Voglio guarire dal mio DCA. Non ho mai avuto un rapporto sano col cibo, lo utilizzo come riempitivo,
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Voglio guarire dal mio DCA. Non ho mai avuto un rapporto sano col cibo, lo utilizzo come riempitivo, come rifugio. Il disturbo ha cambiato forma negli anni, dalla fame nervosa, abbuffate, bulimia, fino a sfiorare l’anoressia, per poi passare alle abbuffate notturne, nuove diete che falliscono…al momento mangio senza alcuna disciplina, probabilmente per sedare frustrazioni più profonde. Ho preso molto peso e non mi sento a mio agio nel mio corpo, questo mi limita nell’autostima, nella socialità.. e in un maremagnum di psicologi e psicoterapeuti, io non so a chi rivolgermi, quale orientamento sarebbe davvero efficace per far sì che non falliscano tutte le diete che inizio. Mi merito di stare bene…
Hai già fatto un passo importantissimo: riconoscere la sofferenza, la sua evoluzione nel tempo e il tuo desiderio profondo di stare bene. Il rapporto con il cibo che descrivi non è semplicemente una questione di volontà o di autodisciplina, ma ha radici emotive profonde, legate a bisogni affettivi, vissuti di frustrazione, mancanza di controllo e difficoltà nella regolazione emotiva.
I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) non sono tutti uguali, e come hai descritto, possono cambiare forma nel tempo, ma spesso hanno una matrice comune: il cibo diventa un mezzo per esprimere, sedare o controllare emozioni difficili da riconoscere o da gestire. Il senso di colpa, l’insoddisfazione corporea, il bisogno di compensazione o di fuga sono segnali importanti che meritano ascolto e cura.
L’obiettivo non deve essere “solo” quello di seguire una dieta o di perdere peso, ma di costruire un rapporto più sano con te stessa, con il tuo corpo e con il cibo. Questo processo richiede tempo, delicatezza e il supporto di uno specialista competente.
Ti consiglio di rivolgerti a uno psicoterapeuta con esperienza nel trattamento dei DCA. In particolare, l’orientamento Cognitivo-Comportamentale ha dimostrato una buona efficacia in questi disturbi, soprattutto se integrato con tecniche come la Mindfulness e, nei casi indicati, l’EMDR per affrontare eventuali traumi o vissuti emotivi non elaborati. È importante anche valutare, dove necessario, un lavoro in rete con un nutrizionista esperto in DCA.
Ti meriti davvero di stare bene, come dici tu. Ed è assolutamente possibile, con il giusto supporto.
Sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) non sono tutti uguali, e come hai descritto, possono cambiare forma nel tempo, ma spesso hanno una matrice comune: il cibo diventa un mezzo per esprimere, sedare o controllare emozioni difficili da riconoscere o da gestire. Il senso di colpa, l’insoddisfazione corporea, il bisogno di compensazione o di fuga sono segnali importanti che meritano ascolto e cura.
L’obiettivo non deve essere “solo” quello di seguire una dieta o di perdere peso, ma di costruire un rapporto più sano con te stessa, con il tuo corpo e con il cibo. Questo processo richiede tempo, delicatezza e il supporto di uno specialista competente.
Ti consiglio di rivolgerti a uno psicoterapeuta con esperienza nel trattamento dei DCA. In particolare, l’orientamento Cognitivo-Comportamentale ha dimostrato una buona efficacia in questi disturbi, soprattutto se integrato con tecniche come la Mindfulness e, nei casi indicati, l’EMDR per affrontare eventuali traumi o vissuti emotivi non elaborati. È importante anche valutare, dove necessario, un lavoro in rete con un nutrizionista esperto in DCA.
Ti meriti davvero di stare bene, come dici tu. Ed è assolutamente possibile, con il giusto supporto.
Sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi ad uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
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Gentile paziente, al di là dell'orientamento del singolo terapeuta, la strategia più efficace per il trattamento di un disturbo della nutrizione e alimentazione è un approccio integrato e multidisciplinare. Il disturbi alimentari sono molto complessi e coinvolgono diversi aspetti della vita di una persona, pertanto il lavoro di equipe è fondamentale. Trovare un terapeuta che si avvalga della collaborazione solida con un nutrizionista formato per i disturbi alimentari e di altre figure in base alle esigenze, è l'intervento più idoneo per affrontare un problema così complesso. Resto a disposizione
Buon giorno, parto dall'ultima frase: certo che si merita di stare bene. Mi permetto di sottolineare che il DCA è un sintomo di un disagio più profondo (fa affrontato anche questo sintomo ovviamente), e penso che possa aiutarla intraprendere un percorso che la aiuti a capire che funzione ha avuto per lei il DCA. Cerchi uno/a psicoterapeuta e inizi a prendersi cura di sé. Buon cammino
Buongiorno, grazie per aver condiviso con così tanta sincerità e coraggio il suo vissuto. Le parole che usa raccontano una grande consapevolezza del suo percorso e del dolore che ha affrontato nel tempo. Il suo desiderio di guarire è un passo importante e prezioso. Il rapporto con il cibo, quando diventa un modo per gestire emozioni profonde, solitudini o frustrazioni, parla di un bisogno di cura. È comprensibile sentirsi smarriti di fronte a tante proposte terapeutiche, ma ci sono professionisti capaci di accompagnarla con delicatezza e competenza in un percorso rispettoso della sua storia. Un orientamento terapeutico che spesso si dimostra efficace nei disturbi del comportamento alimentare è quello integrato: un approccio che tenga conto non solo degli aspetti comportamentali e nutrizionali, ma anche del suo mondo emotivo, delle sue relazioni, della sua autostima. La terapia cognitivo-comportamentale (soprattutto nella sua forma "enhanced", CBT-E), così come approcci più centrati sulla persona o sul corpo, possono offrire strumenti concreti, ma ciò che fa davvero la differenza è la relazione terapeutica: sentirsi accolti, non giudicati, visti per ciò che si è. Un cordiale saluto. Dott. Matteo Acquati
Buonasera, inizierei dalla frase importantissima che ha scritto alla fine: si merita di stare bene!
Se le posso dare un consiglio non pensi agli orientamenti e invece cerchi un professionista con cui si sente di voler lavorare e collaborare insieme! Si ricordi che la scelta del professionista non è certo definitiva e non è detto che tutti i terapeuti vadano bene per tutti i pazienti. Tenga a mente, inoltre a tal proposito, che la prima fase (i primi 3-4 incontri) sono conoscitivi, non abbia timore a sperimentare e ricercare il professionista più adatto a lei al di là dell'orientamento. Spero di essere stato di aiuto. Le auguro il meglio.
Se le posso dare un consiglio non pensi agli orientamenti e invece cerchi un professionista con cui si sente di voler lavorare e collaborare insieme! Si ricordi che la scelta del professionista non è certo definitiva e non è detto che tutti i terapeuti vadano bene per tutti i pazienti. Tenga a mente, inoltre a tal proposito, che la prima fase (i primi 3-4 incontri) sono conoscitivi, non abbia timore a sperimentare e ricercare il professionista più adatto a lei al di là dell'orientamento. Spero di essere stato di aiuto. Le auguro il meglio.
Grazie per aver condiviso con tanta onestà il tuo vissuto. Quello che descrivi è il percorso di chi ha lottato a lungo, spesso in solitudine, con qualcosa che va ben oltre il cibo: un bisogno profondo di conforto, sicurezza e stabilità emotiva.
Lavorare su un DCA richiede delicatezza e strumenti adatti. Un approccio come quello cognitivo comportamentale, integrato con la mindfulness, può essere molto efficace: aiuta a riconoscere i meccanismi automatici, regolare le emozioni e ricostruire un rapporto più sano con il corpo e con il cibo.
Le mie competenze in mindfulness possono essere molto utili in questo percorso, soprattutto per aiutarti a portare più consapevolezza e gentilezza nei momenti critici.
Se vuoi, possiamo iniziare questo cammino insieme, con cura e rispetto per i tuoi tempi. Sì, ti meriti davvero di stare bene.
Lavorare su un DCA richiede delicatezza e strumenti adatti. Un approccio come quello cognitivo comportamentale, integrato con la mindfulness, può essere molto efficace: aiuta a riconoscere i meccanismi automatici, regolare le emozioni e ricostruire un rapporto più sano con il corpo e con il cibo.
Le mie competenze in mindfulness possono essere molto utili in questo percorso, soprattutto per aiutarti a portare più consapevolezza e gentilezza nei momenti critici.
Se vuoi, possiamo iniziare questo cammino insieme, con cura e rispetto per i tuoi tempi. Sì, ti meriti davvero di stare bene.
Buongiorno, grazie per questa domanda. Ha già fatto un passo verso il suo stare meglio.
I DCA necessitano di solito di una equipe multidisciplinare che possa fare squadra per, ma soprattutto con lei. Sostengo sempre che non vi sia un orientamento migliore, ma che sia la relazione terapeutica a curare; è importante stare comodi e sentirsi al sicuro nella stanza delle parole per poter portare le proprie ferite e lasciarsi guidare al meglio. Ritengo sia fondamentale avere una rete di supporto sia professionale sia familiare/amicale (ove possibile).
Spero di averle risposto. Rimango a disposizione
I DCA necessitano di solito di una equipe multidisciplinare che possa fare squadra per, ma soprattutto con lei. Sostengo sempre che non vi sia un orientamento migliore, ma che sia la relazione terapeutica a curare; è importante stare comodi e sentirsi al sicuro nella stanza delle parole per poter portare le proprie ferite e lasciarsi guidare al meglio. Ritengo sia fondamentale avere una rete di supporto sia professionale sia familiare/amicale (ove possibile).
Spero di averle risposto. Rimango a disposizione
Buongiorno, come ha già identificato lei, i sintomi appartenenti a varie forme di DCA sono manifestazioni di un disagio più profondo, spesso collegato ad eventi traumatici nella vita che sono rimasti bloccati nelle reti mnestiche e costringono la persona a sentire e agire come se ancora l'esperienza fosse presente e viva. Il trattamento più adeguato in questo caso è la terapia cognitivo comportamentale integrata con l'utilizzo dell'EMDR e Flash per l'elaborazione delle esperienze traumatiche.
Gentilissima grazie per la condivisione. Capisco la situazione che descrive, e posso solo immaginare le sofferenze che sta vivendo, già palpabili nelle sue poche parole. Credo che intraprendere un percorso di terapia potrebbe aiutarla ad esplorare e provare a comprendere le motivazioni sottostanti i suoi importanti vissuti rispetto il suo rapporto con il cibo e con il suo corpo soprattutto, individuando all'interno di uno spazio di ascolto privato delle strategie funzionali per affrontare il tutto.
Resto a disposizione!
cordiali saluti
AV
Resto a disposizione!
cordiali saluti
AV
Caro/a Utente,
intanto mi spiace molto per il periodo difficoloso che sta passando.
I disturbi alimentari, proprio per la loro complessità, a mio avviso richiedono un approccio multidisciplinare che prenda in considerazione tutti i fattori (contestuali, biologici, personologici) che possano in qualche modo averne favorito l'insorgenza.
Nel suo caso specifico, credo che un approccio cognitivo- comportamentale volto al riconoscimento e alla sostituzione dei pensieri intrusivi problematici e dei comportamenti disfunzionali, inserito all'interno di un setting relazionale caratterizzato da ascolto empatico, assenza di giudizio e finalizzato al riconoscimento e alla definizione delle proprie emozioni (nonché ad una maggiore conoscenza di sé e del proprio funzionamento) possa aiutarla a sviluppare strategie di gestione emotiva efficaci, con la conseguente modifica dei comportamenti disfunzionali.
Spero che il mio rimando possa esserle utile.
Un Caro Saluto
Dr.ssa Cristina Lanfranchi
intanto mi spiace molto per il periodo difficoloso che sta passando.
I disturbi alimentari, proprio per la loro complessità, a mio avviso richiedono un approccio multidisciplinare che prenda in considerazione tutti i fattori (contestuali, biologici, personologici) che possano in qualche modo averne favorito l'insorgenza.
Nel suo caso specifico, credo che un approccio cognitivo- comportamentale volto al riconoscimento e alla sostituzione dei pensieri intrusivi problematici e dei comportamenti disfunzionali, inserito all'interno di un setting relazionale caratterizzato da ascolto empatico, assenza di giudizio e finalizzato al riconoscimento e alla definizione delle proprie emozioni (nonché ad una maggiore conoscenza di sé e del proprio funzionamento) possa aiutarla a sviluppare strategie di gestione emotiva efficaci, con la conseguente modifica dei comportamenti disfunzionali.
Spero che il mio rimando possa esserle utile.
Un Caro Saluto
Dr.ssa Cristina Lanfranchi
Gentile Utente, mi dispiace per la situazione che sta vivendo e assolutamente merita di stare meglio. Molte volte il cibo può avere diverse funzioni (regolazione emotiva, consolazione, riempimento età). Penso sarebbe importante parlarne con un professionista per comprendere meglio che funzione ha per lei e come affrontare in modo efficace la situazione. Personalmente mi sentire di consigliarle un terapeuta con una formazione CBTE sui disturbi alimentari e insieme concordare il percorso nutrizionale. Un grande in bocca al lupo.
Cara, grazie di cuore per aver scritto con tanta sincerità e consapevolezza. Quello che sta attraversando è molto più comune di quanto si pensi, ma ogni percorso è profondamente personale, e il fatto che lei stia esprimendo il desiderio di guarire è già un atto di grande coraggio e lucidità.
Il rapporto con il cibo che descrive – fatto di cicli, compensazioni, senso di fallimento e dolore – non è una questione di forza di volontà o di trovare la “dieta giusta”. Si tratta di un disagio profondo, che ha radici emotive, relazionali e identitarie, e che merita di essere ascoltato e accolto con cura.
Per questo motivo, più che un nutrizionista o un approccio focalizzato solo sul comportamento alimentare, le consiglierei un percorso psicoterapeutico strutturato, che lavori sia sulle emozioni che sulle abitudini. In particolare:
* La psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT) ha dimostrato forte efficacia nel trattamento dei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA).
Oltre alla psicoterapia, può essere importante valutare un supporto integrato con una dietista specializzata in DCA: non per darle una dieta rigida, ma per aiutarla a ricostruire un rapporto neutro, funzionale e libero col cibo, senza sensi di colpa.
Lei scrive: “Mi merito di stare bene”. Ed è vero. Merita di sentirsi a casa nel suo corpo, nei suoi pensieri, nelle sue emozioni. E può iniziare proprio da qui: chiedendo aiuto a qualcuno che la ascolti senza giudizio, con esperienza in questo campo.
Se desidera, possiamo valutare insieme il primo passo, anche con un colloquio di orientamento per aiutarla a capire a chi rivolgersi e con quali strumenti.
Le auguro con tutto il cuore un cammino gentile, rispettoso e finalmente liberatorio.
Un caro saluto
Il rapporto con il cibo che descrive – fatto di cicli, compensazioni, senso di fallimento e dolore – non è una questione di forza di volontà o di trovare la “dieta giusta”. Si tratta di un disagio profondo, che ha radici emotive, relazionali e identitarie, e che merita di essere ascoltato e accolto con cura.
Per questo motivo, più che un nutrizionista o un approccio focalizzato solo sul comportamento alimentare, le consiglierei un percorso psicoterapeutico strutturato, che lavori sia sulle emozioni che sulle abitudini. In particolare:
* La psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT) ha dimostrato forte efficacia nel trattamento dei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA).
Oltre alla psicoterapia, può essere importante valutare un supporto integrato con una dietista specializzata in DCA: non per darle una dieta rigida, ma per aiutarla a ricostruire un rapporto neutro, funzionale e libero col cibo, senza sensi di colpa.
Lei scrive: “Mi merito di stare bene”. Ed è vero. Merita di sentirsi a casa nel suo corpo, nei suoi pensieri, nelle sue emozioni. E può iniziare proprio da qui: chiedendo aiuto a qualcuno che la ascolti senza giudizio, con esperienza in questo campo.
Se desidera, possiamo valutare insieme il primo passo, anche con un colloquio di orientamento per aiutarla a capire a chi rivolgersi e con quali strumenti.
Le auguro con tutto il cuore un cammino gentile, rispettoso e finalmente liberatorio.
Un caro saluto
Gentile Utente ... certo che merita di stare bene, Lei ed il suo corpo! Per stare bene bisogna accettare tutto ciò che di doloroso è dentro di Noi. ll più delle volte non ci rendiamo conto dei motivi che ci spingono a comportarci in un determinato modo; questo è dovuto ad evitamenti, pretese, aspettative. Un percorso psicologico serve per insegnarci a ritornare ad "ascoltarci", ritornare ad ascoltare il nostro cuore. Grazie.
buongiorno,
per rispetto della complessità della situazione da lei descritta, La invito a contattarmi in modo da parlarne direttamente.
cordialmente, Chiara Dottoressa Rogora
per rispetto della complessità della situazione da lei descritta, La invito a contattarmi in modo da parlarne direttamente.
cordialmente, Chiara Dottoressa Rogora
Buongiorno,
grazie per aver condiviso con tanta sincerità la sua esperienza. Il suo desiderio di stare bene è un segnale molto importante, così come la consapevolezza del legame profondo tra alimentazione, emozioni e vissuti personali.
Nel caso di disturbi del comportamento alimentare (DCA), è fondamentale un percorso terapeutico che non si limiti al sintomo (il cibo o la dieta), ma che vada a lavorare sulle radici emotive, relazionali e cognitive che lo sostengono.
Orientamenti psicoterapeutici come quello cognitivo-comportamentale (CBT), la terapia dialettico-comportamentale (DBT) o l’Acceptance and Commitment Therapy (ACT) hanno mostrato buona efficacia nei DCA. Tuttavia, più del modello, conta il sentirsi compresi e accolti in uno spazio sicuro, libero da giudizi.
L'inizio di un percorso può fare la differenza: la invito a cercare un professionista con esperienza specifica in questo ambito. Merita davvero di trovare un equilibrio e un rapporto più sereno con sé stessa e con il cibo.
Resto a disposizione se ha bisogno di orientamento o chiarimenti.
Un saluto.
Dott.ssa Alessia Lazzaretto
grazie per aver condiviso con tanta sincerità la sua esperienza. Il suo desiderio di stare bene è un segnale molto importante, così come la consapevolezza del legame profondo tra alimentazione, emozioni e vissuti personali.
Nel caso di disturbi del comportamento alimentare (DCA), è fondamentale un percorso terapeutico che non si limiti al sintomo (il cibo o la dieta), ma che vada a lavorare sulle radici emotive, relazionali e cognitive che lo sostengono.
Orientamenti psicoterapeutici come quello cognitivo-comportamentale (CBT), la terapia dialettico-comportamentale (DBT) o l’Acceptance and Commitment Therapy (ACT) hanno mostrato buona efficacia nei DCA. Tuttavia, più del modello, conta il sentirsi compresi e accolti in uno spazio sicuro, libero da giudizi.
L'inizio di un percorso può fare la differenza: la invito a cercare un professionista con esperienza specifica in questo ambito. Merita davvero di trovare un equilibrio e un rapporto più sereno con sé stessa e con il cibo.
Resto a disposizione se ha bisogno di orientamento o chiarimenti.
Un saluto.
Dott.ssa Alessia Lazzaretto
gentile utente, le consiglierei di scegliere seguendo pochi, ma indicativi fattori: il sesso dello/a psicoterapeuta con cui si immagina preferirebbe parlare; una persona che sia per lei facilmente raggiungibile in presenza presso lo studio; un professionista che le consenta una frequenza almeno bisettimanale delle sedute dal punto di vista delle sue risorse economiche. Fatto ciò, tra i candidati che selezionerà, potrà leggere il curriculum, l'esperienza pregressa e potrà più facilmente di quanto pensa sentire a chi vorrà rivolgersi.
Ha sicuramente ragione nel dire che si merita di stare bene, ha molto coraggio a cercare un aiuto e, da quel poco che racconta, è il momento adatto per affrontare e comprendere il significato dei suoi sintomi.
Saluti
Ha sicuramente ragione nel dire che si merita di stare bene, ha molto coraggio a cercare un aiuto e, da quel poco che racconta, è il momento adatto per affrontare e comprendere il significato dei suoi sintomi.
Saluti
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buonasera,
ha posto tante questioni in realtà, dal guarire dal dca, alla scelta dello psicologo e orientamento psicoterapico migliore fino alla dieta che così facendo non fallisca.
Il primo passo in effetti potrebbe essere contattare un/a psicoterapeuta e, per quanto si tratti di maremagnum, a un certo punto anche la scelta fa parte della psicoterapia e della cura sotto transfert. L'inconscio ci guida in questa direzione.
Rimango disponibile qualora scegliesse di contattarmi,
Buona serata
Dott.ssa Michela Dicosta
ha posto tante questioni in realtà, dal guarire dal dca, alla scelta dello psicologo e orientamento psicoterapico migliore fino alla dieta che così facendo non fallisca.
Il primo passo in effetti potrebbe essere contattare un/a psicoterapeuta e, per quanto si tratti di maremagnum, a un certo punto anche la scelta fa parte della psicoterapia e della cura sotto transfert. L'inconscio ci guida in questa direzione.
Rimango disponibile qualora scegliesse di contattarmi,
Buona serata
Dott.ssa Michela Dicosta
Buongiorno,
mi occupo della problematica qui descritta da moltissimi anni. Nel caso, resto disponibile ad accogliere la sua richiesta di aiuto, ricevo anche on-line.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
mi occupo della problematica qui descritta da moltissimi anni. Nel caso, resto disponibile ad accogliere la sua richiesta di aiuto, ricevo anche on-line.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Buongiorno Cara utente, certo che si merita di stare bene. Provi a trovare una persona che le dia fiducia, mi sento di dirle questo. Merita di conoscere il significato per il lei il cibo oggi, ma anche l'evoluzione di questo sintomo negli anni. A disposizione, dott.ssa Angela Ricucci
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