Salve, mia figlia sta seguendo un percorso di psicoterapia da circa tre mesi, all'inizio ci aveva de

15 risposte
Salve, mia figlia sta seguendo un percorso di psicoterapia da circa tre mesi, all'inizio ci aveva detto che aveva bisogno della psicoterapia perché studiando medicina aveva accumulato troppa ansia. Adesso non abbiamo più un dialogo, ha lasciato il ragazzo, non sta più studiando e non vuole avere contatti con noi genitori. Prima era una ragazza solare, raccontava tutto delle sue cose ed era molto aperta. Le ho chiesto di poter parlare con la psicologa per avere qualche consiglio ma lei è assolutamente contraria. Ora mi chiedo non abbiamo capito mai nostra figlia fino ad oggi che ha 23 anni? È brutto da dire ma io ho il dubbio che questa psicologa non sia un granché. È possibile che all'improvviso mia figlia sia diventata un'altra persona? Temo che continuando così andrà sempre peggio. Grazie
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Credo innanzitutto che sia importante che voi possiate instaurare un dialogo schietto e sincero mediante il quale poter condividere pensieri e vissuti emotivi circa la situazione da lei riportata al fine di trovare soluzioni che possano soddisfare le esigenze di tutti. Stia solo molto accorta nel non far sentire la ragazza invasa dalle vostre preoccupazioni altrimenti il rischio è che si chiuda ancora più in se stessa
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Cordialmente, dott FDL

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Gentile Utente, capisco la sua preoccupazione di genitore, osservare segnali di malessere in un figlio ma esserne tagliati fuori è difficile, punto. Non so quali siano le ragioni di questo cambiamento in sua figlia, nè cosa motivi questa chiusura, ma a naso sembra che la ragazza desideri preservare l’intimità dello spazio terapeutico. Essendo maggiorenne può esigerlo, e la psicologa deve rispettarlo. La ragazza vi sta chiedendo in qualche modo spazio e distanza, e tutto sta a capire come aiutarla a capire che lo rispetterà ma desidera non essere espulsa. In pratica è importante capire come ascoltare e trattare la sua chiusura e per farlo le suggerirei di rivolgersi a sua volta a uno psicologo. Il rifiuto non lascia comodo nessuno, ma il rischio è quello di iniziare un braccio di ferro sfiancante per entrambe le parti. Un caro saluto
Gentile signora
immagino che nella sua preoccupazione, avendo colto anche una concomitanza temporale tra certi comportamenti di sua figlia che la preoccupano ed il suo andare da un professionista, lei possa nutrire sfiducia verso la psicologa di sua figlia. Ma,come scrivono anche i colleghi,credo sia importante che sua figlia abbia uno spazio solo per lei in una relazione terapeutica: non sappiamo cosa stia attraversando sua figlia,ed il processo che la coinvolge in termini evolutivi come giovane adulta; se continua ad andare dalla collega è probabile abbia una relazione di fiducia con lei.
Si tratta allora di aspettare, di sostare, sapendo che non è facile,certo, ma peggio sarebbe risultare intrusivi.
Cordialmente
dott.ssa Nicoletta Balestra
psicologa e psicoterapeuta ad orientamento psicodinamico

Buongiorno, mi dispiace per il disagio che sta vivendo. Quando una persona va in terapia spesso inizia a mettere in discussione ciò che fino a prima era un dato di fatto. Si prende consapevolezza di alcune dinamiche ed è quasi fisiologico attuare dei cambiamenti, soprattutto se non si era in contatto con se stessi, se non si stavano seguendo i propri bisogni, bensì quelli di altri. Probabilmente sua figlia sta attraversando una crisi, in cui cerca di identificarsi con sé stessa, di sintonizzarsi. Lo spazio terapeutico viene custodito gelosamente, è giusto rispettarla.
Io consiglierei di lasciare che trovi se stessa, le crisi sono momenti di crescita, attraversarle aiuta a riscoprirsi, a crescere. È importante supportarla in modo discreto ed accettare questo passaggio.
Un saluto
Claudia m
Gentilissima, grazie per la condivisione innanzitutto. Comprendo la situazione che descrive; talvolta quando una persona a noi vicina intraprende un percorso terapeutico capita che questa diventi ai nostri occhi "irriconoscibile", in quanto inizia a lavorare su se stessa e su aspetti che prima non erano riconosciuti. Potrebbe essere normale questa fase, provi a parlare direttamente con sua figlia, per comprendere meglio come si sente!
cordialmente
AV
Gent.ma, pur non potendo entrare nel merito della specifica situazione, i motivi per cui sua figlia ha deciso di iniziare una psicoterapia possono essere tanti: spesso non sono neanche immediatamente consapevoli. Ad ogni modo, ha iniziato la psicoterapia da così poco tempo che pare poco probabile che i cambiamenti che lei rileva siano l’esito del lavoro svolto: più probabilmente, il cambiamento che ora vede potrebbe essere manifestazione di qualche forma di disagio per il quale ha chiesto aiuto. Certamente non è possibile ottenere informazioni dallo specialista se sua figlia non intende dare un consenso: anche questa scelta ha però un senso. Tuttavia, se desidera comprendere meglio i suoi dubbi e il suo rapporto con la figlia, può chiedere per sé stessa una consultazione con un diverso specialista che possa aiutarla. SG
Gentilissimo, capisco le sue preoccupazioni dettate dall'amore e dalla precedente visione di sua figlia; c'è da dire però che sua figlia ha iniziato da poco un importante percorso che la muove e la muoverà ad un cambiamento che non sempre è/sarà lineare e che apre a momenti di crisi, spesso difficili da accogliere anche da chi le è vicino. Le risposte positive non tarderanno a manifestarsi, ma nel frattempo inviterei a rispettare lo spazio di condivisione scelto da sua figlia con la professionista e a volerle continuare a fornire sostegno quando richiestovi. Come genitori, se la fase di transizione diventa eccessivamente pesante, suggerisco un supporto così che sostenendo voi, riusciate a sostenere lei in questo importante viaggio di incontro con se stessa.
La mia più grande comprensione
Saluti

Liza Bottacin
Gentile signora, comprendo la sua preoccupazione per il benessere di sua figlia e mi associo ai colleghi precedenti nel sottolineare l'importanza di rispettare le richieste di riservatezza, fatte da sua figlia, ai fini di una buona gestione del rapporto genitore-figlio. Da ciò che scrive, si evince la richiesta implicita di essere rassicurata su più fronti e per questo le suggerisco di cercare un suo spazio personale terapeutico, in cui sciogliere i suoi dubbi e rafforzarsi nel dare fiducia a sua figlia. Le auguro di riuscirci presto!
Buonasera.
Sua figlia sta scardinando un modo di essere cristallizzato per trovare una strada. E questo percorso spesso produce cocci e vetri rotti. Se per lei questo questo potrebbe essere il "peggio", per sua figlia può essere la ricerca di una definizione personale imprescindibile per il suo sviluppo personale
Da terapeuta che lavora spesso con giovani adulti e adolescenti, la rassicuro dicendole che molto spesso i genitori provano questo senso di straniamento e preoccupazione alle prime trasformazioni dei figli in psicoterapia. E le reazioni sono sempre diverse.
Lasci tempo, spazio e fiducia. Sicuramente la collega sa quello che fa e, riguardo al confronto diretto con la terapeuta, se sua figlia non è d'accordo, evidentemente quello spazio intimo deve rimanere suo in modo esclusivo (e lo è di diritto).
Riguardo lei, le do un consiglio: non la giudichi in questa nuova forma che ha preso. Se si sente abbastanza serena per farlo, le parli dei suoi sentimenti in relazione a questa situazione, con amorevole attitudine.
Resto a disposizione, se le serve un confronto a riguardo.
Gentile Signora, si domanda un percorso a uno psicoterapeuta molto spesso quando si sente un’emergenza tale da non poter più sopportare di far fronte ad esso da soli, un’ansia tale da sentirla incontenibile, un disagio fonte di ulteriori problemi. Il malessere necessita un confronto, un ridimensionamento, una ricostruzione, un filo che aiuti a vedere come collocarlo nella propria storia. Questo si può fare con un aiuto esterno alla famiglia, dato il coinvolgimento – come naturale che avvenga – nel contesto familiare, poiché ci sono gli affetti, le emozioni, il desiderio che un figlio stia bene, il desiderio di comprenderlo, la domanda di aprirsi. Che un figlio, soprattutto dopo l’adolescenza, non sempre riesce ad assecondare, poiché si domanda, durante il suo percorso di crescita, se sta bene con le scelte maturate, se sente discrepanze. Non preoccupatevi troppo del distacco, di solito è parte di una fase di conoscenza verso se stessi, dunque necessario per vedersi con i propri occhi.
Sua figlia non è diventata un’altra persona, è, un’altra persona. Si manifesterà nel suo cambiamento, nella sua espressione di sé, nelle sue scelte, necessità, bisogni, spazi. Importante sostenerla, in tutto questo. Nel suo scegliere diverso da ciò che sentiva forse non più sostenibile. Naturalmente ogni cosa va contestualizzata, con questi elementi che lei ci fornisce, nel ciclo di vita e nelle questioni sintomatiche che vanno a presentarsi, si coglie un cambiamento, che sia inizialmente chiusura o altro, un distacco apparente, ma appunto apparente, in attesa di qualcosa che vostra figlia sentirà più soggettivo verso se stessa.
Cordialmente
Dott.ssa M. Gorini
Salve, comprensibile il suo disorientamento verso comportamenti fino a oggi sconosciuti di sua figlia ma lasci che il percorso terapeutico abbia il suo corso. Analizzi sua figlia e controlli gli sviluppi come sta facendo ma con un certo distacco per il momento. Tra qualche mese verificherà il tutto valutando se esistano seri motivi per prendere provvedimenti. La collega sa cosa sta facendo e la lasci lavorare a meno che non si evidenzieranno seri motivi per intervenire. Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio
Buonasera,
probabilmente sta attraversando un periodo di stress dovuto anche agli impegni di studio e poi, è possibile che andando in terapia si sia resa conto di alcune dinamiche che l' hanno fatta riflettere, per questo credo che sia in standby...
Nulla di cui preoccuparsi, credo che abbia l intelligenza per comprendere i suoi tempi e le sue reazioni....
Sono disponibile ad un colloquio anche on line, Reggio Emilia..
Carmelina Proietto
Posso comprendere la sua difficoltà nel vedere che sua figlia stia attraversando un periodo così difficile e che lei stia avendo delle preoccupazioni riguardo al percorso di psicoterapia che sta seguendo.

È possibile che sua figlia stia attraversando dei cambiamenti significativi nella sua vita e nell'atteggiamento verso di voi come genitori. A volte, durante la terapia, possono emergere questioni o conflitti personali che possono influenzare i rapporti con gli altri, inclusi i familiari. Potrebbe essere utile cercare di mantenere una comunicazione aperta e rispettosa con sua figlia, anche se in questo momento sembra distante. Sarebbe meglio evitare di esplicitare le sue preoccupazioni rispetto alla terapia, perché potrebbero risuonare come una svalutazione del lavoro che sua figlia sta portando avanti, specialmente se è un periodo in cui la sua autostima è messa in crisi.

La decisione di sua figlia di non voler permettere un contatto diretto con la psicologa potrebbe essere dovuta a una questione di privacy o perché sente che preferisce affrontare da sola la sua terapia. È importante rispettare la sua scelta.

Cerchi di mantenere un ambiente di sostegno e comprensione per sua figlia, anche se può sembrare difficile o frustrante, nel far questo può valutare di effettuare alcuni colloqui psicologici che potranno aiutarla nella comprensione di sua figlia e dell'impatto emotivo su di lei.
Per quanto sia comprensibile che la concomitanza dell'inizio della psicoterapia di sua figlia con il drastico cambiamento da lei rilevato nel comportamento della ragazza possa indurre il sospetto di una correlazione tra le due circostanze, inferire da ciò un nesso di causalità costituisce una fallacia logica. Al massimo la psicoterapia può aver contribuito a slatentizzare una crisi che già covava sotto soglia, ma che con grande probabilità si sarebbe manifestata comunque.
La giovane è maggiorenne, interferire nel suo rapporto con la terapeuta è del tutto fuori questione, essendo questo ambito vincolato alla massima riservatezza da norme giuridiche e deontologiche.
Per quanto paradossale possa apparire, se il timore del genitore è di non comprendere più la figlia, che dal canto suo pare sottrarsi al dialogo, forse la soluzione sarebbe di consultare a sua volta un terapeuta, ovviamente diverso da quello da cui è in cura la ragazza, per cercare di ripercorrere dal suo vertice della relazione il cammino di educazione e crescita fin qui percorso con sua figlia, per capire a sua volta dove si siano generate le problematiche ora esplose con virulenza.
La comprensione reciproca, auspicabilmente, condurrà ad una ricomposizione dei rapporti genitore-figlia e aiuterà anche la giovane a ritrovare un suo equilibrio.
Auguri.
Gentile Genitore,

è comprensibile la sua preoccupazione, tuttavia il pensiero catastrofizzante da lei espresso " temo che continuando così andrà sempre peggio" non aiuta in questo momento di cambiamento familiare. Pertanto può provare semplicemente a notarlo e lasciarlo andare. Mentre questa situazione può essere difficile, è importante offrire supporto e amore incondizionato a sua figlia, rispettando il suo spazio e i suoi processi personali. Essere un punto di supporto stabile e non giudicante può essere invece molto utile per lei in questo momento.

Grazie per la sua condivisione
Un caro saluto , Maria Grazia D'Argenio

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