Buongiorno, sono una ragazza di 22 anni in psicoterapia da 1 anno per disturbi d'ansia e personalità

18 risposte
Buongiorno, sono una ragazza di 22 anni in psicoterapia da 1 anno per disturbi d'ansia e personalità evitante con tratti autofrustranti e ossessivi. Vi contatto per chiedere un'opionione su un fatto accaduto in terapia qualche mese fa. Prima di raccontarlo faccio alcune premesse: è stato difficile instaurare una relazione terapeutica a causa della mia mancanza di fiducia, il mio odio verso gli psicologi e a causa delle mie problematiche a parlare. Ancora oggi a volte ho difficoltà nel parlare ed esprimermi, ma le cose sono migliorate. Quello che sento verso il mio terapeuta è altalenante: passo da un attaccamento di fiducia fortissimo dove penso sia l'unico che mi possa aiutare, alla paura che mi possa abbandonare, ma a volte sono anche arrabbiata e diffidente nei suoi confronti e ogni cosa che fa mi infastidisce, anche quando guarda l'orologio, sbadiglia, guarda di sfuggita il cell, o sorride alla paziente prima di me, cammina velocemente ecc. Oscillo tra sedute in cui riesco a parlare, e sedute in cui parlo poco e sono irritata con lui per certe piccolezze che mi fanno dubitare di lui, ma non glie lo dico mai. Qualche mese fa, mi sono bloccata alla prima domanda che mi fece in quella seduta. Non riuscivo a dire nulla, e siamo rimasti in silenzio per 40 minuti. All'inizio pensavo a cosa poter dire, ma poi i miei pensieri si sono trasformati in rabbia e sfiducia, nella mia testa lui non mi stava aiutando, non capiva come stavo, ho pensato non fosse in grado di aiutarmi, mi chiedevo perchè non mi volesse aiutare a rispondere, mi sentivo abbandonata nel mio silenzio e nelle mie difficoltà, ho anche pensato che quel giorno non aveva voglia di lavorare, io non riuscivo a dire nulla, ero bloccata completamente, e tutto ciò mi ha portato ad arrabbiarmi in silenzio con lui, senza mai averlo detto, pensavo alla rabbia e non più alla domanda. L'altro giorno mi ha fatto una domanda all'inizio della seduta e avevo iniziato a non rispondere, in quel momento mi ha detto con un sorriso "io non le lo dico, deve dirlo lei, altrimenti rimaniamo in silenzio 3 quarti d'ora come era già successo" , non l'ho vissuta come una minaccia, ma in quel momento ho ricordato come sono stata male in quei 40 minuti di silenzio e ho risposto alla domanda, in quella seduta sono riuscita a parlare più del solito e lui me l'ha fatto notare. Mi sono sentita bene all'inizio, ma poi sentivo di dovermi allontanare. Volevo chiedere se l'uso di questo silenzio ha una qualche funzione specifica nei casi in cui il paziente ha difficoltà a relazionarsi anche con il terapeuta. E se dovrei parlare di questa rabbia che sento nei momenti di silenzio prolungati, e la paura di doverli affrontare dinuovo
Gentile utente,
dalle sue parole traspare il malessere che sta affrontando nelle ultime sedute con il suo terapeuta. La creazione di una relazione terapeutica è un processo che accompagna l'intero percorso di terapia e pertanto è suscettibile di variazioni. Ha pensato di portare in seduta i suoi vissuti e le sue emozioni nei confronti del terapeuta durante i colloqui? Anche questo può certamente far parte del percorso che sta affrontando e potrà offrirle spunti di lavoro che le possano permettere di riflettere tanto sulle sue modalità di interazione con l'altro quanto sulle sue modalità di funzionamento.
Cordialmente
Dott.ssa Chiara Galbiati

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Quello che posso consigliarti è di portare in terapia la rabbia che hai provato e i vari aspetti che ti hanno dato fastidio durante le sedute.
Dott. Michele Arnaboldi. Buon pomeriggio, certamente il silenzio all’interno del lavoro terapeutico ha la sua funzione, possono esserci dei momenti di pausa utili a concentrarsi su un problema particolare o per riformulare un concetto perché può essere necessario un breve momento di stacco.
Quello che posso consigliarti è di portare in terapia la rabbia che hai provato e i vari aspetti che ti hanno dato fastidio durante le sedute.
Dott. Michele Arnaboldi
Buongiorno, sicuramente parlare di questa rabbia e del modo in cui vive certe situazioni può essere utile ad entrambi: a lei per liberarsi ed al suo terapeuta per prendere atto dei suoi pensieri. Per quanto riguarda la sua domanda se esiste o meno una funzione nell'uso del silenzio, questo dipende da come il singolo specialista interpreta il silenzio stesso. In realtà, rimanendo in silenzio, può credere di non comunicare, ma in realtà un messaggio lo sta mandando lo stesso: "non voglio, non mi interessa parlarti/ sono delusa/ sono arrabbiata". Rimango a disposizione
Salve, scrive di aver intrapreso un percorso psicologico da circa un anno, quindi le consiglio di continuare a confrontarsi con il terapeuta che la segue. Si chiarisca direttamente con il collega.
Buona giornata.
Dott. Fiori
Salve, mi spiace molto per la situazione ed il disagio espresso e comprendo quanto possa essere difficile per lei convivere con questa situazione riportata.
Per rispetto del lavoro da voi effettuato finora e del fatto che sia riuscita ad aprirsi con la collega ritengo fondamentale affrontare con lei queste domande.
Cordialmente, dott FDL
Gentile utente, il silenzio è un elemento altamente terapeutico, non è un momento di vuoto. Ma bensì altamente comunicativo, lei col suo silenzio dice molto al suo terapeuta, e al contempo lei produce molti contenuti della sua mente, prova delle emozioni. In terapia tutto ha un suo significato. Mi sento però di consigliarle di condividere con il suo terapeuta quanto emerso durante il suo silenzio, poichè penso che possa aprire diversi spunti di riflessione.
Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Buonasera Gentile Utente. Premesso che ogni terapeuta ha il suo modo di lavorare, dovuto a tendenze personali e formative, il silenzio può essere vissuto e gestito in modi diversi. Se il suo terapeuta ne fa uso in questo modo, sicuramente per lui ha un valore terapeutico. Reputo comunque molto interessante il suo vissuto che ha riportato nel post: nel silenzio lei si è concentrata su di Sé, sui suoi vissuti emotivi che è riuscita ad avere ben chiari. Sicuramente condividere col suo terapeuta questi vissuti non può che fare bene alla relazione, perché può essere un modo per lavorare proprio su ciò che lei ha provato. Come vede, il silenzio può essere un'ottima opportunità per scoprire altri lati di Sé all'interno della relazione e uno spunto per lavorarci. Cordialmente, dott. Simeoni
Buongiorno, si possono intraprendere varie strade per arrivare a destinazione, ossia per raggiungere l'obiettivo, che è quello di aiutarla a stare meglio, a potere avere relazioni interpersonali più funzionali e il suo terapeuta usa anche il silenzio per arrivarci che effettivamente ha prodotto il risultato di farle provare rabbia, ora se lei condivide questo con lui, potreste lavorarci sopra. Un cordiale saluto
Dott.ssa Marina Bonadeni
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Buongiorno, le consiglio di tirar fuori con il suo psicologo tutte le emozioni che prova nei suoi confronti, sarà sicuramente di aiuto a entrambi. Riguardo al silenzio, tutto ciò che accade all'interno della seduta ha un valore, da leggere in base alla terapia e alla persona. Si apra su tutti i dubbi e i pensieri che ha, vedrà che sarà d'aiuto al suo percorso e al suo psicologo per entrare meglio nei suoi pensieri e poterla aiutare.
Un caro saluto dottoressa Paola De Martino
Buongiorno,
credo che le difficoltà che lei sta vivendo nel rapporto con il suo terapeuta facciano parte delle sue diffcoltà di relazione e dunque è molto positivo che emergano! Il mio suggerimento è di parlarne con il suo terapeuta: la fiducia si instaura e si rafforza proprio nei momenti di scontro e incomprensione. Tutto quello che accade nella relazione terapeutica è molto prezioso, soprattutto le emozioni spiacevoli e i vissuti più contrastanti e tutto si può trasformare nel momento in cui è dicibile.
Buona continuazione!
Dott.ssa Franca Vocaturi
Gentilissima, il silenzio è terapeutico, è comunicazione tanto quanto una chiacchierata. L'episodio successivo le dimostra esattamente questo: il suo silenzio la sta portando da qualche parte ed il suo terapeuta è li con lei. Cerchi di essere sincera con il collega e dirgli quello che prova e come si sente, sono certa che lui stia aspettando questo.
Buon viaggio nel suo percorso terapeutico.
Buongiorno,
il silenzio è anche esso un tipo comunicazione e come tale ha dei significati all'interno del contesto e della relazione nel quale si presenta.
Parlare della rabbia che prova, sarebbe molto importante per lei stessa e per il processo terapeutico.

Le auguro una buona giornata,
Gianpaolo Bocci
Buonasera gentile utente la ringrazio innanzitutto per il suo scritto e per aver raccontato del suo disagio interiore, il silenzio in terapia può avere tanti significati e certamente è importante rispettare ciò che la persona porta. I suoi vissuti emotivi sono importanti e potrebbero essere di grande aiuto al suo terapeuta se si legittimasse ad esprimerli. Potrebbero essere materiale su cui lavorare in seduta per portarla ad un altro livello di consapevolezza interiore.
Resto a disposizione,
Dottoressa Monica Pesenti
Gentile ragazza,
quello che sente nella terapia e i vissuti che emergono all'interno della relazione terapeutica sono materiali preziosi. La condivisione di questi contenuti è occasione per raggiungere una maggiore consapevolezza dei suoi meccanismi di funzionamento, non solo all'interno della terapia ma nelle relazioni in senso più ampio. Buona scoperta!
Dott.ssa Annaclaudia Cavaglià
Salve è sicuramente utile per il vostro lavoro riportare questi contenuti all'interno del vostro lavoro e in questo insieme inserisca anche la sua necessità di consultare degli psicoterapeuti che rispondono su questo spazio. Sono dei temi che possono essere importanti per il vostro percorso. I temi di tipo relazione che accenna hanno sicuramente una grande importanza e quindi li riporti all'interno del vostro lavoro di conoscenza e cambiamento. Un cordiale saluto
Gentilissima, la situazione che descrive e che sta vivendo è comune all'interno dei percorsi di terapia. Come ha già sperimentato, l'alleanza terapeutica si costruisce nel tempo e durante il percorso si possono verificare delle "rotture". La gamma di emozioni che descrive fanno parte del suo vissuto e rispondono a delle caratteristiche che la contraddistinguono nella sua unicità, perciò concordo con i colleghi quando la invitano a parlarne con il suo terapeuta di tale questione. Ciò la aiuterebbe a fare maggiore chiarezza sui pensieri e le emozioni spiacevoli che sperimenta in specifiche situazioni, oltre che a capire se questo tipo di percorso la sta veramente aiutando, ipotizzando insieme al suo terapeuta anche un eventuale passaggio ad un altro collega: in fondo, anche noi siamo esseri umani!
Augurandole il meglio, la saluto.
Dr.ssa Conti Francesca
Cara Utente, è molto importante permettersi di far emergere le difficoltà incontrate nel rapporto con il suo terapeuta e in quei lunghi minuti di silenzio, che hanno un enorme valore in questi percorsi: a volte un silenzio parla più di molte parole e nel silenzio riverberano le nostre sensazioni, anche se spesso dolorose. Le suggerisco di parlarne con il suo terapeuta, proprio perchè è da questi momenti e dalla possibilità di esprimerli che l'alleanza terapeutica si rinvigorisce e che si è in grado di affrontare le proprie paure e difficoltà relazionali. Buona continuazione! Dott.ssa Eleonora Donatelli
Il silenzio rappresenta in terapia il pieno non il vuoto….il suo terapeuta se mi permette è veramente capace. Per un professionista , mi creda è più semplice parlare che stare in silenzio, il tema è la cura.
Lei deve mettere al centro la cura…se ritiene che le domande che si pone e i percorsi che sta facendo le creino sollievo significa che la terapia funziona. Deve stare attenta ad un aspetto, non prenda lo psicoterapeuta come un farmaco….
Se ritiene sono a disposizione per primo contatto on line previo appuntamento in piattaforma

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