Buon pomeriggio Dottori, chiedo scusa se non posso presentarmi come si deve, ma il sito mi impartis
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risposte
Buon pomeriggio Dottori, sono un ragazzo e ho 23 anni. Un lungo percorso di psicoterapia mi ha permesso di portare a galla i miei problemi: alcuni risolti, di altri ho ora piena consapevolezza ma non posso permettermi piu’ terapie perché la condizione economica della mia famiglia è, in una sola parola, proibitiva.
Ho problemi di identità e di sessualità: identità nel senso che non so chi sono o cosa mi piace (in termini di hobby e preferenze); sessualità, banalmente, non so chi mi piace, se maschi o femmine, ma non riesco nemmeno a innamorarmi. (Questo a causa di una rigidità di fondo che si è sbloccata parecchio grazie alla terapia, ma evidentemente non al punto da farmi liberare di questo mio cruccio).
Insomma, non ho una personalità. A 23 anni, ho difficoltà a riconoscere cosa mi piace e cosa no.
Vedere una coppia di ragazzi per la strada mi angoscia, perché io invece sono incapace di innamorarmi e di stringere relazioni, il che è un paradosso, visto che ho (avevo, almeno) l’abilità innata di attirare le persone a me in modo del tutto naturale. Avvicinarmi agli altri era la mia seconda natura. Il non avere amici poi mi fa impazzire e piango tutto il tempo, né voglio buttarmi a pietà con gli altri.
Concludo dicendo che sono esattamente l’opposto di una persona apatica: sono iper sensibile, ritengo le altre persone estremamente importanti, ma io non mi piaccio affatto. Odio il mio aspetto fisico e mi ritengo incapace mentalmente (il che è ridicolo visto che ho la media del 28 all’università e le ragazze mi hanno sempre detto che sono bono). Non ho autostima, ho tentato di escogitare cose per piacermi, ma non hanno funzionato. E non piacendomi io, automaticamente non posso nemmeno piacere agli altri.
Quindi, chiedo due cose ai Dottori: uno, come posso approcciare i miei problemi senza la psicoterapia, visto che non ho soldi? (Fra l’altro, trovo assurdo che mi sono messo così a lungo in discussione e stia ancora al punto di partenza su queste cose, e inoltre mi dà fastidio l’idea che ci sia solo la terapia come mezzo per aiutarmi, visto che ragazzi adolescenti con dubbi uguali ai miei ce la fanno da soli. Perché ho bisogno di chi mi accompagni mentre altri ce la fanno da soli? Sono furioso per questo).
Due, come posso fare a capire cosa mi piace? Come sviluppo la mia personalità?
Grazie a tutti per l’attenzione.
Ho problemi di identità e di sessualità: identità nel senso che non so chi sono o cosa mi piace (in termini di hobby e preferenze); sessualità, banalmente, non so chi mi piace, se maschi o femmine, ma non riesco nemmeno a innamorarmi. (Questo a causa di una rigidità di fondo che si è sbloccata parecchio grazie alla terapia, ma evidentemente non al punto da farmi liberare di questo mio cruccio).
Insomma, non ho una personalità. A 23 anni, ho difficoltà a riconoscere cosa mi piace e cosa no.
Vedere una coppia di ragazzi per la strada mi angoscia, perché io invece sono incapace di innamorarmi e di stringere relazioni, il che è un paradosso, visto che ho (avevo, almeno) l’abilità innata di attirare le persone a me in modo del tutto naturale. Avvicinarmi agli altri era la mia seconda natura. Il non avere amici poi mi fa impazzire e piango tutto il tempo, né voglio buttarmi a pietà con gli altri.
Concludo dicendo che sono esattamente l’opposto di una persona apatica: sono iper sensibile, ritengo le altre persone estremamente importanti, ma io non mi piaccio affatto. Odio il mio aspetto fisico e mi ritengo incapace mentalmente (il che è ridicolo visto che ho la media del 28 all’università e le ragazze mi hanno sempre detto che sono bono). Non ho autostima, ho tentato di escogitare cose per piacermi, ma non hanno funzionato. E non piacendomi io, automaticamente non posso nemmeno piacere agli altri.
Quindi, chiedo due cose ai Dottori: uno, come posso approcciare i miei problemi senza la psicoterapia, visto che non ho soldi? (Fra l’altro, trovo assurdo che mi sono messo così a lungo in discussione e stia ancora al punto di partenza su queste cose, e inoltre mi dà fastidio l’idea che ci sia solo la terapia come mezzo per aiutarmi, visto che ragazzi adolescenti con dubbi uguali ai miei ce la fanno da soli. Perché ho bisogno di chi mi accompagni mentre altri ce la fanno da soli? Sono furioso per questo).
Due, come posso fare a capire cosa mi piace? Come sviluppo la mia personalità?
Grazie a tutti per l’attenzione.
Salve, chiaramente gli aspetti che descrive sono importanti e meriterebbero un'attenzione clinica particolare al fine di poter rispondere in maniera esauriente alla sua domanda. Se ne ha la possibilità, cerchi di contattare un professionista o si rivolga presso centri terapia solidale al fine di ricevere il supporto adeguato.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
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Buongiorno,
le domande e i vissuti di cui ci fa partecipi, si pone sono estremamente importanti, complessi e delicati. Una continuità psicoterapeutica, sarebbe utile. Valuti la possibilità di rivolgersi presso servizi consultoriali o presso associazioni dove si pratica la psicoterapia volontaria.
Confrontare la propria situazione personale con" quella altrui, ha senso fino a un certo punto, ognuno è diverso, ha vissuti diversi, storie diverse, vede il mondo in modo diverso. In linea generale, nessuno "si salva da solo", neanche quando ci sembra che sia così.
Forza e coraggio. EP
le domande e i vissuti di cui ci fa partecipi, si pone sono estremamente importanti, complessi e delicati. Una continuità psicoterapeutica, sarebbe utile. Valuti la possibilità di rivolgersi presso servizi consultoriali o presso associazioni dove si pratica la psicoterapia volontaria.
Confrontare la propria situazione personale con" quella altrui, ha senso fino a un certo punto, ognuno è diverso, ha vissuti diversi, storie diverse, vede il mondo in modo diverso. In linea generale, nessuno "si salva da solo", neanche quando ci sembra che sia così.
Forza e coraggio. EP
Salve. Come già detto da altri colleghi, si rivolga a un servizio pubblico, dia continuità al percorso. Il suo, come giustamente dice, è un blocco. Un blocco che le impedisce di attivare la fiducia in sé. Nonostante le conferme che le arrivano dal mondo esterno, lei si sente incapace. Si giudica negativamente nel sentire di poter avere bisogno di aiuto. Tutti abbiamo bisogno di aiuto. Per questo esistono varie figure professionali: idraulico, meccanico, medico, insegnante, operaio, ecc. Ognuno ha le sue competenze e capacità. Quando abbiamo bisogno di qualcosa che non possiamo fare da soli ci rivolgiamo al professionista che ci può aiutare a risolvere il problema. Si confronti con le sue capacità e le sue incapacità, accetti l'umana fragilità che appartiene a tutti e potrà scoprire che dietro le fragilità esiste la vera forza. Nella mia esperienza personale e professionale l'ho sperimentato e lo sperimento continuamente, è nella fragilità più profonda che si attiva la fiducia in se stessi e la vitalità che sono alla base del processo di identificazione ed autonomia. Distinti saluti
Comprendo la sua rabbia e la sua fatica .Necessità ancora un percorso psicologico importante per la sua identità e la sua autostima persa.Chieda ancora una prosecuzione ,non so dove abiti ma si rivolga ai servizi pubblici della sua zona.Un caro augurio Dottssa Luciana Harari
Buonasera,
Mi trovo d'accordo con i colleghi, può far riferimento al consultorio ad esempio vista la sua età.
Certamente la terapia non è l'unica strada per il cambiamento..ma molto spesso è così.. perché ciò che è necessario è risignificare la propria storia e aprire la mente a nuove possibilità e raramente riusciamo a farlo da soli.
Le do uno spunto.. forse azzardo perché non posso permettermi di interpretare nulla da queste poche righe.. la mia intenzione è solo di darle qualcosa su cui riflettere, fosse anche per escludere la mia ipotesi:
il definirsi in ambito sessuale può avere a che fare con l'autonomia dalle figure genitoriali... e anche cercare un terapeuta nei servizi pubblici, un terapeuta privato volontario o accessibile nei prezzi, sarebbe un'azione sua, un primo passo verso l'autonomia e la definizione di sé che tanto la preoccupa.
Spero di averle fatto accedere una lampadina
Mi trovo d'accordo con i colleghi, può far riferimento al consultorio ad esempio vista la sua età.
Certamente la terapia non è l'unica strada per il cambiamento..ma molto spesso è così.. perché ciò che è necessario è risignificare la propria storia e aprire la mente a nuove possibilità e raramente riusciamo a farlo da soli.
Le do uno spunto.. forse azzardo perché non posso permettermi di interpretare nulla da queste poche righe.. la mia intenzione è solo di darle qualcosa su cui riflettere, fosse anche per escludere la mia ipotesi:
il definirsi in ambito sessuale può avere a che fare con l'autonomia dalle figure genitoriali... e anche cercare un terapeuta nei servizi pubblici, un terapeuta privato volontario o accessibile nei prezzi, sarebbe un'azione sua, un primo passo verso l'autonomia e la definizione di sé che tanto la preoccupa.
Spero di averle fatto accedere una lampadina
Quello che scrive indica la presenza di disagio e confusione, ma anche risorse che segnalano che la sua identità c'è ed è probabilmente molto ricca , ma tanti irrisolti non le consentono di esprimerla pienamente. Non sia duro con se stesso solo perchè non ce la fa da solo. Accolga la sua vulnerabilità e la sua confusione, è il primo passo per potersi dare aiuto. Come i colleghi già le hanno suggerito può cercare aiuto nel servizio pubblico. Io posso metterle a disposizione una risorsa gratuita che potrebbe aiutarla. Può ascoltare gratuitamente il Podcast Le stanze Della Paura. disponibile su Spotify, Google Cast, Breakers, Pocket Cast e seguire la pagina Facebook Le Stanze della Paura Podcast. Troverà anche alcune risorse per aiutarsi nei momenti più difficili, di maggiore disagio emotivo. Non si giudichi e non si arrenda! Ha davanti il tempo e dentro le risorse per trovare la serenità e l'equilibrio! Faccia di tutto per essere felice. Bruno Ramondetti
Gentile Utente, ti ringrazio per aver condiviso questi temi così delicati e importanti che indicano la tua consapevolezza in merito a te stesso.
Ciò che scrivo vuole essere solamente degli spunti e stimoli di riflessioni.
Quando dici che non sai cosa ti piace significa che quando fai qualcosa non capisci se ti piace o no? E se vedi un ragazzo e/o una ragazza non sei mai attratto da qualcuno di loro, mai? Se avessi una personalità come te ne accorgeresti? Da che cosa?
L'effetto che fai a me quando scrivi è come se vivessi sempre da fuori di te invece che da dentro....e se scrivo questo che effetto ti fa a te? Fino ad adesso come hai fatto a scegliere? Hai percorso la strada che altri hanno scelto per te o quello che gli altri si aspettavano da te?
Rispondo alla tua prima domanda con un pensiero di Krishnamurti: se cominciate a capire chi siete senza cercare di cambiare, allora ciò che siete subisce una trasformazione.
Alla seconda rispondo: provando e ascoltandoti. Su alcune cose puoi riflettere se le eventuali conseguenze delle azioni ti possono andare bene.
Oltre a professionisti, puoi cercare video, corsi, libri che ti possono aiutare nel tuo percorso.
Un caro saluto Elisabetta
Ciò che scrivo vuole essere solamente degli spunti e stimoli di riflessioni.
Quando dici che non sai cosa ti piace significa che quando fai qualcosa non capisci se ti piace o no? E se vedi un ragazzo e/o una ragazza non sei mai attratto da qualcuno di loro, mai? Se avessi una personalità come te ne accorgeresti? Da che cosa?
L'effetto che fai a me quando scrivi è come se vivessi sempre da fuori di te invece che da dentro....e se scrivo questo che effetto ti fa a te? Fino ad adesso come hai fatto a scegliere? Hai percorso la strada che altri hanno scelto per te o quello che gli altri si aspettavano da te?
Rispondo alla tua prima domanda con un pensiero di Krishnamurti: se cominciate a capire chi siete senza cercare di cambiare, allora ciò che siete subisce una trasformazione.
Alla seconda rispondo: provando e ascoltandoti. Su alcune cose puoi riflettere se le eventuali conseguenze delle azioni ti possono andare bene.
Oltre a professionisti, puoi cercare video, corsi, libri che ti possono aiutare nel tuo percorso.
Un caro saluto Elisabetta
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Gentile utente di mio dottore,
come già detto da altri colleghi, si rivolga a un servizio pubblico, dia continuità al percorso. Il suo, come giustamente dice, è un blocco. Un blocco che le impedisce di attivare la fiducia in sé. Nella continuazione del percorso di cura troverà la sicurezza e l'autostima di cui necessita per poter vivere serenamente.
Cordiali Saluti
Dottor Diego Ferrara
come già detto da altri colleghi, si rivolga a un servizio pubblico, dia continuità al percorso. Il suo, come giustamente dice, è un blocco. Un blocco che le impedisce di attivare la fiducia in sé. Nella continuazione del percorso di cura troverà la sicurezza e l'autostima di cui necessita per poter vivere serenamente.
Cordiali Saluti
Dottor Diego Ferrara
Buonasera Gentile Utente, per quanto riguarda la terapia può rivolgersi ad un Consultorio della sua zona. Tendenzialmente offrono pacchetti di colloqui a prezzi calmierati. Per quanto riguarda l'altra sua domanda, purtroppo non esiste una risposta standard: si tratta di una domanda piuttosto complessa che andrebbe analizzata in terapia. Una risposta in questo spazio sarebbe sicuramente sbrigativa e probabilmente fuorviante. Cordialmente, dott. Simeoni
Caro utente, si sente dalle sue parole, la sua sofferenza e la sua rabbia, soprattutto verso se stesso. Come detto da colleghi ha bisogno di un supporto, ma nel frattempo smetterei di farmi domande che spesso mettono in crisi, pur non avendo le risposte, continuiamo a cercarle. Cordialmente Dott. Borrelli
Gentile utente, le domande che pone non hanno una risposta generica che può andare bene per tutti. La sua storia è unica e come tale va trattata. Il fatto che gli altri siano in un modo o in un'altro purtroppo non è un punto da cui partire. La personalità si forma attraverso l'esperienza e non è determinata una volta per sempre ma si evolve. Mi colpisce molto che si descrive al passato come una persona socievole. Come in tutte le storie ci sono dei momenti di svolta in cui qualcosa cambia ed è li che dobbiamo andare per ritrovare le nostre tracce così da sapere quali passi fare per andare avanti in un'altra direzione. Se ha problemi per il costo della terapia ci sono consultori o professionisti che possono sicuramente venirle incontro.
Rimango a disposizione, anche online.
Dott.ssa Camilla Ballerini
Rimango a disposizione, anche online.
Dott.ssa Camilla Ballerini
Caro utente, capisco la sua situazione ma ci sono alcuni professionisti che propongono prezzi agevolati oppure si può rivolgere ai consultori dove propongono percorsi gratuiti (brevi), ma magari può essere un aiuto momentaneo in attesa di una ripresa economica. Un saluto
Dott.ssa Antonella Abate
Dott.ssa Antonella Abate
Salve, non deve essere "furioso" per i disagi descritti perché sono tantissime le persone giovani che li vivono come lei. Comprendo perfettamente che a volte alcuni periodi non consentono alle famiglie di affrontare le spese per un percorso terapeutico e per questo motivo le consiglio vivamente di rivolgersi a centri di ascolto psicologici gratuiti offerti sicuramente nella sua zona. Saluti. Professor Antonio Popolizio
Buongiorno. Concordo con i colleghi, le consiglio di rivolgersi al servizio pubblico o enti di volontariato dove svolgono psicoterapia. Risulta più che mai importante dare continuità al suo percorso. Non si abbatta, se alcuni aspetti di sé stesso ancora non li comprende è normale, vuol dire che il suo percorso psicologico ha raggiunto un ulteriore step, cosa che potrebbe essere indice di crescita.
Cordialmente. Dott. Saber Sassi
Cordialmente. Dott. Saber Sassi
Buongiorno, da quello che ha scritto, e da come lo ha scritto, si capisce che è una persona con una grande capacità introspettiva. Le domande che si pone sono giuste. "Cosa mi piace" è un po' come dire "chi sono io"? I filosofi giapponesi direbbero che sta cercando il suo Ikigai, cioè il suo perchè. Ed è per questo che le consiglio, se non può continuare un percorso psicologico, di leggere qualche libro a riguardo. Potrebbe aiutarla nel suo percorso di scoperta e crescita personale. Una volta che avrà trovato il suo scopo in questa vita, vedrà che si sentirà molto più sollevato e saprà esattamente chi è. Per qualsiasi chiarimento o curiosità, rimango a disposizione.
Buongiorno, le consiglio di rivolgersi al servizio pubblico e di continuare il percorso terapeutico. La risoluzione di problemi richiede un periodo lungo di cambiamento, non è possibile in poche settimane. Dott.ssa Francesca Ghislanzoni.
Buonasera
Se si rende conto che la sua necessita' e' quella di ricominciare un percorso di psicoterapia, può' usare la sua rabbia e trasformarla in motivazione per rendersi indipendente economicamente dalla sua famiglia e pagarsi cio' di cui ha bisogno.
Resto a disposizione.
Saluti
Dott.ssa Claudia Castellani
Se si rende conto che la sua necessita' e' quella di ricominciare un percorso di psicoterapia, può' usare la sua rabbia e trasformarla in motivazione per rendersi indipendente economicamente dalla sua famiglia e pagarsi cio' di cui ha bisogno.
Resto a disposizione.
Saluti
Dott.ssa Claudia Castellani
Buonasera, ha ottenuto dei miglioramenti con la terapia e quindi ha potuto constatare che ha solo bisogno di aiuto. Se non può permettersi uno psicoterapeuta, può sempre rivolgersi al servizio pubblico. I confronti con altri ragazzi lasciano il tempo che trova perché le problematiche non saranno mai identiche, ognuno ha la sua storia e le sue risorse. I suoi blocchi minano probabilmente, molti punti su cui potrebbe fare leva quindi un aiuto esterno potrebbe darle il sostegno necessario per stare bene. Può comunque cercare libri con tecniche pratiche per migliorare l'autostima, può provarci. Inoltre può utilizzare fiori di bach o fiori australiani.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Buongiorno, prima di tutto la ringrazio per aver condiviso la sua esperienza. Leggendo le sue parole mi sembra di capire che ci sia una grossa confusione che meriterebbe uno spazio altro per riuscire a trovare insieme le risposte. In goni caso, proverò a darle parzialmente il mio punto di vista.
Da quello che scrive, c'è un urgenza nel dover dare per forza una risposta, nel doversi indentificare in una scelta, mi chiedo in relazione all'orientamento sessuale, se al momento non fosse pronto a scegliere o le piacessero entrambi i generi, sarebbe un problema?
Rispondere alla domanda: "cosa mi piace?" Non è mai facile solo attraverso l'esperienza e il vivere posiamo capire realmente cosa fa per noi e cosa no. Dalle sue parole credo che la sua difficoltà nasca dal non riuscire del tutto ancora a ri-conoscersi, vivendo, nelle relazioni con gli altri e negli altri ambiti della sua vita.
Credo che potrebbe riuscire a mettere ordine nel caos in un percorso psicologico e se al momento non può permettersi una terapia nel privato, potrebbe fare richiesta tramite il suo medico di base per accedere al servizio pubblico.
Nella speranza di essere riuscita a rispondere almeno in parte, le auguro di stare bene.
Un caro saluto.
Da quello che scrive, c'è un urgenza nel dover dare per forza una risposta, nel doversi indentificare in una scelta, mi chiedo in relazione all'orientamento sessuale, se al momento non fosse pronto a scegliere o le piacessero entrambi i generi, sarebbe un problema?
Rispondere alla domanda: "cosa mi piace?" Non è mai facile solo attraverso l'esperienza e il vivere posiamo capire realmente cosa fa per noi e cosa no. Dalle sue parole credo che la sua difficoltà nasca dal non riuscire del tutto ancora a ri-conoscersi, vivendo, nelle relazioni con gli altri e negli altri ambiti della sua vita.
Credo che potrebbe riuscire a mettere ordine nel caos in un percorso psicologico e se al momento non può permettersi una terapia nel privato, potrebbe fare richiesta tramite il suo medico di base per accedere al servizio pubblico.
Nella speranza di essere riuscita a rispondere almeno in parte, le auguro di stare bene.
Un caro saluto.
Buongiorno, mi sembra che le sue domande abbiano a che fare con la sua interiorità profonda e la sua specificità come singolo individuo; ritengo che qualsiasi risposta data senza conoscerla bene rischierebbe di diventare qualcosa di general generico piuttosto che assomigliare ad una ricetta priva di spessore. Nelle sue parole mi sembra di capire che la psicoterapia ha consentito dei progressi ma il lavoro deve proseguire, quindi la risposta su cosa occorre fare le è già chiara; comprendo il problema economico, la terapia è un investimento anche "doloroso" di energie mentali, emotive ed ovviamente anche economiche. Cerchi nella sua zona se esistono dei terapeuti privati disponibili a lavorare con un onorario ridotto oppure, se anche queste proposte risultassero per lei proibitive, si rivolga ad un consultorio (pubblico o privato); in genere nei consultori esiste una pacchetto di sedute (in genere attorno alla decina) di tipo gratuito e poi, sei si vuole continuare, con una spesa ridotta (attorno alle 40 euro a seduta). Gli incontri in genere sono più diradati ma è comunque una modalità che le consentirebbe di lavorare su di sé. Resto a disposizione per qualsiasi cosa, anche da remoto, qualora lo ritenesse opportuno. Cordiali saluti. Dottor Montanaro
Salve,
innanzitutto calma! La prima cosa che mi salta all'occhio è la fretta... fretta di cosa? Lei è giovanissimo ed è normale avere dubbi e domande. La personalità non si crea come un abito, si forma con il tempo e sopratutto con le esperienze.
Come si fa a capire cosa ci piace? uguale a come capiamo quale cibo preferiamo: assaggiando.
Dunque, le consiglio di provare ad uscire sia con un ragazzo che con una ragazza, e farlo in tutta naturalezza senza pensare ad una eventuale storia d'amore.
Come fanno gli altri? cosa importa? Ognuno ha il proprio percorso di vita e se lei sente il bisogno di essere sostenuto che male c'è?
Un abbraccio
Dott.ssa Sabrina Rodogno
innanzitutto calma! La prima cosa che mi salta all'occhio è la fretta... fretta di cosa? Lei è giovanissimo ed è normale avere dubbi e domande. La personalità non si crea come un abito, si forma con il tempo e sopratutto con le esperienze.
Come si fa a capire cosa ci piace? uguale a come capiamo quale cibo preferiamo: assaggiando.
Dunque, le consiglio di provare ad uscire sia con un ragazzo che con una ragazza, e farlo in tutta naturalezza senza pensare ad una eventuale storia d'amore.
Come fanno gli altri? cosa importa? Ognuno ha il proprio percorso di vita e se lei sente il bisogno di essere sostenuto che male c'è?
Un abbraccio
Dott.ssa Sabrina Rodogno
Buon pomeriggio, la sua lettera è un ritratto lucido e profondo di una mente giovane ma estremamente consapevole, che sta vivendo un momento molto complesso e intenso. Vorrei prima di tutto dirle che il dolore che sta provando è reale e merita attenzione, comprensione e rispetto. Il fatto che lei sia riuscito a descrivere con tanta chiarezza i propri stati d’animo, i propri pensieri e la frustrazione che li accompagna è già un primo passo importante: la consapevolezza è una base preziosa da cui partire, anche quando si ha la sensazione di essere fermi o bloccati. Capisco perfettamente la sua frustrazione nel sentirsi ancora “al punto di partenza” dopo un lungo percorso terapeutico. Ma si fermi un momento: il fatto che oggi lei riesca a riconoscere i propri nodi identitari, le sue fragilità, le sue emozioni e i suoi bisogni è il risultato di un cammino. Non è vero che è tutto da rifare. In terapia si costruiscono strumenti, si fa spazio al sentire e si apprendono modalità nuove di affrontare se stessi. È doloroso rendersi conto che, pur avendo compreso molte cose, alcune sensazioni rimangono, ma fa parte del processo. Il cambiamento autentico, specialmente quando si tratta di questioni identitarie e di autostima, richiede tempo e spesso non segue una linea retta. Si avanza, si inciampa, si ritorna indietro, ma non si cancella ciò che si è acquisito. È come scalare una montagna di cui non si vede ancora la cima: può sentirsi esausto, ma non è vero che non ha fatto strada. Lei parla di una grande difficoltà nel sapere chi è, cosa le piace, chi la attrae. Tutto questo è più comune di quanto si pensi. A volte l’identità non si forma attraverso grandi epifanie, ma si costruisce nel tempo, nel fare, nel provare, nell’osare piccoli passi anche nel dubbio. La rigidità che descrive, quella sensazione di essere bloccato, può essere legata a un perfezionismo interno che le fa vivere ogni incertezza come un fallimento. Ma non c’è nulla di sbagliato nel non sapere. L’identità, l’orientamento, i gusti, le passioni si scoprono con l’esperienza, non nella teoria o nel confronto con gli altri. In altre parole, non serve “capire prima” per poi agire. Serve agire anche se si ha paura, anche se non si è sicuri, anche se non si ha chiaro il punto di arrivo. Solo provando, mettendosi alla prova nel mondo reale, la mente comincia a registrare informazioni utili per definire chi siamo. Il confronto con gli altri, poi, può diventare un ostacolo. Lei si chiede perché altri ragazzi “ce la fanno da soli” e lei invece sente di aver bisogno di aiuto. Ma la verità è che ogni percorso è unico, ogni storia ha la sua complessità. Alcuni, apparentemente, trovano risposte in fretta, ma spesso si tratta di una costruzione esterna che non riflette il reale processo interno. Altri, come lei, sono più sensibili, riflessivi, profondi e si pongono domande esistenziali molto serie, che richiedono più tempo. Non è una debolezza, è una caratteristica personale. E può diventare una risorsa enorme, se accolta e compresa. Quanto all’autostima, è evidente che c’è una forte discrepanza tra come lei viene percepito dagli altri e come si percepisce da solo. Questo è un tema centrale. L’autostima non è qualcosa che si “costruisce” con frasi motivazionali o forzandosi ad amarsi. Lavorare sull’autostima, in ottica cognitivo-comportamentale, significa imparare a riconoscere e mettere in discussione i pensieri negativi automatici che si fanno su di sé, spesso appresi in ambienti critici o invalidanti. Quando lei dice che si odia fisicamente o si sente mentalmente incapace, sta esprimendo una convinzione profonda che si è consolidata nel tempo, ma non è un dato oggettivo. Ciò che serve è imparare a notare questi pensieri, etichettarli per ciò che sono (pensieri, non verità) e cominciare ad agire in direzione di ciò che conta per lei, anche se quei pensieri sono ancora lì. Questo è il cuore dell’approccio cognitivo-comportamentale: non cambiare i pensieri per poi vivere, ma imparare a vivere anche con quei pensieri, fino a che iniziano ad avere meno potere. So che non poter proseguire con una terapia è un grande dispiacere. Tuttavia, ci sono risorse accessibili che possono comunque sostenerla. Esistono percorsi psicologici a costo agevolato presso università, associazioni o consultori. Alcuni libri, se ben selezionati, possono offrire strumenti pratici efficaci. Ad esempio, testi basati sull’Acceptance and Commitment Therapy o sulla terapia cognitivo-comportamentale per l’autostima o per la regolazione emotiva, potrebbero esserle utili. Anche gruppi di sostegno o percorsi online con supervisione professionale (anche gratuita in certi contesti) possono rappresentare un valido supporto. Infine, lei mi chiede come scoprire cosa le piace. Le rispondo con una riflessione: ciò che ci piace spesso lo troviamo facendo, non pensando. Provi ad avvicinarsi ad attività che le suscitano anche solo una leggera curiosità, non pensando “mi deve piacere per forza”, ma con uno spirito esplorativo. Non serve trovare subito la grande passione o la verità definitiva su di sé. Serve fare piccole scelte quotidiane che la avvicinino a una versione di sé più libera, più autentica, più gentile. Lei non è rotto. Lei è in cammino, come tanti. E il dolore che sente è la prova che la sua sensibilità è viva e che lei desidera una vita piena, vera. La rabbia, la tristezza, la frustrazione che prova sono emozioni legittime e fanno parte di questo processo. Non si colpevolizzi per aver bisogno di aiuto. Nessuno ce la fa davvero “da solo”. E lei ha già fatto molto, più di quanto forse riesca a vedere adesso. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Gentile utente,
le sue parole esprimono una profonda lucidità e una grande sensibilità: caratteristiche che spesso, però, portano anche a vivere con maggiore intensità la frustrazione e il dolore di non sentirsi “definiti”. In realtà, ciò che descrive — la difficoltà a riconoscere chi si è, cosa si vuole e chi si ama — non indica una mancanza di personalità, ma una fase di costruzione dell’identità, che in alcune persone richiede più tempo e più consapevolezza rispetto ad altre.
Il percorso di terapia che ha già svolto ha avuto un effetto importante: oggi lei vede con chiarezza i nodi centrali, cosa che prima non sarebbe stato possibile. Il fatto che il lavoro non sia “completo” non significa che non abbia funzionato, ma che ciò che è emerso ora ha bisogno di essere integrato nella vita quotidiana, attraverso esperienze, scelte, e non solo riflessione.
Provo a rispondere ai due punti che pone:
Come proseguire senza terapia.
– Esistono servizi pubblici (Consultori familiari, CSM o centri universitari di psicologia) che offrono percorsi gratuiti o a costi simbolici. Vale la pena informarsi presso la ASL o il Comune di residenza.
– Può essere utile scrivere regolarmente di sé: non solo ciò che sente, ma cosa prova nelle piccole esperienze quotidiane. Tenere un diario emotivo aiuta a dare forma a un’identità più concreta.
– Coltivi attività che le suscitano anche un minimo di curiosità, senza cercare subito “la passione giusta”: la personalità si costruisce sperimentando, non decidendo a tavolino chi si è.
– Cerchi relazioni autentiche, anche piccole: parlare con qualcuno che ascolta senza giudicare (un gruppo, un volontariato, un corso) può nutrire quella parte di sé che oggi sente vuota.
Come capire cosa le piace.
Spesso non si tratta di “capire” ma di concedersi il permesso di sentire. Se per anni ha dovuto controllarsi o adattarsi, è normale che oggi fatichi a riconoscere le proprie preferenze. Inizi da piccole cose: osservi cosa la fa sentire vivo, curioso, sereno — anche per pochi secondi — e annoti queste sensazioni. A lungo andare emergerà una direzione, più che una definizione.
Il paragone con gli altri (“loro ce la fanno da soli”) è un pensiero ingannevole: ognuno ha la propria storia, le proprie ferite e il proprio ritmo. Lei non è “meno forte” perché ha bisogno di un aiuto; al contrario, il fatto di aver affrontato un percorso e di continuare a cercare risposte è un segno di forza e di volontà autentica di crescere.
Non si tratta di reinventarsi da zero, ma di imparare a conoscersi con tenerezza e pazienza: la personalità non è qualcosa che si “costruisce una volta per tutte”, ma qualcosa che si scopre e si ridefinisce lungo tutta la vita.
Dott.ssa Sara Petroni
le sue parole esprimono una profonda lucidità e una grande sensibilità: caratteristiche che spesso, però, portano anche a vivere con maggiore intensità la frustrazione e il dolore di non sentirsi “definiti”. In realtà, ciò che descrive — la difficoltà a riconoscere chi si è, cosa si vuole e chi si ama — non indica una mancanza di personalità, ma una fase di costruzione dell’identità, che in alcune persone richiede più tempo e più consapevolezza rispetto ad altre.
Il percorso di terapia che ha già svolto ha avuto un effetto importante: oggi lei vede con chiarezza i nodi centrali, cosa che prima non sarebbe stato possibile. Il fatto che il lavoro non sia “completo” non significa che non abbia funzionato, ma che ciò che è emerso ora ha bisogno di essere integrato nella vita quotidiana, attraverso esperienze, scelte, e non solo riflessione.
Provo a rispondere ai due punti che pone:
Come proseguire senza terapia.
– Esistono servizi pubblici (Consultori familiari, CSM o centri universitari di psicologia) che offrono percorsi gratuiti o a costi simbolici. Vale la pena informarsi presso la ASL o il Comune di residenza.
– Può essere utile scrivere regolarmente di sé: non solo ciò che sente, ma cosa prova nelle piccole esperienze quotidiane. Tenere un diario emotivo aiuta a dare forma a un’identità più concreta.
– Coltivi attività che le suscitano anche un minimo di curiosità, senza cercare subito “la passione giusta”: la personalità si costruisce sperimentando, non decidendo a tavolino chi si è.
– Cerchi relazioni autentiche, anche piccole: parlare con qualcuno che ascolta senza giudicare (un gruppo, un volontariato, un corso) può nutrire quella parte di sé che oggi sente vuota.
Come capire cosa le piace.
Spesso non si tratta di “capire” ma di concedersi il permesso di sentire. Se per anni ha dovuto controllarsi o adattarsi, è normale che oggi fatichi a riconoscere le proprie preferenze. Inizi da piccole cose: osservi cosa la fa sentire vivo, curioso, sereno — anche per pochi secondi — e annoti queste sensazioni. A lungo andare emergerà una direzione, più che una definizione.
Il paragone con gli altri (“loro ce la fanno da soli”) è un pensiero ingannevole: ognuno ha la propria storia, le proprie ferite e il proprio ritmo. Lei non è “meno forte” perché ha bisogno di un aiuto; al contrario, il fatto di aver affrontato un percorso e di continuare a cercare risposte è un segno di forza e di volontà autentica di crescere.
Non si tratta di reinventarsi da zero, ma di imparare a conoscersi con tenerezza e pazienza: la personalità non è qualcosa che si “costruisce una volta per tutte”, ma qualcosa che si scopre e si ridefinisce lungo tutta la vita.
Dott.ssa Sara Petroni
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