Buongiorno, vorrei ringrarvi per le vostre risposte ed indicazioni. Alcune mi hanno aiutato a rifle

20 risposte
Buongiorno,
vorrei ringrarvi per le vostre risposte ed indicazioni. Alcune mi hanno aiutato a riflettere ed in parte a calmarmi. Non e' facile ritornare a fidarsi anche se posso capire che sia necessario. E' vero che un rapporto con un terapeuta e' un rapporto umano ma e' anche vero che nel contesto di quella relazione uno dei due, il terapeuta, dovrebbe essere in grado di " governare" qualsiasi suo sentimento/reazione/ o non so come definirlo. Intendo che non trattandosi di un rapporto alla pari, il terapeuta dovrebbe "controllarsi" ed aiutare il paziente a capire che una reazione, che non nego sia stata la mia, troppo esagerata, violenta, impulsiva, non e' la soluzione ad un problema, che non ci si deve legare agli altri perche' al mondo si e' soli, e tanto altro. Ancora piu' incomprensibile rimane da parte mia, qualsias cosa io posso aver fatto, trattandosi appunto di una relazione terapeutica, che lui non voglia alcun tipo di chiarimento. Non e' maturo ed e' questo che mi spaventa che riprendere un nuovo percorso. Con i miei amici, anche con quelli che non sento piu', ho sempre chiarito e discusso. Strano che non riesca a farlo chi e' la per quello. Penso che il problema sia che lui tema, anche durante il confronto, che io possa avere una reazione di sfogo e di aggressivita'. Eppure io non sono in grado di farlo, se non tramite email perche' a voce, difronte a chi mi guarda, io sono totalmente inibita. Avrei tanti altri se , forse , ma...ma leggendo, e cercando dimenticare, provo a non pensarci, perhce'me' gia dura cosi.
Grazie per il servizio, per la psosibilita' di sfogo e per le indicazioni date
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, grazie a lei per aver condiviso la situazione.a volte possono capitare delle situazioni che vanno in un modo diverso rispetto a quello che ci aspettiamo: l’unico modo è cercare di trarne sempre un utile insegnamento.
Cordialmente, dott FDL

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Dott. Gian Piero Grandi
Psicologo, Psicoterapeuta, Analista clinico
Torino
Buon giorno mi associo al collega per ringraziarLa per aver condiviso con noi questa sua esperienza. Non sempre è facile ottenere i chiarimenti richiesti ma non per questo bisogna rinunciare al dialogo anche se può sembrare inutile. Poi ovviamente per poter dialogare bisogna essere entrambi disponibili. Spero possa risolvere questa situazione e tornare a fidarsi del lavoro psicoterapeutico clinico. Cordialmente Gian Piero dott. Grandi
Dott.ssa Giada Bruni
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Firenze
Buongiorno, non è semplice chiarire i suoi dubbi e perplessità, perché parla di una relazione, terapeutica, di cui non è possibile conoscere, da qui, le dinamiche.
Se il suo terapeuta non è disponibile, può tentare di chiarirsi in un altro percorso.
Cordiali saluti,
Giada Bruni
Dott.ssa Silvia Bianchi
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Bologna
Salve, mi associo ai colleghi che qui sopra le hanno suggerito di provare a parlare con un altro psicoterapeuta se il suo , con il quale vorrebbe legittimamente chiarire, non è disponibile a farlo. Credo sia importante che lei possa rielaborare l'accaduto e riacquistare la fiducia nella psicoterapia, nell'altro e in se. Intanto ha rotto il ghiaccio scrivendo qui, è già un passo nella direzione della fiducia. Cordiali saluti
Dott.ssa Silvia Bianchi
Dott.ssa Daniela Chieppa
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Salve, spesso si tende a generalizzare e a perdere fiducia. questo è normale, provi a non mollare ma a riprovare.
Intanto parlarne qui è un atto di coraggio per essersi esposta.
Cordiali saluti.
Dott.ssa Daniela Chieppa
Dott.ssa Alessandra Domigno
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Grazie a lei per aver condiviso la sua storia e le sue emozioni. Ogni rapporto fra paziente e psicoterapeuta è unico e, ritengo io, finchè si riesce è importante confrontarsi e chiarirsi. Cordiali saluti. Dott. ssa Alessandra Domigno
Dott.ssa Marika Fiori
Psicologo, Psicoterapeuta
Forlì
Carissima, mai perdere fiducia nel confronto, vedrà che ne troverà il beneficio
Dottssa Marika Fiori
Dott.ssa Valentina Costa
Psicologo, Psicologo clinico
La Spezia
Carissima, è vero che il rapporto terapeuta-paziente non è alla pari ma è altresì vero che nel tentativo di controllare o governare tutto, emozioni comprese, si rischia di perdere un altro punto di vista interessante e reale: anche il terapeuta ha delle emozioni e anche il terapeuta può sbagliare. Il punto è riuscire a spiegarsi laddove possibile. Lei riporta che il collega non ha voluto spiegarsi in merito, noi non possiamo sapere che colloqui abbiate avuto e cosa abbiate compreso realmente entrambi, magari il terapeuta ritiene che il tutto sia già stato in qualche maniera chiarito. Se per lei non è sufficiente provi a far presente il suo bisogno nuovamente. In caso non fosse soddisfatta del rapporto venutosi a creare può pensare ad altre possibilità, dopo aver tentato di chiarire. Saluti, Valentina.
Prof. Antonio Popolizio
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, non conoscendo la versione del collega non è possibile darle una risposta. Provi a parlarne con un altro psicologo . Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio
Dott.ssa Noemi Carrieri
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Firenze
Salve, sono contenta che abbia trovato nel servizio una possibilità di sfogo ed accoglienza. Spesso anche noi professionisti portiamo del nostro durante i colloqui, dovrebbe succedere il meno possibile ma siamo umani. Anzi, penso che questo in qualche modo renda il rapporto alla pari tra voi e noi. Quello che reputo fondamentale da entrambe le parti è la condivisione di questi vissuti....probabilmente iniziando lei a farlo potrebbe dare l'opportunità al professionista di cogliere qualcosa che gli è sfuggito nel vostro rapporto! Comunque sia non perda la fiducia, siamo tutti diversi proprio come chiunque la fuori, e proprio come scegliamo a chi avvicinarci, sentendo risuonare certe corde in sintonia, così può avvenire lo stesso in un rapporto terapeutico.....
Infondo, a suo modo, è terapeutico anche questo.
Saluti,
Dr.ssa Noemi Carrieri - Firenze
Dott. Matteo De Nicolò
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Buonasera, grazie a lei per aver condiviso con noi queste sue esperienze. Purtroppo per noi non è possibile esprimere un giudizio su un percorso terapeutico che non conosciamo. Rimango comunque molto lieto dal sapere che questo spazio l'ha aiutato a sfogarsi e a sentirsi meglio, purtroppo a volte possono capitare delle situazioni che vanno in un modo diverso rispetto a quello che ci aspettiamo, ciò che reputo importante è che lei possa trarne comunque un'insegnamento. Cordiali saluti, Dott. Matteo De Nicolò
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Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Grazie a lei per la condivisione della sua storia. Spero possa ritrovare la fiducia persa in una figura professionale.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Grazie per aver condiviso il suo pensiero e ciò che sente. Il rapporto con il terapeuta può avere dei momenti di crisi, rimane pur sempre un rapporto umano, in primis. Cerchi di capire se questa sua sensazione di essere inibita rispetto a delle emozioni può dipendere da qualcosa che è dentro di lei, piuttosto che da fattori esterni. Le consiglio di farne parola con il suo/la sua terapeuta, sarebbe un occasione di crescita e scoperta.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Flaminia Iafolla
Dott. Fabio Romano
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Ferrara
Buonasera! Immagino si trovi in un momento difficile. Mi sono sentito confuso nel leggere e, come lei, anche io "Avrei tanti altri se, forse, ma...". Ho provato a sognare quanto accaduto tra voi. Sembra essersi prodotta una situazione tanto scomoda da portare all'interruzione della terapia. Paziente e terapeuta co-costruiscono (costruiscono insieme) la loro esperienza umana, seppure nel riconoscimento di un'asimmetria terapeutica. Forse, avete perso entrambi un'occasione preziosa. Proprio quel momento cruciale in cui ha "una reazione esagerata, violenta, impulsiva". Forse, la paziente mette alla prova (ancora) la relazione, ma per la prima volta nella vita ha l'occasione di fare un'esperienza dell'altro (terapeuta) che resta intero, pensa quanto sta accadendo e offre una lettura nuova e diversa di qualcosa che ha un sapore antico. Si prenda il tempo che le serve per capire se è con chi ricominciare, tra paura e desiderio. In bocca al lupo
Dott.ssa Francesca De Angelis
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Gaeta
Gentile utente, grazie a lei per aver condiviso la sua esperienza. Non è possibile entrare nello specifico non conoscendo tutti gli elementi della dinamica. Certo è che una relazione paziente-terapeuta rimane una relazione tra due persone in cui è possibile sbagliare e questo vale per entrambe le parti. Il mio consiglio è di non perdere la fiducia nella psicologia, se la precedente esperienza non si è conclusa in maniera positiva non vuol dire che la prossima non vada meglio. In bocca al lupo! Dott.ssa Francesca De Angelis
Dott.ssa Sandra Petralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Pontedera
Salve gentile utente, questo è un servizio in cui tutti noi che partecipiamo mettiamo a disposizione di chi fa richiesta le nostre competenze.
É buono che abbia perso degli spunti da alcuni di noi, faccia le sue scelte e ne tragga profitto. Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Dott.ssa Ilaria Maresca
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno gentile utente!
Non conoscendo dettagliatamente la relazione terapeutica a cui si riferisce, credo sia difficile potermi esprimere in tal senso. Invece, quello su cui penso sia importante soffermarmi è sul suo dolore che nasce dalla perdita di una figura importante e che merita di essere accolto, a prescindere dalle dinamiche verificatesi. Comprendo che fidarsi e affidarsi a qualcuno possa essere difficile, come comprendo che farlo per una seconda volta possa esserlo ancora di più. Tuttavia, vorrei condividere con lei una riflessione: scegliere una nuova figura non significa fidarsi sin da subito, ma avere la possibilità di poter esprimere i suoi dubbi e le sue emozioni (anche negative) rispetto ad un nuovo inizio. Sarà compito del terapeuta lavorare su questi aspetti.
In secondo luogo, penso che la storia a cui lei si riferisce meriti di essere narrata in maniera più complessa. Mi sembra di percepire, infatti, che una parte di lei sia giudicante rispetto alla sua reazione che definisce "esagerata, violenta ed impulsiva". Spero che in futuro, riesca ad essere accogliente rispetto alla stessa e di chiedersi in primo luogo: perchè ho reagito in quel modo? Cosa ho provato? La comprensione dei motivi che sono alla base dei comportamenti, dal mio punto di vista, è il primo passo da affrontare.
Le auguro di potersi ascoltare e comprendere, sia rispetto alla sfiducia che condivide, sia rispetto ai motivi della sua reazione.
Dr. Michele Scala
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Padova

Buongiorno,

Mi fa piacere che le risposte precedenti l'abbiano aiutata a riflettere. È comprensibile che in una relazione terapeutica ci si aspetti un certo tipo di gestione da parte del terapeuta, in quanto la sua funzione è quella di guidare il paziente in un processo di cambiamento, mantenendo una posizione di supporto e professionalità. Tuttavia, è vero anche che, come in qualsiasi relazione umana, possono sorgere incomprensioni o difficoltà nella comunicazione, che, nel contesto di un percorso terapeutico, possono essere vissute come particolarmente dolorose. La sua reazione, anche se comprensibile, potrebbe dipendere dal fatto che un "confronto" diretto con il terapeuta potrebbe sentirsi minaccioso o difficile da gestire per lei, soprattutto se ha difficoltà ad esprimersi verbalmente.

Rispetto alla sua paura di non riuscire più a fidarsi o riprendere il percorso, le consiglio di dare valore ai suoi sentimenti, ma anche di riflettere su come questi possano influire sul suo cammino di crescita. L'idea che "non ci si deve legare agli altri" è una riflessione importante, soprattutto in un contesto terapeutico, dove l'obiettivo è l'autosufficienza emotiva. Tuttavia, un terapeuta ben formato dovrebbe essere in grado di gestire le sue reazioni, anche quelle più forti, senza temere il confronto. Potrebbe essere utile esplorare questi sentimenti con un altro professionista per ottenere un nuovo punto di vista sulla situazione, che magari possa aiutarla a comprendere meglio come procedere nel suo percorso di cura.

Non è mai facile affrontare questi temi, ma dare spazio alla riflessione e all'espressione dei propri vissuti può essere il primo passo per superare la difficoltà attuale. Se lo desidera, potrebbe anche chiedere un incontro con il suo terapeuta per discutere di come gestire i conflitti che sono emersi nella relazione terapeutica, se lo ritiene utile per la sua crescita.
Dr. Antonio Rivetti
Psicologo, Psicoterapeuta
Caserta
Gentile Utente, innanzitutto ricordi che tutti gli Psicoterapeuti sono persone come Lei e, in quanto tale, hanno i loro limiti e le loro fragilità, come tutti gli esseri umani. Detto ciò, La invito ad osservare la reazione che ha descritto e i motivi che la hanno indotta ad essere aggressiva ed, inoltre, a cercare di capire perché ha bisogno di chiarire con questa persona (a quanto descritto, il Terapeuta non ha la volontà di farlo e, non conoscendo il collega e i motivi per questo mancato chiarimento, non mi permetto di entrare nel merito). In ogni caso, si ricordi che una relazione terapeutica è un rapporto tra due persone, quindi, non sempre il risultato è scontato, anzi, potrebbe incontrare lo Psicologo più famoso del mondo e accorgersi che non fa per Lei. Grazie.
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
«Non è ciò che accade tra due persone a ferirci, ma ciò che continuiamo a raccontarci di quell’accaduto.» — Paul Watzlawick
Le sue parole mostrano una lucidità importante: sta osservando la ferita mentre si forma, ma anche ciò che la mantiene viva. Lei sente che un terapeuta dovrebbe “governare” ogni propria reazione e in parte ha ragione, ma nella pratica clinica esiste un limite fondamentale. Il terapeuta può gestire, contenere, regolare, ma non può trasformare una relazione in qualcosa di asettico o immune dagli effetti dell’altro. In una relazione terapeutica il paziente porta emozioni anche forti, e il terapeuta risponde e si protegge nel modo che ritiene professionalmente adeguato. A volte questo comporta interrompere o non riaprire un dialogo quando si percepisce che quel dialogo riattiverebbe lo stesso copione doloroso da cui si stava cercando di uscire.
La sua lettura dell'accaduto parte da una premessa che forse merita di essere ristrutturata. Lei pensa che la mancanza di chiarimento sia immaturità. Potrebbe invece essere una forma di tutela, verso di lei e verso la cornice terapeutica. Può essere che lui abbia percepito la sua reazione come talmente intensa da sapere che un confronto a caldo avrebbe solo amplificato la sofferenza. E forse sta evitando non lei, ma il rischio di ripetere un interscambio che potrebbe farle più male che bene. Il punto allora non è chiedersi perché lui non chiarisce, ma cosa rappresenterebbe per lei quel chiarimento. Una garanzia, una chiusura, un risarcimento emotivo, una dimostrazione di maturità. O forse una conferma che lei non ha “fatto troppo” e che non è sbagliata.
Lei descrive un paradosso umano e profondo. Da un lato teme la sua stessa impulsività, dall’altro nega di poterla esprimere se non tramite email. È come se la sua voce reale fosse bloccata e solo quella scritta potesse parlare. Che cosa la spaventa così tanto di un confronto faccia a faccia, quali immagini o scenari teme che si attivino, cosa pensa che accadrebbe se lei potesse dire ciò che sente guardando qualcuno negli occhi. Queste sono domande più utili di quelle rivolte a cosa dovrebbe o non dovrebbe fare un terapeuta.
E poi c’è il suo timore di ricominciare con qualcun altro. La paura che questo episodio si ripeta, che la delusione sia un copione fisso. Ma ogni relazione terapeutica è diversa e non si basa sull’idealizzazione infallibile del professionista, bensì sulla consapevolezza condivisa che là dove si toccano emozioni profonde, si attivano sempre dinamiche forti. Lei vede questo incidente come la prova che non può fidarsi. Potrebbe invece essere la prova che c’è una parte di lei che ha bisogno di imparare a costruire uno spazio in cui può reagire senza perdere sé stessa né l’altro.
«La ferita è il luogo da cui entra la luce.» — Rumi
Rimango a disposizione.
Dott.ssa Francesca Gottofredi.

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