Buonasera. Ho sofferto di anoressia nervosa fino a 2 anni fa, o meglio 2 anni fa ho smesso di andare

24 risposte
Buonasera. Ho sofferto di anoressia nervosa fino a 2 anni fa, o meglio 2 anni fa ho smesso di andare dallo psicoterapeuta dopo poche sedute perchè non mi sembrava competente. In questi due anni ho provato a risolvere da sola il problema, ho ripreso peso, ho reintrodotto determinati cibi ma alcune "fisse" sono rimaste come non toccare più dolci, pesare tutto ciò che mangio. Diciamo che ci convivo, non mi pesa, se devo adattarmi a qualche circostanza lo faccio. Ma il pensiero che più mi fa tornare a star male è: fissarmi a pensare a quello che mangiano gli altri. Soprattutto pensare a quanto e cosa mangia mia sorella, se fa merenda o no, se prende il dolce o no ecc. Perchè? Come se volessi che lei mangiasse a tutti i costi. Grazie.
Buonasera,
innanzitutto le faccio i complimenti per essere riuscita ad affrontare da sola questa malattia. Non è facile e generalmente è consigliabile un percorso terapeutico che coinvolga più figure professionali così da accompagnarla in tutti gli aspetti. Per rispondere alla sua domanda, i perchè potrebbero essere diversi a seconda della sua storia e di vari fattori, delle sue paure, dei pensieri e delle emozioni che accompagnano quei pensieri sugli altri.
Per questo mi sento di invitarla a pensare se può essere un'idea di intraprendere un nuovo percorso psicoterapeutico con una consapevolezza di sè maggiore rispetto a 2 anni fa. Proprio per approfondire la strada fatta finora, i timori attuali e gli obiettivi futuri.
A disposizione per chiarimenti, cordiali saluti, dott.ssa Giulia Zani

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Buonasera, la situazione che lei descrive è un equilibrio provvisorio dal quale scruta tutto ciò che ruota intorno al cibo e al rapporto con esso.
I disturbi alimentari devono essere trattati con l'aiuto di uno specialista e meglio da un'equipe di specialisti. Comunque come per ogni dipendenza patologica anche nella dipendenza dal cibo non è possibile farcela da soli.
Le consiglio di rivolgersi ad uno psicoterapeuta almeno per avviare un percorso di consapevolezza. Cordialmente Enza Marangella
Gentile sig.na,
forse il terapeuta , non le è parso competente , ma guardi che risultati ha ottenuto in sole poche sedute! Lei di fatto ha ripreso in mano la sua esistenza e ha cominciato a curarsi da sè. A cosa crede serva la psicoterapia, se non a riconsegnare al paziente la responsabilità della propria stessa vita. Questo è ciò che è accaduto a lei, il che già di per sè sta a significare che non ha nessuna intenzione di ridursi pelle e ossa e che la prospettiva non le fornisce in fondo così tanto piacere. Bene! Ottimo! Complimenti al collega, che in colpo solo l'ha riconsegnata a se stessa e volontariamente o meno, ha fatto emergere tratti collaterali e certamente coinvolti nella genesi del problema alimentare di cui è stata vittima, ossia, forti tendenze al controllo. E, quand'è che si desidera controllare? Quando non ci si sente sicuri! Forse allora , questo è il suo problema, e su quello dovrebbe lavorare. Ma vede , è molto probabile che occorra scavare nel suo passato remoto per capire , affrontare, elaborare e sperabilmente superare eventuali esperienze difficili o dolorose accantonate e riposte nel fondo dei cassetti della memoria e , per fare ciò, sarebbe necessaria una modalità d'intervento psicoterapeutico che contemplasse l'indagine del profondo psichico , ossia dell'inconscio . Una psicoterapia ad indirizzo psicoanalitico , farebbe forse oggi , meglio al caso suo .
Un cordiale saluto.
Dott.ssa Giuseppina Cantarelli
Lei è stata molto brava nel fronteggiare il problema e di questo può essere fiera. Proprio per questo sarebbe utile affrontare il problema attuale attraverso un accompagnamento psicoterapeutico, perché il rapporto disfunzionale con il cibo è purtroppo sempre presente in forma diversa. Resto a disposizione. Dr.ssa Daniela Benvenuti
Buonasera, l'aver ottenuto dei risultati come quelli che ci descrive, dimostra la quantità e qualità delle risorse di cui dispone. Brava. Di questo dovrà sempre esserne consapevole, particolarmente quando sarà necessario mantere la condotta che ha deciso di percorrere. Rispetto gli interrogativi che si pone e ci pone, beh le interpretazioni possono essere tante e mutevoli, ma tenga presente che poterle analizzare insieme ad uno specialista, soprattutto con le risorse di cui dispone, può essere molto utile e chiarificatore.

Cordialità.

Massimiliano Trossello
Buongiorno,
cercherei di comprendere meglio cosa le ha fatto decidere di interrompere la psicoterapia, perché potrebbe essere accaduto qualcosa di importante nella relazione terapeutica con il collega. Mi riferisco a qualcosa che potrebbe essere emerso nel corso dei colloqui, qualcosa che la fa soffrire, oppure arrabbiare, oppure che le crea un disagio non ben definito.
Comprendere ciò che le ha fatto decidere di interrompere, potrebbe aprire la strada ad una comprensione più profonda di ciò che le crea ancora problemi.
La ringrazio, D.ssa Cristina Brunialti
Buongiorno, anche se ha fatto poche sedute di psicoterapia ed ha perso fiducia in chi la conduceva nel precedente percorso mi rendo conto che se oggi chiede un parere in questo sito c'è ancora fiducia in un esperto,... questo le permette di essere ricettiva ed innovativa per il suo problema alimentare,... il proiettare le sue preoccupazioni sulla sorella la può far riflettere che nonostante i suoi ottimi risultati personali, una parte di sé è ancora coinvolta per questo disturbo,... approfondisca questa preoccupazione, le permetterà di raggiungere maggiori conoscenze,. .Buona giornata
Avere la necessità di controllare quello che mangiano e quanto mangiano i familiari è un comportamento tipico di chi soffre di anoressia. Controllare quello che mangia tua sorella ti fa sentire più sicura di quello che mangi tu. Vedere che chi ti circonda mangia più di te ti rassicura sul fatto che non stai esagerando con il cibo e ti aiuta a tenere a bada l'angoscia associata alla paura di ingrassare. Se hai vissuto, personalmente e dal profondo, l’esperienza dell'anoressia sai a quanta sofferenza essa si accompagni: è come entrare in un tunnel buio in fondo al quale non si riesce ad intravedere nessuna luce. Controllare quello che mangia tua sorella potrebbe essere anche un modo per cercare di evitare che anche a lei capiti quello che è successo a te. Tu cosa ne pensi?
Gentilissima,
Quello che lei descrive fa parte dei sintomi che possono accompagnare il disturbo alimentare e porta con sè molti dei significati, talvolta anche inconsci, che l’hanno portata allo sviluppo del disturbo. Sebbene lei sia stata capace comunque di gestire autonomamente alcuni aspetti dell’anoressia, dimostrando buone risorse psichiche, è sempre consigliabile un percorso di cure multidisciplinare che preveda anche una psicoterapia. Non è raro interrompere il percorso inizialmente, ma questo percorso richiede tempo e motivazione. Le consiglio di ripensare alla possibilità di farsi seguire e accompagnare.
Spero di esserle stata utile.
Cari auguri.
Dott.ssa Gullone
Carissima, mi sembra chiaro che in lei c’è una forte spinta di auto sopravvivenza, che convive però con una spinta altrettanto forte al controllo e a non modificare del tutto le sue strategie che le danno la sensazione di averlo. Questo però non l’ha portata a risolvere il problema o la causa del problema stesso, ma a gestirlo mantenendolo sotto soglia. Mi sento di Consigliarle di ritentare ad oggi un nuovo percorso, avendo più consapevolezza, motivazione e fiducia. La terapia è un lavoro che si fa insieme. Se lei per prima non ci crede, mette dei freni, dei muri, chi si troverà davanti non potrà aiutarla! Buona fortuna!
Gentilissima penso che poche sedute possano aver già sortito un buon risultato grazie anche alla sua capacità di gestire in modo autonomo l'anoressia. Volevo informarla che l'anoressia deve essere affrontata in modo multidisciplinare dove la figura dello psicoterapeuta è indispensabile. Le suggerisco di cercare di poter essere accompagnata da un terapeuta per risolvere ancora questi nodi rimasti . Cordiali saluti
Gent il suo disturbo continua ad essere l'espressione di un disagio più profondo. Potrebbe contattare uno psicoterapeuta competente che l'aiuti in tempi brevi a prendere consapevolezza della sua situazione e delle dinamiche attive a livello più inconscio. Per questo tipo di sintomo le consiglio una terapia ipnotica sicuramente più efficace nell'approccio diretto alle dipendenze e ai sintomi psicosomatici. Cordiali saluti dott.ssa Maria Grazia Messaglia
Gentilissima,
Da quello che scrive, mi sembra di capire che è solita fare da sé per risolvere le situazioni che vive. Credo che invece, per affrontare le sue difficoltà, abbia bisogno di qualcuno a cui affidarsi. Inoltre, e su questo concordo con i colleghi, l’anoressia richiede una presa in carico multidimensionale perché è una patologia delicata che coinvolge vari aspetti della persona. Mi sento perciò di dirle di rivolgersi nuovamente ad uno psicoterapeuta con il quale condividere un percorso di cura: la terapia è qualcosa che si co-costruisce. Se lei stessa non è disposta a farsi aiutare e su cui riporre la sua fiducia, neanche il terapeuta potrà farlo. Il suo percorso terapeutico è proprio questo. Le mando i miei saluti. MF
Salve, complimenti per aver Provato a fronteggiare la malattia da sola, però questo purtroppo è il risultato, lei ha fatto uno spostamento dal suo corpo a quello di un altra persona, motivo per cui adesso è arrivato il momento che lei prenda la decisione di iniziare una psicoterapia, nel suo caso le consiglio di rivolgersi ad uno psicoterapeuta che utilizzi l’ipnosi, molto utile nei casi come il suo. Ovviamente il primo presupposto è che lei voglia iniziare un percorso, il percorso psicoterapico prevede un coinvolgimento da parte sia del paziente che del terapeuta, altrimenti avverrà nuovamente che dopo poche sedute abbandonerà la psicoterapia.
Cordiali saluti
Dott.ssa Francesca M.Di Franco
Buona sera, dalle sue parole sento la grinta e la tenacia che ha avuto per fronteggiare il suo disagio e la voglio di chiedere di aiuto nonostante il suo trascorso. Mi sento di suggerirle di ritentare un nuovo percorso psicologico, avendo più consapevolezza, motivazione e fiducia. La terapia è un lavoro che si fa insieme.
Dott.ssa Maria Teresa Allocca
Innanzitutto complimenti per la determinazione e i risultati raggiunti. Da quello che lei scrive però mi viene da pensare ad uno spostamento del problema da lei a sua sorella e quindi non una completa guarigione. Il sintomo qualunque esso sia è solo la punta dell'iceberg bisogna lavorare sulla parte che non si vede. Il controllo nell'anoressia ha un ruolo cruciale e forse è questo il motivo che l'ha portata a smettere con il percorso che aveva intrapreso. Le consiglio vivamente di rimettersi in gioco da questo punto di vista in bocca al lupo.
Buonasera! Intanto le faccio i complimenti per aver "tamponato" certi atteggiamenti ma si può guarire solo con un percorso specialistico presso un centro, uno psicoterapeuta o una equipe specializzata. Quelli che lei descrive sono equilibri precari, si può guarire e vivere una vita serena senza ossessioni sul cibo. Direi che ciò che lei descrive sembra uno spostamento del controllo verso le persone vicine. Provveda quanto prima a risolvere del tutto il suo problema e vedrà che la vita avrà un altro sapore. In bocca al lupo
Buonasera, certamente essere riuscita a contenere la problematica alimentare - più o meno autonomamente - rappresenta un segnale importante riguardo la mobilità delle sue difese che non sembrano essere così rigide. Come lei stessa riconosce però alcuni aspetti persistono affaticandola un po'; per questo sarebbe utile ritentare una psicoterapia al fine di allargare il campo e comprendere meglio i motivi che si nascondono dietro questa attenzione al cibo. È possibile che delle volte si trovino dei modi per esprimere dubbi, perplessità, paure, rammarico, arrabbiature e disappunto, che a lungo termine si rivelano poco funzionali e questo potrebbe essere il suo caso. Si prenda del tempo per riflettere sulla sua eventuale disponibilità ad un nuovo contatto con uno psi. Un cordiale saluto, Dr.ssa Zerbi.
Gentile Signorina, buongiorno. noto con piacere che dopo la "cattiva" esperienza col terapeuta, si è rimboccata le maniche e si è data da fare per risolvere il suo problema, con qualche risultato soddisfacente. Quindi, mi viene da pensare che il collega le abbia comunque dato degli stimoli positivi e utili, anche se in così poche sedute. Noi psicoterapeuti aiutiamo la gente che soffre, quindi che non viene volentieri da noi, perché a nessuno piace soffrire e la soluzione non può essere immediata. come psicoteraputa psicodinamico adleriano, ad indirizzo analitico quindi, sono abituato ad aiutare per lunghi periodi, perché la soluzione, che sta dentro di noi, è difficile da individuare e rafforzare, ma, a mio parere, non esistono scorciatoie, perché le rapide soluzioni danno rapide ricadute. le consiglio uno psicoterapeuta del profondo, che sappia affrontare alla radice il suo problema e le restituisca una vita migliore. Un saluto. Enrico Piccinini
Carissima, l'anoressia nervosa è un disturbo che invalida l'esistenza di chi ne soffre, presenta varie caratteristiche, più o meno gravi, a seconda dell'intensità del disturboin corso. Lei ha ripreso peso e reintrodotto alcuni cibi, ma la presenza di alcune "fisse" è l'evidenza del fatto che il disturbo persiste. Gli aspetti ossessivi sono tipici nei disturbi alimentari, non si preoccupi e non si senta "strana"... pensare di continuo a cosa mangerà sua sorella ne è un esempio. Perché eliminare i dolci? Perché pesare tutto ciò che mangia?! Certamente questi sono comportamenti disfunzionali che rinforzano ogni giorno il circolo vizioso del disturbo. Faccia un percorso di psicoterapia cognitivo comportamentale, con uno/a psicoterapeuta che la metta a suo agio... e vedrà che riuscirà a superare le difficoltà.
In bocca al lupo!!
Gentilissima,
il fatto che sia riuscita a trovare un equilibrio e a contenere i sintomi del disturbo, indica che ha molte risorse ed è stata capace di usarle per stare meglio.
Da cosa racconta però l’anoressia non è del tutto risolta, infatti è un disturbo che non va affrontato da soli ma con l’aiuto di un professionista. Purtroppo a volte capita di non riuscire a trovare subito il professionista più adatto per noi, ma le consiglio di non arrendersi e di riprovare a iniziare una psicoterapia. Con la guida di uno psicoterapeuta potrà comprendere il significato di ciò che ancora la fa stare male e trovare un nuovo equilibrio che le dia maggiore benessere.
Cordiali saluti, dott.ssa Irene Capello.
Salve, il fatto che è stata in grado di arginare il disturbo in autonomia, delinea la sua tenacia. Naturalmente questo tipo di disagio non è semplice da affrontare, e un terapista può aiutarla a risolvere quegli aspetti rimasti incompiuti. MMM
Buonasera, mi aggrego ai colleghi nel complimentarmi con lei per i risultati raggiunti sinora. Come forse le avranno già detto, i disturbi alimentari derivano spesso da conflitti interiori molto profondi che soltanto attraverso percorsi di un certo tipo è possibile ricostruire. Ciò che invece emerge ad un livello più conscio, sono le idee e le corrispondenti azioni talvolta ossessive che accompagnano il malessere di coloro che ne soffrono e della quale lei si rende infatti conto. Affinché queste "fisse" possano essere superate, sarebbe quindi necessario scavare un po' di più nella sua storia e trovare questi significati profondi che, una volta emersi, potrebbero poi evolversi, proprio attraverso il sostegno di una persona competente. Sicuramente si tratta di un percorso impegnativo, ma che potrebbe restituirle veramente dei buoni risultati. Personalmente, quando certe cose in terapia non emergono attraverso il linguaggio verbale, io mi avvalgo di tecniche espressive come l'arte terapia, che è una metodologia in grado di far emergere molti contenuti difficili da verbalizzare e che, in questo modo, acquisiscono nuovi significati.
Sperando di averle fornito un po' di chiarezza rispetto ai suoi dubbi, le faccio i miei migliori auguri!

Dott.ssa Decla Vivolo
Buonasera, penso che al momento attuale, rivolgersi ad uno psicologo potrebbe esserle di aiuto per fare chiarezza e avere maggiore comprensione del periodo che sta attraversando. Un saluto, Dott. Alessandro D'Agostini

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