Buonasera,mio figlio di 25 anni ha un evidente problema con il denaro,spende tutto ciò che guadagna

16 risposte
Buonasera,mio figlio di 25 anni ha un evidente problema con il denaro,spende tutto ciò che guadagna con la speranza che non abbia dei debiti. Ho provato ad indagare tra gli amici che hanno escluso la droga,quindi probabilmente sarà il gioco,dico probabilmente perché da lui non esce nulla,non si parla e se insisto si arrabbia ed esce.Gli ho chiesto di iniziare un percorso assieme ma ovviamente si è rifiutato. Come faccio ad aiutarlo?Delle volte vorrei buttarlo fuori casa,"distrugge" cose e persone che lo circondano,ho sempre pensato fosse sensibile e adesso lo scopro cinico.Grazie
Buongiorno, immagino e comprendo la sua sofferenza e preoccupazione nel vivere questa situazione. Non posso sapere se i suo dubbi siano fondati o meno, ma in generale posso dirle che le persone incastrate in una dipendenza spesso provano una forte vergogna che non permette loro di chiedere aiuto e supporto alle persone più vicine. Potrebbe consigliargli di affrontare un percorso autonomo, così forse la paura di suo figlio di un suo eventuale giudizio potrebbe placarsi. I genitori voglio sempre il bene per i propri figli, ma a volte non possono essere loro in prima persona a fornigli l'aiuto necessario. Questo senso di impotenza per lei deve essere molto doloroso e frustrante. Se ha voglia di esplorare la sua sofferenza e come la fa stare questa situazione, non esiti a contattarmi.
Buona giornata ed in bocca al lupo,
dott.ssa Chiara Russo
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Gentile utente,
Comprendo la difficoltà in cui so trova e la preoccupazione per suo figlio. Costringerlo ad un percorso penso sia un tentativo poco promettente. D'altronde canto lei sarebbe disposta. Ha pensato di farsi aiutare lei pe capire come approcciare suo figlio. Esiste un approccio chiamato " terapia senza paziente" e si rivolge spesso a genitori che osservano problematiche nei proprio figli, ma questi ultimi non sono pronti ad una psicoterapia individuale
Cordialmente, Giada Di veroli
Buonasera Utente. La preoccupazione verso suo figlio penso che sia comprensibile, d'altro canto riconosco che possa essere difficile intavolare un discorso su un tema del genere. Potrebbe essere utile cercare di comprendere meglio cosa potrebbe essere alla base di questi comportamenti: riesce ad individuare analogie in altri contesti? Se suo figlio non è disposto a parlare al momento, forzare potrebbe essere deleterio: è importante rispettare i suoi tempi e i suoi confini, ma potrebbe essere altrettanto utile fargli sapere che sua madre è disponibile per lui quando vorrà condividere. Proverei a cercare di creare un ponte attraverso la comunicazione e valuterei in un secondo momento la possibilità di un percorso psicologico. Un saluto!
Buonasera
Già sapeva che proporre ad un ragazzo di 25 anni un percorso insieme ad un genitore forse non e’ un’idea vincente.
Suo figlio lavora, guadagna, perché è’ ancora in casa?
Gli atteggiamenti aggressivi possono essere lo specchio di una insofferenza emotiva di relazione.
Aiutatelo ad uscire e a diventare veramente autonomo mettendo un limite legato alla età del ragazzo e alle diverse esigenze di tutti relativi a stili di vita diversi.
Comportamenti di dipendenza dal gioco nascono spesso da dinamiche depressive e il gioco, L azzardo stimola la dopamina e per un attimo tutto sembra rifunzionare per poi finire nuovamente nel baratro.
Provi a parlare apertamente con suo figlio anche con L altro genitore, chiedetegli come stia, ditegli che siete preoccupati, che siete disposti ad appoggiarlo se volesse andare da uno psichiatra e o da uno psicologo psicoterapeuta. Ditegli che siete consapevoli che ha un’età che richiede autonomia e che ( se potete) lo aiutate ad uscire di casa, a vivere autonomamente.
Fatevi seguire come coppia genitoriale da uno psicoterapeuta per avere il giusto sostegno.
Un saluto cordiale
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Buongiorno, se ci sono queste resistenze da parte di suo figlio, potrebbe iniziare lei un percorso di parent training per farsi aiutare nella gestione di queste problematiche. La dipendenza potrebbe essere sostenuta da un problema legato al controllo degli impulsi. Potrebbe farlo parlare con il medico di base in prima battuta, per pianificare poi insieme un percorso psicoterapico e farmacologico.
Cordialmente
Buongiorno signora
dalle sue parole si intuisce la sua preoccupazione e sofferenza; il suo desiderio di aiutarlo con una proposta di un percorso da fare insieme credo non sia percorribile sia perchè non è consigliabile che un genitore ed un figlio ormai maggiorenne che eventualmente voglia comprendere meglio certi aspetti personali possano iniziare un percorso insieme, sia perchè suo figlio non mi sembra motivato nemmeno ad un percorso individuale.
Forse le può essere utile consultare un collega per essere aiutata lei come genitore a gestire il forte carico emotivo che la situazione al momento le pare arrecare.
Cordialmente
dott.ssa Nicoletta Balestra
Buongiorno, da madre è sempre difficile cercare di approcciarsi al proprio figlio. L'unico modo per provare ad aiutarlo è cercare di farlo aprire con qualcuno, attraverso l'inizio di una terapia. Piuttosto che un percorso assieme, le conviene spingere suo figlio per intraprendere la sua strada da solo. Ovviamente lei non verrà mai tagliata fuori dal legame, ma deve lasciare del tempo a lui di poter trovare da solo quello che dovrà fare in futuro. Se ha bisogno di una consulenza, non esiti a contattarmi.
Buonasera. Purtroppo, a volte si verificano alcune discrepanze. Una persona può non avvertire il bisogno di essere aiutata e quindi non chiede aiuto. Altre volte, può invece accadere che una persona avverta un problema e il bisogno di cura, ma non è ancora in grado di chiedere aiuto. In altre circostanze ancora, il desiderio di farsi aiutare non compare nonostante vi sia il riconoscimento di una problematica. Se lei ha il sospetto che possa trattarsi di un problema legato al gioco d’azzardo, provi a chiedere una consulenza come genitore ad un servizio per le dipendenze, così da poter iniziare a esplorare quali vie eventualmente poter percorrere, tenendo tuttavia presente che non è possibile aiutare suo figlio se non intende farsi aiutare. SG
Buongiorno, comprendo la sua sofferenza, purtroppo finché suo figlio non deciderà di farsi aiutare non esistono argomenti o frasi che possano "convincerlo" a intraprendere un percorso terapeutico. Come già altri colleghi le hanno suggerito, anch'io ritengo che comunque non sarebbe consigliabile intraprendere una terapia comune, mentre sicuramente potrebbe essere utile per lei avvalersi di un sostegno psicologico finalizzato a trovare il modo migliore di rapportarsi ai problemi di suo figlio. Resto a sua disposizione per ulteriori chiarimenti o informazioni, anche online. Un cordiale saluto. Dott.ssa Claudia Cenni
Buongiorno,

è sempre difficile aiutare qualcuno che rifiuta ogni tipo di supporto. Suo figlio è un giovane adulto, e per quanto possa esser doloroso per lei da genitore al momento deve lasciar andare, aspettando magari che sia lui a fare un cenno in tal senso.
Nel caso dovesse farlo, valutate insieme la possibilità di un percorso psicoterapico familiare.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Buongiorno e grazie per la sua esperienza. Da professionista che lavora con le dipendenze comportamentali mi trovo a confermarle che sia la sua rabbia che la reticenza di suo figlio sono assolutamente normali. È probabile che suo figlio non sia ancora nella fase di consapevolezza e richiesta di aiuto. Provi, per quanto possibile, a monitorare la situazione economica e successivamente a proporgli una consulenza con un professionista.

Un caro saluto

D.ssa Irene Mugnaini
Salve, probabilmente suo figlio non è ancora arrivato a prendere coscienza del suo problema, che è un problema di dipendenza. Quando lo farà probabilmente sentirà l'esigenza di un aiuto ma per ora, da come lo descrive, mi sembra chiuso ad ogni intervento. Deve essere difficile per lei sopportare la situazione che coinvolge l'intera famiglia. Cercate aiuto e cercate, quando sarà il momento di coinvolgere anche il ragazzo.
Buongiorno, una ottima possibilità è che sia lei a cominciare una terapia, sia per capire che tipo di legame ha con il figlio, sia per capire come porsi con lui. L'idea di fare terapia insieme può avere a che fare con il suo bisogno di controllo che suo figlio non sta accettando. Nel suo percorso rifletterete sulle vostre dinamiche familiari. Se non ci sono dipendenze particolari già un suo cambiamento potrà portare dei benefici al vostro nucleo. Potrebbe anche essere che suo figlio al momento sta spendendo tutti i suoi soldi perchè sente che è l'unico ambito di "potere" che ha.
Michela Romano
Buonasera e grazie per la condivisione, comprendo la sua preoccupazione ma nel racconto ci sono troppi elementi mancanti che mi impediscono di darle un parere. Penso che dal momento che suo figlio non voglia confidarsi né parlare con uno psicologo, debba darsi Lei l'opportunità di intraprendere un percorso di terapia in modo da analizzare tutti i problemi, scoprire i punti incompleti e farsi consigliare dallo specialista come iniziare un dialogo con suo figlio. Sono a disposizione per qualsiasi chiarimento o colloquio online. Un caro saluto, D.ssa Cristina Sinno
Salve , comprendo la difficoltà che sta vivendo e la preoccupazione che ha per suo figlio .
Dal tipo di relazione e modo di interagire che lei ha raccontato sembra che tra lei e suo figlio si sia interrotta la comunicazione e che ci sia una grande distanza tra di voi.
Suo figlio dal modo in cui si relaziona a lei sembra molto arrabbiato, la droga così come la dipendenza sono indicatori di questi disagi.
Il consiglio che le posso dare e quello di iniziare lei stessa un percorso di psicoterapia così da poter fornire maggiori informazioni al terapista che la segue e che di sicuro potrà darle una mano.
Bisogna che lei scopra quali sono i suoi limiti e che le impediscono di agganciare il ragazzo e stabilire una buona comunicazione.
La invito ancora ad iniziare poichè gli elementi da considerare sono molti e solo lei può fornirli.

Buonasera, comprendo il senso di frustrazione, l'impotenza e la sofferenza per non sapere cosa abbia suo figlio. Se avesse una dipendenza da gioco o di altro tipo, difficilmente ne parlerebbe perché chi ne è affetto se ne vergogna. Le suggerirei di proprorgli un percorso personale e di mostrarsi collaborativa ma non giudicante. Dovrebbe cercare una comunicazione partendo da ciò che prova lei, le sue paure ma anche la certezza che facendosi aiutare, qualsiasi cosa sia, la supererete avendo il suo appoggio e un aiuto in più se lo desiderasse. Non demorda.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi

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