Buongiorno mio marito nel 2016 ha perso la mamma ed è diventato depresso. Curato con cymbalta e con

24 risposte
Buongiorno mio marito nel 2016 ha perso la mamma ed è diventato depresso. Curato con cymbalta e con l'aiuto dello psicologo sembrava uscito. L'anno successivo è morto mio papà e dopo questo lutto ha provato una irresistibile attrazione alle slot macchine. Ci ho messo mesi ad accorgermene e lui pur colto sul fatto ha continuato a negare. Per difendersi diventa cattivo e mi fa paura. L'anno successivo sembrava aver smesso ma invece non l'ha mai fatto se non nel periodo del covid. Nel dicembre 2021 ha avuto un incidente quindi è stato a letto 3 mesi. Appena ha potuto,raccontandoci le fantasiose cene con i colleghi ha ricominciato .dopo 4 mesi dall'incidente ha avuto un infarto e lì altre balle per racimolare soldi. Recentemente ho scoperto che ha venduto l'oro della nostra famiglia e si è offeso quando gli ho detto che poteva essere stato solo lui. Non ho detto nulla ai miei figli ormai adulti perché cerco di proteggerli dal dolore e la vergogna che provo io. Mio marito ha 62 anni e siamo sposati da 34. È possibile che dopo 8 anni di cymbalta abbia perso i freni inibitori? Grazie
Dott.ssa Camilla Persico
Psicologo, Sessuologo, Neuropsicologo
Carrara
Buongiorno,

Innanzitutto, mi dispiace sentire che tu stia affrontando una situazione così difficile, è evidente che suo marito stia attraversando un periodo complesso, caratterizzato da perdite significative e comportamenti problematici.
Per quanto riguarda l'effetto del Cymbalta (duloxetina), è importante sottolineare che la perdita dei freni inibitori o i cambiamenti comportamentali possono avere diverse cause, e l'effetto di un farmaco può variare da persona a persona. Il Cymbalta è un antidepressivo che agisce sui neurotrasmettitori nel cervello e spesso viene prescritto per trattare la depressione e i disturbi d'ansia, tuttavia, non è possibile stabilire con certezza se il farmaco abbia contribuito ai comportamenti problematici di suo marito senza una valutazione approfondita da parte di un professionista della salute mentale o di un medico. È importante che lui incontri il suo medico per discutere apertamente dei suoi sintomi, dei farmaci assunti e delle situazioni che possono aver contribuito ai suoi comportamenti.
La sua storia di lutti, insieme ai problemi di gioco d'azzardo e agli episodi di salute, suggeriscono che potrebbe beneficiare di un supporto psicologico più approfondito. La negazione e la cattiveria potrebbero essere segni di difficoltà emotive che richiedono un'attenzione particolare.
Se lo reputa opportuno, potrebbe anche prendere in considerazione la possibilità di cercare supporto per te stessa, magari attraverso una consulenza individuale o familiare, dato che ffrontare le sfide insieme può essere utile per superare le difficoltà.
Infine, mi sento di dirle che la comunicazione aperta e onesta con suo marito è fondamentale, perciò esprima le preoccupazioni e suggerisca la possibilità di cercare aiuto professionale.
Ricordi che sono qui per rispondere a ulteriori domande o fornire supporto, se lo desidera, dott.ssa Camilla Persico

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Dr. Daniele Savoldi
Psicologo, Psicoterapeuta
Mazzano
Gentile utente, grazie per aver condiviso la sua fatica.
Per quanto riguarda il farmaco le suggerirei di chiedere informazioni al medico che le saprà chiarire tutti i suoi dubbi a riguardo.
Rispetto all'irresistibile attrazione per le slot machine (di cui l'uso spropositato rientra nella patologia del gioco d'azzardo patologico) è necessario affrontare quanto prima il problema recandosi presso il servizio per le dipendenze della sua zona cittadina di riferimento: sapranno valutare e aiutare lei e soprattutto suo marito con misure ed interventi efficaci.
Un saluto.
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, per quanto riguarda i farmaci è meglio rivolgersi al medico, figura professionale più competente in materia. Tenga presente che la letteratura scientifica è concorde nel sostenere l'efficacia dell'approccio combinato ossia costituito da farmaco più psicoterapia dunque ritengo fondamentale che lii possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarlo ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che gli impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarlo a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.

Cordialmente, dott FDL
Dott. Alessandro Esposito
Psicologo, Psicologo clinico
Pietrasanta
Buona sera, non credo ci sia correlazione tra il farmaco e l'impulsività tipica del gioco d'azzardo. Secondo la letteratura delle dipendenze, in particolare del gioco, molti giocatori rifuggono ansia e depressione attraverso il gioco d'azzardo (Blaszczynski e Nower - 2002). Credo che sia necessaria una valutazione più ampia del caso per porter aiutare suo marito nel modo più corretto. Sicuramente rivolgersi al Ser.D di riferimento o a sportelli/consultori della zona può essere un buon inizio. Un caro saluto Dott.Alessandro Esposito
Dott.ssa Ilaria De Pretto
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Mi dispiace sentire che tu e tuo marito state attraversando un periodo così difficile e complesso. È importante sottolineare che non sono un medico o uno psicologo, ma posso darti alcune informazioni generali basate sulla mia conoscenza.

Il Cymbalta (duloxetina) è un farmaco comunemente utilizzato per trattare la depressione e i disturbi d'ansia. Non è noto per causare specificamente la perdita dei freni inibitori, ma può avere effetti collaterali e influire sul comportamento di alcune persone.

La perdita dei freni inibitori e il comportamento impulsivo possono essere associati a vari fattori, tra cui problemi di salute mentale, stress, traumi, dipendenze e altro. Nel caso di tuo marito, sembra esserci stata una serie di eventi traumatici e difficili (la perdita della madre, la morte del tuo padre, l'incidente e l'infarto) che potrebbero aver contribuito al suo comportamento impulsivo e alla dipendenza dal gioco d'azzardo.

È importante cercare aiuto professionale per tuo marito il prima possibile. Un terapeuta o uno psicologo specializzato in dipendenza da gioco d'azzardo e problemi legati all'impulso potrebbe essere in grado di fornire una valutazione accurata e un piano di trattamento appropriato. Anche un consulente finanziario potrebbe essere utile per gestire eventuali problemi finanziari causati dalla dipendenza da gioco.

Inoltre, è fondamentale per te prenderti cura di te stessa durante questo periodo difficile. Considera l'opportunità di cercare supporto da uno psicologo o da un gruppo di supporto per familiari di persone con dipendenza. La tua salute mentale e il tuo benessere sono importanti.

Infine, è una buona idea considerare la possibilità di coinvolgere i tuoi figli nella situazione in modo appropriato, in modo che possano offrire il loro sostegno e comprensione. Anche se può essere difficile, la comunicazione aperta e onesta con i tuoi cari può contribuire a creare una rete di supporto più ampia per tutti voi.

Ricorda che affrontare una situazione del genere può richiedere tempo e sforzo, ma cercare aiuto professionale è un passo importante nella giusta direzione per affrontare questi problemi.
Dott.ssa Lisa Cerri
Psicologo clinico, Psicologo
Soiano del Lago
Gentile utente, non entro nel merito dell'uso del farmaco (che le consiglio di chiarire meglio con il medico o con lo psichiatra che l'ha prescritto), ma posso dirle che quando lei racconta e tutte le fatiche che sta provando fanno parte del quadro della Ludopatia (gioco d'azzardo patologico). Si tratta di una patologia estremamente invalidante proprio per tutti i sintomi che lei racconta (la rabbia, l'aggressività, il nascondersi, le menzogne…).
Il mio consiglio è di cercare quanto prima l'aiuto di uno psicologo professionista specializzato in questo tipo di problematica, per aiutare suo marito, ma anche per lei e per trovare a sua volta uno spazio in cui poter gestire le sue emozioni. Inoltre, se mi posso permettere, potrebbe aiutarla a capire come affrontare questo discorso con i suoi figli ormai adulti, in modo che possano diventare una risorsa fondamentale per poter aiutare suo marito ad uscire da questa brutta situazione.
Restando a disposizione, le auguro un grande in bocca al lupo.
Buongiorno, per quanto riguarda la sua domanda, credo che sia opportuno fare fare a suo marito una valutazione da uno specialista psichiatra. Dopo tanti anni è possibile che la terapia vada modificata, anche alla luce di questi comportamenti legati al gioco. Potrebbe non essere semplice fare accettare questa proposta a suo marito, ma credo sia necessario, come credo sia importante contattare il servizio per le dipendenze della sua zona per essere aiutati. Credo possa fare un primo contatto conoscitivo lei in modo da avere delle indicazioni su come aiutare suo marito a farsi seguire. Le auguro davvero di risolvere. In questo periodo, dopo tanta fatica, non esiti a chiedere aiuto, anche personale. Un caro saluto. SV
Dott.ssa Veronica Savio
Psicologo, Psicologo clinico
Medolla
Buongiorno, mi dispiace molto per situazione che sta vivendo. La ludopatia è una dipendenza molto complessa da affrontare. Per tale ragione, vi consiglio di rivolgersi al Serd del suo distretto territoriale. Lì potrà trovare professionisti ed esperti formati nell'ambito delle dipendenze che potranno supportare suo marito. Il servizio coinvolgerà anche lei nel percorso, dandole indicazioni utili per gestire la situazione a casa, economicamente ma soprattutto economicamente. Rimango a disposizione per qualunque chiarimento. Dott.ssa Veronica Savio
Dott.ssa Alessandra Domigno
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Buongiorno cara utente, mi sembra che la situazione sia in parte fuori controllo e che vada seguita quanto prima. A mio avviso suo marito dovrebbe esser aiutato a prender coscienza della sua dipendenza e dell'aiuto di cui necessita; dovrebbe probabilmente frequentare qualche centro ed iniziare un suo percorso. Sul versante opposto, cioè il suo, penso che dovrebbe chiedere aiuto a gran voce, iniziare anche lei un percorso psicoterapeutico che la possa sostenere e aiutare ad affrontare la situazione in casa. In ultimo ritengo che i suoi figli, a maggior ragione che sono ormai adulti, dovrebbero essere messi al corrente di tutto. Sono discorsi dolorosi ed ampi e andrebbero approfonditi. Se desidera io sono disponibile in presenza o anche online. Cordialità. Dott.ssa Alessandra Domigno
Dott.ssa Antonella Cramarossa
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Bari
Gentile utente, la ringrazio per aver condiviso la sua storia e mi permetto di fare alcune riflessioni.

Più che l'effetto nel lungo termine del farmaco (che comunque va monitorato, valutato e ricalibrato da uno Psichiatra), è possibile che sia più il senso di vuoto lasciato dalle persone decedute (che per lui erano importanti punti di riferimento affettivo e non solo) e quindi anche il mancato superamento del lutto, a rappresentare il problema. E sempre ipoteticamente, è possibile che suo marito abbia difficoltà a farsi carico e dunque a fare i conti con questo senso di vuoto ( o profonda tristezza) che tende a riempire con l'eccitazione o comunque il senso di pienezza (anche se fugace e frivolo) che può dare il gioco d'azzardo.

Quanto a lei, se non riesce a reggere il peso emotivo (e non solo) di questa complicata situazione, puo scegliere di confrontarsi con un professionista (anche del servizio pubblico), per condividere il fardello e magari cogliere nuove possibilità, di gestione, di cambiamento e di superamento del problema.

Cordialmente, Dott.ssa Antonella Cramarossa
Dr. Marco Cenci
Psicologo, Psicologo clinico
Brescia
Buongiorno,
Purtroppo i farmaci non sempre bastano a risolvere i problemi e, in alcuni casi, aiutano solo momentaneamente. In una situazione come quella di suo marito è necessaria una presa in carico multidisciplinare che, solitamente, viene fornita dai servizi pubblici. Molta differenza la fa però il fatto che suo marito sia disponibile o meno a farsi aiutare...
Dott. Marco Cenci
Dott. Daniele D'Amico
Psicologo, Psicologo clinico
Torre del Greco
Gentile utente, la ringrazio per aver condiviso i suoi dubbi con noi. Comprendo le sue difficoltà e le sue preoccupazioni, e mi dispiace per i vissuti negativi che queste le provocano. Qualora dovesse ritenerlo opportuno o necessario, mi rendo disponibile a cominciare con lei un percorso , che potrebbe tornarle utile per esplorare ed approfondire le sue emozioni, esperienze e valori al fine di trovare una strada percorribile e ritrovare la serenità.
Tenga a mente che il benessere mentale è una priorità, e trovare il professionista giusto può fare la differenza.
Qualora dovesse avere dubbi, domande, o perplessità riguardo al mio lavoro non esiti a contattarmi.
Un caro saluto, dott. Daniele D’Amico.
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Dott.ssa Chiara Mantuano
Psicologo, Psicologo clinico
Roma
Buongiorno, la ringrazio per aver condiviso la sua esperienza, da cui traspare tutta la complessità, il dolore e la frustrazione che prova. Sarebbe opportuno, al netto degli effetti del farmaco, richiedere un consulto psichiatrico per suo marito, che lo possa aiutare anche a contenere questi suoi comportamenti impulsivi. È importante iniziare un lavoro terapeutico che, in sinergia con la cura farmacologica, possa aiutarlo a discutere dei sintomi, delle origini che hanno ed elaborare i lutti. Se lo reputa opportuno e sente che possa aiutarla in questa situazione di stress, potrebbe considerare lei stessa la possibilità di cercare supporto individuale. Si potrebbe valutare anche l'idea di incontri di coppia. Per qualsiasi ulteriore approfondimento rimango a disposizione. Cordiali saluti, Dr.ssa Chiara Mantuano
Dott.ssa Elisa Piali
Psicologo
Piamborno
Buongiorno, la ringrazio per questa condivisione così dolorosa. Il quadro è complesso ci sono tanti fattori che hanno contribuito a questa situazione, quindi diventa difficile stabile se la causa sia tutta del farmaco. Ipotesi per altro poco percorribile per assoluta.
Uno spazio personale per un supporto psicologico, la aiuterebbe a elaborare quanto sta succedendo e trovare il giusto aiuto rispetto alle dinamiche familiari, non escludendo un percorso di coppia.
Rimanendo a disposizione, le auguro una buona giornata
Dott.ssa Debora Versari
Psicologo clinico, Psicologo, Psicoterapeuta
Forlì
Gentile Signor, grazie per aver condiviso la sua preoccupazione. In merito alla somministrazione del farmaco (duloxetina) serve per aumentare i livelli di 5HT, SEROTONINA, che durante stati depressivi diminuisce provocando lo stato di malessere psicologico. Le consiglio di richiedere informazioni al suo medico prescrittore. Anche le dipendenze agiscono sul sistema neurotrasmettitoriale, in particolare sul sistema dopaminergico ( della Dopamina) rilasciando il neurotrasmettitore della ricompensa- gratificazione una volta che ci si approvvigiona della "sostanza" in questo caso del gioco che diventa patologico generando un disturbo patologico da gioco d'azzardo. Rispetto all'attrazione ingovernabile per l'utilizzo di slot machine è necessario affrontare il prima possibile il problema recandosi presso il servizio per le dipendenze della sua zona territoriale di riferimento (Serd): sapranno valutare la problematica e aiutare suo marito con misure ed interventi efficaci. In caso non volesse intraprendere una terapia in presenza, da me fortemente consigliata, vi è comunque la possibilità di rivolgersi a professionisti competenti tramite la modalità telematica, prenotando un colloquio on line. Spero di esserLe stata utile. Un saluto.
Dr.ssa Versari Debora
Dott.ssa Giulia Faccioli
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Buongiorno e grazie per il suo quesito. Sicuramente suo m marito è passato attraverso una molteplicità di eventi traumatici che posso averlo portato ad una vulnerabilità che può necessitare di un ulteriore lavoro clinico, questa volta di tipo dialogico, psicoterapeutico, soprattutto se non vi è stata una elaborazione. Ci tenga aggiornati. Saluti
Dott.ssa Francesca Gottofredi
Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Bologna
Salve, mi dispiace sentire della difficoltà che sta affrontando con suo marito. È possibile che l'uso prolungato di Cymbalta abbia influenzato i freni inibitori di suo marito, ma sarebbe necessaria una valutazione clinica approfondita per determinarlo con certezza. È importante che suo marito riceva supporto medico e psicologico adeguato per gestire la sua depressione e l'attrazione alle slot machine. Potrebbe essere utile coinvolgere un professionista per una consulenza di coppia e cercare un supporto per lei come individuo. Rimango a disposizione per ulteriori approfondimenti. Dott.ssa Francesca Gottofredi
Dott.ssa Fernanda Caiffa
Psicologo, Psicoterapeuta
Nardò
Sarebbe necessario intraprendere un colloquio individuale per valutare correttamente e funzionalmente le risorse psicologiche da mettere in campo, atteso che il sintomo descritto necessita di valutazione e presa in carico del nucleo familiare.
Dott.ssa Jessica Guidi
Psicologo, Psicoterapeuta, Analista clinico
Lucca
salve,
mi dispiace per la situazione che lei e suo marito state vivendo.
purtroppo talvolta il dolore di una perdita può essere veramente molto forte e portare con sé una difficoltosa se non impossibile elaborazione del lutto per l'individuo che cerca di farvi fronte come può anche in modalità non funzionali pur di non sentire quel vuoto.
consiglio di parlare e confrontarvi per prendere in considerazione un percorso individuale per suo marito dal quale però deve nascere la richiesta e la motivazione al percorso stesso.
un augurio
saluti
Dr.ssa Guidi J
Dott.ssa Tatiana Cosci
Psicologo clinico, Professional counselor, Psicologo
Città di Castello
dovrebbe rivolgersi ad un sert e convincere suo marito a parlare della sua dipendenza.. penso che per il bene di tutto sia il caso informare i figli o cmq i propri cari..per aiutare suo marito. Per il resto lei dovrebbe lavorare sul suo senso di vergogna e capire da dove nasce solo cosi potrà veramente aiutarlo. Nascondere tutto non è un aiuto e questo la distrugge dentro.
Dott. Giacomo Cresta
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Grazie per aver condiviso questa esperienza così difficile. È comprensibile che si senta sopraffatta da quanto accaduto, soprattutto per il dolore e la delusione che una situazione così complessa può portare. La perdita di controllo che ha osservato in suo marito, la difficoltà nel gestire il lutto e la dipendenza dal gioco d'azzardo sono problemi che non solo colpiscono lui, ma inevitabilmente l'intera famiglia.
Non è semplice determinare se l'assunzione di Cymbalta per un periodo così prolungato possa aver influenzato i suoi "freni inibitori". Questo farmaco, pur essendo efficace nel trattamento della depressione, può in rari casi avere effetti collaterali che incidono sul controllo degli impulsi. Tuttavia, è altrettanto importante considerare che la dipendenza da gioco potrebbe essere un meccanismo per far fronte al dolore e alle difficoltà emotive, piuttosto che un effetto diretto del farmaco. Il lutto, il senso di perdita e l’incidente possono aver contribuito a innescare e perpetuare questo comportamento autodistruttivo. Il fatto che suo marito neghi la situazione e si difenda con atteggiamenti aggressivi è un segnale che la dipendenza potrebbe essere radicata e richiedere un intervento mirato. È comprensibile che provi vergogna e che voglia proteggere i suoi figli, ma si ricordi che affrontare il problema con trasparenza e con il giusto supporto può essere fondamentale. Parlare con loro potrebbe persino rafforzare l’unione familiare e fornire un ulteriore sostegno. Le consiglierei di cercare l’aiuto di un professionista specializzato in dipendenze, come uno psicoterapeuta con esperienza nel trattamento del gioco d'azzardo patologico. Inoltre, potrebbe valutare di rivolgersi a un gruppo di supporto per familiari di persone con dipendenze, come quelli offerti da associazioni che trattano il gioco d’azzardo. Questo potrebbe offrirle un luogo sicuro dove condividere il suo dolore e ricevere consigli pratici su come gestire questa difficile situazione. Non affronti tutto da sola: il suo benessere è importante quanto quello di suo marito.
Dott.ssa Francesca La Monaca
Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Buonasera,
Le consiglierei di focalizzarsi su di sé e sul suo stato d'animo rispetto alla relazione con suo marito. Non possiamo cambiare gli altri ma il modo in cui noi rispondiamo al comportamento dell'altro. Le consiglierei di parlare di questa situazione con uno/a psicologo/a per comprendere come affrontare al meglio tutto ciò.
In bocca al lupo!
Dott. Andrea Boggero
Psicologo, Psicologo clinico
Genova
Leggendo le sue parole si sente tutta la fatica, la delusione e il dolore che sta portando avanti da sola da molto tempo. Lei sta cercando di proteggere la sua famiglia, di capire suo marito e di mantenere insieme una quotidianità che invece sembra sfuggirle di mano a causa di comportamenti che probabilmente non si aspettava di dover affrontare. È comprensibile che si senta disorientata, spaventata e anche ferita di fronte a bugie, negazioni e reazioni aggressive. Il gioco d’azzardo, così come lo descrive, assume per molte persone una funzione di fuga. Di fronte a dolori profondi, come un lutto o un momento di vuoto interiore, la mente cerca un sollievo immediato, anche se pericoloso, per non sentire quel dolore. Ma purtroppo, quello che all’inizio può sembrare una distrazione o un modo per non pensare, diventa spesso una vera e propria prigione. La persona inizia a mentire, a coprire le proprie tracce, a fare promesse che non riesce a mantenere. E chi sta vicino, come lei, si trova in un vortice di preoccupazione, rabbia, senso di colpa e solitudine. Lei ha già fatto molto per lui e per la famiglia, cercando di reggere tutto senza coinvolgere i figli. È una scelta comprensibile, dettata dall’amore e dal desiderio di non farli soffrire. Ma è importante chiedersi se, mantenendo questo silenzio, non rischi di farsi ancora più male e di restare troppo sola a sostenere un peso che sarebbe giusto condividere. In questi casi è fondamentale che anche chi sta accanto alla persona che ha una dipendenza trovi uno spazio di ascolto e di supporto. Esistono gruppi e professionisti che lavorano con le famiglie per aiutarle a capire come proteggersi, come comunicare in modo più chiaro e come smettere di coprire comportamenti che non possono essere risolti con il solo amore. Non è facile accettare che certe situazioni non si risolvono solo con la pazienza o la buona volontà. Servono limiti chiari, aiuto esterno, un percorso specifico per la dipendenza. Ma prima di tutto è necessario che lei si prenda cura di sé, perché vivere accanto a qualcuno che mente, nasconde e tradisce la fiducia, logora anche la propria salute emotiva e fisica. Non tema di chiedere sostegno. Non si lasci travolgere dalla vergogna, perché non è lei ad aver fatto qualcosa di cui vergognarsi. Non porti tutto da sola. A volte anche solo un confronto con uno psicologo per sé, o con un consulente legale, può dare la forza di vedere la situazione da un altro punto di vista e di fare qualche passo concreto per tutelare se stessa e la famiglia. Le auguro di riuscire a trovare la forza di non sentirsi più sola in questa lotta e di proteggere ciò che di prezioso c’è ancora intorno a lei. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Grazie per la tua condivisione, profonda e carica di dolore. Il tuo racconto merita una risposta che tenga conto non solo dei comportamenti esteriori di tuo marito, ma anche delle dinamiche invisibili che si muovono all’interno del suo vissuto e del tuo. Lo faremo secondo i principi del metodo SBP – Second Brain Psychology, che considera ogni comportamento come espressione di una memoria emotiva attiva depositata nel secondo cervello.Nel metodo SBP non si guarda solo al comportamento visibile, ma si cerca di comprendere il codice emotivo interno che genera quel comportamento, come risultato di vissuti stressanti non elaborati e depositati nella memoria emotiva del secondo cervello.
1. Depressione e trauma come detonatori emotivi
La perdita della madre (2016) e successivamente del tuo papà (2017) sono traumi profondi. Tuo marito, già vulnerabile, ha probabilmente attivato un codice di sopravvivenza emotiva che, invece di elaborare il dolore, lo ha convertito in compulsione (nel suo caso: il gioco d’azzardo).Questo è ciò che in SBP chiamiamo “contenitore emotivo pieno”: quando la memoria emotiva trabocca, il secondo cervello cerca valvole di sfogo – a volte autodistruttive.
2. Il gioco d’azzardo come anestetico psico-emotivo
Le slot non sono il problema in sé, ma il rifugio simbolico. In SBP si dice spesso: “La dipendenza è un tentativo fallito di guarigione”.
Il gesto compulsivo:
ipnotizza (evita il pensiero cosciente),


stimola il circuito della dopamina (quindi inganna il corpo con sensazioni di falsa gratificazione),


fa “sentire vivo” chi è emotivamente congelato o svuotato.


Questo processo è invisibile ma attivo dentro il secondo cervello, dove sono custoditi vissuti non digeriti, che alimentano emozioni come impotenza, rabbia, vergogna e fallimento.Il Cymbalta (duloxetina) è un farmaco che agisce sui livelli di serotonina e noradrenalina, e come tutti i farmaci psicotropi modula il funzionamento del sistema nervoso centrale. L’uso prolungato può effettivamente:
alterare la percezione delle emozioni,


ridurre l’autocritica o i freni inibitori,


smorzare il senso di colpa o l’empatia emotiva.


Ma, secondo la SBP, la farmacologia non è la causa primaria, bensì un fattore che può influenzare la soglia di controllo emotivo, soprattutto se usata senza una reale elaborazione dei vissuti interiori.È importante, secondo il metodo SBP, non perdere te stessa nel tentativo di “salvare” l’altro. Tu stai portando un carico emotivo enorme: paura, vergogna, senso di protezione verso i figli, e un dolore antico che merita ascolto.In SBP diciamo spesso: “Non puoi svuotare il contenitore dell’altro, se il tuo è pieno di macigni.”
Ti stai facendo carico di una doppia protezione:
Verso tuo marito (che però agisce con aggressività e negazione),


Verso i tuoi figli (per evitar loro dolore, tenendoli però fuori da una parte della verità familiare).


Questo può portarti, col tempo, a una implosione emotiva. La tua salute, il tuo valore e il tuo spazio emotivo devono avere un luogo di ascolto e di decodifica simbolica.
COSA PUÒ ESSERE UTILE (APPROCCIO SBP)
1. Sondare la tua memoria emotiva
Quali vissuti ti spingono a proteggere chi ti ferisce? Cosa hai dovuto sopportare nella tua storia per imparare a tacere il dolore? La tua Matrix emotiva merita attenzione.
2. Decodificare il simbolismo relazionale
Il gioco d’azzardo, la menzogna, la rabbia… sono simboli comportamentali. Ma anche il tuo silenzio, il non dire ai figli, il continuare a “reggere” la situazione sono linguaggi emotivi da decodificare.
3. Liberare il contenitore
Non serve “convincere” tuo marito a cambiare. Serve svuotare il contenitore in cui sei anche tu. Le dinamiche relazionali croniche si rompono quando cambia uno dei due sistemi emotivi.
Tuo marito ha probabilmente costruito un castello di menzogne per sopravvivere a un dolore non digerito. Ma tu, sei ancora dentro quel castello? O hai già in mano la chiave per uscirne?
SBP non giudica. Non impone. Ti invita a riprendere in mano la tua libertà emotiva, passo dopo passo, con cura e ascolto profondo.
Dr Armando Ingegnieri, Psicologo e Fondatore della Second Brain Psychology

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