Sono una studentessa universitaria che ad ottobre inizierà il secondo anno. Del primo ho dato già 3

18 risposte
Sono una studentessa universitaria che ad ottobre inizierà il secondo anno. Del primo ho dato già 3 esami su 5 ed ho lasciato gli ultimi 2, molto tosti,a mio parere, uno agli inizi di settembre ed uno a novembre, con l'aggravante, però, che nel frattempo dovrò seguire anche i corsi e mi vedo un po' avvilita. Il problema, però, sta piuttosto nel mio approccio allo studio. Sono sempre stata una ragazza studiosa, sono abituata a passare giornate intere sui libri, per mesi interi, l'ho fatto al liceo e continuo a farlo adesso, tant'è vero che tutti e tre gli esami hanno avuto esiti molto positivi. Ma non riesco a staccarmi dallo studio, è un pensiero ossessivo: mi sveglio la mattina e penso a cosa devo studiare ed agli obiettivi del giorno, faccio delle brevi pause ogni tot di ore ed all'ora di pranzo. Non riesco a ritagliarmi mai del tempo per me, per leggere, per lasciare che mia mamma mi insegni a cucinare un piatto, per imparare qualcosa di nuovo, per dipingere e via dicendo. Ogni volta mi riprometto di mettermi, per esempio, un limite di orario, del tipo che alle 7 smetto di studiare e faccio altro, ma non lo rispetto mai.. a volte penso di avere una specie di "dipendenza" (non vorrei usare le parole impropriamente, scusatemi). Non riesco più a gestire questa situazione, sono anni ormai e il problema è che rischio anche di perdere la passione, la scintilla per quello che studio, che sono materie che amo ma che rischiano di trasformarsi in un mero dovere od atto meccanico. Il fatto è che non si se questo sia normale oppure no. So che per ottenere risultati, soprattutto all'università- e nella vita in generale- bisogna lavorare duro, ma mi chiedo: faccio bene a fare così? È normale sacrificare quasi tutto il resto in virtù dello studio? Ogni quanto sarebbe giusto prendermi un po' di pausa? Non saprei neanche dire quante ore studio, al giorno. So solo che mi sveglio e studio, pranzo e poi studio, poi ceno e spesso continuo a studiare anche dopo. Non so più che pensare, mi sento tanto stanca, ma nonostante ogni tanto cerchi di prendermi dai 2 ai massimo 5 giorni di pausa, presto ricomincio a sentirmi di nuovo satura e frustrata. Anche perché spesso credo persone che, magari, fanno la metà di quello che faccio io e che riescono a prendere voti simili ai miei o addirittura più alti e allora non riesco neanche più a trovare il senso di tutti quelli che faccio. Non so se ho esposto chiaramente la problematica.. spero di sì e spero di non avervi rubato troppo tempo e riuscire ad ottenere qualche pratico consiglio. Vi ringrazio.
Gentile utente buongiorno. Ha esposto perfettamente ciò che sta provando in questo periodo e proverò a darle qualche buon consiglio.
Di sicuro, le posso dire che mettere lo studio al centro della propria vita non è affatto una scelta sbagliata: è evidente in lei la passione e l'impegno che ci mette, la curiosità di apprendere, l'ambizione nel voler raggiungere obiettivi prefissati. Molte persone potrebbero invidiare la sua resilienza e forza di volontà.
La invito, però, a riflettere con serenità quanto l'attività dello studio sia realmente un'esperienza ottimale, un'attività pienamente soddisfacente che giustifica il numero di ore di lavoro, lo sforzo e le rinunce implicate. Ci sono molte persone che dedicano la loro vita allo studio, ma lo fanno perché ogni momento passato a leggere, approfondire, commentare, è un vero momento di soddisfazione. Se fosse così per lei, la inviterei a non smettere, a dedicare la sua vita a ciò.
Ma mi pare di capire che non sia così. Che avverte di non percepire costantemente benessere legato all'attività universitaria, di sentire la mancanza di altri stimoli positivi, come relazioni sociali, divertimenti, evasioni. Darsi delle regole, degli obiettivi basati sulla mera forza di volontà può essere un tentativo vano, che la fa distrarre per breve tempo, generando poi sensi di colpa per il tempo perduto o frustrazione per la paura di ottenere il risultato.

Il mio primo consiglio è di sfruttare in modo diverso la sua indole curiosa e bramosa di conoscenza: provi ad aprire il focus delle sue prospettive per le materie che studia, faccia in modo che non sia solo una meccanica memorizzazione di nozioni, ma diventi qualcosa di cui si appassiona veramente, qualcosa che merita di essere approfondito in altri modi e in altre sedi. Qualche esempio: se c'è un argomento che la prende più di altri può creare un blog, oppure scrivere un saggio, un articolo sul tema. Può pensare a un viaggio o una visita (museo, biblioteca, laboratorio) legato a quella materia e trovare occasione di parlare con scienziati o professionisti esperti che le daranno molto di più di quello che le possono dare i libri. Un altro consiglio è di condividere lo studio con altre persone che hanno i suoi stessi interessi (anche sul web) e creare contesti di relazione in cui lo studio è il fine, ma anche il tramite per fare nuove conoscenze.

Il secondo grande consiglio che vorrei darle è di pensare alla sua felicità nel presente. Lo studio è quasi sempre orientato al futuro: superare l'esame, terminare la sessione, laurearsi, fare la specialistica, dottorato.... è come se non si raggiungesse mai l'obiettivo di soddisfazione. Essere nel momento presente significa valorizzare la propria vita ogni giorno, cogliere le emozioni positive quando vengono, godere della bellezza che ci circonda, imparare cose nuove e diverse, ma pienamente soddisfacenti. Vivere cogliendo l'attimo non vuol dire togliere tempo alle cose importanti, piuttosto significa collocare le cose importanti in un contesto di benessere percepito. La sua mente è allenata allo studio, non perderà questa attitudine se si concede delle pause di benessere: cucinare con sua mamma, uscire con amici, dipingere, camminare in un bosco, cantare, nuotare....
Insomma faccia in modo che oggi sia un giorno significativo (compreso il momento dello studio)!

Le propongo un piccolo esercizio di Psicologia Positiva: da stasera inizi ad annotare 3 cose positive che le sono accadute durante il giorno, 3 cose che veramente l'hanno fatta stare bene, di cui è soddisfatta. Per ognuna di queste cose, scriva accuratamente il motivo per cui sono state fonte di benessere. Ripeta questo esercizio ogni giorno per una settimana, poi rilegga attentamente ogni episodio. Probabilmente scoprirà che le sue priorità per essere felice vanno ben al di là dell'attività dello studio.

Spero di averla incuriosita e suggerito qualche buon consiglio.
Se vuole può contattarmi per ulteriori chiarimenti o informazioni, oppure per una consulenza online.
Un caro saluto, Dott. Antonio Cortese

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Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Gentilissima buonasera,
la sua lettera ha fatto nascere in me una domanda: che cosa le impedisce di gestire in maniera più equilibrata il suo tempo? Quali difficoltà incontra quando lasciando da parte lo studio prova a dedicarsi ad attività alternative? Perché se la vita che fa non le permette di diventare ciò che vorrebbe essere allora diventa importante individuare gli ostacoli che le appartengono. Un percorso psicologico potrebbe aiutarla in questo senso. Resto a disposizione se lo desidera e la saluto cordialmente, dott.ssa Manuela Leonessa
Buonasera, Grazie della sua condivisione.
Bisognerebbe approfondire cosa le impedisce di costruire un equilibrio tra lo studio e le altre aree di vita. Il prendersi tempo per fare attività diverse dallo studio, che cosa la porterebbe a dire di se stessa? il non riuscire a superare un esame, che conseguenze potrebbe avere?
Oltre ai fattori psicologici forse sarebbe utile anche ripensare al metodo di studio, ognuno deve trovare il proprio e non è sempre semplice. Anzi, spesso i primi anni di università sono dedicati a questo, a cercare un modo per facilitare lo studio affinchè possa portare ad un apprendimento efficace senza che la propria vita sociale venga compromessa.
Il dedicarsi solo allo studio, infatti sembra le generi una forte frustrazione sia determinata dalla stanchezza psicofisica legata allo studio sia dal non riuscire a dare ascolto a dei bisogni primari come quello di relazionalità e scambio con gli altri.
Si può essere persone competenti anche se ci si concede del tempo per sè. La durata della paura deve essere flessibile! Lo capirà dandosi la possibilità di ascoltare cosa prova, come si sente, e di cosa ha bisogno.
Se non si passa un esame con il massimo dei voti, impariamo a tollerare la frustrazione. Quindi è importante lavorare sul valore e l'autostima di sè.
L'importante è riuscire a tutelare il proprio benessere psicofisico cercando di avvicinarsi a trovare il proprio equilibrio.
Siccome si prospettano ulteriori anni di studio sarebbe importante ascoltare questo suo vissuto di malessere.
Rimango a sua disposizione, anche online.
Un caro saluto, Dott.ssa Martina Orzi
Cara Studentessa,

Prima di tutto, voglio dirti che apprezzo molto la tua capacità di riflettere e analizzare la tua situazione in maniera così profonda. Traspare chiaramente la tua dedizione e il tuo impegno nello studio, ma anche il desiderio di trovare un equilibrio tra il dovere accademico e il benessere personale.

Il tuo approccio allo studio è sicuramente lodevole e i risultati che ottieni ne sono una prova. Tuttavia, come hai rilevato, è essenziale trovare un equilibrio tra la dedizione allo studio e la cura di sé. Troppo stress e troppo impegno possono, nel lungo periodo, portare a esaurimento e perdita di entusiasmo, come tu stessa hai notato.

Non è insolito che alcune persone possano sviluppare un approccio quasi ossessivo verso l'impegno, spesso guidato dalla paura di non essere all'altezza o dalla ricerca della perfezione. È importante, però, ricordare che il benessere mentale ed emotivo è fondamentale per poter funzionare al meglio anche a livello accademico.

Ti suggerisco di considerare alcune strategie:

Pianificazione e limiti: Sebbene tu abbia già provato a fissare orari di fine studio, potrebbe essere utile associare questo impegno con una pianificazione più dettagliata, magari decidendo in anticipo quali argomenti affronterai in una determinata giornata e rispettando le pause.

Attività ricreative: Dedica del tempo ogni giorno a un'attività che ti piace, come la lettura, la cucina o la pittura. Può sembrare un lusso, ma in realtà può aumentare la tua efficienza di studio offrendoti una pausa rigenerante.

Riflessione sulle metodologie di studio: Potrebbe essere utile riflettere sul tuo metodo di studio. Magari puoi sperimentare tecniche diverse che ti permettono di essere più efficiente.

Supporto professionale: Se senti che la situazione sta diventando troppo pesante da gestire da sola, potrebbe essere utile considerare qualche seduta con uno psicologo. Un professionista può offrirti strumenti e strategie per gestire lo stress e trovare un equilibrio.

Infine, voglio rassicurarti sul fatto che è assolutamente normale cercare un equilibrio nella propria vita. Lo studio è importante, ma il tuo benessere lo è altrettanto. Ti auguro di trovare la giusta armonia tra impegno accademico e cura di te.

Con affetto,
Ilaria.
Carissima utente,
si è spiegata molto bene e penso che alcune delle risposte alle sue domande se le stia già dando da sé attraverso la condivisione con noi che la leggiamo delle sue stanchezza e frustrazione. Evidentemente un problema per lei in questo momento esiste: usa parole come "aggravante", "dipendenza", "pensiero ossessivo"... Un consiglio che mi sento di darle è di fare tesoro di questa sua presa di coscienza di oggi, di questo suo accorgersi che le piacerebbe poter cambiare qualcosa per vivere anche altro oltre allo studio e per vivere lo studio stesso con più serenità e maggior leggerezza. Penso che rivolgersi ad uno psicologo o ad uno psicoterapeuta che la aiuti a mettere fuoco quale significato profondo ha per lei impegnarsi così duramente e con tanto sacrificio nello studio potrebbe esserle d'aiuto. Rimango a disposizione. Un caro saluto
Gentile utente, grazie per la condivisione.
Dal suo racconto emerge una certa difficoltà a definire limiti, tempi e spazi: la necessità di studiare prende il sopravvento e le impedisce di coltivare altre attività che nutrono altre parti di sé. Il rischio è che la parte di sé studiosa prenda tutto lo spazio e mandi in sofferenza tutte le altre parti psichiche che hanno necessità di emergere.
Certamente in terapia potrebbe dare maggiore voce a queste altre parti psichiche, potrebbe entrare in contatto con le loro richieste, i loro bisogni e sentirsi di conseguenza più ricca e completa. Questo è il primo passo per poter poi riuscire, praticamente, a definire i limiti di ogni attività che la nutre.
Sono a disposizione qualora volesse affrontare questo tipo di percorso.
Un caro saluto
Dott.ssa Laura Paulucci
Gentile utente, la ringrazio per la sua condivisione. Risulta difficile rispondere alle sue domande relative all'organizzazione dello studio, in quanto ogni persona, con il tempo, apprende strategie ed il proprio metodo di studio: non esiste dunque una risposta oggettiva, ma per risponderle penso che sarebbe opportuno esplorare la sua storia scolastica ed altre tematiche legate alla prestazione, agli obiettivi ed alle aspettative proprie ed altrui. Per questo motivo, penso anche che il confronto con gli altri non sia una strategia utile, in quanto ogni persona ha il proprio percorso unico. Inoltre, da quanto scrive, sembrerebbe che lei stessa sia consapevole di sperimentare fatica nel basare l'intera quotidianità sullo studio e che dunque avrebbe bisogno di alternare questi momenti con altro: mi pare dunque di capire che lei stia chiedendo come affrontare questo cambiamento. Penso che un percorso di supporto psicologico possa aiutarla ad esplorare le sue sensazioni di stanchezza e frustrazione e diventare conscia delle sue risorse, proprio come la consapevolezza che mi sembra lei stia già utilizzando, in modo da riuscire a gestire ed essere attiva in questo passaggio.
Nel caso in cui ritenesse utile approfondire quanto scritto sopra, rimango a disposizione, anche online.
Un caro saluto.
Salve,
dalla sua testimonianza emerge una difficoltà nel gestire i tempi di studio che certamente non aiutano a trovare un equilibrio.
Non esiste un metodo di studio, è tutto soggettivo, per questo motivo un percorso di tutoring può esserle di aiuto per aiutarla a trovare delle strategie idonee al suo personale modo di studiare che la aiutino a trovare un equilibrio con le attività della vita quotidiana che sono comunque importanti.
Se necessita di ulteriori informazioni, resto a disposizione.
Cordiali saluti.
Dott.ssa Sara Beduschi
Salve, proverò a darle qualche pratico consiglio – come lei chiede – ma anche uno spunto di riflessione.

Partiamo dalla strategia; dal suo modo di occupare le ore di studio, mi sembra che lei abbia poco chiaro quante sono effettivamente le ore in cui lei studia e quale sia il suo obiettivo orario giornaliero. È un po' come se desse il massimo, a capofitto, tutti i giorni e questo, sì, può indurre un notevole stress; ciò che le manca in questo quadro è quel “bonus” di soddisfazione che può darci solo un obbiettivo ben definito e raggiunto (il cosiddetto check di una ipotetica lista). Una strategia efficace potrebbe essere quella di:
1) definire in termini orari quante ore effettive vuole studiare al giorno (3? 4? La quantità dipende da lei, dall’esame che deve preparare, dai suoi tempi; è importante però che sia effettivamente raggiungibile);
2) utilizzare un timer che segni con precisione quante ore studia, ci sono tante app gratuite che può facilmente trovare. Avvia il timer nel momento in cui studia e interrompe quando si prende qualche pausa, pranza, etc.
3) di giorno in giorno, quando/se ha raggiungo l’obiettivo, può decidere se procedere oltre con lo studio o terminare e dedicarsi ad altro.

A cosa serve tutto ciò? Serve a placare la nostra mente, a darci tregua una volta raggiunto l’obiettivo giornaliero, a sentire che oggi abbiamo completato ciò che abbiamo richiesto a noi stessi. Finché invece non ci è chiaro esplicitamente il nostro obiettivo, potrebbe sembrarci sempre “non abbastanza” e il rischio di perdere tutte le energie e la volontà è dietro l’angolo.

Detto questo, passiamo allo spunto di riflessione. Lei dice: “Ogni quanto sarebbe giusto prendermi un po' di pausa?”. Ecco, mi sembra che questo senso implacabile di dovere sia un qualcosa su cui potrebbe riflettere. Ciò che emerge dal suo scritto è un mix di ambizione e di autocritica che, non ben direzionata, la lasciano come spossata. Quale spinta interna la porta ad essere severa? Cos’è per lei il piacere e cosa il dovere? Quanto nella sua vita è sacrificio e per chi si sacrifica?

Sono domande aperte, spero di esserle stata utile. Cordialmente, dott.ssa Onorato
Gentile utente, comprendo il suo stato d'animo relativo a questa situazione. Da un lato effettivamente l'impostazione universitaria, con esami a distanza di pochi giorni, "impone" uno studio intensivo. D'altra parte sarebbe interessante approfondire il significato che lei attribuisce allo studio e alle pause. Come vive il prendersi qualche giorno di pausa?
Probabilmente migliorando il metodo, riuscirebbe a ritagliarsi del tempo anche per altre attività gratificanti. Studiare sicuramente implica dei sacrifici, ma se l'impostazione attuale non la fa stare bene, forse è necessario cambiare qualcosa. Non conoscendo bene il suo metodo di studio, è difficile dare consigli. Tuttavia, dal momento che dedica gran parte del suo tempo allo studio e dato che dalle sue parole si comprende come viva negativamente questa situazione, potrebbe partire ponendosi piccoli obiettivi. Invece di optare per più giorni di pausa, potrebbe decidere eventualmente di dedicarsi anche ad un'altra attività che le piace e dedicargli un'ora al giorno per esempio.
Spero di esserle stata un po' d'aiuto e resto a disposizione qualora ne avesse bisogno.
Un caro saluto
dott.ssa Francesca Saracino
Caro Utente, mi dispiace molto per quello che sta passando e la ringrazio per la sua condivisione. Nella richiesta che pone ci sono diversi elementi che meriterebbero senz'altro di attenzione. La sua modalità di studio potrebbe riflettere il suo modo di essere dunque lavorare con strategie riguardo la gestione del metodo di studio potrebbe essere solamente una soluzione temporanea poiché questa modalità potrebbe riemergere in altri contesti della sua vita.
Sarebbe utile e prezioso esplorare il suo vissuto all'interno di un percorso psicologico.
Rimango a disposizione, anche online, e le auguro una buona giornata
Dott.ssa Beatrice Taveggia
ciao, gestire il tempo dello studio è un processo che si attiva quando, lasciado la scuola secondaria superiore non ci sono più gli insegnanti che determinano i ritmi dello studio, il metodo di studio deviene sempre di più autonomo e necessita di essere elaborato e definito. è una scelta che richiede tempo e pazienza e che si snoda lentamente man mano che si sostengono gli esami.
a volte aiuta avere dei compagni di studio o un tutor che sostiene il metodo, altre volte questo non funziona, tutto dipende dalla persona e dalla sua storia.
magari una consulenza psicologica può aiutare a schiarirsi le idee.
grazie
Gentilissima utente,
Buongiorno.
È molto lodevole sapere che una giovane abbia così tanta sete e fame di conoscenza.
Certo è che lo studio non è tutto, cerchi di ricrearsi una nuova routine e decidere anche che un paio di giorni alla settimana lo dedica proprio al divertimento e ai rapporti sociali.
Sta vivendo uno dei periodi più belli della sua vita, l’Università, a me per esempio ha letteralmente salvato.
Cerchi di crearsi anche un gruppo studio, vedrà che confrontarsi con altri suoi compagni l’aiuterà a comprendere che può esistere un perfetto equilibrio tra studio, conoscenza e divertimento.
Come ha scritto lei, non è giusto che tutta la sua vita venga assorbita dai libri.
Pensi anche che se in un esame non prende proprio il massimo, va bene lo stesso, crede che un numero possa veramente misurare la sua preparazione ?
È tramite la pratica e l’esperienza che si capiscono le vere competenze e capacità di un professionista.
Io le consiglierei di dedicare allo studio massimo 5 ore al giorno, tre la mattina e due al pomeriggio, cosicché una volta finite le 5 ore le può dedicare a quello che vuole: uscire con gli amici, vedere un film che ha il lista da tempo o iniziare un fantastico libro… anche un aperitivo con un’amica ci arricchisce tanto quanto leggere uno dei più grandi classici della letteratura.
Si dedichi anche a quello che le piace.
So che inizialmente sarà difficile, si tratta di creare una nuova abitudine che in media ci vogliono circa 31 giorni per far sì che ci si abitui.
I 4 punti per creare una nuova abitudine sono:
1) definire un obiettivo (deve essere SMART, ovvero qualcosa di misurabile, ottenibile e “facilmente raggiungibile)
2) pianificazione
3) ripetizione
4) fare !

Le prime 10 volte farà fatica ma vedrà che si abituerà prima che lei se ne accorga !
Mi faccia sapere .
A sua disposizione
Dott.ssa Silvia Marcelletti
Gentile,

Capisco bene la situazione che descrive e quanto possa essere difficile. Il consiglio più pratico che mi sento di darle è iniziare un percorso terapeutico che le dia strumenti concreti per affrontare questo metodo di studio che sembra essere diventato troppo rigido e riuscire al contempo a decidarsi a lei stessa e alle sue passioni. Gli strumenti possono essere infiniti e bisogna calibrarli caso per caso, ma sono sicura che con l’aiuto giusto uscirà da questa situazione attraverso il suo personale percorso.

Se avesse anche solo bisogno di informazioni non esiti a contattarmi.
Caro Utente, innanzitutto vorrei ringraziarla per aver condiviso con noi la sua storia e la sua sofferenza. Quando si tratta di questioni, argomenti psicologici (che si tratti di rapporti sociali, disagi personali, o dei disturbi, autostima, motivazione etc..) dare risposte con così poche informazioni su di una piattaforma web, è difficile. Ognuno di noi è diverso e per comprenderlo fino in fondo bisogna ascoltarlo attentamente e porre le giuste domande.
Detto questo, le consiglio di rivolgersi a uno psicologo con il quale riesca ad entrare in sintonia e intraprendere un percorso di sostegno o supporto psicologico così da poter indagare a fondo le sue emozioni, i suoi pensieri e il suo modo di percepire sé stesso e il mondo circostante. In questo modo è possibile raggiungere quel benessere che ognuno di noi si merita.
Rimango in attesa per eventuali chiarimenti.
Dott.ssa Linda Trogi
Buongiorno, le consiglio un percorso psicoterapeutico cognitivo comportamentale per andare ad approfondire eventuali schemi cognitivi disfunzionali che la spingono a studiare, senza prendersi pause o trovando un equilibrio tra il dovere e il piacere. Un caro saluto, Dott.ssa Francesca Ghislanzoni.
Gentile utente, la ringrazio per aver condiviso i suoi dubbi con noi. Comprendo le sue difficoltà e le sue preoccupazioni, e mi dispiace per i vissuti negativi che queste le provocano. Qualora dovesse ritenerlo opportuno o necessario, mi rendo disponibile a cominciare con lei un percorso , che potrebbe tornarle utile per esplorare ed approfondire le sue emozioni, esperienze e valori al fine di trovare una strada percorribile e ritrovare la serenità.
Tenga a mente che il benessere mentale è una priorità, e trovare il professionista giusto può fare la differenza.
Qualora dovesse avere dubbi, domande, o perplessità, non esiti a contattarmi.
Un caro saluto, dott. Daniele D’Amico.
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