi interni. Le manca la parte in cui riesce a trovare un nuovo proprio significato a tutte le sue esperienze e i suoi vissuti per modificare l'ultima frase!
Un contesto di ascolto attivo, strutturato e professionale potrebbe aiutarla a mettere insieme i pezzi e le parti di consapevolezza che in parte già possiede e procedere verso un nuovo equilibrio.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Maria Ciaramella
La sua descrizione chiarisce bene la confusione e le difficoltà che il momento esistenziale che sta vivendo le portano a esperire.
In tutto il testo mi hanno colpito le ultime righe "La mia mente cerca il pelo nell'uovo per potersi convincere che nessun rapporto farà mai al caso mio nella quotidianità, riesco a vivermela bene solo quando penso di poter "scappare" o quando ho una via di fuga, ma in un certo senso pretendo che l'altra persona sia sempre lì per me. Così facendo non riuscirò mai a costruire un rapporto vero."
Credo che una buona autoriflessione l'abbia portata ad un buon punto di consapevolezza sui suoi processi interni. Le manca la parte in cui riesce a trovare un nuovo proprio significato a tutte le sue esperienze e i suoi vissuti per modificare l'ultima frase!
Un contesto di ascolto attivo, strutturato e professionale potrebbe aiutarla a mettere insieme i pezzi e le parti di consapevolezza che in parte già possiede e procedere verso un nuovo equilibrio.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Maria Ciaramella
Carissima, è molto consapevole di quanto il suo contesto famigliare abbia potuto condizionare il suo funzionamento relazionale attuale e questa è una grande risorsa. La complessità della storia personale che ha qui generosamente condiviso invita alla cautela e alla riflessione che, all'interno di un contesto psicoterapico, troverebbe la sua massima espressione e soddisfazione. Lei parla di insicurezza, e sembra proprio l'esperienza di base affettiva che potrebbe aver sperimentato nella sua famiglia d'origine, la stessa che le impedisce di strutturare un legame sentimentale fondato sulla piena connessione, la fiducia e, appunto, la sicurezza. La sua reazione di chiusura, di fronte alle difficoltà, potrebbe rimandare al modo in cui ha imparato a proteggersi tanto tempo fa dal dolore e dalla solitudine che viveva nella sua famiglia e che, allora, le ha permesso di cavarsela da sola, impostando una vita autonoma e sganciata dal contesto d'origine. Adesso, questa modalità le procura disagio e la fa sentire sbagliata e comprendo che desideri modificare il suo modo di stare in relazione con l'altro. Trovo che il suo lungo messaggio sia un po' l'esternazione di quanto necessiti di esprimere ciò che sente e di rispondere ai suoi bisogni più profondi. Non trascuri le sue necessità. Un caro saluto
Da quello che racconta ha avuto tutti rapporti problematici a cominciare da quando aveva solo 12 anni ed una situazione familiare non facile. Forse ha bisogno di fare una buona psicoterapia per poter crescere anche affettivamente e rispettando il suo desiderio di essere felice in una relazione. Cordiali saluti. Lina Isardi
La consapevolezza delle dinamiche familiari e dei vissuti nelle relazioni sentimentali, insieme al presentarsi dello stato d'ansia possono essere per lei il punto di partenza per affrontare un percorso di psicoterapia. L'ansia è un prezioso segnale per prendersi cura del suo mondo interno, di come si attiva nei rapporti e nelle situazioni che le richiamano quelli della famiglia d'origine. Potrà così trovare il modo per gestirla e trovare nuove vie per trasformare il copione di vita.
Buongiorno gentile utente, grazie per la tua condivisione.
Le esperienze traumatiche con tuo padre e le relazioni difficili passate influenzano il modo in cui vivi le relazioni attuali, è importante riconoscere che queste ferite emotive hanno un impatto significativo sul tuo presente, potrebbe essere utile considerare la terapia individuale per esplorare e affrontare queste problematiche, questo potrebbe aiutarti a sviluppare strategie per gestire l'ansia, l'insicurezza e la sfiducia, potresti anche lavorare sulla comunicazione con il tuo attuale partner per migliorare la comprensione reciproca e la gestione dei conflitti, prenditi il tempo necessario per guarire e trovare un equilibrio emotivo per costruire una relazione più sana e stabile. Se hai altre domande o necessiti di ulteriori chiarimenti non esitare a chiedere. Un caro saluto, Dr. Vittorio Penzo.
Le esperienze traumatiche con tuo padre e le relazioni difficili passate influenzano il modo in cui vivi le relazioni attuali, è importante riconoscere che queste ferite emotive hanno un impatto significativo sul tuo presente, potrebbe essere utile considerare la terapia individuale per esplorare e affrontare queste problematiche, questo potrebbe aiutarti a sviluppare strategie per gestire l'ansia, l'insicurezza e la sfiducia, potresti anche lavorare sulla comunicazione con il tuo attuale partner per migliorare la comprensione reciproca e la gestione dei conflitti, prenditi il tempo necessario per guarire e trovare un equilibrio emotivo per costruire una relazione più sana e stabile. Se hai altre domande o necessiti di ulteriori chiarimenti non esitare a chiedere. Un caro saluto, Dr. Vittorio Penzo.
Gentile utente, lei in fondo ha già capito tutto. Per avviare una relazione romantica sana e soddisfacente, bisogna prima essere sereni e tranquilli e sapere dove si trovano quelle vecchie ferite che sono da proteggere e tutelare. Avvii un percorso di conoscenza personale; ritroverà la serenità e la tranquillità che le permetteranno di fare scelte più consapevoli ed appaganti.
Cordialmente
dott.ssa Floriana Ricciardi
Cordialmente
dott.ssa Floriana Ricciardi
Gentile Utente, da come racconta la situazione si evidenzia come si consapevole delle sue dinamiche interne, dei rimandi alla figura paterna. Questo livello di consapevolezza può essere sfruttato per riconoscere in sè stessa i pensieri e le reazioni emotive (sto bene solo se ho una via di fuga) condizionati dagli eventi passati. Un percorso psicologico sicuramente potrebbe interrompere questo condizionamento e permetterle di stabilire delle basi solide e sane nelle relazioni.
Resto a disposizione, anche online
Ilaria Ammirati
Resto a disposizione, anche online
Ilaria Ammirati
Grazie per aver condiviso questa esperienza così personale e complessa. La situazione che descrive evidenzia una forte consapevolezza dei suoi meccanismi interiori e delle difficoltà relazionali che affronta. È importante sottolineare che le sue emozioni e i suoi dubbi sono legittimi, dati i traumi del passato e il conflitto interiore che vive.
Quello che descrive sembra essere il risultato di ferite emotive radicate, che hanno influenzato la sua capacità di fidarsi e di vivere pienamente una relazione. Il rapporto instabile tra i suoi genitori e le esperienze negative vissute nelle relazioni passate hanno probabilmente creato una difficoltà nell’accettare la stabilità e una tendenza a vivere le relazioni in un clima di insicurezza e ansia. Più che esplorare maggiormente l'argomento qui, la invito a dedicare un tempo e un luogo a queste importanti tematiche. Se avesse ulteriori dubbi, non esiti a contattarmi. Cordialmente,
Quello che descrive sembra essere il risultato di ferite emotive radicate, che hanno influenzato la sua capacità di fidarsi e di vivere pienamente una relazione. Il rapporto instabile tra i suoi genitori e le esperienze negative vissute nelle relazioni passate hanno probabilmente creato una difficoltà nell’accettare la stabilità e una tendenza a vivere le relazioni in un clima di insicurezza e ansia. Più che esplorare maggiormente l'argomento qui, la invito a dedicare un tempo e un luogo a queste importanti tematiche. Se avesse ulteriori dubbi, non esiti a contattarmi. Cordialmente,
Carissima, la ringrazio per aver condiviso con me la sua storia in modo così aperto e dettagliato e comprendo il suo conflitto interiore e l'ansia, radicati in esperienze familiari e relazionali difficili. Le ferite del passato influenzano le sue relazioni attuali, portandola a timori e a cercare "vie di fuga". Riconoscere questi schemi è importante, ma superarli da sola è arduo. Come psicologa a stampo neuropsicologico, le propongo un supporto mirato per:
Esplorare le ferite del passato e la loro influenza, modificare pensieri disfunzionali che sabotano le relazioni, rafforzare autostima e sicurezza interiore.
Gestire ansia e insicurezza relazionale, migliorare la comunicazione con il partner, ma anche a comprendere le sue dinamiche di attaccamento.
Per aiutarla meglio, brevemente:
Quando sente più forte il bisogno di "scappare"? Cosa lo causa?
Qual è la sua più grande paura in questa relazione?
Quanto si fida del suo partner (scala 1-10)?
C'è stato un momento specifico di forte chiusura? Cosa accadde?
Sanare le ferite e costruire relazioni sane è possibile con il giusto supporto. Sono qui per accompagnarla; se le va può rispondermi privatamente.
Esplorare le ferite del passato e la loro influenza, modificare pensieri disfunzionali che sabotano le relazioni, rafforzare autostima e sicurezza interiore.
Gestire ansia e insicurezza relazionale, migliorare la comunicazione con il partner, ma anche a comprendere le sue dinamiche di attaccamento.
Per aiutarla meglio, brevemente:
Quando sente più forte il bisogno di "scappare"? Cosa lo causa?
Qual è la sua più grande paura in questa relazione?
Quanto si fida del suo partner (scala 1-10)?
C'è stato un momento specifico di forte chiusura? Cosa accadde?
Sanare le ferite e costruire relazioni sane è possibile con il giusto supporto. Sono qui per accompagnarla; se le va può rispondermi privatamente.
Capisco quanto sia difficile portare tutto questo peso dentro di te e la descrizione che fai della situazione mostra davvero una grande consapevolezza, spazio da cui poter già iniziare un cambiamento positivo. Anzitutto voglio rassicurarti che la richiesta che hai fatto – questo "sfogo" o richiesta d'aiuto – denota il tuo discernimento e la tua capacità di osservarsi e interrogarsi: sono qualità che rappresentano punti di forza importanti.
La dinamica che descrivi — l’alternanza continua tra desiderio di intimità da una parte, bisogno implicito di vie di fuga e sopraffazione da profondissime paure abbandoniche dall’altra – è coerente con ciò che spesso accade, come tu stessa hai intuito perfettamente, quando fin da piccola non si sono avuti dei punti di riferimento stabili ed emotivamente affidabili. L'esperienza negativa nella tua casa di origine, nel rapporto con i tuoi genitori e, in particolare, nel difficile esempio della coppia genitoriale, ha con ogni probabilità lasciato in te una sorta di “manuale interiore” relazionale costruito quasi esclusivamente su aspetti di paura e minaccia. Questo è quanto la tua mente e la tua emotività hanno appreso precocemente; per provare a proteggerti, quindi, tendi inconsciamente a replicare o ritrovarti in rapporti simili a quelli che hai visto e vissuto da piccola (come è successo, con varie forme, dalle relazioni passate fino a quella attuale).
Comprendo che questo scenario oggi dia vita a una dolorosa contraddizione interna: adesso che potresti forse davvero creare con qualcuno un legame autentico e profondo, diventano prevalenti la sfiducia, i dubbi, le paure, l’ansia e le "strategie protettive" come il chiuderti, lo strategico "testare" il partner o il bisogno di individuare il “pelo nell’uovo”. È probabilmente su queste strategie di difesa apprese da giovanissima che puoi focalizzare maggiormente l’attenzione.
Il tema non sembra tanto lui e cosa hai provato o stai vivendo concretamente con questo compagno (che certo ha fatto degli errori ma appare conscio di voler ricostruire qualcosa e rassicurarti). Il punto centrale è invece trovare la chiave per poter “sbloccarti” nelle relazioni — concedersi cioè insieme il permesso di esporsi a un po' di rischio; riconoscersi vulnerabile dall’infanzia, ma consapevole, con cuore, corpo e mente adulta e quindi in grado di non entrare automaticamente in modalità "fuga". Non devi per forza inseguire un partner "perfetto": infatti, sai già logicamente che relazioni perfette e immacolate non esistono, ci metteremmo emozione e farebbero comunque paura perché ti esporrebbero sempre potenzialmente a delusioni, alle stesse paure o a piccoli (o grandi) fallimenti emotivi.
Nel tuo caso particolare, occorre dunque più che mai concentrare le attenzioni su di te, lavorando progressivamente sulla tua ferita centrale (compresa ed evidenziata molto chiaramente nel tuo racconto): la tua esperienza infantile non elaborata nutre il nucleo dell’insicurezza profonda, dello scarso senso di valore personale e della diminuita fiducia negli affetti duraturi.
Lo spazio che ti dedica uno psicologo adeguato — solitamente in percorsi tipo psicologia delle relazioni o aspettuali approcci mindfulness nel caso di forte ansia ricorrente nel vivere la relazione di coppia — può essere quel punto di riferimento stabile ed equilibrato in cui ritrovarti, approfondire emotivamente e mentalmente questi aspetti dolorosi e recuperare lentamente ma stabilmente il controllo verso preoccupazioni limitanti e percezioni distorte nelle relazioni d’intimità.
Non siete destinati, né tu né lui, a soffrire sempre inevitabilmente a causa del passato. È naturale che ogni tanto certi aspetti creino incertezze e fratture temporanee, sarà forse così anche nelle migliori situazioni emotive. Ma, ciò in cui puoi sperare e su cui puoi imparare a lavorare, è di non creare o di non vivere queste situazioni come "minacciose". Rendersi conto che ogni attrito o distanza momentanea non significhi completamente una “replica” di traumi antichi (dove vien meno la stabilità affettiva del genitore) ma possa appartener piuttosto alla normale danza del conoscersi bene e ricostruirsi ogni giorno assieme. Quando acquisisci questa mentalità più consapevole e matura, emergono opportunità per relazioni nuove; davvero autentiche, sicure e soprattutto basate su fiducia e stabilità emotiva.
Permettiti anche residue debolezze transitorie; non vi saranno rischi irreparabili anche quando sbaglierai (o sbaglierete il passo insieme) — nell’intimità cresciamo quasi sempre attraverso errori e aggiustamenti. Se riuscirai piano piano ad approcciarti in maniera compassionevole praticando gradualmente un'accettazione autentica della vulnerabilità personale così come delle piccole imperfezioni reciproche di cui il rapporto è inevitabilmente composto, vedrai certamente grandi passi avvenire.
Sappi che le tue sensazioni, per quanto turbate, testimoniano che dentro te esistono già amore, capacità introspective preziose e necessità legittime. Questa consapevolezza è davvero un ottimo punto di partenza per avviare, con centratezza e pazienza, un reale processo di riconciliazione con il sentimento di sicurezza personale che meriti.
Ti auguro il meglio.
La dinamica che descrivi — l’alternanza continua tra desiderio di intimità da una parte, bisogno implicito di vie di fuga e sopraffazione da profondissime paure abbandoniche dall’altra – è coerente con ciò che spesso accade, come tu stessa hai intuito perfettamente, quando fin da piccola non si sono avuti dei punti di riferimento stabili ed emotivamente affidabili. L'esperienza negativa nella tua casa di origine, nel rapporto con i tuoi genitori e, in particolare, nel difficile esempio della coppia genitoriale, ha con ogni probabilità lasciato in te una sorta di “manuale interiore” relazionale costruito quasi esclusivamente su aspetti di paura e minaccia. Questo è quanto la tua mente e la tua emotività hanno appreso precocemente; per provare a proteggerti, quindi, tendi inconsciamente a replicare o ritrovarti in rapporti simili a quelli che hai visto e vissuto da piccola (come è successo, con varie forme, dalle relazioni passate fino a quella attuale).
Comprendo che questo scenario oggi dia vita a una dolorosa contraddizione interna: adesso che potresti forse davvero creare con qualcuno un legame autentico e profondo, diventano prevalenti la sfiducia, i dubbi, le paure, l’ansia e le "strategie protettive" come il chiuderti, lo strategico "testare" il partner o il bisogno di individuare il “pelo nell’uovo”. È probabilmente su queste strategie di difesa apprese da giovanissima che puoi focalizzare maggiormente l’attenzione.
Il tema non sembra tanto lui e cosa hai provato o stai vivendo concretamente con questo compagno (che certo ha fatto degli errori ma appare conscio di voler ricostruire qualcosa e rassicurarti). Il punto centrale è invece trovare la chiave per poter “sbloccarti” nelle relazioni — concedersi cioè insieme il permesso di esporsi a un po' di rischio; riconoscersi vulnerabile dall’infanzia, ma consapevole, con cuore, corpo e mente adulta e quindi in grado di non entrare automaticamente in modalità "fuga". Non devi per forza inseguire un partner "perfetto": infatti, sai già logicamente che relazioni perfette e immacolate non esistono, ci metteremmo emozione e farebbero comunque paura perché ti esporrebbero sempre potenzialmente a delusioni, alle stesse paure o a piccoli (o grandi) fallimenti emotivi.
Nel tuo caso particolare, occorre dunque più che mai concentrare le attenzioni su di te, lavorando progressivamente sulla tua ferita centrale (compresa ed evidenziata molto chiaramente nel tuo racconto): la tua esperienza infantile non elaborata nutre il nucleo dell’insicurezza profonda, dello scarso senso di valore personale e della diminuita fiducia negli affetti duraturi.
Lo spazio che ti dedica uno psicologo adeguato — solitamente in percorsi tipo psicologia delle relazioni o aspettuali approcci mindfulness nel caso di forte ansia ricorrente nel vivere la relazione di coppia — può essere quel punto di riferimento stabile ed equilibrato in cui ritrovarti, approfondire emotivamente e mentalmente questi aspetti dolorosi e recuperare lentamente ma stabilmente il controllo verso preoccupazioni limitanti e percezioni distorte nelle relazioni d’intimità.
Non siete destinati, né tu né lui, a soffrire sempre inevitabilmente a causa del passato. È naturale che ogni tanto certi aspetti creino incertezze e fratture temporanee, sarà forse così anche nelle migliori situazioni emotive. Ma, ciò in cui puoi sperare e su cui puoi imparare a lavorare, è di non creare o di non vivere queste situazioni come "minacciose". Rendersi conto che ogni attrito o distanza momentanea non significhi completamente una “replica” di traumi antichi (dove vien meno la stabilità affettiva del genitore) ma possa appartener piuttosto alla normale danza del conoscersi bene e ricostruirsi ogni giorno assieme. Quando acquisisci questa mentalità più consapevole e matura, emergono opportunità per relazioni nuove; davvero autentiche, sicure e soprattutto basate su fiducia e stabilità emotiva.
Permettiti anche residue debolezze transitorie; non vi saranno rischi irreparabili anche quando sbaglierai (o sbaglierete il passo insieme) — nell’intimità cresciamo quasi sempre attraverso errori e aggiustamenti. Se riuscirai piano piano ad approcciarti in maniera compassionevole praticando gradualmente un'accettazione autentica della vulnerabilità personale così come delle piccole imperfezioni reciproche di cui il rapporto è inevitabilmente composto, vedrai certamente grandi passi avvenire.
Sappi che le tue sensazioni, per quanto turbate, testimoniano che dentro te esistono già amore, capacità introspective preziose e necessità legittime. Questa consapevolezza è davvero un ottimo punto di partenza per avviare, con centratezza e pazienza, un reale processo di riconciliazione con il sentimento di sicurezza personale che meriti.
Ti auguro il meglio.
Buongiorno,
dal modo in cui descrive la situazione emerge un punto ricorrente: il legame sembra coinvolgerla soprattutto quando diventa instabile, mentre nei momenti di tranquillità lei tende a raffreddarsi o a prendere distanza. È come se la turbolenza riattivasse qualcosa che la tiene dentro la relazione, mentre la stabilità, paradossalmente, la mettesse in una posizione più esposta e difficile da sostenere.
Non appare quindi centrale capire se il suo partner sia “giusto” o “sbagliato”, ma interrogare la logica affettiva che si ripete: perché il legame diventa vivo quando assume i tratti di cui poi soffre, e perché tende a spegnersi quando la relazione si fa più semplice.
La questione si apre proprio qui: che cosa le permette di restare nel legame, e cosa invece la porta a ritirarsi quando la vicinanza diventa troppo stabile per poterla controllare.
dal modo in cui descrive la situazione emerge un punto ricorrente: il legame sembra coinvolgerla soprattutto quando diventa instabile, mentre nei momenti di tranquillità lei tende a raffreddarsi o a prendere distanza. È come se la turbolenza riattivasse qualcosa che la tiene dentro la relazione, mentre la stabilità, paradossalmente, la mettesse in una posizione più esposta e difficile da sostenere.
Non appare quindi centrale capire se il suo partner sia “giusto” o “sbagliato”, ma interrogare la logica affettiva che si ripete: perché il legame diventa vivo quando assume i tratti di cui poi soffre, e perché tende a spegnersi quando la relazione si fa più semplice.
La questione si apre proprio qui: che cosa le permette di restare nel legame, e cosa invece la porta a ritirarsi quando la vicinanza diventa troppo stabile per poterla controllare.
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