Dr.
Alessandro Bianchi
Psicoterapeuta,
Psicologo,
Psicologo clinico
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Firenze 1 indirizzo
6 recensioniCollaborazione con la Sipnei: Società Italiana di PsicoNeuroEndocrinoImmunologia
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Esperienze
Su di me
Ho conseguito la laurea in Psicologia nel 1983 presso l'Università di Padova e la specializzazione in Psicoterapia Funzionale nel 1989. Nel 1992 ho fo...
Formazione
- Laurea magistrale in Psicologia clinica presso Università di Padova ( 1983 )
- Specializzazione in Psicoterapia presso la società europea di psicoterapia funzionale a Napoli ( 1989 )
Specializzazioni
- Psicoterapia
- Psicologia Perinatale
Tirocini
- Azienda sanitaria Firenze ( 1985 )
Competenze linguistiche
- Italiano
Pubblicazioni e articoli
6 recensioni
Punteggio generale
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Sabrina
In un periodo di profondo malessere ho iniziato un percorso di psicoterapia con il dott Alessandro Bianchi. Ho trovato un ascolto attento e un sostegno profondo e gentile. Il percorso che sto facendo mi ha sostenuto tantissimo e aiutato a ritrovare fiducia e scoprire nuove energie. Bella e positiva esperienza
VG
La capacità di ascolto del Dott. Bianchi ti fa sentire veramente al centro! Ogni sua parola e tutte le sue competenze sono state per me fondamentali per sentirmi meglio. Mi sono sentita supportata in ogni momento. Soddisfatta e molto contenta per essermi rivolta a lui
E.G
Il percorso intrapreso con la dott.Alessandro mi ha aiutato molto. Mi sono trovato benissimo con lui sin dal primo momento. Non posso fare paragoni con altre esperienze, perché questa è stata la prima, ma mi ritengo più che soddisfatto sia dell’esperienza in sé che del lavoro svolto.
È professionale, attento e, soprattutto, molto disponibile a venire incontro alle esigenze personali.
Risposte ai pazienti
ha risposto a 16 domande da parte di pazienti di MioDottore
Salve,
sono un ragazzo di 24 anni e scrivo per raccontare un periodo abbastanza strano che ho vissuto nell’ultimo mese e mezzo. Dopo essere stato all’ospedale per essere stato veramente male per una sorta di congestione, da lì a 10 giorni, dato che ho continuato ad avere fastidi allo stomaco, per l’ansia accumulata ho iniziato ad avere attacchi di panico. L’ultimo di questi invece di lasciarlo passare aspettando che si calmasse ho deciso di “combatterlo” ignorandolo ed uscendo (in preda a tremore ecc) durante l’attacco. Da lì è iniziato tutto, perché nonostante l’attacco si fosse poi calmato, è come se la sensazione di distacco dalla realtà che si prova durante l’attacco fosse rimasta, tanto che da lì al mese successivo ho iniziato a percepire posti che ho sempre frequentato con un senso di estraneità, anche le persone con cui avevo quotidianamente a che fare, i miei amici, li percepivo sempre in modo distaccato e continuavo a sentirmi diverso rispetto a prima. Ho iniziato a cercare provando a capire cosa potesse essere (e per capire se stessi impazzendo, dato che era una sensazione/percezione mai provata nella mia vita e veramente inusuale/angosciante) e tutto riportava a derealizzazione/ depersonalizzazione. Tengo a precisare che avevo pienamente consapevolezza di dove fossi e con chi fossi, è stato solo come se la mia testa si fosse disabituata alle cose che prima erano normali ed automatiche andandosi a distaccare, una sensazione che mi ha messo veramente molta paura.
Dopo un mese passato in modo pessimo uscendo molto di meno dato che ero in questa condizione (ovviamente alimentata dal mio pensiero, dato che continuavo a chiedermi cosa fosse successo e come tornare come prima, andandola inevitabilmente ad alimentare) all’improvviso, quando invece di continuare ad angosciarmi combattendola ho deciso pian piano (vedendo consigli di chi aveva vissuto esperienze simili) di non farci più caso ed accettarla per quello che era, finalmente, un giorno all’improvviso dopo che era già da un paio di giorni che cercavo di “normalizzarla” di botto è come se fossi ritornato molto più presente rispetto a prima. Adesso non mi sento ancora ”tornato” al 100% però ho ripreso ad uscire con grande frequenza e ci penso molto meno, stando meglio ed essendo più presente.
Scrivo qui per chiedere se nella vostra esperienza questa è una situazione che può verificarsi in periodi di grande stress/ansia in combinazione con eventi che magari possono essere percepiti come un trauma (come l’essere finito all’ospedale ed aver percepito un grande rischio nel mio caso) e che quindi fanno da trigger in un certo senso.
Ciò che dici nella conclusione della tua lettera è certamente possibile. Hai senza dubbio vissuto un periodo di stress con l'ospedalizzazione e l'attacco di panico, oltre che conseguenza è stato anche causa di stress ulteriore. Ma considera anche che tutto ciò che ci capita è sempre inserito in un contesto. Abitiamo la nostra vita in modo complesso: emozioni, desideri, aspirazioni, termostati biologici, atteggiamenti corporei costituiscono una unità, variabile nel tempo, con la quale affrontiamo le vicende e le relazioni. In questo senso lo stress di quanto accaduto può anche essere stato l'occasione per manifestare un disagio preesistente e ancora sottosoglia.
Il fatto che con le tue sole risorse sia riuscito a oltrepassare in gran parte la difficoltà, è una cosa positiva e mi fa pensare che sei una persona capace di autoregolazione. Paradossalmente forse è proprio il momento per fermarti un po' di più su te stesso con un aiuto esterno professionale, raccogliendo ciò che il tuo "sistema complesso" ti ha dolorosamente comunicato.
Faccio il tifo per te.
Buongiorno,
Ho 27 anni e recentemente io ed il mio partner abbiamo scoperto che abbiamo delle vere e proprie conversazioni nel sonno. Si tratta di sonniloquio ma come botta e risposta, ad esempio lui ini,ia un discorso e io proseguo facendo una domanda. Non ci ricordiamo mai gli argomenti ma tramite una registrazione fatta abbia scoperto il dialogo, che seppur breve è avvenuto. É possibile che ci sia questo tipo di connessione nel sonno?
L'esperienza è interessante e non pare fonte di disagio. La curiosità legittima. Il sonno non è un monolite, ma attraversa varie fasi in modo fluido. Fasi di sonno più leggero si alternano a fasi di sonno più profondo. Vi è anche un'anticamera tra il sonno e la veglia, sia in una direzione che nell'altra. In essa non siamo completamente lucidi nè realmente dormienti, ma ancora connessi, per quanto labilmente, col mondo esterno e i suoi stimoli. In questa fase a volte se chiediamo una cosa a chi sta (quasi) dormendo magari egli/ella risponde, o abbozza una risposta, per dimenticarsi poi di averlo fatto. Per esempio "Ciao cara io vado via, ricordati dopo di comprare il pane." risposta semi cosciente "Va bene, poi lo compro ...". Nel vostro caso potrebbe essere che anche il primo imput verbale venga dallo stato di semi-sonno al quale l'altro risponde. Non è l'unica possibilità, ma è possibile. Buoni sonni e buone veglie!
Dr.Alessandro Bianchi
Istituto di Psicologia Funzionale di Firenze
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