Salve, vorrei consultarmi con voi su un dubbio. Psicofarmaci si, psicofarmaci no. A dicembre causa t

20 risposte
Salve, vorrei consultarmi con voi su un dubbio. Psicofarmaci si, psicofarmaci no. A dicembre causa trauma (trauma con la madre di anni ed anni fa, riaffiorato) ho avuto degli attacchi di panico, ansia e depressione. Ancora ora. È stato talmente forte che nella fretta di far finire tutto ho consultato uno psichiatra perché ho subito pensato agli antidepressivi. Ovviamente ho anche pensato alla psicoterapia. Non solo ai farmaci. Una combo. Ora però anche se l'ansia, panico, depressione ci sono ancora, ho il dubbio di aver sbagliato percorso e che forse dovevo iniziare prima con una psicoterapeuta e poi forse gli psicofarmaci. Inoltre il fatto che lo psichiatra/psicoterapeuta mi abbia dato la cura e poi detto "ci vediamo tra 3 settimane" mi ha fatto pensare "ma come non iniziamo nel mentre anche la psicoterapia? Si limita ai farmaci?" Si è solo 1 mese e 1 settimana che prendo il bromazepam (10 gocce x 3 volte) e 3 giorni che prendo la sertralina, ma sto da schifo come prima, anzi sinceramente sto pure peggio in sti 3 giorni di sertralina. Temo che gli psicofarmaci (lo so, li ho cercati io) mi rendano dipendente negli anni, di non essere più io. E di non esser più capace a tirarmi su da sola. Odio le droghe e perdere il controllo. Non voglio passare la vita a prendere cose che mi modificano. Lo so, l'ho capito tardi. Ora sto cercando la psicoterapia che mi ispira di più tra comportamentale e relazionale (anche lo psicodramma mi ispira) e assolutamente voglio riprendere il training autogeno. Anche se avete troppi rami in psicoterapia...é un casino scegliere. LA DOMANDA È: sto pensando di smettere la sertralina (sono 3 gg che prendo 25 g....non rischio il rebound credo) e di calare a poco a poco il bromazepam. Stare male tanto sto cmq male e iniziare ste psicoterapia e levarmi sta rabbia di dosso con le mie forze, lucidamente. Noto che quando piango poi sto meglio....per un po'. Ma al contempo non so se solo quelle (psicoterapie) bastano o se è proprio che nel mio cervello c'è qualche scompenso chimico. Che ne pensate?
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, Innanzitutto mi dispiace molto per la situazione che descrive perché posso comprendere il disagio connesso. Sinceramente per ciò che concerne i farmaci Ritengo che sia maggiormente utile esporre qualsiasi dubbio al medico, figura professionale più competente in materia. Tenga conto per la letteratura scientifica è Concorde nel sostenere l'importanza della psicoterapia nel trattamento di tali problematiche Pertanto è fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente. Credo che un consulto con un terapeuta possa aiutarla ad identificare Quei pensieri rigiri e disfunzionali che mantengono la sintomatologia in atto impedendo Benessere desiderato.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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Dott.ssa Camilla Ballerini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Buonasera, per quanto riguarda i farmaci la via corretta è parlarne con lo psichiatra che la segue. Per quanto riguarda la psicoterapia invece il mio suggerimento è di iniziarla appena può. L'orientamento è importante ma fino ad un certo punto. La relazione che s'instaura con il terapeuta è la chiave reale per la cura. Importante è andare a fondo su cosa genera e mantiene i sintomi che descrive, e questo ha a che vedere con la sua unica e personale storia di vita passata e attuale. Se ha bisogno di comprendere meglio come lavoro può contattarmi per un confronto senza impegno.
Rimango a disposizione, anche online.
Dott.ssa Camilla Ballerini
Dott.ssa Alessia D'Angelo
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Milano
Buonasera, prima di tutto non credo che esista un punto giusto o sbagliato da cui partite. La terapia farmacologica va vista con una "stampella", come un supporto. Bisogna però dargli del tempo prima di vederne i benefici, inoltre potrebbe consultare il suo psichiatra di riferito se sente che questa terapia la disturba.
Mi sento di rassicurarla sul tema della dipendenza, la terapia farmacologica viene data come aiuto, non prevede (salvo casi particolari) che essa permanaga per il resto della vita. Anzi spesso poi nel momento in cui la situazione sarà riesco rientrata, lei il suo medico psichiatra e il terapista che la seguirà riterrete insieme che i tempi sono maturi per un riduzione, e poi una totale eliminazione della terapia.
Rimango a sua disposizione per qualsiasi necessità
Dott.ssa Alessia D’Angelo
Dott. Gianfranco Peragine
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Terapeuta
Grumo Appula
Salve. La scelta in merito alla riduzione e/o eliminazione della terapia farmacologica deve passare attraverso la consultazione con lo psichiatra di riferimento, presso il quale ha iniziato la terapia stessa. Farmaco che non deve essere inteso come principale artefice per la risoluzione della situazione ma come un sostegno momentaneo. D'altronde il farmaco allevia i sintomi ma da solo non risolve la situazione. Lei ha ben pensato, infatti, che è opportuno accompagnare la terapia farmacologica con un percorso di psicoterapia laddove, più che l'approccio, sarà importante la relazione terapeutica che instaurerà con il/la professionista e che Le consentirà di osservare più da vicino i processi mentali, emotivi e comportamentali che mette in atto e che risultano disfunzionali per il suo benessere. Resto a disposizione, anche online. Dott. Gianfranco Peragine.
Dr. Andrea Caso
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Piano di Sorrento
Salve, nel nostro corpo è tutto in relazione. una paura, rabbia, felicità etc. corrispondono anche ad una attivazione neurofisiologica. Le conseguenze di conflitti, profondi stati ansiogeni creano un attivazione del corpo attraverso la produzione di ormoni, neurotrasmettitori etc.. Questo per dirle che gli psicofarmaci hanno un ruolo di gestire gli stati emotivi, ansiogeni attraverso la regolazione dei trasmettitori e non come scrive di curare un disequilibrio a sè stante, del sistema cerebrale adibito alla emotività. Se sente di affrontare lucidamente i suoi vissuti emotivi è sempre meglio che ne parli con lo psichiatra, in quanto per molti farmaci è importante non interromperli bruscamente. Per il lavoro sul trauma sarebbe bene scegliere un giusto approccio che le permetta di affrontare il più direttamente possibile l'evento. Ci sono diverse tecniche mirate in tal senso, come l' I.S.T.D.P., l' E.M.D.R. o la psicoterapia senso-motoria. Probabilmente anche altre che non conosco, ma queste credo siano le più riconosciute. Se mi dice di dov'è posso provare a darle una mano nella scelta.
Dott.ssa Federica Di Censi
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Roma
Buonasera, comprendo il disagio del momento, deve essere dura. Le consiglierei di intraprendere una terapia cognitivo comportamentale evidence based (basata sulle evidenze scientifiche) e nello specifico con un terapeuta EMDR uno degli approcci più efficaci per rielaborare e superare eventi traumatici. Le linee guida ci dicono che per la sua problematica è molto efficace la combinazione di terapia farmacologica e psicoterapia per lavorare congiuntamente su aspetti diversi della stessa problematica e garantire massima efficacia.
In bocca al lupo
Dott.ssa Federica Di Censi
Dott.ssa Luciana Harari
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Buonasera , comprendo che sia pieno di dubbi ,considerando che sta ancora male.Le consiglierei di parlare con il suo psichiatra chiedendogli spiegazioni ,le terapie farmacologiche sono utili finché non migliorano i sintomi.Nel frattempo lei ha necessità di un rapporto più ravvicinato ed un interlocutore che comprenda il significato del suo malessere attuale.Si rivolga ad un terapeuta con cui stabilire un buon rapporto , indipendentemente dalla orientamento.Un caro augurio Dottssa Luciana Harari
Dott.ssa Katarina Faggionato
Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Vicenza
Buonasera, per valutare in modo responsabile la necessità o meno dei farmaci è importante avere un colloquio con Lei. Il medico che Le ha prescritto la terapia avrà valutato la Sua situazione. Per qualsiasi dubbio, come Le suggeriscono anche i colleghi, la cosa migliore è parlarne direttamente con lui. Non si faccia problemi se pensa di aver cambiato idea o se ha qualche preoccupazione. Ha diritto di chiedere delucidazioni, ci mancherebbe. Le avrà spiegato lo psichiatra che gli antidepressivi non agiscono subito, ma solo dopo un po' di tempo e che questo tipo di terapia normalmente si protrae per alcuni mesi. Può essere diverso per l'ansiolitico. Ma la situazione va appunto valutata con chi Le ha prescritto i farmaci. Per quanto riguarda la psicoterapia, Le consiglierei di intraprenderla al più presto, visto che le difficoltà permangono. Prima si inizia e prima ci si può aspettare di raggiungere gli obiettivi desiderati. Ha ragione che ci sono diversi approcci e non è facile capire come funzionano. Ma forse la cosa migliore è cercare tra i professionisti chi intuitivamente Le ispira fiducia oppure può farsi consigliare da qualcuno di Sua conoscenza, se se la sente. La terapia farmacologica e la psicoterapia possono anche funzionare bene insieme. Per esempio per la depressione medio grave le linee guida consigliano di abbinarle. Questo perché la ricerca ci dice che la combinazione di psicoterapia e di terapia farmacologica in questo caso permette di raggiungere risultati migliori rispetto a ciascuna terapia da sola. Riassumendo direi di cercare uno psicoterapeuta per fare un primo colloquio conoscitivo per capire se si sente a Suo agio e se il tipo di terapia proposta fa per Lei. Allo stesso tempo potrebbe contattare il medico che Le ha prescritto i farmaci ed esporre i Suoi dubbi. Oppure aspetta e prima inizia la psicoterapia. A volte siamo noi psicoterapeuti che inviamo i nostri pazienti a fare anche una consulenza psichiatrica, quando pensiamo possano avere bisogno anche di un supporto farmacologico. Una terapia mirata non Le farà perdere il controllo né La renderà dipendente, di questo non si preoccupi. In bocca al lupo per il Suo percorso. Dott.ssa Katarina Faggionato
Dott.ssa Annamaria Poletti
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Buongiorno, capisco il suo dilemma sull'utilizzo degli psicofarmaci e il desiderio di poterne fare a meno, tuttavia sull'utilizzo dei farmaci è corretto fare riferimento e affidarsi allo psichiatra che la segue. Si confidi con lui anche in merito alle paure che ha rispetto all'utilizzo. Rispetto alla psicoterapia, le consiglio di intraprenderla appena può, al di là delle diverse specializzazioni dei terapeuti si dia l'occasione di iniziare e incontrare qualcuno, l'aspetto fondamentale sarà il rapporto di fiducia che creerà con il terapeuta per avere uno spazio riservato, sicuro e accogliente in cui poter affrontare tutti i temi a lei cari che necessitano di essere approfonditi ed elaborati.
Dr. Massimo Mestroni
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Trieste
Buonasera, già diversi l'hanno suggerito, e cioè per quanto riguarda la sospensione del farmaci, ne parli con il medico che li ha prescritti, anche se ha già iniziato a scalarli per conto suo. Inoltre concordo con l'idea che un farmaco serva a tamponare e a supportare, e concordo con il suggerimento di iniziare una psicoterapia; spesso la combinazione tra psicoterapia e farmacoterapia rappresenta un percorso consigliabile. Per quanto riguarda i dubbi sui farmaci, pur rientrando nel gruppo delle sostanze psicoattive, gli psicofarmaci prescritti non hanno un effetto simile alle cosiddette "droghe pesanti", per cui ritorno al consiglio già espressole, cioè ne parli col medico prescrivente, precisando che ad ogni modo farmaci o psicoterapie, seppur tramite canali diversi, coinvolgono entrambi aspetti psicobiologici, come qualunque pensiero, qualunque percezione, qualunque emozione, ecc.. Inoltre, poiché orientarsi nella "selva oscura" dei sempre più numerosi orientamenti psicoterapici risulta francamente impegnativo soprattutto per i non addetti ai lavori, concordo pure con il suggerimento di affidarsi ad un certo intuito, poiché in ogni caso si tratta di relazioni, seppur terapeutiche, e in una relazione, magari dopo un primo momento di adattamento, nell'insieme bisogna "sentirsi" a proprio agio.
Un'ultima cosa, la rabbia, la tristezza, sono emozioni che non sono per forza fini a se stesse, ma probabilmente le stanno raccontando di un bisogno di cambiamento, che potrà essere compreso e si spera soddisfatto attraverso una psicoterapia.
Cordialmente.
Massimo Mestroni
Dott. Valerio Mura
Psicoterapeuta, Psicologo
Roma
Buongiorno, la terapia farmacologica serve per alleviare i sintomi e il malessere, e poter affrontare meglio una psicoterapia. Le consiglio di rivolgersi al più presto al suo psichiatra per perfezionare la terapia. Allo stesso tempo cerchi uno psicoterapeuta vicino casa e inizi un percorso di psicoterapia. Solo dopo che inizierà a sentirsi meglio si potrà rivedere la terapia farmacologica con lo psichiatra e iniziare a diminuirla fino a eliminarla. Un caro saluto, Dott. Valerio Mura
Dott.ssa Laura Tavano
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Chieri
Gentile Utente, prima di modificare la cura farmacologica è indispensabile che lei senta lo psichiatra; in questo ambito, il "fai da te" può solo peggiorare la situazione. Per quanto riguarda la sertralina è assolutamente normale che dopo 3 giorni lei non veda cambiamenti, come è normale che nei primi giorni di assunzione ci siano effetti collaterali indesiderati che poi comunque di norma non perdurano nel tempo. Gli psicofarmaci sono utili per alleggerire quei sintomi che renderebbero difficile portare avanti con costanza e in modo fluido la psicoterapia.
Cordiali Saluti dott.ssa Laura Tavano
Prof. Antonio Popolizio
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, l'utilizzo di farmaci adatti al momento particolare deve essere vissuto con serenità perché sono un validissimo strumento per affrontare nell'immediato il problema e alleviare il disagio. Tuttavia, superata la prima fase di sostegno farmacologico, le consiglio vivamente di iniziare anche un percorso terapeutico per risolvere definitivamente i problemi di ansia e attacchi di panico in modo tale da risolvere la sua paura di dover prendere medicinali simili per tutta la vita. Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio
Dott.ssa Manuela Di Iorio
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Gentile Utente di MioDottore, il bisogno di controllare il farmaco e la psicoterapia (scegliendo un orientamento piuttosto che un altro) è esso stesso sintomo di ansia. Agire da solo nella sospensione del farmaco o nella scelta della terapia adeguata sono attività di controllo dell'ansia, che necessita invece di cure specialistiche adeguate. Pertanto si affidi al suo Medico Psichiatra che saprà indicarle la giusta terapia farmacologica ed uno Specialista in psicoterapia adeguato. Resto a disposizione, dr.ssa M. Di Iorio.
Dott.ssa Isabella Lobera
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Senago
Buongiorno, descrive una situazione piuttosto complessa e capisco il disagio che prova.
Mi sembra ci siano numerosi fattori in campo. Innanizutto ci tengo a rimandarle che non credo abbia fatto una scelta "affrettata" andando dallo psichiatra..probabilmente in quel momento, in base a quanto stava male, ha valutato fosse la soluzione migliore per lei. E' positivo il fatto che subito dopo lei abbia iniziato a considerare la possibilità di intraprendere una psicoterapia. Io sono dell'idea che, in alcune situazioni, farmaci e terapia psicologica insieme funzionino molto bene. Ovviamente bisogna valutare caso per caso la soluzione migliore, e per gli aspetti farmacologici deve parlarne col medico.
Le consiglio quindi, prima di interrompere la terapia farmacologica appena iniziata, di scegliere un terapeuta che le ispiri fiducia, fare qualche colloquio e confrontarsi anche con lui/lei sulla questione farmaci. Dopo di che, capirete insieme qual è il percorso migliore per lei e con flessibilità potrete rivederlo di volta in volta.
Resto a disposizione per eventuali chiarimenti.
Un caro saluto!
Dott. Emiliano Perulli
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Lecce
Buongiorno,
riguardo la terapia farmacologica, è opportuno consultarsi con lo specialista che la segue prima di prendere decisioni in merito.
E' molto positivo il fatto che lei stia considerando la possibilità di intraprendere un percorso psicoterapeutico: è ormai scientificamente assodato come si ottengano risultati migliori affiancando alla terapia farmacologica, la psicoterapia.
Cordialmente, EP
Dr. Michele Scala
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Padova
Buongiorno, la sua riflessione è comprensibile, in quanto la gestione di un trauma e dei sintomi psicologici che ne derivano è complessa e spesso richiede un approccio integrato. La terapia psicologica breve strategica potrebbe essere un valido aiuto per affrontare la sua rabbia e i conflitti emotivi, lavorando sull’elaborazione dei traumi e su come questi influenzano il suo presente. In relazione ai farmaci, è importante sottolineare che la psicoterapia può essere molto utile nel lungo termine, ma a volte l'assunzione di psicofarmaci è necessaria per supportare il paziente nei momenti di crisi acuta. Tuttavia, la decisione di continuare o sospendere i farmaci deve essere presa insieme al medico psichiatra, che valuterà la situazione e l'eventuale rischio di sospensione. Sospendere o ridurre il bromazepam senza un monitoraggio adeguato potrebbe portare a effetti indesiderati, pertanto è fondamentale farlo sotto supervisione. In ogni caso, una psicoterapia mirata potrebbe essere l'opzione ideale per aiutarla a risolvere le cause profonde dei suoi sintomi.
Dott.ssa Gloria Giordano
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Napoli
Ciao! È comprensibile che tu stia vivendo un momento di grande confusione e preoccupazione. È importante sapere che non sei sola in questo e che molte persone si trovano a dover affrontare scelte simili.

La tua riflessione sulla combinazione di psicofarmaci e psicoterapia è molto valida. Spesso, un approccio integrato può essere utile, poiché i farmaci possono aiutare a gestire i sintomi più intensi, mentre la psicoterapia può fornire gli strumenti necessari per affrontare le cause profonde e sviluppare strategie di coping a lungo termine.
È normale avere dubbi sui farmaci, specialmente se hai paura di diventare dipendente o di perdere il controllo. È importante discutere queste preoccupazioni con il tuo psichiatra, che può offrirti una visione più chiara sui benefici e sui rischi dei farmaci che stai assumendo. Ricorda che non è raro che ci voglia del tempo prima di notare un miglioramento significativo con gli antidepressivi, e che gli effetti collaterali iniziali possono essere comuni.
Se senti che la psicoterapia è la strada che vuoi intraprendere, è un ottimo passo. La terapia può aiutarti a esplorare le tue emozioni, a lavorare sul trauma e a sviluppare strategie per affrontare l'ansia e la depressione. È anche vero che, con il supporto di un professionista, potresti essere in grado di ridurre gradualmente i farmaci, se e quando sarà appropriato.
Ti consiglio di non prendere decisioni affrettate riguardo alla sospensione dei farmaci senza prima parlarne con il tuo medico. Ogni cambiamento nel trattamento deve essere fatto con cautela e sotto supervisione. La tua salute mentale è importante, e avere un professionista al tuo fianco può fare una grande differenza.
Infine, è bello sapere che stai cercando di riprendere il training autogeno e di esplorare diverse forme di psicoterapia. Ogni percorso è unico, e trovare ciò che funziona meglio per te richiede tempo e pazienza. Continua a prenderti cura di te e a cercare il supporto di cui hai bisogno. Se hai altre domande o dubbi, sono qui per aiutarti!
Dr. Alessio Aloi
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Roma
gentile utente,
le sue domande sono tutte di senso e importanti.
- Le consiglierei, in primis, di non interrompere da solo la terapia farmacologica, ma di proseguirla per almeno25-30 giorni e successivamente, se ritiene ancora di volerla concludere, parlarne con il suo psichiatra per concordare i tempi dello scalaggio dei farmaci. Non si preoccupi del rischio di dipendenza dai farmaci al momento (poiché può esserci dopo una terapia ben più lunga), ma dei rischi collegati all'interruzione di una terapia farmacologica.
- chieda al suo psichiatra di intraprendere una psicoterapia con lui a frequenza mono o bisettimanale oppure gli comunichi che ne vuole iniziare una con un'altro/a professionista terapeuta. Vedrà che il suo psichiatra sarà sicuramente d'accordo.
- Non si preoccupi troppo degli orientamenti teorici, che si sono troppi, ma non sono così discriminanti sull'esito di un lavoro terapeutico quanto piuttosto lo sono l'esperienza del professionista, il suo livello di empatia, il livello dei suoi studi e, perché no, anche i feedback dei suoi pazienti.
La sua scelta di intraprendere una psicoterapia è sicuramente giusta, insieme ad un primo approccio farmacologico, e vedrà insieme ai professionisti che sceglierà nei prossimi uno/due mesi come proseguire con i farmaci.
Saluti
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Salve, il bisogno di sentirsi lucida e autonoma è legittimo e il timore che i farmaci possano “modificarla” è una preoccupazione frequente. Tuttavia, nelle prime settimane è normale sentirsi anche peggio: per questo ogni decisione su modifiche o interruzioni va presa esclusivamente con lo psichiatra. Detto ciò, integrare subito un percorso con uno psicologo psicoterapeuta è fondamentale, soprattutto se sente che il solo approccio farmacologico non basta. La psicoterapia può aiutarla a dare senso al dolore che sta vivendo. Approcci come quello relazionale o lo psicodramma lavorano proprio sulla rielaborazione dei legami e dei vissuti traumatici, mentre discipline come la psicoterapia umanistica o la bioenergetica permettono di ritrovare connessione emotiva e sciogliere le tensioni corporee. Il training autogeno, come la Mindfulness, può offrirle sollievo nel breve termine, ma senza sostituire il lavoro più profondo. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli

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