Buongiorno, sono una ragazza di 35 anni sensibile, educata, carina e divertente. Ho conosciuto un uo

20 risposte
Buongiorno, sono una ragazza di 35 anni sensibile, educata, carina e divertente. Ho conosciuto un uomo di qualche anno più grande un anno fa. Ci siamo sempre sentiti bene in ogni campo avendo anche in comune l’aspetto lavorativo, È sempre stato un solitario e io per una vecchia relazione finita sono 4 anni che non ho amici ma riempio il mio vuoto con la famiglia, la palestra e il lavoro. Il rapporto con lui iniziale era di qualche uscita e il mandarmi reals di Instagram divertenti. Fino a dicembre che è sparito, ho chiesto spiegazioni ed era molto preso. A capodanno mi manda un mes “magari le nostre strade si rincontreranno” e io ero disponibile..a gennaio 2025 inizia la nostra relazione. A parer mio un uomo molto timido abituato troppo a stare da solo e difficilmente comunicativo. La situazione migliora sempre di più, si apre con me fino al arrivare al voler creare una famiglia perché ci eravamo scelti! E per me è stata la cosa più bella perchè desidero molto che si avveri questo aspetto!
Ci vediamo circa 1/2 volte a settimana abitando anche un pochino lontani.. e io stavo progettando di cambiare sede lavorativa nella sua città (anche perché avevo proprio bisogno di cambiare per me stessa non solo per lui)
Ad aprile avendo ferie un po’ diverse; chiedo di farle ad agosto e lui entusiasta mi dice che viene e quindi prenoto per il mare.
Da circa 3 settimane lo sento poco, non si fa vedere perché è stanco.
Ho chiesto perché di questo distacco e non ho risposta. Non sono una persona insistente ma essendo molto emotiva ci sto tanto male soprattutto perché vedo scemare l’aspetto di creare la famiglia.. Ho fatto un percorso con una psicologa per cercare di correggere questo mio malessere quando in ogni relazione che ho, finiscono tutti per abbandonarmi. Sto bene da sola, faccio tutto ma vorrei anche qualcuno che a me ci tenga oltre che ai miei genitori che soffrono anche loro di questa mia situazione.
Alcune cose sono riuscita a migliorarle ma tutt’ora sono molto spaventata che lui non mi voglia più nonostante non ci siano stati segnali negativi,
Vi chiedo come dovrei comportarmi nonostante le numerose richieste ignorate di parlarne con lui.. dicendomi che va tutto bene tra di noi ma non mi vuole vedere e non si fa sentire.. e come posso evitare la fissazione di avere qualcuno accanto
Ringrazio con il cuore
Dr. Fabio M. P. Tortorelli
Psichiatra, Psicoterapeuta
Roma
Gentilissima,

Capisco il tuo dolore per questa distanza e la tua paura dell’abbandono, e il tuo desiderio di migliorare è ammirevole.

Per mia esperienza clinica, il comportamento del tuo partner potrebbe riflettere timidezza, stress o un bisogno di spazio, non necessariamente un rifiuto.

La sua mancanza di comunicazione, nonostante l’entusiasmo iniziale per una famiglia, crea incertezza, amplificando la tua emotività legata a relazioni passate. Il lavoro con la psicologa è un ottimo passo, ma il tuo malessere suggerisce un’ansia da abbandono che merita attenzione.

Per ora, evita di insistere: mandagli un messaggio chiaro ma calmo, poi dai tempo. Concentrati su te stessa e sui tuoi hobby per ridurre la "fissazione" su una relazione.

Continua la terapia per lavorare sull’autostima e sull’accettazione della solitudine come forza, non vuoto.

Una valutazione psichiatrica è utile per valutare un eventuale supporto farmacologico che, in questo momento delicato, può esserti di sostegno e aiutarti ad affrontare le situazioni.

Resto a disposizione per ogni eventuale necessità, un caro saluto

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Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Buongiorno,
intanto grazie per aver condiviso con tanta sincerità una parte così profonda e delicata della tua esperienza.

Dal tuo racconto emerge chiaramente il desiderio autentico di costruire un legame stabile e significativo, il bisogno di sentirsi scelta, valorizzata e amata, dopo una lunga fase di solitudine affettiva. È comprensibile che, dopo l’inizio di una relazione che sembrava aprire prospettive importanti, tu oggi viva con dolore e disorientamento il distacco e il silenzio di questa persona.

È importante riconoscere che quando in una relazione l’altro si sottrae al dialogo, non risponde ai tentativi di confronto, e si chiude senza offrire spiegazioni chiare, si crea uno squilibrio che può generare ansia, insicurezza e senso di abbandono. Questo tipo di comportamento – il non voler parlare, il dire che "va tutto bene" ma poi sparire – può confondere profondamente, soprattutto quando i segnali precedenti erano positivi.

Hai già fatto un percorso psicologico e questo dimostra una grande forza e consapevolezza. Il fatto che tu riconosca certi tuoi schemi ricorrenti, come la paura dell’abbandono o il bisogno profondo di avere qualcuno accanto, è un passo importantissimo. Tuttavia, quando il bisogno affettivo diventa una "fissazione", come tu stessa lo definisci, può essere utile domandarsi quanto questo desiderio nasca da un reale incontro con l’altro e quanto invece da un bisogno di colmare un vuoto interno.

In questo momento, il tuo dolore è reale e legittimo, ma non va lasciato da solo: è importante non confondere l’amore con l’aspettativa, né la solitudine con un fallimento personale. Spesso le relazioni che ci fanno più male riattivano ferite più profonde, legate al sentirsi non visti, non scelti o non sufficienti. E sono proprio questi nodi che meritano un’attenzione profonda, per poter cambiare davvero qualcosa alla radice.

Per affrontare in modo sano ciò che stai vivendo e per lavorare davvero sulla tua sofferenza relazionale, sarebbe utile e consigliato per approfondire rivolgersi ad uno specialista.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Laura Remaschi
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Firenze
Buonasera il consiglio che mi sento di poterle dare è provare un equilibrio tra l'esigenza di lui di avere un momento di silenzio ed il suo bisogni di avere più interazioni. In ogni caso per trovare un modo di affrontare con maggiore serenità la situazione è di provare a concentrare le sue riflessioni interiori sulle domande "Cosa dice di me questa situazione?" "Quali sono i miei bisogni?" "Quali risorse ho per rispondere a tali bisogni?" "Queste persona riesce a venire incontro ai miei bisogni?"...
Di più non mi sento di dirle, non vorrei travisare e on aver abbastanza cura dei suoi vissuti.
Se ha bisogno di un approfondimento più specifico, mi scriva pure in privato
Dott.ssa Mariella Farinella
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Padova
Gent.ma paziente,
il percorso di cura che hai intrapreso con la collega psicologa ti aiuterà a diventare più forte anche in materia di rapporti sentimentali. Affidati!

Ti auguro buona vita.
Dott.ssa Mariella Farinella
Dott.ssa Marina Taralli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Buongiorno, la sua sofferenza in questa situazione è comprensibile cosi come il suo desiderio di formare una famiglia o comunque di avere un compagno e riempire un vuoto che per età può diventare sempre più difficile da sostenere. Lei ha parlato anche di un vuoto nelle relazioni amicali e quindi di una rete sociale. Il suo desiderio di colmarlo è assolutamente legittimo. Molte volte succede che il bisogno pressante ci renda meno consapevoli delle caratteristiche dell'altro, pensiamo che l'amore renda migliori e capaci di essere quello che non si è o ci illudiamo di poter cambiare le persone (e poi ci deludiamo). Lei ha descritto il suo partner come un uomo abituato a stare da solo, schivo e poco comunicativo, che presumo non abbia mai avuto legami duraturi pur avendo una certa età ( circa 40 anni ?) e forse aggiungerei anche poco stabile emotivamente o poco coraggioso...e lui si sta comportando come tale, com'era d'altronde prevedibile, malgrado qualche piccolo segnale di apertura lo avesse dato... Il mio consiglio: si cerchi qualcuno che abbia già le caratteristiche necessarie per poter costruire una relazione stabile, gli specialisti possono essere utili anche per sostenerla in questa ricerca.
Dott.ssa Benedetta Venturini
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Firenze
Gent.ssima,
le emozioni che sta vivendo sono comprensibili, soprattutto quando si investe in una relazione e si percepisce un cambiamento nell’altro. È umano desiderare stabilità e reciprocità, così come sentirsi vulnerabili di fronte all’incertezza.
In questi casi potrebbe essere utile, oltre a cercare di comprendere il comportamento dell’altro, soffermarsi anche su ciò che lei desidera davvero da una relazione sentimentale: quali bisogni sono fondamentali per lei, cosa significa sentirsi valorizzati e sicuri. A volte la sofferenza non nasce solo da ciò che accade, ma anche dai significati profondi che si attribuiscono a queste esperienze.
Osservare i propri pensieri ricorrenti, le paure e le strategie che si mettono in atto per gestire il timore di perdere l’altro può rappresentare un primo passo durante un percorso psicoterapeutico per orientarsi in modo più consapevole e funzionale, nel rispetto di sé e dei propri bisogni affettivi.
Un cordiale saluto, resto a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè capisco quanto questa situazione possa impattare sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale innanzitutto che lei faccia chiarezza circa ciò che sente e ciò che prova verso questa persona, ritagliandosi uno spazio d'ascolto per elaborare pensieri e vissuti emotivi legati alla situazione descritta pertanto la invito a richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott.ssa Serafina Pedditzi
Psicologo, Psicoterapeuta
Torino
Buongiorno,
innanzitutto la ringrazio per aver condiviso con tanta sincerità e sensibilità la sua esperienza. È evidente quanto abbia investito emotivamente in questa relazione, e quanto questo legame, che sembrava promettere un futuro condiviso, abbia toccato corde profonde legate al suo desiderio di connessione e stabilità affettiva.
Il dolore che sta provando ora è assolutamente comprensibile, soprattutto di fronte a un cambiamento improvviso nei comportamenti del partner, che alimenta confusione e insicurezza. Il fatto che lui non si stia più facendo sentire con costanza, pur dicendole che “va tutto bene”, la pone in una posizione ambigua e dolorosa: è difficile orientarsi quando i segnali non sono chiari o non corrispondono alle parole.
Lei racconta anche di avere già lavorato su di sé in passato e questo è un punto importante: dimostra una grande consapevolezza e forza. Tuttavia, il senso di “abbandono” che si riattiva in lei sembra essere una ferita profonda, forse collegata a esperienze passate, e merita attenzione. Non si tratta solo della relazione attuale, ma di una dinamica che – come lei stessa nota – tende a ripetersi.
Spesso, quando si ha un forte desiderio di legame (come quello che descrive), si può sviluppare una sorta di “focalizzazione” sul partner, che finisce per influenzare il proprio equilibrio emotivo. Questo non significa che desiderare una relazione sia sbagliato – tutt’altro – ma quando il bisogno diventa assoluto o carico di aspettative salvifiche, rischia di alimentare sofferenza, soprattutto se non viene corrisposto con la stessa disponibilità e apertura.
In questo momento, potrebbe esserle utile uno spazio in cui esplorare cosa rappresenta per lei l’amore, quali sono le sue aspettative nei confronti dell’altro e come poter costruire legami affettivi più sicuri, in cui anche lei si senta accolta e protetta. Un percorso psicoterapeutico può aiutarla a rafforzare la fiducia in sé, a dare un significato a questi “abbandoni” vissuti e a spezzare eventuali circoli ripetitivi.
Infine, rispetto alla sua domanda su “come comportarsi”: è importante che lei si ascolti e si tuteli. Se una persona non è disponibile a un confronto chiaro, e lei si sente costantemente in attesa o nel dubbio, ha tutto il diritto di chiedersi se questo tipo di legame la fa stare bene davvero. A volte, proteggere se stessi significa anche accettare che l’altro non sia in grado di offrirci quello che desideriamo, non per colpa, ma per limiti personali.
Le auguro di continuare a lavorare su di sé con la stessa lucidità e determinazione che ha già dimostrato.
Un caro saluto.
Dott.ssa Anna Bruti
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
San Benedetto del Tronto
Buongiorno,
la sua sensibilità emerge con grande chiarezza, così come il suo desiderio autentico di costruire qualcosa di profondo con qualcuno che la scelga davvero. Quello che descrive – l’entusiasmo iniziale, il progetto condiviso, il silenzio improvviso – è una dinamica che può ferire profondamente, soprattutto per chi ha già vissuto abbandoni e ha imparato a camminare da sola, ma con il desiderio sincero di condividere il cammino con qualcuno.

Quando una persona non risponde, non chiarisce e si allontana, lasciandola nell’incertezza, non sta scegliendo una relazione sana. E questo non dipende da lei. Non è sbagliata, né troppo sensibile, né “troppo” in nessun senso. Anzi, la sua apertura, la sua coerenza, il suo desiderio di costruire meritano rispetto e presenza, non silenzi.

La paura dell’abbandono è un’ombra che affonda le radici in esperienze passate, ma si può affrontare e trasformare. Se vuole, possiamo lavorare su questa parte: aiutarla a riconoscere il suo valore indipendentemente da chi le sta accanto, a leggere i segnali dell’altro con più lucidità, e a proteggersi da chi la lascia in sospeso.

Lei non deve convincere nessuno a restare: merita qualcuno che scelga di esserci. Questo può essere un punto di svolta, un’occasione per rafforzare ciò che ha già iniziato nel suo percorso personale. E io posso accompagnarla, se lo desidera.
Dott. Gaetano Marino
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Novara
Gentile utente, grazie per la condivisione di questo suo disagio. Le consiglio di iniziare un percorso terapeutico dove poter approfondire le dinamiche di cui ha parlato, anche per approfondire quanto scritto. Ho un orientamento analitico transazione e il mio approccio consiste in una prima videocall della durata di 10-15 minuti gratuita a cui far seguire un percorso psicologico in presenza oppure online. Per ulteriori delucidazioni non esiti a contattarmi. Cordialità dott. Gaetano Marino
Dott. Pierluigi Campesan
Psicologo, Psicologo clinico
Verona
Buongiorno, credo che lei abbia eseguito tutti i passi necessari per avere da lui delle spiegazioni sulla sua latitanza, spiegazioni che peraltro in una relazione di coppia sono indubbiamente richiedibili, data la natura della relazione stessa, ossia intima e sentimentale. Creare una famiglia è un degno obiettivo, ma importante e impegnativo, e in questo si deve essere in due. Potrebbe presentarsi di persona da lui, in questo modo lo costringerebbe ad una risposta, ma ammetto che è una idea un pò al limite, in una relazione sana non si dovrebbe essere portati ad un gesto così diretto. Se avere qualcuno al fianco per lei è una fissazione allora inizialmente si dovrebbe sondare il perché di questa fissazione. In fin dei conti lei con sé stessa dice di stare bene, che è una delle basi per una ricerca di una relazione sana con l'altro diverso da me; nel senso che quando sappiamo come "funzioniamo" ci viene più facile scendere a quei compromessi che le relazioni portano con loro, per adeguarsi alla coppia, ma senza stravolgere i nostri desiderata. approfondisca con la professionista che l'ha in cura. Cordiali saluti.
Dott.ssa Lorella Bruni
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno, ne ha parlato con la sua psicologa? Penso in ogni caso che ricostruire le storie e questo forte senso abbandonico che ha sarebbe opportuno verificare come avviene, se è reale e si ci sono passaggi ancora da mettere a fuoco. Sempre disponibile per un consulenza più approfondita. Cordiali saluti
Dott.ssa Serena Acerra
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Milano
Buongiorno,
grazie per aver condiviso con tanta sincerità il tuo vissuto. È evidente quanto tu abbia investito in questa relazione, non solo con il cuore ma anche con progetti concreti e profondi desideri di futuro. E proprio per questo, ora che lui si è fatto più distante, fa ancora più male non capire cosa stia succedendo.

Mi colpisce il fatto che tu dica “non ci sono stati segnali negativi”, ma che oggi lui non si faccia più vedere, né sentire. Ti chiedo: che tipo di segnali tendi a riconoscere come importanti in una relazione? E quali magari tendi a giustificare, per paura di vedere davvero come stanno le cose?

Quello che racconti tocca un tema delicato: il timore di essere lasciata, di restare sola, pur avendo costruito una vita piena di risorse, affetti e interessi. È come se ci fosse una parte di te forte, autonoma… e un’altra che desidera sentirsi scelta, cercata, amata davvero. Come potrebbe oggi questa parte avere un po’ più di spazio e ascolto, senza dover rincorrere qualcuno per sentirsi valida?
Non è facile accettare che l’altro si allontani senza spiegazioni, soprattutto quando ci si è sentiti in un “noi” così coinvolgente. Ma a volte la domanda non è solo “perché lui si comporta così?”, bensì “cosa mi succede quando sento che sto per essere lasciata di nuovo?” Che storie, che emozioni si riattivano?

Spesso percorsi come il tuo beneficiano davvero di uno spazio terapeutico continuativo, dove poter esplorare tutto questo senza giudizio. Non per “correggere” qualcosa di te, ma per accogliere con più cura le tue paure e i tuoi desideri, e capire come costruire relazioni in cui tu possa sentirti al sicuro, senza dover lottare per esserci.
Dott.ssa Carla Otilia Sno
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Sesto Ulteriano
Gentile utente,
Il fatto che lei sia consapevole delle proprie emozioni, che abbia intrapreso un percorso con una psicologa e che riconosca i propri progressi, è indice di forza e di una grande attenzione al benessere personale.
La paura di essere abbandonata o non sentirsi abbastanza importante per chi ci sta accanto è una sensazione che può toccare profondamente.
Se lui continua a non voler affrontare l’argomento e a tenere le distanze, può anche chiedersi se questo tipo di rapporto rispetta i propri bisogni e la propria serenità?
Se la fatica aumenta, continui a confrontarsi con chi la può ascoltare professionalmente, perché il supporto e il confronto sono fondamentali nei momenti delicati.
Dott.ssa Chiara Campagnano
Psicologo, Psicoterapeuta
Modena
Grazie per aver scritto con tanta sincerità e profondità. Il dolore che stai vivendo è reale e merita attenzione. Quello che racconti ha a che fare con un bisogno legittimo di vicinanza, presenza e chiarezza, che però in questo momento non sta trovando una risposta concreta da parte sua.

Quando una persona che dice di voler costruire un futuro con te, poi si allontana senza spiegazioni e resta vaga o sfuggente, è normale sentirsi smarriti, delusi e impauriti. E se hai già vissuto situazioni simili in passato, queste emozioni possono diventare ancora più forti, perché riattivano ferite antiche.

Il punto non è “essere troppo sensibile” o “chiedere troppo”, ma capire se la tua sensibilità ha spazio reale per esprimersi in questo rapporto. Se lui non riesce – o non vuole – aprirsi al confronto, è importante che tu protegga la tua dignità e il tuo valore, anche se questo può far male.

Sul bisogno di avere qualcuno accanto: non devi eliminarlo, perché è umano. Ma puoi imparare a distinguere tra desiderio e dipendenza. Quando il bisogno diventa fissazione, spesso è perché mettiamo tutto il nostro valore nell’essere scelti, amati, visti. In realtà, il tuo valore c’è anche se l’altro non lo riconosce come meriti.

Cari saluti
Dott. Marco De Fonte
Psicologo, Psicoterapeuta
Bari
Quello che sta vivendo è profondamente doloroso, soprattutto perché tocca il desiderio legittimo di costruire un legame stabile e significativo. Quando ci si sente scelti, desiderati, coinvolti emotivamente, e poi si percepisce un allontanamento improvviso e silenzioso, può riattivarsi una ferita più antica: quella dell’abbandono, dell’invisibilità, della solitudine emotiva.

La sua sensibilità e la sua capacità di dare amore non sono un errore, ma diventano dolorose quando l’altro non è capace di restare nella relazione con la stessa presenza. Il problema non è desiderare qualcuno accanto, ma dipendere dal fatto che questo accada per sentirsi al sicuro.

Non può costringere l’altro a parlare, ma può iniziare a dare voce a sé stessa, a ciò che sente, e al bisogno di essere vista e scelta davvero. A volte, lavorare sulla radice di questa “fissazione” non significa cancellarla, ma trasformarla in libertà interna: la libertà di voler amare senza implorare amore. Un percorso psicologico mirato può aiutarla a fare proprio questo.
Dott.ssa Elisa Pappacena
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Latina
Cara utente
la sua situazione mi sembra di una profezia che si autoavvera. Ce la fa a smettere un pochino di rincorrere l'altro? Lei vale e se sa aspettare sicura di valere l'altro se ne accorgerà e si fermerà per starle accanto. Ha fatto un lavoro in terapia su questo che ha bisogno di essere continuato e consolidato.
Le auguro buona fortuna
Dott.ssa Antonella Rocchi
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Mestre
Ciao, sono la dott.ssa Rocchi Antonella. Grazie di cuore per aver condiviso con tanta sincerità e delicatezza la tua storia. Ti rispondo con la cura e l’attenzione che una psicologa ad approccio integrato può offrire, tenendo conto della tua emotività, della tua storia relazionale, dei bisogni affettivi e del contesto in cui tutto questo prende forma.
Partiamo da una cosa importante: quello che provi ha senso.
Non è debolezza, né “fissazione”. È un bisogno profondamente umano: essere visti, scelti, amati.
Se stai soffrendo è perché dentro questo rapporto avevi costruito non solo una routine affettiva, ma una speranza concreta di futuro, di famiglia, di stabilità. Quando l'altro si ritrae senza spiegazioni chiare, il dolore è fortissimo. Non è solo per "lui", ma per tutto ciò che quel legame rappresentava per te.
Chi sei tu in questa storia?
Dal tuo racconto emerge una donna:

sensibile e affettivamente profonda,

capace di stare sola, ma che desidera una reciprocità reale,

che ha fatto un percorso psicologico (e questo è già un gesto di forza e consapevolezza),

e che tende a prendersi cura degli altri… ma forse a costo di trascurare i propri bisogni emotivi più autentici.

Quella che chiami “fissazione” è, in realtà, una ferita di attaccamento che ha probabilmente radici più antiche. Spesso si manifesta con il timore ricorrente di essere lasciati, dimenticati, non scelti. E quando l’altro si allontana, la paura esplode: “non valgo abbastanza”, “ho fatto qualcosa di sbagliato”, “lo perderò anche lui”.

Cosa potrebbe star succedendo con lui?
Da come lo descrivi, quest’uomo sembra:

timido, introverso, solitario, forse poco abituato a gestire intimità emotiva prolungata;

coinvolto, ma intermittente, con momenti di apertura seguiti da silenzi o ritiri;

poco abile nella comunicazione affettiva diretta (il fatto che non risponda o che dica “va tutto bene” ma poi si ritiri… è un segnale che parla di lui, non di te).

Il rischio, però, è che tu stia coprendo il suo ritiro con la tua disponibilità, cercando continuamente un significato logico o una rassicurazione. Invece, il suo comportamento non è coerente con chi desidera davvero costruire qualcosa, almeno al momento.

Hai fatto abbastanza. Ora serve un segno.
Dal tuo messaggio, è chiaro che:

hai chiesto spiegazioni,

hai comunicato il tuo bisogno,

hai mantenuto la calma e il rispetto.

Non sei stata insistente, sei stata accogliente. E questo ti fa onore. Ma ora, quello che ti serve non è rincorrerlo, ma proteggerti.
L'amore vero non si costruisce da una sola parte. Se l’altro non ti raggiunge, non risponde, si sottrae… tu non puoi restare ferma lì a sperare.

e allora, come gestire la paura dell’abbandono e la “fissazione” relazionale?
Riconosci la tua vulnerabilità come una parte preziosa di te. Non devi diventare “fredda” o “indifferente”. Ma puoi imparare a riconoscere i segnali di chi non è in grado di stare con te in modo saldo, e a non prolungare legami che ti fanno sentire sola dentro una relazione.

Lavora sulla tua “base sicura”. Chi ti fa sentire vista oggi, oltre i genitori? Può essere un'amica, un contesto nuovo, un terapeuta. Serve un posto relazionale dove tu non debba lottare per esistere.

Continua il percorso psicologico. Se possibile, valuta di riprendere (o proseguire) un lavoro terapeutico focalizzato sull’attaccamento, la regolazione emotiva e le dinamiche relazionali. Non per “correggere” te, ma per capire e trasformare gli schemi che ti riportano sempre allo stesso dolore.

Impara a stare nel “non sapere”. Non sapere se lui tornerà, cosa pensa, cosa sente… è doloroso, ma è anche uno spazio dove puoi tornare a scegliere te stessa. Non restare in attesa di chi non si assume una presenza piena.

quindi.. Cosa puoi fare ora, concretamente?
Scrivigli un messaggio chiaro, sereno, sincero: qualcosa come

"Mi sono resa conto che in questo momento non stai scegliendo di condividere con me ciò che provi, e questo mi dispiace. Ho bisogno di una relazione in cui ci sia presenza e dialogo. Se e quando sarai pronto, sai dove trovarmi. Fino ad allora, scelgo di prendermi cura di me.”

Poi, aspetta per un po’. Questo non è un “gioco psicologico” ma un atto di autoprotezione. Il tuo cuore ha bisogno di spazi veri, non di attese.

In sintesi:
Non sei sbagliata. Sei emotiva, sensibile, e porti un desiderio d'amore sano.

Lui, ad oggi, non sta mostrando di poter reggere la profondità che tu porti. Ma magari, capendola meglio, si attiva per venirti incontro su questo.

La tua paura dell’abbandono va capita, non zittita. E dentro quella paura c’è la possibilità di rinascere da te, magari anche con questa storia.

Ti sono vicina professionalmente, e se vuoi continuare a esplorare insieme aspetti del tuo vissuto, sono qui.

Con rispetto,
una psicologa con approccio integrato, dott.ssa Rocchi Antonella





Dott. Simone Ciuffi
Psicoterapeuta, Psicologo, Terapeuta
Sambuceto
Buongiorno. Inizio col dirle che non bastano poche righe per spiegare tutto quello che accade nella vita ma da quello che leggo è in una situazione che ricorda la ragnatela di un ragno la quale riflette i raggi solari e con il suo luccichio attrae la preda che, una volta poggiatasi sulla ragnatela, ne rimane imprigionata.
Quando ci si torva in tale situazione si vive quello che in psicologia è chiamato "conflitto" e per uscirne bisognerebbe capire le dinamiche che portano a ripetere certi comportamenti.
Non so darle risposte perchè sarebbero le "mie" soluzioni e non le "sue".
Ha scritto di aver fatto già un a terapia e non so di quale orientamento, ma quando qualcosa si ripete coattivamente siamo già di fronte ad un sintomo e bisognerebbe scavare a fondo per capirne la natura.
Inoltre è molto importante lavorare sulla propria "IDENTITA'".
Dott. Francesco Paolo Coppola
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Napoli
Cara, hai avuto una relazione con un uomo più grande di te, che improvvisamente si è sfaldata. Un dolore così non è solo la fine di un rapporto, ma la fine di un’immagine: quella che avevi cominciato a costruire insieme a lui, tutta concettuale e rassicurante, costruita forse a poco prezzo, perché non passava davvero dal confronto con la realtà.
Quando qualcuno sparisce senza spiegare, lascia dentro un vuoto che brucia. Ma a volte quel vuoto è proprio ciò che serve per vedere dove avevamo smesso di guardare: dentro di noi.
Forse la verità è che tu desideravi una famiglia, ma non una relazione. Desideravi la casa, il progetto, il sogno del “Mulino Bianco” — non l’incontro vero, che richiede tempo, coraggio, scontri e riconciliazioni. E lui, in fondo, ti ha seguita su questa illusione. Era anche per lui una forma di rifugio: un modo per sentirsi “a posto” senza dover aprire davvero il cuore.
È una dinamica comune: ci si sceglie per disagio della solitudine e si costruisce una sicurezza apparente, tutta mentale. Poi, quando la vita chiede autenticità, il castello si sgretola. Non per cattiveria, ma perché non regge la realtà del contatto.
E ora resti con la sensazione di fallimento, ma anche con una possibilità nuova: capire che l’amore vero non consola, educa. In fondo per te questa difficoltà è una opportunità, una vista vista può essere superata. L'amore non serve per riempire i vuoti, ma per rivelarli. E solo chi ha imparato a restare con il proprio vuoto senza scappare può incontrare davvero qualcuno, senza chiedergli di guarirlo.
Imparare ad amare, allora, non significa trovare la persona giusta, ma diventare la persona capace di stare in una relazione vera. Significa riconoscere le proprie paure, i propri limiti, le parti che cercano di essere scelte a ogni costo. E da lì, lentamente, ricostruire.
Forse la lezione di questa storia è semplice ma profonda: non capire perché lui è sparito, ma cosa ti rivela la sua assenza — che nessuno può completare ciò che non abbiamo ancora conosciuto dentro di noi, cioè l'amore.
Queste parole, da sole, restano teoria, senza un lavoro costante su di te, una spiegazione non basta. Io lavoro sui cambiamenti, che avvengono passo dopo passo.
Dott. Francesco Paolo Coppola (Napoli, on line e in presenza)

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