Persona bulimica convinta che non ne vuole sapere di curarsi: come aiutarla ad uscire dal disturbo?

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Persona bulimica convinta che non ne vuole sapere di curarsi: come aiutarla ad uscire dal disturbo?

Ho un'amica che non solo nasconde di soffrire di bulimia, ma addirittura ne parla pubblicamente come parte di se stessa.
Non fa grandi mangiate e abbuffate, anzi pasti piuttosto contenuti nelle quantità e nelle calorie, ma ha una tremenda paura di ingrassare ed espelle ciò che è piu calorico.
Anche con estranei non ha problemi a dire che mangia e vomita subito dopo.
A volte quando siamo a cena insieme con altri amici si alza dopo mangiato e va in bagno senza problemi.... e noi restiamo sbigottiti ben sapendo cosa va a fare. E quando torna a tavola, lei non ci rende le cose facili.... ci dice "certo che ho fatto quel che ho fatto...."
Purtroppo è anche brava nel suo disturbo, vomita il cibo piu calorico ed elaborato ma poi mangia bene (e anche tanto) quello sano, e alla fine della fiera resta sempre appena sottopeso, e dunque ben lontana dalla soglia di pericolo per cui possa essere ospedalizzata o ricoverata con la forza.
E' sempre lontana da svenimenti, capogiri e gravi carenze vitaminiche, soffre solo di una disidratazione marcata (pelle screpolata) ma anche lì è furba e sa recuperare gli squilibri elettrolici con una serie di integratori che prende al supermercato (magnesio, potassio e multivitaminico in pastiglie).
A quanto ho visto io stessa in vacanza, non ha problemi a vomitare anche 3, 4 o 5 volte al giorno senza apparenti problematiche, se non una gran perdita di tempo che la porta ad attardarsi nelle proprie attività (finisce di studiare e sistemare casa alle 2 di notte e quindi soffre di insonnia... insonnia peggiorata dal fatto che beve molto caffè e non so perchè lo faccia, forse per far passare la fame)

Insomma, è convinta che non ci sia cura al disturbo (ci ha provato in passato con farmaci e psicoterapia, senza successo), che il disturbo sia parte di lei, non riesce a vedersi senza, non è intenzionata a guarire e tutto sommato nemmeno infastidita dalla presenza della malattia, se non per il fatto di dover pulire i bagni ogni volta dopo vomitato e di alzarsi sempre tardissimo la mattina visto che spesso va a dormire all'alba.
Di mattina non ci si può parlare nè incontrarla, è molto nervosa e letteralmente rimbabita quando non dorme.... poi a poco a poco si sveglia e si scioglie, anche grazie alle dosi di caffè che assume con le ore.
Insomma, contenti lei contenti tutti ma resta comunque una persona che, per quanto gradevole e genuina, presenta questo lato b davvero inquietante a cui mi chiedo se ci sia modo di porre riparo.
Dice serenamente che il suo disturbo se lo porterà nella tomba, ormai lo conosce bene e la bulimia è una sua amica fidata dalla quale, volente o nolente, non si separerà mai.

Come fare in questi casi? lasciarla al proprio destino o cercare di darle una mano in qualche modo? Ovviamente è una persona che vive piuttosto sola, pochi amici fidati, spesso poco entusiasta all'idea di uscire e fare cose con noi.... in qualche modo, è un po' uno spreco che se ne stia sola con la sua malattia per molto tempo della giornata...
Buongiorno. Quanto lei riferisce è comune a una buona fetta delle persone affette da bulimia e il problema è essenzialmente questo: riuscire a cooptare la motivazione a farsi curare. L'interruzione dei riti comportamentali non avviene spontaneamente; va aiutata e nel contesto messe in atto tutte le strategie utili (regime alimentare, terapie farmacologiche, psicoterapia). Nel caso che descrive, tutto questo può essere fatto solo in sede di ricovero in una struttura dedicata alla cure queste patologie. Un saluto

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Mi dispiace sentire che la tua amica sta affrontando la bulimia e che non è interessata a cercare aiuto per il suo disturbo. È importante ricordare che non puoi forzare qualcuno a cercare aiuto se non sono pronti o disposti a farlo.
Tuttavia, ci sono alcune cose che puoi fare per supportare la tua amica come farle sapere che ti preoccupi per il suo benessere e che sei lì per sostenerla. Sii gentile e comprensivo quando parli con lei del suo disturbo, evitando di giudicare o criticare. Sii disponibile ad ascoltare la tua amica se decide di parlare del suo disturbo o dei suoi sentimenti. Fai in modo che si senta a suo agio nel condividere le sue esperienze e le sue preoccupazioni con te.
Puoi suggerirle di cercare l'aiuto di un professionista della salute mentale specializzato in disturbi alimentari. Spiega che gli esperti possono offrire un supporto e una guida specifici per affrontare la bulimia.
Se la tua amica è interessata, puoi fornirle risorse o informazioni su gruppi di sostegno, libri o siti web affidabili che trattano la bulimia. Queste risorse potrebbero essere utili per farle capire che non è sola e che ci sono persone che possono aiutarla. Cerca di evitare di fare o dire cose che potrebbero incoraggiare o supportare il comportamento bulimico della tua amica. Ad esempio, evita di fare commenti sul suo aspetto fisico o sulla sua alimentazione. Cerca di coinvolgere la tua amica in attività che non siano legate all'alimentazione o all'aspetto fisico. Ad esempio, potreste fare una passeggiata, guardare un film o fare un'attività creativa insieme. L'obiettivo è creare un ambiente in cui la tua amica si senta supportata e distolta dal suo disturbo.
Se la situazione diventa troppo difficile da gestire o se sei preoccupato per la sua sicurezza, potresti considerare di coinvolgere un professionista o una figura di supporto, come un membro della famiglia o un insegnante, che potrebbe essere in grado di fornire ulteriore assistenza.
Dr. Roberto Prattichizzo
Buongiorno e grazie per la sua riflessione e la sua attenzione verso il benessere della sua amica. Come lei ha notato, la sua amica è divenuta ormai esperta nel gestire il suo disturbo e sembrerebbe (almeno per quello che fa vedere o esprime) non viverlo come un disagio. Ciò vuol dire che la sua amica non ha alcuna motivazione ad intraprendere una psicoterapia per poter gestire meglio questi suoi comportamenti e poter lavorare verso una reale uscita da queste dinamiche che, in realtà sono molto dolorose, faticose e frustranti per la persona che le mette in atto. Certamente può fare una cosa molto importante per la sua amica: esserci senza giudizio. Potrebbe essere molto utile per la sua amica sentire che non è sola (sarebbe importante anche allearsi con altre persone sue amiche e, eventualmente, con altri suoi famigliari o figure di riferimento). Certamente ci vuole molta pazienza, i disturbi del comportamento alimentare mettono a dura prova anche chi ama ed è accanto alle persone che ne soffrono; può certamente approfittare di momenti di maggiore serenità e intimità tra di voi, durante i quali la sua amica potrebbe aprirsi maggiormente e condividere sentimenti più autentici con lei. Alcuni cambiamenti (lavoro, relazioni, altri eventi) nella vita della sua amica potrebbero metterla maggiormente in difficoltà nella gestione delle dinamiche da lei descritte; questi passaggi potrebbero essere un momento favorevole per spingere la sua amica a confrontarsi con un/a terapeuta e iniziare un percorso che lentamente e con il rispetto dei tempi della sua amica possa supportarla nell'affrontare e risolvere queste difficoltà. Rimango a sua disposizione, cordiali saluti, d.ssa Paola Pellegrino
Cara utente, ahimè se qualcuno che amiamo non vuole farsi aiutare e/o non penso che ciò che fa e le accade sia un problema o un rischio per la sua salute, c'è poco in termini pratici che si possa fare. Non possiamo obbligare qualcuno a chiedere aiuto se non vuole. Tuttavia, anche se immagino che trovarsi nella sua posizione sia assai doloroso e faticoso, ciò che può fare e esattamente ciò che già sta facendo essere amica. Esserci. Stare vicino a qualcuno che soffre è una vera sfida alle volte. Però spesso è il massimo che possiamo fare. Continui ad esserci per lei, si metta in ascolto. Se e quando la sua amica vorrà farsi aiutare saprà che non è sola e che lei ci sarà. Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Buonasera,
è doloroso vedere una persona cara ridurre la sua vita all'aspetto del cibo e in generale al controllo del peso. Ancora di più quando non vuole farsi aiutare.
Dal punto di vista medico sarebbe indicato un controllo dell'esofago per eventuali lesione dovuti al passaggio dei succhi gastrici.
Dal punto di vista psicologico, questo sintomo è, per quanto disfunzionale, un comportamento utile alla Sua amica per mantenersi in equilibrio. Le serve per tenere lontane le cose che non vuole vedere.
Avendo però Lei fatta la richiesta, sta esprimendo la paura e la preoccupazione che la Sua amica non ha. Il consiglio che Le posso dare è, finché Lei riesce a trovare dei punti di incontro con la Sua amica che esulano dal problema del cibo, potete avere una buona relazione. Altrimenti anche Lei rischia di diventare parte di questo comportamento limitante, e sarebbe meglio uscire da questo circolo vizioso. Rimango a Sua disposizione
Dott.ssa Monika Elisabeth Ronge
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Buongiorno, spesso nelle problematiche relative ai disturbi alimentari si riscontra ciò che tecnicamente viene definita ego-sintonia del sintomo, cioè l'idea che i comportamenti che mettiamo in atto sono adeguati ai nostri bisogni. Nella sua amica emerge in modo importante questa parte di sè, che la porta a ritenere che il vomitare il cibo non è qualcosa di patologico. Questo le permette di tenere a bada la sua sofferenza, le permette di non farla uscire. Il consiglio è di continuare a starle vicina, creando con amici e familiari un rete di supporto non giudicante e affettiva. La sua preoccupazione è molto preziosa per la sua amica. Solo quando entrerà in contatto con il proprio dolore potrà cercare un adeguato e specialistico aiuto. Cari saluti
Salve, la bulimia è un disturbo molto serio che nasconde vissuti non elaborati nelle prime fasi della vita. Occorre però che sia il soggetto a volerne uscire veramente affrontando tutto il dolore rimosso. Lei è un'amica e non le resta che accettare la sua amica per come è. Solo se in lei scattasse il desiderio di vivere liberamente il rapporto con il cibo e con tutto ciò che il cibo rappresenta, potrebbe incoraggiarla a cercare una psicoterapeuta in grado di contenere tutto il dolore che sta alla base.
"La bulimia è un'amica fidata" dice l'amica; è vero, ma è anche una condizione che monopolizza, l'astro attorno a cui gira la vita e da cui riceve luce e calore. In questo senso è una limitazione che esprime una carenza di luce e calore altrove, una vita altrimenti buia e fredda. Questa condizione ha una storia, scritta nel proprio corpo, che però può essere modificata. Non è semplice, ma un sostegno psicoterapeutico, con una/un terapeuta da cui sentirsi veramente compresi è un ausilio importante. E' troppo presto per sentire che tutti giochi della vita sono stati già fatti; per te e per la tua amica.
Buonasera, mi spiace molto per la sua amica ma oltre a provare a suggerirle di rivolgersi ad un professionista può fare ben poco ahimè. Spero la sua amica possa piano piano darsi una possibilità di cura. Un caro saluto
Gentilissima, confermo quanto già suggeritole dai colleghi e aggiungo che la speranza non va mai persa anche perchè, in regime di ricovero (stante la frequenza della condotta compensatoria evidenziata) l'amica potrebbe godere dell'approccio multidisciplinare e multimodale necessario a gestire i D-NA; in tali strutture le spiegherebbero i danni fisici, psico-sociali legati al disturbo e che già lei sta, in parte, osservando. Dal canto suo potrebbe con tanta gentilezza e comprensione stimolarla a fare un ulteriore tentativo e a sostenerla con il suo affetto. Buon pomeriggio. Liza Bottacin
Posso immaginare che per lei sia molto faticoso avere coscienza di questa grande difficoltà che vive una persona a lei cara.
Quello di cui avrebbe bisogno la sua amica è una prese in carico da un equipe multidisciplinare che la sostenga nel percorso di guarigione.
Sembra che in questo momento la persona in questione sia in una fase "egosintonica" del disturbo, ovvero in un momento in cui è in accordo con i sintomi non ha intenzione di occuparsene, questo accade spesso nei disturbi del comportamento alimentare.
Quello che lei può fare e offrire la sua amicizia, potrebbe tentare di cogliere quando presenti momenti di potenziale apertura verso il cambiamento e sostenerla nella speranza di una guarigione possibile, guarigione che potrebbe restituirle un equilibrio senza necessità di questi sintomi. Quello che mi sento di dirle è di cercare di proteggere la vostra amicizia dalle incursioni di questa sintomatologia che potrebbe creare delle difficoltà all'interno della vostra relazione.
Rimango a sua disposizione .
Cordialmente Dott.ssa Monica Guazzini


Cara utente, questo sintomo è ben strutturato, come dire, studiato e adattato a ogni condizione si presenti, inserito nella quotidianità talmente bene che sembra, una propria normalità. Da come scrive, sono ribilanciati anche i possibili rischi, mediante integratori etc. tutto quadra, anche il momento del vomito con gli amici è routine. Cos’è che stona in tutto questo, per la ragazza? Se ci fosse una domanda, una divisione tra una scelta o altra, un senso di insoddisfazione o malessere in qualche punto della sua esistenza, potrebbe esserci la possibilità di aprire una domanda di aiuto, di dialogo. Altrimenti il sintomo va d’accordo con la sua vita, non cercherà di toglierlo, perché sbilancerebbe l’equilibrio costruitosi nel tempo. I disturbi del comportamento alimentare sono subdoli, si insinuano e si equilibrano a volte, tanto da convivere come partner, assieme alla persona che li pratica. Scrivo “li pratica” per evidenziare che sono pratiche, comportamenti e, per effettuare un comportamento, accettandolo e avendolo inserito nella propria normalità, occorre averlo accettato come parte di sé, come pratica quotidiana non da respingere, ma in quanto normalità. A chi vede dall’esterno può anche sembrare anormalità ma, in fondo, per l’essere umano, in quanto umano, non c’è una normalità uguale per tutti, ma un modo di sopravvivere e rispondere (o anche non rispondere, ma averci a che fare) agli interrogativi della propria esistenza. Il cibo ha anche vedere con altro, non dimentichiamolo. Il rapporto col cibo ha a che vedere con altro, non dimentichiamolo. È necessario sapere che ogni volta che la sua amica pratica questo comportamento, sta avendo a che fare con altro, sta trattando altro. Benché in equilibrio e con serenità. I rischi del dopo pratica si notano col trascorrere del tempo, qualora si verifichino in corpo. Il corpo, come la mente, in certi casi sono bravi a far fronte. Ma si affaticano. Accumulano. Il corpo è un Altro, difficile controllarlo, qualcosa sfuggirà sempre. Anche se la consapevolezza e l’arrangiarsi sembrano precisi e adeguati.
Per avere una domanda di aiuto o di dialogo, occorre che il sintomo sia in perdita di godimento, dice in qualche modo la clinica di J. Lacan, ciò significa, che qualcosa faccia buco, dislivello, che si senta che qualcosa non torna, che qualcosa non dia più la soddisfazione precedente o che sfoci in malessere. Cioè, che faccia scegliere di domandare, a un altro, portare questo proprio sintomo in interrogazione, presso uno psicoanalista / psicoterapeuta.
Buon lavoro,
Dott.ssa M. Gorini
Buonasera gentile utente,
Mi dispiace molto per la situazione che la sua amica sta vivendo e per la sua preoccupazione più che giusta a riguardo.
Più di consigliarle uno specialista a riguardo non può fare altro...
Resto a disposizione
Saluti cordiali
Credo che il disturbo della sua amica venga chiamato dalla Terapia Strategica Breve, che lo ha particolarmente studiato, Vomiting piuttosto che Bulimia. Consiglierei pertanto di consultare uno psicologo di questo approccio che ha elaborato protocolli efficaci. Non possiamo obbligare qualcuno a curarsi, ma possiamo provare a influire sulle sue scelte, pur rispettando. Lo stesso approccio è utile per trovare le strategie di comunicazione con maggiori probabilità di successo. Anche la terapia della Gestalt può essere indicata. Solo dei colloqui potrebbero dirci quali modalità di comportamento è di comunicazione sarebbero consigliabili
Buon pomeriggio, la situazione mi sembra molto complessa e quasi normalizzata pper la sua amica.
Sono disponibile ad aiutarla mediante un percorso individualizzato di psicoterapia.
Mi contatti pure.
Cordiali saluti
Dott.ssa Laura Francesca Bambara

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