Buongiorno mi firmi K e sono una ragazza di 28 anni. Sono esausta. Da tempo sono fuoricorso e bl

20 risposte
Buongiorno mi firmi K e sono una ragazza di 28 anni.
Sono esausta.
Da tempo sono fuoricorso e bloccata con gli esami. La facoltà che faccio mi piace anche ma ormai mi sembra inutile arrivare alla fine. Avrei dovuto fare qualche esame questo inverno ma per motivi familiari non sono riuscita a concentrarmi e ho rimandato.
Adesso vorrei fare tre esami uno tra dieci giorni circa e altri due a luglio.
Non so come fare sono stanchissima. Per studiare ci metto tantissimo ieri un giorno intero per finire gli schemi di un capitolo solo.
Ho l’esame il 25 giugno e due libri da preparare ma sono già in panico. Un libro mi sta dando tanti problemi l’ho studiato per mesi e mi sembra di non ricordare niente dell’altro libro mi manca ancora qualche capitolo ma non riesco a concentrarmi.
Le mie vecchie compagne di corso si sono laureate qualche mese fa (sempre fuoricorso ma almeno si sono laureate loro) quindi non so con chi parlare.
L’università mi sta rovinando la vita non ho più la forza di studiare, non ho più un metodo vorrei andare a lavorare (allo stesso tempo consapevole di non sapere che lavoro voglio fare) mi dispiace perché mi manca qualche esame non pochissimi ma neanche tanto esagerati (5 per l’esattezza). Mi ero preparata un programma (a fine anno scorso) per potermi laureare entro quest’anno ma non sono riuscita a presentarmi a un esame e continuo a rimandare.
L’ultimo esame sono riuscita a farlo a maggio dell’anno scorso (esame che ho passato anche se non è neanche andato benissimo in realtà perché preparato davvero male e che mi ha forse buttata ancora più giù).
Ormai mento dico di essere stata bocciata ma non è vero, agli esami non mi presento e l’ansia mi prosciuga, la cosa che mi fa rabbia è che nessuno sembra capirlo.
Ho scoperto che con lo psicologo dello sportello universitario si può lavorare su un metodo di studio oltre che affrontare altri problemi e ci stavo pensando… mi sono sentita dire che forse non ne ho bisogno… mi fa rabbia perché sono consapevole di stare male, c’è qualcosa che in me non va ma nessuno sembra accorgersene o preoccuparsene mentre io devo sempre preoccuparmi per tutti.
Mi sento così stanca, affaticata, sconsolata, mi sento una fallita perché non capisco chi sono e cosa voglio fare.
La mia testa non funziona sono costantemente in ansia, non riesco a concentrarmi e sono arrabbiata con me stessa per come il mio percorso universitario è andato, non mi interessa finirlo, laurearmi non mi interessa nemmeno perché ho deluso me stessa, anche se arrivasse il giorno fatidico non ne sarei felice già lo so, vorrei vivermi da sola il giorno della discussione e proclamazione perché non avrei niente di cui essere felice o da festeggiare.
Da novembre 2023 inoltre non ho un lavoro ho fatto pochissimi colloqui nel corso di questi quasi due anni anche se ho provato a mandare curriculum ovunque.
Sono così delusa da me stessa.
Da tempo sospetto di soffrire di depressione o di altri disturbi (DOC,ADHD) ovviamente non voglio auto diagnosticarmi niente e so di doverne parlare con un professionista ma noto sintomi strani, mi rendo conto che la mia testa non funziona che i miei comportamenti sono strani. Mi sono confrontata con altri esperti e mi hanno detto di affrontare questi sospetti in terapia perché ci sono possibili sintomi (che non vuol dire nulla ma darei al terapeuta un punto di inizio).
L’idea però di soffrirne mi sembra sempre più dettata da ipocondria o pigrizia che da un effettivo motivo, penso di voler soffrire di qualcosa così posso giustificare i fallimenti degli ultimi anni. Ma probabilmente non lo vedrei così ma come finalmente una spiegazione.
Sono stata in terapia in passato per un periodo e oltre all’ansia non mi sembra ci fossero altri sospetti. Da piccola invece sospettavano che soffrissi di disturbi alimentari (altro grande problema) e di problemi di gestione della rabbia. Lo ricordo perché mi fecero fare tanti test.
Dovrei davvero provare a contattare lo psicologo dell’università (sono consapevole che siano tot di incontri ed io credo di aver bisogno di un lungo percorso)?
Come posso fare per concentrarmi e cercare di passare almeno qualche esame?
L’unica follia che sono interessata a fare nonostante la mia età è cercare lavoro all’estero non so se è disperazione o voglia davvero di provare a vivere ( a differenza dei miei ultimi anni). Non so nemmeno se sarei la persona giusta per qualcosa di così grande.
Mi sento così sbagliata.
Ho scritto questo lungo messaggio per capire se vale la pena iniziare un percorso temporaneo data la mia situazione, purtroppo per ora non posso permettermi altro.
Ringrazio di cuore chiunque troverà il tempo per rispondermi.
Dott.ssa Elisa Folliero
Psicologo, Psicoterapeuta
Spino d'Adda
Da professionista del settore, per quanto possa basarmi solo sul suo racconto, più che una consulenza sul metodo di studio, riterrei necessario un percorso psicoterapeutico rivolto ad una dimensione più generale. Difatti, ciò che emerge dalle sue parole è una più generica confusione che sembra andare oltre la dimensione studio e riguardare più aree di vita. Talvolta, la sintomatologia si presenta come segnale di crisi, ad esempio rispetto all’impossibilità di continuare a rincorrere una dimensione di dovere esclusiva a discapito di un’altrettanta attenzione a quella di piacere, piuttosto che la necessità di iniziare a dare maggiore soddisfazione ai propri bisogni (che spesso capita di negare, a fronte della dimensione doveristica che si è chiamati quotidianamente ad affrontare).

Sperando di esserle stata utile,
Rimango disponibile anche per consulenza online,

Dott.ssa Elisa Folliero

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Dott. Francesco Paolo Coppola
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Napoli

Dott. Francesco Paolo Coppola (on line o in presenza), Napoli

Ciao,
quello che scrivi è forte, onesto, lucido. Forse anche troppo lucido: sembra che la tua mente lavori a pieno ritmo, ma in una stanza senza porte. Pensare così tanto, senza un respiro che accompagni, ti ha lasciato con una sensazione profonda di sfinimento e fallimento. Ma è un inganno. Il tuo corpo è ancora lì. La tua vita non è ferma. Sei tu che stai aspettando, in una stazione dove i treni passano — solo che non ti fidi più di salire. Hai detto bene: ti senti sbagliata. Ma chi ti ha convinta che fosse meglio scomparire per essere accettata? La verità è che hai già cominciato. Stai cercando. Stai scrivendo. Vuoi smettere di essere solo “quella che non ce la fa”. Vuoi fare. E lo sportello universitario è un primo passo reale. Non lo sminuire: può aprire varchi.
Un piccolo esercizio, se vuoi:
stasera metti musica. Satie – Gymnopédie n.1 può andare bene. Rilassati. Respira. Senti l’aria sul naso. Lasciala entrare, uscire. Quando la mente corre, non inseguirla. Torna lì.
Non guarisce nulla, ma riporta a casa una parte di te.
Se vuoi, possiamo iniziare da lì. Insieme.
Dott.ssa Silvia Parisi
Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo
Torino
Cara K,
grazie per aver condiviso con tanta sincerità il tuo vissuto. Ciò che stai affrontando è carico di dolore, stanchezza e senso di fallimento, ma non è sbagliato. Le emozioni che descrivi — l’ansia, la confusione, la rabbia, la delusione — sono segnali che il tuo corpo e la tua mente ti stanno inviando per dirti che qualcosa ha bisogno di attenzione e di cura.

Quello che racconti non parla solo di un problema universitario: emerge un disagio più profondo, che coinvolge la tua autostima, il senso di identità e la relazione con il futuro. Avere difficoltà a concentrarsi, sentirsi inadeguata o “bloccata”, provare un senso di fallimento anche quando si ottiene un risultato (come il superamento di un esame) non è pigrizia, né debolezza. È un carico emotivo importante, che merita ascolto, non giudizio.

Il fatto che tu stia considerando l’idea di iniziare un percorso psicologico, anche attraverso lo sportello dell’università, è già un passo concreto e significativo. Non è necessario “stare peggio” per meritare supporto. Non è un lusso: è un bisogno legittimo.

Anche un percorso temporaneo, con pochi incontri, può aiutarti a fare chiarezza, a riorientarti, a comprendere meglio cosa ti sta succedendo e come affrontarlo. Non è detto che tu debba avere già una diagnosi o “una spiegazione completa” prima di iniziare: l’aiuto psicologico serve anche a questo, a fare ordine nel caos.

La tua idea di cercare lavoro all’estero potrebbe essere, come dici tu, un gesto di “voglia di vivere”: non è da scartare, ma da valutare insieme a un professionista, per capire se è una vera spinta verso la vita o un tentativo di fuga. In ogni caso, non sei sbagliata. Sei una persona che sta cercando risposte e sta affrontando un momento molto complesso. Questo, da solo, merita rispetto.

Per quanto riguarda la concentrazione e lo studio: il primo passo è comprendere cosa ti sta bloccando davvero. A volte non è questione di metodo, ma di ansia, di pressione interna, di aspettative troppo alte o di traumi legati al fallimento. E anche questo può (e deve) essere affrontato in uno spazio sicuro.

Sarebbe utile e consigliato per approfondire tutto questo rivolgersi ad uno specialista, che possa accompagnarti passo dopo passo, senza giudizio.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Dott.ssa Gabriella De Stefano
Psicoterapeuta, Psicologo
Cantù
Gentilissima,
grazie per la condivisione, si sente tutto il suo dolore. Mi limito a rispondere alla sua domanda finale: vale la pena iniziare un percorso temporaneo? Sicuramente sì, in assenza di altre possibilità.
Certamente può anche valutare di accedere ai servizi psicologici della sua ASL di riferimento, che hanno un prezzo molto ridotto e che possono offrirle un percorso di durata maggiore.
Le auguro il meglio e resto a disposizione.
Saluti,

Gabriella De Stefano
Dr. Fabio M. P. Tortorelli
Psichiatra, Psicoterapeuta
Roma
Gentilissima,

Capisco profondamente il tuo senso di stanchezza, frustrazione e confusione, e il tuo coraggio nel condividere questa situazione così complessa è ammirevole.

Analizziamo insieme i tuoi pensieri e ti offro qualche spunto.

La tua situazione, ovvero stanchezza cronica, ansia, difficoltà di concentrazione, rimandi universitari, isolamento e dubbi su te stessa, suggerisce un possibile quadro depressivo, forse aggravato da stress prolungato.

I sintomi che descrivi, come la perdita di motivazione, il panico per gli esami e il senso di fallimento, sono tipici della depressione, e potrebbero essere amplificati da tratti ansiosi.

L’ipocondria che temi potrebbe essere un modo per cercare spiegazioni ai tuoi fallimenti, ma non esclude un disagio reale.

Il fatto che da piccola ci fossero sospetti su disturbi alimentari e gestione della rabbia indica un pattern di difficoltà emotive che meritano attenzione.

Non sei “sbagliata”, stai attraversando un momento difficile, e un percorso terapeutico può darti strumenti per ripartire.

Il mio consiglio è di contattare uno psichiatra per una accurata visita al fine di valutare un supporto farmacologico che sia su misura per te, e che possa aiutarti concretamente e nell'immediato.

Ti auguro di ritrovare forza, resto a disposizione per eventuali necessità.

Cari saluti
Dr. Vincenzo Cappon
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta
Castiglione delle Stiviere
Salve, il blocco dello studente é oggi un problema molto diffuso, per fortuna ci sono metodi piuttosto veloci per uscirne.
Se é decisa ad uscirne e riprendere la sua carriera di studi mi contatti velocemente, le diró quali potrebbero essere le soluzioni più efficaci per lei.
Saluti
Dott.ssa Rosalba Aiazzi
Psicologo clinico, Psicoterapeuta, Psicologo
Cesena
Buongiorno cara K. dal suo lungo messaggio quello che emerge è una grande confusione e una grande sofferenza. Questo stato emotivo è per Lei come un motorino acceso costantemente che le consuma gran parte delle energie che potrebbe impiegare nei suoi progetti. Le suggerirei di farsi accompagnare da uno psicoterapeuta per convogliare la sua ansia, i suoi dubbi e le sue preoccupazioni all'interno di un "contenitore" all'interno del quale tali contenuti potranno essere germogli dai quali piano piano Lei potrà dare forma concreta ai suoi progetti e sogni. Resto a disposizione per qualsiasi altra informazione possa necessitare. Un caro saluto ed un grande in bocca lupo. Dott.ssa Rosalba Aiazzi
Dott.ssa Alessandra Domigno
Psicoterapeuta, Psicologo clinico, Psicologo
Roma
Buongiorno cara ragazza, capisco come si sente perché le sue parole sono molto toccanti. Io credo che stia vivendo la grande difficoltà di cambiamento e di trovarsi su una nuova strada e vista la difficoltà ha perso un po’ di fiducia in se. Credo che abbia bisogno di un sostegno buono che possa accompagnarla in una parte di questo percorso. Sento la sua stanchezza e sconforto ma non desista ritroverà la sua energia. Cedo che anche un breve percorso potrebbe essere utile a sostenerla ed aiutarla. Se vuole può contattarmi. Cordialità Dottoressa Alessandra Domigno
Dott. Francesco Damiano Logiudice
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Roma
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Dott. Nicolò Paluzzi Monti
Psicologo, Sessuologo, Psicoterapeuta
Firenze
quello che stai vivendo non è semplice stanchezza o pigrizia: è una crisi identitaria, un blocco che nasce da una narrazione di sé troppo rigida e dolorosa. Quando dici che anche laurearti non ti renderebbe felice, stai esprimendo un senso profondo di disconnessione emotiva da ciò che fai e da chi senti di essere diventata.

Dietro l’ansia, l’evitamento degli esami, i dubbi su possibili disturbi come depressione, DOC o ADHD adulto, c’è un bisogno urgente di dare senso al tuo malessere e ritrovare uno spazio dove essere accolta senza giudizio.

La psicoterapia può offrirti questo spazio: per esplorare il tuo dialogo interno, comprendere il tuo blocco motivazionale e iniziare a ricostruire una narrativa più gentile e autentica di te stessa. Non è troppo tardi, e non sei sbagliata: sei solo in un momento della tua storia che ha bisogno di essere riletto con altri occhi.

Iniziare ora, anche solo con pochi incontri, non è un atto di debolezza, ma di responsabilità verso te stessa.

Un caro saluto,
Dott. Diego Ferrara
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Quarto
Buongiorno,

dal suo messaggio si evince quanto sia consapevole di stare male; intraprenda un percorso di psicoterapia, con l'aiuto di uno specialista potrà pian piano reimpossessarsi della sua vita e star meglio.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Dr. Michele Scala
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Padova
Ciao K,
È importante partire da una sfida alla tua portata.

È una buona idea contattare lo psicologo universitario: può darti strategie per organizzare lo studio, affrontare l’ansia e fare chiarezza sulle tue scelte.

Comincia dal prossimo esame: suddividi il testo, pianifica tempi brevi di studio e concentrati su un passo alla vota.

Non sei sbagliata tu, è il momento difficile che stai attraversando. Con un aiuto esterno e una strategia graduale, le cose possono sbloccarsi.



Dott.ssa Daniela Voza
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
Carissima, rispetto alle problematiche da lei lamentate e alla sua richiesta, le sarebbe utile intraprendere un percorso di psicoterapia Metacognitiva, un approccio che si colloca nell'ambito della terza generazione delle terapie Cognitivo-Comportamentali e che vanta crescenti evidenze empiriche di efficacia. Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti. Cordiali saluti. Dott.ssa Daniela Voza
Dott.ssa Valeria Randisi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Casalecchio di Reno
Buonasera cara K, livelli alti di ansia interferiscono su memoria e attenzione e da quanto scrivi la percezione che hai di te è di impotenza, questo ovviamente non aiuta a mettere in moto risorse che di sicuro avrai. Il mio suggerimento è di trovare uno psicoterapeuta che opera con l'emdr. Potresti affrontare le tematiche sottostanti e riuscire a superare questa empasse.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Dr. Cristian Sardelli
Psicologo, Psicoterapeuta
Firenze
Buongiorno gentile utente,
l'Università, come tante altre situazioni difficili, può mettere a dura prova le motivazioni personali e le risorse energetiche di chiunque, e questo per dirle che la sua condizione non mi appare né nuova né particolarmente complessa, se non guardandola dal suo punto di vista, da cui appare, quasi insormontabile.
Ebbene, quello che sta vivendo, sperimentando sulla sua pelle è ciò che comunemente passa, sotto il nome di disturbo della performance, a cui spesso gli atleti, gli imprenditori, ma anche gli studenti tutti, possono andare in contro. Lei si descrive come ansiosa e arrabbiata, dominata da emozioni scaturite da frustrazione di Se, in relazione ad obiettivi raggiunti, si pone a paragone di altre colleghe, e si deprime, perché le vede più prestanti, ma ognuno ha la sua vita, i suoi problemi, le sue qualità ed è unico ed irripetibile.
Dunque, dal mio punto di vista, potrebbe riprendere a valorizzarsi, rispettandosi in questo senso, e certo che avrà pure speso infruttuosamente il tempo come preparazione , ma fosse anche stato per non far niente, sarà stato utile a qualcosa, forse il riposo, forse la riflessione su cosa voler fare, continuare a studiare o andare al lavorare, come se poi non lo dovesse e potesse fare comunque. E intanto il progetto dei cinque esami si andava sgretolando, riducendosi il tempo utile per realizzarlo. Cosa fare dunque? Come futura dottoressa, riprogetti il suo percorso, che è ciò che può concretamente fare, non tre esami insieme, ma uno via l'altro, e possibilmente , riprendendo dal più semplice e sostenibile. Abbassando l'asticella dell'aspettativa, rendendo possibile a se stessa la riuscita.
Così forse impiegherà, più del tempo auspicato, ma potrà giungere al traguardo, come discutere la sua sudata tesi di laurea. I piccoli successi, consolideranno la sua autostima, e un loro minor numero complessivo, le permetterà di vivere con più leggerezza, gli ultimi metri di questa sua incredibile maratona universitaria. Potrà programmarsi lo studio in ragione di sessioni di max quattro ore, al mattino e al pomeriggio, facendo cinque minuti di pausa ogni venti di studio, poi potrà calcolare i mesi necessari, in base alle sue reali attitudini di lettura ed apprendimento, il quotidiano numero di pagine, e di giorni per affrontare le prove di esame. Se poi dovesse rendersi conto che, saranno tempi più lunghi di quanto immaginato e desiderato, onestamente potrà ripetere a se stessa;
'è quanto tempo mi è necessario!'.

Augurandole un più sereno studio,
porgo i miei cordiali saluti,
Dr. Cristian Sardelli
Dott. Matteo Mossini
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Parma
Buongiorno, al di là delle possibili diagnosi e dei sintomi che sente, sembra trovarsi in un momento di blocco che la rende insicura su tutti i fronti. Può capitare in questi momenti di abbandonarsi alla disperazione perchè tutto sembra andare storto e diventare molto difficile, mentre guardandoci intorno sembra che agli altri vada tutto bene e riescano a fare le cose molto più facilmente di noi. Sarebbe molto importante, se non essenziale riuscire in questo momento ad ottenere un aiuto psicologico. Per iniziare può andare bene lo sportello che mette a disposizione l'università anche se immagino non possa poi procedere con la dovuta profondità che la situazione richiede. Tuttavia sarà sicuramente utile a capire cosa sta succedendo e che direzioni prendere.
Dott.ssa Giada Bossi
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicologo clinico
Milano
cara K., quello che racconti lascia trapelare un vissuto di sofferenza/ profondo e stratificato, che non sembra riguardare solo l’università ma proprio la tua fiducia in te stessa e la percezione del tuo valore.
La superficialità o la pigrizia sono etichette che a volte appiccichiamo a quelaocsa che in realtà è ben altro, una fragilità più complessa.

Molti ragazzi come te attraversano l’esperienza di difficoltà universitarie, e queste sono rese ancora più pesanti dalle etichette sommarie che vengono applicate. In realta questi anni difficili hanno un impatto emotivo importante, che non sempre viene riconosciuto dal contesto in cui si vive. I consigli di “Darsi una mossa”, “ritrovare la motivazione” non bastano, semplicemente perché non è possibile metterli in pratica. Serve un lavoro più stratificato e profondo, che riguarda la stanchezza accumulata, il rapporto con se stessi, e forse un dolore più antico.
Buona l’idea di contattare lo psicologo dell’università, anche solo per un ciclo limitato di colloqui, per far chiarezza, rimettere a fuoco le priorità, capire da dove iniziare a prendersi cura di sé.
Rispetto allo studio e alla concentrazione, è normale fare fatica a e essere lucidi,
e produttivi quando si è in questa condizione emotiva. In questi casi, può essere utile sospendere per un momento la lotta tra “dovercela fare” e “non farcela”, e ascoltare cosa davvero sta chiedendo quella parte stanca, arrabbiata e delusa di te. Non per arrendersi, ma per allearsi con te stessa. A volte la chiave non è “fare di più”, ma darsi il permesso di respirare, di essere fragili, e di chiedere aiuto.
Infine: non sei sbagliata. Sei una ragazza giovane che sta vivendo un momento complesso e faticoso, e che ha il coraggio di interrogarsi e di cercare risposte. Forse l’università, per ora, non può più essere il tuo unico orizzonte. Forse c’è bisogno di esplorare, di mettersi in gioco in modo diverso, anche se ancora non sai bene come. Anche solo il desiderio, che chiami follia, di cercare lavoro all’estero potrebbe essere un segnale di vita che spinge, non solo una fuga. Ti auguro che questo desiderio trovi ascolto e accoglienza, dentro e fuori di te. Se anche solo per un tratto del cammino sentirai il bisogno di uno sguardo partecipe e rispettoso accanto a te, sappi che è legittimo cercarlo, anche se per poco tempo.
Dott.ssa Marina Balbo
Psicoterapeuta, Psicologo
Torino
Ciao K,
il disturbo ossessivo compulsivo è un disturbo d'ansia , talvolta invalidante . E' necessaria una psicoterapia che ti aiuti a gestire il tuo bisogno di controllo.
Dott.ssa Cinzia Pirrotta
Psicoterapeuta, Psicologo, Psicologo clinico
Bruino
Buongiorno,
ti ringrazio per aver condiviso tutto questo. Ci hai messo onestà, lucidità e tanto coraggio nel raccontare una sofferenza che – come dici tu stessa – spesso passa inosservata agli occhi degli altri.
Leggendoti, emerge una fatica che non è solo nello studio, ma in una battaglia interiore continua: con l’ansia, con il senso di colpa, con il sentirsi indietro, “sbagliata”, senza un posto chiaro. Tutto questo, da solo, sarebbe già un carico enorme. Se aggiungiamo la pressione accademica, la mancanza di riconoscimento e il confronto con gli altri, non sorprende che tu ti senta esausta.
Questa stanchezza non è “pigrizia” né ipocondria. È il segnale di qualcosa che dentro chiede ascolto, e forse da tempo non trova spazio per essere accolto con gentilezza. Il fatto che tu ti stia facendo domande sui tuoi vissuti, e che stia valutando la possibilità di chiedere aiuto, è già un segno importante di vitalità.
Lo sportello universitario può essere un primo passo prezioso, anche se temporaneo: ti aiuterà a fare chiarezza, a dare forma a ciò che senti, e forse a riprendere in mano la tua storia con uno sguardo più morbido e meno colpevolizzante. Anche pochi colloqui, se ben usati, possono aiutarti a sciogliere alcuni nodi e orientarti meglio tra studio, blocco e desideri per il futuro.
Se posso permettermi: non sei sbagliata. Forse hai solo bisogno di ritrovare un tempo e uno spazio in cui sentire di andare bene così come sei, anche se in difficoltà.
Resto volentieri a disposizione se vorrai.
Un caro saluto,
Dott.ssa Cinzia Pirrotta
Dott. Simone Ciuffi
Psicoterapeuta, Psicologo, Terapeuta
Sambuceto
Buongiorno. Dalla mia esperienza clinica le posso dire che sarebbe utile iniziare da questi incontri allo sportello dell'università.
Iniziare a fare qualcosa per uscire dall'empasse nel quale si trova.
Successivamente iniziare un percorso di psicoterapia per lavorare sulla sua individuazione e iniziare a diventare indipendente e potersi pagare una psicoterapia.
Se riesce le consiglierei di leggere un libro di Alice Miller che si intitola "IL DRAMMA DEL BAMBINO DOTATO E LA RICERCA DEL VERO SE'".
Se lo prenderà poi mi potrebbe dire se ha troverà delle analogie con la sua storia.
Grazie per la sua condivisione.

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