Strana abitudine di mangiare alimenti che gonfiano e bibite gassate (passato di anoressia): è normal

16 risposte
Strana abitudine di mangiare alimenti che gonfiano e bibite gassate (passato di anoressia): è normale?

Forse per sentirmi sazio subito, l'ho sempre fatto dai tempi in cui soffrivo di anoressia
mangiare alimenti (ipocalorici) che gonfiavano... verdure, broccoli, cavolfiori... e bere sopra di essi anche litri di gassosa senza zuccheri, coca cola senza zuccheri. Con il minimo pasto sentivo ovviamente una fortissima sensazione di gonfiore alla pancia fino a scoppiare (mi sentivo così pieno da non poterne piu di mangiare). Salvo poi ovviamente avere di nuovo fame (fortissima) pochissime ore dopo, quando dopo la pipi emergeva lo scarso valore nutritivo di quanto ingerito, e il bisogno di nuovo cibo più calorico...

E' un atteggiamento che non ho mai trovato in altre persone che hanno sofferto del mio stesso disturbo
ovviamente ho tuttora la flora batterica completamente azzerata, uno stato di costante gonfiore intestinale (al punto che devo portare pantaloni taglia L pur essendo magrissimo, per via della pancia sempre piena di gas...... anche se in realtà, sotto, dal fondoschiena in giù, ho una taglia S) e dolori digestivi persistenti a cui tutto sommato mi sono abituato dopo anni (ho quasi imparato a trarre del piacere dalla sensazione di dolore allo stomaco dopo i pasti)

Non so di che disturbo mentale possa soffrire, oltre ad evidente residuo di atteggiamento anoressico volto a saziarsi il più possibile mangiando meno possibile.... forse una sorta di masochisimo..... non so, vorrei tanto capire (e capirmi), più che altro a dirlo in giro non ci credono che mi comporto così, e mi vergogno anch'io a raccontare i miei assurdi mix "gassosi" della mia alimentazione.

Paradossalmente il mio stomaco e il mio intestino sono così abituati che le feci sono a posto, e non ho neanche tanta flatulenza... anzi, pochissima in realtà. Davvero pazzesco. Grazie a chi mi aiuterà a capire :)
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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Come ha ben detto Lei, il dolore paradossalmente si é trasformato in piacere, ed i disturbi basati sul piacere sono piuttosto complicati da eliminare.
Si rivolga quindi ad uno specialista di disturbi alimentari.
Buona fortuna
Buonasera, più che concentrarsi sulla diagnosi, che potrebbe mutare nel tempo, sarebbe più appropriato concentrarsi sulla riduzione del malessere attraverso un percorso psicoterapeutico. Considerando il fatto che ha iniziato a trarre piacere dal dolore, io non aspetterei troppo ad iniziare, inizia ad intravedersi anche un non sano autocompiacimento per il disturbo stesso.
Buonasera,
Comprendo la difficile situazione in cui probabilmente si sentirà bloccato.
Ritengo che abbia buone doti di mentalizzazione al punto da intuire autonomamente il possibile collegamento con il passato (o ancora residuale) disturbo di anoressia nervosa.
Naturalmente, un percorso psicoterapico potrebbe sondare in maggiore analisi il suo passato psicopatologico e capire il possibile legame con il comportamento attuale.
Consideri, anche, come l'anoressia nervosa si configura come un disturbo caratterizzato da una sorta di masochismo egosintonico, dunque una modalità di apporre a sé stessi sofferenza e dolore a scopo funzionale (solitamente la finalità non è conscia alla persona che la ricerca).

Sperando di esserle stata d'aiuto,
Rimango disponibile anche ad un consulto online.

Dott.ssa Elisa Folliero
Salve, da quanto scrive sembra che alcuni punti le siano in qualche modo già chiari: in particolare la connessione con il passato e la relazione piacere/dolore rispetto al gonfiore. Da questo punto di vista, mi sembra utile che la sua domanda riguardi proprio il capire e il capirsi in maniera un po' più ampia.

Come spunto di riflessione, le propongo due feedback: nel leggerli, consideri che innanzitutto non la conosco, per cui valuti internamente ciò che sente calzante rispetto a se stesso.
Il primo, è il rapporto con il suo corpo. Ad esempio, scrive che ‹‹il mio stomaco e il mio intestino sono così abituati che le feci sono a posto››; al di là dell’intestino o dello stomaco, del gonfiore addominale, della taglia dal fondoschiena in giù, ha un rapporto con il suo corpo nella sua interezza? Lo vive con un senso di (esempi) estraneità? Collaborazione? Segmentazione? Si sente “nel” corpo o “osserva il” corpo?
Il secondo feedback che mi sento di darle (con le avvertenze di cui sopra: non conosco la sua storia) riguarda invece il suo rapporto con la sua salute psichica. Scrive: ‹‹Non so di che disturbo mentale possa soffrire, oltre ad evidente residuo di atteggiamento anoressico››; provi a riscrivere la stessa frase senza utilizzare terminologie diagnostiche, cosa ne esce? Come ne parlerebbe in termini di sofferenza personale, di vissuti, di cose che fa e di cui non comprende il senso?

Conclude scrivendo che ringrazia chi la aiuterà a capirsi. Quello di voler comprendere/si, come accennavo, è un ottimo punto di partenza; capire e capirsi, però, è un lavoro di scoperta che sarà necessario fare con se stesso o con un professionista, ma con l’idea di adottare possibilmente uno sguardo più ampio. Buon viaggio di scoperta.

Cordialmente,
dott.ssa Onorato
Buongiorno gentile utente. Molto interessante dal punto di vista clinico, tutto ciò che racconta scegliere, riguardo il cibo e il corpo. Lei seleziona cibi, mix gassosi, dice, e già qui si aprono prospettive di lavoro. In secondo luogo sceglie di farlo, di alimentarsi in questo modo, con questo tipo di cibi, nonostante dolore e gonfiore. Dice bene, quando dice del piacere dal dolore. In termini sintomatici potrebbe chiamarlo pure masochismo, ma sarebbe interessante conoscesse qualcosa di più dal lavoro di S. Freud, quando tratta del tornaconto secondario del sintomo che, nel suo caso, non è affatto secondario, ma dichiarato. Non solo dichiarato, ma anche appreso, condensato, riadattato, ripetuto (“ho imparato a trarre piacere”). Jacques Lacan è ancora più preciso e ci parla di godimento, nel sintomo. Se lo desidera, ci sono echi e letture su tutto ciò, in termini psicoanalitici.
Vorrei anche dirle che da come descrive il suo sintomo sembra quasi una dipendenza, ci faccia caso, (“per sentirmi sazio subito?” è una domanda da mettere al lavoro). Si instaura una ripetizione del comportamento, bisogno di mangiare cibi di questo tipo, un circuito da cui trarre piacere, ma badi bene che non è soltanto piacere, ma misto di godimento, dove il corpo ne porta anche i segni di sofferenza, sebbene lei parli di stomaco e intestino abituati, in fondo i dolori digestivi ci sono, pure la pancia gonfia fino scoppiare.
In fondo il suo corpo lei lo sente (“pieno da non poterne più” “dolore allo stomaco” “dolori digestivi” “pancia piena di gas”). Tuttavia sceglie di lasciarsi guidare da questo godimento strano, “pazzesco”, ambiguo, quasi paradossale. Pienamente umano, il persistere in un comportamento anomalo (così umano che l’animale non lo fa, istintivamente, per sopravvivere mangia soltanto il necessario, manca quindi tutta la dimensione del godimento)
Le preciso una ulteriore evidenza da ciò che scrive, là dove lei parla di atteggiamento anoressico, descrive invece un comportamento bulimico. L’anoressia tratta il niente, il vuoto, lei tratta – e mantiene – decisamente e costantemente il pieno, anzi, il troppo pieno.
Sono tutte questioni molto importanti da elaborare, sarebbe molto interessante ne facesse un lavoro, un concatenamento, di tutto ciò che vive. Racconta di lei, il cibo racconta altro, il suo rapporto a altro. Sarebbe interessante lo portasse a un Altro, per un lavoro psicoanalitico.
Buon lavoro
Dott.ssa Michela Gorini
Gentile utente di mio dottore,
lei porta qui diversi aspetti importanti che andrebbero esplorati in un contesto più ampio che solo una psicoterapia potrebbe fornirle. Il suo mangiare in questo modo potrebbe celar dietro una serie di significati di cui credo sia arrivato il momento di prendersi cura.
Nella speranza possa quanto prima intraprendere un percorso di psicoterapia.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Bongiorno, dai suoi racconti emerge un rapporto con il suo corpo complesso e ambivalente. Da una parte sente che sta mettendo in atto comportamenti lesivi nei confronti del suo corpo, ma un'altra parte di sè sembra ricercare il piacere della sofferenza corporea. Ritengo che sia importante per lei affidarsi ad uno specialista con il quale poter affrontare in profondità questi aspetti. Cari saluti
Buongiorno, mi spiace per la situazione, ormai capisco che sono anni che segue questo regime tanto che io suo corpo si e' abituato, ovviamente tutto questo no fa realmente bene al suo fisico dal punto di vista medico e se lei necessita di capire vuol dire che si sente di avere delle difficolta'. Sicuramente le consiglierei di seguire un percorso psicoterapeutico perche' con una situazione complessa legata all'anoressia non penso ci siano soluzioni rapide da poterle scrivere tramite computer! Con un terapeuta potra' trovare le cause del suo disturbo.
tanti auguri
Salve. La situazione che descrive è particolare e dice di una sua unicità, di un suo essere soggetto di una questione che è arrivato, in fondo, a interrogare. Perchè non mettere al lavoro tutto ciò? Mi sembra importante poter dire meglio questa faccenda dei diversi stati della materia, come giustamente suggerisce.. Rimango a disposizione! Cordialmente. Greta Tovaglieri
Salve, situazione complessa che necessità della giusta attenzione. Le suggerisco di rivolgersi a uno specialista dei disturbi alimentari. Non esiti per avere una qualità della vita decisamente migliore. Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio
Il sintomo che ha sviluppato (il mangiare alimenti ipocalorici che gonfiano) è una tentata soluzione di gestire una sofferenza più grande e con il tempo si è cronicizzato in un disturbo, collegando sensazione somatica della pancia gonfia e di dolore dopo i pasti al circuito dopaminergico della ricompensa. Questa condizione ha alla base lo stesso nucleo di sofferenza che ha generato il comportamento anoressico. Resto a disposizione.
Cordiali saluti,
Dott. Giulio Morini
A fronte del suo passato, ipotizzo che un disturbo della condotta alimentare persista. Con delle aggravanti, delle quali può essere più o meno consapevole: il suo apparato gastroinstestinale potrebbe gravemente risentirne. Suggerisco un consulto gastroenterelogico e psicoterapeutico.
Salve, dietro i disturbi del comportamento alimentare si nascondono problemi di natura psicologica ed interpersonale.
Le consiglio di iniziare un percorso di psicoterapia integrata che le consenta di prendere maggiore consapevolezza nel "sentire" il proprio corpo, le emozioni e i pensieri che nascono da questo sentire.
Buongiorno e grazie per la condivisione, mi dispiace molto per ciò che sta vivendo, è difficile vivere con un corpo che sembra voglia tradirci. Ha consultato degli specialisti? Ci sono farmaci che intervengono anche sulle somatizzazioni, riducendo molto i sintomi. Un percorso di psicoterapia potrà aiutarla per mettere in campo tutte le risorse per fronteggiare questa condizione. Con l’impegno e il sostegno giusto riuscirà a riappropriarsi della sua vita. Resto a disposizione per qualsiasi dubbio e per terapie online. Un caro saluto, D.ssa Cristina Sinno
Gentile utente, è bello il sentimento di volersi esplorare e capire. Sta a lei indirizzarlo in una visione più ampia che comprenda la conoscenza di sé al fine di ritrovare un benessere corpo mente. Le suggerisco di cercare uno psicoterapeuta con il quale si trovi a suo agio e con il quale intraprendere un percorso evolutivo globale.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi

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