Salve, ho sofferto di anoressia nervosa fino a 3 anni fa, ho smesso di andare dallo psicoterapeuta d

19 risposte
Salve, ho sofferto di anoressia nervosa fino a 3 anni fa, ho smesso di andare dallo psicoterapeuta dopo poche sedute perchè non mi sembrava competente. In questi 3 anni ho provato a risolvere da sola il problema, ho ripreso peso, massa muscolare anche grazie alla palestra, ho reintrodotto determinati cibi ma alcune "fisse" sono rimaste come non toccare più dolci, pesare tutto ciò che mangio, usare app contacalorie in maniera praticamente ossessiva anche se ultimamente mi pesa farlo. Diciamo che ci convivo, non mi pesa, se devo adattarmi a qualche circostanza lo faccio, ultimamente sono riuscita a rimangiare il sushi ad esempio. Un'altra "fissa" che mi è rimasta è controllare cosa e quanto mangia mia sorella che vive con me, come se non volessi che mangiasse meno di me. Ho notato che rispetto a quando ho iniziato la "dieta" prescrittami dalla nutrizionista per riprendere peso comunque sono tornata a mangiare di meno, non meno di quando ero nel pieno della malattia ma ho comunque ristretto le kcal. Succede soprattutto nei momenti d'incertezza. In questo periodo di incertezze appunto sto mangiando di meno e sono combattuta sul "ora smetto di utilizzare applicazioni e contare kcal" al "no, non ci riesco, devo controllare quanto mangio". Sono consapevole del fatto che il problema sia scaricare l'eccessivo bisogno di voler controllare tutto sul cibo. Temo di non poterne uscire facilmente. So che un percorso psicoterapeutico sarebbe la cosa migliore ma nel frattempo cosa potrei fare? Grazie.
Buonasera, nel frattempo potrebbe riflettere su quali siano i pesi dei quali lei cerca di liberarsi o dei quali si fa carico.

Un caro saluto,

mg

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Buonasera, se dovesse perdere parecchio peso e se il tema del controllo Le dovesse rendere la quotidianità difficile da gestire, potrebbe anche valutare di iniziare una psicoterapia online. Dipende dal livello di fatica che avverte, in particolare in questo periodo di incertezza, come lo chiama Lei giustamente.
Buongiorno, non credo che il problema sia il suo bisogno di controllare il cibo. Piuttosto, la invito ad osservare quali sono gli effetti che il controllo sull'altro (sia cibo, sorella ...) hanno su di lei, su come si percepisce.
Certamente un percorso psicoterapico la potrebbe aiutare a centrarsi più su se stessa. Riappropriarsi della propria interiorità significa ri-scoprire dimensioni personali più autentiche, che potrebbero aiutarla ad accettarsi non per come si appare, ma per chi si è.
Un caro saluto.
Paola Uriati
Buongiorno, come ha detto giustamente lei i suoi problemi probabilmente derivano appunto dal fatto di voler controllare tutto ad ogni costo. Per questo sarebbe fondamentale intraprendere un percorso di psicoterapia. E' importante in un percorso terapeutico di qualsiasi tipo affidarsi ad una persona che si reputi competente. Quindi la invito a cercare il professionista più idoneo per lei. In questo particolare momento risulta molto utile la consulenza on line. Se le interessa potrei proporle una consulenza di questo tipo. Resto a disposizione per qualsiasi dubbio o chiarimento in merito. Cordialmente Dott.ssa Alice Braghieri.
Buonasera la psicoterapia è il trattamento di elezione..cosa le impedisce di farlo? Un'altra cosa che può essere di aiuto è la mindfulness.. Rimango a disposizione . Dott.ssa Esposito Malara @psiche_benessere
Buongiorno, da quello che scrive ha una certa consapevolezza delle dinamiche che la muovono, anche se ha interrotto presto il percorso psicoterapeutico.
Non lasci che un'esperienza negativa con la psicoterapia le precluda la possibilità di affrontare il suo problema. Come in tutti i contesti, deve trovare la persona che fa per lei: con lo psicoterapeuta che sceglierà ci deve essere sintonia e alleanza terapeutica.
Sicuramente è un periodo particolare che espone all'incertezza e riattiva la sua dinamica di difficoltà nella regolazione emotiva, che poi si trasferisce sul cibo.
Sicuramente le consiglio di ricominciare un percorso psicoterapeutico con una persona che le dà affidamento, lo può fare online tranquillamente, anche in questo periodo di isolamento.
Nel frattempo le consiglio di tenere un diario emotivo in cui scrivere le emozioni che caratterizzano quella determinata giornata. Cerchi di riconoscerle, riflettendo con calma, avrà già fatto qualcosa nella giusta direzione.
Dimenticavo che un'ottima tecnica per affrontare questo tipo di problematica è l'EMDR. Naturalmente è una tecnica che pratico. Si informi.
Spero di esserle stata utile.
Se ha bisogno di chiarimenti, mi contatti pure.
Un caro saluto.
Buongiorno, credo che l’approccio terapeutico che potrebbe aiutarla debba proprio essere centrato sulla capacità di accettare l’incertezza e di lasciare andare il controllo sulle cose che non possono essere controllate, in modo da non spostare il controllo sul cibo o su sua sorella. La modalità che utilizzo è basata sull’approccio Act e sulla mindfulness per aprire la propria vita alla ricerca di obiettivi funzionali a costruire il proprio benessere. In questo momento, sia per il periodo che stiamo vivendo, sia per il disturbo il suo mondo mi sembra molto ristretto per cui valuti se ritiene possibile iniziare una consulenza online. Le garantisco che Act e mindfulness sono molto efficaci anche con i colloqui online perchè si lavora con file audio e homework via mail che aiutano a mantenere una attenzione adeguata non al problema ma alle possibili soluzioni anche tra una seduta e l’altra. Rimango a disposizione per ulteriori informazioni, Cordiali saluti
Dott.ssa Elisa Zocchi
Gentilissima,
mi spiace molto che abbia avuto un'esperienza negativa, purtroppo ci sono terapeuti e terapeuti, ma anche momenti giusti per andare.
L'anoressia nervosa è un "sintomo" e lei conosce bene la dinamica del tener sotto controllo, magari tre anni fa non era pronta per affidarsi ad un professionista perché, ovviamente, non si può tener sotto controllo un'altra persona, .. bisogna fidarsi. Ma come descrive, la situazione le sta pensando e sente la necessità di affidarsi perché, da soli, purtroppo, non sempre ce la facciamo se non riusciamo a costruire delle strategie che ci possono far crescere e non far del male, ma soprattutto saperle riconoscere e usarle nel momento giusto.
Mi verrebbe da chiederle come mai si sta così proteggendo e da cosa, tanto da mettere la sua salute fisica, ma soprattutto quella psicologica in bilico. Come può notare sono molto diretta, ma non lasci che il suo malessere prenda il sopravvento su di lei, .. ha già fatto un buon lavoro riconoscendolo e non è da tutti avere tale consapevolezza.
Il passo successivo è affidarsi a dei professionisti, .. che rispettino il suo tempo, la fiducia si guadagna così, da entrambe le parti.
La strategia migliore sarebbe seguire una terapia e che la stessa psicologa possa collaborare con un nutrizionista, in modo che possa essere che possa dosarle l'alimentazione (senza ingrassare ma facendole assumere il quantitativo giusto di proteine e vitamine sulla base della sua giornata quotidiana), consapevole che il nutrizionista è il secondo step, perché è un enorme passo, ... e può avvenire con il tempo, non dev'essere immediato, anzi, ..
Rimango a disposizione per qualsiasi chiarimento
dott.ssa Giada Guadagnin
Suggerisco un percorso di mindfulness. I pensieri intrusivi possono rispondere bene a questo approccio. Se vuole mi contatti pure per un percorso anche on line.
Buonasera, non ci scrive nella sua domanda degli elementi importanti, la sua età, e da quando è iniziato in suo disturbo, cioè che età aveva quando ha cominciato a soffrire di un alimentazione restrittiva fino a diventare una vera e propria "anoressia nervosa" e soprattutto se è stata diagnosticata da un esperto di patologia alimentari. In genere potrebbe presentarsi nei primi anni dell'adolescenza quando il nostro corpo comincia a cambiare ed assumere delle fattezze più femminili, il più delle volte non accettiamo la crescita e le fattezze da donna. Cmq i motivi potrebbero essere molteplici, ci potrebbe essere un problema con la famiglia d'origine ed un conflitto con la figura femminile, la più importante della nostra vita "la madre". Quindi potremmo avere una madre invasiva e forse un padre assente. Quindi come può constatare i motivi del disturbo possono essere molteplici e vanno analizzati ed elaborati, tramite una psicoterapia con una psicoterapeuta pratica di disturbi alimentari. Spero di averle dato degli spunti per poter riflettere ed intraprendere un percorso che ritiene più giusto per lei, la saluto cordialmente, dott. Eugenia Cardilli.
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Cerchi di verificare la competenza del suo futuro terapeuta, visto che la prima esperienza è stata insufficiente.
Cordiali saluti.
Buongiorno,
credo che sia importante riprendere il lavoro di psicoterapia con un professionista che le dia più fiducia in modo tale da sbloccare la tendenza al controllo e concentrare l'attenzione sui suoi vissuti interiori partendo dalla sensazione d'incertezza di cui parla e che
scatena nuovamente il disagio.
Non dover affrontare i propri fantasmi da sola ma con un terapeuta è l'inizio di un riconoscimento di sé più autentico e meno difensivo e il propulsore di una nuova consapevolezza e di una futura rinascita.
Un caro saluto
Dr.ssa Tiziana Romano
Salve, da quello che scrive sembra che la sua paura sia il perdere il controllo. Ha bisogno di controllare tutto e tutti: il cibo, le calorie, sua sorella, la nutrizionista ed anche lo psicoterapeuta che, pare, non abbia soddisfatto le sue aspettative. Non riesce a lasciarsi andare un pò. Con l'aiuto di uno psicoterapeuta questo si può imparare. Potrebbe iniziare anche in questo periodo con colloqui in video chiamata.
salve
Non si fida della categoria però chiede aiuto: interessante.
Ogni psicoterapeuta sa che chi ha disturbi alimentari pensa che lui sarà considerato un incapace e un incompetente e che la sua testa finirà imbalsamata vicino al caminetto insieme a quella di tanti altri colleghi.
Ogni psicoterapeuta sa che i disturbi alimentari sono una tra le poche cause di morte dei pazienti per motivi psichici e sa che anche lui fallirà, prima o poi, nei suoi pur generosi tentativi. Alla base del disturbo alimentare c'è un invincibile bisogno di controllo che serve a proteggere una terribilissima paura di essere ferito. Ancora prima c'è una sensazione di fragilità, di vulnerabilità, di impotenza. Ancora prima, ancora più in fondo, l'intima convinzione di non essere degno di amore. Semplicemente non ha fatto l'esperienza di essere amato in modo semplice e diretto, non si sente degno di esistere assai più e meglio di tutti. E' sempre in una costante sensazione di inferiorità che deve in ogni modo dissimulare pesino a se stesso. E alla fine se ne scorda e ne fa a meno in una eterna apnea di affetto, carezze, abbracci. resta lo sguardo che tiene tutto a distanza di sicurezza.
E' un circuito potentissimo da cui non si esce perché il controllo illude sé stesso di essere efficace ed efficiente meglio e più degli altri. Le persone con disturbi alimentari spesso sono intelligentissime, è inutile tenergli testa: vinceranno sempre loro perché sono davvero più intelligenti di chiunque cerchi di aiutarle.
E chi si farebbe aiutare da un incompetente, incapace e un po' fesso? Nel migliore dei casi la nostra ingenuità un po' sempliciotta viene tollerata in nome della buona volontà dell'intento ( ... ma quant'è ingenuo però almeno si sforza...) ma la possibilità di creare e sostenere una relazione amorevole e fiduciosa è praticamente impossibile perché significherebbe cedere parte del controllo, che ha un valore di sopravvivenza, è una cosa seria insomma non un vezzo competitivo.
A volte funzionano gli interventi di gruppo, meglio ancora se residenziali per periodi di tempo lunghi: il gruppi di simili riduce la potenza delle reazioni difensive individuali.
Il gruppo fa sentire amati per semplice senso di appartenenza: si fa esperienza di rispecchiamento, di condivisione, di calore e di vita. Di respiro.
Ma siccome sembra tutto sotto controllo perché chiedere davvero aiuto? Quindi più in generale c'è poco niente da fare.
Un passo avanti e uno indietro, più o meno come è nella sua lettera: chiede aiuto ma anche no.
Molto utili gli interventi di tipo familiari ma solo se chi li conduce ha esperienze specifiche altrimenti farà solo la figura del fesso in pubblico. Inoltre siccome c'è una grandissima componente relazionale nei disturbi alimentari la difficoltà di creare le condizioni per un confronto amorevole e quieto e sostenere un clima di confronto durevole sono assai difficili.
Tra le tante possibili sfide terapeutiche questa è tra le più appassionanti ma anche tra le più dolorose per i fallimenti anche drammatici.
Dovendo scegliere un terapeuta meglio uno che la faccia ridere, che la faccia sentire importante ma senza esagerare se no scappa perché scatterebbe l'allarme automatico.
La sua esistenza è una interminabile pena, i dispiace di non poter fare di meglio e di più. Le auguro di trovare almeno, come Teresa Sannino ha presente?, una chiave comica all'esistenza, se riesce a trovare occasioni per ridere le sarà più lieve.
PS: si 'guarisce'? Si può stare meglio o anche molto meglio, ma è un percorso davvero molto ma molto duro
buona Pasqua
Salve, nel frattempo cerchi uno psicoterapeuta che le ispiri abbastanza da darsi un'altra possibilità. Cerchi di non essere troppo severa con se stessa, si allei con la parte di lei che avrebbe bisogno di aiuto e la accompagni nel trovare qualcuno di cui provare a fidarsi. La relazione di aiuto è prima di tutto una relazione, e capita frequentemente di non trovarsi bene in una relazione, ma non per questo si smette completamente di stare in relazione, ma si cerca ancora fino a trovare una persona buona per noi. Col terapeuta è la stessa cosa. Se il precedente non la convinceva, le credo. Può accadere. Provi con un altro. E provi finchè non trova chi fa al caso suo. Ma non si lasci sola, l'anoressia non si affronta da soli, è una cosa seria e molto complicata, non la sottovaluti.
Un caro augurio di poter trovare ciò di cui ha bisogno!
Dott.ssa Silvia Polizzi Andreeff
Buonasera. Anche lei pensa che il percorso psicoterapico sarebbe il percorso migliore da intraprendere. Il disturbi di alimentazione possono essere recidivi e nei momenti caratterizzati da maggiore vulnerabilità possono aggravarsi. Dalle descrizioni che fa si deduce che ha ben chiaro in mente come funziona il disturbo. Il consiglio che le posso dare oltre a recarsi ad un collega è di essere consapevole dei sintomi del disturbo di alimentazione e quando le succedono di fare il possibile per non metterle in atto. Cordialmente.
Dott. Emiliano Tavanxhiu
La via che dovrebbe intraprendere è un nuovo percorso psicoterapeutico. Quello che emerge dal suo racconto è il suo bisogno profondo di controllare qualsiasi cosa con la quale lei si relaziona. Se il suo lavoro con il suo terapeuta non ha funzionato, ne provi un altro professionista, a lei più idoneo. Cordiali saluti
buon pomeriggio
la ringrazio di aver voluto condividere con noi la sua situazione personale e di salute non solo fisica ma anche psichica.
lei da quello che ha scritto ha negazione e ripudio nei confronti della terapia stessa, caratteristica comune a tutti i soggetti con anoressia nervosa.
diversi aspetti dovrebbe affrontare, fissazioni, controllo proprio e di altra persona, cambiamento e altro....
non deve pensare a un percorso terapeutico lungo e faticoso... deve saper scegliere anche l'approccio terapeutico più adeguato a lei.... un approccio breve e strategico potrebbe esser al caso suo anche con terapia online. si faccia aiutare. tutti abbiamo bisogno di esser supportati da persone competenti e qualificate soprattutto nel momento in cui si affrontano situazioni e patologie importanti
per maggiori informazioni mi contatti
Dott.ssa Pecora
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Buongiorno da ciò che lei dice riesce a convivere con questa situazione fino ad oggi ma questa non è la soluzione migliore perchè come lei può notare la sua ossessività nel controllare il cibo, le calorie, e il suo tenere "sotto controllo" si spostano anche poi su altre persone (sua sorella) poi da sua sorella la sua ossessività e il suo tenere "sotto controllo"saranno spostati su altri o su altre cose .Si crea un circolo vizioso. Consiglierei nel frattempo di iniziare una psicoterapia online . un caro saluto

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