Esperienze
Psicologa clinica e psicoterapeuta individuale e di gruppo ad orientamento psicoanalitico.
Negli anni ho approfondito l'esperienza clinico-riabilitativa con pazienti adulti e adolescenti sia a livello individuale che gruppale.
Collaboro con realtà del privato sociale milanese come supervisore di gruppi di lavoro multiprofessionali in ambito socio-educativo.
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Pazienti con assicurazione sanitaria e pazienti senza assicurazione sanitaria
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Ho 36 anni e a fine settembre saranno 4 anni in Germania e comincio decisamente a sentire il peso emotivo di tutte le esperienze fatte fin'ora. Sono partita senza sapere una parola di tedesco, con un mio ex, tanti sogni e aspettative e progetti andati poi a farsi benedire per una serie di incompabilità. Lavoro per un anno in un customer service in Italiano ed Inglese in Homeoffice durante il secondo Covid, completamente da sola e in una nuova città. Dopo la fine del contratto mi rendo conto che solo con l'inglese qui non sarei mai andata lontano mi impegno quindi da sola ad imparare la lingua .Finito il perido Covid, estate 2021 conosco un ragazzo del posto con cui ho una relazione di due anni, tra tira e molla, alti altissimi e bassi incredibili, tra cui anche comportamenti violenti da parte sua) e provo diversi lavori (panetteria, addetta camere, barista, aiutocucina), tutte esperienze lavorative e personali fisicamente e mentalmente sfiancanti, grazie alle quali arrivo ad un B2 di in relativamente poco tempo .Mi lascio col mio ex a Luglio dell'anno scorso, sono a terra, perdo 10 kg in un mese. Due mesi dopo affronto un'operazione in ospedale da sola, altra esperienza in cui ho dovuto tirare fuori le palle, ma sono già in burnout totale da mesi e vado in depressione. Decido di prendermi un anno "sabbatico" di disoccupazione in cui decido di fare un corso di tedesco fino al C1. 9 mesi di corso e prendo il TELC, mi sento di nuovo confident, sicura di me, nel frattempo conosco una persona che mi motiva e mi ispira, nuovi amici, nuove situazioni, e sento che ricomincio a respirare.
Vi chiederete quindi, ok, qual'è il problema?
Sono stanca, stremata. Stanca di tradurre i miei pensieri, il mio essere, il mio passato, la mia essenza. Farli passare attraverso un filtro, un codice che per quanto io possa conoscere in maniera più che sufficiente, non è quello con cui sono nata. Ho cercato parecchie volte il termine "language burnout" su Google per provare a descrivere questa sensazione e mi ci sono rivista in pieno.
Non è tanto questa la cosa che più mi desta preoccupazione in realtà - riconosco di non essere una macchina - ciò che non riesco minimamente a comprendere è la totale assenza di compresione / empatia da parte delle persone qui. Non voglio assolutamente fare inutili generalizzazioni, per carità. Ma per quanto io abbia più volte provato a spiegare, sia al mio partner attuale che ai miei amici, di quanta fottuta energia mentale e fisica richieda l'uso quotidiano di una lingua non tua, nessuno degli interessati sembra veramente capire. Come se questo processo sia scontato, automatico, gratuito, a impatto zero sulla mia psiche...E ho scelto io di essere qui, assolutamente, mi prendo tutta la responsabilità... ma a volte vorrei solo una parola di incoraggiamento in più. Non dover sempre sentirmi meno, stupida nonostante parli già altre 3 lingue o in uno stato perenne di allerta nel capire se qualcuno mi sta per esempio prendendo in giro per il fatto che a volte non riesco a capire o rispondere ad una battuta o se è solo una paranoia mentale mia. Vorrei avere una pausa dalle micro umiliazioni di ogni giorno. Vorrei davvero potermi esprimere in tedesco con la stessa velocità, lo stesso carisma, lo stesso entusiasmo, la stessa cura con cui mi esprimo in Italiano, e sento che la strada è ancora decisamente lunga ma allo stesso tempo non ho più voglia di snaturarmi per andare bene all' ambiente che mi circonda, per sentirmi accettata, parte di qualcosa che alla fine, non riconosce un quarto del mio vero valore come persona. Ammetto che nelle ultime settimane mi sto isolando, la mia batteria sociale è al limite, nessuna voglia di queste dinamiche schiaccianti. Sto valutando l'idea di iniziare una terapia, non voglio nemmeno tornare a casa ad essere un peso per i miei genitori e rischiare di sentirmi una fallita. Non so nemmeno se qualcuno può davvero capire come mi sento.
In un'altra lingua mancano le sfumature perciò è difficile dare colore, d'altra parte è una donna che non sarà una macchina ma perlomeno è stata molto determinata, se ne vuole parlare sono qui
Buonasera a tutti. Per motivi religiosi mi sono trasferito da casa in una struttura vicina circa 10 km da dove abitavo prima. Posso vedere la mia famiglia un solo fine settimana al mese. Da quando ho iniziato questo percorso ho attacchi di ansia, non ho per niente fame anzi ho sensi di nausea, piango spesso perchè ripenso alla mia vita passata, a quando stavo a casa con la mia famiglia ed ero libero di gestirmi autonomamente la mia giornata. Vorrei chiedere a voi professionisti se potreste darmi qualche suggerimento su come affrontare tale situazione. Vi ringrazio anticipatamente.
Un. cambiamento è spesso faticoso in particolare se conseguenza di una vocazione, nella struttura non c'è una possibilità di counseling?
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