Salve, sono Martina e ho 24 anni, da un’anno circa soffro di depersonalizzazione e vorrei capire se

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Salve, sono Martina e ho 24 anni, da un’anno circa soffro di depersonalizzazione e vorrei capire se esista una cura efficace per uscirne. Tutto è cominciato dopo un attacco di panico che all’inizio pensavo fosse un collasso ma il giorno dopo ne sono susseguiti altri e ho iniziato ad avere varie sintomatologie, tachicardia, tremori, sensazioni di calore improvvise, a volte vertigini e ho iniziato a vedermi diversa, a preoccuparmi di ogni minimo sintomo fisico, come se tutto mi sembrasse strano, diverso e anche quando mi guardavo sapevo di essere io ma c’era qualcosa di estraneo in me e tutto questo mi ha letteralmente sconvolta, non sapevo cosa mi stesse succedendo, provavo costantemente una sensazione fisica interna che sembrava angoscia ma non riuscivo a capirla, a riconoscerla come normale, era logorante e mi accompagnava costantemente così ho iniziato a chiudermi, a non fare più nulla ed ero letteralmente bloccata dal terrore di quello che mi stava succedendo, di colpo tutta la mia vita era semplicemente cambiata e io ne stavo subendo le conseguenze senza sapere come affrontare la cosa, come uscirne e tutto ció mi faceva sentire impotente e persa. La mia famiglia mi è sempre stata vicina ma è difficile capire cosa stia succedendo ad una persona quando certe cose non si provano personalmente ed io non sapevo nemmeno cosa farmi capire, come descrivere quello che mi stava accadendo, era tutto così confuso e mi sembrava di vivere un incubo. Credo di essere entrata in uno stato depressivo nel corso dei mesi perchè non risolvevo la cosa e continuavo a stare male, anche fisicamente percepivo dolori continui, mal di testa, non riuscivo a dormire e non riposavo, ero in totale stato confusionale e niente distoglieva la mia attenzione da quello che mi stava succedendo perchè dovevo capire, volevo uscirne e allora ho iniziato ad informarmi, a leggere su internet per trovare delle risposte e so che sia un metodo sbagliato ma è facile dirlo sa fuori quando certe cose non si provano. In certi casi sei semplicemente disperato e ogni cosa ti sembra un possibile spiraglio e allora mi sono appellata alla mia intelligenza ed ho iniziato ad indagare, consapevole che avrei trovato tutto o niente ma che comunque mi sarei impegnata a discriminare e selezionare, senza dar peso ad ogni cosa che leggessi così da non suggestionarmi troppo ed eccomi qui, è passato appena un anno e io ho imparato a conoscere quello che mi è successo, o perlomeno credo mi sia successo e ho capito anche come meglio prendergli le misure, come reagire ad esso ed arginare il problema piuttosto che alimentarlo con cattive abitudini o chiudendomi in me stessa come ho fatto prima. Oggi cerco di convivere con tutto quello che mi è successo e anche se il peggio sembra essere passato e mi sono riappropriata di tutta la mia vita o quasi, a piccole dosi, mi porto dentro le cicatrici di quanto successo e non credo di aver metabolizzato in modo funzionale tutto quello che ho sofferto in questi mesi, sopratutto credo di aver sofferto così tanto da bloccare ad un certo punto tutte le mie emozioni, è come se, adesso che la tempesta è passata, io sia completamente anestetizzata, come se fossi un automa, ho ancora la mia vita di prima ma io non sono più quella di prima, so esattamente cosa dovrei provare, cosa mi susciterebbe emozione, ma non provo niente ed è davvero strano tutto questo per me che sono sempre stata una ragazza empatica e sensibile, anche molto ansiosa, forse troppo e vorrei tirare le somme di tutto quello che mi è successo, capire cosa é stato, perchè e se c’entra l’ansia in tutto questo, se ho possibilitá di tornare ad essere me stessa e di nuovo felice, serena o se devo far pace con l’idea che dovró convivere con quello che mi succede ancora per chissá quanto tempo. Mi scuso per essermi dilungata ma non avrei saputo spiegare diversamente la mia situazione in modo da farmi capire con chiarezza e grazie del tempo che mi dedicherete. Cordiali saluti
Cara Martina, emerge una grande angoscia da ciò che scrivi e posso solo immaginare quanto sia stato difficile per te tutto questo. Da queste "poche" informazioni non voglio indovinare diagnosi e credo che a questo punto non sia neanche così importante trovare un'etichetta. Quello che però mi ha colpito sono le tue grandi capacità di resilienza: hai dimostrato a te stessa di avere delle ottime risorse a cui aggrapparti nel momento del bisogno e, in un modo o nell'altro, sei uscita dall'occhio del ciclone. Quindi brava! Mi pare di capire però che ora stai navigando a vista e nella nebbia, per cui forse un aiuto professionale potrebbe esserti d'aiuto. Mi permetto di consigliarti di prendere in considerazione una psicoterapia con la tecnica EMDR, specifica nell'elaborazione degli eventi traumatici e degli stati dissociativi.

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Cara Martina, nel dire innanzitutto che sei stata coraggiosa ad affrontare tutto questo da sola devo anche sottolineare quanto importante e utile sarebbe stato, ma soprattutto è, rivolgersi ad uno specialista di tale disturbo. Sei stata brava ma ora lo devi essere di più, rivolgerti ad un esperto con cui esaminare dettagliatamente il tuo stato e affrontalo insieme a lui. Informati presso il presidio asl locale per una consulenza psicologica.
Un forte attacco di panico si, comporta un vissuto di depersonalizzazione ma i due stati vanno esaminati in contemporanea e curati con strumenti più specifici che solo un esperto in psicologia o in psichiatria possiede.
So bene che spesso chi pone quesiti, come te, vorrebbe sentire risposte "diverse" o pillole di cura ma credimi è la miglior risposta che possa darti.
Cordiali saluti
Buongiorno, dalla descrizione che ha fatto si può fare diagnosi di stato ansioso depressivo, il quale è in via di attenuazione; per allontanare il malessere residuo potrebbe giovarsi di una cura farmacologica somministrata da uno psichiatra.
Resto a disposizione e la saluto cordialmente, Maurizio Luppi.
Buonasera. Leggendo la sua descrizione mi sembra di sentire il pathos dell'Odissea, ma ricordiamo che anche Ulisse ebbe uomini fidati al suo fianco. Concordo con i colleghi rispetto alla possibilità di essere aiutata, proprio perché è molto giovane, queste dinamiche nel corso della vita possono rappresentare delle trappole e quindi perché rischiare? Non sappiamo cosa abbia scatenato la sua situazione, quale sia il suo schema di funzionamento, anche se di base lei dice di essere stata tendenzialmente ansiosa anche prima. Accedere a se stessa attraverso delle chiavi condivise con un esperto può essere un modo per rispondersi
Salve, come scrivono i miei colleghi, effettivamente sarebbe stato utile che lei nella sua domanda avesse scritto più informazioni su di sè, specialmente quando è insorto il sintomo e cosa stava succedendo in quel periodo della sua vita. Lei è stata brava a reagire e cercare di risolvere i suoi problemi da sola, ma data la sua giovane età sarebbe bene che lei si rivolgesse ad uno psicoterapeuta, per farsi aiutare e riuscire a capire cosa le sta succedendo, la saluto cordialmente, dott. Eugenia Cardilli
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Cara Martina gli attacchi di panico mettono tanta paura ma per fortuna si possono risolvere. Cerca di intraprendere un percorso di psicoterapia al più presto perché capisco quanto sia brutto stare con questo malessere. Un saluto
I sintomi di depersonalizzazione, di essere fuori dal proprio corpo, perdere il controllo, paura di impazzire, confusione, ansia, panico, sono tutti riconducibili alla reazione ad un trauma o ad una serie di eventi traumatici che diventano una somma che, ad un certo punto, non sono più sopportabili dalla persona che vive una sensazione molto angosciante di rottura del senso di sé. E' come se si potessero riconoscere due periodi, quello prima e quello dopo il trauma.
Se la mia ipotesi è corretta, la posso rassicurare sulla possibilità di pieno recupero. Si rivolga ad un bravo psicoterapeuta della sua zona e sicuramente ne avrà un grande giovamento.
Ciao Martina da quello che scrivi nella tua lunga lettera mi sembra di capire che hai sofferto di attacchi di panico. Avevi paura che quella sensazione si ripetesse e facevi di tutto per evitare che ciò accadesse. Hai in un certo senso instaurato un meccanismo di paura di aver paura. Sei stata molto forte e residente nell impegnarti a volerne uscire da sola, hai anche superato il meccanismo dell eccitamento, però adesso ti senti come anestetizzata, non provi emozioni, questo perché ti fanno paura e stai proprio provando la paura di vivere emotivamente, come ti dicevo prima la paura della paura. Quello che posso suggerirti come hanno già fatto i miei colleghi è di affidarsi ad un esperto che possa aiutarti ad entrare in contatto con quelle emozioni che ti fanno tanto paura ed a elaborare in modo che possa ricominciare a dialogare con la tua parte emotiva senza averne paura. Spero di esserti stata utile e per qualunque domanda sono a tua disposizione.
Cara Martina, hai sicuramente passato un periodo difficile e la tue mente ha cercato delle strategie per difendersi da tutto ciò e dalla grande sofferenza che ne consegue. Sei stata seguita da uno psichiatra? Il suggerimento è quello di farti aiutare da un professionista ad elaborare e superare quanto accaduto. Un caro saluto
Salve, lei ha davvero attraversato momenti difficili, ora sembra arrivata ad un punto in cui ha le risorse per elaborare e superare le sue difficoltà emotive. Mi associo con gran parte dei miei colleghi suggerendole di affidarsi ad uno specialista Psicoterapeuta con cui fare il punto della situazione ed elaborare un programma di crescita ed evoluzione. Cordiali Saluti.
Buonasera Martina,
le rimando il suo coraggio nell'iniziare a chiedere aiuto, anche qui.
Un percorso di psicoterapia può esserle utile a comprendere quali sono le radici dei sintomi che ha vissuto, in modo da comprenderle, affrontarle e superarle.
I miei migliori auguri di buona vita.

Cordialmente
Salve Martina vivere a 24 anni questa esperienza è davvero difficile, poche certezze, instabilità sintomatologica. Mi auguro lei abbia pensato di rivolgersi ad uno specialista, immagino consigliata dai suoi genitori, che da quanto racconta le sono molto vicini.
In casi simili al suo se ben trattati i sintomi possono andare in remissione totale.
Ci faccia sapere
Buonasera, è vero che si sente molta angoscia e solitudine nelle sue parole, ma anche capacità di analizzarsi e desiderio di farsi capire e “raggiungere” dal mondo esterno, che le sembra così distante. Non si rassegni a stare così, vada da uno psichiatra che possa inquadrarla correttamente ed inizi anche un percorso psicoterapico che la aiuti a dare un senso a questi vissuti.
In bocca al lupo
Marta Calderaro
Buongiorno Martina,
mi spiace per la sua situazione. Da quanto scritto è chiaro che c'è la necessità, se non addirittura l'urgenza di rivolgersi ad uno psicologo per poter stare meglio.
Non esiti a farlo.
dott Tealdi
cara Martina non so quanto tempo sia passato dalla sua bella lettera ..come si sei sentita dopo averla scritta? il narrare di se spesso ha valenza terapeutica, e il leggere le risposte precedenti possono aver creato delle ancore...delle interazioni

un percorso terapeutico per uscire da questa situazione è fortemente auspicabile ....
Convivere con certe sensazioni? Assolutamente no! La depersonalizzazione è un sintomo dell'ansia e non va è possibile pensare di conviverci.
Le consiglio vivamente di rivolgersi a un collega per iniziare una psicoterapia meglio se a indirizzo cognitivo-comportamentale.
Resto a sua disposizione per ulteriori chiarimenti.
La saluto
Salvatore De Costanzo
Carissima Martina, lei ha seguito una strada, forse quella che l'ha sempre accompagnata in tutta la sua vita: la razionalità. E' una scelta che ha trovato innanzitutto congeniale al suo modo di essere, per questo era rassicurante e poi era funzionale ad alleviare la sua sofferenza, anestetizzandola. Forse ha anestetizzato se stessa. Ha provato a chiedersi se questi sintomi non volessero dirle qualcosa? Per saperlo bisogna entrare in contatto con essi e non metterci un coperchio sopra. Ma questo non può farlo da sola.
La scelta migliore che può operare è quella di seguire un percorso psicoterapeutico.
Mi viene in mente un libro : La chiamata del Daimon di Aldo Carotenuto.
Se vuole lo legga, ma non cerchi in questo libro, in internet o in un blog la sua risposta.

Cara Martina da quanto scrivi penso che per te è arrivato il momento di dare parole e immagini ell'evento traumatico,in fondo dentro di te sin da quando hai cominciato ad avere quelle percezioni perturbanti è maturata contemporaneamente la voglia di capire e di fare luce su quanto ti è accaduto.
Questo evidenzia la carica di energia interiore di cui sei dotata e la capacità di andare oltre i tuoi timori per integrare nel tuo processo evolutivo un'esperienza che da limite può diventare risorsa. Se te lo permetti,dietro la paura puoi trovare il coraggio di fare quello che davvero vuoi.
Tutto questo può avvenire all'interno di un percorso psicoterapeutico strutturato in cui il tuo vissuto trova accoglienza e diventa narrazione.
Salve Martina, non mi dilungo a scrivere cose magari già ampiamente spiegate dai miei colleghi. Le auguro di riprendere le fila di un discorso, coraggiosamente iniziato con le sue forze, con l’aiuto di uno psicoterapeuta che possa entrare nel suo delicato e fragile mondo per renderlo un posto sereno e pieno di emozioni. Le auguro di ritrovare la sicurezza di rimettersi in gioco senza paura. Buona serata
Salve Martina, di certo la situazione che vivi è molto complessa e articolata e l'angoscia e le sensazioni che senti andrebbero esplorate più approfonditamente all'interno di un colloquio psicologico. Non credo tu abbia bisogno di etichette ma di comprendere a fondo la tua angoscia e tentare di poterla affrontare. Sono a disposizione nel caso ne sentissi la necessità.
Un saluto. Dott.ssa Di Giovanni

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