Salve a tutti, studio alla magistrale all'Università. Quando ero al triennio, ho conosciuto una raga

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Salve a tutti, studio alla magistrale all'Università. Quando ero al triennio, ho conosciuto una ragazza, siamo diventati subito amici oltre che colleghi.
L'amicizia andava avanti, lei è entrata a fare parte del mio gruppo di amici, uscivamo tutti insieme ecc.
A me lei piaceva, piano piano è diventata una ossessione e avevo sviluppato una sorta di dipendenza affettiva nei suoi confronti.
Mi arrabbiavo se mi rispondeva in ritardo, se andava in auto con altri colleghi e non come me e per tante altre cose.
In quel periodo non stavo bene, avevo un malessere generale che riversavo su di lei. Non stavo bene con me stesso, con i miei genitori, con l'università.
Mi arrabbiavo spesso con lei, lei cercava di aiutarmi ma inutilmente.
Così ci siamo allontanati.
L'ultimo messaggio lei mi disse, prenditi questo tempo per riflettere, poi ci sentiamo ecc.
Ora sono passati due anni, nel frattempo ho iniziato un percorso psicoterapeutico, mi sono laureato, ho iniziato la magistrale, ho iniziato un corso di teatro.
Non ho più avuto contatti con questa ragazza, fino a quando non ho iniziato la magistrale e i corsi. Ho scoperto che adesso lavoriamo con la stessa professoressa, abbiamo fatto dei seminari insieme, una visita tutti insieme a Roma ecc.
In queste occasioni lei non mi saluta e io nemmeno. Mi evita, abbassa lo sguardo, a Roma ho notato che mi ha guardato e sorriso due volte poi niente più.
Questo mi dispiace, perché ormai dopo due anni di totale silenzio, mi sto comportando benissimo, pensavo che potevamo almeno avere un rapporto di normalità, fatto di saluti e magari scambiare due chiacchiere come con altri colleghi. Certamente non riavere l'amicizia del passato.
Oggi mi sento meglio, va molto bene con i miei genitori, con me stesso, ho una certa stabilità.
Ma aver rivisto questa ragazza mi ha provocato molta paura, ansia, imbarazzo, vergogna.
Ci evitiamo a vicenda.
Probabilmente questa ragazza mi odia così tanto da non salutarmi nemmeno, da evitarmi del tutto, perché la mia presenza le dà fastidio.
Ora ho fatto un guaio, ho scritto alla mia professoressa, chiedendo aiuto per un lavoro, e lei mi ha risposto così:
"Ciao caro. Vieni in laboratorio la settimana prossima. Ci sono tizio e Caio.
Li avviso"
Non era mia intenzione avvicinarmi a questa ragazza, ora che faccio?
Con che coraggio entro nel laboratorio?
E soprattutto, non ci salutiamo, lei non ha piacere nel vedermi, figuriamoci nel darmi una mano con questo lavoro. Grazie per i vostri pareri.
Dr. Jonathan Santi Pace La Pegna
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Palermo
Gentile Utente, capisco profondamente il disagio che sta provando. Nel suo percorso di crescita personale, avrà probabilmente affrontato aspetti di sé, per cui oggi probabilmente potrà riconoscere con maggiore lucidità ciò che allora la fece agire in modo impulsivo o dipendente.
Una ragazza che si sia trovata coinvolta in una relazione dove ha percepito tensione, rabbia o gli esiti di una dipendenza affettiva, può aver sviluppato un’associazione dolorosa tra quel periodo e il ragazzo per il quale ha provato quelle sensazioni. È possibile che da parte della stessa evitarla non sia segno di odio, ma un modo per proteggersi o per non riattivare emozioni spiacevoli; non è detto che non la stimi o che la giudichi negativamente: semplicemente, potrebbe non sentirsi pronta o non sapere come comportarsi.
La cosa più sana che potrebbe fare adesso è accettare che il contatto possa tornare a essere minimo, neutro e legato ai contesti collaborativi, senza cercare di modificarlo o forzarlo in qualche direzione. Entrare in laboratorio con calma, salutare con discrezione e gentilezza se capita, e poi concentrarsi sul suo lavoro potrà essere sufficiente.
Il vero cambiamento non si dimostra necessariamente spiegandosi o chiedendo scusa, ma mostrando con la propria presenza che si può essere una persona equilibrata e rispettosa. Nel tempo, questo tipo di coerenza silenziosa potrebbe potenzialmente sciogliere gradualmente le tensioni.
Potrebbe essere utile anche prepararsi mentalmente all’incontro, immaginandolo più volte nella sua mente, visualizzando se stesso che: entra tranquillo, respira, saluta e si concentra su ciò che deve fare. Questo tipo di esposizione immaginativa può aiutare molto a ridurre l’ansia reale.
Qualora avesse ulteriori dubbi o domande, non esiti a contattarmi.
Un cordiale saluto.

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Nel tuo racconto si percepisce un tono di grande consapevolezza: stai guardando con onestà un capitolo della tua vita che un tempo ti faceva soffrire e che oggi riesci a osservare con uno sguardo diverso, più maturo e più compassionevole. È evidente che negli ultimi due anni hai lavorato molto su di te, e che ciò che un tempo era un vissuto di dipendenza e confusione oggi si è trasformato in un bisogno di chiarezza e di equilibrio.
Il riemergere di questa ragazza nella tua quotidianità non è soltanto un incontro con una persona del passato, ma con una parte di te che forse non avevi più messo a fuoco da tempo — quella più fragile, che si sentiva rifiutata, che temeva di non essere all’altezza, che cercava nell’altro conferma e presenza.
La vergogna, l’imbarazzo e la paura che descrivi non sono segnali di debolezza, ma eco emotiva di un’esperienza che per te è stata molto intensa. È come se la tua mente, pur sapendo che oggi le cose sono cambiate, rivivesse attraverso il corpo e le emozioni la vulnerabilità di allora.
La distanza che lei mantiene, il suo non salutarti, non parla necessariamente di odio o disprezzo. Potrebbe semplicemente essere il suo modo di proteggersi da un legame che, per lei, in passato è stato faticoso o confuso. O forse, anche per lei, il rivederti riattiva sensazioni che preferisce non toccare.
Non c’è un messaggio implicito da decifrare, ma solo due persone che hanno condiviso un tempo di forte coinvolgimento e che oggi si trovano, ciascuna a modo suo, a fare i conti con ciò che ne resta.
L’episodio del laboratorio non è un “guaio”, come lo definisci, ma un evento neutro che la vita ti pone davanti. Entrarci non significa “forzare un incontro”, ma semplicemente proseguire il tuo percorso. Se lei sarà lì, sarà parte della realtà, non di un conflitto.
Ciò che può fare la differenza è il modo in cui ti poni interiormente: non come colui che deve dimostrare di essere cambiato o di meritare perdono, ma come una persona che riconosce di aver attraversato una storia e che ora si concede il diritto di continuare a vivere, senza restare prigioniero del passato.
Può essere che tra voi resti silenzio, o che col tempo arrivi un saluto, forse un giorno un sorriso più disteso. Ma ciò che conta davvero è che oggi tu riesca a non cercare più nella sua reazione la misura del tuo valore.
Con delicatezza,
Dott.ssa Raffaella Pia Testa
Psicologa – Psicoterapeuta in formazione
In presenza e online
Dott. Giuseppe Ricapito
Psicoterapeuta, Psicologo
Bari
Buongiorno, la ringrazio per la sua domanda così dettagliata e ricca di spunti.
Da ciò che scrive traspare sicuramente della preoccupazione per la situazione ma anche il desiderio di sistemarla, di risolverla.
Ci faccia caso: ciò che lei dice di lei sono sue supposizioni, sue interpretazioni. Scrive che probabilmente la odia e che la sua presenza le da fastidio ma è certo di tutto questo? O sta interpretando ciò che vede e cerca di darsi una spiegazione senza parlarne con la diretta interessata? Magari, se prova a osservarsi da fuori, si renderebbe conto che anche questa persona potrebbe pensare la stessa cosa di lei visto che non vi salutate a vicenda e vi evitate. Non crede sia possibile?
Per questo motivo non credo che abbia creato un "guaio" quanto una opportunità: ora ha l'occasione di esserle più vicino e magari di parlarle, di confrontarsi, anche solo per togliersi qualche dubbio.
Spesso crediamo di avere tutte le risposte senza nemmeno aver posto le domande, il drago che crede di dover affrontare lo ha creato lei, se proverà a vedere oltre tutto questo magari si renderà conto che è solo un essere umano, come lei d'altronde.
Le auguro il meglio, buona giornata.
Dott.ssa Alessandra Domigno
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Buongiorno, io penso che puoi permetterti di parlarle se lei è disponibile. Hai scritto così apertamente e sinceramente di te in questa mail che credo altrettanto tu possa farlo con lei, riconoscendo le tue difficoltà del passato, riconoscendo a lei quanto possa essersi sentita in difficoltà e che ti dispiace per come è andata in passato. Poi se lei vorrà "convivrete" tranquilli all'università altrimenti pazienza ma tu ti sarai chiarito cercando di riparare. Buon proseguimento. Dott.ssa Alessandra Domigno
Dott.ssa Ilenia Zilio
Psicoterapeuta, Psicologo, Neuropsicologo
Scandicci
Gentilissimo dal suo racconto emerge un percorso personale fatto di difficoltà ma anche di tentativi di miglioramento, che lei stesso riporta. È molto significativo che lei abbia intrapreso un lavoro psicoterapeutico e che oggi riesca a guardare alla situazione con maggiore lucidità e responsabilità emotiva.
Potrebbe essere utile, innanzitutto, condividere con la sua terapeuta ciò che sta provando nel rivedere questa persona, se il percorso è ancora in corso. Questo tipo di esperienza può diventare un’occasione preziosa per riflettere su come le relazioni passate continuino a risuonare nel presente. Se invece il percorso si è concluso, può essere comunque utile chiedersi se questi vissuti meritano uno spazio di ascolto e approfondimento.
La vita, e le relazioni in particolare, non si muovono in modo lineare: attraversiamo fasi diverse, e ogni fase porta con sé nuove consapevolezze. È possibile che le esperienze fatte con questa ragazza abbiano modificato il suo modo di relazionarsi, ma è altrettanto vero che anche lei, in questi due anni, avrà vissuto un proprio cambiamento. Se per lei fosse piacevole ristabilire un rapporto sereno, anche solo di cordialità, può iniziare da piccoli gesti, come un saluto o una conversazione semplice legata al contesto universitario o lavorativo. Questo tipo di interazione neutra può aiutarla a non restringere i propri spazi di esperienza e a vivere con più naturalezza gli ambienti condivisi.
Allo stesso tempo, sarà importante che nel suo desiderio di ristabilire un contatto resti attento e rispettoso anche delle modalità con cui lei si pone. Potrebbe darsi che per questa ragazza la distanza resti ancora necessaria, e in tal caso il rispetto dei suoi tempi e dei suoi confini rappresenterà un atto di maturità e autenticità da parte sua.
Se dovesse accorgersi che la situazione continua a generare ansia, imbarazzo o difficoltà, non esiti a parlarne con la sua terapeuta o a rivolgersi a un professionista: affrontare questi vissuti con supporto può aiutarla a consolidare il benessere che ha faticosamente costruito.
Le auguro tutto il meglio
Dott.ssa Marzia Sellini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Brescia
Buongiorno,
direi che hai un problema di timidezza, per dirlo in modo sintetico.
Hai contattato la tua terapeuta per sbloccare questa situazione in stallo per quel che è accaduto tempo fa?
Un cordiale saluto
Dott.ssa Marzia Sellini
Buongiorno,
quello che racconta è molto umano e comprensibile. Dopo un legame intenso, rivedere quella persona può riattivare emozioni come vergogna, paura o disagio. È però importante notare quanto lei sia cambiato: ha lavorato su di sé, ha intrapreso un percorso psicologico e oggi vive una maggiore stabilità.

Non può controllare l’atteggiamento dell’altra persona, ma può scegliere di mantenere calma, rispetto e autenticità. A volte basta un semplice saluto, quando ci si sentirà pronti, per chiudere il cerchio dentro di sé.

Continui così: sta già dimostrando una grande evoluzione personale.
Un caro saluto,
Dott.ssa Loredana Angeloni – Psicoterapeuta
Dott.ssa Giuliana Galise
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Napoli
Beh, a quanto pare non la vedo una cosa così negativa. Dopotutto adesso hai a quanto sembra una situazione emotiva molto diversa da due anni fa. Se il percorso che hai fatto intendo quello di Terapia come tu dici, ti aiutato molto e sei più sereno e forse è arrivato anche il momento di affrontare questi imbarazzo di questa situazione. se hai notato che lei gliela gita a Roma comunque ti ha sorriso un paio di volte timidamente e forse possibile che possa essere disposta ad un confronto ed in quel caso non c’è niente di male che tu possa chiarire e magari riprendere una frequentazione anche solo lavorativa con lei Entrambi siete probabilmente andati avanti avete vissuto esperienze e situazioni e tu forse hai più risorse di quante ne avevi due anni fa nel gestire anche situazioni come questa. Pertanto, forse è solo un po’ il coraggio che ti manca. Se stai facendo ancora terapie, ti suggerisco di parlarne con il tuo oppure la tua analista per cercare di capire come affrontare questa situazione in bocca al lupo.
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Ciao,
da ciò che racconti sembra che tu abbia già fatto un importante percorso di crescita personale, prendendoti cura di te e avviando una psicoterapia che ti ha aiutato a stare meglio. È comprensibile che il rivedere questa ragazza riattivi emozioni passate e sentimenti di disagio, anche se la situazione e tu stesso oggi siete molto diversi.

Tuttavia, la difficoltà che descrivi – tra imbarazzo, paura e senso di colpa – merita di essere approfondita con uno specialista, così da comprendere meglio cosa si riattiva dentro di te e come affrontarlo nel modo più sereno possibile. Un percorso di elaborazione personale può aiutarti a gestire queste emozioni e a trovare un equilibrio anche nei rapporti con gli altri.

Un caro saluto,
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Elisa Morandotti
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno, è sempre complicato rivedere delle persone che fanno parte del proprio passato e che hanno significato così tanto. Potrebbe essere che anche la ragazza nel rivederla ha vissuto tante emozioni che l'hanno portata, proprio come lei, a non salutarla. Visto che vi siete ritrovati a condividere una parte importante di vita le consiglierei di parlare con lei così da trovare insieme il modo migliore per interagire, che sia rispettoso del modo di sentirsi di entrambi.
Dott. Matteo Mossini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Parma
Buongiorno,
ha mai pensato di chiederle scusa? Con la gentilezza e l'umiltà possono accadere cose inaspettate, invece lei si aspetta che la ragazza faccia finta di niente (come lei) e abbia un rapporto amichevole come se nulla fosse successo. Ma le sembra realistico?
Dott.ssa Marta Oliviero
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Sovizzo
Buongiorno. Mi sembra di capire da ciò che scrive che ha già in atto una terapia, quindi, la cosa migliore è che ne parli con il/la su* terapeuta. Quello che posso suggerirle è di chiedersi: è sicuro che questa ragazza la odi? Potrebbe essere anche lei in difficoltà a rapportarsi, magari non sa bene come gestire la situazione. C'è un disagio condiviso date che scrive che vi evitate a vicenda, cosa la fa sentire a disagio? Cosa le provoca paura, ansia, imbarazzo e vergogna? Ne parli in terapia, le sarà di aiuto.
Dott.ssa Letizia Muzi
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Pontassieve
Ciao, credo che dovresti semplicemente esprimere in maniera assertiva le tue emozioni nei confronti della collega così da interrompere questo ciclo di "non detto" che ti sta portando a costruirti una serie di supposizioni che probabilmente non sono così.. solo attraverso il dialogo ed il confronto potrai risolvere questa comunicazione che non si sta esprimendo .. spero di esserti stata utile, altrimenti puoi scrivermi o fissare un incontro online. Dott.ssa LEtizia Muzi
Dott.ssa Marilyn Imperioso
Psicoterapeuta, Psicologo
Melegnano
Buongiorno,
capisco quanto possa essere spiacevole trovarsi in questa situazione, soprattutto dopo il percorso personale che ha già intrapreso e i progressi che descrive. È naturale che il riemergere di questo incontro riattivi emozioni complesse e il desiderio di togliersi da questa scomodità.

Tuttavia, più che chiedersi cosa muova l’altra persona, può essere utile domandarsi come mai per lei sia così difficile perseguire il proprio desiderio, quindi di ripristinare un rapporto educato e di colleganza. A volte, anche quando siamo consapevoli di voler agire in modo maturo, emergono paure, ad esempio su ciò che l’altro pensa di noi, o sensazioni legate al passato che rendono complicato restare centrati sul proprio intento.

Riflettere su questo aspetto potrebbe aiutarla a comprendere meglio cosa accade dentro di sé e a consolidare ulteriormente il percorso di crescita già avviato.

Un cordiale saluto.
Dott.ssa Francesca Orefice
Psicologo clinico, Psicoterapeuta, Psicologo
La Spezia
Buongiorno,

entrera' in quel laboratorio con la consapevolezza gia' piuttosto evidente dei suoi errori passati, cercando di rispettare i confini previsti in una relazione con una conoscente.
Se lei non sara' disposta ad aiutarla e questo la rimanda in pensieri ripetitivi, cerchi di superare il nodo irrisolto con lei in un percorso psicoteraputico.
Rimango a sua completa disposizione per qualsiasi approfondimento, anche online.
Dott. Salvatore Augello
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Palermo
Salve, nonostante gli importanti progressi che lei ha fatto nella vita e nel percorso di psicoterapia, sembra che il legame con questa ragazza scateni in lei dei sentimenti difficili da gestire. Sarà importante parlarne in terapia per affrontare questo momento nel quale pur essendo lei cambiato, il contatto con questa ragazza cosi importante le fa riaffiorare emozioni difficili da gestire ancorate ai ricordi della vostra relazione insieme.
Cordiali saluti.
Dott.Salvatore Augello
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buonasera, non è detto che questa ragazza provi ciò che lei ha pensato. In ogni caso lavorando con la stessa professoressa è normale dover condividere progetti da sviluppare in equipe. Potrebbe essere una buona occasione per fare vedere a se stesso e alla ragazza una nuova versione della sua persona.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Salve, questa situazione può riattivare emozioni intense e ricordi di un periodo per lei complesso. È evidente che negli ultimi anni ha fatto un percorso importante, sia personale che formativo, e il fatto che oggi riesca a riconoscere le sue reazioni passate come frutto di un disagio profondo è un segno di grande consapevolezza. Diivedere questa persona apre a sentimenti di ansia e vergogna, ma non necessariamente il suo atteggiamento significa odio. Spesso, dopo relazioni emotivamente cariche, anche di amicizia, le persone scelgono di mantenere una distanza per proteggersi o per non riattivare vecchie dinamiche. Il suo compito, ora, è rispettare questa distanza mantenendo un comportamento sereno e rispettoso, senza forzare alcuna interazione. Entrare in laboratorio con tranquillità, concentrandosi sul lavoro e sul proprio percorso, può essere un buon modo per mostrare, più che con le parole, la persona più equilibrata che è diventato. In un percorso di psicoterapia umanistica, o con strumenti come la Mindfulness, si potrebbe lavorare sulla gestione della vergogna e sull’autocompassione, imparando a stare nel presente senza giudicarsi per ciò che è stato. Ogni esperienza, anche dolorosa, può diventare un’occasione di crescita se accolta con consapevolezza e gentilezza verso di sé.
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Dott.ssa Lorella Bruni
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Buona sera,
il mio primo pensiero è che evitare e scansare non serve poi a molto.
Lei ha lavorato su di sè, superato sofferenze, sa di comportarsi come non si comportava prima, se realmente ha riconquistato una sua stabilità più che evitare dovrebbe chiarire e anche nell'occasione che le si presenta e che non scanserei, può trovare il momento per dire di sè, sentire l'effetto che le fanno le risposte della ragazza. Se trova ostacoli può sempre risentire la sua terapeuta. per ogni chiarimento o necessità di sostegno sono a disposizione. LB
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Salve,

la inviterei a chiedere un parere allo/a specialista con cui ha iniziato la sua psicoterapia, figura più indicata in questo momento ad accogliere e orientare la sua richiesta di aiuto.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara

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