Buonasera sono mamma di un bimbo di 8 anni ,io e suo padre siamo separati da 4 . Da due anni conviv

20 risposte
Buonasera sono mamma di un bimbo di 8 anni ,io e suo padre siamo separati da 4 .
Da due anni conviviamo con il mio compagno e la sua bimba di 7 anni,una situazione normale .con suo padre non ci sono grandi problemi,ma dopo 4 anni che 1/2 sere a settimana ci dormiva ,non ci vuole rimanere perché dice di non sentirsi sicuro .
Però non ci sono stati eventi che lo possono avere portato a questo e io non capisco il perché ...anche perché lui e molto legato al padre e a me
Dott.ssa Maria Carla del Vaglio
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Napoli
Buongiorno,
è molto lodevole che si stia impegnando per mantenere saldo il legame di suo figlio con il padre e per garantire il rispetto del diritto di visita. Situazioni come quella che descrive possono verificarsi anche quando la separazione è stata gestita in modo sereno e collaborativo. In alcuni casi, un supporto da parte di uno psicologo dell’età evolutiva, scelto di comune accordo da entrambi i genitori, può aiutare a comprendere meglio la radice del disagio e a fornire al bambino uno spazio protetto in cui esprimere ciò che sta vivendo.
Rimango a disposizione se desidera un confronto o un supporto più approfondito.

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Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Buonasera, capisco la sua preoccupazione. A volte nei bambini piccoli cambiamenti interiori possono emergere con segnali come quello che descrive, anche in assenza di eventi evidenti. Potrebbe trattarsi di una fase, legata a bisogni emotivi più profondi.
Un percorso di Mindfulness per bambini o un breve supporto psicologico familiare potrebbero aiutarlo a esprimere meglio ciò che sente, in modo sicuro e senza pressioni. È importante accogliere il suo disagio senza forzarlo, lasciando spazio alla fiducia e al dialogo.
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Dott.ssa Giulia Lo Muto
Psicologo, Psicoterapeuta
Roma
Buonasera, mi dispiace per le difficoltà che state vivendo in casa. Potrebbe rivolgersi ad un/a psicoterapeuta familiare sistemico relazionale che tratta questo tipo di tematiche, per approfondirle e capire insieme cosa stia succedendo. Un saluto
Dott.ssa Veronica Lokar
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Trieste
Buonasera, le consiglio di approfondire la situazione per capire cosa sta vivendo suo figlio, a cosa è dovuto questo senso di insicurezza che dice di provare quando sta con suo padre: è preoccupato di andare via da lei e dalla nuova famiglia che si è creata? oppure c'è qualcosa d'altro che lo preoccupa e che non riesce ad individuare e a dargli un nome?
Lei ha giustamente colto un disagio del suo bambino e quindi ha bisogno di capire. A questo serve, infondo, una consulenza psicologica, a rendere rappresentabile e pensabile una sensazione, un senso di inquietudine, per poi poterla elaborare e superare.
Cordialmente!
Dott.ssa Aurora Brancia
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Aversa
Gentile utente,
capisco la sua preoccupazione: quando un bambino cambia comportamento, soprattutto in un aspetto così delicato come il dormire fuori casa, può essere difficile comprenderne subito il motivo.
Anche in assenza di eventi evidenti, i bambini possono attraversare fasi in cui il bisogno di sicurezza e vicinanza ai genitori aumenta. Questo può essere legato a piccoli cambiamenti quotidiani, a emozioni difficili da esprimere, o semplicemente a un momento di crescita in cui sentono di dover “ritornare al nido” per un po’.
È importante accogliere il suo vissuto senza forzarlo. Può aiutarlo parlandone con calma, cercando di capire cosa significhi per lui “non sentirsi sicuro” e rassicurandolo sulla stabilità del legame con entrambi i genitori. A volte il rifiuto di dormire altrove è un modo per comunicare un bisogno emotivo, non necessariamente un problema relazionale con il padre.
Le consiglio un libro bellissimo, "Ovunque tu sia" di Nancy Tillman, un albo poetico che rassicura i bimbi sul fatto che l'amore dei genitori li accompagnerà sempre, ovunque vadano.
Se la situazione dovesse protrarsi o intensificarsi, uno spazio di ascolto con uno psicoterapeuta familiare potrebbe aiutarvi a individuare insieme le cause e a sostenere il bambino nel ritrovare serenità.
Cordialmente,
dott.ssa Aurora Brancia
La figura paterna è importante e insostituibile .. tuttavia potrebbero essere subentrati dubbi e insicurezze legati alla presenza in famiglia di altra minore
In parole povere suo figlio potrebbe essersi ingelosito del nuovo compagno e di sua figlia
Credo sia importante parlarci ristabilendo ruoli e competenze ..affinché il ragazzino si senta rassicurato sull' amore reciproco che comunque voi genitori non delegherete ad altri
Se non ci riuscite fate aiutarvi
Dott.ssa Orianna Miculian
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Trieste
Gentilissima, mi spiace per i disagi che suo figlio sta vivendo e voi di conseguenza. È difficile darle una risposta, i motivi potrebbero essere molteplici e potrebbero essere anche 'banali'. Il bambino potrebbe essere semplicemente stanco di diversi spostare costantemente, pur essendo contento di stare con ognuno di voi. O potrebbe esser geloso della figlia del suo compagno che rimane comunque sempre
con lei. I bambini non sono in grado di dare una risposta, anche noi adulti facciamo fatica a 'guardarci' dentro. Come reagite voi al comportamento del bambino? È importante che gli stiate vicini nella sua difficoltà, cercando di supportarlo anche noi momenti di maggior fatica.
Per darle comunque delle risposte esaustive bisognerebbe poter avere a disposizione tutta una serie di altre informazioni. Il mio consiglio è di rivolgervi a un professionista a cui poter illustrare dettagliatamente la storia di suo figlio e che, fosse necessario, possa incontrare il bambino giocare assieme a lui per poter cogliere le emozioni e le fatiche che il bambino sta manifestando.
Qualora lo volesse, resto a disposizione, anche online.
I miei migliori auguri al bambino e a tutti voi
Dott.ssa Miculian
Dott.ssa Antea Viganò
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pessano con Bornago
Gentilissima, grazie per la condivisione innanzitutto. Capisco la situazione che descrive, e comprendo come la modifica nel comportamento del suo bambino possa impensierirla e farla interrogare circa le eventuali cause. Credo che, intraprendere dei colloqui con un terapeuta infantile possa aiutarvi ad esplorare e provare a comprendere le motivazioni sottostanti queste fatiche, individuando delle strategie funzionali per aiutare il vostro bambino a ritrovare la serenità.
Resto a disposizione!
cordiali saluti
AV
Dott.ssa Cinzia Pirazzini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Concesio
Gentile Utente dalle poche righe emerge quanto sia preoccupata per Suo figlio. La prima cosa che le consiglierei è di confrontarsi con il Suo ex compagno. A volte un piccolo episodio, che può sfuggire agli adulti, può avere un grande impatto su un bambino. Potrebbe chiedergli se ha notato qualcosa di insolito o se ha provato a parlarne con il ragazzo.
Se questo approccio non dovesse dare risultati, affronti la questione parlandone direttamente con Suo figlio. Scegliete un momento di calma, senza distrazioni, e cerchi di capire cosa intende quando dice di "non sentirsi al sicuro" perché a quell’età i bambini non hanno ancora tutti gli strumenti per esprimere ciò che sentono e spesso usano le parole in modo diverso da noi adulti".
Consideri che a volte i genitori, senza volerlo, rinforzano proprio il comportamento che vorrebbero eliminare: se, per evitare il pianto o il rifiuto, permettete al bambino di non recarsi dal padre, inconsciamente lo state premiando. Lui potrebbe imparare che, rifiutandosi, ottiene un beneficio (dormire nella sua camera). Valuti anche se la presenza della nuova famiglia (compagno e bambina) potrebbe aver creato una nuova "zona di comfort" molto forte in cui Suo figlio potrebbe sentire che stare con voi è la cosa più sicura e divertente, e che andare via da lì significa perdere qualcosa.
Un approccio che si è dimostrato molto efficace per affrontare le paure è esporlo gradualmente alla situazione che gli crea questo stato di malessere riaccompagnandolo a casa del padre. L'idea è di riabituarlo, passo dopo passo, alla situazione che ora rifiuta, in modo da non traumatizzarlo. Potreste iniziare con un'attività breve: invece di dormire dal papà, potreste organizzare delle cene o dei pomeriggi intensi, per far sì che i due mantengano un rapporto solido. Il passo successivo potrebbe essere quello di fargli fare la cena e la routine pre-nanna dal papà, ma poi tornare a dormire a casa. Questo lo espone alla situazione senza la "minaccia" del pernottamento. Infine quando si sentirà più pronto, potreste organizzare una sola notte. Potrebbe aiutare la presenza di un oggetto di transizione (il suo pupazzo preferito, una coperta, ecc.).
Se la situazione dovesse persistere, Le suggerisco di valutare di rivolgersi a un professionista. In un contesto neutrale e imparziale un esperto potrebbe aiutarvi a meglio capire cosa sta accadendo e a trovare la soluzione più adatta per la Vostra famiglia. Un caro saluto. Dott.ssa Pirazzini
Dott.ssa Giulia Solinas
Psicologo, Psicoterapeuta
Quartu Sant'Elena
Buongiorno ho letto il suo quesito e mi è capitato di seguire casi analoghi. Il comportamento del bambino non appare legato a dei comportamenti differenti da parte del padre ( senpre vissuto come positivo) quanto a un'altra tematica che parrebbe essere maggiromente plausibile: il bambino stà sviluppando una " insicurezza" rispetto alla relazione con lei, è probabile che percepisca la serentià presente tra lei, il suo compagno e la figlia dell'uomo come preoccupazione rispetto al suo ruolo all'interno della famiglia allargata tanto da non volersi staccare dal contesto per poter tenere sotto controllo la situazione ( garantire l'attaccamento con lei madre). Secondo il mio parere occorre affidare il nucleo composto da lei, il bambino e suo padre, ad una psicoterapeuta che si occupi di ietà evolutiva proprio per rendere espliciti i pensieri e le preoccupazioni del bambino e aiutare voi genitori a rasserenarlo con la guida di un esperto . Cio lo protegerà dal divenire nel tempo un bambino ansioso.
Dott. Salvatore Augello
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Palermo
Salve, è bene che ne parli in maniera approfondita con suo figlio. Magari non si sente più al sicuro perché non vede più il padre come una figura protettiva, vicina a lui emotivamente. Questo potrebbe essere dovuto alla relazione che hanno sviluppato entrambi in questi anni e alla personalità del suo ex-marito. Potrebbero esserci altre spiegazioni, sarà quindi importante comprendere se c'è una reale situazione di pericolo per suo figlio o è invece una sua percezione soggettiva influenzata da fattori che dovrebbe approfondire.
Cordiali saluti.
Dott. Salvatore Augello
È comprensibile che lei voglia capire cosa sta accadendo, soprattutto visto il buon rapporto che descrive con entrambi i genitori. A volte i bambini attraversano fasi in cui hanno bisogno di maggiore rassicurazione, oppure faticano a gestire piccoli cambiamenti che per noi adulti non sembrano significativi. Offrirgli uno spazio in cui sentirsi ascoltato e accolto nei suoi timori può aiutarlo a sentirsi più sicuro, anche senza avere una spiegazione precisa.
Dott.ssa Arianna Amatruda
Psicologo, Psicologo clinico
Nocera Inferiore
Un terapeuta infantile o uno psicologo dello sviluppo può aiutare a comprendere le paure di tuo figlio, distinguere tra normali fasi evolutive e segnali di ansia più intensa, e darvi strumenti concreti per sostenerlo senza pressioni. Allo stesso tempo, vi guida come genitori a gestire la situazione in modo sereno e coerente, riducendo stress e conflitti in famiglia.
Dott. Marco De Fonte
Psicologo, Psicoterapeuta
Bari
Buonasera,
quello che descrive è un cambiamento che può generare preoccupazione: suo figlio è sempre stato legato al papà e ha vissuto senza apparenti difficoltà la routine delle notti da lui, e ora invece dice di non sentirsi sicuro. È comprensibile che lei si chieda da dove nasca questa difficoltà.

È importante sottolineare che nei bambini, soprattutto attorno agli 8 anni, possono emergere paure nuove o bisogni diversi senza che vi sia necessariamente un “evento scatenante” evidente. Crescendo, infatti, i bambini diventano più consapevoli, hanno pensieri più complessi e possono sviluppare insicurezze che prima non c’erano: il bisogno di sentirsi rassicurati, il timore del distacco, oppure un passaggio evolutivo che li porta a cercare stabilità in un solo ambiente.

Il fatto che il legame con entrambi i genitori resti forte è un segnale molto positivo. In questo momento potrebbe essere utile accogliere ciò che suo figlio esprime senza forzarlo, validare la sua paura (“capisco che tu ti senta meno sicuro”) e, parallelamente, mantenere un dialogo aperto con il papà per dargli messaggi coerenti e rassicuranti.

Se la difficoltà dovesse protrarsi o aumentare, un breve percorso di sostegno psicologico potrebbe aiutare vostro figlio a dare parola a ciò che prova e voi come genitori a comprendere meglio i suoi bisogni emotivi.

Un incoraggiamento: non è detto che ci sia un problema grave alla base, ma che suo figlio stia attraversando una fase evolutiva delicata. Il fatto che lei colga la sua difficoltà e se ne prenda cura è già un passo prezioso per aiutarlo a sentirsi di nuovo sicuro.
Dott.ssa Livia Sterza
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Buongiorno Signora e grazie per la sua condivisione.
A volte, i bambini esprimono attraverso comportamenti apparentemente “inspiegabili” qualcosa che stanno vivendo interiormente o nella rete delle loro relazioni, anche se non riescono a metterlo in parole.
Il sentirsi “non sicuro”, in assenza di un evento concreto, può indicare un bisogno emotivo, un cambiamento interno, o anche una richiesta implicita di attenzione e ascolto.
Il comportamento del bambino non viene visto come un problema individuale da “risolvere”, ma come un segnale che qualcosa nella rete relazionale in cui è immerso — madre, padre, nuovi legami familiari — merita uno spazio di ascolto e di comprensione.
Per questo una consulenza psicologica genitoriale o familiare potrebbe offrire un’opportunità preziosa per esplorare insieme, in uno spazio protetto, il significato di questo comportamento, dando voce anche al vissuto del bambino.
Resto a disposizione,
Dottoressa Livia Sterza
Dott.ssa Chiara Ronchi
Psicologo, Psicoterapeuta
Milano
Buonasera,
capisco la tua preoccupazione, soprattutto perché racconti che tuo figlio è molto legato al padre. I bambini, però, a volte non sanno spiegare bene i motivi di un cambiamento e può capitare che ci siano bisogni “invisibili” che emergono senza un evento evidente. Potrebbe trattarsi di una fase in cui sente più bisogno di sicurezza e vicinanza, oppure di un disagio che non riesce a mettere in parole.

Un modo semplice per aiutarlo è provare a esplorare insieme, con curiosità e senza pressione, le sue emozioni. Ad esempio, potresti chiedergli: “Se dovessi disegnare come ti senti quando dormi dal papà, quale colore useresti?” Oppure: “Cosa ti farebbe sentire più tranquillo?”
Questo può aprire uno spazio di dialogo e rassicurazione. Nel frattempo, è importante che lui senta che i suoi bisogni vengono ascoltati e rispettati, senza forzarlo.
Dr. Francesca Grimaldi
Psicologo, Psicoterapeuta
Roma
Cara mamma,
quello che racconti è un vissuto che molte famiglie separate si trovano ad affrontare: il bambino sembra improvvisamente cambiare atteggiamento verso un genitore, senza che vi siano motivi evidenti. Capisco bene la tua preoccupazione, soprattutto perché sottolinei il forte legame che tuo figlio ha sia con te che con il papà.
Dal punto di vista psicodinamico, possiamo leggere la sua difficoltà non come un rifiuto del padre, ma come l’espressione di un bisogno interno. A otto anni, i bambini vivono ancora con intensità i movimenti tra sicurezza e paura, vicinanza e distanza. Dire “non mi sento sicuro” può non significare che sia successo qualcosa di concreto, ma piuttosto che dentro di lui si è acceso un conflitto interno: da un lato il desiderio di stare con il papà, dall’altro la fatica a tollerare la separazione da te, che resta per lui la figura di riferimento principale.
L’Io del bambino cerca di gestire questa doppia appartenenza, ma non sempre ha le parole per farlo. Allora il suo Super-Io – la parte più fragile e ansiosa in questa età – può tradurre il disagio in frasi semplici come “non mi sento sicuro”. In realtà non si tratta tanto di sicurezza reale, ma di sicurezza affettiva: il bisogno di conferma che, anche stando col papà, non perderà la base sicura che ha con te.
È importante che tu accolga questo suo sentire senza giudicarlo né forzarlo: più sentirà che le sue emozioni sono legittime, più potrà piano piano ritrovare la fiducia nel trascorrere serenamente le notti con il padre. Non serve un evento “scatenante” perché un bambino viva questa oscillazione: spesso basta un cambiamento interno, la crescita, o il delicato equilibrio che si crea vivendo in una nuova famiglia allargata.
Un piccolo passo che può aiutare è parlare con tuo figlio in modo rassicurante e semplice: “Capisco che a volte ti sembra difficile stare lontano da me, ma il papà ti vuole bene e io resto sempre la tua mamma, anche quando sei da lui”. Questo lo aiuta a non vivere la scelta come un conflitto di lealtà.
Il fatto che sia legato sia a te che al padre è un grande punto di forza: significa che ha radici affettive solide. Con delicatezza, senza pressioni, potrà ritrovare pian piano la tranquillità anche nel dormire da lui.
Dott.ssa Elena Epilotti
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Lovere
Buongiorno, mi spiace per la situazione che sta vivendo, sarebbe importante capire le motivazioni dietro il rifiuto del bambino. Potrebbe parlargli o chiedere supporto a uno psicologo specializzato in età evolutiva, che aiuterebbe a dar voce al cambiamento di suo figlio.
Dott.ssa Marilyn Imperioso
Psicoterapeuta, Psicologo
Melegnano
Buonasera,
grazie per aver condiviso la sua esperienza. Capisco che il fatto che il bambino non voglia più dormire dal padre possa creare confusione e preoccupazione, soprattutto se non sembrano esserci motivi evidenti.

In questi casi, può essere molto utile una consulenza genitoriale che coinvolga entrambi i genitori. Questo spazio permette di confrontarsi insieme, esplorare eventuali difficoltà o paure del bambino e valutare insieme come sostenerlo al meglio, garantendo la sua serenità e sicurezza.

Resto a disposizione,
un cordiale saluto.
Dott.ssa Marzia Sellini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Brescia
Buongiorno signora,
occorrerebbe affrontare con suo figlio, in modo più approfondito, il tema che porta.
Potrebbe trattarsi di una insicurezza personale, piuttosto che relazionale, cioè legata ai modi che suo padre ha con lui. Potrebbe trattarsi di una formula per chiederle di stare insieme, senza distanziarsi da lei, magari anche per piccole gelosie. Potrebbero esserci stati momenti d'incomprensione tra maschi, col suo papà, che magari lei può aiutare a smussare, mediando. Insomma occorre saperne di più, magari anche chiedendo al suo ex.
DOpodichè per impostare le risposte, gli atteggiamenti, può certamente chiedere una consulenza.
Un saluto cordiale
dott.ssa Marzia Sellini

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