Potrò sembrarvi provocatoria, ma voglio sapere chi potrà rispondermi senza facili conclusioni cui un

19 risposte
Potrò sembrarvi provocatoria, ma voglio sapere chi potrà rispondermi senza facili conclusioni cui una media intelligenza può arrivarci da sola.

Genitori che non ti hanno aiutato ad individualizzarti, ad essere autonomo, e che non ti hanno aiutato a creare una buona autostima, fanno sì, come nel mio caso, che alla domanda Cosa farai da grande, io a 49 anni, non sappia rispondere.
O meglio, risponderei ciò che mi piace fare, che ho provato a fare, che poi ho abbandonato perché, non mi valorizzava, perché forse non credevo in me, perché le vicende familiari mi fagocitavano ed ero stanca.
A 24 anni, facevo teatro, mi impegnavo con tutta me ed ero brava, dicevano. Mi trovai pure un agente, e feci cose in TV o cinema ma dentro ero una farfalla e fuori un elefante, vale a dire, sempre problemi di obesità, più o meno alta (diverse diete e risultati altalenanti). Ma la gioventù, il sapermi portare bene il peso, mi facevano per un po', crederci in quel lavoro. Poi a differenza degli uomini, che pure se di peso, possono fare ruoli drammatici, le donne, o sono belle e hanno ruoli rispettabili, o sono macchiette, caratteriste, e vengono derise. Faranno sempre ruoli secondari. Legge della ns società? Ok ma a me non stava più bene. Io volevo esistere e che fosse vista la bravura della farfalla, non usata per l elefante. Ovvio il problema fosse di accettazione e inadeguatezza, pure quando fui più magra, comunque non mi accettavo perché non ero come io volevo essere vista. Le mie energie, sensibilità, capacità erano di chi voleva essere protagonista, non comparsa. Seppur in gergo cinematografico ebbi sempre o per quel poco, pose da attrice, ricordo pure il mio nome e Cognome sul camerino. E le comparse varie, un po' scocciate. Si sa che se sei famoso, non ti sogni di dialogare con un Nome, ma se non sei famoso, il generico si e ti chiede " ah sei un'attrice? “. Stonava pure me, mi sentivo quasi usurpare quel ruolo, e fingevo una sicurezza fuori, rispondendo, si sono attrice. Dentro mica ne ero così convinta, come se una bambina prova a fare l adulta, e le dicono" ehi che fai, sei piccola, non puoi farle queste cose“. E da piccola accadde, mia madre assente, mentre c erano gli ospiti, io mi permisi di prendere un vassoio, e un ospite mi fece sentire inadeguata. Dentro forse si smontó qualcosa. Mi sono permessa di fare una cosa, da grande, non posso.

Detto ciò, poi venne meno la voglia di fingere, che mi sentivo attrice non credendoci fino in fondo, non volevo mortificare mia dignità, per qualche posa su cui fare becere battute e con le varie disgrazie malattie problemi, ebbi l'alibi in parte, in parte la stanchezza effettiva dei problemi, che non vissi più di ciò che mi piaceva. Lo feci in altro modo come autrice, regista teatrale, ma a livello amatoriale. E nel teatro professionistico, per cui anche lì mi dicevano brava, non ebbi più il coraggio, di far provini. Tentai con il doppiaggio, altro sogno, li grazie alla mia voce bella, elefante o farfalla non contavano, ma solo se sei parente o amante di... Senno se non hai conoscenze, le porte in faccia. Poi volevo fare l'organizzatrice di eventi, ma anche qui, basta leggere il pregresso familiare dei nomi importanti. Dietro ci sono soldi e raccomandazioni. Perciò, restavano i lavori tristi, dei call center. Fatti ma ero ancora più depressa. Perché la farfalla e la sua indole artistica, credo non morirànno mai. E quando poi mi dovetti occupare di mamma per anni, restava l elefante, e la farfalla era stanca anch'essa. E con dolore, credo che la malattia materna, seppur la abbia pagata in termini di salute psicologica, mi ha dato l alibi per non diventare apatica con i lavori dei call center e similari. Almeno mi sono illusa e lo sono stata davvero, utile a mia madre. Persa lei, e durante gli ultimi anni di vita, la farfalla si muoveva, ma la memoria uno requisiti di un attore, non ci sta più. E se mi si dice allenala non lo so fare. Se mi si pagasse un corso di memoria, forse gratis lo farei. Dico forse perché, il punto irrisolvibile fino ad oggi è, che la Farfalla non vuole sentirsi elefante, il secondo pure se sta a dieta, magari è più piccolo, ma non può credersi farfalla. E io non posso più fare teatro o cinena, oltre che per il covid, perché ho troppa paura. Nonostante anni luce, quella bimba rimproverata o fatta sentire inadeguata, o autogiudicata, non vuole vedere facce finte, non vuole rifiuti, porte in faccia. Le ha avute troppe volte dalla e nella vita. Idem vale nelle relazioni sentimentali. Si è sentita o solo desiderata ma non amata o non giusta, non bella a tal punto da esser scelta. O ha boicottato lei stessa, perché non vuole abbandoni, rifiuti. Per la legge dei grandi numeri, considerando che il mio problema sia il non esser magra, o vabbe diciamo grassa, senza edulcorare, comunque grazie a Dio, ho bel viso, femminilità, e pure uno fosse, (sinceramente più di uno) me lo ha detto che ero bella, ma fosse pure il Papa, io non ci credo. La prima che dice a sé stessa, guardi non va bene, non è giusta, ecc, sono io.

Solo che ora appunto, ho meno anni di vita del passato alle spalle e voglio vivere, cosa mai fatta. Ma ho paura e soprattutto non importa esser single, che io non potrò mai essere la bella della situazione, ma mi serve un lavoro.

Per Le pulizie? Lo status fisico più tendente ancora all'elefante (leggere grassa) non mi trovano adatta, a meno che fossero nei grandi uffici ecc.

Commesse? Vabe età e taglia mi discriminano. Magari sono brutte di viso, antipatiche ma loro possono ed io no.

Professioni specifiche? Non lo so perché non ho fatto informatica, ingegnera, meccanica, idraulica, ma non le so fare.

Lavori meno depressogeni tipo lavorare in mense, aeroporti in molti tipi di qualifiche richiedono conoscenze e che resta?

Call center? Beh no mai più, non mi basterebbero i soldi per curare la mia psiche.

L'arte? Oh si, che darei per tornare ad esistere ma come sopra, non da elefante piccolo o medio..

Perciò, se mi steste per dire che ho bisogno di una psicoterapia, vi rispondo, che si concordo, ci ho creduto, l ho fatta, ma nessuno ha mai capito che il problema sta alla base. Puoi essere e vabbe io non lo sono comunque, una TG 42 ma se hai la psiche obesa, sarai sempre inadeguata. Poi in Italia, patria della esteriorità più che mai. Perció senza soldi, come pago una psicoterapia? Forse ci vorrebbe un mental coach? Non mi dite ASl, che la mia è fatta di medici matti.
Offro un caffè virtuale a chi può dare una risposta diversa, dal... Le occorre una psicoterapia..

Nb. Pure volessi mettere a tacere la farfalla insoddisfatta, i lavori tristi neppure si trovano e allora che si fa? Mi piglio I farmaci, per non pensare che non sarò mai Cenerentola, neppure la Strega che ha un suo perché, e che non sono e non voglio essere una sorellastra.
Gentile signora, provocatoria dice? La sua mi sembra una richiesta di aiuto, anche piuttosto gridata, ma pur sempre una richiesta. Sarò molto diretta, poiché lei, dalle sue riflessioni, mi è sembrata molto diretta con sé stessa. Ha vissuto una vita continuando a rimproverare quella bambina con il vassoio in mano, e per di più ha iniziato a trattare sé stessa, quella parte di sé stessa precisamente, come quell'ospite ha trattato la bambina. Spesso accade che finiamo per trattare una parte di noi come siamo stati abituati ad essere trattati da bambini! Ed in questo caso tutti i rimproveri che si auto-lancia addosso, la rendono molto simile a quell'ospite che ha fatto di quella bambina un'inadeguata!
La sua "guarigione" (non amo questa parola, perché di fatto non stiamo parlando di nessuna "malattia", ma questa volta me la concedo) risiede nel riprendere quella bambina per mano, legittimarla nell'atto di "prendere quel vassoio" e darle il diritto di poter fare, di poter essere. È lì che lei è rimasta bloccata.
Come fare? In qualsiasi modo la sua fantasia riesce ad immaginare.
- dialogo interno
- disegni
- riprendere in mano qualche vecchia sensazione legata a quel periodo infantile.
Nel caso in cui la fantasia abbia qualche difficoltà può contattarmi. Lavoro su Roma, sarei felice di poterle dare qualche spunto. La psicoterapia non è, non deve essere, un lusso per "ricchi".
Un saluto a lei, ma uno ancor più grande a quella bambina!
Federica Miccichè

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Cara utente, il suo messaggio mi ha colpita molto. Mi arriva una grande rabbia e frustrazione ma anche una voglia di ricominciare a vivere, per questi motivi non si fermi, non si arrenda ora. Comprendo che sia difficile "muoversi" in questa società ma può trovare la sua strada: continui a cercare un lavoro che anche se all'inizio può non essere nelle sue corde, le consente comunque di relazionarsi ad altre persone e di "vivere". Ha mai pensato a fare la baby sitter? I bambini ci trasmettono tanta forza e vitalità... Per quanto riguarda la psicoterapia si ne ha assoluto bisogno e se non si fida dei medici della sua ASL può trovare qui un professionista che si prenda cura di lei con una soluzione adatta a lei. I farmaci potrebbero essere d'aiuto ma non da soli. Se ha bisogno mi contatti, sarò felice di aiutarla.
Dott.ssa Federica Leonardi
Gentile utente,
La sua storia mi ha affascinato molto. Sarebbe bello poter approfondire alcuni aspetti della sua vita attraverso dei colloqui. Ad esempio non si capisce come mai la sua voglia di esser farfalla non L abbia portata lontana dall’ Italia In un modo o nell’ altro avrebbe comunque potuto assecondare le sue passioni. Più che il peso molto probabile ci sia stato qualche altra cosa che avrà zavorrato la sua voglia di volare. Mi piacerebbe conoscere meglio ciò che ha rappresentato ad esempio la sua famiglia di origine e quanto quest ultima si possa esser rilevata una risorsa ma allo stesso tempo magari un vincolo. Sempre al centro di un conflitto, sento che la sua anima stia ancora cercando la pace tra due fazioni eternamente in lotta.
Allo stesso tempo capisco anche la scarsa voglia al momento di intraprendere una psicoterapia, quella richiederebbe un enorme sacrificio e chissà che forse questo non sia ancora il momento. Per riprenderla seriamente dovrebbe questa volta poi andare fino in fondo, un po’ come perseguire il sogno del recitare, di questo si tratterebbe. Se un giorno le tornasse la volghi a e la motivazione di poter meglio conoscere le motivazioni che in realtà L hanno spinta a fermarsi, io sarò qui ad accogliere la sua richiesta e magari chissà ad aiutarla a spiccare il volo. Magari chissà che non potrà trovare la sua dimensione artistica altrove.
Un caro saluto
Dott. Diego Ferrara
Buongiorno! Da ciò che scrive sembra che tutte le possibilità di nuova vita le siano negate. Non nego che ciò che dice possa essere parte della realtà ma non il totale. Ha mai pensato di imparare un nuovo mestiere e di tenere il teatro come passione personale? Ci sono corsi regionali di vario genere per ricercare profili professionali che sono necessari alla comunità, per esempio. D'altronde non tutto dipende dall'aspetto fisico e non è l'unica donna che non corrisponde ai criteri estetici imperanti. Si dia la possibilità di allargare i propri punti di vista perché se è vero che la vita mette a dura prova, è pure vero che i disagi accrescono l'ingegno e anche i dolori possono essere occasione di arricchimento.
Rimango a sua disposizione per eventuali domande.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Gentile signora, ha mai pensato di portare e trattare la questione peso corporeo in psicoterapia con un professionista specializzato? Il sovrappeso e l'obesità sono patologie croniche e multifattoriali. In quanto patologie non dipendono quindi da forza di volontà o mancanza di capacità ma, appunto, da moltissimi fattori che la persona da sola non può risolvere. La letteratura è chiara: fare soltanto una dieta assegnata da un nutrizionista, anche se ben strutturata, può certamente dare risultati ma solo a breve termine, il peso poi viene ripreso spingendo la persona a colpevolizzarsi e perdere di motivazione.
Dalle sue parole capisco che forse è stanca di scavare per capire cosa ha potuto o meno portarla alla situazione attuale, quindi le consiglio di affidarsi a qualcuno che sappia aiutarla a vedere cosa il futuro le può concretamente offrire grazie alle abilità che ha dimenticato o non sa di avere. Le auguro di poter presto riprendere in mano le redini della sua vita!
Buonasera. Ciò che più mi ha colpito della sua domanda/condivisione è il "forte" giudizio che lei ha espresso nei confronti di sé stessa: "La prima che dice a me stessa che non vado bene sono io".
Come Psicologo/Psicoterapeuta il mio suggerimento è quello di "lavorare" prima di tutto sull'accettazione di sé stessa. Se lo ritiene un valido suggerimento, uno/a Psicoterapeuta potrebbe di certo aiutarla in questo senso. Rispetto ad un eventuale trattamento farmacologico invece, sarebbe opportuna una valutazione accurata di uno Psichiatra, da integrare sempre con un intervento psicoterapico.
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Buongiorno secondo me la farfalla non è ancora nata... il percorso che deve fare e’ ancora lungo magari passando dalla propria accettazione..
Io non le consiglio quale terapia o persona (dipenda da quello che lei vorrà accogliere come guida o consigliere) ma penso che sia il caso di rivalutare la propria visione del mondo e delle conseguenze che il mondo ha su di lei.
Buona vita
Buongiorno grazie per ciò che ha scritto che non ho trovato provocatorio ma più che altro una richiesta di aiuto. Ha già fatto lei stessa un'analisi di ciò che sente con la metafora della farfalla e dell'elefante, ciò che mi colpisce di più è che (come altre colleghe hanno notato) la bambina che è stata trascurata non si è ancora arresa dopo tutti questi anni ... forse è giusto che si prenda cura di lei e inizi a trattarla con compassione e vedere quanto si sta impegnando per realizzare la sua passione. Ormai sono numerosi gli approcci terapeutici e le tecniche che lavorano con le parti bambine, si informi e scelga un professionista con cui discutere i termini del contratto terapeutico data la sua attuale situazione. Un caro saluto Francesca Vottero Ris.
Buonasera, come dicono i miei colleghi, nonostante non abbia fatto un percorso analitico, lei riesce a fare un analisi di sè e della sua storia in maniera molto lucida. Penso che lei non deve arrendersi se il suo sogno, fin da da quando era giovanissima, era esprimersi con la recitazione, deve continuare nella ricerca di soddisfare il suo desiderio anche in maniera amatoriale. Non deve tradire ed abbandonare questo sogno antico ma ancora presente, che trapela fra le righe della sua lunga lettera. Inoltre mi dispiace che verso la fine della sua lettera scrive che vorrebbe un aiuto, ma poi fa un elenco di tutto ciò non vorrebbe sentirsi consigliare. Una psicoterapia no xchè economicamente non può, un centro dove pagherebbe solo un ticket no xchè nella sua zona sono pazzi, forse ce ne sarà qualcuno che non lo è, medicinali neanche a parlarne e lavorare non si trova lavoro. Veramente è molto difficile poterle consigliare una soluzioni. Ascolti di più sè stessa si guardi ancora di più dentro di sè e vedrà che una risposta x il proseguo la troverà, cordiali saluti, dott. Eugenia Cardilli.
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Leggo nelle sue parole un lungo racconto di innumerevoli vicende "esterne" intense, iniziate, interrotte, sognate e a tratti realizzate; allo stesso modo leggo di vicende interne altrettanto intense, vissute, interpretate, comprese e non comprese allo stesso tempo. Ora alla luce di tutto ciò mi sembra che il suo interrogativo più grande sia che direzione dare al suo percorso di vita e non in termini valoriali, perchè quelli sono chiari, ma in termini pratici, operativi. E' chiaro che il "come" potrebbe essere il risultato di un percorso, certo anche piscoterapeutico. Quello che vorrei lasciarle è uno spunto di riflessione attraverso alcune semplici domande: A quale valore personale il teatro risponde? Quale scopo, desiderio riusciva a realizzare per sè attraverso il teatro? Potrebbero esistere altri modi per perseguire questi stessi valori? Si tratta di un inizio chiaramente, per pensare alla propria vita futura in termini di azioni da compiere non solo sulla base di un'unica scelta, direzione...appunto come una farfalla che non si posa sempre sullo stesso fiore, pur amando i fiori!
Gentile utente ciò che mi ha colpita del suo sfogo è la profonda insoddisfazione che esprime rispetto a tutte le sue scelte passate, sembra un elenco di fallimenti, ma mi domando chi è stata la prima persona che l'ha fatta sentire un elefante? Che ruolo aveva nella sua vita? A chi ha cercato invano di dimostrare si essere in realtà una farfalla? Certamente la sua consapevolezza di essere la prima a non credere in se stessa è vera, ma credo che dovrebbe rappresentare un punto di partenza per un percorso di scoperta di sè e di tutte le trappole psicologiche in cui si è imbattuta, e magari scoprire chi è stato a farla cadere sempre in trappola. La prenda come un'avventura alla scoperta di se stessa e provi a scoprire chi è la persona che per prima non ha creduto nelle sue capacità. Le auguro di trovare le risposte.
Dott.ssa Amati Maria
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Buonasera, ho letto con interesse il suo racconto e del tanto descritto mi colpiscono l'attenzionne al suo aspetto esteriore, la rabbia, la delusione e la sua rassegnazione. La sua richiesta di aiuto arriva forte e chiara ma richiede uno sforzo in più da parte sua per essere accolta e non disperdersi.
Mi viene da dirle che il mondo è pieno di farfalle e altri animali strani che attendono solo di essere visti per quello che sono. C'è un posto per tutti e quindi anche per lei. Non posso darle un consiglio, non sono lei, le posso solo lasciare le emozioni e le sensazioni che ho provato nel leggerla: stati ambivalenti fatti di rabbia, dolore e aggressività, desiderio di conoscerla e nello stesso tempo, desiderio di fuggire. Spero le possano essere utile e che possa trovare quello che sta cercando per potersi prendere cura di sé. Cordialmente dott.ssa Manila D'Angelomaria
Sì concentri sul suo presente, parta da lì e cerchi di evitare un atteggiamento mentale proiettivo che le impedirebbe un'analisi introspettiva profonda, primo passo per far luce sul suo mondo interiore e sulle dinamiche che lo governano
Cara Farfalla,
rispondo parlando direttamente a lei.
Sento che è ben consapevole che una psicoterapia potrebbe aiutarla, ma adesso non può essere quella la strada.
La invito a prendere in considerazione l'autocompassione. Si chieda: ma se al mio posto, a vivere le mie stesse cose ci fosse la mia migliore amica o il mio migliore amico, gli direi le stesse cose? O sarei forse più buona, più dolce e accogliente? Credo di immaginare la risposta e la invito a provare a percorrere questa strada.. Si tratti come tratterebbe la sua migliore amica, con quell'affetto e quella dolcezza. E sì, se poi un giorno potrà, la psicoterapia è pronta ad accompagnarla a prendere il volo.
Un caro saluto!
Il suo racconto è interessante. Denota un mondo interno ricco. Anche una certa capacità espressiva. I temi che descrive mi incuriosiscono dal punto di vista clinico e mi danno diversi spunti. Ovvio che sarebbe bello poterli affrontare in studio con lei, provo a darle qualche semplice feedback.
Dopo tanti anni nei quali lei si racconta in un certo modo piuttosto noto a lei, forse è arrivato il momento di cambiare completamente punto di vista. Anche alla sua età si può riprendere in mano la propria vita, nulla è definito per sempre. Noi abbiamo tra le mani il timone, noi stabiliamo la rotta. Certo incontriamo avversità, imprevisti, condizioni sconosciute ma saremo noi ad affrontarle.
Ha ancora tanto davanti, tante possibilità. Se non ha disponibilità economiche può cercare associazioni o realtà del suo territorio che possono indirizzarla, può sfruttare la sua esperienza di attrice per fare laboratori per le scuole o per centri anziani o disabili. Io sono disponibile, anche online, per un contatto (con costo calmierato) per esplorare insieme come muoversi. Davvero spero che trovi anche solo una piccola idea per partire.
La farfalla e l'elefante possono convivere, possono farsi forza, possono mettere a disposizione le loro risorse, possono appartenere a più mondi. Un saluto
Buonasera, la farfalla voleva esistere e mostrare la sua bravura, purtroppo lei non l'ha mai accettata perché non era come lei volesse che fosse vista. Parole chiavi: accettazione, inadeguatezza... DR. Fasanella
Buona sera, in situazioni di forte disagio nonchè durature nel tempo sarebbe importante rivolgersi ad uno specialista per poter meglio comprendere ed elaborare questa sua problemtica. Preferibilmente le consiglierei di rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta così che possa intraprendere un percorso di terapia anche in videochiamata WhatsApp. Cordiali saluti, Dott.ssa Beatrice Planas. Psicologa psicoterapeuta per consulenze online
Gentile utente, dov'è finita la bambina che desidera dare spazio alla sua creatività? Può scegliere di vivere di rimpianti oppure di aprire la porta a quella parte di sè, farla entrare e ricominciare un viaggio che si è interrotto tanto tempo fà. Io credo che a lei serva il coraggio di riconoscere il desiderio soffocato e di provare a perseguirlo. Tuttavia, per fare tutto questo, abbiamo bisogno di sostenere la frustrazione e soprattutto mantenere la speranza. Mi chiedo che rapporto abbia col suo senso di frustrazione e quanto ancora sia disposta a sperare di avere una vita che dia spazio e dignità ai suoi desideri? Un percorso terapeutico, in tal senso, potrebbe aiutarla. E' ovvio che per realizzare qualsiasi cosa , lei debba utilizzare sia la farfalla che l'elefante. Sono entrambi necessari. Se solo riuscissero a fare la pace, potrebbero andare lontani.
Buona fortuna,
Rosella Pettinari
Gentile, ho letto con interesse la sua testimonianza. Un caro saluto, Laura Pacati

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