Buongiorno, da circa due anni cerco di intraprendere un percorso di psicoterapia con risultati disas

16 risposte
Buongiorno, da circa due anni cerco di intraprendere un percorso di psicoterapia con risultati disastrosi .

La prima terapia è durata 6 mesi ed era ad orientamento lacaniano , stavo così male che non avevo neanche capito che non era la terapeuta giusta comunque il percorso si è concluso malissimo con lei che ha cercato un approccio fisico con me ed io piena di sensi di colpa x l accaduto .

Da premettere che ho una laurea in psicologia quindi ho già una formazione .

Le altre esperienze di terapia dopo aver vissuto una cosa simile le ho sempre vissute con difficoltà legate alla fiducia , facevo qualche colloquio e poi lasciavo perdere , nonostante i pochi incontri ho anche provato a fidarmi e raccontare ma mi sono successe cose altrettanto gravi , terapeuti che si dimenticano traumi importanti di vita , che minimizzano il mio vissuto , l’ultima al primo incontro mi ha fatto domande eccessivamente specifiche sulla mia sessualità che ho trovato invadenti perché era solo il primo incontro inoltre non avevo neanche introdotto io l’argomento . Non mi sento mai capita mi sento sempre troppo sensibile e quello che sembra normale x me ho capito che non lo è per gli altri . Mi chiedo se esita un terapeuta capace di essere sensibile . E capire . Ho vissuto abbandonici mia madre è morta qualche anno fa e mi sento nello sconforto più totale
Buongiorno Utente. Come immagino che anche lei sappia la psicoterapia è una pratica si fonda su una relazione vera e propria che va costruita e consolidata nel tempo, attivamente dal terapeuta ma anche dal paziente . Credo che l'esperienza terapeutica che racconta abbia di sicuro avuto un grosso impatto sul senso di fiducia. Quello che però mi sento di consigliarle è di non demordere e continuare a cercare uno specialista che si adatti alle sua necessità e all'obiettivo che desidera raggiungere. Altrettanto, è imprescindibile che lei comunichi esplicitamente le sua sensazioni, i suoi pensieri e le sue necessità alla persona che sceglierà, proprio perché nella logica della relazione terapeutica la parola da tenere in mente è "co-costruzione". Per farle un esempio, se lei considera invadente che le siano fatte domande riguardo alla sua sessualità in sede di primo colloquio, comunicandolo e facendolo presente potrà capire insieme al suo terapeuta la motivazione di questo e, eventualmente, spostare ad un secondo momento il momento della risposta. Le auguro di trovare uno psicologo che la aiuti a mettere in ordine i suoi pensieri e a scrollarsi la sensazione di sconforto di dosso quanto prima. A presto

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Buonasera non ho entro nel merito delle precedenti esperienze terapeutiche perché non mi sembra corretto tuttavia se vuole possiamo provare con un colloquio gratuito conoscitivo. Un caro saluto
Gentile utente, posso solo immaginare quanto per lei sia complesso e doloroso fidarsi, anche quando si è fidata e l'esperienza è stata per lei molto dolorosa. Non emetterò pareri e/o giudizi sui percorsi precedenti poichè non sta a me giudicare l'operato di altri colleghi. Quello che però è certo è che per lei sono stati episodi molto dolorosi e traumatici. Sarebbe importante che lei provi ancora a trovare un/una terapeuta che la sappia accogliere con il modo giusto per lei, che la faccia sentire accolta e non giudicata, che l'accompagni in questo momento così complesso. Rimango a sua disposizione, cordiali saluti. Dott.ssa Alessia D'Angelo
Buonasera! Leggerla mi ha fatto provare una profonda tristezza per Lei, per la situazione, per le esperienze che ha vissuto. Mi permetta, per quello che posso e con i limiti dello strumento, di offrirle una possibile diversa lettura. Lei conclude "en passant" con la consapevolezza di un dolore che si ripropone quasi in modo traumatico di fronte alla separazione (forse ancor prima della morte della mamma?). Mi chiedevo se potesse, in qualche modo, aiutarci a capire le chiusure-conclusioni-interruzioni delle precedenti esperienze terapeutiche "sempre vissute con difficoltà legate alla fiducia, facevo qualche colloquio e poi lasciavo perdere". Chissà che fidarsi e affidarsi non significhi, per la sua storia, andare incontro all'abbandono. Un rischio che sente troppo doloroso per essere accettato. Lei ha studiato psicologia, allora mi perdoni per questa banale analogia "non ti permetterò di abbandonarmi perché fa troppo male, sarò io per prima ad abbandonare te". In bocca al lupo per tutto
Gentile utante, mi dispiace davvero per le numerose esperienze negative che ha avuto ogni qual volta abbia tentato un percorso terapeutico. Non entro nel merito dei vari approcci, ma direi che le barriere da abbattere sono tante e ci vuole delicatezza, tatto e tanta pazienza per poter riuscire a creare una buona relazione terapeutica. Resto a disposizione per qualsiasi dubbio e/domanda. In bocca al lupo.
Buonasera mi dispiace per le esperienze negative che ha avuto,gli incontri di psicoterapia dovrebbero essere un rifugio,un luogo dove poter essere compresi ed ascoltati. Comprendo benissimo che ora ha paura a fidarsi di nuovo di uno psicoterapeuta. Si prenda il tempo di cui ha bisogno. Buona vita!
Buonasera, le sue esperienze non sono state delle migliori, però se si trova qui a scrivere ci sarà una motivazione che la porta ancora a sperare in un cambiamento. Le consiglio di fare leva su questa motivazione e cercare la terapeuta più adatta a lei, con la quale riesce ad istaurare una relazione di fiducia. Per maggiori informazioni mi può contattare.
Cordiali saluti
Dott.ssa Giulia Proietti
Buonasera. Mi dispiace per le esperienze spiacevoli che ha avuto nei percorsi di psicoterapia che ha intrapreso e per il grande sconforto che sta vivendo per la perdita di sua madre. Il tema della fiducia sembra essere molto importante e delicato per lei; in tal senso, sembra essere fondamentale il proprio "sentire" legato alla possibilità di potersi fidare ed affidare ad un/a professionista che sia capace di sensibilità e di comprensione. Il mio suggerimento è provare a fidarsi innanzitutto di se stessa, ascoltando, se ho ben compreso la sua condivisone, il proprio bisogno di intraprendere un nuovo percorso psicologico e scegliendo uno/a psicoterapeuta che in generale le ispiri un sentimento di fiducia e che le sembri competente e professionale. Un saluto, Dott. Felice Schettini
Buongiorno, la ringrazio per la condivisione e per il coraggio avuto, immagino non sia stato facile e mi dispiace per il suo vissuto di dolore e sofferenza. Ritengo possa essere utile aver preso la decisione di consultare uno specialista e riconsiderare un eventuale percorso terapeutico seppur non definibile a priori nella durata e/o nei risultati. Comprendendo le sue paure credo che in ogni percorso sia necessario effettuare un passo alla volta, ogni futuro è composto, di fatto, da tanti piccoli presenti. In uno spazio dedicato, volto alla comprensione di ciò che le accade e di come vive gli eventi nella sua quotidianità credo lei possa trovare la sua strada compatibile con le sue risorse e i suoi bisogni. La psicoterapia si basa sulla relazione e in quanto tale reitera modalità profonde e antiche, le quali a volte possono risultare spaventanti e/o spaventose. Immagino non si possa controllare tutto, sicuramente ci si può dare delle possibilità.
Cordialmente, Saluti.
Dott. Giulio Massafra
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buon giorno,
Essendo laureata in psicologia e quindi volendo farne in futuro il suo lavoro, ritengo sarebbe importante comprendere sé stessa e la natura di questo schema che sembra ripetersi in cui la sua fiducia viene tradita ogni volta che ha chiesto un aiuto.
Se trovasse la forza di affidarsi nuovamente a un professionista questo sarebbe probabilmente il primo aspetto da approfondire insieme al terapeuta, viceversa il rischio di concludere anticipatamente ancora una volta insoddisfatta sarebbe dietro l'angolo.
Se invece al momento non riuscisse più a fidarsi di accedere a uno spazio terapeutico penso sia giusto aspettare e non sforzarsi.
Un'altra possibilità se dopo la laurea in psicologia, ha scelto una scuola di psicoterapia potrebbe essere quella di portare il suo caso in supervisione o come paziente o anche se preferisce come se fosse un suo paziente per garantire la privacy e sentirsi più tutelata.
Forse con colleghi su di un piano paritario potrebbe essere più facile aprirsi e cercare di comprendere cosa sia successo fin qui.
Rimango disponibile per qualasisi necessità.
Buon proseguimento

Non ho parole. Comunque non sarebbe corretto gettare discredito su una intera professione o su un singolo approccio. Ogni professionista è responsabile ed è chiamato a rispondere delle proprie azioni. Come in ogni professione ci sono quelli bravi e quelli meno bravi e anche quelli inadeguati. Ora, vista la delicatezza della situazione le consiglierei, una volta individuato l'approccio giusto e per lei opterei su qualche orientamento psicoanalitico classico (Freudiano/Post-Freudiano, Jung-iano, per intenderci), sceglierei un/una analista di una certa esperienza (non so se mi spiego), in modo che non si attivi il sistema di difesa elicitato dalle situazioni che ha vissuto e riesca piano piano a riaffidarsi.
Gentile utente di mio dottore,
alla base della una buona riuscita di un percorso psicoterapeutico vi è l'alleanza terapeutica ossia quel sentimento di fiducia che viene ad instaurarsi tra paziente e specialista. Quando qualcosa non funziona all'interno della relazione è possibile che una psicoterapia possa finire anzitempo. L''orientamento dello psicoterapeuta non è la cosa più importante, ma risulta essere molto importante la possibilità di affidarsi.
Nella speranza possa trovare uno specialista con cui poter affrontare le problematiche da cui è accompagnato.

Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Buon pomeriggio, mi piacerebbe moltissimo affrontare questo suo sentire in una consulenza on line, perchè mi risuona in modo particolare tanto che ne ho fatto il cuore del mio lavoro. Leggendo le sue parole ho avvertito forte il suo bisogno di recuperare Fiducia, quella che anche i Maestri Sufi ritengono premessa essenziale di ogni relazione interpersonale: dove non c'è fiducia, non può nascere niente. Vale la pena continuare a cercarla, dentro e fuori di sé. Se non la sentirò, infiniti auguri.
A fronte della complessità e della delicatezza della situazione descritta, vale la pena rivolgersi ad un professionista (uomo o donna) esperto, solido, capace di instaurare una alleanza terapeutica efficace, di comprendere ed accogliere la sua sofferenza, senza che mai vengano violati i confini del setting terapeutico. Diversamente, i suoi vissuti abbandonici non potranno che riproporsi, generando la comprensibile paura di provare a fidarsi e ad affidarsi di nuovo, alimentando il suo dolore. Non perda la speranza: i terapeuti “sensibili”, competenti e capaci di capire, esistono.
Buonasera, credo che i vissuti facciano da imprinting alla lettura di ciò che avviene nel presente. Gli psicoterapeuti sensibili, intuitivi e appassionati della cura dell'altro fortunatamente esistono e glielo dico per riporle la fiducia necessaria per non demordere. Probabilmente per la sua delicatezza e per la sua storia è più difficile affidarsi e trovare una persona con cui stabilire una alleanza terapeutica. La invito a riprovare, assecondando i suoi tempi e mostrando le sue diffidenze a chi la accoglierà in cura.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi

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