Io credo di non essere portata per la psicoterapia sennò a quest'ora sarei già stata meglio. Ho f

19 risposte
Io credo di non essere portata per la psicoterapia sennò a quest'ora sarei già stata meglio.

Ho fatto 4 anni di psicoterapia di tipo psicodinamico e ve lo giuro, io non riesco a ricordarmi il 70% delle cose che mi diceva la mia psicoterapeuta. Mi viene da piangere perchè mi sento una pessima paziente, più sbagliata di prima....
Piango anche perchè mi sembra di non aver concluso nulla in questi anni anche se un cambiamento l'ho fatto, ed è stato quello di essere riuscita a raccontarle tutto di me.
Lei le cose me le spiegava ma a me non rimanevano in mente, uscita di lì dimenticavo tutto.
Non mi sentivo aiutata....e mi vergogno a dirlo perchè le voglio tanto bene e so che è una bravissima terapeuta, ma io non mi sentivo più aiutata.
Ma questo è un mio problema, non suo, perchè con gli altri consulti che ho avuto ho avvertito la stessa sensazione, di non sentirmi davvero compresa e aiutata.

Abbiamo parlato e riparlato di tutto eppure io mi sento come se non l'avessi mai fatto?
Perchè?
Mi sento così sbagliata.....

Per esempio quando sto male o stavo male anche per queste cose che state leggendo, io gliene parlavo, lei mi tranquillizzava o mi spiegava diversi concetti, sul momento mi sentivo così così, appena finiva la seduta stavo peggio di prima, io uscivo di lì e mi dicevo di avere qualcosa di grave perchè non riuscivo a stare bene, mi sentivo in colpa e tutt'ora mi sento così perchè forse non sono in grado di spiegarmi io o perchè forse non riesco a farmi bastare quelle paroline magiche che mi facevano sentire bene sul momento ma poi tutto tornava come prima.
Ho tanta paura, mi sto rassegnando perchè ho cercato e più di una volta, ma ho capito che il problema sono io e quindi nessuno può aiutarmi. Sono terrorizzata al sol pensiero di dover rischiare di rivivere tutto questo.......
Non ce la faccio.
Le ho chiesto scusa, per come mi sono comportata, per il fatto che non so essere una brava paziente, o se qualche volta mi sono arrabbiata con lei.
Le voglio bene e mi manca....

Mi sono sentita in colpa perchè non mi sentivo bene, perchè il suo aiuto per me non era sufficiente...
Mi sono sentita in colpa per le mie resistenze
Sono arrivata a pensare che forse non voglio cambiare ed è per questo che continuo ad avere paura di attuare un cambiamento.
Mi sono sentita dire il contrario perchè scrivo qui o su altri forum, perchè ho chiesto aiuto più di una volta e perchè ci sto male.

Ma che persona sono io?

Io...non so più cosa dire...cosa pensare...
Sembra che ogni mio sforzo mi porta alla consapevolezza che non sono fatta per vivere, per stare con gli altri.
Tutto quello che lei dice della sua storia è ovviamente molto interessante e toccante; tra quello che racconta vorrei evidenziare alcune cose e condividere delle mie riflessioni. Credo che tutti siano "portati per la psicoterapia" compresa ovviamente lei. In alcune psicoterapia per motivi apparentemente impalpabili (al di là della bravura dello psicoterapeuta e della disponibilità a collaborare del paziente) non si crea quella alchimia che porta a risultati soddisfacenti. La psicoterapia, inoltre, non è un percorso di memorizzazione ma di consapevolizzazione di ciò che ci fa star male e di ciò che, invece, sarebbe salutogenetico. Inoltre, credo che, durante la psicoterapia, per aumentare la sua efficacia ci si debba occupare anche degli aspetti biologici della persona. Io, essendo medico, prescrivo, durante la psicoterapia, medicinali naturali e innocui: Fiori di Bach, Omeopatici, Fitoterapici e Nutraceutici ottenendo, così, risultati più soddisfacenti. Dunque, non molli nella ricerca di una maggiore qualità della vita. Nel salutarla cordialmente mi metto a disposizione per fornirle, telefonicamente o tramite messaggi privati, ulteriori informazioni. Tenga presente che la psicoterapia può essere effettuata anche on line. Salve!
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Gentile utente mi dispiace per ciò che sta provando . Lei non è assolutamente sbagliata e non deve assolutamente sentirsi in colpa , non esistono cattivi pazienti e di sicuro la sua terapeuta è una brava terapeuta ma probabilmente non si era creata una giusta compliance .La compliance è il grado in cui un paziente segue le raccomandazioni cliniche del terapeuta ;ad esempio una elevata complessità del regime terapeutico, stili diversi di comunicazione(compreso un differente modo di concepire le indicazioni terapeutiche )o diverse aspettative terapeutiche (tra paziente e terapeuta) possono essere associati ad una mancata compliance. Tutto questo non vuol dire assolutamente che si è dei cattivi pazienti.Le consiglierei di provare una psicoterapia ad indirizzo cognitivo - comportamentale ,probabilmente questo indirizzo è più affine al suo modo di essere . Per qualsiasi informazione resto a sua disposizione . Un caro saluto.
Le posso solo dire che per quanto abbia bisogno di aiuto, se si sente ancora così, non è una sua colpa o responsabilità. Non sono paroline che danno sollievo al momento quelle che restano, ma parole che sono in grado di smuovere qualcosa e produrre un cambiamento nel suo modo di pensare e nel suo comportamento.
E non si tratta di mettere in dubbio la professionalita di un collega, ma credo che noi terapeuti non possiamo essere di aiuto per tutti. Può esistere un paziente che non funziona con quel terapeuta e viceversa, per diverse ragioni, e a seconda anche dell'approccio terapeutico che si utilizza.
Ma non molli, non si arrenda.
Coraggio
Un caro saluto
Dr. Marina Forte
Gentile utente, credo che ciò che sente in relazione ai suoi psicoterapeuti presenti e passati non sia altro che un trigger di una modalità relazionale del suo passato.
La relazione terapeutica le riattiva questa convinzione di : ‘non sentirmi davvero compresa e aiutata’
E’ da lì’ che deve partire e ritornare a quando nel passato si e’ già sentita così.
Credo che una psicoterapia che prenda in esame un approccio allo stile relazionale con i caregiver ecc. Sia adeguatissimo al caso.
Le consiglio l’EMDR, un approccio psicoterapeutico focalizzato e di ultima generazione nonché evidence based.
A sua disposizione
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Gentile utente, credo che con la sua terapeuta, o con chi vuole lei, sia arrivato il momento di prendere come “vero” questo suo vissuto ed occuparsene di conseguenza con un approccio che sia rispettoso del suo sentirsi perennemente inadeguata. Non basta e non serve che qualcuno le dica di non esserlo.
Le auguro di trovare al più presto una strada che possa renderle un’idea di se che la trovi serena nelle relazioni che intrattiene.
Buona serata.
Buonasera, sono d'accordo con la collega che mi ha preceduta la terapia EMDR potrebbe fare al caso suo. Non si tratta di essere una brava o una cattiva paziente, molto probabilmente per lei la terapia verbale non va bene. Tramite questo metodo si disinnescano i ricordi dolorosi e spiacevoli che le sono accaduti nel suo presente e passato, che sono chiusi in un cassetto mentale e che rimangono silenti, anche se apparentemente innocui e inattivi, ma ugualmente inconsciamente presenti . Si eseguono delle stimolazioni oculari tramite le dita, pian piano riaffiorano dei ricordi di episodi sgradevoli e traumatici bloccati, vengono portati alla coscienza e rielaborati per non rimanere prigionieri ed essere eternamente legati a tali ricordi traumatici. Quindi lei non demorda cerchi di trovare la terapia più giusta e dato la mia esperienza con i miei pazienti, penso che l'elaborazione dei traumi è la più giusta, forse anche per lei, le invio dei cordiali saluti, dott. Eugenia Cardilli.
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Buonasera, non è lei ad essere sbagliata, semplicemente non si è creata tra lei e la terapeuta precedente quella sorta di rapporto chiamato "alleanza terapeutica" che favorisce la presa di coscienza e lo star bene del paziente. Non c'entra la bravura del terapeuta, succede e basta. Le consiglio di rivolgersi ad un terapeuta di diversa formazione, ad esempio cognitivo comportamentale, forse più in linea col suo stile cognitivo. Non esistono pazienti sbagliati o inadatti, è il paziente stesso che deve decidere se la psicoterapia lo aiuta o meno. Cordialmente, dr.ssa Daniela Benvenuti. Padova-Feltre
Gentile utente di mio dottore,
Non esistono i bravi pazienti ed i cattivi pazienti. Ognuno ha semplicemente i propri tempi nell' accettare un punto di vista differente o un invito al cambiamento. Sta facendo terapia da diversi anni ma non è detto che quando abbia iniziato ad esempio fosse completamente pronta ad affrontare un processo di crescita e degli step evolutivi di un certo tipo. Non perda la fiducia, la vita è ancora lunga ed alcune cose possono avere una svolta improvvisa certe volte. Continui il percorso, probabile si dovrà ricredere e analizzando col suo terapeuta l' intero processo psicoeterapico potrà riconoscere di aver fatto già dei progressi rilevanti.

Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Esordisco col dire che, al contrario di alcuni colleghi, io penso che non tutti siano portati per la psicoterapia. Per fare un buon lavoro su di sé ci vogliono un minimo di capacità introspettiva, che il terapeuta dev'esser capace di stimolare, e soprattutto tanta pazienza! Non tutti sono dotati di queste due caratteristiche. Viviamo infatti in un mondo veloce e superficiale, nel quale si dedica più tempo a scattare, scegliere e modificare la fotografia da abbinare a un pensiero da pubblicare su un social che a "pensare" il pensiero stesso. Ci si rivolge al terapeuta per risolvere un problema e si finisce per ritrovarsi in una relazione significativa per la propria vita. Il problema che aveva portato a formulare la richiesta di aiuto passa in secondo piano e pian piano si mette la propria persona al centro della relazione. La psicoterapia è uno sguardo su se stessi attraverso l'aiuto di un altro - il terapeuta appunto - e può essere un'esperienza potente e devastante e al tempo stesso entusiasmante e rivelatoria. Lei dice di non essere adatta alla psicoterapia, ma anche di essere molto legata alla sua terapeuta, che è evidentemente diventata una figura significativa nella sua vita. Il fatto stesso che scriva queste cose rivela un tormento interiore che deriva da riflessioni su di sé e sul proprio modo di vivere questa importante relazione. Il lavoro svolto con la sua terapeuta sta continuando ad agire nonostante lei sembri aver interrotto i colloqui. Parla del terrore di rivivere "tutto questo", ma cos'è "tutto questo"? Forse l'idea di ricominciare con un altro terapeuta per cercare di risolvere i suoi problemi, per superare il senso di inadeguatezza, per vincere il timore di essere una cattiva paziente, persona, bambina? Si arrenda...al suo corpo, alla sua terapeuta, alla relazione che vi lega, parli con lei apertamente e cerchi, quando lo farà, di smettere di elemosinare la sua consolazione. Cominci a guardarsi e ad accettare ciò che vede. Carl Rogers dice parlando di sé “Esiste un curioso paradosso: quando mi accetto così come sono, allora posso cambiare.” Non c'è una strada breve, ci vogliono pazienza, coraggio e tenacia. Scrivendo di sé si è esposta e ha dimostrato di avere coraggio. Sono anni che è in terapia e ciò dimostra pazienza. Ora sia tenace. Buon lavoro!
Buongiorno, personalmente in seduta evito di fare grandi esposizioni e raccomandazioni ai miei pazienti (quelle che un mio maestro chiamava le psicopippe) proprio per evitare di annoiare o ancora peggio scoraggiare il mio paziente fino al punto di farlo sentire inadatto e non alla mia altezza.
Le suggerirei un approccio corporeo, dove più che il pensiero è presente il corpo, con le sue sensazioni ed emozioni.
Ciò potrebbe consentirle di sperimentare concretamente qualcosa di nuovo in terapia piuttosto che semplicemente descriverlo a parole.
In bocca al lupo per la sua ricerca
Sembra che lei stia cercando più che altro un "senso in questa vita". Credo abbia bisogno di trovare una direzione e degli obiettivi che la possano far sentire viva.
Buongiorno cara! Che cosa faresti se non avessi paura? prova a rispondere a questa domanda, magari annotandola su un quaderno nuovo. Ti sorprenderà leggere ciò che potresti fare se spostassi per un attimo l'emozione della paura. Mi sembra inoltre, leggendo ciò che hai scritto, che ci sia la necessità di riconnettersi con te stessa, con la parte più vera e sincera che spesso nascondiamo non solo agli altri ma anche a noi stessi. Penso che possa esserti utile a questo punto iniziare un percorso psicoterapeutico con nuovi obiettivi da cui partire.
Buona sera, in situazioni di forte disagio nonchè durature nel tempo sarebbe importante rivolgersi ad uno specialista per poter meglio comprendere ed elaborare questa sua problemtica. Preferibilmente le consiglierei di rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta così che possa intraprendere un percorso di terapia anche in videochiamata WhatsApp. Cordiali saluti, Dott.ssa Beatrice Planas. Psicologa psicoterapeuta per consulenze online
Buongiorno,
grazie per il Suo feedback, la descrizione del Suo vissuto può essere d'aiuto nel mio lavoro.
Così come non esiste un profilo di Psicoterapeuta ideale non esiste un Paziente ideale.. ne possiamo dire di essere portati o meno alla psicoterapia. Ciò che emerge è che il suo stato di disagio sembra essere ancora presente.. sicuramente non è da trascurare!
Gentile utente, il non sentirsi compresa e aiutata fa parte del suo problema. Il non ricordare cosa le diceva può essere letta come resistenza. Sono tutti elementi che fanno parte del lavoro di psicoterapia. Ci sono lavori più lunghi e altri più brevi perché ci sono storie più complesse e altre che lo sono meno. Allo stesso modo le dico che se sta a parlare o scrivere è già consapevole che ha delle difficoltà. Comprendo che sia difficile ma dovrebbe affidarsi nuovamente ad un lavoro di questo tipo.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Buonasera, i cambiamenti sono lenti, sono sicura che ha lavorato tanto, forse ha bisogno di sedimentare. Alle volte e spesso servono più terapie, nel corso della vita. Questo non significa " non essere un bravo paziente" o non capire, ma che il cambiamento, soprattutto se la sofferenza è grande, è lento. Con il suo percorso in 4 anni avrà ottenuto delle consapevolezze in più, questo è già un obiettivo!. Le consiglio di non arrendersi ma di continuare. Ha la consapevolezza che ha una sofferenza e non tutti riescono ad averlo chiaro. Continui così, il percorso può essere lungo e doloroso ma necessario. Un caro saluto, rimango a disposizione!.
Dott.ssa Chiara Pavia
Buonasera. Della sua condivisione mi colpisce molto il forte accento che pone sul sentirsi sbagliata, o addirittura "non fatta per vivere, né per stare con gli altri", mentre descrive anche alcuni importanti successi che ha raggiunto per sé stessa attraverso il lavoro terapeutico che ha svolto. In altri termini ho la netta impressione che per qualche ragione per lei siano predominanti gli aspetti "negativi" rispetto a quelli "positivi" di sé, e ciò la scoraggia, la demotiva e la fa sentire sbagliata. Credo sia importante per lei non mollare ed affrontare ancora una parte importante del lavoro su di sé, che a mio avviso ha come parte fondamentale l'esplorazione autentica delle emozioni e dei significati che vive in relazione sia ai fallimenti che ai successi, con l'obiettivo di poter riconquistare, nel rispetto dei suoi tempi, il potere di esercitare una maggiore responsabilità sulla sua vita, permettendosi così una più ampia e vitale libertà.
Un caro saluto ed i migliori auguri, Dott. Felice Schettini
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Buongiorno, tutti siamo adatti alla psicoterapia ma bisogna trovare l'approccio/orientamento adeguato alla persona, oltre al professionista con il quale poter creare il giusto rapporto terapeutico! La psicoterapia si declina in molti orientamenti e approcci e ognuno di noi deve trovare quello che è più adatto alle proprie caratteristiche personali. Se non ha ottenuto risultati soddisfacenti, nonostante la sua motivazione, le abilità che possiede (si evincono dal modo in cui scrive!), e le buone capacità della sua terapeuta, potrebbe non aver scelto l'approccio più adatto a lei e alle sue esigenze. Le consiglio di non mollare e di tentare con un approccio cognitivo-comportamentale. Rimango a disposizione per qualunque chiarimento!
Buonasera,
grazie per questa sua importante esternazione, il sentirsi sbagliata è sempre fonte di grande sofferenza. Ha detto una cosa importante, anche con altri specialisti ha provato lo stesso senso di non essere abbastanza compresa. Probabilmente deve essere proprio questo il punto di partenza, forse una convinzione di non poter essere capita e per questo sbagliata e con un sentimento di colpa. Non ha colpe, ma una forte convinzione di averne!
Mi dispiace se ha interrotto il percorso.
Resto a disposizione!
Un caro saluto
Dr.ssa Elisa Del Greco
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