Ciao sono Angelo di Monticelli Brusati e ho 44 anni. Probabilmente questi ultimi 5 anni vissuti lont
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Ciao sono Angelo di Monticelli Brusati e ho 44 anni. Probabilmente questi ultimi 5 anni vissuti lontano dai veri affetti mi ha portato a riflettere e conoscere maggiormente me stesso. Alle volte penso di interpretare io male le circostanze della vita, alle volte credo di avere qualche "disturbo" che mi ostacola parecchio nei rapporti con la gente, perché sento di voler vivere solo le reciprocità dei rapporti, tenendomi alla larga da quelli in cui anche solo percepisco che il piacere sia solo mio o quelli che nel tempo si affievoliscono e da una bellissima amicizia nel sentirsi o vedersi, frequentarci, cercarsi, diventa quasi un dovere limitato agli auguri e condoglianze...
Ma è così anomalo volersi circondare (inteso delle persone a noi più vicine) solo di chi ci dà oltre che ricevere? No perché noto che io faccio delle riflessioni in tal senso, gli altri invece noto che si vivono anche se non si conoscono, se non c'è reciprocità o peggio è evidentemente fittizia e momentanea, e come se nulla fosse senza tante menate avanti il prossimo.
Ma è così anomalo volersi circondare (inteso delle persone a noi più vicine) solo di chi ci dà oltre che ricevere? No perché noto che io faccio delle riflessioni in tal senso, gli altri invece noto che si vivono anche se non si conoscono, se non c'è reciprocità o peggio è evidentemente fittizia e momentanea, e come se nulla fosse senza tante menate avanti il prossimo.
Gentile utente, non sta a me dire cosa e anomalo e cosa non lo è. Mi colpisce però che lei si senta in qualche modo diverso dalla norma, come mai si mette in discussione in questo suo modo di desiderare i rapporti amicali o le relazioni in generale? In cosa si sente potrebbe esserci un "disturbo"? Chiaramente non è sbagliato porsi delle domande su di sé, mi chiedo però come mai pensa che forse il modo altrui è più giusto del suo? Mi sento di aggiungere che i rapporti sono complessi, proprio perché avvengo tra persone con bisogni, valori ed esigenze molto diverse. Ci sono dei rapporti che in particolare le lasciano delle perplessità? Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
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Buongiorno Angelo, condivido il fatto che avere relazioni profonde e sincere sia un bisogno importante ma dubito che una eventuale rigidità con cui questo bisogno viene declinato possa essere funzionale alla vita di relazioni di chiunque. Mi vengono in mente due obiezioni: la prima è che se non si tollerano relazioni superficiali diventa difficile dare la possibilità alle stesse di crescere e diventare più profonde; la seconda è che sarebbe da verificare sempre se la percezione relativa alla reciprocità sia corretta piuttosto che il frutto di insicurezze timori o quant'altro. Spero di averle risposto e la saluto cordialmente. Resto a disposizione se lo desidera e la saluto cordialmente, dott.ssa Manuela Leonessa
Buongiorno gentile Angelo,
immagino che i dubbi e le domande che le emergono spesso e ha scritto qui provengano da proprio dalla sua esperienza diretta con relazioni importanti o quotidiane e da questo periodo che descrive lontano dagli affetti. E' difficile dare una risposta generale, o di giusto e sbagliato: ciò che immagino è quanto questi ultimi anni l'abbiano smossa dentro, o probabilmente fatto soffrire visto che le relazioni sono come dice lei molto importanti per curare gli affetti verso sé e gli altri. Tutti noi abbiamo bisogno di sicurezza e di appartenenza. Le lascio due spunti in risposta. Può vedere queste domande come un tentativo per riempire questo bisogno? Come un'opportunità per potersi circondare da persone che abbiano valori simili ai suoi? La sua esperienza e queste domande che si pone hanno sicuramente bisogno di uno spazio in cui i giudizi di giusto o anomalo possano essere percepiti e nel quale emergano emozioni importanti per la sua vita e le sue vecchie e future relazioni. Spero siano spunti per lei importanti da approfondire.
Cordiali saluti
immagino che i dubbi e le domande che le emergono spesso e ha scritto qui provengano da proprio dalla sua esperienza diretta con relazioni importanti o quotidiane e da questo periodo che descrive lontano dagli affetti. E' difficile dare una risposta generale, o di giusto e sbagliato: ciò che immagino è quanto questi ultimi anni l'abbiano smossa dentro, o probabilmente fatto soffrire visto che le relazioni sono come dice lei molto importanti per curare gli affetti verso sé e gli altri. Tutti noi abbiamo bisogno di sicurezza e di appartenenza. Le lascio due spunti in risposta. Può vedere queste domande come un tentativo per riempire questo bisogno? Come un'opportunità per potersi circondare da persone che abbiano valori simili ai suoi? La sua esperienza e queste domande che si pone hanno sicuramente bisogno di uno spazio in cui i giudizi di giusto o anomalo possano essere percepiti e nel quale emergano emozioni importanti per la sua vita e le sue vecchie e future relazioni. Spero siano spunti per lei importanti da approfondire.
Cordiali saluti
Buongiorno Angelo, ritengo che il bisogno di una reale e stretta connessione con altre persone sia del tutto naturale, e venga maggiormente sentito da chi possiede una maggiore consapevolezza del proprio mondo interiore. Pertanto penso che su questo tema non ci sia proprio nulla da correggere. C'è altresì da considerare l'opportunità di fare nuove conoscenze con le quali non sempre si stabilisce da subito una connessione, a causa di molteplici fattori, per cui una propensione ad un' apertura al nuovo potrebbe riservare buone sorprese. Un cordiale saluto
Dott.ssa Marina Bonadeni
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Buonasera Angelo, grazie per la sua condivisione. Trovo che nelle relazioni sia difficile stabilire quale sia il concetto di normalita’, tuttavia sono d’accordo con Lei che i rapporti sono piu’ soddisfacenti quando si crea una profonda connessione, cosa che purtroppo a volte rappresenta una rarita’…Credo che ciascuno di noi abbia la liberta’ di scegliere il tipo di relazione e connessione che intende creare con gli altri. Un caro saluto! Dott.ssa Angela Fortini
Gentile utente, la ringrazio per aver condiviso la sua esperienza, su cui mi permetto di fare qualche riflessione.
Dal suo racconto, sembra emergere una particolare sensibilità al riconoscimento da parte dell'altro che, quando non arriva, le suscita dubbi e risentimento, con conseguente allontanamento. Non si tratta di essere anomali, ma semplicemente di essere sè. Qualora questa sua spiccata tendenza dovesse interferire troppo nel rapporti interpersonali e quindi nella capacità di intraprenderli e mantenerli, allora rifletta sulla possibilità di confrontarsi con un professionista.
Cordialmente, Dott.ssa Antonella Cramarossa
Dal suo racconto, sembra emergere una particolare sensibilità al riconoscimento da parte dell'altro che, quando non arriva, le suscita dubbi e risentimento, con conseguente allontanamento. Non si tratta di essere anomali, ma semplicemente di essere sè. Qualora questa sua spiccata tendenza dovesse interferire troppo nel rapporti interpersonali e quindi nella capacità di intraprenderli e mantenerli, allora rifletta sulla possibilità di confrontarsi con un professionista.
Cordialmente, Dott.ssa Antonella Cramarossa
Ciao Angelo, è perfettamente normale desiderare un ambiente basato sulla reciprocità, la verità ed altri valori che per te sono tanto importanti. Certamente potrei consigliarti di riflettere sulle aspettative che metti nelle persone delle quali decidi di circondarti e che a quanto pare ti deludono. Si può lavorare su molti aspetti, un percorso con un professionista potrebbe fare luce sulle tue vicissitudini e infondere speranza oltre che lavorare sui concetti di colpa e responsabilità e di gratitudine gratuità. Se desideri mi trovi disponibile. Ti auguro un buon fine settimana. Francesco
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Gentile utente, mi dispiace tanto per ciò che ha raccontato, percepisco quanta sofferenza ci sia dietro le sue parole. Ognuno di noi, in base alle diverse difficoltà che ha dovuto superare, ha una visione differente nel vedere le cose. Questo per dirle che non c'è una risposta univoca alla sua domanda ma dovrebbe cercare di contestualizzare le sue emozioni.
Se dovesse avere dei dubbi, può scrivermi premendo il tasto 'messaggio' sul mio profilo.
Resto a disposizione attraverso consulenze online.
Dott. Luca Rochdi
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Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buonasera, grazie per la sua riflessione. Tutti noi proveniamo da contesti valoriali diversi dove alcune situazioni o atteggiamenti possono essere definiti accettabili o meno. Credo che in questo contesto di realtà differenti per ognuno di noi sarebbe importante per lei interrogarsi sul perché sente che la sua differenza non sia un arricchimento rispetto al pensare comune ma una possibile anomalia. Cordiali saluti,
buongiorno Angelo, grazie per aver condiviso con noi il suo malessere. Purtroppo viviamo in un mondo in cui si sono persi i valori quelli veri e non sta tanto nel dire o definire dove sta la normalità e dove l'anormalità io penso sia più un discorso di accettarsi per quello che si è e sopratutto nel ritenerci unici e irripetibili come spesso dico alle persone che si rivolgono a me e a me stessa. Il fatto che lei senta questa difficoltà e si metta in gioco e rifletta su se stesso credo sia una cosa positiva e da qua deve partire ed eventualmente pensare e valutare un percorso su di se. Un caro saluto dott. ssa Valeria Sicari
Buongiorno Angelo,
Il mondo moderno ci spinge sempre più verso rapporti superficiali e di facciata anzichè profondi... Detto questo anche quelli di facciata sono utili e, a volte, necessari. Mi sembra che lei si stia ponendo delle domande su di sè e sulla sua vita. Per trovare delle risposte potrebbe essere utile confrontatarsi con un professionista.
Dott. Marco Cenci
Il mondo moderno ci spinge sempre più verso rapporti superficiali e di facciata anzichè profondi... Detto questo anche quelli di facciata sono utili e, a volte, necessari. Mi sembra che lei si stia ponendo delle domande su di sè e sulla sua vita. Per trovare delle risposte potrebbe essere utile confrontatarsi con un professionista.
Dott. Marco Cenci
Salve Angelo, io credo che lei abbia imparato a rapportarsi grazie ai suoi affetti, la lontananza la ha portata a mettersi in gioco con persone, situazioni e quindi vite molto diverse tra di loro e dalla sua. Tutto ciò la ha portata ad un sguardo sul mondo diverso e comunque profondo.
Non sempre i rapporti che viviamo sono validi e corrispondenti, ma non dipende solamente da noi.
Un caro saluto
Non sempre i rapporti che viviamo sono validi e corrispondenti, ma non dipende solamente da noi.
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Gentile Angelo, buonasera. Ho letto la sua “provocazione” e mi ha colpito che più di una domanda essa è messaggera di una certezza. Mi chiedo però, se è corretta la mia teoria, cosa l’ha spinta a portala alla nostra attenzione. Non penso che lei volesse provocare il suo pensiero attraverso un confronto ma forse che si stia chiedendo cosa significhi profondamente stare in relazione. Cosa o chi la nutre è, immagino, legata alla sua esperienza e c’è sempre una scelta che possiamo fare. Ma forse la domanda che mi fa emergere è il perché. Grazie per le domande e le riflessioni che mi ha suscitato. Cordialmente, Dott. Claudio Pieroni
Signor Angelo, la sua riflessione profonda mi fa pensare. I suoi interrogativi sull'animo umano e sui suoi propri bisogni e desideri relazionali sono degni di ogni rispetto e possono essere un punto di partenza fondamentale per approfondire su di sé, sul suo animo e sulla sua anima.
Le propongo un colloquio conoscitivo online, se poi riterrà di trovare una risorsa in questo genere di dialogo decideremo come procedere.
Le propongo un colloquio conoscitivo online, se poi riterrà di trovare una risorsa in questo genere di dialogo decideremo come procedere.
Carissimo, le relazioni con gli altri esseri umani sono per ognuno di noi un grande terreno di prova: a volte una fatica per non dire una sofferenza, altre volte fonte di gioia e riconoscimento. In entrambi i casi si tratta di situazioni nelle quali impariamo e sviluppiamo conoscenza emotiva come ha ben descritto Bion in "Apprendere dall'esperienza". Tra le sue parole mi è sembrato di cogliere il bisogno di dare risposte a domande profonde di sé: mi permetto quindi di suggerirle la possibilità di avviare una analisi personale, un percorso nel quale conoscere meglio sé stesso ed esplorare cosa le accade in queste dimensioni relazionali. Sono ovviamente disponibile, qualora lo ritenesse opportuno, anche da remoto. Cordiali saluti. Dottor Montanaro
Gentile utente, grazie per la sua bellissima condivisione. Dalle sue parole non posso fare altro che leggere una profonda sensibilità emotiva, nonchè una grande capacità di leggersi dentro e di "guardare oltre la superficie". Queste sue riflessioni dovrebbero essere approfondite ed elaborate insieme ad un professionista. Perciò le consiglierei di iniziare un percorso psicologico. Le auguro di trovare le risposte che cerca. Rimango a disposizione. Dott.ssa Veronica Savio
Buongiorno Angelo, la superficialità dei rapporti di cui parla è caratteristica di alcuni, in determinati momenti della propria vita.
Tuttavia, ognuno di noi, vive ed instaura le relazioni sulla base dei propri bisogni e necessità. È possibile che lei, in questo momento della sua vita, abbia bisogno di rapporti più stabili, duraturi e solidi. Questo parla di lei
Tuttavia, ognuno di noi, vive ed instaura le relazioni sulla base dei propri bisogni e necessità. È possibile che lei, in questo momento della sua vita, abbia bisogno di rapporti più stabili, duraturi e solidi. Questo parla di lei
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Gentile utente, la ringrazio per aver condiviso i suoi dubbi con noi. Comprendo le sue difficoltà e le sue preoccupazioni, e mi dispiace per i vissuti negativi che queste le provocano. Qualora dovesse ritenerlo opportuno o necessario, mi rendo disponibile a cominciare con lei un percorso , che potrebbe tornarle utile per esplorare ed approfondire le sue emozioni, esperienze e valori al fine di trovare una strada percorribile e ritrovare la serenità.
Tenga a mente che il benessere mentale è una priorità, e trovare il professionista giusto può fare la differenza.
Qualora dovesse avere dubbi, domande, o perplessità riguardo al mio lavoro non esiti a contattarmi.
Un caro saluto, dott. Daniele D’Amico
Tenga a mente che il benessere mentale è una priorità, e trovare il professionista giusto può fare la differenza.
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Un caro saluto, dott. Daniele D’Amico
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Salve gentile Utente, sicuramente le relazioni profonde, sincere e reciproche sono fondamentali, ma d'altro canto anche le relazioni fittizie e momentanee fanno parte della vita, essendo noi animali sociali. Anche le persone "di passaggio" possono lasciare delle impronte significative nella nostra vita. Inoltre le relazioni che nascono come momentanee e fittizie possono anche diventare sincere e durature.
La invito a riflettere sul motivo che la spinge a questa selezione "in o out", magari con un professionista, potrebbe scoprire qualcosa in più su sé stesso.
Resto a disposizione, anche online
Ilaria Ammirati
La invito a riflettere sul motivo che la spinge a questa selezione "in o out", magari con un professionista, potrebbe scoprire qualcosa in più su sé stesso.
Resto a disposizione, anche online
Ilaria Ammirati
Gent. Angelo.per me che faccio la psicologa è un piacere leggere quanto tu scrivi! Sapere che esistono uomini attenti alle relazioni, con una sensibilità particolare nella ricerca dei rapporti interpersonali è davvero una gioia.
Coltiva e potenzia queste tue sensibilità, magari anche attraverso un percorso psicologico.
Coltiva e potenzia queste tue sensibilità, magari anche attraverso un percorso psicologico.
Gentilissimo, grazie per la sua condivisione.
Vivere lontano dalle persone a cui teniamo non è semplice e purtroppo questo ci condiziona notevolmente nelle relazioni! Crescere significa anche riuscire a fare delle riflessioni più profonde su se stessi e sui rapporti interpersonali ! Le amicizie più autentiche e durature si basano sulla reciprocità ed è naturale che ognuno preferisca questa tipologia ed è normale volersi circondarsi di persone autentiche , sincere che condividono questi valori. Allo stesso tempo è normale sentirsi demoralizzati dinanzi a relazioni superficiali o poco equilibrate! Poi ognuno di noi ha la propria modalità di vivere i rapporti: c’è chi preferisce la qualità e quindi si circonda di persone con cui stabilisce delle connessioni profonde e chi al contrario sa e vuole interagire un po’ con tutti rimanendo sempre in superficie! Se senti che ci sono delle criticità nelle tue interazioni potrebbe essere utile esplorare queste emozioni e necessità magari anche parlandone con qualcuno di fiducia o con un professionista. A volte, avere uno spazio per esprimere e comprendere le proprie emozioni può fare la differenza.
Per altri consigli sono a disposizione !
Cordialmente
Dott.ssa Lastella
Vivere lontano dalle persone a cui teniamo non è semplice e purtroppo questo ci condiziona notevolmente nelle relazioni! Crescere significa anche riuscire a fare delle riflessioni più profonde su se stessi e sui rapporti interpersonali ! Le amicizie più autentiche e durature si basano sulla reciprocità ed è naturale che ognuno preferisca questa tipologia ed è normale volersi circondarsi di persone autentiche , sincere che condividono questi valori. Allo stesso tempo è normale sentirsi demoralizzati dinanzi a relazioni superficiali o poco equilibrate! Poi ognuno di noi ha la propria modalità di vivere i rapporti: c’è chi preferisce la qualità e quindi si circonda di persone con cui stabilisce delle connessioni profonde e chi al contrario sa e vuole interagire un po’ con tutti rimanendo sempre in superficie! Se senti che ci sono delle criticità nelle tue interazioni potrebbe essere utile esplorare queste emozioni e necessità magari anche parlandone con qualcuno di fiducia o con un professionista. A volte, avere uno spazio per esprimere e comprendere le proprie emozioni può fare la differenza.
Per altri consigli sono a disposizione !
Cordialmente
Dott.ssa Lastella
Ciao Angelo,
grazie per aver condiviso questa riflessione così personale e profonda. Il fatto che tu ti ponga queste domande, dopo un periodo così significativo come i cinque anni che descrivi, è un segno di grande sensibilità e di un percorso di crescita interiore notevole.
Voglio risponderti con la massima empatia, mettendomi nei tuoi panni e offrendoti una prospettiva che spero ti sia d'aiuto.
La prima cosa che vorrei dirti è questa: quello che descrivi non è affatto anomalo, né tantomeno un "disturbo". Al contrario, è il sintomo di una raggiunta maturità emotiva e di una maggiore consapevolezza di te. Permettimi di spiegarti perché.
A 44 anni, e dopo un periodo di introspezione forzata o voluta, è assolutamente naturale che le nostre priorità nei rapporti umani cambino. Da giovani, spesso, la quantità delle relazioni prevale sulla qualità. Siamo più inclini a stare in contesti sociali variegati, anche superficiali, perché stiamo esplorando il mondo e noi stessi. Con il tempo, e con le esperienze che la vita ci mette di fronte (come la lontananza dagli affetti veri, che funziona come una lente d'ingrandimento sui nostri bisogni), iniziamo a capire cosa ci nutre davvero e cosa, invece, ci prosciuga le energie.
Il tuo desiderio di reciprocità non è una pretesa strana, è la ricerca del fondamento di ogni relazione sana. Un rapporto, che sia di amicizia o d'amore, è come una danza: si fa in due. C'è un dare e un avere che non è un calcolo matematico, ma un flusso di energia, di ascolto, di presenza, di affetto. Quando questo flusso si interrompe o diventa a senso unico, è naturale sentirsi svuotati, non visti, o percepire che il rapporto è diventato un'abitudine vuota.
Analizziamo i punti che hai sollevato:
La paura di interpretare male le circostanze o di avere un "disturbo": Questa è una reazione molto comune quando ci si accorge di funzionare in modo diverso dalla "massa". Ma essere diversi non significa essere sbagliati. La tua non è un'interpretazione errata, è l'applicazione di un filtro di qualità che hai sviluppato. Non sei più disposto ad "accontentarti" di interazioni superficiali perché hai capito che non ti arricchiscono. Questo non è un disturbo, è autostima e rispetto per il tuo tempo e la tua energia emotiva.
Il fastidio per le amicizie che diventano un dovere ("auguri e condoglianze"): Hai centrato perfettamente il punto. Molte relazioni, con il tempo, perdono la loro vitalità e si trasformano in "ruoli sociali". Si mantengono in piedi per inerzia, per dovere, per non dispiacere. Tu hai semplicemente smesso di voler recitare questa parte. Desideri l'autenticità di un rapporto vivo, fatto di ricerca reciproca, e non la formalità di un legame defunto che si tiene in vita artificialmente. È una scelta coraggiosa e onesta.
Il confronto con gli altri ("avanti il prossimo, senza tante menate"): Qui tocchi un tasto dolente per molte persone sensibili. Osservare gli altri che sembrano fluttuare con leggerezza tra rapporti fittizi e momentanei può farci sentire "pesanti" o "complicati". Ma spesso quella che sembra leggerezza è, in realtà, una strategia per non entrare in contatto con la propria vulnerabilità. È più facile avere cento conoscenti che un amico vero, perché l'amico vero ti vede per come sei, con le tue fragilità. Chi va "avanti al prossimo" forse non sta cercando quello che cerchi tu. Sta cercando distrazione, compagnia momentanea, conferme superficiali. Tu, Angelo, stai cercando connessione. Sono due bisogni completamente diversi.
Quindi, no, non è anomalo. È il risultato di un percorso che ti ha portato a conoscerti meglio. Hai capito che per te un rapporto è un investimento emotivo e vuoi investire dove c'è un ritorno, non materiale, ma umano.
Il prezzo da pagare per questa consapevolezza, a volte, può essere un senso di solitudine, perché le persone capaci di offrire questo tipo di profondità sono più rare. Ma la scelta è tra una solitudine circondata da persone "sbagliate" (che è la più dolorosa) e un'attesa selettiva, ma piena di dignità, per le persone "giuste".
Il mio consiglio, da questa prospettiva, è di fidarti di questa tua nuova "bussola interiore". Non è un disturbo che ti ostacola, è una guida che ti protegge. Ti sta aiutando a costruire una cerchia di affetti più piccola, forse, ma immensamente più solida, sincera e nutriente.
Un caro saluto da chi comprende perfettamente le tue riflessioni.
grazie per aver condiviso questa riflessione così personale e profonda. Il fatto che tu ti ponga queste domande, dopo un periodo così significativo come i cinque anni che descrivi, è un segno di grande sensibilità e di un percorso di crescita interiore notevole.
Voglio risponderti con la massima empatia, mettendomi nei tuoi panni e offrendoti una prospettiva che spero ti sia d'aiuto.
La prima cosa che vorrei dirti è questa: quello che descrivi non è affatto anomalo, né tantomeno un "disturbo". Al contrario, è il sintomo di una raggiunta maturità emotiva e di una maggiore consapevolezza di te. Permettimi di spiegarti perché.
A 44 anni, e dopo un periodo di introspezione forzata o voluta, è assolutamente naturale che le nostre priorità nei rapporti umani cambino. Da giovani, spesso, la quantità delle relazioni prevale sulla qualità. Siamo più inclini a stare in contesti sociali variegati, anche superficiali, perché stiamo esplorando il mondo e noi stessi. Con il tempo, e con le esperienze che la vita ci mette di fronte (come la lontananza dagli affetti veri, che funziona come una lente d'ingrandimento sui nostri bisogni), iniziamo a capire cosa ci nutre davvero e cosa, invece, ci prosciuga le energie.
Il tuo desiderio di reciprocità non è una pretesa strana, è la ricerca del fondamento di ogni relazione sana. Un rapporto, che sia di amicizia o d'amore, è come una danza: si fa in due. C'è un dare e un avere che non è un calcolo matematico, ma un flusso di energia, di ascolto, di presenza, di affetto. Quando questo flusso si interrompe o diventa a senso unico, è naturale sentirsi svuotati, non visti, o percepire che il rapporto è diventato un'abitudine vuota.
Analizziamo i punti che hai sollevato:
La paura di interpretare male le circostanze o di avere un "disturbo": Questa è una reazione molto comune quando ci si accorge di funzionare in modo diverso dalla "massa". Ma essere diversi non significa essere sbagliati. La tua non è un'interpretazione errata, è l'applicazione di un filtro di qualità che hai sviluppato. Non sei più disposto ad "accontentarti" di interazioni superficiali perché hai capito che non ti arricchiscono. Questo non è un disturbo, è autostima e rispetto per il tuo tempo e la tua energia emotiva.
Il fastidio per le amicizie che diventano un dovere ("auguri e condoglianze"): Hai centrato perfettamente il punto. Molte relazioni, con il tempo, perdono la loro vitalità e si trasformano in "ruoli sociali". Si mantengono in piedi per inerzia, per dovere, per non dispiacere. Tu hai semplicemente smesso di voler recitare questa parte. Desideri l'autenticità di un rapporto vivo, fatto di ricerca reciproca, e non la formalità di un legame defunto che si tiene in vita artificialmente. È una scelta coraggiosa e onesta.
Il confronto con gli altri ("avanti il prossimo, senza tante menate"): Qui tocchi un tasto dolente per molte persone sensibili. Osservare gli altri che sembrano fluttuare con leggerezza tra rapporti fittizi e momentanei può farci sentire "pesanti" o "complicati". Ma spesso quella che sembra leggerezza è, in realtà, una strategia per non entrare in contatto con la propria vulnerabilità. È più facile avere cento conoscenti che un amico vero, perché l'amico vero ti vede per come sei, con le tue fragilità. Chi va "avanti al prossimo" forse non sta cercando quello che cerchi tu. Sta cercando distrazione, compagnia momentanea, conferme superficiali. Tu, Angelo, stai cercando connessione. Sono due bisogni completamente diversi.
Quindi, no, non è anomalo. È il risultato di un percorso che ti ha portato a conoscerti meglio. Hai capito che per te un rapporto è un investimento emotivo e vuoi investire dove c'è un ritorno, non materiale, ma umano.
Il prezzo da pagare per questa consapevolezza, a volte, può essere un senso di solitudine, perché le persone capaci di offrire questo tipo di profondità sono più rare. Ma la scelta è tra una solitudine circondata da persone "sbagliate" (che è la più dolorosa) e un'attesa selettiva, ma piena di dignità, per le persone "giuste".
Il mio consiglio, da questa prospettiva, è di fidarti di questa tua nuova "bussola interiore". Non è un disturbo che ti ostacola, è una guida che ti protegge. Ti sta aiutando a costruire una cerchia di affetti più piccola, forse, ma immensamente più solida, sincera e nutriente.
Un caro saluto da chi comprende perfettamente le tue riflessioni.
Gentile Angelo,
ciò che descrive non è affatto anomalo né indice di un “disturbo”: è il segno di una sensibilità relazionale profonda, che negli ultimi anni — vivendo lontano dai suoi affetti — è probabilmente diventata ancora più evidente.
Molte persone, quando maturano, diventano più selettive: non cercano più la quantità delle relazioni, ma la qualità, la reciprocità, la presenza autentica. È normale, soprattutto dopo i 40 anni, accorgersi che certi rapporti prima molto intensi oggi si sono affievoliti, mentre altri resistono proprio perché costruiti su un equilibrio più sano.
Il punto però è un altro, più sottile:
Lei non chiede “attenzioni”, ma relazioni vive, in cui ci si cerca davvero e non per dovere. E questa è una caratteristica tutt’altro che patologica: significa che ha un bisogno forte di autenticità e di coerenza affettiva.
Il motivo per cui si sente “diverso” è che molte persone vivono i rapporti in modo più superficiale o discontinui: coltivano amicizie “a onde”, si riavvicinano e si allontanano senza farci troppo caso. Ma questo non è un modello universale: è semplicemente un altro modo di funzionare.
Lei, invece, appartiene a un profilo relazionale più riflessivo, che ha bisogno di segnali chiari, di scambio, di coerenza nel tempo. Non c’è nulla di sbagliato in questo, ma può generare sofferenza quando si aspetta dagli altri lo stesso livello di presenza che Lei offre.
Una domanda utile potrebbe essere:
posso accettare che le persone non funzionano tutte come me, senza sentirmi svalutato quando gli altri si fanno più distanti?
Questo non significa accontentarsi di rapporti freddi o unilaterali, ma costruire una tolleranza verso la naturale variabilità delle relazioni umane, senza viverla come un tradimento o come una colpa personale.
In realtà Lei ha già una grande risorsa: la capacità di osservare sé stesso, di riflettere, di riconoscere cosa funziona e cosa no. Non è un difetto, ma una competenza emotiva. Il passo successivo è imparare a non interpretare automaticamente la distanza altrui come un giudizio su di sé, ma come un modo diverso di vivere i legami.
La reciprocità che cerca esiste, ed è giusto desiderarla. Si tratta solo di individuare, con maggiore consapevolezza, chi ha davvero la capacità emotiva di offrirla — senza farsi risucchiare da rapporti che diventano doveri o abitudini.
Resto a disposizione se desidera approfondire come trovare un equilibrio tra il suo bisogno di autenticità e la naturale imperfezione delle relazioni umane.
Dott.ssa Sara Petroni
ciò che descrive non è affatto anomalo né indice di un “disturbo”: è il segno di una sensibilità relazionale profonda, che negli ultimi anni — vivendo lontano dai suoi affetti — è probabilmente diventata ancora più evidente.
Molte persone, quando maturano, diventano più selettive: non cercano più la quantità delle relazioni, ma la qualità, la reciprocità, la presenza autentica. È normale, soprattutto dopo i 40 anni, accorgersi che certi rapporti prima molto intensi oggi si sono affievoliti, mentre altri resistono proprio perché costruiti su un equilibrio più sano.
Il punto però è un altro, più sottile:
Lei non chiede “attenzioni”, ma relazioni vive, in cui ci si cerca davvero e non per dovere. E questa è una caratteristica tutt’altro che patologica: significa che ha un bisogno forte di autenticità e di coerenza affettiva.
Il motivo per cui si sente “diverso” è che molte persone vivono i rapporti in modo più superficiale o discontinui: coltivano amicizie “a onde”, si riavvicinano e si allontanano senza farci troppo caso. Ma questo non è un modello universale: è semplicemente un altro modo di funzionare.
Lei, invece, appartiene a un profilo relazionale più riflessivo, che ha bisogno di segnali chiari, di scambio, di coerenza nel tempo. Non c’è nulla di sbagliato in questo, ma può generare sofferenza quando si aspetta dagli altri lo stesso livello di presenza che Lei offre.
Una domanda utile potrebbe essere:
posso accettare che le persone non funzionano tutte come me, senza sentirmi svalutato quando gli altri si fanno più distanti?
Questo non significa accontentarsi di rapporti freddi o unilaterali, ma costruire una tolleranza verso la naturale variabilità delle relazioni umane, senza viverla come un tradimento o come una colpa personale.
In realtà Lei ha già una grande risorsa: la capacità di osservare sé stesso, di riflettere, di riconoscere cosa funziona e cosa no. Non è un difetto, ma una competenza emotiva. Il passo successivo è imparare a non interpretare automaticamente la distanza altrui come un giudizio su di sé, ma come un modo diverso di vivere i legami.
La reciprocità che cerca esiste, ed è giusto desiderarla. Si tratta solo di individuare, con maggiore consapevolezza, chi ha davvero la capacità emotiva di offrirla — senza farsi risucchiare da rapporti che diventano doveri o abitudini.
Resto a disposizione se desidera approfondire come trovare un equilibrio tra il suo bisogno di autenticità e la naturale imperfezione delle relazioni umane.
Dott.ssa Sara Petroni
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