Prendo il minias nn perché ho problemi di insonnia, solo perché esco da una forte dipendenza di coca
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Prendo il minias nn perché ho problemi di insonnia, solo perché esco da una forte dipendenza di cocaina, in realtà risolta subito da 5 gm al giorno a 0. Poi ho cominciato con il vino che da circa un anno associo al minias, 1 litro di vino a sera e 40 gocce di minias. È capitato di non avere ne l'uno ne l'altro per circa 2 settimane e nn ho avuto particolari problemi se no che prendevo sonno un po più tardi... Ho una forte inclinazione alle dipendenze ma altrettanto una grande immunità rispetto ad esse... Sono davvero un caso clinico.. La cosa che mi preoccupa di più sono le recidive, costanti negli ultimi 10 anni e questo è argomento credo da professionisti del settore... In sintesi: nn riesco a fare a meno di nulla, ma riesco a fare a meno di tutto.... Una patologia sicuramente, ma nn so', dove collocarla... Secondo voi?
Buonasera, in questi casi la cosa migliore e’ sottoporre la questione ad uno psicoterapeuta, vedrà che con un percorso psicologico riuscirà ad inquadrare la questione e, se vuole, anche a trovare il modo di raggiungere un suo equilibrio emotivo. Resto a disposizione per eventuali altri chiarimenti, un saluto, Marta Corradi
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Buongiorno,
Sono d'accordo con la collega: le questioni che ci sottopone e che, soprattutto, si pone sono proprio un ottimo motivo per iniziare un percorso di psicoterapia, meglio se psicoanalitica.
Cordiali saluti,
Alessia Vaudano
Sono d'accordo con la collega: le questioni che ci sottopone e che, soprattutto, si pone sono proprio un ottimo motivo per iniziare un percorso di psicoterapia, meglio se psicoanalitica.
Cordiali saluti,
Alessia Vaudano
Buongiorno, le direi di prenotare una visita da un bravo psichiatra per rivalutare l'assunzione di minias, in quanto questo farmaco, oltre a non essere adatto a chi ha avuto problemi di dipendenza, non può essere assunto per lunghi periodi. Le ricordo inoltro che è assolutamente sconsigliato bere alcolici durante una terapia con psicofarmaci. Cerchi uno psicoterapeuta con molta esperienza sulle dipendenze e inizi un percorso.Le auguro il meglio
Buonasera, in base alla situazione descritta sarebbe senz'altro opportuno far riferimento a uno psichiatra per l'assunzione del farmaco e iniziare un percorso psicoterapeutico che potrà aiutarla a comprendere ciò che è alla base della gestione della sua vita nel modo descritto.
Un saluto
Dott.ssa Paola De Martino
Un saluto
Dott.ssa Paola De Martino
Sono completamente d’accordo con i colleghi, mi verrebbe da chiederle come mai se sa i suoi problemi di dipendenza ha iniziato a fare uso di alcool quasi come una medicina? (Un litro a sera con 40 gc) si chieda: quanto ancora voglio tirare la corda? Di chi voglio catturare l’attenzione? Si dice dipendente da tutto e da niente, ma a mio parere proprio per questo dovrebbe prendersene cura seriamente cercando diversi specialisti che se ne occupino in modo specifico... il nostro corpo accumulo tutto ció che assimiliamo, per quanto tempo ancora vorrà farsi male?
Spero di essere riuscita a stimolare in lei un pensiero costruttivamente critico su ció che si sta facendo, e le auguro un gran in bocca al lupo! Liberarsi dalle dipendenze è percorrere una strada stretta e in salita, ma la libertà da tutto è davvero qualcosa che vale la pena di essere provata!
Dott.ssa Federica Serafini Psicologa Psicoterapeuta
Spero di essere riuscita a stimolare in lei un pensiero costruttivamente critico su ció che si sta facendo, e le auguro un gran in bocca al lupo! Liberarsi dalle dipendenze è percorrere una strada stretta e in salita, ma la libertà da tutto è davvero qualcosa che vale la pena di essere provata!
Dott.ssa Federica Serafini Psicologa Psicoterapeuta
L'utilizzo di sostanze equivale ad una terapia fai da te in cui la sostanza viene usata come un farmaco.
In questo caso oltre all'alcool Lei utilizza anche uno psicofarmaco.
La consapevolezza di avere un problema può aiutarla nella ricerca di uno psicoterapeuta.
Avere una dipendenza ed avere delle ricadute è la stessa cosa, altrimenti che dipendenza sarebbe?
Cordialmente
Ivano Ancora
In questo caso oltre all'alcool Lei utilizza anche uno psicofarmaco.
La consapevolezza di avere un problema può aiutarla nella ricerca di uno psicoterapeuta.
Avere una dipendenza ed avere delle ricadute è la stessa cosa, altrimenti che dipendenza sarebbe?
Cordialmente
Ivano Ancora
Buongiorno, il suo problema di dipendenza è la punta dell’iceberg. Il suo utilizzo delle sostanze è una forma di automedicazione per curare un malessere profondo, che va indagato, compreso e curato in maniera non autodistruttiva.
Restando a sua disposizione la saluto cordialmente. Dott.ssa Barbara Zanettini (da Torino e Legnano)
Restando a sua disposizione la saluto cordialmente. Dott.ssa Barbara Zanettini (da Torino e Legnano)
Salve, il suo interrogativo mi sembra opportuno e forse si sta domandando se il suo percorso con l'utilizzo di sostanze psicotrope abbia la necessità di essere approfondito da una figura professionale competente. Mi sento di suggerirle di individuare nella sua città uno psicoterapeuta che possa aiutarla a prender consapevolezza rispetto alla ricerca di sostanze per gestire i suoi stati emotivi interni. Dott.ssa Taverniti
Buongiorno. Vista la sua lucidità, ma anche la sua sofferenza, ho il dubbio che in realtà la motivazione a cambiare davvero "abitudini" non ci sia. Ignoro se si tratti di una questione di paura (vivere solo sulla proprie gambe) o di vantaggi secondari (tutto sommato anche così va bene). Fino a che non sarà davvero disposto a mettersi in cammino (ad esempio con un gruppo anonimo basato sul metodo dei 12 passi) ogni consiglio perde valore
Carissima, prima di tutto concordo con i miei colleghi che le hanno scritto che è molto pericoloso prendere psicofarmaci insieme ad alcool, mentre noto che lei lo scrive con molta leggerezza (come se fosse una cosa normale), Quindi le consiglio di prendere consapevolezza di questo comportamento. Secondo, la sua dipendenza sarà dovuta a delle cause profonde che potrà approfondire solo grazie all'aiuto di uno specialista attraverso un percorso di Psicoterapia. In caso contrario potrà passare facilmente da una dipendenza ad un'altra , senza mai capirne veramente i motivi . E'già sulla strada giusta se ha scritto qui! Sono a disposizione per ulteriori chiarimenti. D.ssa Rosanna Cuccia
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Salve. I suoi dubbi sulla diagnosi giusta sono legittimi.
Nello stesso tempo sembra che lei dia spazio a un gran numero di condotte problematiche. Sottoponga le sue domande ad un collega prenotando un appuntamento e faccia con lui approfondite valutazioni.
Cordiali saluti Dottor Emanuele Grilli
Nello stesso tempo sembra che lei dia spazio a un gran numero di condotte problematiche. Sottoponga le sue domande ad un collega prenotando un appuntamento e faccia con lui approfondite valutazioni.
Cordiali saluti Dottor Emanuele Grilli
Gentile come sopra detto dai colleghi è opportuno che tali dubbi e domande le collochi in un contesto terapeutico. Come ha lei stesso evidenziato lei oscilla dalla dipendenza al non assumere nulla, al ritornare ad avere una dipendenza, passando da una sostanza all'altra. È bene che si rivolga ad un terapeuta per comprendere e risolvere tale comportamento. Saluti.
Buonasera, concordo con i colleghi nel suggerirle una riflessione rispetto alla contemporanea assunzione di psicofarmaci e alcool. Su questo aspetto potrebbe confrontarsi con il suo psichiatra di riferimento così da poter, eventualmente, rivalutare la cura farmacologica. Per quanto riguarda il resto, le consiglio di contattare uno psicoterapeuta con il quale intraprendere un percorso che possa darle le risposte che cerca. In bocca al lupo, Enza C.
La cosa buona che noto è la sua consapevolezza di dipendenza da sostanze o benzodiazepine che sicuramente punto di partenza per un lavoro che le permetterà di farvi fronte. Di fatto uscire dal meccanismo della dipendenza è piuttosto completo, facile è per molti pazienti ricadere e poi rialzarsi. Mi sembra che questo sia il suo caso. Trovo opportuno in questo momento suggerirle di farsi seguire da uno psicologo in terapia individuale o di gruppo per sostenerla in questo momento difficile in cui rischia di ricadere nuovamente. Dr. Maria Elena Cinti
Gentilissimo, interpretare queste oscillazioni come "guarigioni e recidive" potrebbe non essere corretto. Concordo con i colleghi la necessità di un consulto psichiatrico e psicoterapeutico, che consenta la gestione di questa serie di difficoltà che sono, di fatto, lo specchio di una medesima modalità di essere nel mondo. È necessario quanto prima prendere in mano la gestione multidisciplinare. In bocca al lupo. DMP
Buonasera, la cosa migliore sarebbe quella di affrontare la questione con uno psicoterapeuta.
Molto efficace è l'affiancamento con ipnoterapia. Resto a disposizione per eventuali altri chiarimenti, un saluto Antonella
Molto efficace è l'affiancamento con ipnoterapia. Resto a disposizione per eventuali altri chiarimenti, un saluto Antonella
Buongiorno. Non posso fare altro che confermare quanto detto dalle colleghe. Sarebbe opportuno sentire il parere di un terapeuta.
I miei migliori auguri
Massimiliano Trossello
I miei migliori auguri
Massimiliano Trossello
Buongiorno, provi a rivolgersi ad uno psichiatra e ad uno psicoterapeuta.
Ottime cose, Dottor Andrea De Simone
Ottime cose, Dottor Andrea De Simone
Salve,
oltre che suggerire un incontro con uno Psichiatra, le consiglio anche di contattare un collega per ricevere sostegno psicologico.
Un saluto,
MMM
oltre che suggerire un incontro con uno Psichiatra, le consiglio anche di contattare un collega per ricevere sostegno psicologico.
Un saluto,
MMM
Buonasera, penso che al momento attuale, rivolgersi ad uno psicologo potrebbe esserle di aiuto per fare chiarezza e avere maggiore comprensione del periodo e della difficoltà che sta vivendo. Un saluto, Dott. Alessandro D'Agostini
Buonasera, le consiglio un percorso di pasoterapia per curare le sue dipendenze. Cordiali saluti.
Salve, capisco la sua preoccupazione e la complessità della sua situazione. Dietro alla sua vulnerabilità alle dipendenze spesso si trovano dinamiche profonde irrisolte. Dare una diagnosi non la aiuterebbe a risolvere la situazione. Spesso ci sono fattori psicologici, emotivi o anche biologici che predispongono a questi comportamenti e attraverso un percorso terapico si possono sviluppare strategie di coping più efficaci per gestire lo stress, le emozioni o le situazioni che la spingono verso l'uso di sostanze e affrontare il rischio di ricadute in modo proattivo, identificando i "trigger" e costruendo un piano per prevenirli o gestirli. Un caloroso abbraccio.
salve, è come se Lei riuscisse a vedere da fuori il meccanismo, a riconoscere la trappola delle dipendenze e allo stesso tempo a sentirsi risucchiato dentro. Quella frase che usa, “non riesco a fare a meno di nulla, ma riesco a fare a meno di tutto”, descrive bene una dinamica che in clinica si incontra spesso: non è una “immunità”, è piuttosto una forma di tolleranza alternata a fasi di controllo apparente che però non si sostiene nel tempo. Le recidive che si ripetono da dieci anni non parlano di debolezza, parlano di una vulnerabilità stabile che merita un trattamento strutturato.
Il punto non è capire se Lei sia “un caso clinico particolare”, ma riconoscere che l’associazione alcol–benzodiazepine è un terreno molto rischioso, anche se in certi momenti il suo corpo sembra “tenere”. Il problema infatti non è solo ciò che accade quando sospende per due settimane, ma ciò che accade quando la vita chiede uno sforzo emotivo in più: è lì che l’antico automatismo ritorna, perché le sostanze diventano la via rapida per calmare tutto ciò che non si vuole sentire.
Questa vulnerabilità rientra nelle dipendenze comportamentali e da sostanze, e non si colloca in una categoria “strana”: è esattamente il tipo di andamento oscillante che incontriamo nei disturbi da uso di sostanze con pattern recidivante. L’idea che “ho smesso da 5 grammi al giorno a zero, quindi non sono davvero dipendente” è comprensibile, ma non tiene conto del fatto che la dipendenza non si misura solo con l’astinenza fisica: si misura con ciò che torna quando il corpo e la mente sono stanchi o soli.
La parte più sana del suo messaggio è la consapevolezza che questa storia, da solo, non la riesce più a contenere. Ed è proprio lì che ha ragione: questo è terreno da professionisti del settore, non per etichettarla, ma perché le recidive smettono di essere “colpi di destino” e diventano sequenze prevedibili che si possono trattare, con percorsi seri di valutazione, terapia individuale e gruppi specifici per le dipendenze. Non si va per essere “curati” come oggetti, ma per riallenare il cervello a non cercare sempre l’uscita chimica.
desso serve un contenitore altrettanto solido, qualcuno che la aiuti a costruire un percorso vero, non di emergenza. E questa è la parte che può davvero cambiare la traiettoria dei prossimi anni.
saluti, resto a disposizione.
Il punto non è capire se Lei sia “un caso clinico particolare”, ma riconoscere che l’associazione alcol–benzodiazepine è un terreno molto rischioso, anche se in certi momenti il suo corpo sembra “tenere”. Il problema infatti non è solo ciò che accade quando sospende per due settimane, ma ciò che accade quando la vita chiede uno sforzo emotivo in più: è lì che l’antico automatismo ritorna, perché le sostanze diventano la via rapida per calmare tutto ciò che non si vuole sentire.
Questa vulnerabilità rientra nelle dipendenze comportamentali e da sostanze, e non si colloca in una categoria “strana”: è esattamente il tipo di andamento oscillante che incontriamo nei disturbi da uso di sostanze con pattern recidivante. L’idea che “ho smesso da 5 grammi al giorno a zero, quindi non sono davvero dipendente” è comprensibile, ma non tiene conto del fatto che la dipendenza non si misura solo con l’astinenza fisica: si misura con ciò che torna quando il corpo e la mente sono stanchi o soli.
La parte più sana del suo messaggio è la consapevolezza che questa storia, da solo, non la riesce più a contenere. Ed è proprio lì che ha ragione: questo è terreno da professionisti del settore, non per etichettarla, ma perché le recidive smettono di essere “colpi di destino” e diventano sequenze prevedibili che si possono trattare, con percorsi seri di valutazione, terapia individuale e gruppi specifici per le dipendenze. Non si va per essere “curati” come oggetti, ma per riallenare il cervello a non cercare sempre l’uscita chimica.
desso serve un contenitore altrettanto solido, qualcuno che la aiuti a costruire un percorso vero, non di emergenza. E questa è la parte che può davvero cambiare la traiettoria dei prossimi anni.
saluti, resto a disposizione.
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