Gentili dottori, scrivo perchè c'è una situazione conflittuale che genera in me frustrazione. Mio m
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Gentili dottori,
scrivo perchè c'è una situazione conflittuale che genera in me frustrazione. Mio marito è molto legato alla città di origine e alla sua famiglia. Per motivi lavorativi abitiamo in affitto a due ore e mezza di distanza e torniamo quasi tutti i fine settimana.
Non abbiamo una casa nella sua città e ci ospitano sempre i genotiri. Spesso ci troviamo nella stessa casa con il fratello, figlia e compagna che si appoggiano lì. Diciamo che fino ad ora la situazione è stata sempre equilibrata.
Da un po' vivo, però, con insofferenza il comportamento di mio marito. Lui è come se fosse sempre altrove, non riesce a fare un progetto di vita con me perchè conta di tornare nella sua città, ma concretamente non fa nulla per tornarci. Aveva detto che avrebbe anche diviso la casa dei suoi ma non vedo fatti concreti all'orizzonte. Io sono stanca di questo suo atteggiamento che non mi consente di costruire nulla, a partire da una stabilità in un posto, casa, famiglia, ecc.
Ieri abbiamo saputo che il fratello aspetta il secondo figlio e io ho iniziato a provare angoscia perchè vedo che il progetto di mio marito è sempre più un qualcosa di non realizzabile...già vedo il fratello che si appoggerà sempre di più ai suoi e un bisogno maggiore di spazi che precludono una eventuale divisione della casa.
Io non sono interessata ad andare a vivere lì, nè mi dispiacerebbe, ma potrei benissimo stabilizzarmi dove siamo adesso e pensare di acquistare una casa qui. Il problema è mio marito che non mi consente di programmare.
Non so più come farglielo capire.
Io vorrei che aprisse gli occhi sulla realtà ma temo che possa pensare che io voglia mettere zizzania o che io stia male solo per il fatto che non riusciamo ad avere figli.
Non so come affrontare e quando affrontare di nuovo il discorso.
scrivo perchè c'è una situazione conflittuale che genera in me frustrazione. Mio marito è molto legato alla città di origine e alla sua famiglia. Per motivi lavorativi abitiamo in affitto a due ore e mezza di distanza e torniamo quasi tutti i fine settimana.
Non abbiamo una casa nella sua città e ci ospitano sempre i genotiri. Spesso ci troviamo nella stessa casa con il fratello, figlia e compagna che si appoggiano lì. Diciamo che fino ad ora la situazione è stata sempre equilibrata.
Da un po' vivo, però, con insofferenza il comportamento di mio marito. Lui è come se fosse sempre altrove, non riesce a fare un progetto di vita con me perchè conta di tornare nella sua città, ma concretamente non fa nulla per tornarci. Aveva detto che avrebbe anche diviso la casa dei suoi ma non vedo fatti concreti all'orizzonte. Io sono stanca di questo suo atteggiamento che non mi consente di costruire nulla, a partire da una stabilità in un posto, casa, famiglia, ecc.
Ieri abbiamo saputo che il fratello aspetta il secondo figlio e io ho iniziato a provare angoscia perchè vedo che il progetto di mio marito è sempre più un qualcosa di non realizzabile...già vedo il fratello che si appoggerà sempre di più ai suoi e un bisogno maggiore di spazi che precludono una eventuale divisione della casa.
Io non sono interessata ad andare a vivere lì, nè mi dispiacerebbe, ma potrei benissimo stabilizzarmi dove siamo adesso e pensare di acquistare una casa qui. Il problema è mio marito che non mi consente di programmare.
Non so più come farglielo capire.
Io vorrei che aprisse gli occhi sulla realtà ma temo che possa pensare che io voglia mettere zizzania o che io stia male solo per il fatto che non riusciamo ad avere figli.
Non so come affrontare e quando affrontare di nuovo il discorso.
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
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Buon pomeriggio. Ha mai pensato di riflettere meglio sulle sue priorità o di intraprendere, qualora non lo aveste già fatto, una terapia di coppia dove affrontare delle dinamiche che difficilmente si possono discutere e vedere nella vita frenetica di ogni giorno?
Salve, le sue parole trasmettono con chiarezza una profonda stanchezza emotiva e un senso di frustrazione che si è probabilmente sedimentato nel tempo. Sta vivendo una disarmonia di coppia che non nasce da una mancanza di affetto, ma da una divergenza nei bisogni fondamentali: stabilità, progettualità, spazio vitale. Tutti elementi cruciali in una relazione sana e matura. Quando scrive che suo marito “è sempre altrove” e che non riesce a costruire nulla con lei, descrive un vissuto molto comune nelle coppie in cui la progettualità condivisa è bloccata da ambivalenze o da legami primari non rielaborati. Il forte attaccamento del suo compagno alla famiglia d’origine, alla città natale, e l’assenza di azioni concrete per realizzare un cambiamento reale, sembrano rimandare a una difficoltà nel separarsi simbolicamente da quel contesto. Questo non significa necessariamente che lei venga trascurata consapevolmente, ma è comprensibile che si senta in una posizione secondaria, con un investimento incerto e senza radici.
La situazione descritta attorno alla casa dei suoceri, la presenza fissa del fratello, della compagna e della figlia, e ora l’arrivo di un secondo nipote, sembra acuire il suo senso di esclusione e l’angoscia legata a uno spazio relazionale e fisico sempre più saturo, che non lascia margine alla coppia né a eventuali evoluzioni familiari future.
È importante legittimare i suoi bisogni: non sta cercando “di mettere zizzania”, né le sue riflessioni sono dettate dalla frustrazione legata alla maternità. Desiderare un luogo stabile, un progetto condiviso, una casa che sia “casa vostra”, non una stanza concessa, è parte della costruzione di un’identità di coppia adulta.
Per affrontare il discorso, scelga un momento in cui non sia dominata dall’esasperazione o dal dolore. Esprima il suo sentire in prima persona (“io mi sento…”), cercando di non accusarlo ma di fargli comprendere che la mancanza di chiarezza e di impegno progettuale sta generando un logoramento emotivo. È utile anche chiarire che lei non rifiuta la sua famiglia d’origine, ma desidera che il vostro nucleo diventi prioritario, con una propria autonomia decisionale. Se i dialoghi restano infruttuosi o evasivi, potrebbe essere indicato proporre una consulenza di coppia, almeno inizialmente, per facilitare una comunicazione mediata e più consapevole.
A volte, ciò che fa soffrire non è la distanza fisica, ma quella emotiva: il sentirsi soli anche in due. E questo è un dolore che merita ascolto, non silenzio.
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
La situazione descritta attorno alla casa dei suoceri, la presenza fissa del fratello, della compagna e della figlia, e ora l’arrivo di un secondo nipote, sembra acuire il suo senso di esclusione e l’angoscia legata a uno spazio relazionale e fisico sempre più saturo, che non lascia margine alla coppia né a eventuali evoluzioni familiari future.
È importante legittimare i suoi bisogni: non sta cercando “di mettere zizzania”, né le sue riflessioni sono dettate dalla frustrazione legata alla maternità. Desiderare un luogo stabile, un progetto condiviso, una casa che sia “casa vostra”, non una stanza concessa, è parte della costruzione di un’identità di coppia adulta.
Per affrontare il discorso, scelga un momento in cui non sia dominata dall’esasperazione o dal dolore. Esprima il suo sentire in prima persona (“io mi sento…”), cercando di non accusarlo ma di fargli comprendere che la mancanza di chiarezza e di impegno progettuale sta generando un logoramento emotivo. È utile anche chiarire che lei non rifiuta la sua famiglia d’origine, ma desidera che il vostro nucleo diventi prioritario, con una propria autonomia decisionale. Se i dialoghi restano infruttuosi o evasivi, potrebbe essere indicato proporre una consulenza di coppia, almeno inizialmente, per facilitare una comunicazione mediata e più consapevole.
A volte, ciò che fa soffrire non è la distanza fisica, ma quella emotiva: il sentirsi soli anche in due. E questo è un dolore che merita ascolto, non silenzio.
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Dott. Francesco Paolo Coppola, (Napoli on line o in presenza), info: psicologonapoli org e il mio PROFILO su MioDottore
Gentile utente,
la situazione che descrive è complessa, ma non rara: quando uno dei due partner rimane simbolicamente legato alla famiglia d’origine, diventa difficile, per la coppia, trovare uno spazio reale e autonomo.
Il problema, in questi casi, non è solo dove vivere, ma come stare in relazione.
Suo marito sembra emotivamente ancora dentro la casa materna, anche quando è fisicamente lontano.
Ruota attorno a quella struttura — la casa dei genitori, la presenza del fratello, il legame con le abitudini — ma senza prendere posizione, né fare scelte concrete.
Lei, nel frattempo, regge il peso di tutto questo: sogna una casa, una stabilità, magari una famiglia… ma si ritrova a tenere insieme una relazione che l’altro non assume fino in fondo.
E capisco quanto questo generi frustrazione.
Non sentirsi scelta, non vedere un progetto condiviso, vivere sempre in sospensione… tutto questo fa male, e logora in silenzio.
Molte persone in situazioni simili si pongono la domanda sbagliata:
“Come faccio a fargli capire?”
Ma il punto vero è un altro:
“Dove sono io, dentro questa relazione?”
“Cosa sto aspettando?”
“Sono disposta a cambiare io, anche se l’altro resta fermo?”
È normale voler vedere l’altro maturare, cambiare, scegliere.
Ma spesso — ed è il caso qui — questa attesa diventa una forma di immobilismo relazionale.
Si resta bloccati, nella speranza che l’altro faccia quello che noi stessi abbiamo paura di fare: prendere posizione.
E intanto la vita passa.
Ora:
non c’è una frase magica che possa cambiare questa situazione.
La psicologia non funziona in pillole.
Funziona quando qualcuno decide di guardare le cose in faccia, di fermarsi e dire: “così non va più bene.”
E se lei lo fa, qualcosa si muoverà.
Sempre.
O nell’altro.
O dentro di sé.
O nella direzione del futuro.
Una relazione si costruisce in due. Ma il risveglio, spesso, comincia da uno solo.
Se vuole, possiamo attraversarlo insieme.
Dott. Francesco Paolo Coppola (Napoli, on line e in presenza)
info: psicologonapoli org – PROFILO MioDottore
Gentile utente,
la situazione che descrive è complessa, ma non rara: quando uno dei due partner rimane simbolicamente legato alla famiglia d’origine, diventa difficile, per la coppia, trovare uno spazio reale e autonomo.
Il problema, in questi casi, non è solo dove vivere, ma come stare in relazione.
Suo marito sembra emotivamente ancora dentro la casa materna, anche quando è fisicamente lontano.
Ruota attorno a quella struttura — la casa dei genitori, la presenza del fratello, il legame con le abitudini — ma senza prendere posizione, né fare scelte concrete.
Lei, nel frattempo, regge il peso di tutto questo: sogna una casa, una stabilità, magari una famiglia… ma si ritrova a tenere insieme una relazione che l’altro non assume fino in fondo.
E capisco quanto questo generi frustrazione.
Non sentirsi scelta, non vedere un progetto condiviso, vivere sempre in sospensione… tutto questo fa male, e logora in silenzio.
Molte persone in situazioni simili si pongono la domanda sbagliata:
“Come faccio a fargli capire?”
Ma il punto vero è un altro:
“Dove sono io, dentro questa relazione?”
“Cosa sto aspettando?”
“Sono disposta a cambiare io, anche se l’altro resta fermo?”
È normale voler vedere l’altro maturare, cambiare, scegliere.
Ma spesso — ed è il caso qui — questa attesa diventa una forma di immobilismo relazionale.
Si resta bloccati, nella speranza che l’altro faccia quello che noi stessi abbiamo paura di fare: prendere posizione.
E intanto la vita passa.
Ora:
non c’è una frase magica che possa cambiare questa situazione.
La psicologia non funziona in pillole.
Funziona quando qualcuno decide di guardare le cose in faccia, di fermarsi e dire: “così non va più bene.”
E se lei lo fa, qualcosa si muoverà.
Sempre.
O nell’altro.
O dentro di sé.
O nella direzione del futuro.
Una relazione si costruisce in due. Ma il risveglio, spesso, comincia da uno solo.
Se vuole, possiamo attraversarlo insieme.
Dott. Francesco Paolo Coppola (Napoli, on line e in presenza)
info: psicologonapoli org – PROFILO MioDottore
Buonasera, grazie per aver condiviso una parte così intima della sua sfera personale, come il rapporto con suo marito. E' chiaro che intendete la progettualità in modo diverso, ma occorre capire se c'è una progettualità comune, cosa vi tiene insieme nonostante quelle che possono apparire visioni diverse e, soprattutto, se è ancora possibile pensare ad un "NOI" di coppia, nonostante le divergenze. Quando la mediazione a due è già fallita, una terapia di coppia aiuta a sciogliere i nodi di una ragnatela altrimenti complessa, a guardarsi e a parlarsi con sincerità, rimettendo al centro il benessere della coppia e degli individui che la compongono, indipendentemente dalle scelte che si compiranno. Per un eventuale valutazione del suo caso, può contattarmi in privato. Saluti,
Dott.ssa G.T.
Dott.ssa G.T.
Buonasera Signora, è comprensibile il suo punto di vista e probabilmente suo marito non ha chiaro ciò che vuole veramente. Cerchi ancora un modo per comunicare con lui, spesso il dialogo non è chiaro e diretto o non traspare, fino in fondo, ciò che lei sente.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Salve, è importante avere un progetto e cercare di seguirlo in una coppia. Vivere in una abitazione senza dividerla con i parenti è di vitale importanza per due persone sposate, permette di avere la propria privacy e sperimentare una vera e propria convivenza. é comprensibile che lei sia angosciata dato che suo marito non sembra seguire questa direzione. Rifletta e decida come agire, sicuramente può essere importante parlarne per esplicitare i suoi sentimenti e pensieri in merito condividendoli con suo marito.
Cordiali saluti
Cordiali saluti
Salve,
lei è portatrice di una istanza di coppia ed è in un percorso di coppia che andrebbero affrontate le problematiche qui riportate. Ne parli anche con suo marito, sarebbe una occasione di crescita per entrambi.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
lei è portatrice di una istanza di coppia ed è in un percorso di coppia che andrebbero affrontate le problematiche qui riportate. Ne parli anche con suo marito, sarebbe una occasione di crescita per entrambi.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Ogni coppia ha bisogno di una privacy, di uno spazio fisico delimitato che le permetta di restare isolata da altrui compagnie non sempre desiderate, in pratica di una porta di ingresso della propria abitazione che gli alltri non possono aprire senza il permesso della coppia. Per cui mi sembra più che lecita la sua ansia di fronte ad una commistione di nuclei familiari che non ha il carattere di temporaneità, quale potrebbe essere dovuto ad esempio ad una vacanza. La invito a prenotare un colloquio di Psicoterapia della Gestalt per trovare il giusto modo di comunicare questa sua esigenza. Saluti
Buongiorno signora, capisco che si sente un po' come 'sospesa', senza 'stabilità' tra la città dove lavorate e la città dove vorreste abitare. Il fatto che parli di 'marito' mi fa pensare che un progetto forte di vita ci sia, che è quello della vostra coppia: cerchi il dialogo con suo marito, si prenda del tempo per parlare con lui. Parlando della sua disponibilità a seguire il desiderio di avvicinarsi ai genitori, ma delle difficoltà concrete che vede nella sua realizzazione. Sia chiara (come nel messaggio che ha scritto) sul fatto che non vuole ostacolare il legame con la sua famiglia d'origine, ma che sente il bisogno di un 'nido', di 'confini' e di un progetto concreto per voi due. Dia valore alla vostra coppia. Forse per messaggio non riesco ad essere sufficientemente utile e sarebbe più semplice parlarne. Se vuole sono disponibile a farlo......Buone cose
Buongiorno, mi dispiace per la sofferenza che sta provando in questa situazione.. Del suo racconto mi colpisce soprattutto il fatto che i vostri progetti siano principalmente pensati "al singolare": cosa lei vorrebbe, cosa suo marito sogna, ma....INSIEME che cosa sognate/desiderate?? Credo che vi sarebbe estremamente d'aiuto intraprendere un percorso terapeutico di coppia, per scoprire cosa vi unisce e quali progetti potete fare insieme.
Gentile utente,
capisco bene la frustrazione che sta vivendo: il suo bisogno di stabilità e progettualità è del tutto legittimo, così come il desiderio che suo marito condivida concretamente una direzione di vita comune.
Quello che descrive – il forte legame di suo marito con la città di origine e la famiglia, unito alla difficoltà di prendere decisioni pratiche – è una dinamica frequente: spesso il partner rimane ancorato a un’idea, ma senza passare ai fatti, lasciando l’altro in una sensazione di sospensione.
Il punto centrale non è tanto “dove vivere”, quanto il fatto che lei non percepisce in suo marito la capacità o la volontà di costruire insieme un progetto reale. Questo genera smarrimento, perché senza basi concrete diventa difficile immaginare una casa, una famiglia, o semplicemente un futuro condiviso.
Forse può aiutarla spostare la conversazione da “dove andremo” a “cosa desideriamo costruire insieme, qui e ora”. Non si tratta di mettere zizzania o di criticare la sua famiglia d’origine, ma di esprimere in modo chiaro e affettuoso che la sua esigenza è quella di sentirsi vista e considerata nelle scelte di coppia.
Può dirglielo senza accusarlo, ma partendo dal suo vissuto:
“Mi sento sospesa, perché non riesco a vedere un progetto concreto insieme a te.”
“Per me non è tanto importante la città, quanto la possibilità di sapere che stiamo costruendo qualcosa insieme.”
Se questo tema resta irrisolto, rischia di logorare lentamente la relazione. A volte può essere utile anche un percorso di coppia, perché un “terzo neutrale” aiuta a tradurre i bisogni senza che vengano percepiti come attacchi.
In ogni caso, il suo sentire è legittimo: non è la ricerca di conflitto, ma di una base solida su cui investire la vita di coppia.
Un caro saluto.
capisco bene la frustrazione che sta vivendo: il suo bisogno di stabilità e progettualità è del tutto legittimo, così come il desiderio che suo marito condivida concretamente una direzione di vita comune.
Quello che descrive – il forte legame di suo marito con la città di origine e la famiglia, unito alla difficoltà di prendere decisioni pratiche – è una dinamica frequente: spesso il partner rimane ancorato a un’idea, ma senza passare ai fatti, lasciando l’altro in una sensazione di sospensione.
Il punto centrale non è tanto “dove vivere”, quanto il fatto che lei non percepisce in suo marito la capacità o la volontà di costruire insieme un progetto reale. Questo genera smarrimento, perché senza basi concrete diventa difficile immaginare una casa, una famiglia, o semplicemente un futuro condiviso.
Forse può aiutarla spostare la conversazione da “dove andremo” a “cosa desideriamo costruire insieme, qui e ora”. Non si tratta di mettere zizzania o di criticare la sua famiglia d’origine, ma di esprimere in modo chiaro e affettuoso che la sua esigenza è quella di sentirsi vista e considerata nelle scelte di coppia.
Può dirglielo senza accusarlo, ma partendo dal suo vissuto:
“Mi sento sospesa, perché non riesco a vedere un progetto concreto insieme a te.”
“Per me non è tanto importante la città, quanto la possibilità di sapere che stiamo costruendo qualcosa insieme.”
Se questo tema resta irrisolto, rischia di logorare lentamente la relazione. A volte può essere utile anche un percorso di coppia, perché un “terzo neutrale” aiuta a tradurre i bisogni senza che vengano percepiti come attacchi.
In ogni caso, il suo sentire è legittimo: non è la ricerca di conflitto, ma di una base solida su cui investire la vita di coppia.
Un caro saluto.
Salve, il suo malessere esprime una parte funzionale di lei che sente alcune distorsioni e dinamiche di lealtà tra suo marito e la rispettiva famiglia d'origine.
Sembrano esserci questioni irrisolte molto rilevanti che andrebbero viste in una consulenza di coppia, o in un suo percorso psicoterapico individuale.
A quanto pare ancora non vi siete sposati, nel senso più simbolico del termine.
Sembra non essere avvenuto (per suo marito? per entrambi?) lo svincolo dalla famiglia d'origine che risponde a quel compito evolutivo della progettualità individuale e familiare attuale.
Eventualmente, lei non metterà "zizzania", ma esprimerà il suo disagio chiedendo di essere vista, se inizierà a vedersi degna di progettualità anche lei.
Sembrano esserci questioni irrisolte molto rilevanti che andrebbero viste in una consulenza di coppia, o in un suo percorso psicoterapico individuale.
A quanto pare ancora non vi siete sposati, nel senso più simbolico del termine.
Sembra non essere avvenuto (per suo marito? per entrambi?) lo svincolo dalla famiglia d'origine che risponde a quel compito evolutivo della progettualità individuale e familiare attuale.
Eventualmente, lei non metterà "zizzania", ma esprimerà il suo disagio chiedendo di essere vista, se inizierà a vedersi degna di progettualità anche lei.
Buongiorno,
dalle sue parole sembra che la difficoltà non stia tanto nel “dove” vivere, ma nel sentirsi prigioniera di un progetto sospeso, che resta sempre promesso e mai costruito. Mi chiedo: è più doloroso per lei l’idea di trasferirsi nella città di suo marito o il fatto che, restando nell’incertezza, non riesca a radicarsi da nessuna parte?
E ancora: secondo lei è più rischioso dire chiaramente ciò che desidera, col pericolo di sembrare “scomoda”, oppure continuare a tacere e adattarsi a una realtà che non sente sua?
Può essere che il vero punto non sia convincere suo marito a scegliere, ma decidere lei stessa se restare in attesa delle sue mosse o se iniziare a mettere dei paletti chiari al suo bisogno di stabilità.
Rimango a disposizione per ulteriori dubbi o chiarimenti.
Dott.ssa Francesca Gottofredi
dalle sue parole sembra che la difficoltà non stia tanto nel “dove” vivere, ma nel sentirsi prigioniera di un progetto sospeso, che resta sempre promesso e mai costruito. Mi chiedo: è più doloroso per lei l’idea di trasferirsi nella città di suo marito o il fatto che, restando nell’incertezza, non riesca a radicarsi da nessuna parte?
E ancora: secondo lei è più rischioso dire chiaramente ciò che desidera, col pericolo di sembrare “scomoda”, oppure continuare a tacere e adattarsi a una realtà che non sente sua?
Può essere che il vero punto non sia convincere suo marito a scegliere, ma decidere lei stessa se restare in attesa delle sue mosse o se iniziare a mettere dei paletti chiari al suo bisogno di stabilità.
Rimango a disposizione per ulteriori dubbi o chiarimenti.
Dott.ssa Francesca Gottofredi
la frustrazione che descrivi è comprensibile: sembra che tu voglia costruire basi stabili, mentre tuo marito resta legato a un’idea più che a un progetto concreto. È un po’ come se voi due foste su due strade che per ora non si incontrano davvero.
Può essere utile chiederti: più che convincerlo, come puoi esprimere i tuoi bisogni in modo chiaro, senza paura che lui li legga come un attacco? Forse potresti condividere non solo cosa non funziona, ma soprattutto come ti senti quando i vostri progetti restano sospesi. A volte partire dalle emozioni apre più porte che partire dalle richieste.
Può essere utile chiederti: più che convincerlo, come puoi esprimere i tuoi bisogni in modo chiaro, senza paura che lui li legga come un attacco? Forse potresti condividere non solo cosa non funziona, ma soprattutto come ti senti quando i vostri progetti restano sospesi. A volte partire dalle emozioni apre più porte che partire dalle richieste.
Buongiorno, grazie per la sua difficile condivisione. Credo che sia molto importante parlare apertamente del suo malessere con suo marito, spiegandogli il suo punto di vista in modo esplicito, facendogli capire quanto è grande il malessere legato alla mancanza di una programmazione. In base alla sua reazione si capisce in quale direzione: va capito se è disponibile a negoziare con lei e a muoversi nella sua direzione, e se è possibile trovare un compromesso tra i suoi desideri e quelli di suo marito. Suo marito desidera una stabilità? Quali sono i suoi progetti e i suoi obiettivi? Tutto parte da un confronto diretto e aperto, poi si capisce in quale direzione andare: se i vostri desideri non sembrassero conciliabili c'è anche la possibilità di affrontare insieme una terapia di coppia, che possa aiutarvi a trovare una direzione comune. In primis però credo sia importante chiarire dentro di sè che cosa desidera, con quali tempistiche e a quali compromessi sarebbe disposta, e per fare questo potrebbe essere utile appoggiarsi alla riflessione con un professionista. Se avesse bisogno di ulteriore supporto o avesse altre domande mi trova a disposizione, anche online. Un caro saluto, dott.ssa Elena Gianotti
Ciao, è una situazione spinosa, poiché è complicato non ferirlo da una parte, ma dall'altra cercare di portare avanti dei tuoi e vostri progetti. Innanzitutto, è importante che tu comunichi a lui come ti senti, partendo proprio dal tuo vissuto, senza fargliene una colpa, ma solamente condividendo le tue paure e le tue angosce. Poi, comunica a lui di cosa avresti davvero bisogno, spiegando il perché delle tue necessità, sempre in chiave positiva. Successivamente, ascoltalo chiedendogli di esprimere, proprio come hai fatti tu, come lui si sente, quali sono i suoi vissuti, quali i suoi bisogni e perché. Cerca di costruire un dialogo fatto di ascolto reciproco e comunicazione non giudicante, focalizzata su quello che provate. Cercate di osservare quali sono i desideri futuri e i veri obiettivi a medio e lungo termine che ognuno di voi ha, senza decidere quale sia il più realistico, importante o prioritario. Tutto questo avverrà successivamente, poiché il primo step è aprirvi e dialogare apertamente.
Se doveste avere, uno o entrambi, difficoltà nel comunicare e aveste bisogno di supporto o mediazione nel vostro dialogo, non avete timore di chiedere aiuto ad un professionista, in modo che possa sostenere la vostra interazione e voi possiate giungere ad un progetto condiviso in questa fase così importante della vostra vita. Ti auguro davvero buona fortuna e resto a disposizione.
Se doveste avere, uno o entrambi, difficoltà nel comunicare e aveste bisogno di supporto o mediazione nel vostro dialogo, non avete timore di chiedere aiuto ad un professionista, in modo che possa sostenere la vostra interazione e voi possiate giungere ad un progetto condiviso in questa fase così importante della vostra vita. Ti auguro davvero buona fortuna e resto a disposizione.
Carissima,
da quanto scrive mi domando che qualità di comunicazione ci sia nella sua coppia. Lei mi sembra molto ben disposta nei confronti delle esigenze di suo marito, aperta sia alla possibilità di rimanere dove siete, sia alla possibilità di trasferirvi altrove, cioè nella sua città di origine. Quindi, da parte sua c'è grande accoglienza rispetto a quelli che sono i sentimenti che prova suo marito. Ma adesso sente il bisogno di concretezza. Suo marito sente le sue esigenze? Se ne accorge? E' accogliente? O forse è lei che non è abituata ad esprimere le sue esigenze? Cerca di mostrare sempre che tutto vada bene? Credo che con grande serenità si possa rispondere a queste domande e cercare di chiarire ciò che in questo momento la fa soffrire, compresa la questione dei figli, alla quale accenna alla fine, ma che non si capisce se provoca dolore a lei o al suo coniuge. La abbraccio e spero che possa risolvere presto.
da quanto scrive mi domando che qualità di comunicazione ci sia nella sua coppia. Lei mi sembra molto ben disposta nei confronti delle esigenze di suo marito, aperta sia alla possibilità di rimanere dove siete, sia alla possibilità di trasferirvi altrove, cioè nella sua città di origine. Quindi, da parte sua c'è grande accoglienza rispetto a quelli che sono i sentimenti che prova suo marito. Ma adesso sente il bisogno di concretezza. Suo marito sente le sue esigenze? Se ne accorge? E' accogliente? O forse è lei che non è abituata ad esprimere le sue esigenze? Cerca di mostrare sempre che tutto vada bene? Credo che con grande serenità si possa rispondere a queste domande e cercare di chiarire ciò che in questo momento la fa soffrire, compresa la questione dei figli, alla quale accenna alla fine, ma che non si capisce se provoca dolore a lei o al suo coniuge. La abbraccio e spero che possa risolvere presto.
Gentilissima,
potrebbe essere utile, innanzitutto, far chiarezza su quelli che sono i suoi bisogni e su ciò che vorrebbe lei in merito alla questione della casa.
Credo sia importante stabilire un dialogo più profondo con suo marito, confrontandovi su difficoltà, bisogni e desideri reciproci (anche riguardo al desiderio di genitorialità) per provare a costruire un progetto comune, valutando il supporto di una psicoterapia di coppia.
Un caro saluto,
Dott.ssa Letizia Simonelli
potrebbe essere utile, innanzitutto, far chiarezza su quelli che sono i suoi bisogni e su ciò che vorrebbe lei in merito alla questione della casa.
Credo sia importante stabilire un dialogo più profondo con suo marito, confrontandovi su difficoltà, bisogni e desideri reciproci (anche riguardo al desiderio di genitorialità) per provare a costruire un progetto comune, valutando il supporto di una psicoterapia di coppia.
Un caro saluto,
Dott.ssa Letizia Simonelli
Buongiorno moglie paziente,
forse con un marito più che condividere a parole, occorre passare ai fatti.
Ad azione conclusa mostra gli esiti, in tal modo non deve fare valutazioni anticipatorie e dunque vivere costantemente nell'attesa e nell'incertezza.
Se vuol sapere come si fa, mi contatti pure.
Un saluto cordiale
Dott.ssa Marzia Sellini
forse con un marito più che condividere a parole, occorre passare ai fatti.
Ad azione conclusa mostra gli esiti, in tal modo non deve fare valutazioni anticipatorie e dunque vivere costantemente nell'attesa e nell'incertezza.
Se vuol sapere come si fa, mi contatti pure.
Un saluto cordiale
Dott.ssa Marzia Sellini
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