Buonasera, Sono una ragazza di 30 anni e dopo tantissimo tempo in cui ho sempre saputo di voler af

18 risposte
Buonasera,
Sono una ragazza di 30 anni e dopo tantissimo tempo in cui ho sempre saputo di voler affidarmi a un* psicolog* ho trovato il coraggio di voler iniziare la terapia solo che sto incontrando una grande difficoltà a trovare il professionista giusto e a individuare la giusta metodologia (emdr, costruttiva, comportamentale, strategica….).

Finora ho incontrato un paio di specialisti ma non sono mai andata oltre il primo appuntamento perché non mi sono mai sentita a mio agio e mi sembrava che il modo in cui avrebbero impostato il percorso non mi avrebbe aiutato a risolvere i miei problemi.

La mia storia è una storia caratterizzata da alcuni traumi nell’età infantile e adolescenziale, sopratutto nei rapporti con la mia famiglia, che si sono poi ripercossi nei rapporti con le altre persone che sono entrate a fare parte della mia vita.

A questo si è aggiunto nell’ultimo periodo (sopratutto dopo il COVID) l’insorgenza di una certa ipocondria che ha abbassato ulteriormente la qualità della mia vita.

A questo si aggiunge un persistente e complicato rapporto con il cibo (mangio solo un determinato numero di alimenti da tutta la vita, e se ne provo altri mi vengono i conati), che si riflette sia a livello personale del mio benessere che a livello relazionale perché a volte evito relazioni con alcune persone proprio per questo motivo.

Come dovrei scegliere il giusto professionista? Mi piacerebbe trovare una persona/metodologia che mi aiuti a risolvere i problemi a livello pratico perché sento che la mia situazione sta diventando sempre più insopportabile.

Vi ringrazio in anticipo per il vostro tempo e il vostro aiuto
Salve, tralasci le questioni teoriche e valuti che iniziare questo percorso è una buona opportunità per lei. Il problema non è il tipo di orientamento del professionista ma il suo desiderio di entrare in rapporto con le parti che le creano dolore o disagio. Le ricordo che un professionista abilitato all'esercizio della psicoterapia è sicuramente in grado di dare le necessarie garanzia di capacità teoriche e tecniche. Ora considerato che se parla di tecniche e teorie "(emdr, costruttiva, comportamentale, strategica….)" sicuramente avrà già valutato anche gli aspetti legali, forse il problema non è legato alle competenze professionali ma riguarda il suo modo di gestire le sue relazioni. Perché questo professionista deve mangiare "solo un determinato numero di alimenti"... Un cordiale saluto

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Salve, più che un orientamento specifico, le consiglierei un terapeuta che conosca approcci per elaborare i traumi dell'attaccamento/sviluppo. Sarebbero idonei approcci orientati al corpo, come la terapia Sensomotoria e l'EMDR. Un altro suggerimento è quello di non fermarsi alla prima seduta, comportamento che riflette una difficoltà ad affidarsi, peraltro tipico di una storia traumatica. Un cordiale saluto
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Salve, mi spiace molto per la situazione ed il disagio espresso e comprendo quanto possa essere difficile per lei convivere con questa situazione riportata.
Comprendo perfettamente quanto possa essere difficile la scelta di un terapeuta al quale affidarsi e con il quale condividere aspetti di sé significativi e molto intimi: non si arrenda nella ricerca Anzi cerchi di cogliere questa opportunità per capire come mai sente delle difficoltà nell'approccio.
Credo che un consulto con un terapeuta possa aiutarla ad identificare pensieri rigidi e disfunzionali che impediscono il cambiamento desiderato e mantengono la sofferenza in atto.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale traumatico connesso alla genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buonasera,
per rispondere alle sue domande utilizzerò un concetto di Luigi Cancrini, il quale porta avanti l'idea dell'unicità della psicoterapia.
Possono cambiare le metodologie e gli approcci, ma la base di questo tipo di intervento è sempre la relazione terapeutica.
Dovrebbe valutare rispetto alle sue risonanze se quello che ha davanti è il professionista giusto per lei. Come si è sentita durante e soprattutto dopo gli incontri che ha avuto? Non si è sentita a suo agio e poi cos'altro ha provato?
Il fatto che ritiene che l'impostazione del percorso non l'avrebbe aiutata a risolvere le sue difficoltà, può essere una razionalizzazione rispetto a quanto a avvertito emotivamente o una difesa volta al non proseguire il percorso stesso?
Spero che questi spunti di riflessione possano esserle utili.
Le auguro una buona serata,
Gianpaolo Bocci.
Buonasera, in effetti tra paziente e terapeuta deve crearsi una sinergia, ma fermarsi all'impressione del primo appuntamento probabilmente è troppo poco.
Come i miei colleghi le hanno suggerito, un approccio orientato al corpo mi sembra il più adatto alla sua situazione.
Sicuramente è necessario partire dal presente per alleviare la sua sensazione di malessere e poi capire come la sua storia passata l'ha portata dove si trova ora.
Quanto all'ipocondria aumentata col Covid, direi che è assolutamente normale, visto lo stato di allerta in cui siamo stati in questi ultimi due anni.
Buona giornata,
dott. Christian Padoan
Carissima utente,
comprendo quanto sia complesso chiedere aiuto e riuscire a fidarsi ed affidarsi a un professionista che, per quanto competente, resta sempre un estraneo con cui è difficile stabilire una relazione di fiducia. Credo fermamente non sia possibile individuare un approccio psicoterapico "ideale" e che siano il professionista e l'incontro paziente-psicologo a fare la differenza. La invito perciò a darsi l'opportunità di intraprendere un percorso di sostegno psicologico e psicoterapico affidandosi con fiducia alla persona e al professionista che ha di fronte, provando a stabilire con lui una relazione e un'alleanza di lavoro che le consenta di parlare del suo malessere (cosa difficilissima) sentendosi "comoda" e a suo agio.
Resto a disposizione per ogni eventuale ulteriore esigenza
Dott.ssa Silvia Costanzo
Buon giorno e capisco la difficoltà di individuare un metodo il più possibile adatto a lei. Quello che mi viene da chiederle e se ha pensato alla possibilità di effettuare un percorso di psicodiagnosi individuale così da capire bene quali sono vuoi i suoi punti di forza vuoi quelle aree in cui può essere più o meno opportuno ipotizzare un lavoro clinico. Potrà così bene conoscersi e capire quale strada intraprendere. Cordialmente Gian Piero dott Grandi
Buongiorno,
Non si preoccupi nonsempre si riesce a trovare un professionista di cui ci si possa fidare e poi non tutte le tecniche sono adatte a noi.
È consigliabile trovare la persona giusta con la modalità giusta.
Ci sono tante tecniche nuove per affrontare i traumi.
Sono disponibile. Se vuole può contattarmi.
Cordiali saluti
Dott.ssa Laura Francesca Bambara
Gentilissima,
indipendentemente dalla metodologia e dall'orientamento teorico, è importante che nella relazione terapeutica lei si senta accolta; è importante riuscire a fidarsi e ad affidarsi alla persona che ha innanzi. Un colloquio non sempre è sufficiente; lei avrà certamente timori e resistenze vista la storia di traumi e difficoltà relazionali. Si dia la possibilità di capire quanto si sente a proprio agio e cosa le risuona di un terapeuta. Questa è la base che le consentirà poi, di risolvere anche i problemi a livello pratico, individuando insieme al professionista strategie adeguate per affrontare la quotidianità.
Cordiali saluti
Marianna Pasello

Salve, non credo esista un approccio adeguato, ma un giusto filling, che si deve creare tra lei e il teraputa. Tenga conto che quasi sempre chi soffre di disturbi dell'alimentazione, è una persona che non si fida degli altri. Provi a lasciarsi andare e ad ascoltare quello che hanno da dirle i colleghi e forse troverà le soluzioni ai suoi problemi. Buona giornata dott. ssa Gabriella Cascinelli
Salve, le consiglio di cercare un terapeuta con cui sentirsi sufficientemente a suo agio, al sicuro.
È una questione delicata e preziosa e più che l’orientamento conta l’incontro con una persona che sentiamo possa “prendersi cura”,
Un caro saluto.
Giada Bruni
Quello che ha scritto dice tanto su di Lei, mi creda, e per questo La ringrazio per aver condiviso con noi queste Sue perplessità che, tuttavia, non trovo legittime. Non sempre si incontra al primo colpo la persona giusta con cui stabilire un'alleanza terapeutica ottimale, indipendentemente dagli approcci metodologici che, mi consenta, a Lei dovrebbero interessare fino a un certo punto. Del resto, se ci fosse un approccio giusto per ogni tipo di diagnosi sarebbe tutto nero su bianco e Lei saprebbe facilmente a chi rivolgersi, ma le cose non stanno così e non deve essere questa una Sua preoccupazione. La Sua unica preoccupazione deve essere quella di trovare una persona con cui sentirsi a Suo agio, e di collaborare attivamente affinché la relazione funzioni e dia i frutti sperati. Credo che Lei stia razionalizzando il tutto per la difficoltà di gestire le Sue forti emozioni e che l'idea che è così difficile trovare la persona e la metodologia giuste per Lei sia un po' una forma di autosabotaggio per evitare di affrontare davvero un percorso di crescita e di cambiamento, che so essere doloroso ma che è capace di dare anche enormi soddisfazioni.
Buonasera. Mi dispiace molto per quello che scrive: in questo momento per lei è davvero importante lavorare su se stessa, ma sembra che allo stesso tempo non riesca a rimanere ferma in una relazione. Purtroppo, la persona e il metodo perfetto non esistono: ognuno ha pro e contro. E' senz'altro importante trovarsi sufficientemente bene con un terapeuta proprio perché, al di là delle metodologie di lavoro, è proprio la relazione il nodo centrale che favorisce la cura. Tuttavia, mi chiedo cosa avessero queste persone e metodologie per essere così poco congeniali per lei dopo un solo appuntamento. Un caro saluto, dott. Francesco Dello Ioio.
Gentile Utente,
la psicoterapia offre numerosi approcci che spesso entrano in competizione tra loro, ed è normale che si crei l'aspettativa che esista l'orientamento "più giusto". Fermo restando che ciascuno di essi ha il proprio punto di forza, tenga sempre presente che la terapia la fa il terapeuta più che l'approccio che utilizza, dunque le consiglio di lasciarsi guidare dall'esperienza della relazione per scegliere con chi affrontare questo percorso. Racconta di una storia di vita importante, si prenda allora il tempo e lo spazio di cui ha bisogno per scegliere, magari riflettendo su cosa l'ha portata a non sentirsi a proprio agio nei due precedenti incontri ai quali ha preso parte. Nel senso, cosa è mancato perché potesse sentire di ricevere l'aiyuto di cui ha bisogno. Un caro augurio di buona fortuna
Buonasera,
pare che il desiderio di risolvere la situazione che stia vivendo la porti a contattare lo psicologo. Tuttavia, sembra che sia difficle per lei cercare di fermarsi dopo il primo colloquio come se fermarsi su una relazione potrebbe rappresentare un pericolo. Lei dice che la sua è stata "una storia caratterizzata da alcuni traumi nell’età infantile e adolescenziale, sopratutto nei rapporti con la famiglia, che si sono poi ripercossi nei rapporti con le altre persone che sono entrate a fare parte della sua vita".
Quando si reca dallo psicologo provi a darsi del tempo e provi a vedere se riesce a trovare quella giusta alleanza che le servirà per fidarsi.
Rimango a disposizione anche per una consulenza online.
Cordialmente
Dr.ssa Laura Chiuselli
Buongiorno, nella scelta del professionista è importante andare oltre la tecnica e direi anche oltre il primo incontro.
Oltre la tecnica, perché ciò che conta prima di tutto è la capacità di ascolto e di empatia del professionista.
Oltre il primo appuntamento, per imparare a superare il disagio del "nuovo" ( mi viene in mente quello che ha scritto rispetto al cibo).
Resto a disposizione, dott.ssa Giovanna Volpe
Gentile Utente, il mio consiglio è di non cercare lo psicoterapeuta in base all'orientamento, ma di andare a "pelle", sta poi a noi professionisti inquadrare la situazione che ci porta, iniziare un percorso insieme o inviarla ad altro professionista, se lo riteniamo opportuno. Alla base di qualsiasi percorso terapeutico c'è l'empatia che va oltre qualsiasi orientamento professionale. Se vuole prenda un appuntamento, anche online. Buona fortuna
Cordialmente Dott.ssa Florianna Dattolo
Cara utente, ho letto con attenzione la sua domanda. Ho percepito il suo desiderio di affidare alla persona giusta la sua storia. Ha usato la parola coraggio, e sono d'accordo con lei. Il coraggio è importante e lei lo ha avuto, provando a cominciare il percorso con i due specialisti di cui ha accennato. E' probabile e comprensibile che si sia sentita spaventata, non sapendo bene dove il percorso l'avrebbe condotta. E va bene che questa emozione emerga, ma provi ad andare oltre. Di cosa sente di avere bisogno? Cosa potrebbe farla sentire a disagio?
Non è semplice affidarsi all'altro, ancor più se nella nostra storia abbiamo imparato che possiamo rimanerne delusi. Ma qualcosa le sta dicendo che vale la pena provare ancora, questa volta solo per il suo bene. Allora si ascolti, senza fretta. Non deve affidarsi ad occhi chiusi, anzi. Nella stanza di terapia tutto si costruisce insieme, a piccoli passi.
Non dimentichi mai che quella terapeutica, aldilà dell'indirizzo o della tecnica, è una relazione. Come tale è unica, e diversa per ogni persona. Non giusta o sbagliata, solo nuova, personale e finalizzata al suo benessere. Parta da questo e provi soltanto a raccogliere il suo coraggio e il suo desiderio di conoscere se stessa. Sia semplicemente sincera. Sono certa che il professionista che sceglierà saprà come aiutarla.
Le faccio i miei più sinceri auguri.
Dott.ssa Giorgia Coluccia

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