Buonasera, ho già scritto in questa sede e volevo un ulteriore confronto. Ho 38 anni e dalla post ad

15 risposte
Buonasera, ho già scritto in questa sede e volevo un ulteriore confronto. Ho 38 anni e dalla post adolescenza soffro di ansia patologica, curata dapprima solo con psicofarmaci, poi, visto che il problema è stato solo occultato per qualche tempo ma non risolto, ho intrapreso, per mia decisione, associandolo ai farmaci, un percorso di psicoterapia che mi ha comportato dei benefici. Fra alti e bassi, e sedute piuttosto saltuarie (sono stato presso uno psicoterapeuta di un CSM che non poteva garantirmi un percorso con cadenza settimanale o quindicinale), sono riuscito a laurearmi (triennale, magistrale, esame di stato).
Purtroppo però con l'ingresso nel mondo nel lavoro e nella vita, diciamo, "reale", ho scoperto che i miei problemi non si erano affatto risolti o comunque ridotti: l'ansia mi ha portato a dimettermi dai primi stage lavorativi dopo poche settimane, e una psicoterapia di gruppo che ho intrapreso nel frattempo (il mio primo psicoterapeuta era andato in pensione) ha fatto più male che bene. Mi sono quindi rivolto a un professore di psicoterapia post-razionalista, psichiatra e psicoterapia, che con pazienza e gradualità mi ha fatto una continua psicoeducazione sugli psicofarmaci, facendomi capire autonomamente che avevo sviluppato una dipendenza soprattutto dagli antidepressivi. Nonostante una psicoterapia (online) settimanale da ormai quasi 7 anni, ho continuato ad avere periodi di relativo benessere alternati a periodi molto brutti (con ansia molto forte associata a grave depressione), che mi hanno provocato dei traumi con cui faccio oggi ancora i conti. Pur consigliato dai familiari di lasciare la terapia con il professore perché, teoricamente, non ha funzionato, non ho mollato e da circa un anno e due mesi, con più impegno di prima, dopo un ennesimo evento molto brutto, ho ripreso un percorso che con tanta difficoltà mi ha consentito di riprendere a lavorare, e, al momento, di limitare l'uso dei farmaci agli ansiolitici, quando ne ho bisogno. Gli antidepressivi mi hanno parzialmente rovinato la vescica e creato vari problemi sessuali, senza che nessuno dei medici (neurologi/psichiatri) che me li han prescritti imputasse ad essi questi problemi. Taccio su altri psicofarmaci che mi sono stati prescritti in base a diagnosi completamente fuori luogo, che avrebbero ulteriormente compromesso la mia salute mentale e fisica. So bene che con la depressione e le dipendenze, quali esse siano (in fondo anche un comportamento disfunzionale, se reiterato, è una sorta di dipendenza) non si scherza, e pur lottando ogni singolo minuto di ogni singola giornata contro i sintomi, e tutto sommato stando meglio di un anno fa, mi sento spesso provato ed esausto dalla battaglia, ed ancora piuttosto fragile. La domanda è, la frequenza settimanale delle sedute è quella più "intensa"? O teoricamente si possono fare anche sedute ogni 3 giorni, se necessario? Preciso che il mio terapeuta è super disponibile e molto paziente, considerando la mia storia di sofferenza psicologica piuttosto seria, mi aiuta anche privatamente con messaggi sul telefono se necessario. Grazie per le eventuali risposte.
Buongiorno,
le terapie a orientamento psicoanalitico possono avere una frequenza bisettimanale o più, Freud vedeva i suoi pazienti cinque volte a settimana.
Ma credo che non sia questa la questione. Ne parli con il suo terapeuta, e il collega (o la collega) valuterà la sua richiesta. Anche la frequenza va "pensata" in base al paziente, non sempre può essere indicata una frequenza maggiore.
E poi anche lavorare sul perchè della sua richiesta, e sul perchè, nonostante il terapeuta sia molto disponibile, lei non gliene abbia parlato.
Mi rendo conto che sono molte domande, ma parlarne in seduta ha la sua importanza.
Rimango a disposizione per ogni dubbio, anche online.
Dr.ssa Loredana Beligni

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Buongiorno, partendo dalla sua domanda primaria le confermo che di norma è possibile anche effettuare 2 incontri a settimana ma è altrettanto vero che non tutti gli psicoterapeuti accolgono tale richieste e spesso dipende dal tipo di approccio. Mi dispiace del suo lungo percorso per gestire la sua ansia; capisco veramente il disagio e quanto senta compromesse alcune funzioni del suo corpo. A mio avviso dovrebbe cercare di arrivare all'origine della sua ansia con un lavoro sul profondo.

A disposizione, invio un caro saluto. Alessandra Domigno
Buongiorno, in linea di massima ogni terapeuta può concordare con ogni paziente la cadenza delle sedute; non ci sono "leggi" a riguardo. Tuttavia, come ogni aspetto della psicoterapia, va discussa e compresa insieme e sarà poi il terapeuta a valutare possibili variazioni, in base a ciò che ritiene più utile per il suo benessere. Molto spesso già il discutere di queste cose fornisce importarti elementi per la psicoterapia stessa, quindi mi trova pienamente d'accordo con quanto detto dai colleghi: ne parli senza timori con il suo psicoterapeuta.
Un saluto, Luca Belotti
Salve, Innanzitutto mi dispiace molto per la situazione che descrive perché posso comprendere il disagio sperimentato e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Relativamente alla frequenza, ritengo opportuno che, sulla base delle sue esigenze, possiate concordare un numero congruo di sedute a settimana poiché molto spesso è possibile vedere il paziente, specialmente nelle situazioni più acute, anche più volte la settimana Dunque ritengo Innanzitutto opportuno che lei si esponga con la stessa chiarezza con cui ha fatto qui al suo terapeuta In modo tale da poter comportare con lui ogni singolo aspetto. In bocca al lupo per tutto.
Cordialmente, dott FDL
Buonasera, come espresso già dai colleghi, terapeuti di orientamento differente sono soliti lavorare con frequenze diverse. Si possono fare due o tre sedute a settimana per quanto la frequenza più diffusa è di una seduta a settimana. L'appropriatezza della frequenza va compresa all'interno della coppia terapeutica, credo che un confronto con il proprio terapeuta possa esserle d'aiuto per riflettere su questa opportunità. Cordiali Saluti
Buonasera, certo, è possibile fare psicoterapia più volte alla settimana; alcuni psicoanalisti sono soliti lavorare in questo modo. Tuttavia non tutti gli psicoterapeuti utilizzano una tale metodologia. Ne parli con il suo psicoterapeuta, è importante che si apra su tutto con lui e che arriviate ad un'alleanza di lavoro sempre più profonda.
Le auguro che il percorso possa aiutarla davvero, nel modo a lei più opportuno.
Saluti,
dr.ssa Elisa Paganini
Gentile utente, dalle sue parole emerge un senso di frustrazione legata forse alla fatica di essersi sottoposto a svariati trattamenti negli anni che da quello che racconta le sono stati utili, almeno alcuni, ma le hanno anche provocato delle problematiche (in particolare in riferimento alle cure farmacologiche) e forse in generale al notare che il giovamento non è netto ma che si ritrova ad affrontare alti e bassi. Capisco che questo possa generare in lei vissuti di impotenza e forse anche rabbia e da lì nasca il suo dubbio legato alla possibilità di intensificare gli incontri, magari nella speranza di ottenere risultati maggiormente soddisfacenti. Se dovesse ritrovarsi nella mia ipotesi, quello che mi sento di suggerirle è di parlare apertamente con il collega che la segue di tutti questi aspetti in modo da poterci lavorare insieme. Un caro saluto, dott.ssa Andreoli
Gentile utente, grazie anzitutto per aver condiviso...
La questione che lei qui pone, è tutt'altro che semplice e scontata: premesso che, ogni psicoterapia ha il fine ultimo di "autonomizzare" il paziente che, dapprima come un "bambino" che cammina carponi, man mano impara a sorreggersi e a proseguire da solo nel sentiero della vita, ogni percorso di psicoterapia è costituito da due soggetti (il medico e il paziente) che non necessariamente andranno in questa direzione (quella della piena autonomia).
Questo può accadere per i più svariati motivi, nulla di imputabile a nessuno dei due direttamente.
Detto ciò, mi sento di consigliarle di evitare la formula di psicoterapia bisettimanale (qualcuno la propone), poiché, da varie evidenze scientifiche, sembra che la classica seduta di 60 minuti alla settimana, abbia una portata curativa migliore.
Per la questione farmacologica, sicuramente, i vari medici e terapeuti che ha incontrato fino ad adesso, le avranno ben spiegato non solo la farmacodinamica degli stessi, ma anche tutte le altre variabili (ambientali, sociali ecc) che concorrono all'efficacia di essi.
Aggiungo anche che, gli SSRI (e i farmaci di 3^ generazione perlopiù usati oggi) non hanno le controindicazioni degli antidepressivi di una volta, dove era più probabile la possibilità di sviluppare dipendenze medio-gravi dall'uso degli stessi.
Sperando di esserle stata d'aiuto, porgo un cordiale saluto.
Dr Eliana Nola
Gentile signore, la sua domanda relativa al numero di sedute settimanale è assolutamente comprensibile e rimanda necessariamente a questioni che riguardano la psicoterapia. Bisogna premettere che la psicoterapia consiste in un sapere plurale cioè ci sono tanti orientamenti teorici e altrettanti modelli operativi che prevedono modi e tecniche diverse. Il numero di sedute non dipende dalla tipologia del problema, se preferisce, della patologia ma dal modello teorico proposto dal terapeuta. Il suo terapeuta potrà sicuramente valutare il senso della sua domanda che potrebbe alludere ad un volere “fare di più”.
Salve, il numero delle sedute settimanali dipende dall'approccio terapeutico, dalla strategia e dalla valutazione dello psicologo a riguardo delle necessità del paziente. Concordo con lei che l'abuso di psicofarmaci , eccezion fatta per casi molto gravi, è sempre sconsigliato e può portare danni fisiologici al paziente che ne fa uso con autoprescrizione senza una adeguato controllo di chi li prescrive. Probabilmente il suo approccio alle terapie è stato incostante cercando rifugio nei medicinali che risolvono il sintomo e non la causa. Affronti il percorso terapeutico con la giusta volontà informandola che oramai esistono terapie brevi e strategiche per alcuni disturbi. Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio
Gentile paziente, la sua sofferenza è tanta come il bagaglio di interventi e approcci per farne fronte. Mi incuriosisce la sua domanda alla quale i colleghi hanno dato ampia risposta. Quale il suo bisogno di avere più sedute a settimana ed in che termini si pone di fronte al contratto terapeutico. Le auguro di trovare la strada per capire la fonte della sua sofferenza e la difficoltà di fronteggiamento della quotidianità insieme alla possibilità di trovarne la/le soluzioni. Un caro saluto e a disposizione, Maria dr. Zaupa
Buongiorno, la cadenza delle sedute varia da professionista a professionista. Ne parli con il suo terapeuta per capire insieme se quella attuale è la più consigliata o meno.
Un saluto,
Dott. Alessandro D'Agostini
Buongiorno, la cadenza può essere indubbiamente modificata, si può raggiungere una cadenza anche di 4 incontri a settimana seguendo un approccio psicoanalitico. Le consiglio di prendere in considerazione la possibilità di parlarne con il suo terapeuta, rispetto a questa necessità che sente. Sono sicura che il suo terapeuta saprà guidarla correttamente.
Cordiali saluti, Dott.ssa Flaminia Iafolla
È positivo che tu stia affrontando la tua situazione con determinazione e che tu abbia trovato un terapeuta di supporto. La frequenza delle sedute può variare in base alle esigenze individuali. Se il tuo terapeuta è disponibile e disposto a supportarti più frequentemente, come ad esempio ogni 3 giorni, potete discuterne insieme per valutare se possa essere benefico per il tuo percorso. L'importante è trovare un ritmo che ti permetta di affrontare i tuoi problemi in modo efficace.
Dott.ssa Elisabetta Pati
Salve. Alcuni terapeuti possono, opportunamente, decidere di vedere un paziente più volte in una settimana. La domanda che mi è sorta è perchè lei sente questa esigenza, cosa si aspetta possa cambiare con una cadenza più "intensiva"? Anche valutando le pregresse terapie e l'aspetto della dipendenza... Provi a parlarne con il suo terapeuta, cercando magari anche di porre il focus su cosa è andato "male" con gli specialisti che lo hanno seguita in passato. Questo, molte volte, aiuta il paziente e il terapeuta a comprendere quali bisogno sono rimasti inascoltati per evitare che ricapiti nuovamente.
Dott.ssa Michela Saviano

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